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Minime. 603
- Subject: Minime. 603
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 9 Oct 2008 00:51:13 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 603 del 9 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Danilo Dolci: Sulla tomba di Gandhi 2. Ogni giorno la nonviolenza 3. Gabriele Aquilina: Nonviolenza e stili di vita 4. Paolo Farinella: La nonviolenza, l'asino e il cavallo 5. Angela Giuffrida: Un mondo nonviolento e' possibile? 6. Claudio Torrero: Con la forza della verita' 7. Il "Cos in rete" di settembre 8. Letture: Iginio Ariemma, Luisa Bellina (a cura di), Bruno Trentin. Dalla guerra partigiana alla Cgil 9. Riletture: Flannery O'Connor, Sola a presidiare la fortezza 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. MAESTRI. DANILO DOLCI: SULLA TOMBA DI GANDHI [Ringraziamo Amico Dolci (per contatti: amicodolci at libero.it) per averci inviato come contributo per la Giornata della nonviolenza la poesia che suo padre Danilo ha scritto sulla tomba di Gandhi (ora in Danilo Dolci, Il limone lunare (1968-'69), Edizioni Martina, Bologna 1997). Amico Dolci, musicista e amico della nonviolenza, figlio di Danilo Dolci, ne prosegue l'opera educativa e di suscitamento e riconoscimento di umanita'. Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005; Raffaello Saffioti, Democrazia e comunicazione. Per una filosofia politica della rivoluzione nonviolenta, Palmi (Rc) 2007. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.it, danilo1970.interfree.it, www.danilodolci.toscana.it, www.inventareilfuturo.com, www.cesie.org, www.nonviolenti.org Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006] E' qui sotto, il residuo del tuo corpo. Sperimentavi come puo' deviare la storia, richiedendo risorse prima a te. Chi ti ha assassinato, non comprendeva si colpiva, suicida - e ancora da te muove fiducia e rimorso, come da pochi vivi. Mani screpolate toccano la pietra per esserti vicino: scalza una fresca giovane medita succhiata dal suo piccolo; un campagnolo, con le scarpe nuove; un'anziana ti parla senza voce. Arriva gente che ha sentito dire sapevi essere forte, senza odiare. 2. MATERIALI. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA Proseguiamo la pubblicazione degli interventi ricevuti in occasione della Giornata internazionale della nonviolenza che si e' celebrata il 2 ottobre. Altri ne pubblicheremo nei prossimi giorni. E ringraziamo ancora tutte le persone che ci hano inviato loro contributi. 3. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. GABRIELE AQUILINA: NONVIOLENZA E STILI DI VITA [Ringraziamo Gabriele Aquilina (per contatti: gabriele.aquilina at tin.it) per questo intervento] Da qualche anno a Narni (in provincia di Terni) una rete di associazioni locali organizza cicli di incontri sulla nonviolenza e le sue implicazioni: opposizione alle guerre, giustizia sociale ed economica, rispetto dell'ambiente. Quest'anno, su indicazione dei partecipanti ai precedenti cicli, abbiamo pensato di mettere a fuoco il rapporto tra pratica della nonviolenza e stile di vita. Siamo infatti convinti che il nostro impegno civile e politico puo' essere efficace solo se e' coerente con il nostro comportamento quotidiano, in base al principio gandhiano per cui possiamo chiedere agli altri (e alla societa') solo quello che siamo pronti a realizzare in prima persona nella nostra vita. Affronteremo i diversi argomenti (consumi domestici, gestione dei rifiuti, trasporto pubblico e privato, consumo critico, ecc.) in due momenti distinti: un incontro di formazione/informazione con un esperto di ogni settore; un "laboratorio delle idee" in cui noi partecipanti, con l'aiuto di un facilitatore, saremo chiamati ad elaborare proposte concrete da realizzare individualmente, collettivamente, o interagendo con istituzioni. Vogliamo infatti che questo percorso non sia solo di autoformazione ma anche di progettazione e di intervento. Le associazioni coinvolte e le persone referenti sono: Narni per la pace (Flora Scaia); Legambiente di Narni (Valeria Cerasoli); Arciragazzi di Narni (Andrea Proietti); La Scintilena (Andrea Scatolini). 4. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. PAOLO FARINELLA: LA NONVIOLENZA, L'ASINO E IL CAVALLO [Ringraziamo Paolo Farinella (per contatti: paolo_farinella at fastwebnet.it) per questo intervento, sintesi rielaborata di "Asino vs cavallo", articolo piu' ampio apparso in "Missioni Consolata", anno 108, n. 4, 2006] Nella giornata della nonviolenza i credenti non possono non interrogarsi sull'atteggiamento di fondo che deve avere il discepolo di Gesu' riguardo a questa condizione essenziale dell'esistere. La nonviolenza non e' solo un metodo (e' anche questo) e non e' mai una concessione (non lo e' mai): essa e' una disposizione dell'anima come profezia di un Dio che non viene tra gli squilli di tromba di eserciti armati, ma "maltrattato, si lascio' umiliare e non apri' la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non apri' la sua bocca" (Is 53,7). Nel Nuovo Testamento c'e' una immagine che quasi mai viene meditata e contemplata come icona pulsante della nonviolenza attiva: Gesu' che entra a Gerusalemme a dorso di un asina col suo puledro. Cavalcando l'asina, Gesu' realizza la profezia del profeta messianico Zaccaria, citato espressamente nel racconto di Matteo: "Dite alla figlia di Sion: Ecco, il tuo re viene a te mite, seduto su un'asina, con un puledro figlio di bestia da soma" (Mt 21,5). Il Messia e' "il principe della pace" (Is 9,5) e puo' entrare in Gerusalemme solo cavalcando un'asina, perche' uno dei suoi compiti sara' quello di fare sparire i cavalli e i carri da guerra (cf Zc 9,9-10). Cavalcando un'asina per il suo ingresso nella citta' di "Davide, suo padre" (Lc 1,32) dove la folla lo acclama "figlio di Davide" (Mt 21,9), Gesu' fa una scelta di campo e di metodo: sceglie i poveri e i bambini come cittadini privilegiati del suo Regno messianico le cui relazioni saranno guidate dal metodo della nonviolenza contro ogni forma di sopraffazione e ogni forma di guerra simboleggiate nel "cavallo". * La tradizione biblica oppone i due animali. L'asino e' simbolo del lavoro e della pace, e' bestia da soma (Gen 22,3.5; 42,27; 44,13; Es 4,20; 23,4-5; Nm 22,22-23; Dt 22,10; Gs 15,18; Gdc 1,14; 1Sam 25,20.23.42; 2Sam 17, 23; Lc 10,34), fa girare le macine dei mulini (cf Is 30,24; 32,20; Mt 18,6) e in Egitto le ruote dei pozzi. L'asino non e' mai usato come "arma" di guerra. Il cavallo, al contrario, animale superbo e solenne non e' mai usato per i lavoro dei campi, ma e' utilizzato solo per i combattimenti come una vera macchina da guerra (Sal 20,8; 33,17; 76,7; 147,10; Pr 21,31; Is 31,3; Os 1,7). Il cavallo e' considerato arma pesante, specialmente se unito al carro ed esprime la potenza di chi li possiede. L'espressione "cavallo e cavaliere" diventa espressione tecnica per indicare una perfetta macchina da guerra inarrestabile che solo Dio sa affrontare e distruggere (Es 15,1.21: Gb 39,18: Ger 51,21). Carri e cavalli rivelano una supremazia bellica, un forte deterrente contro eventuali attacchi. L'uomo che ostenta la sicurezza dei suoi cavalli armati di carri e' il Faraone, il simbolo stesso del nemico di Dio, l'emblema del persecutore, dell'oppressore (Es 14,9.23). Oggi corrisponderebbe ad un carro armato missilistico. Il profeta Zaccaria (citato espressamente da Mt 21,5) prosegue cosi': "Fara' sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l'arco della guerra sara' spezzato, annunziera' pace alle genti" (Zc 9,10). Carri e cavalli, cioe' l'ignominia della guerra (cf Is 2,1-5). Di norma i figli d'Israele combattono a piedi, risultando cosi' molto lenti di fronte a chi e' piu' forte e potente, ma e' proprio questa la loro specificita'. Non e' Israele che combatte e vince o perde, ma e' Dio che guida Israele se essi non confidano nella potenza esteriore o nel numero, ma hanno fede in Yhwh che li protegge da ogni pericolo e sopruso. Mose' prima di morire aveva messo in guardia: "Quando andrai in guerra contro i tuoi nemici e vedrai cavalli, carri e un popolo piu' numeroso di te, non ne avere paura: perche' il Signore tuo Dio e' con te, lui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto" (Dt 20,1-4, qui v. 1), cioe' ti ha liberato dalla prepotenza del faraone nonostante i suoi carri e i suoi cavalli. Mose' puo' dire queste parole perche' aveva gia' sperimentato che la vittoria sul feroce Amalek non e' dovuta alla forza del suo esercito, ma alla sua preghiera: "Quando Mose' alzava le mani, Israele era il piu' forte, ma quando le lasciava cadere, era piu' forte Amalek" (Es 17,9-15). La preghiera e' lo scudo del credente in ogni avversita' della vita, fisica o spirituale. I martiri di tutti i tempi hanno sempre vinto i loro aggressori non con le spade, ma con la preghiera fino al dono della vita. Nel 703/702 a. C. il re Ezechia invia un'ambasciata in Egitto a chiedere aiuto contro l'Assiria di Sennacherib che era la potenza internazionale dell'epoca: una piccola e insignificante nazione vuole schierarsi accanto alla "grande potenza" per averne un tornaconto e non essere schiacciata. E' come se l'Italia, emarginata dai tavoli diplomatici internazionali, per contare qualcosa si fosse schierata a fianco della potenza degli Stati Uniti nella guerra preventiva contro l'Iraq pur di avere uno scampolo di visibilita' all'ombra del potente di turno. Contro questa politica di alleanze di comodo si schiera il profeta Isaia che profetizza: "Guai a quanti scendono in Egitto per cercare aiuto, e pongono la speranza nei cavalli, confidano nei carri perche' numerosi e sulla cavalleria perche' molto potente, senza guardare al Santo d'Israele e senza cercare il Signore" (Is 31,1). Il profeta pensa a quanto e' avvenuto in un altro viaggio, dall'Egitto alla Terra Promessa, nell'esodo, quando il Faraone si credeva forte perche' aveva un potente esercito che nulla ha potuto contro gli ebrei inermi, privi di armi, ma guidati dal Signore che camminava alla testa della colonna durante il passaggio del Mar Rosso: "Ha gettato in mare cavallo e cavaliere. Mia forza e mio canto e' il Signore, egli mi ha salvato... I carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare e i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mar Rosso. Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra" (Es 15,1-5). * In questo contesto, il profeta Zaccaria annuncia il Re-Messia che cavalca un asino, anzi un puledro di asina, cioe' un animale mite, ma anche fragile e debole come un puledro. Cavalcando un'asina per entrare in Gerusalemme, si presenta come l'erede messianico del re Davide che viaggiava sulla mula e non sul cavallo (cf 1Re 1,38) e come colui che ha del potere un concetto di servizio e non di sopraffazione: "Voi sapete come coloro i quali sono ritenuti capi delle nazioni le tiranneggiano, e come i loro principi le opprimono. 43 Non cosi' dev'essere tra voi; ma piuttosto, se uno tra voi vuole essere grande, sia vostro servo, 44 e chi tra voi vuole essere primo, sia schiavo di tutti. 45 Infatti il Figlio dell'uomo non e' venuto per essere servito, ma per servire e per dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,42-45). Il suo regno veramente non e' di questo mondo (cf Gv 18,36). Un re che viene su un asino non incute terrore, ma ispira mitezza perche' si presenta sulla cavalcatura usuale che i contadini utilizzano ogni giorno: Il re-Messia e' uno di noi che sta dalla nostra parte. Non viene per estorcere o per occupare, ma viene per servire il suo popolo e guidarlo con una politica di pacifico governo: "su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. 4 Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perche' tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza" (Sal 23/22, 2-4). Colui che si presentato a dorso di un'asina, re pacifico e nonviolento, crocifisso per amore, non puo' difendersi con gli eserciti all'uso del mondo: "Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perche' non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non e' di quaggiu'" (Gv 18,36). Egli al contrario e' capace di dare la sua vita in cambio di un brigante. In aramaico "Barabba" significa "figlio di papa' / Bar-Abba'", mentre Gesu' di Nazareth e' "il Figlio del Padre" (in aramaico: Bar-Abba'), anzi "l'Unigenito" (Gv 1,14.18; 3,16.18; 1Gv 4,9) che e' venuto per salvare tutti i "figli di papa'" smarriti nelle strade del mondo, anche gli assassini, i terroristi, coloro che la "civilta' (?) occidentale e cristiana" giudica come feccia e rifiuto dell'umanita' e quelli che noi butteremmo tra le fiamme dell'inferno perche' abbiamo un senso della giustizia che non e' nemmeno parente della giustizia di Dio. In Dio, infatti, la giustizia e' sinonimo di misericordia. Se il Re-Messia crocifisso fosse stato "giusto" alla maniera degli uomini, avrebbe dovuto invocare da Dio la vendetta contro i suoi carnefici e non avrebbe infranto la Torah: sarebbe dentro la logica legale dell'"occhio per occhio" (Es 21,24). Il Figlio dell'Uomo pero' cavalca un'asina e quando e' crocifisso, prima di abbandonarsi totalmente nelle mani del suo "Abba", egli invoca il perdono di Dio sui suoi carnefici come atto supremo di giustizia perche' soltanto nel perdono avviene il superamento della colpa: "Padre, perdona loro perche' non sanno quello che fanno" (Lc 23,34). Se fosse venuto sul cavallo avrebbe impugnato la spada, ma poi non avrebbe potuto imporre a Pietro di riporla nel fodero perche' la spada e' l'emblema della violenza che chiama violenza (Mt 26,52) e non avrebbe potuto perdonare i suoi uccisori, ma avrebbe dovuto massacrarli. Egli al contrario sconvolge ogni sistema di ragionamento, capovolge la logica del "buon senso" e si presenta a dorso di un'asina, mite e pacifico, ponendosi come modello e come pietra di paragone: "imparate da me che sono mite ed umile di cuore" (Mt 11,29). In questo modo s'identifica con tutti i poveri che lo avevano preceduto (cf Sof 2,3; Dn 3,87) e con tutti i poveri "figli di papa' / barabba", disperati, che sarebbero venuti dopo di lui. La discriminante della verita' di Gesu' e' un'asina, la cui presenza ci rivela molto di piu' della sua personalita' di quanto non possiamo immaginare. Non ci resta che andare anche noi nel villaggio vicino a cercare un'asina con un puledro e farne un simbolo di credenti nel nostro re che viene "mite, seduto su un'asina" (Zc 9,9; Mt 21,5), maestro di nonviolenza che supera anche i confini della ragione e della sua logica: "Amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano" (Mt 5,44). Al di fuori di questi confini, vi e' la violenza, il sopruso, la guerra, cioe' la negazione della coscienza evangelica "pietra d'inciampo" (Is 28,16; Mt 21,42). 5. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. ANGELA GIUFFRIDA: UN MONDO NONVIOLENTO E' POSSIBILE? [Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo intervento] La domanda se un mondo nonviolento sia davvero possibile non puo' trovare risposte soddisfacenti se non si riflette adeguatamente sul fatto che la violenza riguarda la struttura stessa delle comunita' patricentriche, "pensate" appositamente per realizzare una particolare idea di potere, inteso come dominio. Per definire la nonviolenza cosi' scrive Francesca Ciarallo nel suo intervento a proposito del 2 ottobre (in "Nonviolenza. Femminile plurale", n. 211): "(nonviolenza) e' condivisione. Se vedi non puoi far finta di nulla. Se vivi con l'altro non puoi non fartene carico. Solo condividendo la nonviolenza diventa una scelta obbligata". Secondo me la definizione e' corretta, ma se la violenza continua a dilagare indisturbata, guadagnando terreno, forse bisogna soffermarsi ulteriormente e prendere atto che "vedere" non equivale al semplice guardare e che non e' sufficiente vivere con l'altro per farsene carico, altrimenti perche' tanti uomini ucciderebbero cosi' spesso le donne con cui convivono o hanno convissuto e "perche' i soldi rubati dalla casta dei politici ci indignano piu' delle vite stroncate dalle azioni militari che hanno deliberato?" (Carlo Gubitosa, in "Minime" n. 596). E ancora, come mai "il potere che distrugge e saccheggia il mondo, che considera merce le persone e rifiuto i poveri" (Antonella Litta, in "Minime" 595) continua ad imperversare? Come mai si stenta a capire che nulla, neanche "il miglior governo del mondo" puo' valere "una vita umana" (Norma Bertullacelli, ibidem)? Come mai una specie di viventi quali noi siamo invece di sacralizzare la vita sacralizza la distruzione e la morte, lavorando alacremente alla costruzione di "un mondo necrofilo, nel quale la morte viene programmata e le cose stesse nascono gia' morte dalle mani dei mercanti" (Aldo Antonelli, ibidem)? Assimilare le persone alle cose, anteporre il potere alla vita, percepirsi come atomi isolati non evidenzia preoccupanti deficit cognitivi su cui dovrebbe focalizzarsi prioritariamente la nostra attenzione? E' chiaro come la luce del sole che una persona, o in genere un vivente qualunque, eccede di gran lunga una cosa inanimata, che il potere lo si puo' conseguire solo se si e' vivi e tali si resta, che qualsiasi vivente esiste e si mantiene in vita proprio grazie alla connessione; una mente che non "vede" tutto questo ha percio' seri problemi di cui dovremmo prima di tutto occuparci, tenuto anche conto del fatto indiscutibile che i tentativi rivoluzionari fin qui agiti hanno finito per riprodurre lo stesso irrazionale oblio della vita, la stessa insensata riduzione di una realta' complessa a coppie di contrari in eterno conflitto. Mi chiedo come mai risulti cosi' difficile attribuire al pensiero unico dominante - che intride in ogni sua parte il vivere sia pubblico che privato - la responsabilita' di aver trasformato in un inferno la vita sulla terra, e alla mente delle donne - che nella quasi totalita' "sanno spendersi per una buona ragione senza guadagnarci niente" (Antonella Litta, ibidem) - qualita' cognitive di prim'ordine quali apertura, capienza, visualizzazione dei nessi, le sole in grado di impedire alla violenza di manifestarsi. 6. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. CLAUDIO TORRERO: CON LA FORZA DELLA VERITA' [Ringraziamo Claudio Torrero (per contatti: c.torrero at interdipendenza.it) per questo intervento] Come molti cominciano a sapere, il 2 ottobre, anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, e' la Giornata mondiale della nonviolenza. Quando lo scorso anno le Nazioni Unite stabilirono questa ricorrenza, in realta' quasi nessuno se ne accorse: fu soprattutto il Movimento umanista a prendere l'iniziativa, organizzando manifestazioni in molte citta' del mondo. Non ci vuole molto tuttavia per capire che questa data e' destinata a diventare assai significativa in quel calendario laico delle radici spirituali dell'umanita' che sta lentamente prendendo forma per la coscienza dell'uomo contemporaneo. E' destinata, per capirci, a diventare non meno importante della Giornata della memoria. Con la differenza che, mentre quest'ultima rievoca le tenebre piu' profonde di un secolo come quello da poco trascorso, piu' di ogni altro segnato dallo scatenarsi di terrificanti potenze distruttive, la Giornata della nonviolenza rievoca la luce che, nonostante tutto, proprio questo secolo ha sprigionato. La figura di Gandhi merita di essere universalmente riconosciuta quale esempio luminoso di quanto puo' fare l'uomo per amore della verita', della giustizia e della pace. Cittadino a pieno titolo della comunita' degli uomini giusti e santi, che in ogni tempo e cultura hanno offerto se stessi in dono ai loro simili, egli ha meritato di diventare il simbolo di una via in cui l'umanita' ripone le sue speranze piu' profonde. Questa e' innanzitutto la ragione per cui, come associazione Interdependence, abbiamo lanciato un appello affinche' quest'anno il 2 ottobre non passasse inosservato. Sono dunque lieto che l'appello sia stato raccolto, e che in particolare a Torino abbia preso forma un'iniziativa di notevole livello, anche per la sede istituzionale in cui si svolge: il Consiglio regionale del Piemonte. A patrocinarla e' un complesso di associazioni che gia' hanno collaborato nel sostegno del Tibet e della Birmania: mi riferisco in particolare all'Associazione di Comuni, Province, Regioni per il Tibet, l'Associazione Italia-Tibet, Amnesty International, l'Associazione radicale Adelaide Aglietta. Ma soprattutto prenderanno parte all'incontro esponenti delle principali tradizioni religiose presenti sul territorio. Abbiamo voluto che l'incontro avesse questa componente, non solo perche' tale aspetto e' alla base dell'esperienza di Interdependence, ma perche' qualificante rispetto al significato che la persona di Gandhi riveste. Ci piace ricordare alcune sue parole che tanto valore possono avere oggi, dopo l'esperienza dei fondamentalismi e in genere dell'uso della religione a scopo identitario. "La cosa strana e' che quasi tutti i fedeli delle grandi religioni del mondo mi ritengono come uno dei loro. I jaina mi prendono per un jaina. Molti amici buddhisti mi prendono per un buddhista. Centinaia di amici cristiani mi considerano tuttora un cristiano... Molti dei miei amici musulmani pensano che, sebbene io non mi dica un musulmano, io sia uno di loro in tutti i miei intenti ed i miei scopi... Tutto questo e' molto lusinghiero per me e lo considero un segno del loro affetto e della loro stima. Io mi considero comunque come il piu' umile degli indu', ma piu' studio l'induismo piu' forte cresce in me la convinzione che l'induismo e' vasto quanto l'universo e che abbraccia tutto cio' che c'e' di buono al mondo". Dopo che nei giorni scorsi in India, nella patria stessa di Gandhi, le violenze dei fondamentalisti indu' contro i cristiani hanno fatto percepire il lato oscuro che ogni cultura porta in se', contro il quale e' chiamata a fare argine, questa e', tra le tante immagini con cui Gandhi puo' essere ricordato, quella che forse soprattutto vorremmo richiamare: l'immagine dell'uomo di fede nel senso piu' alto e piu' profondo, che fa della propria apertura al trascendente lo spazio in cui le altre prospettive possono venire accolte e custodite. Questa e', in fondo, la radice della nonviolenza. O meglio di cio' che Gandhi intendeva con satyagraha, cioe' forza della verita'. Possa il riferimento a Gandhi essere fonte d'ispirazione per l'umanita' odierna. 7. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI SETTEMBRE [Dall'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e diffondiamo] Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di settembre 2008 del Cos in rete, www.cosinrete.it Ricordando il Cos - Centro di orientamento sociale - di Capitini, il primo esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo. Tra gli altri, in questo numero ci sono: Le ovvieta' degli intellettuali; Caterina da Siena e le veline in tv; Vie nuove per le religioni; ecc. La partecipazione al Cos in rete e' libera e aperta a tutti mandando i contributi a: capitini at tiscali.it o al blog del Cos: http://cos.splinder.com Il sito con scritti di e su Aldo Capitini e': www.aldocapitini.it 8. LETTURE. IGINIO ARIEMMA, LUISA BELLINA (A CURA DI): BRUNO TRENTIN. DALLA GUERRA PARTIGIANA ALLA CGIL Iginio Ariemma, Luisa Bellina (a cura di), Bruno Trentin. Dalla guerra partigiana alla Cgil, Ediesse - "Nuova iniziativa editoriale", Roma 2008, pp. 330, euro 7,50 (in supplemento al quotidiano "L'Unita'). Un bel libro dedicato al combattente antifascista e leader sindacale recentemente scomparso. Con alcune interviste e uno scritto di Trentin, molti contributi di riflessione e di testimonianza, e un'ampia sezione di documenti fotografici. 9. RILETTURE. FLANNERY O'CONNOR: SOLA A PRESIDIARE LA FORTEZZA Flannery O'Connor, Sola a presidiare la fortezza. Lettere, Einaudi, Torino 2001, pp. XX + 170, euro 9.30. Nell'epistolario, tra 1948 e 1964, la voce della grande scrittrice americana: nel cerchio delle amicizie, alla prova del dolore. Con una premessa di Ottavio Fatica. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 603 del 9 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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