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Minime. 604
- Subject: Minime. 604
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 10 Oct 2008 00:50:48 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 604 del 10 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Anna Bravo: Compagne e compagni di strada 2. Luciano Capitini: Un ricordo di Aldo Capitini 3. Antonino Drago: Un seminario su Lanza del Vasto 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento 5. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. ANNA BRAVO: COMPAGNE E COMPAGNI DI STRADA [Attraverso la Fondazione Alexander Langer (per contatti: foundation at alexanderlanger.org) riceviamo il seguente testo dal titolo completo "Compagne e compagni di strada. Il filo rosso che unisce le destinatarie e i destinatari del premio Alexander Langer dal 1997 al 2008". Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita'. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma 1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta', Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di "Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer (esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995: "Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer. Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org] Se si ripercorrono gli anni passati da quando la Fondazione Langer ha istituito il premio omonimo, ci vengono incontro persone che con il loro impegno per la pace, la liberta', la salvaguardia dei diritti umani, dell'ambiente, delle specie, avrebbero potuto essere compagne di strada di Alex, e in qualche caso lo sono state. Persone che hanno il talento di saper viaggiare con la sua leggerezza, di costruire ponti fra realta' contrapposte, di agire nei conflitti con lo spirito della nonviolenza, di guardare con amore al mondo del senziente non umano. Ma si tratta anche di donne e uomini molto diversi fra loro per inclinazioni politiche e religiose, collocazione sociale, eta', professione, vicende personali, ruoli familiari: una scrittrice e politica algerina, una pediatra kosovara, una sociologa belgradese, un operaio del Petrolchimico di Porto Marghera, due donne ruandesi, una contadina e l'altra medico, tre docenti (un israeliano dell'universita' di Beer Sheva, un palestinese dell'universita' di Betlemme, una cinese dell'universita' di Pechino), una biologa ecuadoregna, una fondazione culturale polacca, una psichiatra bosniaca, una ostetrica di Bali, un giovane sudafricano, una donna somala figlia dell'ultimo sultano di Merca. Nelle motivazioni dei premi, potrete leggere della loro vita e delle loro lotte. * Non c'e' da stupirsi di questa eterogeneita'. Su come interpretare i comportamenti umani, in particolare in relazione all'evento spartiacque della Shoah, si sono confrontate la sociologia, la psicologia, le scienze della politica, in minor misura anche la storia. Non hanno portato lontano ne' i tentativi di mettere a fuoco una "personalita' autoritaria" o, all'apposto, "altruistica" ne' di individuare gruppi sociali, professionali, politici, caratterizzati da una maggiore presenza dell'uno o dell'altro "tipo umano". E' risultato quasi impossibile stabilire affinita' sul piano dei percorsi e degli orientamenti di chi scelse di agire per il bene, oppure si trovo' a farlo prima ancora di averlo deciso. Fra i grandi soccorritori degli ebrei negli anni '39-'45, figurano Giorgio Perlasca, un commerciante ex volontario franchista nella guerra di Spagna, Wallemberg, aristocratico svedese, Schindler, un affarista amante del lusso, Andre' Trocme', pastore protestante e leader spirituale del villaggio francese di Le Chambon dove molte famiglie ebree rimasero nascoste per quattro anni. A capire che i vecchi codici di comportamento erano inadeguati a una situazione in cui l'azione morale di aiuto era illegale e l'azione immorale era la legalita', spesso non furono persone di particolare tempra etica o spessore culturale. Furono donne e uomini che si distinguevano per la forza dell'individualita', in qualche caso per un certo scetticismo verso il potere costituito, doti tanto preziose per preservare l'autonomia di giudizio e il senso della responsabilita' personale, quanto rare. In Germania (ma anche nei paesi occupati), la maggioranza dei cittadini evito' di esporsi, e con vari gradi di compromissione e di acquiescenza si adeguo' all'ordine nazista. Se non che, come scrive Hannah Arendt, dire di essere stati costretti o di aver obbedito agli ordini e' un'argomentazione vuota, perche' l'obbedienza e' una categoria applicabile esclusivamente ai bambini. Gli adulti sono, se mai, indotti in tentazione. * Ma pur nelle differenze, fra i nostri premiati e premiate alcuni tratti comuni esistono. Innanzitutto, sono singoli e singole oppure coppie, non soggetti collettivi, tranne in un caso. Sono quasi sempre persone che inizialmente non avevano ruoli istituzionali nelle Ong, in organizzazioni assistenziali e di pace (se mai ne diventano fondatrici) ne' cariche amministrative e religiose, a volte neppure una precisa collocazione politica o un passato di militanza. Persone che hanno reagito alla violenza, all'ingiustizia, all'oblio dei crimini del passato, partendo dalla realta' che era sotto i loro occhi e che per questo hanno spesso dato un nuovo corso alla propria vita. Pensiamo a Ding Zilin, docente di filosofia, iscritta al Partito comunista, madre di un diciassettenne ucciso nei massacri di piazza Tiananmen, che lavora da 14 anni per restituire alle vittime un volto e un nome, stendendo un catalogo dei morti e un altro dei sopravvissuti rimasti mutilati e invalidi. Ai tempi del premio Langer era poco nota, oggi e' ritenuta in tutto il mondo la figura piu' significativa del dissenso cinese. Pensiamo a Jacqueline Mukansonera, di etnia hutu, di religione cristiana, che quando si e' trovata davanti la tutsi Yolande Mukagasana l'ha salvata a rischio della vita nascondendola nella propria casa - e quasi non la conosceva. A Gabriele Bortolozzo, che nel 1973 - tempi lontanti dalla sensibilita' ecologista - viene a sapere che il Cvm e' cancerogeno per le persone, oltre che devastante per l'ambiente, e avvia una vera e propria indagine sul campo costruendo liste di nomi di morti e di ammalati, e si trasforma in un esperto in grado di fornire alla magistratura il primo dossier sul petrolchimico. Maana Suldaan, durante la crisi che investe la Somalia dopo il crollo del regime di Siad Barre nel 1992, vede le strade di Merka affollate di donne e bambini in fuga dalla violenza e dalla fame, e apre loro le porte della sua casa, li cura, li nutre con l'aiuto di un gruppo di donne somale; in seguito fonda un'organizzazione non governativa e un villaggio, un'oasi di verde nel deserto e di traquillita' nel caos del paese. Natasa Kandic, serba, legata alle Donne in nero di Belgrado e cofondatrice nel 1992 dello Humanitarian Law Center, nel 1996 apre a Pristina un ufficio dello Hlc per indagare sulla sorte dei kosovari incarcerati in Serbia, e durante la guerra va appena possibile sul posto per salvare qualcuno portandoselo via in taxi; oggi dice: "In questo modo ho potuto costatare di persona quanto fosse importante per loro che qualcuno venisse da Belgrado, per vedere come vivevano e per stare con loro". La kosovara Vjosa Dobruna, dopo aver perso il lavoro come tutti i medici e insegnanti albanesi, da' vita a Pristina a un "Centro per la protezione delle donne e dei bambini", all'esplodere della guerra lo trasforma in un ospedale di fortuna e persino nel campo profughi riesce a mettere in piedi una struttura simile a quella di Pristina. Irfanka Pasagic, nata a Srebrenica, dopo aver vissuto nel 1993 la deportazione in una delle prime ondate di pulizie etniche, ha creato a Tuzla in tempi brevissimi il centro "Tuzlanska Amica", che grazie alle adozioni a distanza ha dato una famiglia a 800 piccoli ed e' diventato uno dei pochi luoghi dove donne, bambini, disabili, uomini traumatizzati, possono ricevere assistenza medica, psicologica, sociale, legale. Subito dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004, Ibu Robin corre a Aceh, nell'isola di Sumatra, una regione dove e' morto il 70% della popolazione, dove il tessuto sociale e' distrutto e i sopravvissuti gravemente traumatizzati, e inizia una straordinaria opera di ostetricia d'emergenza, organizzando dal niente un consultorio dove si curano anche i parenti infermi che a volte le donne portano con se'. Dopo aver scoperto di essere stato contagiato dall'Aids, Zackie Achmat, militante anti-apartheid, decide di concentrare il proprio impegno sulla lotta alla malattia e alla discriminazione contro donne e uomini gay; nel 1994 fonda la National Coalition for Gay and Lesbian Equality, nel 1998 la Treatement Action Campaign (Tac), per la diffusione delle terapie. Sono conferme che le iniziative solidali non dipendono tanto da una inverificabile personalita' preesistente, nascono piuttosto dall'incontro empatico con la vulnerabilita' e il bisogno di aiuto di chi soffre, con gli effetti della devastazione, dell'ingiustizia, dell'ottusa banalita' del male. * E' dunque la trasformazione di se' a partire dall'esperienza diretta la prima cifra comune ai nostri premiati e premiate, che si intreccia al registro della cura, la virtu' quotidiana cara a Todorov, la virtu' di chi mette al primo posto le persone e le relazioni. La seconda e' l'importanza speciale che la memoria ha nella loro opera. Ce lo faceva notare nel 2002 Anna Segre, che aveva scelto per se' il ruolo complesso di candela della memoria, ricostruendo la storia dei suoi genitori durante la persecuzione contro gli ebrei. A volte e' lo sforzo di salvaguardare la memoria di un evento, di una situazione e dei loro protagonisti e vittime. Ding Zilin disputa il figlio all'oblio cui il regime cinese ha condannato lui e gli altri morti di Tienanmen. I figli di Gabriele Bortolozzo tramandano attraverso una associazione l'opera del padre. Yolande oggi e' impegnata nello spettacolo teatrale Rwanda 94: Tentative de reparation symbolique envers les morts a' l'usage des vivants. In altri casi si tratta di tutelare la memoria di comunita', di gruppi, di popolazioni. La fondazione Progranicze fa rivivere alcuni luoghi della cultura e della religione ebraiche, alcune tradizioni tzigane e delle minoranze ucraine e bielorusse. Dan Bar-On e Sami Adwan si confrontano con la storia dei loro popoli pesando con cuore vigile le ragioni di ciascuno. Esperanza Martinez si muove fra memorie di comunita' e paesaggi minacciati dagli insediamenti delle industrie petrolifere. * A rendere ancora piu' ammirevole (e piu' difficile) l'opera dei nostri premiati e premiate e' il loro assunto di base: la memoria, la tradizione, non sono un feticcio cui inchinarsi, non sono "il bene"; rappresentano un patrimonio di cui tener conto, ma sottoponendolo al vaglio dell'esperienza e della speranza in un cambiamento positivo. Lo insegna Khalida Toumi Messaoudi, la "portatrice di molti fardelli", che incarna, lei ancora giovane, i lunghi sforzi per salvare il ricordo della lotta di liberazione algerina, e insieme per contrastare le disparita' uomo/donna ereditate (e coltivate) dai militanti. Lo insegna Ibu Robin che usa rimedi tradizionali e lavora per unificare i saperi di Bali, delle Filippine, della Malaysia, delle Hawaii, ma reagisce energicamente alle proteste della gente di Aceh per l'amore fra un volontario cristiano e una ragazza islamica del posto: la clinica, dice Ibu Robin, e' di tutti e di nessuno, senza limiti ed esclusioni. Con la sua campagna per l'accesso universale ai farmaci anti-aids, Zackie Achmat urta frontalmente alcuni pregiudizi sulla malattia e sulla sua cura diffusi in Sud Africa, mentre Maana, che opera secondo la tradizione di solidarieta' comunitaria delle famiglie eminenti, la rinnova a fondo tentando di superare le divisioni tribali, di casta e di sesso e per combattere il dramma delle mutilazioni genitali cerca di mediare trasformandole in un rito incruento. In pieno clima di esaltazione nazionalista Natasa, Vjosa, Irfanka, si oppongono alla memoria ufficiale dei loro paesi, che fra l'altro e' in parte inventata a fini di proganda: tutte e tre vogliono una patria "non etnica", in cui le persone possano esprimere liberamente se stesse, anzi i molti se stessi che convivono in ciascuno di noi. * Ecco il terzo punto comune: una concezione dell'indentita' che si colloca al polo opposto delle immagini pietrificate, totalizzanti e totalitarie, proposte dall'etnia e dalla nazionalita'. Un'identita' come costellazione di piu' elementi, mobile e fluida, aperta alla trasformazione. Non e' una concezione nuova, ce l'hanno insegnato le scienze umane e sociali, lo verifichiamo nella nostra esperienza, a saperla ascoltare. Ma e' complicato, e molto pericoloso, mantenersi fedeli a questa vocazione plurale quando ci si trova in situazioni di guerra civile o etnica, di oppressione, di semplificazioni forzate, di dominio della logica amico/nemico. Sentirsi interni a mondi diversi puo' essere l'occasione di scontro piu' duro con la propria parte, con compagni di strada cui spesso si e' legati profondamente. Eppure Khalida, condannata a morte dagli integralisti islamici e costretta a vivere semiclandestina per anni, non ha mai smesso di rivendicare la propria liberta' di essere berbera e algerina, musulmana e razionalista. Vjosa Dobruna, che ha partecipato alla resistenza nonviolenta kosovara, e dalla sua crisi e' stata spinta a chiedersi se in alcuni casi ci sia un'alternativa alla lotta armata, si definisce "donna, pediatra, kosovara, figlia di qualcuno". Sono esempi di questa identita' mobile - un rapporto con se stessi e gli altri che si calibra sulle situazioni senza rinnegarsi. Forse poter scegliere un modello di condotta o una linea politica e attenercisi, sarebbe un sollievo per le nostre amiche e amici, una protezione dalla fatica del dubbio - ma un sollievo che non e' nella loro corde ricercare. * Un'ultima osservazione. Delle persone premiate, la maggioranza sono donne. Il che non vuole ovviamente dire che il genere femminile in quanto tale goda di una moralita' superiore; suggerisce piuttosto che molte donne sono piu' esperte degli uomini nell'arte di negoziare con l'avversario, di non generalizzare impropriamente, di pesare il rapporto costi-benefici, di muoversi con duttilita' di fronte all'imprevisto. Sono forme di azione e pensiero cosi' presenti nell'esperienza delle donne che se le pratica un uomo lo si rimprovera di comportarsi in modo femminile, di sostituire ai principi la valutazione caso per caso, di aderire alla mutevolezza delle situazioni fino a cadere nella temuta "mancanza di oggettivita'". Nelle storie delle nostre premiate si scopre anche l'importanza delle relazioni fra donne - Maana e le sue collaboratrici somale, Ibu Robin e le sue infermiere, l'amicizia fra Natasa Kandic e Vjosa Dobruna, fra Jacqueline Mukansonera e Yolande Mukagasana, il legame tra Irfanka Pasagic e le donne di "Spazio Pubblico" di Bologna, che fin dagli inizi sostengono "Tuzlanska Amica" nell'ambito del progetto "Ponti di donne tra i confini". Rispetto a moltissimi altri soggetti culturali, un merito che possiamo riconoscerci e' la capacita' di guardare piu' attentamente alle donne e a quel che nasce nelle e dalle loro relazioni. * I testi cui si fa riferimento sono, in successione: - Th. W. Adorno, E. Frenkel-Brunswick, D. Levinson, R. N. Sanford, La personalita' autoritaria, Edizioni di Comunita', Milano 1973, ed. or. 1950. - H. Arendt, Le origini del totalitarismo, Edizioni di Comunita', Milano 1996, ed. or. 1951. - H. Arendt, Appendice a La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1993, ed. or. 1963. - A. Zamperini, Psicologia dell'inerzia e della solidarieta'. Lo spettatore di fronte alle atrocita' collettive, Einaudi, Torino 2001. - T. Todorov, Di fronte all'estremo, Garzanti, Milano 1992. 2. MEMORIA. LUCIANO CAPITINI: UN RICORDO DI ALDO CAPITINI [Ringraziamo Luciano Capitini (per contatti: capitps at libero.it) per averci messo a disposizione questo ricordo di Aldo Capitini, di cui tra pochi giorni ricorre il quarantesimo anniversario della scomparsa. Luciano Capitini e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nell'associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini", nella Rete di Lilliput e in numerose altre esperienze e iniziative nonviolente; persona di straordinaria mitezza e disponibilita' all'ascolto e all'aiuto, ha condotto a Pesaro una esperienza di mediazione sociale nonviolenta; e' tra i coordinatori della campagna "Scelgo la nonviolenza". Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org] Mio padre Piero ed Aldo erano cugini primi, gli unici rimasti (per quanto ne sapevamo) a portare quel cognome: questo, ed un affetto sincero, li portava a volersi molto bene. Aldo era pero' cosi' fatto da non permettersi di "intralciare" il suo percorso di impegno civile e culturale con argomenti non strettamente pertinenti, cosi', ad esempio, non si e' mai sposato, e tutti i suoi amici sanno che non l'ha fatto per poter dedicare tutto il suo tempo ai suoi ideali. Lo stesso era con i parenti: era felicissimo di incontrarci, ma questo accadeva di rado. Aldo e' stato un accanito viaggiatore, sempre per motivi inerenti il suo impegno: era capace di partire da Perugia, incontrare un amico alla stazione di Firenze, ripartire dopo un'ora per Bologna, incontrare un'altra persona... e cosi' via, sino a sera. Cosi' gli capitava sovente di venire a Milano: in molte di quelle occasioni chiedeva di pernottare presso di noi, e per noi era un piacere averlo - di solito per una mezz'ora, non di piu', a cena o a pranzo con noi (e ricordo bene la sua serena intransigenza sulla scelta vegetariana), dopo usciva per recarsi dove doveva. Cosi' non posso dire di aver avuto una grandissima frequentazione con lui, non abbiamo mai parlato a fondo di cose serie - qualche accenno, del tutto insufficiente, ora, ripensandoci... quante cose avrei potuto chiedere! * Mi resta di lui una impressione fortissima (che coincide con quella che trasmetteva a tutti), quella di una persona forte e gentilissima, di grande cultura e insieme modestissima - ricordo che quando lo vedevo entrare nella stanza questo carisma che sprigionava da lui diventava quasi tangibile. Un paio di amici miei che ebbero la ventura di incontrarlo ne hanno serbato una impressione profonda, ne sono rimasti colpiti ed era nata in loro una ammirazione, una stima. Poi Aldo e' mancato - era il '68 - ed in breve tempo ho capito il peso di tale perdita: non avevo piu' la possibilita' di porre domande, di sapere meglio... (spesso cosi' accade nella vita: ricordo, ad esempio, che mi ripromettevo di trovare l'occasione di conoscere Alexander Langer, poi tutto e' precipitato con la sua morte prematura, e non fu piu' possibile). * Dopo, solo dopo, ho iniziato a leggere di piu' i suoi scritti, a penetrare la novita' del suo pensiero. E cosi', come molti altri, mi arrangio a diffondere il suo ricordo, ma soprattutto le sue proposte, e mi e' difficile far capire il valore di quella persona di piccola statura, dal sorriso sereno, dall'attivita' incessante, dalla dirittura totale, che e' passato tra noi, lasciando un segno che non e' stato raccolto appieno. Un amico ha detto recentemente: "quando mi confronto con Aldo sono impressionato dalla modernita' del suo pensiero, e dalla arretratezza del mio...". 3. INCONTRI. ANTONINO DRAGO: UN SEMINARIO SU LANZA DEL VASTO [Ringraziamo Antonino Drago (per contatti: drago at unina.it) per questo resoconto della giornata seminariale su "Il pensiero di Lanza del Vasto" svoltasi a Pisa il 4 ottobre. Antonino (Tonino) Drago, nato a Rimini nel 1938, e' stato il primo presidente del Comitato ministeriale per la difesa civile non armata e nonviolenta; gia' docente universitario di Storia della fisica all'Universita' di Napoli, attualmente insegna Storia e tecniche della nonviolenza all'Universita' di Firenze, e Strategie della difesa popolare nonviolenta all'Universita' di Pisa; da sempre impegnato nei movimenti nonviolenti, e' uno dei piu' prestigiosi peace-researcher italiani e uno dei piu' autorevoli amici della nonviolenza. Tra le molte opere di Antonino Drago: Scuola e sistema di potere: Napoli, Feltrinelli, Milano 1968; Scienza e guerra (con Giovani Salio), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; L'obiezione fiscale alle spese militari (con G. Mattai), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986; Le due opzioni, La Meridiana, Molfetta; La difesa e la costruzione della pace con mezzi civili, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Atti di vita interiore, Qualevita Torre dei Nolfi (Aq) 1997; Storia e tecniche della nonviolenza, La Laurenziana, Napoli 2006; Difesa popolare nonviolenta. Premesse teoriche, principi politici e nuovi scenari, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2006. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto ("Shantidas" e' il nome che gli attribui' Gandhi) e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a Parigi e Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E' deceduto in Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per vela, Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book, Milano (che ha pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze; In fuoco e spirito, La Meridiana, Molfetta (Ba). Le comunita' dell'Arca - cosi' come gruppi e persone amiche di questa esperienza - sono diffuse in vari paesi e proseguono la riflessione e l'esperienza del fondatore; per informazioni e contatti: digilander.libero.it/arcadilanzadelvasto/ o anche xoomer.alice.it/arcadilanzadelvasto/ e ancora (in francese) www.canva.org] Il 4 ottobre 2009 a Pisa si e' svolta la giornata seminariale su "Il pensiero di Lanza del Vasto", promossa dal Centro Studi Lanza del Vasto e con il patrocinio del Corso di laurea in Scienze per la pace dellpUniversita' di Pisa. Come da programma sono state presentate comunicazioni da vari studiosi (universitari e non) su vari temi, ma principalmente sui testi di Lanza del Vasto: il suo libro sul viaggio in India da Gandhi, Pellegrinaggio alle sorgenti; il testo filosofico maturato in quarant'anni di meditazione, La Trinite' Spirituelle (di cui si prevede la pubblicazione della traduzione italiana a breve); quello sulla sua interpretazione del Genesi, La Montee des Ames Vivantes; quello di teoria politica nonviolenta, I Quattro Flagelli; i vari testi di poesie. Tutti hanno convenuto che la lettura di questi testi e' facile, perche' il frasario e' molto intuitivo e suggestivo, oltre che, alle volte, poetico; ma in realta' la facilita' e' solo apparentemente. In effetti il suo stile e' rivolto a catturare l'attenzione del lettore per convincerlo della verita' che Lanza ha "visto" (come lui stesso dice), ma si fa poca attenzione alla sistematicita' del discorso: che ha una struttura molto forte, ma alle volte occorre trovarla. Questo e' il primo problema che incontra chi voglia, non tanto seguire l'insegnamento dei suoi testi, ma studiarli. Il suo pensiero era gia' fortemente caratterizzato nel 1925, al tempo della sua prima conversione. Tanto che per alcuni studiosi esso poi non e' sostanzialmente cambiato. Per altri studiosi invece il suo pensiero alla fine si e' posto a cavallo tra Occidente ed Oriente, cercando di collegarli in una sintesi che appare ancora oggi molto profonda. Comunque per tutti il suo pensiero coinvolge i fondamenti di teologia, antropologia, sociologia, economia, politologia, etica, scienza, visti sotto una luce nuova. Percio' il secondo problema e' dato dalle tante discipline accademiche coinvolte: per studiarlo completamente occorrerebbe padroneggiare una cultura enciclopedica. Per di piu' le sue opere sono sorprendentemente brevi rispetto alla grandezza di ogni tematica affrontata; percio', si tratta innanzitutto di circoscrivere la validita' del suo punto di vista, che e' sempre originale ed innovativo, ma che si esprime in maniera non accademica. Questo e' il terzo problema che incontra uno studioso delle sue opere. Insomma, per lo studioso, le sue opere non sono poche, ne' facili, ne' semplici. Ai problemi suddetti e' dovuto il fatto che ancora non ci sia una indicazione chiara dei contenuti di tutte le sue opere, oltre quelli appariscenti. Per cui ancor oggi leggere un suo libro sotto una domanda di ricerca e' tuttora un lavoro iniziale, al cui termine non si e' sicuri di aver colto tutte le dimensioni dell'esposizione. Tanto e' vero che a quasi trent'anni dalla sua scomparsa, e cinquanta dalla pubblicazione di varie sue opere, gli stessi discepoli e compagni dell'Arca non hanno promosso studi in proposito. Solo dopo i convegni italiani (della Facolta' Teologica "S. Luigi" di Napoli nel 2001, del Comune di S. Vito dei Normanni nel 2005, e il convegno dell'Universita' di Pisa sulla sua filosofia) e la tesi di D. Vigne alla Sorbona di Parigi, l'anno scorso hanno inaugurato una piccola Universita' estiva dell'Arca, della quale una parte e' sul suo insegnamento. * Il 4 ottobre a Pisa le comunicazioni sulle opere hanno cercato di superare questi problemi dando almeno una prima esposizione ragionata e valutativa dei veri contenuti dei libri. Tra le luci e le ombre date dal suo stile espositivo, e' risultata un'ampia materia di studio, la quale e' in gran parte da esplorare nelle sue strutture, nella sua profondita' e nella sua ampiezza. Particolarmente interessante e' stata la scoperta del rapporto tra il pensiero di Lanza del Vasto e la sua produzione poetica. Questa e' strettamente legata ad una precisione di linguaggio e ad una calcolata ritmicita' che da' una caratterizzazione unica alla sua produzione, ma che purtroppo la rende quasi intraducibile in altre lingue. La comunicazione sul tema ha messo in luce come Lanza del Vasto concepiva la poesia e il rapporto di questa con il suo pensiero: una raffinata concezione dell'opera poetica, del tutto originale nel secolo XX. Lo studio delle poesia alla lunga fara' acquisire una maggiore conoscenza anche del suo pensiero filosofico. Una ulteriore comunicazione ha esaminato Lanza del Vasto in un certo senso dall'esterno, cioe' nella sua breve ma intensa relazione amicale con Simone Weil, un'altra personalita' "disoccidentalizzata" rispetto al secolo XX; la quale pero', a differenza di Lanza del Vasto, ha compiuto la sua ricerca di vita prevalentemente all'interno delle contraddizioni dell'Occidente; e forse per questo le e' andate a cercare, per esplorarle sulla propria pelle e trovare una prima via d'uscita attraverso la sua sensibilita' personale di donna. Il dibattito della giornata e' stato franco, intenso e molto partecipato. * In definitiva, la giornata seminariale ha costituito, se non un gruppo di lavoro formale, un gruppo di collaborazione nello studio dei testi di Lanza del Vasto. La giornata ha permesso ai vari studiosi di interagire per affrontare meglio i problemi, costruendo una conoscenza comune dei possibili punti di vista che si possono seguire nello studiare queste opere. Questo obiettivo e' facilitato dalla pubblicazione, avvenuta in questi stessi giorni, del primo volume de I quaderni del Viatico (Lupo editore, Copertino - Lecce - 2008), diario di Lanza del Vasto che copre gli anni dalla nascita al 1925; in particolare, il secondo e il terzo capitolo sono tutti ambientati a Pisa, dove egli studio' filosofia. Alla fine della giornata si e' auspicato che avvengano altri incontri di studio e convegni; il progetto e' di realizzarne uno all'Universita' di Bergamo e uno all'Universita' di Roma Tre o alla Pontificia Universita' Gregoriana. 4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 5. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 604 del 10 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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