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Minime. 605
- Subject: Minime. 605
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 11 Oct 2008 00:53:00 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 605 dell'11 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Vandana Shiva: E' del tutto evidente 2. A Citta' di Castello fino al 12 ottobre 3. Ad Attigliano il 12 ottobre 4. Mao Valpiana: Da Vicenza a Washington 5. Lorenzo Ferrero: Arvo Part 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. MAESTRE. VANDANA SHIVA: E' DEL TUTTO EVIDENTE [Da Vandana Shiva, Terra madre, Utet, Torino 2002, pp. 221-222. Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008] E' del tutto evidente che il sistema economico globale non e' sostenibile e non e' giusto. Basandosi sull'indebitamento, e vivendo a spese del futuro, puo' solo generare crisi. 2. INCONTRI. A CITTA' DI CASTELLO FINO AL 12 OTTOBRE [Dalla Fondazione Alexander Langer (per contatti: foundation at alexanderlanger.org) riceviamo e diffondiamo. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di "Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995: "Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer. Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org] L'edizione 2008 della Fiera delle Utopie Concrete sara' dedicata anche e soprattutto al ricordo di Alexander Langer, che della Fiera fu uno dei principali promotori. A lui verra' intitolato il parco cittadino di Citta' di Castello. Come da tradizione, nel corso della Fiera verr' anche celebrato il Premio Langer 2008 assegnato alla straordinaria iniziativa della costruzione del villaggio Ayuub che raccoglie vedove e orfani nel sud della Somalia, un esempio di come si possa tentare e riuscire, almeno in piccolo, ad arginare l'orrore in un paese dilaniato da 15 anni di guerra civile. Una delle mostre organizzata nell'ambito della fiera e curata da Katharina Erlacher Wolf e Ingrid Facchinelli e' dedicata ai destinatari del Premio Langer assegnato dal 1997 al 2008. E' strutturata nella forma di un albero. Un albero come simbolo. "Un albero cresce bene se ha un suolo fertile, delle radici forti e chi lo cura con passione". L'albero dei premiati e' nato su un suolo fertile curato e lavorato da persone che avrebbero potuto essere, o sono state compagne di strada di Alexander Langer. Le nostre radici sono l'eredita' lasciataci da Alexander Langer e hanno le informazioni necessarie per la crescita dell'albero. Il tronco e' la Fondazione Alexander Langer, che cresce, ha fatto e continua a fare rami. La scelta di assegnare il premio Alexander Langer ogni anno fa nascere un altro ramo. Ogni ramo e' diverso dall'altro. Diversa e' la diramazione, la lunghezza e lo sviluppo, questo fa si' che i frutti sono unici e speciali. I frutti del nostro albero sono le persone premiate, che con il loro impegno per la pace e la liberta', riescono a divulgare il seme per un mondo possibile. Nell'occasione Anna Bravo, del Comitato scientifico della Fondazione, ha scritto un testo sul filo rosso che unisce i destinatari e le destinatarie del premio assegnato dal 1997 al 2008 [testo che abbiamo gia' presentato nelle "Minime" n. 604 - ndr]. * Per ulteriori informazioni: Fiera delle Utopie Concrete, via G. Marconi 8, 06012 Citta' di Castello, tel. e fax: 0758554321, e-mail: segreteria at utopieconcrete.it, sito: www.utopieconcrete.it 3. INCONTRI. AD ATTIGLIANO IL 12 OTTOBRE [Dall'associazione "Sulla strada onlus" (per contatti: e-mail: info at sullastradaonlus.it, sito: www.sullastradaonlus.it) riceviamo e diffondiamo] Domenica 12 ottobre 2008 ad Attigliano (Terni) si terra' il grande pranzo di solidarieta' per finanziare un progetto a favore dei bambini in Guatemala. Dopo aver realizzato negli anni passati la scuola e una cucina con refettorio ora vogliamo costruire un poliambulatorio medico, che non permetta piu' a malattie, a volte anche banali, di attentare alla vita dei bambini e delle loro famiglie. Prenotatevi: ai numeri di telefono: 0744992760, 0744994274, 0744992213, 3487921454. Per gli adulti venti euro spesi bene, per bambini fino a 6 anni gratis, e dai 7 ai 13, dieci euro. 4. EDITORIALE. MAO VALPIANA: DA VICENZA A WASHINGTON [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: mao at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007] I cittadini di Vicenza si sono espressi. A stragrande maggioranza dei partecipanti alla consultazione popolare hanno detto che il territorio ora destinato alla base militare Dal Molin deve invece essere utilizzato per finalita' civili, a vantaggio di tutti. Questa e' la massima espressione democratica. Il pronunciamento e' netto. Se il governo italiano non lo vuole riconoscere, il sindaco di Vicenza ha un'altra possibilita'. Quando fra qualche settimana i cittadini americano eleggeranno il loro nuovo presidente, il sindaco di Vicenza prenda tutti gli scatoloni contenenti le schede votate e si rechi con un volo alla Casa Bianca. Si faccia ricevere dal nuovo presidente e gli comunichi garbatamente ma con fermezza assoluta che i suoi cittadini non vogliono una base militare straniera nel loro territorio. Il presidente americano avra' ricevuto legittimita' dal voto popolare dei propri concittadini, dovra' tenere conto del voto popolare di altri cittadini italiani che non vogliono la base Dal Molin. E' rispetto reciproco. E' democrazia. 5. PROFILI. LORENZO FERRERO: ARVO PART [Dal mensile "Letture", n. 567, maggio 2000, col titolo "Arvo Part" e il sommario "A 65 anni, il musicista estone, ora residente a Berlino, e' tra gli autori piu' acclamati dei nostri tempi. Cristiano-ortodosso, ha sempre trasferito nelle proprie opere, per lo piu' in latino, uno straordinario afflato spirituale"] Arvo Part, ovvero musica e ispirazione religiosa, un discorso che viene da lontano. L'accostamento sembra naturale. Eppure, se guardiamo agli ultimi cinque secoli dell'Occidente, scopriamo che non e' cosi' semplice. La musica del Medioevo, come del resto nei tempi antichi, era inscindibilmente legata alla parola, ed era in un certo senso piu' facile identificare non solo l'espressione religiosa, ma anche come la spiritualita' del testo determinasse nel profondo molti aspetti del linguaggio musicale. Basti pensare al canto gregoriano. L'idea di musica pura, astratta dal testo e dai significati che quest'ultimo portava con se', era piuttosto estranea, e lasciata ai balli e ad altre espressioni considerate secondarie e comunque inferiori, se non altro per il fatto di essere "mondane". Qualche scampolo di musica popolare approdava talvolta nelle composizioni liturgiche dei grandi polifonisti dal Quattrocento in poi. La messa L'homme arme' di Dufay e' un esempio famoso di un genere, detto "missa parodia", che consisteva appunto nell'usare un canto profano, in luogo del gregoriano, come base per una composizione religiosa, cambiando il testo, naturalmente. L'importanza assunta a partire dal Seicento dalla musica pura, nel senso di autonoma dalla parola e autosufficiente nell'espressione, ha sensibilmente modificato il rapporto fra compositore e ispirazione religiosa. Ha prodotto meravigliose composizioni sacre, per molti di noi anche piu' accessibili della musica antica, ma quando Bach, Mozart o Beethoven scrivono una Cantata o una Messa usano sostanzialmente lo stesso linguaggio musicale delle composizioni profane. * Le Chiese committenti Il secolo scorso si e' mosso in sostanza secondo le stesse linee. In piu', la laicizzazione della societa' e il diminuito impegno delle Chiese nel farsi committenti di musica, ha ridotto di molto la quantita' di produzioni religiose. Compositori anche laici hanno comunque sentito il bisogno di misurarsi con la musica sacra, e non sono mancati capolavori come la Sinfonia dei Salmi di Stravinskij, il War Requiem di Britten, o la Messa di Gloria di Poulenc. Tuttavia il rapporto tra ispirazione spirituale e linguaggio musicale non e' facilmente avvertibile rispetto alle composizioni profane degli stessi autori. Piu' sfumato sarebbe il discorso per Henryk Gorecki e il piu' giovane James McMillan, entrambi di forte ispirazione cattolica. In questo panorama si distingue in modo particolare il compositore estone Arvo Part, di religione ortodossa. Si distingue non solo per il fatto che la fede rappresenta per lui un'assoluta ragione di vita e di lavoro, ma anche per il fatto che per spiegare la sua musica non si puo' prescindere dal riferimento alla sua fede. L'Estonia, oggi repubblica indipendente, fu terra di conquista dei cavalieri teutonici, da cui discende una influenza germanica durata a lungo, anche sotto le successive dominazioni lituane e svedesi, per finire con quella della Russia zarista, prolungatasi fino ai tempi dell'Unione Sovietica. Dal punto di vista linguistico, la popolazione estone appartiene al ceppo ugro-finnico, e i punti di contatto con la cultura della Finlandia sono numerosissimi. Basti pensare che le leggende e le mitologie raccolte nel Kalevala finlandese hanno il loro corrispettivo nel Kalevipoeg estone. Dal punto di vista religioso, le classi dominanti di origine germanica sono entrate rapidamente sotto l'influenza luterana. Ma la dominazione russa ha incoraggiato le conversioni ortodosse, soprattutto dei ceti piu' deboli, quasi come forma di silenziosa protesta verso i piu' privilegiati. Una Estonia indipendente nacque nel 1920 a seguito di una rivolta verso i bolscevichi, ma l'invasione nazista riporto' i sovietici come "liberatori" dopo la seconda guerra mondiale. Basteranno questi brevi cenni a far comprendere la ricchezza culturale di un popolo con un forte senso dell'indipendenza, ma anche attraversato da tradizioni lontane e perfino contraddittorie fra loro. Cio' spiega l'affermazione di Part secondo cui la sua educazione musicale e' stata occidentale, mentre quella spirituale e' stata orientale. Nato nel 1935 a Paide, piccola citta' non lontana da Tallin, Part non ha fatto in tempo a godere il clima di liberta' della prima breve esperienza repubblicana dell'Estonia. La sua infanzia e' stata segnata dal travaglio della guerra, e l'eta' della ragione e' sopraggiunta nel pieno del clima sovietico staliniano. Nel '54, due anni di servizio militare hanno anche pesantemente segnato la sua salute. La sua educazione musicale, al contrario, e' stata facilitata da un talento naturale riconosciuto come straordinario dagli insegnanti e dai compagni di corso. Attraverso la radio finlandese poteva conoscere anche un certo numero di composizioni occidentali, da cui era fortemente attratto. Nel '57, dopo il disgraziato servizio militare di cui abbiamo detto, entra al conservatorio di Tallin. Qui incontra uno straordinario insegnante, gia' settantenne, che era stato allievo del grande Glazunov, Heino Heller, il quale era molto aperto alle curiosita' degli allievi, e permetteva l'ascolto di musiche illegalmente provenienti dall'Ovest, fra cui quelle di Boulez o di Webern. Erede di una grande tradizione, diede a Part una formidabile educazione accademica, assicurandogli una tecnica capace di affrontare qualunque compito. * Prokof'ev e Sostakovic Un aspetto poco noto dei compositori dell'epoca sovietica e' che veniva facilitato e incoraggiato il loro impiego in funzioni che da noi erano considerate di consumo, e quindi tendevano ad essere delegate a "specialisti". Fra queste, la musica per film e documentari. Anche Prokof'ev, fin dai tempi di Eisenstein, e Sostakovic hanno lavorato molto per il cinema. Part ha scritto circa cinquanta colonne sonore. Composizioni a cui non attribuisce alcun valore, ma che certamente hanno contribuito a rafforzare la sua eccellente tecnica. Le sue prime composizioni "serie" sono ispirate al manierismo neoclassico allora dominante da entrambe le parti della cortina di ferro. Ma ben presto il fascino della tecnica dodecafonica si fa sentire in una composizione del '60-'61: Nekrolog. Un pezzo figlio degli anni di relativo disgelo introdotto dal post-stalinismo, ma pur sempre una deviazione tollerata in cambio di rituali osservanze all'ottimismo a tutti i costi imposto dal realismo socialista. La cantata Maailma Samm, premiata dall'esecuzione a Mosca in una serie di concerti dedicata ai giovani compositori, piu' rispettosa dei canoni ufficiali, porta comunque Part all'attenzione nazionale. Seguono numerosi altri lavori, fino a che, nel 1968, un Credo che, oltre al titolo di per se' sospetto, e' scritto usando una serie dodecafonica, gli crea qualche guaio con le organizzazioni ufficiali, che consideravano quella tecnica la quintessenza della "decadenza" occidentale. Ma non e' soltanto per questo incidente di percorso, a cui poteva facilmente riparare con qualche composizione piu' aderente ai dettami ufficiali, che con Credo inizia un periodo di lungo silenzio creativo. Non silenzio assoluto, perche' negli anni successivi scrive alcune composizioni che saranno certamente utili a ricostruire nei dettagli il suo percorso stilistico. In ogni caso un notevole rallentamento di attivita' segnato da problemi di salute, da un nuovo matrimonio (nel 1972), dall'avvicinamento alla Chiesa ortodossa e dallo studio della musica antica. Da questo periodo uscira' una personalita' rinnovata, e il Part che conosciamo tutti, il cui successo internazionale comincia con la partenza per l'Occidente nel gennaio del 1980, resa possibile dalla origine ebraica della moglie. Facciamo anche noi un passo oltre la cortina di ferro per capire cosa succedeva nella musica occidentale negli anni Sessanta-Settanta. Innanzitutto quel manierismo neoclassico di cui si diceva, quel manierismo che, ispirato alle esperienze tra le due guerre di autori come Stravinskij, Bartok, Hindemith e altri, era lo stile dominante delle accademie. Ritmi vigorosi, armonie pungenti ma non troppo aggressive, recupero di procedimenti contrappuntistici ispirati al barocco musicale costituivano il tratto comune di innumerevoli compositori europei e anche americani. A cio' si aggiungeva una curiosita' vera o affettata per la musica popolare e per il recupero delle sue melodie. Ad esso si contrapponevano le esperienze delle avanguardie. Compositori nati quasi tutti a meta' degli anni Venti, le antologie citano sistematicamente Boulez, Nono, Stockhausen, Maderna, si rifacevano alla seconda scuola di Vienna (Schoenberg, Berg, Webern) e alla sua tecnica dodecafonica arricchendola di nuove soluzioni, tanto che per questa generazione si parla piu' propriamente di musica seriale. Non e' questa la sede per approfondire le ragioni del successo e del fascino che la tecnica dodecafonica ha avuto su innumerevoli musicisti. Bastera' forse la considerazione che, di fronte alla molteplicita' perfino eccessiva delle vie aperte dalla fine del romanticismo musicale, essa rappresentava un approccio disciplinato, comprensibile e organizzato alla materia sonora. A tutto cio' si accompagnava una agguerrita pubblicistica che pareva dimostrare la "necessita' storica" di tale tecnica e dei suoi successivi arricchimenti. Ne era padre assoluto e venerato il filosofo Theodor Adorno. Benche' Adorno non fosse personalmente del tutto convinto dell'operare delle neoavanguardie, aveva comunque fornito importanti argomenti per dare adeguato supporto ideologico alle musiche che uscivano da scuole e festival inizialmente circoscritti (Darmstadt, Donaueschingen) per poi approdare alle stagioni concertistiche di tutto il mondo occidentale e, come abbiamo visto, seppur timidamente, in quello dell'Est. All'inizio degli anni Sessanta, si registra una netta vittoria delle neoavanguardie sulle tendenze accademiche. Vittoria subito messa in discussione dalla generazione successiva, rivolta in tutt'altra direzione, grazie principalmente al contributo americano, di Cage prima e dei minimalisti poi. Sicche', mentre la musica delle neoavanguardie si proclamava unica erede del patrimonio classico, gia' nel '64 con In C di Terry Riley i minimalisti recuperavano in modo del tutto originale scale e accordi della vecchia tonalita'. * L'espressione del disagio Come e' noto, il pubblico ha fatto sempre un po' fatica ad accettare la musica delle neoavanguardie, che suonava ai piu' aspra e incomprensibile, nel suo determinato evitare melodie e accordi in qualche modo familiari. Ma in Europa quella musica era fortemente sostenuta dagli ambienti intellettuali di sinistra efficacemente descritti da Umberto Eco come "apocalittici", che coglievano in quelle stesse asprezze l'espressione del disagio e del rifiuto della societa' capitalistica. Si determinava cosi' una sorta di zdanovismo alla rovescia (Zdanov era in Unione Sovietica il teorico del realismo socialista), per cui se all'Est la musica doveva essere per forza ottimistica per celebrare le vittorie del socialismo, all'Ovest non poteva che essere pessimistica per testimoniare un profondo disagio del vivere. Tutto cio' Part non poteva saperlo nel momento in cui approdo' a Vienna nel 1980, ma aveva seguito un proprio personale percorso: la riscoperta della musica antica, e della profonda influenza che ancora e' in grado di esercitare su di noi. Cominciando da Bach: "Non sono sicuro che ci puo' essere progresso in arte. Il progresso come tale e' tipico della scienza. L'arte presenta una situazione piu' complessa, molti oggetti del passato appaiono essere piu' contemporanei dell'arte di oggi. Come si puo' spiegare? Non con il fatto che il genio sapeva vedere duecento anni avanti". In questa intervista radiofonica del '68, l'anno di Credo, Part avanza due ipotesi interessanti. La prima e' che il passato vive nel presente indipendentemente dalla sua data anagrafica, anticipando cosi' una delle ipotesi fondamentali del postmodernismo, e aprendosi a un'idea non lineare della storia musicale. La seconda e' che se un artista come Bach risulta per noi piu' interessante di molta musica d'oggi e' perche' ha saputo esprimere compiutamente il suo presente, mentre la stessa qualita' non si trova facilmente in molta musica a noi contemporanea. Nella stessa intervista, Part accenna alla necessita' per il compositore di lavorare sulla "riduzione", anziche' sull'ampliamento dei mezzi, come aveva fatto fino ad allora la musica, avanguardie comprese, ancora sull'onda degli imperativi romantici. Riduzione a cui aveva lavorato anche il minimalismo, partendo da presupposti diversi. A un ascolto frettoloso sembrano infatti numerosi i punti di contatto fra la musica di Part e quella di Glass o di Reich. Sono tuttavia punti di contatto superficiali, non essendovi sul piano concreto nessun tipo di derivazione o tanto meno di imitazione. Se non prendiamo il termine minimalismo alla lettera, ma teniamo presenti alcune sue caratteristiche iniziali, come la quantita' di ripetizioni, e la riduzione degli elementi musicali in gioco, possiamo apprezzare le parole di Paul Hillier, che alla direzione di musica di Part e allo studio delle sue partiture si e' molto dedicato: "Secondo me, il termine minimalismo non e' limitato a un tipo specifico di tecnica musicale o a un'epoca particolare, ma si riferisce piuttosto a un antico approccio nei confronti del suono che e' tornato d'attualita' in tempi recenti". Lo spazio che abbiamo dedicato alla discussione sulla posizione di Part nell'ambito del minimalismo ha una ragione: e' molto probabile che il lettore incontri note di copertina o programmi di sala di concerti che indicano questa affiliazione. Anche in qualche libro sul minimalismo troviamo il suo nome. In realta' il suo percorso e' del tutto indipendente, visto anche l'isolamento culturale in cui per un certo periodo e in parte per sua volonta' e' vissuto. Abbiamo detto del suo avvicinamento alla Chiesa ordodossa russa. Una delle caratteristiche piu' evidenti della Messa ortodossa e' la ripetizione frequente del nome di Cristo. Una ripetizione che conferisce alla celebrazione una ritualita' arcaica e sembra fare appello piu' alla disposizione al misticismo che c'e' in ogni fedele che alla ragione. In tale celebrazione, il canto, affidato perlopiu' agli officianti, ha caratteristiche arcaiche molto simili al nostro canto gregoriano, ma affonda le sue radici forse ancora piu' antiche nell'antica Chiesa dell'impero romano-bizantino. Da Bach a questa musicalita' essenziale e scabra, eppure cosi' ricca di emozione e commozione religiosa, il passo e' stato relativamente breve. Negli anni del suo "silenzio", Arvo Part ha lungamente studiato la musica del Rinascimento e del Medioevo, gettando una serie di ponti che gli hanno permesso di avvicinarsi all'essenza del melos della celebrazione ortodossa. Se ne trova qualche traccia nelle poche composizioni che ha scritto in questo periodo, come la Terza Sinfonia, il cui carattere e' decisamente modale, anche se in un senso ancora simile a quello di molte composizioni arcaicizzanti del Novecento. Un altro elemento noto a tutti del culto ortodosso e' l'icona. L'icona riprende la staticita' dell'arte bizantina, sostituendo il senso di inattingibile distanza attribuito a imperatori e dignitari col senso di sacralita' delle figure di apostoli e santi fuori dal tempo e quindi dal mondo. Il dualismo eterno/sacro, contrapposto a contingente/umano, sara' una delle componenti della musica matura di Part. E' intorno alla meta' degli anni Settanta che Part comincia a uscire dal silenzio con una serie di composizioni a cui da' il nome collettivo di tintinnabuli. Il termine allude al tintinnio di una campanella, importante segnale nelle funzioni religiose, e indica una tecnica compositiva ben precisa, usata e arricchita in tutte le sue composizioni successive. Fra le scoperte del periodo di gestazione del suo stile c'e' quella della tonalita', non intesa come quel sistema complesso e integrato di accordi e scale che rende cosi' coerenti al nostro orecchio le composizioni dei classici e dei romantici, ma il carattere "naturale" di certi accordi, che tanto si possono osservare in musica, quanto nell'analisi acustica del suono. Ancora una volta ci troviamo di fronte a una scoperta che sotto tutt'altro segno viene fatta nello stesso periodo da alcuni compositori occidentali, i francesi "spettralisti", il cui rappresentante piu' noto e' Gerard Grisey, che iniziarono sulla scorta di quanto si poteva osservare nella manipolazione elettronica del suono per creare pezzi a partire da sequenze di armonici naturali, ovvero quelle altezze che, pur non udibili separatamente, compongono la maggior parte di cio' che definiamo suono. L'originalita' dell'approccio di Part, che degli spettralisti aveva avuto al massimo vaga notizia, sta nel considerare queste combinazioni di suoni, eseguibili in successione o come accordi, come segno dell'eternita' della natura e quindi di Dio, riallacciandosi non solo all'antico pensiero pitagorico, ma a tutta quella mistica medievale cui abbiamo accennato all'inizio di questo scritto. Abbiamo cosi' individuato la prima delle due componenti della musica di Part. Questa componente non viene considerata "invenzione" dell'autore, ma semplicemente riproposta come segno dell'eternita' e dell'immanenza di Dio. La seconda componente, che viene ottenuta dalle note che colmano la distanza tra le note dell'accordo con l'aggiunta delle note dell'accordo stesso, e' praticamente una scala di carattere modale. Su questa scala il compositore esercita liberamente la sua invenzione, che e' l'invenzione umana, con tutto il suo senso di incertezza, di debolezza, di sofferenza e di interrogativi. Le due componenti vanno sempre di pari passo. In altre parole la musica dei tintinnabuli e' sempre (o quasi) almeno a due voci, che procedono parallelamente, secondo regole precise, legate all'attrazione che la parte "oggettiva", eterna (l'accordo), esercita sulla parte libera. Un terzo elemento, che non e' sistematico ma che compare in molti punti significativi delle sue composizioni, e' il pedale, ovvero una nota lungamente tenuta, sopra la quale si muovono le altre parti. E' di uso frequente nella musica piu' arcaica, ed e' uno dei procedimenti piu' usati nel passaggio dal canto monodico medievale alla polifonia. E' in questo senso che la musica di Part non si limita a frequentare il tema spirituale in omaggio a forme e tradizioni del passato, ma nasce dalla fede, trae ragion d'essere e perfino legittimazione da un procedimento tecnico che di per se' potrebbe valere come un altro. * La sensazione di accessibilita' Dal punto di vista dell'ascoltatore, anche laico, l'ancoraggio della musica ad accordi noti e abituali costituisce un conforto non indifferente e offre una sensazione di immediata accessibilita'. Mentre la parte melodica libera, col suo carattere modale e quindi per le nostre orecchie arcaico, rende evidente l'appartenenza a una tradizione religiosa non priva di echi della piu' antica tradizione popolare dell'Europa orientale. Per quanto riguarda il ritmo, lo studio della musica antica, scandita dalla parola piu' che dalla pulsazione regolare della battuta musicale, offre a Part una grande varieta' e liberta' di metri e accenti. Vedremo in seguito come anche certi suoi canoni ritmici cambieranno a seconda della lingua usata. L'uso della voce umana e' quindi essenziale, e anche nelle sue composizioni strumentali se ne sente l'eco, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche metriche. Il latino e' la lingua dei testi, e anche dei titoli delle prime composizioni del Part maturo: Fratres, Summa, Cantus in memoriam Benjamin Britten, Tabula rasa, Calix, Arbos, Missa Sillabica. La volonta' di riduzione dei mezzi e' assolutamente evidente in questi brani. Poche voci, qualche strumento ad arco, pianoforte (col timbro modificato alla maniera del "pianoforte preparato" di Cage). L'organico strumentale si presta facilmente a trascrizioni e sostituzioni. Di Fratres ad esempio esistono innumerevoli versioni. Perfino nel caso di Tabula rasa, che potremmo avvicinare ad un classico doppio concerto, i timbri si riducono a due violini solisti, un'orchestra d'archi e al pianoforte preparato. Sono queste le prime composizioni che rendono noto il nome di Part in Occidente, tuttora frequentemente eseguite. Nel 1979 vennero presentate a Colonia in un festival di musica sovietica che mando' su tutte le furie l'allora presidente dell'Unione dei compositori, l'onnipotente e reazionario Krennikov. La vita in Estonia era ormai impossibile. Un visto negato dopo l'altro. E persino un aneddoto curioso: alcuni amici cercano di difenderlo a Mosca sostenendo che Part e' importante per gli estoni come Sostakovic per i russi e si sentono rispondere: "Ma Sostakovic non e' poi cosi' importante per noi". Dopo la partenza dall'Estonia, ritroviamo Arvo Part a Vienna e successivamente a Berlino, sua residenza abituale, con frequenti viaggi in varie parti d'Europa. Da questo momento in poi i dati biografici sono relativamente poco importanti, mentre fra le composizioni degli ultimi vent'anni vi sono alcune pagine che hanno profondamente segnato la musica del secondo Novecento. Passio - scritta nel 1982, e basata sulla narrazione della Vulgata di Giovanni - e' finora considerata il suo capolavoro, in cui tra l'altro mette a frutto e sviluppa tutte le risorse della tecnica dei tintinnabuli. Volutamente sono evitate le grandiose sonorita' delle Passioni barocche. L'organico e' strettamente limitato a due cori da camera, ai soli, all'organo e pochissimi strumenti. Quanto basta per raggiungere comunque una straordinaria efficacia comunicativa e ove necessario una sufficiente potenza sonora. Lo schema generale della composizione e' in tre parti, la Passio propriamente detta, preceduta da una introduzione (Exordium) e seguita da una conclusione (Conclusio). Interessante notare che l'Evangelista e la Turba sono affidati a due cori a quattro parti. In questo modo non solo l'Evangelista diventa protagonista musicale, sganciandosi dalle necessita' piu' strettamente narrative, ma sono anche suggestivamente richiamati i quattro Vangeli. Pilato e' invece un tenore e Cristo un basso. Mentre Pilato canta in un tempo fluido e mosso, quasi a sottolineare le fluttuazioni "umane" della sua psicologia, Cristo si muove sempre con un tempo lentissimo. E' certamente il Cristo delle icone, piu' che il Cristo "fatto uomo" che canta con disperazione umana nelle Passioni occidentali. Mentre il testo latino conferisce universalita' alla composizione, il trattamento della figura di Cristo la colloca nell'ambito della sensibilita' ortodossa, creando una suggestione particolarissima che ha affascinato i pubblici di tutto il mondo. Te Deum, Stabat Mater, Miserere - scritte fra l'84 e l'89 - sono composizioni altrettanto importanti e accomunate dall'ispirazione religiosa, anche se piuttosto diverse fra loro. Come ormai possiamo aspettarci, il Te Deum non utilizza un grande organico strumentale (le composizioni di Part sono spesso interpretate da gruppi specializzati in musica antica). Non e' tanto il senso dell'inno a prevalere, quell'inno che ha spesso accompagnato incoronazioni e vittorie militari (pensate all'uso del Te Deum nella Tosca). Cio' che il compositore vuole comunicare e' il senso di "verita' immutabili". L'impiego del pedale, di cui abbiamo parlato sopra, e' qui particolarmente opportuno nel rappresentare il senso di infinita' del tempo e dello spazio. * Materiale orecchiabile Addirittura cameristico e' lo Stabat Mater, accompagnato solo da un trio d'archi. Oltre alle tradizionali due voci femminili, troviamo qui anche una voce maschile, che da' alla composizione il carattere di partecipazione dell'intera comunita' cristiana. Miserere e' invece piuttosto diverso dai pezzi precedenti. L'orchestra e' piu' ampia, e oltre al coro ci sono cinque solisti. Pur usando la sua consueta tecnica, Part usa qui materiale melodico piu' estroverso, piu' orecchiabile verrebbe da dire, e l'effetto della composizione e' complessivamente di una maggiore articolazione e minore staticita'. Ormai sicuro della propria tecnica, Part la lancia in nuove possibilita' e contrasti. Non a caso questo lavoro ha lasciato perplessi alcuni suoi ferventi ammiratori, mentre ha sul pubblico un effetto forse piu' trascinante del solito. * Composizioni successive Man mano che ci avviciniamo ai nostri giorni e' necessariamente piu' difficile dare giudizi di valore. E' comunque utile dare alcune notizie sull'evoluzione della musica di Part. Sicuramente non abbiamo assistito negli ultimi anni a nessun cambiamento radicale di rotta. La sua tecnica si e' arricchita e dalla iniziale tendenza alla riduzione dei mezzi si e' concessa incursioni sempre piu' coraggiose in territori che erano stati per lungo tempo messi da parte: non dimentichiamo le numerose colonne sonore degli anni giovanili. Occasione determinante e' stato l'accostamento a testi in lingue diverse dal latino, quali l'antica lingua slavonica nei Due salmi slavonici, l'inglese in Litany e The Beatitudes, e il tedesco in Sieben Magnificat Antiphonae. Il latino rimane presente nella Berlin Mass e nel De profundis. Per molti altri compositori, un cambiamento di lingua non avrebbe fatto molta differenza. Ma nel nostro caso, poiche' l'ispirazione musicale e' profondamente legata al testo religioso, e quindi al suo ritmo interno, la differenza e' sensibile. Non e' forse un caso che Litany (sottotitolo: Preghiere di San Giovanni Crisostomo per ogni ora del giorno e della notte) su testo inglese, in qualche modo l'equivalente moderno del latino, segni il ritorno nel 1994 (ventitre' anni dopo la Terza Sinfonia) alla grande orchestra, strumento di comunicazione musicale moderno per eccellenza. E' una composizione molto intensa, che mette a dura prova chi si era troppo affezionato all'arcaica semplicita' dei precedenti lavori, grazie alla ricchezza degli effetti orchestrali (l'unico precedente e' in qualche modo Miserere), ed e' probabilmente una delle pagine piu' caratteristiche degli anni Novanta. Indica anche una strada sulla quale sara' interessante vedere il cammino futuro del compositore. Se continua a percorrerla sara' inevitabile il progressivo diluirsi dei procedimenti e dei colori inaugurati negli anni Settanta. Ma potrebbe anche essere la tappa di un percorso non rettilineo, capace di tornare sempre all'ispirazione centrale. * Dalle scuole a Tallin alla casa di Berlino 1935, nasce a Paide in Estonia. 1954, entra al liceo musicale di Tallin. 1957, entra al Conservatorio di Tallin. 1963, diploma del Conservatorio di Tallin. 1962, vince il concorso per giovani compositori dell'Unione Sovietica. 1968, Credo viene criticato e ne viene proibita l'esecuzione 1968-1976, periodo di "silenzio" e di studio. Avvicinamento alla Chiesa ortodossa. 1972, sposa la seconda moglie Nora. Nasceranno due figli. 1976, prime composizioni nella tecnica dei "tintinnabuli". 1980, emigra in occidente, a Vienna. 1982, si trasferisce stabilmente a Berlino. 1984, esce il primo disco della fortunata serie Ecm. 1996, membro onorario della American Academy of arts and letters. Il testo principale di consultazione, da cui sono tratte le citazioni dell'articolo e': Paul Hillier, Arvo Part, Oxford University Press, Oxford 1997. La musica di Part e' edita da Universal Edition, Vienna. * I titoli principali di un'ampia discografia Dell'ampia discografia di Part si consigliano per il repertorio e per la facile reperibilita' i dischi usciti per l'etichetta Ecm: - Tabula rasa (+ Fratres e Cantus), Gidon Kremer, Keith Jarreth, Alfred Schnittke e altri interpreti, Ecm New Series 1275 (1984). - Arbos (+ An der Wassern zu Babel sassen wir un weinten, Pari Intervallo, De Profundis, Es sang von langen Jahren, Summa, Stabat Mater), The Hilliard Ensemble, Gidon Kremer, Dennis Russel Davies e altri interpreti, Ecm New Series 1325 (1987). - Passio Domini Nostri Jesu Christi secundum Joannem, The Hilliard Ensemble, Ecm New Series 1370 (1988). - Miserere (+ Festina Lente, Sarah Was Ninety Years Old), The Hilliard Ensemble, Dennis Russel Davies e altri interpreti, Ecm New Series 1430 (1991). - Te Deum (+ Silouan's Song, Magnificat, Berlin Mass), Coro da camera della Filarmonica dell'Estonia, Orchestra da camera di Tallin, direttore Tonu Kaljuste, Ecm New Series 1505 (1993). 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 605 dell'11 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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