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Minime. 597
- Subject: Minime. 597
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 3 Oct 2008 02:03:12 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 597 del 3 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Vicenza dunque il 5 ottobre vota 2. Dijana Pavlovic: Una storia di ordinaria violenza 3. Ogni giorno la nonviolenza 4. Ban Ki-moon: Messaggio del Segretario Generale delle Nazioni Unite in occasione della Giornata internazionale della nonviolenza 5. Ermanno Allegri: Azioni per la pace 6. Maria Grazia Campari: Pensieri sulla violenza di genere 7. Giancarla Codrignani: Shirin Ebadi e una concreta metodologia di pace 8. Giuliano Falco: Usurpazioni 9. Giovanni Franzoni: Nonviolenti attivi 10. Daniele Gallo: Il valore di una scelta 11. Vittorio Merlini: Pensieri dalla vita quotidiana 12. Rosangela Pesenti: La strada e i passi 13. Vittorio Rapetti: La scommessa della nonviolenza 14. Enzo Sanfilippo: Chiamandosi per nome 15. Pierluigi Vito: La pace che abbraccia, non divide 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento 17. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. VICENZA DUNQUE IL 5 OTTOBRE VOTA Vicenza dunque il 5 ottobre vota e se i potenti dicon che non vale Vicenza ancora il 5 ottobre vota che la democrazia non fa mai male e il 5 ottobre si' Vicenza vota poiche' questa e' la regola legale e il 5 ottobre ecco Vicenza vota perche' e' logico, e' giusto, ed e' normale. Per dire si' alla pace e si' al diritto il 5 ottobre si vota a Vicenza per impedire un sordido delitto il 5 ottobre il popolo a Vicenza dira' la sua, e non restera' zitto il 5 ottobre ogni cuore a Vicenza. 2. RIFLESSIONE. DIJANA PAVLOVIC: UNA STORIA DI ORDINARIA VIOLENZA [Dal quotidiano "L'Unita'" del 30 settembre 2008 col titolo "Rom, una storia di ordinaria violenza". Dijana Pavlovic (per contatti: dijana.pavlovic at fastwebnet.it) e' nata nel 1976 in Serbia, vi ha vissuto e studiato fino al '99, laureandosi a Belgrado; dal 1999 vive e lavora a Milano; e' attrice drammatica, docente, mediatrice culturale] A Bussolengo, nel Veronese, il 5 settembre si verifica uno dei tanti episodi breve oggetto delle cronache, ma che non producono ne' attenzione, ne' la riflessione che tuttavia meritano. Tre famiglie rom italiane fermano le auto e le roulotte in un parcheggio comunale. Sono Angelo e Sonia Campos con i cinque figli minori, il figlio maggiorenne della coppia con la moglie e due minori e il cognato con moglie e tre minori. Mentre preparano il pranzo arriva una pattuglia di vigili e intima di sgomberare. Le famiglie spiegano che sarebbero subito ripartite dopo mangiato. Dopo poco arriva una pattuglia di carabinieri. Intimato lo sgombero iniziano a picchiare le persone, minorenni compresi. Tutti sono portati in caserma e per sei ore e mezzo rimangono in balia di una violenza inaudita. In particolare un figlio di Angelo e Sonia Campos viene picchiato selvaggiamente, tanto da fargli perdere tre denti. Alle 19,30 finisce l'incubo e sono rilasciati tutti, all'infuori di Angelo e Sonia Campos e Denis Rossetto che vengono accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Credo che nessun giudice emettera' una sentenza su questo, come su altri episodi che possono essere rubricati come "eccesso di zelo" delle forze dell'ordine se non fosse che invece sono gli anelli di una catena di violenza sui rom. Che e' il frutto di un senso comune costruito soprattutto in questi ultimi anni per cui agli "zingari", invisi a tutti e addirittura assurti a "emergenza nazionale" con il ministro Maroni, si puo' fare di tutto fino a tirare le molotov per bruciarli (esperienza gia' fatta in modo piu' sistematico nei campi di concentramento tedeschi e italiani). E nonostante il governo continui a dichiarare che tutto e' una montatura dei media, che non c'e' nemmeno l'ombra di razzismo, i fatti parlano piu' che chiaramente e l'Europa guarda e giudica condannando le azioni discriminatorie. Poi quando arriva la delegazione dei parlamentari europei a Roma, il ministro Maroni diventa improvvisamente amico dei rom: niente aggravante di clandestinita' per i cittadini comunitari, nessuno sgombero dei "campi nomadi" senza una soluzione alternativa e niente schedatura su base etnica o religiosa come e' successo qualche tempo fa nei "campi nomadi" napoletani. Questi gli impegni presi dal ministro durante la visita dei deputati della Commissione Liberta' civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo. Promette persino che nel decreto definitivo non ci sara' nessuna violazione delle norme comunitarie. Ma "Il Giornale" di qualche giorno fa glorifica le misure del ministro dell'Interno e afferma che almeno 10.000 rom e sinti sono svaniti in pochi giorni dopo i controlli nei campi delle grandi citta' e che ora la situazione all'interno dei campi rom e' controllata. Ovviamente 10.000 rom e sinti non sono svaniti: come sempre, si sono solo spostati, ma questa propaganda da' il senso della follia che si e' scatenata non solo nei confronti dei rom ma che si estende a tutti coloro che vengono vissuti come "diversi". Quanto vale la vita di un ragazzo diciannovenne accusato di aver rubato dei biscotti se e' "negro"? Quanto vale la vita di quattro bambini bruciati se sono "zingari"? Quanto vale il dente rotto di un bambino se e' "zingaro"? Le mamme italiane si interrogano su questo mentre comprano una merendina ai propri figli e quando conservano con tanto amore il primo dentino perso della loro creaturina? 3. EDITORIALE. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA Proseguiamo oggi, e ancora nei prossimi giorni, la pubblicazione degli interventi che abbiamo ricevuto in occasione della Giornata internazionale della nonviolenza celebratasi il 2 ottobre. Ringraziamo ancora una volta quante e quanti hanno risposto al nostro invito. 4. DOCUMENTAZIONE. BAN KI-MOON: MESSAGGIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI UNITE IN OCCASIONE DELLA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA [Dall'Unric - United Nations Regional Information Centre for Western Europe (sito: www.unric.org e per maggiori specifiche informazioni: www.un.org/events/nonviolence/2008/) riceviamo e diffondiamo] La Giornata internazionale della nonviolenza, celebrata nell'anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, assume quest'anno un significato speciale. Nel 2008 ricorre infatti il sessantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti umani. Esiste una connessione filosofica profonda tra i principi fondamentali contenuti nella Dichiarazione e quelli cui si e' ispirato il Mahatma Gandhi. Il Mahatma Gandhi trovo' sempre la risposta nell'azione. Come egli era solito dire, "Un minimo di pratica vale piu' di tante prediche". Sta a noi emulare il suo spirito attraverso la pratica della dottrina della nonviolenza, della giustizia e della pace. Il lascito e i principi del Mahatma, contenuti nella Dichiarazione dei diritti umani, vengono oggi trasmessi attraverso le celebrazioni della Dichiarazione e le attivita' svolte dalle Nazioni Unite e dai suoi partner nella societa' civile: capi religiosi, insegnanti, artisti e molti altri. Il nostro compito e' garantire che i diritti contenuti nella Dichiarazione rappresentino una realta' viva, conosciuta, condivisa e celebrate da tutti e ovunque. Spesso, sono proprio coloro che hanno bisogno che i propri diritti siano tutelati a dover essere informati che tali diritti esistono, ed esistono per loro. A molti nel mondo e' ancora negato l'accesso ai diritti fondamentali. Per questo gli insegnamenti del Mahatma Gandhi sono oggi piu' importanti che mai. Nella Giornata internazionale della nonviolenza e in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti umani, possa il Mahatma Gandhi guidarci nella nostra missione. 5. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. ERMANNO ALLEGRI: AZIONI PER LA PACE [Ringraziamo Ermanno Allegri (per contatti: ermanno at adital.com.br) per questo intervento] Cari amici, nei quartieri Tancredo Neves e Vila Mutirao in cui lavoro qui in Brasile nella periferia di Fortaleza, cerchiamo di dare una centralita' alla pace da vari anni. E' una necessita' che nasce dalle forti espressioni di violenza, tra i giovani soprattutto. Innanzitutto cerchiamo di sviluppare il senso della grandezza della persona e della societa' umana: figli e figlie di Dio con un valore infinito, superiore al denaro o a qualunque interesse egoistico (anche l'uomo e la donna iracheni sono piu' importante che il petrolio iracheno). Per questo le iniziative pastorali e umanitarie che portiamo avanti sono azioni che hanno come scopo la crescita delle persone, la solidarieta' e la convivenza. Vogliamo che la pace diventi la nostra maniera di essere, la nostra maniera di stabilire relazioni con gli altri. * Vogliamo la pace anche nelle strutture sociali, perche' la violenza e' l'essenza delle strutture di potere e di dominazione su cui e' stata costruita la societa' brasiliana e, in genere, latinoamericana. Per questo ci mobilitiamo per vedere meno fame, piu' istruzione, piu' bellezza nel quartiere, piu' persone oneste e capaci nelle strutture politiche (il 5 ottobre abbiamo le elezioni municipali e regionali). E' bello veder cadere dai troni i ricchi e potenti che fino a ieri "davano le carte" qui in Brasile e in America Latina e nei Caraibi. Una nuova America Latina e nuovi Caraibi gia' stanno nascendo e si oppongono ai tentativi di far tornare indietro il nostro continente, all'antica storia violenta: in Bolivia, in Venezuela, a Cuba, in Brasile, in Ecuador, in Paraguay e Uruguay, in Nicaragua... Non vogliamo piu' la violenza dei golpe di ieri e dei mercati di oggi, piu' assassini che le armi. Stiamo costruendo politici e chiese che lavino i piedi; servitori dell'umanita' nelle strutture antiche e nuove. * Diventiamo creativi per fare della pace un'opportunita' mai conosciuta da tanti giovani e adulti. Un carissimo saluto e un abbraccio di pace. Ermanno Allegri, sacerdote di Bolzano nella periferia di Fortaleza (Brasile), direttore di "Adital" 6. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. MARIA GRAZIA CAMPARI: PENSIERI SULLA VIOLENZA DI GENERE [Ringraziamo Maria Grazia Campari (per contatti: mariagrazia.campari at tiscali.it) per questo intervento] Il pensiero della violenza da contrastare a livello globale va, secondo me, articolato nell'esame della violenza di genere, quotidianamente riservata alle donne contro la quale mancano, nel nostro paese, sia riflessione che misure adeguate. Una situazione che chiama in causa anche la nostra responsabilita' di cittadini/e. In questa fase, la globalizzazione economica esercita un influsso prepotente sulle vite di tutte/i, donne e uomini. Le donne, in particolare, subiscono l'esito infausto del nesso fra egemonia del mercato e politiche familistiche (uomo individualista economicamente indipendente, donna dipendente al servizio della famiglia) al quale fa seguito la diffusione di valori morali e giuridici di stampo fondamentalista, che inevitabilmente comportano una diminuzione se non una negazione di liberta' in primo luogo per le donne, poi per tutti quanti, a causa della indivisibilita' di questo valore. Questo ordine determina la negazione di qualsiasi relazione fra soggetti dotati di pari valore, svalorizza l'autonomia e l'autodeterminazione delle donne, nega loro fondamentali diritti della personalita'. Attraverso il richiamo a valori religiosi dichiarati indisponibili, nega l'autogoverno laico delle vite e avvolge tutte in una rete intessuta di nodi autoritari. Questo ordine comporta, inoltre, precise ricadute sull'integrita' e sulla vita stessa delle donne: dai gesti quotidiani di disvalore, alla inesistenza di autonomia decisionale sul proprio corpo (sancita da leggi e regolamenti), alla persecuzione con violenza, fino all'uccisione di chi ha scelto di reggere il filo della propria vita con le proprie mani, senza affidarsi ai ruoli imposti dalla tradizione e dalla cultura maschile. Vi e' un nesso di consequenzialita' fra lo svantaggio politico-sociale femminile e la violenza sessista. Per questo motivo la violenza, anche quando abbia luogo fra le mura domestiche, non e' un fatto privato sulla cui origine i poteri pubblici possano stendere un velo di silenzio e disinteresse, oppure tentare di porvi rimedio attraverso la scorciatoia del solo diritto criminale, limitandosi ad inasprire la previsione di pene. In alcuni Paesi europei (Spagna, ad esempio), le istituzioni sono intervenute con una serie articolata di misure, nella consapevolezza che, essendo lo svantaggio femminile il dato di base all'origine della violenza, per porvi rimedio occorrono sistemi adeguati. Nell'ottica di un intervento integrato e multidisciplinare per la sensibilizzazione e la prevenzione della violenza di genere, potrebbe essere opportuno pensare ad una agenda di diritti propri delle cittadine europee, rendendo obbligatoria l'applicazione in ogni Stato membro dell'Unione della legislazione nazionale piu' favorevole alle donne, in ogni aspetto del vivere associato. In Italia, si potrebbe pensare all'adozione di un piano nazionale (sul modello spagnolo) di acculturamento e sensibilizzazione rivolto a tutti e a misure legislative dotate di un forte contenuto politico, per il cambiamento delle relazioni fra donne e uomini. Una legge onnicomprensiva che evidenzi l'origine sessista della violenza insita nella discriminazione contro le donne, che evidenzi l'importanza della visibilita' e della prevenzione per un problema da considerarsi grave problema sociale, da affrontare e risolvere in tempi ragionevolmente rapidi. 7. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. GIANCARLA CODRIGNANI: SHIRIN EBADI E UNA CONCRETA METODOLOGIA DI PACE [Ringraziamo Giancarla Codrignani (giancodri at libero.it) per questo intervento] Chi ha letto l'intervento con cui si e' chiusa a Venezia la conferenza Food and Water for Life, avra' pensato: ci voleva una donna. Per la verita', quando si parla di trovare vie per un futuro che consenta alla pace di coniugarsi con lo sviluppo, non ci sono preclusioni "di genere" negli sforzi di formulare proposte concrete. Tuttavia e' stata una donna, Shirin Ebadi, non a caso premio Nobel per la pace, a dire cose che dovrebbero diventare non solo "provocatorie", ma costruttive di politiche innovative per governi, politici, associazioni e singoli che abbiano a cuore non solo i principi ideali del pacifismo e dello sviluppo umano, ma anche la possibilita' di incidere nelle differenti politiche locali, nazionali e internazionali. Con effetti di alimentazione a tutti i livelli di prassi nonviolente, sia per i risultati che si potrenno verificare, sia per la cultura necessariamente diffusa per rendere conosciute le proposte. Le due enunciazioni dell'insigne giurista iraniana sono pienamente condivisibili da donne e uomini nonviolenti e dai buoni democratici; inoltre potrebbero diventare totalmente iscrivibili nelle scelte dei paesi occidentali disposti a ragionare in termini non platonici di lotta alla fame nel mondo, di sviluppo, di cooperazione. Infatti consistono nelle seguenti proposte: 1) in un paese che chiede prestiti o aiuti internazionali il budget militare non deve superare il totale del budget per l'istruzione e la sanita'; 2) se un Paese povero non e' in grado di ripagare il proprio debito estero, avra' il debito annullato se scioglie il proprio esercito. Agli applausi formali dell'ufficialita' si accompagneranno dichiarazioni di perplessita' di uomini, anche giovani ma di vetusta esperienza, che da destra o da sinistra rileveranno le "assurdita'" contenute in questo (sono sicura che tra loro diranno cosi') "ragionamento da donna". Anche ai paesi poveri va garantita la sovranita' - diranno - e, quindi, la difesa. Ovviamente per i dubbi "certamente realistici" poco conta che siano i paesi dell'Occidente ad avere potenti interessi nel mercato delle armi perfino quando siano prodotte in aree del Sud del mondo su loro brevetti, o che sia ugualmente lucroso cooperare mediante devoluzioni di beni e concessioni di prestiti non disinteressati: contano i guadagni, che l'attuale crisi economica rende piu' appetibili, con ulteriore abbandono dei piu' poveri, vicini e lontani. L'antimilitarismo e' oggi in crisi anche fra molti giovani, nonostante l'evidente necessita' di ragionare in termini di scelte graduali e selettive di disarmo e perfino molti esperti militari sono molto piu' cauti dei politici conservatori dell'Occidente. Anche nei paesi occidentali, responsabili direttamente o indirettamente della conflittualita' diffusa nelle societa' che non abbiamo piu' il coraggio di definire "in via di sviluppo", la mancanza di bacchette magiche induce a rinunciare all'impegno politico (che e' fatto anche di diffusione di idee e proposte, e non di solo movimentismo). Occorre, invece, operare scelte che indirizzino le coscienze e riprendano la via di percorsi ampi di iniziativa politica. Shirin Ebadi avanza proposte che l'establishment non avra' il coraggio di accogliere. Ma sono in qualche modo realistiche. Se vengono da una donna, meglio: puo' essere un'occasione da non perdere per molte altre donne che non aspettano altro per poter dare una mano a non distruggere il mondo. Nonviolente e nonviolenti debbono non solo produrre innovazioni di pensiero per far crescere, pur sempre sulla scorta degli antichi maestri, nuove voci, ma anche trovare pratiche concrete di progettualita' effettiva. Un auspicio per la Giornata internazionale della nonviolenza? 8. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. GIULIANO FALCO: USURPAZIONI [Ringraziamo Giuliano Falco (per contatti: giulianofalco at gmail.com) per questo intervento] Sessant'anni or sono veniva assassinato Gandhi, il massimo profeta della nonviolenza. Non so quanti se ne ricordino, in Italia e nel mondo; se ne e' ricordata la Telecom nel suo spot e nel sito che gli ha dedicato... se da un lato e' vero che ha permesso a molte persone di conoscere quello strano personaggio cosi' poco televisivo, cosi' poco "moderno", anacronistico quasi, e' anche vero che si tratta di una appropriazione indebita, dell'usurpazione a fini commerciali di una figura che con la pubblicita', il commercio e la proprieta' c'entra come i classici cavoli a merenda. E' vero che viviamo in un periodo storico complicato e complesso, dove questi processi di appropriazione indebita, di assimilazione da parte di quello che una volta veniva chiamato "il sistema" di figure scomode, sono divenuti abitudini. Basti pensare alla Moratti che, nella veste di ministro dell'istruzione citava don Lorenzo Milani, o Fini che, al congresso dell'allora Alleanza Nazionale, citava Antonio Gramsci... Trovo queste operazioni estremamente pericolose: prima di tutto perche' creano confusione, sono mistificanti e menzognere. Ma la destra in questo e' sempre stata campione: il Fronte della Gioventu', prima di essere il nome dell'organizzazione giovanile missina era stato il nome dell'organizzazione giovanile partigiana; l'Ordine Nuovo, prima di essere la denominazione di una delle organizzazioni neonaziste di qualche tempo fa, era stata la testata giornalistica operaia diretta dal gia' citato Gramsci e nome del gruppo comunista torinese. Ancora un ultimo esempio: la fiaccola, simbolo usurpato dalla destra neofascista, era stato prima un simbolo anarchico. Ma tra le appropriazioni indebite dobbiamo annoverare anche la pretesa "conversione alla nonviolenza" di Bertinotti, allora segretario di Rifondazione Comunista, e il nome della lista veltroniana alle elezioni comunali di Roma, chiamata inopportunamente "I Care", noto motto della scuola di Barbiana e di don Milani: dovrebbero spiegarmi questi signori della sinistra istituzionale - o ex istituzionale - cosa c'entrino la nonviolenza e don Milani con le loro scelte a favore della guerra in Afghanistan. Non solo queste operazioni politico-commerciali creano confusione tra la gente, ma abbassano il livello del discorso politico portando presto o tardi al fatidico "tanto sono tutti uguali" e quindi al disimpegno, all'accettazione supina, alla rinuncia. * Torniamo al nostro discorso: il 2 ottobre e' stato proclamato "Giornata internazionale della nonviolenza". Solitamente sono diffidente quando sento dedicare una giornata all'anno a qualche tema di vitale importanza: non vorrei che diventasse un modo come un altro per lavarsi la coscienza e riprendere, il giorno dopo quello che si era interrotto la vigilia della "giornata dedicata a...". Sia ben chiaro: oggi piu' che mai c'e' bisogno di nonviolenza, a qualunque livello, da quello infrapersonale a quello interpersonale, per arrivare alla politica internazionale. Ma sia altrettanto ben chiaro che lo stato e l'esercito esistono per far le guerre; che il conflitto armato risponde a un'esigenza strutturale dell'economia fondata sullo sfruttamento. Cio' di cui si ha bisogno oggi e' di una rivoluzione che getti le basi per una nuova vita, per nuovi rapporti con se stessi, con gli altri, per una societa' di tutti e per ciascuno. Mi rendo conto benissimo che e' un'utopia, ma sono altrettanto cosciente del fatto che se non troviamo una via d'uscita all'impasse in cui l'economia, gli stati e gli eserciti ci hanno cacciati festeggeremo ben poche altre giornate della nonviolenza... Un'ultima riflessione: che cio' sia un'utopia non deve impedirci di organizzare, ovunque sia possibile, strutture di resistenza, trasparenti e nonviolente, nei posti di lavoro e di vita, nelle relazioni personali, con i mezzi di comunicazione, ecc. La nonviolenza sara' anche in cammino, ma dobbiamo andarle incontro. Nonviolenza significa crescita personale, di gruppo, sociale; significa intervenire nelle scuole e ovunque sia possibile, significa formazione. Significa anche smettere di delegare ad altri il compito di intervenire: vuol dire, infine, divenire soggetti attivi e non passivi della propria vita e di quella dell'intero pianeta. Certo significa anche rinuncia, sobrieta' e sacrificio. Ma i buoni esempi, per fortuna, non mancano: Gandhi, Capitini, don Lorenzo Milani... 9. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. GIOVANNI FRANZONI: NONVIOLENTI ATTIVI [Ringraziamo Giovanni Franzoni (per contatti: g.franzoni at tiscali.it) per questo intervento in forma di lettera personale] Stiamo attendendo una influenza che dicono "cattiva", allora bisogna preparare un vaccino, ma il vaccino non si puo' preparare finche' non sia isolato il virus. Scusami la parabola sanitaria ma credo che la nonviolenza a freddo sia un esercizio ideologico. Secondo il buon Gandhi i nonviolenti attivi sono dei veri e propri guerrieri che conoscono il male e la sua violenza perche' lo hanno individuato nella loro propria esistenza, proprio come il vaccino che si costruisce con componenti del virus. Dobbiamo quindi lavorare per mettere a fuoco il nodo centrale della violenza che ci avvolge e poi, usciti dall'individualismo di bandiera, muovere la rete antiviolenta, prima che sia troppo tardi, perche' uscire quando la violenza infuria e' altrettanto ridicolo quanto uscire alla carlona. Da tempo, almeno da quando e' uscito "Anche il cielo e' di Dio", cerco di muovere verso la consapevolezza che i "beni comuni globali", fondi oceanici, luna, spazio esterno, Antartide chiedono di essere amministrati da un soggetto collettivo e non solo da una confusa assemblea di stati quale l'Onu. Penso che non riusciremo ad affrontare i "mali comuni" finche' non avremo creato la consapevolezza che l'umanita' esiste e si autocostituisce come soggetto. 10. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. DANIELE GALLO: IL VALORE DI UNA SCELTA [Ringraziamo Daniele Gallo (per contatti: d.gallo at viator.it) per questo intervento] L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha fissato nel 2 ottobre la Giornata internazionale della nonviolenza, accogliendo la proposta del governo indiano. La data ha un alto valore simbolico se si considera cha ha dato i natali al Mahatma Gandhi. La decisione del Palazzo di vetro appare certamente lungimirante e in controtendenza, a condizione che vada al di la' di una superficiale astrazione liturgica. Dopo la fine di una perversa interpretazione del comunismo anche il capitalismo sta giustamente appassendo, soffocato dalla sua intrinseca disumanita' ed ingiustizia; si stanno cosi' disegnando i tratti della fine di un'era, contaminata da una cieca violenza dalle innumerevoli facce: il mondo nuovo che molti intravedono dietro l'angolo non puo' che avere origine ed ispirazione dalla nonviolenza, dall'accettazione dell'altro come fratello e dalla consapevolezza di essere un filo della stessa ragnatela voluta dal progetto divino. Giovanni XXIII scriveva che la guerra e' estranea alla ragione e alla dimensione umana: la violenza, quale essa sia, dalla piu' sottile e psicologica a quella piu' volgarmente devastante, non deve esistere come modalita' umana nelle dinamiche relazionali. La nonviolenza e' l'unica scelta possibile se l'uomo vuole recuperare l'Alleanza e ricollegarsi alla propria scintilla divina. Secondo Gandhi "la nonviolenza e' piu' potente della piu' potente violenza". Nessuno sia sfiorato dal dubbio che possa non essere cosi': ne va del nuovo mondo, quello vero. 11. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. VITTORIO MERLINI: PENSIERI DALLA VITA QUOTIDIANA [Ringraziamo Vittorio Merlini (per contatti: vittoriomerlini at peacemail.it) per questo intervento] Rino mi manda la preghiera dell'infartuato, con l'augurio di non averne bisogno. Lui ne ha avuto bisogno. Abbiamo lavorato insieme per molti anni nell'associazione di pubblica assistenza. I rapporti sono buoni. Molto tempo fa e' venuto, quale esattore, a pignorarmi lo stipendio quale obiettore di coscienza alle spese militari. Era il primo caso. I rapporti erano difficili. Poi le cose cambiano, e un "nemico" puo' diventare un amico. * Mi hanno chiesto di raccontare cosa e' rimasto in me del Servizio civile svolto trent'anni fa. Una scelta, insieme all'obiezione al servizio militare, che ha "fondato la mia vita": comunita', lavoro manuale e intellettuale, accoglienza, servizio, scelta evangelica, impegno per la pace (lotta e formazione), tensione per la giustizia. * Sto imparando la mitezza delle mucche, la stabilita' dell'albero, le leggerezza delle nuvole, la fragranza dei fiori, la vitalita' dell'acqua, l'energia dell'aria, la solidita' della terra... * La vita e' breve. Se rallentiamo sembra piu' lunga. Mangiare in fretta fa sembrare il pasto piu' corto. Mangiare lentamente ci fa saziare con poco e con piu' gusto. * Responsabilita'. E' facile scaricare sugli altri la responsabilita' delle relazioni; della serie "ha cominciato lui!". La risposta e' sempre una nostra decisione, di cui ci assumiamo piena responsabilita'. E' vero, ci sono degli automatismi, dei meccanismi, come nella catena della rabbia e nell'escalation. Maturita' vuole che siamo capaci di rompere questi automatismi, dando risposte diverse, consapevoli. * Nell'educare o nel rapportarsi con gli altri cerchiamo di vederli nella loro integrita'. Se vediamo solo i loro lati negativi possiamo rafforzarli. Se vediamo solo quelli positivi possiamo aiutare a negare, nascondere, non accettare e non gestire quelli negativi. In altre parole e' buona cosa accettare la nostra e altrui umanita'. * I comportamenti (le azioni) sono l'aspetto piu' superficiale della vita ma sono una spia dell'ordine-disordine interiore. L'ordine esteriore e' un segnale dell'ordine interiore. * Chiedere, come ho fatto, "quanta percentuale di te conosci?" e' una domanda impossibile, perche' presuppone che tu conosca quanta percentuale di te... non conosci! * Ognuno di noi ha una cantina segreta dove tiene nascosta parte di se' (paure, dolore, limite, ferite...). Chi ci fa arrabbiare sta cercando, inconsapevolmente, di alzare la botola dei nostri segreti. Forse e' per questo che ci fa arrabbiare... * Nell'ultima assemblea dell'associazione ho sentito un livello molto basso di spiritualita', inteso nel senso piu' ampio e laico possibile. Forse per questo l'energia e' cosi' scarsa * Come fare crescere la pace dentro e attorno a noi? Non tanto con trucchi, giochi, terapie... Non facendo finta di essere specialista! Ma come innamorato della pace. Tutto qui. Come? sviluppando la dimensione interiore: Curando l'anima. Riconoscere di essere una "piccola anima". 12. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. ROSANGELA PESENTI: LA STRADA E I PASSI [Ringraziamo Rosangela Pesenti (per contatti: rosangela_pesenti at libero.it) per questo intervento] Partecipare a un Collegio dei docenti, e non semplicemente fare presenza, perche' la democrazia e' anche noiosa, faticosa, talvolta ridondante, ma e' lo spazio del dialogo anche con chi non ci e' simpatico. Dedicare immutata passione e ascolto a studenti, ragazze e ragazzi, che hanno allegramente votato questo governo e non si occupano di cio' che sta facendo alla scuola. Indignarmi senza arrabbiarmi, contestare senza detestare, parlare senza pontificare, guidare senza accelerare, precisare senza ferire, resistere senza intristire, sapere senza presumere, scrivere senza ripetere, amare senza manipolare. La mia nonviolenza e' una grande strada di cui ho certezza, che percorro con passi incerti. 13. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. VITTORIO RAPETTI: LA SCOMMESSA DELLA NONVIOLENZA [Ringraziamo Vittorio Rapetti (per contatti: vittorio_rapetti at fastwebnet.it) per questo intervento] C'e' da sembrare un po' matti, di questi tempi, a parlare di nonviolenza. Trascinati dal sangue che gronda e dal desiderio di rinchiuderci in un angolo caldo. A covare le nostre rabbie, sconfitte, delusioni, o semplicemente a cercare di riprendere fiato. Cercare la pace, col metodo della nonviolenza, non va proprio piu' di moda (ammesso che ci sia stato un tempo del genere). C'e' una grande difficolta' a riprendere a fondo questi temi fondamentali, anche a scuola: siamo culturalmente schiacciati da pensieri di paura che vengono dalla pancia, rispetto ai quali la riflessione serena di chi prova a pensare in termini nonviolenti e' facilmente spiazzata. In giro, c'e' parecchia stanchezza e una notevole voglia di fare a cazzotti. La frenesia della vita e' entrata nelle pieghe delle esistenze e delle reti di relazione. Il senso di comunita' ne soffre e senza l'esperienza della relazione, il pensare e il fare della nonviolenza trova terreno assai duro. Le grandi agenzie che tradizionalmente hanno coltivato semi di pace - come le famiglie, le chiese, le scuole, i sindacati, i partiti - arrancano, ripiegate sulle loro difficolta' interne di pensiero e di governo. Occorre ripartire da se stessi. Non smarrire le relazioni e le responsabilita'. * Ma c'e' anche del nuovo (anche se pare un "gia' visto"): la guerra e la pace, ad esempio, rispetto all'economia e alla finanza. Oppure il ritorno all'uso di simboli funzionali al conflitto, piu' che ad un normale incontro di diverse identita'. C'e' qualcosa da dire in merito? Ritengo di si': la nonviolenza ha da misurarsi con nuove dinamiche che stanno spostando il livello ed il luogo del conflitto. Occorre capire cosa sta accadendo (c'e' qualcosa da verificare dei nostri modi di interpretare?), non incaponirsi e non smarrire la bussola. Ritrovare le motivazioni di fondo e non solo qualche spunto contingente. * Che scommessa tenere tutto questo insieme. D'altra parte, che c'e' di meglio per la nostra dignita', per la serenita' dei vecchi e per il futuro dei giovani? 14. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. ENZO SANFILIPPO: CHIAMANDOSI PER NOME [Ringraziamo Enzo Sanfilippo (per contatti: v.sanfi at libero.it) per questo intervento] La nonviolenza mi ha aiutato nel credere nell'unita' del genere umano, a guardare a tutti gli uomini non come tanti individui, ma come cellule di uno stesso organismo, ai conflitti come sintomi di una disarmonia, alla violenza come un rimedio che puo' apparentemente risolvere, ma che porta in se' il veleno che puo' far morire l'organismo intero. Quanto piu' l'uomo prendera' coscienza di tutto cio' tanto piu' cerchera' e trovera' rimedi alternativi. La nonviolenza e' quindi un richiamo alla coscienza dell'unita' che porta ad essere e ad agire secondo la nostra vera e profonda identita' di uomini in relazione. Viviamo un presente gravido di forti rischi per il futuro dell'umanita' e del pianeta che ancor piu' richiama ciascuno ad agire conseguentemente ai propri profondi e intimi convincimenti. In quest'ultimo periodo ho molto riflettuto sulla necessita' di riscoprire la dimensione della comunita' e del "cerchio" come luogo propulsore di energia e coscienza. Mi vado sempre piu' convincendo che esso dovrebbe affiancare e in alcuni casi sostituire il concetto di "rete" (molto in voga anche negli ambienti nonviolenti). Esso rimanda a una modalita' di relazione che esalta l'efficienza e che rischia di collegare tante persone che non trovano piu' il tempo e la possibilita' di guardarsi negli occhi. * Qui in Sicilia, abbiamo avuto l'opportunita' di costituire una fraternita' dell'Arca, secondo l'insegnamento di Lanza del Vasto. Con un'altra famiglia e altri amici condividiamo una grande casa e del terreno dove cerchiamo di vivere la proposta nonviolenta. I nostri progetti sono tanti, le nostre prime sperimentazioni (come il campo sullo yoga di questa estate) incoraggianti, ma c'e' un piccolo segno che chi ci visita apprezza e porta nel cuore. Ogni mattina, dopo la preghiera (ogni giorno in comunione con una diversa tradizione religiosa), ripetiamo un gesto, che e' per noi sacro: guardarsi negli occhi per un istante e darsi il buon giorno chiamandosi per nome. 15. OGNI GIORNO LA NONVIOLENZA. PIERLUIGI VITO: LA PACE CHE ABBRACCIA, NON DIVIDE [Ringraziamo Pierluigi Vito (per contatti: vito at sat2000.it) per questo intervento] Quali forme ha la violenza? Per troppo tempo i nostri schemi mentali sono rimasti prigionieri dellíimmagine dell'aggressione fisica come simbolo principe, se non unico, dell'idea di violenza. Ma nel mondo contemporaneo ben piu' variegata e' la gamma di attuazione che questo nefasto atteggiamento puo' avere. C'e' il capitalismo dei cosiddetti "gatti grassi", finanzieri che speculano su montagne immaginarie di soldi che portano ricchezza a pochissimi eletti, gettando sul lastrico milioni di persone che con la fatica del loro lavoro cercano di garantire un tetto e un po' di sicurezza alle loro famiglie. E che nel momento del collasso e' pronto a cercare capri espiatori per scaricare sulla collettivita' le proprie colpe. Senza necessariamente spargere sangue, senza necessariamente premere grilletti. Un capitalismo vorace che per mantenersi depreda i Paesi piu' deboli (dal Sudamerica all'Africa, dall'Asia fino all'Europa dell'Est), soggiogandoli con la minaccia delle armi o con l'illusione di un benessere che in realta' non verra' mai loro concesso, perche' certi standard di ricchezza non sono sostenibili per tutti su questo pianeta. Ecco allora lo scempio del creato in nome di un profitto cieco e folle messo in atto da uomini, incapaci di vedere i danni che procurano al mondo, lo stesso mondo loro e dei loro figli. In quest'orgia nichilista stiamo distruggendo la vita sulla Terra a furia di rincorrere comportamenti sbagliati e ingordi. Non e' forse violenza utilizzare rifiuti tossici per costruire case e scuole? O aggiungere sostanze velenose nel latte destinato ai bambini? Questo solo per restare a recenti episodi di cronaca. E chi dovrebbe controllare che cio' non accada? Chi dovrebbe tutelare la vita dei cittadini se non i rappresentanti democraticamente eletti? E invece abbiamo la politica trasformata in spettacolo, la politica dei salotti e degli studi televisivi, lontana dai luoghi e dai bisogni della gente comune, la politica attenta agli strapuntini del potere, la politica dei servi, dei poteri forti, degli arroganti, dei pregiudicati, dei corrotti; la politica che si trincera nei Palazzi e non accetta il confronto, la critica, il dibattito sui fatti e non sulle opinioni; la politica miope, incapace di progettare il futuro del bene comune, ma pronta a presidiare militarmente le strade; la politica che rincorre il nucleare e le ultime gocce di petrolio contro le energie gratuite e rinnovabili; la politica che gestisce l'informazione, ormai asservita e incapace di rendere servizio alla pubblica opinione; la politica autoproclamatasi e autoelettasi; la poltica razzista, volgare, inetta... Tutto questo non e' violenza alla liberta' e alla dignita' di noi tutti? Per non parlare dei profluvi di apologetica fascista cui siamo sottoposti costantemente. Un regime oppressivo che secondo qualcuno "mandava la gente in vacanza", un regime liberticida che "pero' ha costruito opere pubbliche che ancora durano", un regime razzista che "ha fatto solo un paio d'errori", un regime bellicista che "pero' ha saputo dare ordine all'Italia". Perche' allora sorprenderci se in questo clima la nuova corsa agli armamenti del feroce zar Putin e degli imperiali Stati Uniti passa sotto un inquietante e generale silenzio? Se i giochi olimpici, che la tradizione ci ha consegnato come segno di speranza e di pace, vengono affidati in mondovisione a un regime disumano e incapace di parlare col mondo? Se fanatici pseudo-religiosi utilizzano il nome di Dio per fare affari d'oro con Mammona, o per fomentare un globale gioco al massacro tra America, Iraq, Afghanistan, Somalia, Egitto, Sudan, India, Pakistan, Filippine... (e lungo sarebbe l'elenco!) Parole, sguardi, segni di violenza. * A tutto questo e' indispensabile dire no. E dire invece si' al rovesciamento del motto olimpico "citius, altius, fortius" che ci ha insegnato Alex Langer. Non piu' velocemente, ma piu' lentamente, per imparare ad apprezzare le nostre vere ricchezze e custodirle responsabilmente. Non piu' in alto, ma piu' in profondita', per capire meglio legami e relazioni non solo con le persone, ma anche con tutto quanto ci circonda. Non piu' forte, ma con piu' dolcezza, per vivere un'esistenza capace di entrare in dialogo con l'altro, capace di confrontarsi e condividere esperienze per affrontare insieme il cammino. Il tutto con la capacita' di spendere la nostra passione nella realta' in cui ci troviamo, coltivando al contempo un pensiero che abbracci il mondo intero, oggi quanto mai vicino eppure lontano dalla porta di casa. Quella porta che deve aprirsi per accogliere e non separare. Perche' nonviolenza significa pace; e la pace abbraccia, non divide. 16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 17. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 597 del 3 ottobre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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