Minime. 605



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 605 dell'11 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Vandana Shiva: E' del tutto evidente
2. A Citta' di Castello fino al 12 ottobre
3. Ad Attigliano il 12 ottobre
4. Mao Valpiana: Da Vicenza a Washington
5. Lorenzo Ferrero: Arvo Part
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. MAESTRE. VANDANA SHIVA: E' DEL TUTTO EVIDENTE
[Da Vandana Shiva, Terra madre, Utet, Torino 2002, pp. 221-222.
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti
istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni
Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa
dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di
riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli,
di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia
di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti
pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo,
Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino
1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze,
DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta
di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano
2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della
globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli,
Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008]

E' del tutto evidente che il sistema economico globale non e' sostenibile e
non e' giusto. Basandosi sull'indebitamento, e vivendo a spese del futuro,
puo' solo generare crisi.

2. INCONTRI. A CITTA' DI CASTELLO FINO AL 12 OTTOBRE
[Dalla Fondazione Alexander Langer (per contatti:
foundation at alexanderlanger.org) riceviamo e diffondiamo.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la
sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La
scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero.
Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo,
Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin
1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma
1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and
Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta',
Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta"
1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere
dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war
Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la
catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer
non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi
la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i
materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la
Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite.
La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una
vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo -
Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli
incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si
vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di
luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della
Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di
"Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la
Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer
(esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995:
"Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer.
Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno
di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander
Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691;
e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org]

L'edizione 2008 della Fiera delle Utopie Concrete sara' dedicata anche e
soprattutto al ricordo di Alexander Langer, che della Fiera fu uno dei
principali promotori. A lui verra' intitolato il parco cittadino di Citta'
di Castello. Come da tradizione, nel corso della Fiera verr' anche celebrato
il Premio Langer 2008 assegnato alla straordinaria iniziativa della
costruzione del villaggio Ayuub che raccoglie vedove e orfani nel sud della
Somalia, un esempio di come si possa tentare e riuscire, almeno in piccolo,
ad arginare l'orrore in un paese dilaniato da 15 anni di guerra civile.
Una delle mostre organizzata nell'ambito della fiera e curata da Katharina
Erlacher Wolf e Ingrid Facchinelli e' dedicata ai destinatari del Premio
Langer assegnato dal 1997 al 2008. E' strutturata nella forma di un albero.
Un albero come simbolo.
"Un albero cresce bene
se ha un suolo fertile, delle radici forti
e chi lo cura con passione".
L'albero dei premiati e' nato su un suolo fertile curato e lavorato da
persone che avrebbero potuto essere, o sono state compagne di strada di
Alexander Langer. Le nostre radici sono l'eredita' lasciataci da Alexander
Langer e hanno le informazioni necessarie per la crescita dell'albero. Il
tronco e' la Fondazione Alexander Langer, che cresce, ha fatto e continua a
fare rami. La scelta di assegnare il premio Alexander Langer ogni anno fa
nascere un altro ramo. Ogni ramo e' diverso dall'altro. Diversa e' la
diramazione, la lunghezza e lo sviluppo, questo fa si' che i frutti sono
unici e speciali. I frutti del nostro albero sono le persone premiate, che
con il loro impegno per la pace e la liberta', riescono a divulgare il seme
per un mondo possibile.
Nell'occasione Anna Bravo, del Comitato scientifico della Fondazione, ha
scritto un testo sul filo rosso che unisce i destinatari e le destinatarie
del premio assegnato dal 1997 al 2008 [testo che abbiamo gia' presentato
nelle "Minime" n. 604 - ndr].
*
Per ulteriori informazioni: Fiera delle Utopie Concrete, via G. Marconi 8,
06012 Citta' di Castello, tel. e fax: 0758554321, e-mail:
segreteria at utopieconcrete.it, sito: www.utopieconcrete.it

3. INCONTRI. AD ATTIGLIANO IL 12 OTTOBRE
[Dall'associazione "Sulla strada onlus" (per contatti: e-mail:
info at sullastradaonlus.it, sito: www.sullastradaonlus.it) riceviamo e
diffondiamo]

Domenica 12 ottobre 2008 ad Attigliano (Terni) si terra' il grande pranzo di
solidarieta' per finanziare un progetto a favore dei bambini in Guatemala.
Dopo aver realizzato negli anni passati la scuola e una cucina con
refettorio ora vogliamo costruire un poliambulatorio medico, che non
permetta piu' a malattie, a volte anche banali, di attentare alla vita dei
bambini e delle loro famiglie.
Prenotatevi: ai numeri di telefono: 0744992760, 0744994274, 0744992213,
3487921454. Per gli adulti venti euro spesi bene, per bambini fino a 6 anni
gratis, e dai 7 ai 13, dieci euro.

4. EDITORIALE. MAO VALPIANA: DA VICENZA A WASHINGTON
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: tel. 0458009803, fax: 0458009212,
e-mail: mao at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo
intervento.
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo
ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e
uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita
l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di
donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo
profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su
nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in
cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre
2007]

I cittadini di Vicenza si sono espressi. A stragrande maggioranza dei
partecipanti alla consultazione popolare hanno detto che il territorio ora
destinato alla base militare Dal Molin deve invece essere utilizzato per
finalita' civili, a vantaggio di tutti.
Questa e' la massima espressione democratica. Il pronunciamento e' netto. Se
il governo italiano non lo vuole riconoscere, il sindaco di Vicenza ha
un'altra possibilita'.
Quando fra qualche settimana i cittadini americano eleggeranno il loro nuovo
presidente, il sindaco di Vicenza prenda tutti gli scatoloni contenenti le
schede votate e si rechi con un volo alla Casa Bianca. Si faccia ricevere
dal nuovo presidente e gli comunichi garbatamente ma con fermezza assoluta
che i suoi cittadini non vogliono una base militare straniera nel loro
territorio. Il presidente americano avra' ricevuto legittimita' dal voto
popolare dei propri concittadini, dovra' tenere conto del voto popolare di
altri cittadini italiani che non vogliono la base Dal Molin. E' rispetto
reciproco. E' democrazia.

5. PROFILI. LORENZO FERRERO: ARVO PART
[Dal mensile "Letture", n. 567, maggio 2000, col titolo "Arvo Part" e il
sommario "A 65 anni, il musicista estone, ora residente a Berlino, e' tra
gli autori piu' acclamati dei nostri tempi. Cristiano-ortodosso, ha sempre
trasferito nelle proprie opere, per lo piu' in latino, uno straordinario
afflato spirituale"]

Arvo Part, ovvero musica e ispirazione religiosa, un discorso che viene da
lontano. L'accostamento sembra naturale. Eppure, se guardiamo agli ultimi
cinque secoli dell'Occidente, scopriamo che non e' cosi' semplice. La musica
del Medioevo, come del resto nei tempi antichi, era inscindibilmente legata
alla parola, ed era in un certo senso piu' facile identificare non solo
l'espressione religiosa, ma anche come la spiritualita' del testo
determinasse nel profondo molti aspetti del linguaggio musicale. Basti
pensare al canto gregoriano.
L'idea di musica pura, astratta dal testo e dai significati che quest'ultimo
portava con se', era piuttosto estranea, e lasciata ai balli e ad altre
espressioni considerate secondarie e comunque inferiori, se non altro per il
fatto di essere "mondane". Qualche scampolo di musica popolare approdava
talvolta nelle composizioni liturgiche dei grandi polifonisti dal
Quattrocento in poi. La messa L'homme arme' di Dufay e' un esempio famoso di
un genere, detto "missa parodia", che consisteva appunto nell'usare un canto
profano, in luogo del gregoriano, come base per una composizione religiosa,
cambiando il testo, naturalmente.
L'importanza assunta a partire dal Seicento dalla musica pura, nel senso di
autonoma dalla parola e autosufficiente nell'espressione, ha sensibilmente
modificato il rapporto fra compositore e ispirazione religiosa. Ha prodotto
meravigliose composizioni sacre, per molti di noi anche piu' accessibili
della musica antica, ma quando Bach, Mozart o Beethoven scrivono una Cantata
o una Messa usano sostanzialmente lo stesso linguaggio musicale delle
composizioni profane.
*
Le Chiese committenti
Il secolo scorso si e' mosso in sostanza secondo le stesse linee. In piu',
la laicizzazione della societa' e il diminuito impegno delle Chiese nel
farsi committenti di musica, ha ridotto di molto la quantita' di produzioni
religiose. Compositori anche laici hanno comunque sentito il bisogno di
misurarsi con la musica sacra, e non sono mancati capolavori come la
Sinfonia dei Salmi di Stravinskij, il War Requiem di Britten, o la Messa di
Gloria di Poulenc. Tuttavia il rapporto tra ispirazione spirituale e
linguaggio musicale non e' facilmente avvertibile rispetto alle composizioni
profane degli stessi autori. Piu' sfumato sarebbe il discorso per Henryk
Gorecki e il piu' giovane James McMillan, entrambi di forte ispirazione
cattolica.
In questo panorama si distingue in modo particolare il compositore estone
Arvo Part, di religione ortodossa. Si distingue non solo per il fatto che la
fede rappresenta per lui un'assoluta ragione di vita e di lavoro, ma anche
per il fatto che per spiegare la sua musica non si puo' prescindere dal
riferimento alla sua fede. L'Estonia, oggi repubblica indipendente, fu terra
di conquista dei cavalieri teutonici, da cui discende una influenza
germanica durata a lungo, anche sotto le successive dominazioni lituane e
svedesi, per finire con quella della Russia zarista, prolungatasi fino ai
tempi dell'Unione Sovietica. Dal punto di vista linguistico, la popolazione
estone appartiene al ceppo ugro-finnico, e i punti di contatto con la
cultura della Finlandia sono numerosissimi. Basti pensare che le leggende e
le mitologie raccolte nel Kalevala finlandese hanno il loro corrispettivo
nel Kalevipoeg estone. Dal punto di vista religioso, le classi dominanti di
origine germanica sono entrate rapidamente sotto l'influenza luterana. Ma la
dominazione russa ha incoraggiato le conversioni ortodosse, soprattutto dei
ceti piu' deboli, quasi come forma di silenziosa protesta verso i piu'
privilegiati.
Una Estonia indipendente nacque nel 1920 a seguito di una rivolta verso i
bolscevichi, ma l'invasione nazista riporto' i sovietici come "liberatori"
dopo la seconda guerra mondiale. Basteranno questi brevi cenni a far
comprendere la ricchezza culturale di un popolo con un forte senso
dell'indipendenza, ma anche attraversato da tradizioni lontane e perfino
contraddittorie fra loro. Cio' spiega l'affermazione di Part secondo cui la
sua educazione musicale e' stata occidentale, mentre quella spirituale e'
stata orientale.
Nato nel 1935 a Paide, piccola citta' non lontana da Tallin, Part non ha
fatto in tempo a godere il clima di liberta' della prima breve esperienza
repubblicana dell'Estonia. La sua infanzia e' stata segnata dal travaglio
della guerra, e l'eta' della ragione e' sopraggiunta nel pieno del clima
sovietico staliniano. Nel '54, due anni di servizio militare hanno anche
pesantemente segnato la sua salute.
La sua educazione musicale, al contrario, e' stata facilitata da un talento
naturale riconosciuto come straordinario dagli insegnanti e dai compagni di
corso. Attraverso la radio finlandese poteva conoscere anche un certo numero
di composizioni occidentali, da cui era fortemente attratto. Nel '57, dopo
il disgraziato servizio militare di cui abbiamo detto, entra al
conservatorio di Tallin. Qui incontra uno straordinario insegnante, gia'
settantenne, che era stato allievo del grande Glazunov, Heino Heller, il
quale era molto aperto alle curiosita' degli allievi, e permetteva l'ascolto
di musiche illegalmente provenienti dall'Ovest, fra cui quelle di Boulez o
di Webern. Erede di una grande tradizione, diede a Part una formidabile
educazione accademica, assicurandogli una tecnica capace di affrontare
qualunque compito.
*
Prokof'ev e Sostakovic
Un aspetto poco noto dei compositori dell'epoca sovietica e' che veniva
facilitato e incoraggiato il loro impiego in funzioni che da noi erano
considerate di consumo, e quindi tendevano ad essere delegate a
"specialisti". Fra queste, la musica per film e documentari. Anche
Prokof'ev, fin dai tempi di Eisenstein, e Sostakovic hanno lavorato molto
per il cinema. Part ha scritto circa cinquanta colonne sonore. Composizioni
a cui non attribuisce alcun valore, ma che certamente hanno contribuito a
rafforzare la sua eccellente tecnica.
Le sue prime composizioni "serie" sono ispirate al manierismo neoclassico
allora dominante da entrambe le parti della cortina di ferro. Ma ben presto
il fascino della tecnica dodecafonica si fa sentire in una composizione del
'60-'61: Nekrolog. Un pezzo figlio degli anni di relativo disgelo introdotto
dal post-stalinismo, ma pur sempre una deviazione tollerata in cambio di
rituali osservanze all'ottimismo a tutti i costi imposto dal realismo
socialista. La cantata Maailma Samm, premiata dall'esecuzione a Mosca in una
serie di concerti dedicata ai giovani compositori, piu' rispettosa dei
canoni ufficiali, porta comunque Part all'attenzione nazionale. Seguono
numerosi altri lavori, fino a che, nel 1968, un Credo che, oltre al titolo
di per se' sospetto, e' scritto usando una serie dodecafonica, gli crea
qualche guaio con le organizzazioni ufficiali, che consideravano quella
tecnica la quintessenza della "decadenza" occidentale.
Ma non e' soltanto per questo incidente di percorso, a cui poteva facilmente
riparare con qualche composizione piu' aderente ai dettami ufficiali, che
con Credo inizia un periodo di lungo silenzio creativo. Non silenzio
assoluto, perche' negli anni successivi scrive alcune composizioni che
saranno certamente utili a ricostruire nei dettagli il suo percorso
stilistico. In ogni caso un notevole rallentamento di attivita' segnato da
problemi di salute, da un nuovo matrimonio (nel 1972), dall'avvicinamento
alla Chiesa ortodossa e dallo studio della musica antica. Da questo periodo
uscira' una personalita' rinnovata, e il Part che conosciamo tutti, il cui
successo internazionale comincia con la partenza per l'Occidente nel gennaio
del 1980, resa possibile dalla origine ebraica della moglie.
Facciamo anche noi un passo oltre la cortina di ferro per capire cosa
succedeva nella musica occidentale negli anni Sessanta-Settanta.
Innanzitutto quel manierismo neoclassico di cui si diceva, quel manierismo
che, ispirato alle esperienze tra le due guerre di autori come Stravinskij,
Bartok, Hindemith e altri, era lo stile dominante delle accademie. Ritmi
vigorosi, armonie pungenti ma non troppo aggressive, recupero di
procedimenti contrappuntistici ispirati al barocco musicale costituivano il
tratto comune di innumerevoli compositori europei e anche americani. A cio'
si aggiungeva una curiosita' vera o affettata per la musica popolare e per
il recupero delle sue melodie.
Ad esso si contrapponevano le esperienze delle avanguardie. Compositori nati
quasi tutti a meta' degli anni Venti, le antologie citano sistematicamente
Boulez, Nono, Stockhausen, Maderna, si rifacevano alla seconda scuola di
Vienna (Schoenberg, Berg, Webern) e alla sua tecnica dodecafonica
arricchendola di nuove soluzioni, tanto che per questa generazione si parla
piu' propriamente di musica seriale. Non e' questa la sede per approfondire
le ragioni del successo e del fascino che la tecnica dodecafonica ha avuto
su innumerevoli musicisti. Bastera' forse la considerazione che, di fronte
alla molteplicita' perfino eccessiva delle vie aperte dalla fine del
romanticismo musicale, essa rappresentava un approccio disciplinato,
comprensibile e organizzato alla materia sonora.
A tutto cio' si accompagnava una agguerrita pubblicistica che pareva
dimostrare la "necessita' storica" di tale tecnica e dei suoi successivi
arricchimenti. Ne era padre assoluto e venerato il filosofo Theodor Adorno.
Benche' Adorno non fosse personalmente del tutto convinto dell'operare delle
neoavanguardie, aveva comunque fornito importanti argomenti per dare
adeguato supporto ideologico alle musiche che uscivano da scuole e festival
inizialmente circoscritti (Darmstadt, Donaueschingen) per poi approdare alle
stagioni concertistiche di tutto il mondo occidentale e, come abbiamo visto,
seppur timidamente, in quello dell'Est.
All'inizio degli anni Sessanta, si registra una netta vittoria delle
neoavanguardie sulle tendenze accademiche. Vittoria subito messa in
discussione dalla generazione successiva, rivolta in tutt'altra direzione,
grazie principalmente al contributo americano, di Cage prima e dei
minimalisti poi. Sicche', mentre la musica delle neoavanguardie si
proclamava unica erede del patrimonio classico, gia' nel '64 con In C di
Terry Riley i minimalisti recuperavano in modo del tutto originale scale e
accordi della vecchia tonalita'.
*
L'espressione del disagio
Come e' noto, il pubblico ha fatto sempre un po' fatica ad accettare la
musica delle neoavanguardie, che suonava ai piu' aspra e incomprensibile,
nel suo determinato evitare melodie e accordi in qualche modo familiari. Ma
in Europa quella musica era fortemente sostenuta dagli ambienti
intellettuali di sinistra efficacemente descritti da Umberto Eco come
"apocalittici", che coglievano in quelle stesse asprezze l'espressione del
disagio e del rifiuto della societa' capitalistica. Si determinava cosi' una
sorta di zdanovismo alla rovescia (Zdanov era in Unione Sovietica il teorico
del realismo socialista), per cui se all'Est la musica doveva essere per
forza ottimistica per celebrare le vittorie del socialismo, all'Ovest non
poteva che essere pessimistica per testimoniare un profondo disagio del
vivere.
Tutto cio' Part non poteva saperlo nel momento in cui approdo' a Vienna nel
1980, ma aveva seguito un proprio personale percorso: la riscoperta della
musica antica, e della profonda influenza che ancora e' in grado di
esercitare su di noi. Cominciando da Bach: "Non sono sicuro che ci puo'
essere progresso in arte. Il progresso come tale e' tipico della scienza.
L'arte presenta una situazione piu' complessa, molti oggetti del passato
appaiono essere piu' contemporanei dell'arte di oggi. Come si puo' spiegare?
Non con il fatto che il genio sapeva vedere duecento anni avanti".
In questa intervista radiofonica del '68, l'anno di Credo, Part avanza due
ipotesi interessanti. La prima e' che il passato vive nel presente
indipendentemente dalla sua data anagrafica, anticipando cosi' una delle
ipotesi fondamentali del postmodernismo, e aprendosi a un'idea non lineare
della storia musicale. La seconda e' che se un artista come Bach risulta per
noi piu' interessante di molta musica d'oggi e' perche' ha saputo esprimere
compiutamente il suo presente, mentre la stessa qualita' non si trova
facilmente in molta musica a noi contemporanea.
Nella stessa intervista, Part accenna alla necessita' per il compositore di
lavorare sulla "riduzione", anziche' sull'ampliamento dei mezzi, come aveva
fatto fino ad allora la musica, avanguardie comprese, ancora sull'onda degli
imperativi romantici. Riduzione a cui aveva lavorato anche il minimalismo,
partendo da presupposti diversi. A un ascolto frettoloso sembrano infatti
numerosi i punti di contatto fra la musica di Part e quella di Glass o di
Reich. Sono tuttavia punti di contatto superficiali, non essendovi sul piano
concreto nessun tipo di derivazione o tanto meno di imitazione.
Se non prendiamo il termine minimalismo alla lettera, ma teniamo presenti
alcune sue caratteristiche iniziali, come la quantita' di ripetizioni, e la
riduzione degli elementi musicali in gioco, possiamo apprezzare le parole di
Paul Hillier, che alla direzione di musica di Part e allo studio delle sue
partiture si e' molto dedicato: "Secondo me, il termine minimalismo non e'
limitato a un tipo specifico di tecnica musicale o a un'epoca particolare,
ma si riferisce piuttosto a un antico approccio nei confronti del suono che
e' tornato d'attualita' in tempi recenti".
Lo spazio che abbiamo dedicato alla discussione sulla posizione di Part
nell'ambito del minimalismo ha una ragione: e' molto probabile che il
lettore incontri note di copertina o programmi di sala di concerti che
indicano questa affiliazione. Anche in qualche libro sul minimalismo
troviamo il suo nome. In realta' il suo percorso e' del tutto indipendente,
visto anche l'isolamento culturale in cui per un certo periodo e in parte
per sua volonta' e' vissuto.
Abbiamo detto del suo avvicinamento alla Chiesa ordodossa russa. Una delle
caratteristiche piu' evidenti della Messa ortodossa e' la ripetizione
frequente del nome di Cristo. Una ripetizione che conferisce alla
celebrazione una ritualita' arcaica e sembra fare appello piu' alla
disposizione al misticismo che c'e' in ogni fedele che alla ragione.
In tale celebrazione, il canto, affidato perlopiu' agli officianti, ha
caratteristiche arcaiche molto simili al nostro canto gregoriano, ma affonda
le sue radici forse ancora piu' antiche nell'antica Chiesa dell'impero
romano-bizantino. Da Bach a questa musicalita' essenziale e scabra, eppure
cosi' ricca di emozione e commozione religiosa, il passo e' stato
relativamente breve. Negli anni del suo "silenzio", Arvo Part ha lungamente
studiato la musica del Rinascimento e del Medioevo, gettando una serie di
ponti che gli hanno permesso di avvicinarsi all'essenza del melos della
celebrazione ortodossa. Se ne trova qualche traccia nelle poche composizioni
che ha scritto in questo periodo, come la Terza Sinfonia, il cui carattere
e' decisamente modale, anche se in un senso ancora simile a quello di molte
composizioni arcaicizzanti del Novecento.
Un altro elemento noto a tutti del culto ortodosso e' l'icona. L'icona
riprende la staticita' dell'arte bizantina, sostituendo il senso di
inattingibile distanza attribuito a imperatori e dignitari col senso di
sacralita' delle figure di apostoli e santi fuori dal tempo e quindi dal
mondo. Il dualismo eterno/sacro, contrapposto a contingente/umano, sara' una
delle componenti della musica matura di Part. E' intorno alla meta' degli
anni Settanta che Part comincia a uscire dal silenzio con una serie di
composizioni a cui da' il nome collettivo di tintinnabuli. Il termine allude
al tintinnio di una campanella, importante segnale nelle funzioni religiose,
e indica una tecnica compositiva ben precisa, usata e arricchita in tutte le
sue composizioni successive.
Fra le scoperte del periodo di gestazione del suo stile c'e' quella della
tonalita', non intesa come quel sistema complesso e integrato di accordi e
scale che rende cosi' coerenti al nostro orecchio le composizioni dei
classici e dei romantici, ma il carattere "naturale" di certi accordi, che
tanto si possono osservare in musica, quanto nell'analisi acustica del
suono. Ancora una volta ci troviamo di fronte a una scoperta che sotto
tutt'altro segno viene fatta nello stesso periodo da alcuni compositori
occidentali, i francesi "spettralisti", il cui rappresentante piu' noto e'
Gerard Grisey, che iniziarono sulla scorta di quanto si poteva osservare
nella manipolazione elettronica del suono per creare pezzi a partire da
sequenze di armonici naturali, ovvero quelle altezze che, pur non udibili
separatamente, compongono la maggior parte di cio' che definiamo suono.
L'originalita' dell'approccio di Part, che degli spettralisti aveva avuto al
massimo vaga notizia, sta nel considerare queste combinazioni di suoni,
eseguibili in successione o come accordi, come segno dell'eternita' della
natura e quindi di Dio, riallacciandosi non solo all'antico pensiero
pitagorico, ma a tutta quella mistica medievale cui abbiamo accennato
all'inizio di questo scritto. Abbiamo cosi' individuato la prima delle due
componenti della musica di Part. Questa componente non viene considerata
"invenzione" dell'autore, ma semplicemente riproposta come segno
dell'eternita' e dell'immanenza di Dio.
La seconda componente, che viene ottenuta dalle note che colmano la distanza
tra le note dell'accordo con l'aggiunta delle note dell'accordo stesso, e'
praticamente una scala di carattere modale. Su questa scala il compositore
esercita liberamente la sua invenzione, che e' l'invenzione umana, con tutto
il suo senso di incertezza, di debolezza, di sofferenza e di interrogativi.
Le due componenti vanno sempre di pari passo. In altre parole la musica dei
tintinnabuli e' sempre (o quasi) almeno a due voci, che procedono
parallelamente, secondo regole precise, legate all'attrazione che la parte
"oggettiva", eterna (l'accordo), esercita sulla parte libera.
Un terzo elemento, che non e' sistematico ma che compare in molti punti
significativi delle sue composizioni, e' il pedale, ovvero una nota
lungamente tenuta, sopra la quale si muovono le altre parti. E' di uso
frequente nella musica piu' arcaica, ed e' uno dei procedimenti piu' usati
nel passaggio dal canto monodico medievale alla polifonia. E' in questo
senso che la musica di Part non si limita a frequentare il tema spirituale
in omaggio a forme e tradizioni del passato, ma nasce dalla fede, trae
ragion d'essere e perfino legittimazione da un procedimento tecnico che di
per se' potrebbe valere come un altro.
*
La sensazione di accessibilita'
Dal punto di vista dell'ascoltatore, anche laico, l'ancoraggio della musica
ad accordi noti e abituali costituisce un conforto non indifferente e offre
una sensazione di immediata accessibilita'. Mentre la parte melodica libera,
col suo carattere modale e quindi per le nostre orecchie arcaico, rende
evidente l'appartenenza a una tradizione religiosa non priva di echi della
piu' antica tradizione popolare dell'Europa orientale. Per quanto riguarda
il ritmo, lo studio della musica antica, scandita dalla parola piu' che
dalla pulsazione regolare della battuta musicale, offre a Part una grande
varieta' e liberta' di metri e accenti. Vedremo in seguito come anche certi
suoi canoni ritmici cambieranno a seconda della lingua usata. L'uso della
voce umana e' quindi essenziale, e anche nelle sue composizioni strumentali
se ne sente l'eco, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche
metriche. Il latino e' la lingua dei testi, e anche dei titoli delle prime
composizioni del Part maturo: Fratres, Summa, Cantus in memoriam Benjamin
Britten, Tabula rasa, Calix, Arbos, Missa Sillabica.
La volonta' di riduzione dei mezzi e' assolutamente evidente in questi
brani. Poche voci, qualche strumento ad arco, pianoforte (col timbro
modificato alla maniera del "pianoforte preparato" di Cage). L'organico
strumentale si presta facilmente a trascrizioni e sostituzioni. Di Fratres
ad esempio esistono innumerevoli versioni. Perfino nel caso di Tabula rasa,
che potremmo avvicinare ad un classico doppio concerto, i timbri si riducono
a due violini solisti, un'orchestra d'archi e al pianoforte preparato. Sono
queste le prime composizioni che rendono noto il nome di Part in Occidente,
tuttora frequentemente eseguite. Nel 1979 vennero presentate a Colonia in un
festival di musica sovietica che mando' su tutte le furie l'allora
presidente dell'Unione dei compositori, l'onnipotente e reazionario
Krennikov.
La vita in Estonia era ormai impossibile. Un visto negato dopo l'altro. E
persino un aneddoto curioso: alcuni amici cercano di difenderlo a Mosca
sostenendo che Part e' importante per gli estoni come Sostakovic per i russi
e si sentono rispondere: "Ma Sostakovic non e' poi cosi' importante per
noi". Dopo la partenza dall'Estonia, ritroviamo Arvo Part a Vienna e
successivamente a Berlino, sua residenza abituale, con frequenti viaggi in
varie parti d'Europa. Da questo momento in poi i dati biografici sono
relativamente poco importanti, mentre fra le composizioni degli ultimi
vent'anni vi sono alcune pagine che hanno profondamente segnato la musica
del secondo Novecento.
Passio - scritta nel 1982, e basata sulla narrazione della Vulgata di
Giovanni - e' finora considerata il suo capolavoro, in cui tra l'altro mette
a frutto e sviluppa tutte le risorse della tecnica dei tintinnabuli.
Volutamente sono evitate le grandiose sonorita' delle Passioni barocche.
L'organico e' strettamente limitato a due cori da camera, ai soli,
all'organo e pochissimi strumenti. Quanto basta per raggiungere comunque una
straordinaria efficacia comunicativa e ove necessario una sufficiente
potenza sonora. Lo schema generale della composizione e' in tre parti, la
Passio propriamente detta, preceduta da una introduzione (Exordium) e
seguita da una conclusione (Conclusio). Interessante notare che
l'Evangelista e la Turba sono affidati a due cori a quattro parti. In questo
modo non solo l'Evangelista diventa protagonista musicale, sganciandosi
dalle necessita' piu' strettamente narrative, ma sono anche suggestivamente
richiamati i quattro Vangeli.
Pilato e' invece un tenore e Cristo un basso. Mentre Pilato canta in un
tempo fluido e mosso, quasi a sottolineare le fluttuazioni "umane" della sua
psicologia, Cristo si muove sempre con un tempo lentissimo. E' certamente il
Cristo delle icone, piu' che il Cristo "fatto uomo" che canta con
disperazione umana nelle Passioni occidentali. Mentre il testo latino
conferisce universalita' alla composizione, il trattamento della figura di
Cristo la colloca nell'ambito della sensibilita' ortodossa, creando una
suggestione particolarissima che ha affascinato i pubblici di tutto il
mondo.
Te Deum, Stabat Mater, Miserere - scritte fra l'84 e l'89 - sono
composizioni altrettanto importanti e accomunate dall'ispirazione religiosa,
anche se piuttosto diverse fra loro. Come ormai possiamo aspettarci, il Te
Deum non utilizza un grande organico strumentale (le composizioni di Part
sono spesso interpretate da gruppi specializzati in musica antica). Non e'
tanto il senso dell'inno a prevalere, quell'inno che ha spesso accompagnato
incoronazioni e vittorie militari (pensate all'uso del Te Deum nella Tosca).
Cio' che il compositore vuole comunicare e' il senso di "verita'
immutabili". L'impiego del pedale, di cui abbiamo parlato sopra, e' qui
particolarmente opportuno nel rappresentare il senso di infinita' del tempo
e dello spazio.
*
Materiale orecchiabile
Addirittura cameristico e' lo Stabat Mater, accompagnato solo da un trio
d'archi. Oltre alle tradizionali due voci femminili, troviamo qui anche una
voce maschile, che da' alla composizione il carattere di partecipazione
dell'intera comunita' cristiana. Miserere e' invece piuttosto diverso dai
pezzi precedenti. L'orchestra e' piu' ampia, e oltre al coro ci sono cinque
solisti. Pur usando la sua consueta tecnica, Part usa qui materiale melodico
piu' estroverso, piu' orecchiabile verrebbe da dire, e l'effetto della
composizione e' complessivamente di una maggiore articolazione e minore
staticita'. Ormai sicuro della propria tecnica, Part la lancia in nuove
possibilita' e contrasti. Non a caso questo lavoro ha lasciato perplessi
alcuni suoi ferventi ammiratori, mentre ha sul pubblico un effetto forse
piu' trascinante del solito.
*
Composizioni successive
Man mano che ci avviciniamo ai nostri giorni e' necessariamente piu'
difficile dare giudizi di valore. E' comunque utile dare alcune notizie
sull'evoluzione della musica di Part. Sicuramente non abbiamo assistito
negli ultimi anni a nessun cambiamento radicale di rotta. La sua tecnica si
e' arricchita e dalla iniziale tendenza alla riduzione dei mezzi si e'
concessa incursioni sempre piu' coraggiose in territori che erano stati per
lungo tempo messi da parte: non dimentichiamo le numerose colonne sonore
degli anni giovanili. Occasione determinante e' stato l'accostamento a testi
in lingue diverse dal latino, quali l'antica lingua slavonica nei Due salmi
slavonici, l'inglese in Litany e The Beatitudes, e il tedesco in Sieben
Magnificat Antiphonae. Il latino rimane presente nella Berlin Mass e nel De
profundis.
Per molti altri compositori, un cambiamento di lingua non avrebbe fatto
molta differenza. Ma nel nostro caso, poiche' l'ispirazione musicale e'
profondamente legata al testo religioso, e quindi al suo ritmo interno, la
differenza e' sensibile. Non e' forse un caso che Litany (sottotitolo:
Preghiere di San Giovanni Crisostomo per ogni ora del giorno e della notte)
su testo inglese, in qualche modo l'equivalente moderno del latino, segni il
ritorno nel 1994 (ventitre' anni dopo la Terza Sinfonia) alla grande
orchestra, strumento di comunicazione musicale moderno per eccellenza. E'
una composizione molto intensa, che mette a dura prova chi si era troppo
affezionato all'arcaica semplicita' dei precedenti lavori, grazie alla
ricchezza degli effetti orchestrali (l'unico precedente e' in qualche modo
Miserere), ed e' probabilmente una delle pagine piu' caratteristiche degli
anni Novanta. Indica anche una strada sulla quale sara' interessante vedere
il cammino futuro del compositore. Se continua a percorrerla sara'
inevitabile il progressivo diluirsi dei procedimenti e dei colori inaugurati
negli anni Settanta. Ma potrebbe anche essere la tappa di un percorso non
rettilineo, capace di tornare sempre all'ispirazione centrale.
*
Dalle scuole a Tallin alla casa di Berlino
1935, nasce a Paide in Estonia.
1954, entra al liceo musicale di Tallin.
1957, entra al Conservatorio di Tallin.
1963, diploma del Conservatorio di Tallin.
1962, vince il concorso per giovani compositori dell'Unione Sovietica.
1968, Credo viene criticato e ne viene proibita l'esecuzione
1968-1976, periodo di "silenzio" e di studio. Avvicinamento alla Chiesa
ortodossa.
1972, sposa la seconda moglie Nora. Nasceranno due figli.
1976, prime composizioni nella tecnica dei "tintinnabuli".
1980, emigra in occidente, a Vienna.
1982, si trasferisce stabilmente a Berlino.
1984, esce il primo disco della fortunata serie Ecm.
1996, membro onorario della American Academy of arts and letters.
Il testo principale di consultazione, da cui sono tratte le citazioni
dell'articolo e': Paul Hillier, Arvo Part, Oxford University Press, Oxford
1997. La musica di Part e' edita da Universal Edition, Vienna.
*
I titoli principali di un'ampia discografia
Dell'ampia discografia di Part si consigliano per il repertorio e per la
facile reperibilita' i dischi usciti per l'etichetta Ecm:
- Tabula rasa (+ Fratres e Cantus), Gidon Kremer, Keith Jarreth, Alfred
Schnittke e altri interpreti, Ecm New Series 1275 (1984).
- Arbos (+ An der Wassern zu Babel sassen wir un weinten, Pari Intervallo,
De Profundis, Es sang von langen Jahren, Summa, Stabat Mater), The Hilliard
Ensemble, Gidon Kremer, Dennis Russel Davies e altri interpreti, Ecm New
Series 1325 (1987).
- Passio Domini Nostri Jesu Christi secundum Joannem, The Hilliard Ensemble,
Ecm New Series 1370 (1988).
- Miserere (+ Festina Lente, Sarah Was Ninety Years Old), The Hilliard
Ensemble, Dennis Russel Davies e altri interpreti, Ecm New Series 1430
(1991).
- Te Deum (+ Silouan's Song, Magnificat, Berlin Mass), Coro da camera della
Filarmonica dell'Estonia, Orchestra da camera di Tallin, direttore Tonu
Kaljuste, Ecm New Series 1505 (1993).

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 605 dell'11 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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