Minime. 604



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 604 del 10 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Anna Bravo: Compagne e compagni di strada
2. Luciano Capitini: Un ricordo di Aldo Capitini
3. Antonino Drago: Un seminario su Lanza del Vasto
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. ANNA BRAVO: COMPAGNE E COMPAGNI DI STRADA
[Attraverso la Fondazione Alexander Langer (per contatti:
foundation at alexanderlanger.org) riceviamo il seguente testo dal titolo
completo "Compagne e compagni di strada. Il filo rosso che unisce le
destinatarie e i destinatari del premio Alexander Langer dal 1997 al 2008".
Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha
insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e
genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non
omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni
nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha
diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione
nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle
storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza
in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni
culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della
verita'. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli,
Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991;
(con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della
deportazione dall'Italia,  Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone),
In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995,
2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999;
(con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne
nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra
Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia
contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna
2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la
sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La
scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero.
Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo,
Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin
1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma
1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and
Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta',
Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta"
1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere
dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war
Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la
catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer
non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi
la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i
materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la
Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite.
La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una
vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo -
Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli
incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si
vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di
luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della
Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di
"Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la
Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer
(esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995:
"Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer.
Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno
di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander
Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691;
e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org]

Se si ripercorrono gli anni passati da quando la Fondazione Langer ha
istituito il premio omonimo, ci vengono incontro persone che con il loro
impegno per la pace, la liberta', la salvaguardia dei diritti umani,
dell'ambiente, delle specie, avrebbero potuto essere compagne di strada di
Alex, e in qualche caso lo sono state. Persone che hanno il talento di saper
viaggiare con la sua leggerezza, di costruire ponti fra realta'
contrapposte, di agire nei conflitti con lo spirito della nonviolenza, di
guardare con amore al mondo del senziente non umano.
Ma si tratta anche di donne e uomini molto diversi fra loro per inclinazioni
politiche e religiose, collocazione sociale, eta', professione, vicende
personali, ruoli familiari: una scrittrice e politica algerina, una pediatra
kosovara, una sociologa belgradese, un operaio del Petrolchimico di Porto
Marghera, due donne ruandesi, una contadina e l'altra medico, tre docenti
(un israeliano dell'universita' di Beer Sheva, un palestinese
dell'universita' di Betlemme, una cinese dell'universita' di Pechino), una
biologa ecuadoregna, una fondazione culturale polacca, una psichiatra
bosniaca, una ostetrica di Bali, un giovane sudafricano, una donna somala
figlia dell'ultimo sultano di Merca. Nelle motivazioni dei premi, potrete
leggere della loro vita e delle loro lotte.
*
Non c'e' da stupirsi di questa eterogeneita'. Su come interpretare i
comportamenti umani, in particolare in relazione all'evento spartiacque
della Shoah, si sono confrontate la sociologia, la psicologia, le scienze
della politica, in minor misura anche la storia. Non hanno portato lontano
ne' i tentativi di mettere a fuoco una "personalita' autoritaria" o,
all'apposto, "altruistica" ne' di individuare gruppi sociali, professionali,
politici, caratterizzati da una maggiore presenza dell'uno o dell'altro
"tipo umano". E' risultato quasi impossibile stabilire affinita' sul piano
dei percorsi e degli orientamenti di chi scelse di agire per il bene, oppure
si trovo' a farlo prima ancora di averlo deciso. Fra i grandi soccorritori
degli ebrei negli anni '39-'45, figurano Giorgio Perlasca, un commerciante
ex volontario franchista nella guerra di Spagna, Wallemberg, aristocratico
svedese, Schindler, un affarista amante del lusso, Andre' Trocme', pastore
protestante e leader spirituale del villaggio francese di Le Chambon dove
molte famiglie ebree rimasero nascoste per quattro anni. A capire che i
vecchi codici di comportamento erano inadeguati a una situazione in cui
l'azione morale di aiuto era illegale e l'azione immorale era la legalita',
spesso non furono persone di particolare tempra etica o spessore culturale.
Furono donne e uomini che si distinguevano per la forza dell'individualita',
in qualche caso per un certo scetticismo verso il potere costituito, doti
tanto preziose per preservare l'autonomia di giudizio e il senso della
responsabilita' personale, quanto rare. In Germania (ma anche nei paesi
occupati), la maggioranza dei cittadini evito' di esporsi, e con vari gradi
di compromissione e di acquiescenza si adeguo' all'ordine nazista. Se non
che, come scrive Hannah Arendt, dire di essere stati costretti o di aver
obbedito agli ordini e' un'argomentazione vuota, perche' l'obbedienza e' una
categoria applicabile esclusivamente ai bambini. Gli adulti sono, se mai,
indotti in tentazione.
*
Ma pur nelle differenze, fra i nostri premiati e premiate alcuni tratti
comuni esistono.
Innanzitutto, sono singoli e singole oppure coppie, non soggetti collettivi,
tranne in un caso. Sono quasi sempre persone che inizialmente non avevano
ruoli istituzionali nelle Ong, in organizzazioni assistenziali e di pace (se
mai ne diventano fondatrici) ne' cariche amministrative e religiose, a volte
neppure una precisa collocazione politica o un passato di militanza. Persone
che hanno reagito alla violenza, all'ingiustizia, all'oblio dei crimini del
passato, partendo dalla realta' che era sotto i loro occhi e che per questo
hanno spesso dato un nuovo corso alla propria vita.
Pensiamo a Ding Zilin, docente di filosofia, iscritta al Partito comunista,
madre di un diciassettenne ucciso nei massacri di piazza Tiananmen, che
lavora da 14 anni per restituire alle vittime un volto e un nome, stendendo
un catalogo dei morti e un altro dei sopravvissuti rimasti mutilati e
invalidi. Ai tempi del premio Langer era poco nota, oggi e' ritenuta in
tutto il mondo la figura piu' significativa del dissenso cinese.
Pensiamo a Jacqueline Mukansonera, di etnia hutu, di religione cristiana,
che quando si e' trovata davanti la tutsi Yolande Mukagasana l'ha salvata a
rischio della vita nascondendola nella propria casa - e quasi non la
conosceva.
A Gabriele Bortolozzo, che nel 1973 - tempi lontanti dalla sensibilita'
ecologista - viene a sapere che il Cvm e' cancerogeno per le persone, oltre
che devastante per l'ambiente, e avvia una vera e propria indagine sul campo
costruendo liste di nomi di morti e di ammalati, e si trasforma in un
esperto in grado di fornire alla magistratura il primo dossier sul
petrolchimico.
Maana Suldaan, durante la crisi che investe la Somalia dopo il crollo del
regime di Siad Barre nel 1992, vede le strade di Merka affollate di donne e
bambini in fuga dalla violenza e dalla fame, e apre loro le porte della sua
casa, li cura, li nutre con l'aiuto di un gruppo di donne somale; in seguito
fonda un'organizzazione non governativa e un villaggio, un'oasi di verde nel
deserto e di traquillita' nel caos del paese.
Natasa Kandic, serba, legata alle Donne in nero di Belgrado e cofondatrice
nel 1992 dello Humanitarian Law Center, nel 1996 apre a Pristina un ufficio
dello Hlc per indagare sulla sorte dei kosovari incarcerati in Serbia, e
durante la guerra va appena possibile sul posto per salvare qualcuno
portandoselo via in taxi; oggi dice: "In questo modo ho potuto costatare di
persona quanto fosse importante per loro che qualcuno venisse da Belgrado,
per vedere come vivevano e per stare con loro".
La kosovara Vjosa Dobruna, dopo aver perso il lavoro come tutti i medici e
insegnanti albanesi, da' vita a Pristina a un "Centro per la protezione
delle donne e dei bambini", all'esplodere della guerra lo trasforma in un
ospedale di fortuna e persino nel campo profughi riesce a mettere in piedi
una struttura simile a quella di Pristina.
Irfanka Pasagic, nata a Srebrenica, dopo aver vissuto nel 1993 la
deportazione in una delle prime ondate di pulizie etniche, ha creato a Tuzla
in tempi brevissimi il centro "Tuzlanska Amica", che grazie alle adozioni a
distanza ha dato una famiglia a 800 piccoli ed e' diventato uno dei pochi
luoghi dove donne, bambini, disabili, uomini traumatizzati, possono ricevere
assistenza medica, psicologica, sociale, legale.
Subito dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004, Ibu Robin corre a Aceh,
nell'isola di Sumatra, una regione dove e' morto il 70% della popolazione,
dove il tessuto sociale e' distrutto e i sopravvissuti gravemente
traumatizzati, e inizia una straordinaria opera di ostetricia d'emergenza,
organizzando dal niente un consultorio dove si curano anche i parenti
infermi che a volte le donne portano con se'.
Dopo aver scoperto di essere stato contagiato dall'Aids, Zackie Achmat,
militante anti-apartheid, decide di concentrare il proprio impegno sulla
lotta alla malattia e alla discriminazione contro donne e uomini gay; nel
1994 fonda la National Coalition for Gay and Lesbian Equality, nel 1998 la
Treatement Action Campaign (Tac), per la diffusione delle terapie.
Sono conferme che le iniziative solidali non dipendono tanto da una
inverificabile personalita' preesistente, nascono piuttosto dall'incontro
empatico con la vulnerabilita' e il bisogno di aiuto di chi soffre, con gli
effetti della devastazione, dell'ingiustizia, dell'ottusa banalita' del
male.
*
E' dunque la trasformazione di se' a partire dall'esperienza diretta la
prima cifra comune ai nostri premiati e premiate, che si intreccia al
registro della cura, la virtu' quotidiana cara a Todorov, la virtu' di chi
mette al primo posto le persone e le relazioni.
La seconda e' l'importanza speciale che la memoria ha nella loro opera. Ce
lo faceva notare nel 2002 Anna Segre, che aveva scelto per se' il ruolo
complesso di candela della memoria, ricostruendo la storia dei suoi genitori
durante la persecuzione contro gli ebrei. A volte e' lo sforzo di
salvaguardare la memoria di un evento, di una situazione e dei loro
protagonisti e vittime.
Ding Zilin disputa il figlio all'oblio cui il regime cinese ha condannato
lui e gli altri morti di Tienanmen.
I figli di Gabriele Bortolozzo tramandano attraverso una associazione
l'opera del padre.
Yolande oggi e' impegnata nello spettacolo teatrale Rwanda 94: Tentative de
reparation symbolique envers les morts a' l'usage des vivants. In altri casi
si tratta di tutelare la memoria di comunita', di gruppi, di popolazioni.
La fondazione Progranicze fa rivivere alcuni luoghi della cultura e della
religione ebraiche, alcune tradizioni tzigane e delle minoranze ucraine e
bielorusse.
Dan Bar-On e Sami Adwan si confrontano con la storia dei loro popoli pesando
con cuore vigile le ragioni di ciascuno.
Esperanza Martinez si muove fra memorie di comunita' e paesaggi minacciati
dagli insediamenti delle industrie petrolifere.
*
A rendere ancora piu' ammirevole (e piu' difficile) l'opera dei nostri
premiati e premiate e' il loro assunto di base: la memoria, la tradizione,
non sono un feticcio cui inchinarsi, non sono "il bene"; rappresentano un
patrimonio di cui tener conto, ma sottoponendolo al vaglio dell'esperienza e
della speranza in un cambiamento positivo.
Lo insegna Khalida Toumi Messaoudi, la "portatrice di molti fardelli", che
incarna, lei ancora giovane, i lunghi sforzi per salvare il ricordo della
lotta di liberazione algerina, e insieme per contrastare le disparita'
uomo/donna ereditate (e coltivate) dai militanti.
Lo insegna Ibu Robin che usa rimedi tradizionali e lavora per unificare i
saperi di Bali, delle Filippine, della Malaysia, delle Hawaii, ma reagisce
energicamente alle proteste della gente di Aceh per l'amore fra un
volontario cristiano e una ragazza islamica del posto: la clinica, dice Ibu
Robin, e' di tutti e di nessuno, senza limiti ed esclusioni.
Con la sua campagna per l'accesso universale ai farmaci anti-aids, Zackie
Achmat urta frontalmente alcuni pregiudizi sulla malattia e sulla sua cura
diffusi in Sud Africa, mentre Maana, che opera secondo la tradizione di
solidarieta' comunitaria delle famiglie eminenti, la rinnova a fondo
tentando di superare le divisioni tribali, di casta e di sesso e per
combattere il dramma delle mutilazioni genitali cerca di mediare
trasformandole in un rito incruento.
In pieno clima di esaltazione nazionalista Natasa, Vjosa, Irfanka, si
oppongono alla memoria ufficiale dei loro paesi, che fra l'altro e' in parte
inventata a fini di proganda: tutte e tre vogliono una patria "non etnica",
in cui le persone possano esprimere liberamente se stesse, anzi i molti se
stessi che convivono in ciascuno di noi.
*
Ecco il terzo punto comune: una concezione dell'indentita' che si colloca al
polo opposto delle immagini pietrificate, totalizzanti e totalitarie,
proposte dall'etnia e dalla nazionalita'. Un'identita' come costellazione di
piu' elementi, mobile e fluida, aperta alla trasformazione. Non e' una
concezione nuova, ce l'hanno insegnato le scienze umane e sociali, lo
verifichiamo nella nostra esperienza, a saperla ascoltare. Ma e' complicato,
e molto pericoloso, mantenersi fedeli a questa vocazione plurale quando ci
si trova in situazioni di guerra civile o etnica, di oppressione, di
semplificazioni forzate, di dominio della logica amico/nemico. Sentirsi
interni a mondi diversi puo' essere l'occasione di scontro piu' duro con la
propria parte, con compagni di strada cui spesso si e' legati profondamente.
Eppure Khalida, condannata a morte dagli integralisti islamici e costretta a
vivere semiclandestina per anni, non ha mai smesso di rivendicare la propria
liberta' di essere berbera e algerina, musulmana e razionalista. Vjosa
Dobruna, che ha partecipato alla resistenza nonviolenta kosovara, e dalla
sua crisi e' stata spinta a chiedersi se in alcuni casi ci sia
un'alternativa alla lotta armata, si definisce "donna, pediatra, kosovara,
figlia di qualcuno".
Sono esempi di questa identita' mobile - un rapporto con se stessi e gli
altri che si calibra sulle situazioni senza rinnegarsi. Forse poter
scegliere un modello di condotta o una linea politica e attenercisi, sarebbe
un sollievo per le nostre amiche e amici, una protezione dalla fatica del
dubbio - ma un sollievo che non e' nella loro corde ricercare.
*
Un'ultima osservazione. Delle persone premiate, la maggioranza sono donne.
Il che non vuole ovviamente dire che il genere femminile in quanto tale goda
di una moralita' superiore; suggerisce piuttosto che molte donne sono piu'
esperte degli uomini nell'arte di negoziare con l'avversario, di non
generalizzare impropriamente, di pesare il rapporto costi-benefici, di
muoversi con duttilita' di fronte all'imprevisto. Sono forme di azione e
pensiero cosi' presenti nell'esperienza delle donne che se le pratica un
uomo lo si rimprovera di comportarsi in modo femminile, di sostituire ai
principi la valutazione caso per caso, di aderire alla mutevolezza delle
situazioni fino a cadere nella temuta "mancanza di oggettivita'".
Nelle storie delle nostre premiate si scopre anche l'importanza delle
relazioni fra donne - Maana e le sue collaboratrici somale, Ibu Robin e le
sue infermiere, l'amicizia fra Natasa Kandic e Vjosa Dobruna, fra Jacqueline
Mukansonera e Yolande Mukagasana, il legame tra Irfanka Pasagic e le donne
di "Spazio Pubblico" di Bologna, che fin dagli inizi sostengono "Tuzlanska
Amica" nell'ambito del progetto "Ponti di donne tra i confini". Rispetto a
moltissimi altri soggetti culturali, un merito che possiamo riconoscerci e'
la capacita' di guardare piu' attentamente alle donne e a quel che nasce
nelle e dalle loro relazioni.
*
I testi cui si fa riferimento sono, in successione:
- Th. W. Adorno, E. Frenkel-Brunswick, D. Levinson, R. N. Sanford, La
personalita' autoritaria, Edizioni di Comunita', Milano 1973, ed. or. 1950.
- H. Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita', Milano
1996, ed. or. 1951.
- H. Arendt, Appendice a La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme,
Feltrinelli, Milano 1993, ed. or. 1963.
- A. Zamperini, Psicologia dell'inerzia e della solidarieta'. Lo spettatore
di fronte alle atrocita' collettive, Einaudi, Torino 2001.
- T. Todorov, Di fronte all'estremo, Garzanti, Milano 1992.

2. MEMORIA. LUCIANO CAPITINI: UN RICORDO DI ALDO CAPITINI
[Ringraziamo Luciano Capitini (per contatti: capitps at libero.it) per averci
messo a disposizione questo ricordo di Aldo Capitini, di cui tra pochi
giorni ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa.
Luciano Capitini e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nell'associazione
nazionale "Amici di Aldo Capitini", nella Rete di Lilliput e in numerose
altre esperienze e iniziative nonviolente; persona di straordinaria mitezza
e disponibilita' all'ascolto e all'aiuto, ha condotto a Pesaro una
esperienza di mediazione sociale nonviolenta; e' tra i coordinatori della
campagna "Scelgo la nonviolenza".
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura
di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza
di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; cfr. anche il capitolo dedicato a
Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi,
Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro
di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini
sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini:
www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai
utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere
richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a
Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento
Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org]

Mio padre Piero ed Aldo erano cugini primi, gli unici rimasti (per quanto ne
sapevamo) a portare quel cognome: questo, ed un affetto sincero, li portava
a volersi molto bene. Aldo era pero' cosi' fatto da non permettersi di
"intralciare" il suo percorso di impegno civile e culturale con argomenti
non strettamente pertinenti, cosi', ad esempio, non si e' mai sposato, e
tutti i suoi amici sanno che non l'ha fatto per poter dedicare tutto il suo
tempo ai suoi ideali. Lo stesso era con i parenti: era felicissimo di
incontrarci, ma questo accadeva di rado.
Aldo e' stato un accanito viaggiatore, sempre per motivi inerenti il suo
impegno: era capace di partire da Perugia, incontrare un amico alla stazione
di Firenze, ripartire dopo un'ora per Bologna, incontrare un'altra
persona... e cosi' via, sino a sera. Cosi' gli capitava sovente di venire a
Milano: in molte di quelle occasioni chiedeva di pernottare presso di noi, e
per noi era un piacere averlo - di solito per una mezz'ora, non di piu', a
cena o a pranzo con noi (e ricordo bene la sua serena intransigenza sulla
scelta vegetariana), dopo usciva per recarsi dove doveva. Cosi' non posso
dire di aver avuto una grandissima frequentazione con lui, non abbiamo mai
parlato a fondo di cose serie - qualche accenno, del tutto insufficiente,
ora, ripensandoci... quante cose avrei potuto chiedere!
*
Mi resta di lui una impressione fortissima (che coincide con quella che
trasmetteva a tutti), quella di una persona forte e gentilissima, di grande
cultura e insieme modestissima - ricordo che quando lo vedevo entrare nella
stanza questo carisma che sprigionava da lui diventava quasi tangibile.
Un paio di amici miei che ebbero la ventura di incontrarlo ne hanno serbato
una impressione profonda, ne sono rimasti colpiti ed era nata in loro una
ammirazione, una stima.
Poi Aldo e' mancato - era il '68 - ed in breve tempo ho capito il peso di
tale perdita: non avevo piu' la possibilita' di porre domande, di sapere
meglio... (spesso cosi' accade nella vita: ricordo, ad esempio, che mi
ripromettevo di trovare l'occasione di conoscere Alexander Langer, poi tutto
e' precipitato con la sua morte prematura, e non fu piu' possibile).
*
Dopo, solo dopo, ho iniziato a leggere di piu' i suoi scritti, a penetrare
la novita' del suo pensiero. E cosi', come molti altri, mi arrangio a
diffondere il suo ricordo, ma soprattutto le sue proposte, e mi e' difficile
far capire il valore di quella persona di piccola statura, dal sorriso
sereno, dall'attivita' incessante, dalla dirittura totale, che e' passato
tra noi, lasciando un segno che non e' stato raccolto appieno. Un amico ha
detto recentemente: "quando mi confronto con Aldo sono impressionato dalla
modernita' del suo pensiero, e dalla arretratezza del mio...".

3. INCONTRI. ANTONINO DRAGO: UN SEMINARIO SU LANZA DEL VASTO
[Ringraziamo Antonino Drago (per contatti: drago at unina.it) per questo
resoconto della giornata seminariale su "Il pensiero di Lanza del Vasto"
svoltasi a Pisa il 4 ottobre.
Antonino (Tonino) Drago, nato a Rimini nel 1938, e' stato il primo
presidente del Comitato ministeriale per la difesa civile non armata e
nonviolenta; gia' docente universitario di Storia della fisica
all'Universita' di Napoli, attualmente insegna Storia e tecniche della
nonviolenza all'Universita' di Firenze, e Strategie della difesa popolare
nonviolenta all'Universita' di Pisa; da sempre impegnato nei movimenti
nonviolenti, e' uno dei piu' prestigiosi peace-researcher italiani e uno dei
piu' autorevoli amici della nonviolenza. Tra le molte opere di Antonino
Drago: Scuola e sistema di potere: Napoli, Feltrinelli, Milano 1968; Scienza
e guerra (con Giovani Salio), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983;
L'obiezione fiscale alle spese militari (con G. Mattai), Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1986; Le due opzioni, La Meridiana, Molfetta; La difesa e la
costruzione della pace con mezzi civili, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq)
1997; Atti di vita interiore, Qualevita Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Storia e
tecniche della nonviolenza, La Laurenziana, Napoli 2006; Difesa popolare
nonviolenta. Premesse teoriche, principi politici e nuovi scenari, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 2006.
Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto ("Shantidas" e' il nome che gli attribui'
Gandhi) e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a
San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a Parigi e
Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in
Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza
comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e
partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E' deceduto in
Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto
segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo
pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per vela,
Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book, Milano (che ha
pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del
ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice
Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La Meridiana, Molfetta (Ba). Le
comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e persone amiche di questa
esperienza - sono diffuse in vari paesi e proseguono la riflessione e
l'esperienza del fondatore; per informazioni e contatti:
digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ o anche
xoomer.alice.it/arcadilanzadelvasto/ e ancora (in francese) www.canva.org]

Il 4 ottobre 2009 a Pisa si e' svolta la giornata seminariale su "Il
pensiero di Lanza del Vasto", promossa dal Centro Studi Lanza del Vasto e
con il patrocinio del Corso di laurea in Scienze per la pace
dellpUniversita' di Pisa.
Come da programma sono state presentate comunicazioni da vari studiosi
(universitari e non) su vari temi, ma principalmente sui testi di Lanza del
Vasto: il suo libro sul viaggio in India da Gandhi, Pellegrinaggio alle
sorgenti; il testo filosofico maturato in quarant'anni di meditazione, La
Trinite' Spirituelle (di cui si prevede la pubblicazione della traduzione
italiana a breve); quello sulla sua interpretazione del Genesi, La Montee
des Ames Vivantes; quello di teoria politica nonviolenta, I Quattro
Flagelli; i vari testi di poesie.
Tutti hanno convenuto che la lettura di questi testi e' facile, perche' il
frasario e' molto intuitivo e suggestivo, oltre che, alle volte, poetico; ma
in realta' la facilita' e' solo apparentemente. In effetti il suo stile e'
rivolto a catturare l'attenzione del lettore per convincerlo della verita'
che Lanza ha "visto" (come lui stesso dice), ma si fa poca attenzione alla
sistematicita' del discorso: che ha una struttura molto forte, ma alle volte
occorre trovarla. Questo e' il primo problema che incontra chi voglia, non
tanto seguire l'insegnamento dei suoi testi, ma studiarli.
Il suo pensiero era gia' fortemente caratterizzato nel 1925, al tempo della
sua prima conversione. Tanto che per alcuni studiosi esso poi non e'
sostanzialmente cambiato. Per altri studiosi invece il suo pensiero alla
fine si e' posto a cavallo tra Occidente ed Oriente, cercando di collegarli
in una sintesi che appare ancora oggi molto profonda. Comunque per tutti il
suo pensiero coinvolge i fondamenti di teologia, antropologia, sociologia,
economia, politologia, etica, scienza, visti sotto una luce nuova. Percio'
il secondo problema e' dato dalle tante discipline accademiche coinvolte:
per studiarlo completamente occorrerebbe padroneggiare una cultura
enciclopedica.
Per di piu' le sue opere sono sorprendentemente brevi rispetto alla
grandezza di ogni tematica affrontata; percio', si tratta innanzitutto di
circoscrivere la validita' del suo punto di vista, che e' sempre originale
ed innovativo, ma che si esprime in maniera non accademica. Questo e' il
terzo problema che incontra uno studioso delle sue opere.
Insomma, per lo studioso, le sue opere non sono poche, ne' facili, ne'
semplici. Ai problemi suddetti e' dovuto il fatto che ancora non ci sia una
indicazione chiara dei contenuti di tutte le sue opere, oltre quelli
appariscenti. Per cui ancor oggi leggere un suo libro sotto una domanda di
ricerca e' tuttora un lavoro iniziale, al cui termine non si e' sicuri di
aver colto tutte le dimensioni dell'esposizione. Tanto e' vero che a quasi
trent'anni dalla sua scomparsa, e cinquanta dalla pubblicazione di varie sue
opere, gli stessi discepoli e compagni dell'Arca non hanno promosso studi in
proposito. Solo dopo i convegni italiani (della Facolta' Teologica "S.
Luigi" di Napoli nel 2001, del Comune di S. Vito dei Normanni nel 2005, e il
convegno dell'Universita' di Pisa sulla sua filosofia) e la tesi di D. Vigne
alla Sorbona di Parigi, l'anno scorso hanno inaugurato una piccola
Universita' estiva dell'Arca, della quale una parte e' sul suo insegnamento.
*
Il 4 ottobre a Pisa le comunicazioni sulle opere hanno cercato di superare
questi problemi dando almeno una prima esposizione ragionata e valutativa
dei veri contenuti dei libri. Tra le luci e le ombre date dal suo stile
espositivo, e' risultata un'ampia materia di studio, la quale e' in gran
parte da esplorare nelle sue strutture, nella sua profondita' e nella sua
ampiezza.
Particolarmente interessante e' stata la scoperta del rapporto tra il
pensiero di Lanza del Vasto e la sua produzione poetica. Questa e'
strettamente legata ad una precisione di linguaggio e ad una calcolata
ritmicita' che da' una caratterizzazione unica alla sua produzione, ma che
purtroppo la rende quasi intraducibile in altre lingue. La comunicazione sul
tema ha messo in luce come Lanza del Vasto concepiva la poesia e il rapporto
di questa con il suo pensiero: una raffinata concezione dell'opera poetica,
del tutto originale nel secolo XX. Lo studio delle poesia alla lunga fara'
acquisire una maggiore conoscenza anche del suo pensiero filosofico.
Una ulteriore comunicazione ha esaminato Lanza del Vasto in un certo senso
dall'esterno, cioe' nella sua breve ma intensa relazione amicale con Simone
Weil, un'altra personalita' "disoccidentalizzata" rispetto al secolo XX; la
quale pero', a differenza di Lanza del Vasto, ha compiuto la sua ricerca di
vita prevalentemente all'interno delle contraddizioni dell'Occidente; e
forse per questo le e' andate a cercare, per esplorarle sulla propria pelle
e trovare una prima via d'uscita attraverso la sua sensibilita' personale di
donna.
Il dibattito della giornata e' stato franco, intenso e molto partecipato.
*
In definitiva, la giornata seminariale ha costituito, se non un gruppo di
lavoro formale, un gruppo di collaborazione nello studio dei testi di Lanza
del Vasto. La giornata ha permesso ai vari studiosi di interagire per
affrontare meglio i problemi, costruendo una conoscenza comune dei possibili
punti di vista che si possono seguire nello studiare queste opere.
Questo obiettivo e' facilitato dalla pubblicazione, avvenuta in questi
stessi giorni, del primo volume de I quaderni del Viatico (Lupo editore,
Copertino - Lecce - 2008), diario di Lanza del Vasto che copre gli anni
dalla nascita al 1925; in particolare, il secondo e il terzo capitolo sono
tutti ambientati a Pisa, dove egli studio' filosofia.
Alla fine della giornata si e' auspicato che avvengano altri incontri di
studio e convegni; il progetto e' di realizzarne uno all'Universita' di
Bergamo e uno all'Universita' di Roma Tre o alla Pontificia Universita'
Gregoriana.

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 604 del 10 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
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