Minime. 592



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 592 del 28 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Una stessa cosa
2. Il 2 ottobre si celebra la Giornata internazionale della nonviolenza
3. Il 5 ottobre a Vicenza
4. Costituita l'Associazione viterbese "Respirare"
5. All'assessore all'ambiente della Regione Lazio. Che sia respinta la
delibera della vergogna
6. Lorenzo Ferrero: Philip Glass
7. Riletture: Christa Wolf, Cassandra
8. Riletture: Christa Wolf, Premesse a Cassandra
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. UNA STESSA COSA

Sono una stessa cosa la lotta contro il razzismo e la lotta contro i poteri
criminali.
Sono una stessa cosa la lotta contro la guerra e la lotta contro il
terrorismo.
Sono una stessa cosa la pallottola dell'assassino e il silenzio di chi lo
lascia fare.
*
Cessi la partecipazione italiana alla guerra terrorista e stragista in
Afghanistan.
Cessi la violazione del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale.
Cessi la persecuzione dei migranti.
Cessi la complicita' con il crimine, cessi la commissione di crimini.
*
Chi vuole la pace si opponga alla guerra e alle stragi.
Chi vuole salvare le vite si opponga alle armi assassine.
Chi vuole la convivenza civile si opponga alla barbarie armata.
Chi vuole salvare la propria umana dignita' difenda i diritti umani di
tutti.
*
La nonviolenza e' la via.

2. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE SI CELEBRA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA
NONVIOLENZA

Dallo scorso anno l'assemblea generale dell'Onu ha dichiarato "Giornata
internazionale della nonviolenza" il 2 ottobre, anniversario della nascita
di Gandhi.
In questa occasione si svolgeranno molte iniziative anche in varie citta'
italiane.
Ovunque possibile si promuovano incontri, e particolarmente nelle scuole.

3. INIZIATIVE. IL 5 OTTOBRE A VICENZA

Si svolgera' il 5 ottobre a Vicenza il referendum per impedire la
realizzazione della nuova base di guerra "Dal Molin".
Sosteniamo l'impegno della popolazione vicentina per la pace, l'ambiente, la
democrazia, la legalita', i diritti umani di tutti gli esseri umani.
Per informazioni e contatti: www.dalmolin5ottobre.it

4. INIZIATIVE. COSTITUITA L'ASSOCIAZIONE VITERBESE "RESPIRARE"

Promossa dalla sezione di Viterbo dell'"Associazione medici per l'ambiente
(Isde - Italia)" e dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, si e'
costituita l'associazione "Respirare", associazione viterbese per la
promozione dell'azione legale, istituzionale e della societa' civile,
finalizzata ad impedire il disastro ambientale e sanitario che sarebbe
provocato dall'entrata in funzione della centrale a carbone di Tor Valdaliga
Nord a Civitavecchia.
L'associazione "Respirare" intende sostenere con ulteriori e specifici
interventi la mobilitazione dei cittadini dell'Alto Lazio che si oppongono
alla centrale a carbone; metodologia di lavoro dell'associazione e' il
rispetto assoluto della verita' e la diffusione della sua conoscenza, la
scelta della nonviolenza come unica forma di intervento civile, l'impegno
per il piu' rigoroso rispetto della legalita' e dei diritti delle persone.
In particolare l'associazione "Respirare" intende operare per richiedere e
promuovere interventi delle competenti istituzioni affinche' siano
scrupolosamente rispettate le vigenti norme italiane ed europee che tutelano
la salute e la sicurezza dei cittadini e l'integrita' dell'ambiente di vita.
L'associazione "Respirare"
Viterbo, 27 settembre 2008
*
Per informazioni e contatti:
- Sezione di Viterbo dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde
(International Society of Doctors for the Environment - Italia), tel.
3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it, web: www.coipiediperterra.org
- Centro di ricerca per la pace di Viterbo: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it, web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

5. DOCUMENTI. ALL'ASSESSORE ALL'AMBIENTE DELLA REGIONE LAZIO. CHE SIA
RESPINTA LA DELIBERA DELLA VERGOGNA

All'assessore all'ambiente della Regione Lazio
Oggetto: Richiesta che la Regione Lazio respinga la richiesta formulata dal
Consiglio Comunale di Viterbo di eludere per gran parte del territorio
comunale i vincoli del Piano territoriale paesaggistico regionale e le
relative norme di salvaguardia.
*
Signor assessore all'ambiente della Regione Lazio,
con atto deliberativo n. 92 del 25 luglio 2008, il Consiglio Comunale di
Viterbo, con un solo voto contrario, ha chiesto alla Regione Lazio di poter
eludere i vincoli del Piano territoriale paesaggistico regionale e le
relative norme di salvaguardia per gran parte del territorio comunale (e
nelle intenzioni della Giunta proponente l'atto addirittura chiedeva
esplicitamente la deroga per la totalita' di esso).
*
Quella delibera e' una mostruosita' amministrativa.
Se la Regione Lazio accogliesse la richiesta, il Piano territoriale
paesaggistico regionale e le relative norme di salvaguardia sarebbero
pressoche' totalmente vanificati nel territorio del Comune di Viterbo, e si
creerebbe peraltro un inquietante precedente tale per cui tutti gli enti
locali laziali potrebbero avanzare analoghe richieste, col risultato di
annullare completamente quelle norme di salvaguardia finalizzate a
contrastare la speculazione e la devastazione ambientale.
Quella richiesta e' quindi palesemente irricevibile.
*
Non solo: quell'atto presenta aspetti scandalosi sotto molti profili, tali
per cui esso non solo e' irricevibile dalla Regione, ma non poteva neppure
essere posto ai voti nelle specifiche modalita' e circostante in cui e'
avvenuto, atteso che il Consiglio Comunale si e' espresso in una condizione
di gravissima ignoranza, come dal verbale integrale della seduta consiliare
si evince flagrantemente.
Bastera' segnalare che la proposta di delibera non era ancora a disposizione
dei consiglieri per visione neppure nelle ore immediatamente precedenti la
seduta consiliare (cfr. p. 11 del verbale della seduta riportato in
narrativa dell'atto deliberativo); o segnalare la confessione di ignoranza
del sindaco che a fronte di precise obiezioni mosse dal consigliere comunale
Mezzetti sul punto cruciale del devastante mega-aeroporto replica che quanto
viene puntualmente argomentando il consigliere "e' incomprensibile per la
mia mente" (ivi, p. 13).
*
A questo si aggiunga che l'argomento-principe per una deliberazione che
espone grandissima parte del territorio del Comune di Viterbo alla
speculazione e alla devastazione ambientale e' esplicitamente motivata con
la volonta' di realizzare comunque un illegale e insensato mega-aeroporto
per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma, opera del tutto
incompatibile con la realta' territoriale poiche' avrebbe conseguenze
distruttive di fondamentali beni pubblici e altamente nocive per la salute
dei cittadini; ed altresi' incompatibile con la vigente legislazione
italiana ed europea in materia di impatto ambientale e sanitario, in materia
di protezione dei beni culturali, in materia di tutela sia del bene pubblico
sia di diritti soggettivi e legittimi interessi dei cittadini.
*
Per tutto cio', e per le altre ragioni che saranno oggetto di nostri
ulteriori interventi rivolti a questa e ad altre competenti istituzioni, le
chiediamo che la Regione Lazio nel corretto adempimento dei suoi compiti e
delle sue funzioni respinga la scandalosa richiesta del Consiglio Comunale
di Viterbo, perche' irricevibile e palesemente confliggente con l'esigenza
di tutela del territorio e di rispetto dei vincoli e delle norme a cio'
finalizzati.
Distinti saluti,
La portavoce del Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna
per la riduzione del trasporto aereo, Antonella Litta
Il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Peppe Sini
Viterbo, 26 settembre 2008

6. PROFILI. LORENZO FERRERO: PHILIP GLASS
[Dal mensile "Letture", n. 551, novembre 1998, col titolo "Philip Glass. Il
genio senza sregolatezze" e il sommario "Di modeste origini, ha fatto il
tassista e l'idraulico. Ha costruito il successo sulla disciplina e sulla
serieta' del lavoro. Compositore classico e barocco nel profondo, e' il
musicista del secolo cui i gruppi rock hanno fatto il verso"]

Il nome di Philip Glass fa pensare ad alcuni, amanti della musica classica,
a un noto compositore contemporaneo; ad altri, interessati al rock piu'
evoluto, fa pensare a un gruppo, il Philip Glass Ensemble, che ha qualche
volta ascoltato in una discoteca, in una galleria d'arte o al cinema. Gia'
in questa capacita' di essere presente in mondi distanti, che consumano
musica in modi, tempi e luoghi diversi sta il segreto del successo di un
compositore. Nel caso di Philip Glass il successo non e' il frutto
superficiale di una ben congegnata campagna di immagine, ma corrisponde a
una reale sostanza, che non ha mancato di influenzare un paio di generazioni
successive di compositori, ed e' soprattutto il frutto di un modo di
lavorare che lo ha posto fin dagli esordi in una luce completamente diversa
rispetto ai suoi colleghi piu' anziani o anche a una parte dei piu' giovani.
La sua musica unisce un effetto di modernita' immediatamente percepibile a
una rassicurante familiarita' di suoni e armonie, la sua persona stessa
incarna la figura del compositore classico nel senso piu' tradizionale, ma
anche quella piu' accessibile dell'esecutore all'interno di un proprio
gruppo, cosi' come lo sono i leader di tante rock band. L'insieme di tali
qualita' ha radici lontane nella sua biografia, che merita indagare
prendendo in considerazione qualche dettaglio poco noto. Per esempio, non
proviene da una famiglia di musicisti ne' di intellettuali. Nasce a
Baltimora il 31 gennaio 1937. Suo padre ha un negozio di riparazioni, ma
arrotonda gli introiti vendendo dischi. Se i dischi non vendono li porta a
casa, per farli sentire ai figli, e per capire perche' non piacciono: e'
cosi' che il giovane Philip incontra la musica classica, con un certo
disordine, ma scoprendo anche nomi non ovvi, come Sostakovic. La passione
musicale comincia a sei anni con lo studio del violino, e poi del flauto.
*
Da Baltimora a New York
Baltimora non e' certo una terra di frontiera. Come Boston, Filadelfia e New
York, fa parte delle citta' della costa est degli Stati Uniti che hanno una
ben radicata tradizione culturale. Ma al giovane Philip sta un po' stretta.
Chiede e ottiene di trasferirsi a Chicago per il College, che finisce a 19
anni, e si dirige poi verso New York, per venire ammesso alla mitica e
severissima Juilliard School. Gli eccellenti risultati scolastici si
accompagnano a una serie di tappe culturali percorse molto velocemente.
Se a Chicago si applica alla dodecafonia (siamo negli anni ruggenti del
serialismo, la tecnica compositiva derivata da Schoenberg e sviluppata da
Boulez, Berio e altri in quegli stessi anni), a New York ha gia' perso
interesse per una musica che trova antiquata: "Era musica del passato che si
spacciava per moderna". Rivolge quindi il suo interesse alla tradizione
americana, particolarmente a quella popolareggiante e ispirata agli ideali
democratici del New Deal, di Aaron Copland. Non stupisce che a tanta
precocita' si accompagni l'esecuzione e addirittura la pubblicazione di
numerosi lavori, gia' durante gli anni di studio.
Nella New York di quegli anni si faceva sempre piu' strada il nome di John
Cage, che portava con se' l'esperienza sperimentalista della West Coast
(Cowell, Partch). Le gallerie d'arte presentavano i primi frutti delle piu'
importanti esperienze pittoriche del dopoguerra, e volentieri ospitavano
esibizioni teatrali e musicali d'avanguardia. Tutto cio' incuriosisce Glass,
che ne diventera' di li' a poco un protagonista. Ma a 23 anni troviamo
un'ulteriore svolta: non contento del brillante curriculum di studi, e di
aver potuto studiare con personalita' come Darius Milhaud, vuole
approfondire i suoi studi classici, e decide di trasferirsi a Parigi, per
studiare con quella Nadia Boulanger, ormai settantasettenne, che aveva
formato intere generazioni di compositori americani (Copland, Piston,
Harris).
Gli studi sono, naturalmente, severissimi. Tutto da rifare, dice la
Boulanger, e lo sottopone a un pedante ripasso del contrappunto e
dell'armonia. Restano indelebili nella memoria di Glass i "giovedi' neri",
mattinate dedicate alla soluzione di qualche diabolico problema musicale:
"Gia' al nostro arrivo, per esempio, potevamo trovare ad aspettarci, li' sul
pianoforte, un rigo di partitura estrapolato dal suo contesto. Naturalmente
non era mai scritto in una delle chiavi comunemente usate. Era in chiave di
baritono o, bene che andasse, in chiave di tenore. Quello che Mademoiselle
Boulanger pretendeva da noi era semplicemente che noi ricostruissimo
l'armonia... con tutti gli accordi nella loro corretta posizione e il tema
portante per intero".
Con due anni cosi', e con gli studi che gia' aveva alle spalle, Glass aveva
le carte in regola per diventare un oscuro quanto rispettato accademico, con
una bella casetta accanto a una prestigiosa universita' americana. Ma la
fortuna, il caso e la necessita' lo aiutano. Glass non e' di famiglia
abbiente e per mantenersi deve sempre arrangiarsi, come idraulico o come
tassista. E' noto l'aneddoto della signora che sali' sul suo taxi quando
gia' era andato in scena al Metropolitan Einstein on the Beach, e vedendo il
cartellino di riconoscimento gli disse: "Lo sa che lei ha lo stesso nome di
un famoso compositore?".
*
Davanti alla musica indiana
A Parigi gli capita un lavoretto di natura musicale. Si sta registrando la
colonna sonora di uno dei primi film "psichedelici", Chappaqua di Conrad
Rook. La musica e' suonata dal famoso musicista indiano Ravi Shankar, ma
necessita dell'accompagnamento di un piccolo ensemble. Glass deve
trascrivere quanto Shankar detta a voce agli altri musicisti. Un lavoro non
facile, per altri magari noioso, che rivela a Glass la musica indiana.
La musica indiana e' musica modale, basata su una grande varieta' di scale,
dette "raga", che corrispondono a specifici significati e si adattano a
particolari situazioni. Finche' si tratta di assimilare gli aspetti melodici
delle "parti" dettate a voce da Shankar, il compito appare facile. Ma da
buon occidentale Glass inquadra la musica in schemi ritmici regolari, comuni
a tutti gli strumenti, che tecnicamente noi chiamiamo battute. Il sistema
non funziona: il risultato e' troppo rigido e suona insensato alle orecchie
dell'indiano.
Glass e' cosi' costretto a comprendere un meccanismo meno noto di quella
musica: un sistema ritmico in cui le parti sono indipendenti, e in cui il
ritmo, anziche' essere sottoposto a un metro regolare, e' composto da
piccole cellule che formano strutture piu' complesse, secondo il gusto
improvvisativo (e secondo schemi chiari solo a chi la conosce profondamente)
di ciascuno. Il risultato e' che, per le nostre orecchie, la parte di ogni
esecutore risulta ritmicamente "sfasata" rispetto alle altre, con le quali
si incontra secondo cicli in genere molto lunghi.
E' l'aspetto ritmico che piu' interessa a Glass, anzi rappresenta la
rivelazione decisiva per la strada che avrebbe preso la sua musica, che oggi
definiamo comunemente minimalista o ripetitiva. Entrambi i termini sono
riduttivi e ne descrivono un solo aspetto. Il termine minimalista si
riferisce soprattutto al fatto che nelle prime composizioni di Glass gli
elementi musicali usati sono veramente pochi, due o tre note, sempre quelle,
che vengono ripetute secondo schemi derivati dalla ritmica indiana. Il fatto
che non siano ripetute secondo uno schema facilmente percepibile, ma che da'
l'impressione di essere continuamente variato, contribuisce a dare un
effetto diverso, e sempre cangiante, rispetto a quella che sarebbe una
banale ripetizione secondo un ritmo regolare. Piu' sono gli esecutori, piu'
l'effetto di variazione continua e' evidente, e lo schema
percezione-memoria, che gia' secondo Aristosseno era alla base della musica,
perde le coordinate tradizionali, per portare alla sensazione di un flusso
continuo, insieme in apparente movimento e apparente immobilita'.
*
Collettivi e gallerie
Glass e' di ritorno a New York alla fine degli anni Sessanta e riprende, con
le nuove idee, la collaborazione con compagnie di danza e teatrali. La sua
nuova musica stenta a trovare entusiastici sostenitori, soprattutto tra i
musicisti di formazione classica, mentre fra gli artisti l'interesse e'
maggiore, e comunque la comunita' artistica e' in tale fermento che chiunque
arrivi con una nuova invenzione e' accolto con curiosita' e con fraterno
rispetto: "All'inizio degli anni Settanta eravamo testimoni e protagonisti
di un momento di incredibile effervescenza e vitalita', pari forse soltanto
alla Parigi degli anni '20. Collettivi come il 112 Green Street e The
Kitchen, gallerie come quella di Leo Castelli e di Paula Cooper
incoraggiarono e appoggiarono notevolmente tutta una serie di
manifestazioni... Operavano allora persone come Laurie Anderson... artisti
che intaccarono la linea di demarcazione tra arte e rappresentazione... Era
un folto gruppo di persone, molto vivace e molto vario. Potevano essere
duecento, o forse anche duemila, gli artisti coinvolti in questi vari
movimenti. Non credo che qualcuno lo sappia, perche' in quei giorni eravamo
semplicemente tutti troppo impegnati per fermarci a contare".
Sarebbe tuttavia ingiusto considerare il minimalismo come l'invenzione di
Philip Glass. L'interesse per le musiche non occidentali risale alla
generazione precedente, rappresentata da Cage e dal suo amico Lou Harrison,
attento studioso del Gamelan giavanese. Nella musica europea risale fino a
Debussy, ma solo gli americani, piu' liberi dal peso della storia, pensano
di fare un uso diretto delle loro scoperte, e offrono in qualche modo ai
sistemi orientali e occidentali pari opportunita'. Dall'interesse per le
musiche orientali nascono varie esperienze simili a quella di Glass, o
altrimenti da diverse premesse alcuni compositori arrivano a conclusioni
simili. Fatto sta che gia' nel 1964 Terry Riley propone In C, un pezzo
basato sulla ripetizione, oltre a essere una insuperata provocazione nei
confronti di tutti coloro che, soprattutto in Europa, consideravano il
materiale tonale ormai appartenente all'Ottocento. Anche Terry Riley si
esibira' successivamente con musicisti indiani, come Pandit Pran Nath. Un
altro esponente della corrente minimalista e' La Monte Young. Ma fra tutti
spicca il nome di Steve Reich, che parte della critica considera di statura
compositiva superiore a quella di Glass. Steve Reich lavora a New York negli
stessi anni di Glass. A un certo punto fanno anche un pezzo di strada
insieme, e fondano in comune un gruppo per l'esecuzione della loro musica.
Improvvisamente pero' le strade divergono: la musica di Reich si fa piu'
severa, se vogliamo piu' vicina allo spirito autentico del minimalismo,
mentre Glass allarga i suoi orizzonti e la propria popolarita'. E' curioso
che Reich non sia quasi mai citato nei ricordi di Glass. Ci deve essere
stata una rottura decisiva che nessuno dei due ama ricordare. Non meno
nervosamente Reich accoglie domande su Glass. E' una storia ancora tutta da
scrivere. Nel libro All American Music, il critico del "New York Times",
John Rockwell, sceglie Glass quale compositore di riferimento per il
capitolo sulla minimal music, ma non manca di citare i meriti di Reich e la
comune collaborazione. Il risultato e' che, a quanto pare, entrambi i
compositori considerano quel capitolo poco attendibile.
*
Summa di ricerche ritmiche
La vera personalita' di Glass si rivela tuttavia un poco piu' tardi. Le
composizioni di questi anni, dal Play del 1965 (Musica di scena per Beckett)
al Quartetto per archi del 1966, a Music in Twelve Parts ('71-'74), lavoro
fra i piu' rappresentativi ed essenziale per chi volesse analizzare la
musica del primo periodo, appartengono tutti a un'area in qualche modo
comune a quella degli altri minimalisti. Music in Twelve Parts, che dura
circa cinque ore e mezza, e' la summa delle ricerche ritmiche dell'autore su
strutture cicliche, additive e ripetitive. Ma la parte undicesima, che
contiene elementi tratti dalle precedenti, abbandona il senso di statica
ripetizione e introduce elementi di cambiamento, che secondo il lessico
tradizionale si chiama modulazione. La modulazione, anche intesa nel senso
piu' lato possibile, induce nell'ascoltatore il senso della novita' e
dell'evoluzione: elemento essenziale per lo sviluppo di qualunque azione
teatrale, anche se non necessariamente narrativa. Einstein on the Beach,
l'opera che gli dara' notorieta' internazionale, e' alle porte.
Ma prima di arrivare alla celebre collaborazione con Bob Wilson e'
necessario soffermarsi su un aspetto apparentemente secondario
dell'attivita' di Glass. Mentre in Europa le porte delle grandi istituzioni
musicali si aprono alle esperienze dell'avanguardia seriale, negli Stati
Uniti e' impensabile per un compositore non accademico scrivere per le
grandi orchestre e le normali stagioni concertistiche. Mentre ferve la
creativita' dei gruppi teatrali e delle gallerie d'arte, il pubblico della
musica classica sembra lontanissimo da qualunque interesse per il nuovo.
Glass e altri sono percio' costretti a fondare dei propri gruppi che
diventano specialisti di un determinato tipo di musica. Lo svantaggio di non
poter disporre di grandi formazioni strumentali e' compensato dalla certezza
di ottenere esecuzioni estremamente accurate da parte di musicisti che
credono fermamente nella musica che suonano. Inoltre, sia la necessita' di
evitare sonorita' troppo cameristiche, sia di correggere le pecche acustiche
di locali non originariamente destinati alla musica, porta all'uso costante
dell'amplificazione. Infine, musicisti motivati si trovano piu' facilmente
fra coloro che frequentano anche il repertorio jazzistico o rock, e cosi' il
sassofono e le tastiere elettroniche compaiono stabilmente fra gli strumenti
usati, a scapito, ad esempio, degli archi. Tutto cio' offre alla musica due
opportunita' che si rivelano subito formidabili: avere un sound che non sa
di classico, ma che e' piu' vicino alla sensibilita' dell'ascoltatore
comune, abituato alla musica leggera, o comunque alla musica riprodotta, e
una "immagine" apparentata con quella dei gruppi rock. E' un elemento
determinante per spiegare il successo di una musica altrimenti non certo
facile presso il pubblico giovane. Nello stesso tempo, avere un proprio
gruppo cosi' composto facilita la disponibilita' a suonare ovunque, comprese
discoteche e all'aperto, raggiungendo il pubblico ovunque si trovi. Infine,
scrivere molta musica per un gruppo determinato e apparentemente cosi'
eterogeneo porta il compositore ad affinare la propria sensibilita' in una
direzione precisa e rende inutilizzabili i dettati della tradizione. Quando
infatti Glass passera' dal suo gruppo all'orchestra tradizionale, dovra'
tradurre per quest'ultima il suono del suo gruppo, raggiungendo in modo
molto naturale un alto grado di originalita' sonora. Se si passa
dall'ascolto di Einstein on the Beach alla successiva opera Satyagraha,
scritta per una normale orchestra, non si nota una sostanziale differenza,
se non per la sonorita' piu' morbida dovuta alla presenza degli archi.
Bob Wilson e' un riconosciuto genio del teatro contemporaneo. Il suo senso
non naturalistico del movimento e del gesto, il lavoro accurato
sull'immagine e sulla luce ne hanno rivelato il talento gia' dalla fine
degli anni Sessanta, anche in Europa. Il suo stile trova radici nelle stesse
avanguardie musicali e pittoriche che frequentava Glass insieme a tanti
artisti, coreografi e performers. La lezione di Cage e Cunningham era di
poco precedente, ma costituiva un punto di riferimento e, in un certo senso,
una legittimazione. Il confine fra performance, musica, lettura di testi,
immagine era da considerarsi in partenza abolito. A tutto cio' Bob Wilson
aggiunge, semplicemente, la bellezza. Se talvolta gli spettacoli altrui
sapevano di arrangiato, mostravano una certa ruvidezza dovuta alla
prevalenza dell'aspetto concettuale sull'accuratezza della realizzazione,
quelli di Wilson (che si chiamavano sempre "opere") erano estremamente
piacevoli a vedersi, e anche nell'iniziale poverta' di mezzi mostravano una
straordinaria eccellenza di realizzazione. La collaborazione con Glass, che
sappiamo non meno portato al perfezionismo, scoppia come un colpo di
fulmine. Si incontrano dopo uno spettacolo di Wilson alla Brooklyn Academy
of Music, il primo importante teatro che ha fatto dell'avanguardia la
propria vocazione, e si dicono: "Facciamo qualcosa insieme".
*
Il pubblico completa l'opera
Il "qualcosa" richiedera' tre anni prima di arrivare a compimento. I due
artisti si incontrano, si studiano, riconoscono la matrice comune: "Bob e io
potemmo imbarcarci con tanta fiducia in un'impresa cosi' impegnativaÖ
perche' tutto quello che sapevamo di teatro (e dell'estetica che ne e' alla
base) l'avevamo imparato dalla generazione di artisti che ci aveva
preceduti: figure notevolissime, molte delle quali ancora attive...
Presupposto fondamentale del nostro approccio era l'ipotesi che fosse il
pubblico stesso a completare l'opera".
Troviamo in quest'ultima frase un elemento estremamente rivelatore. Tra gli
artisti "precedenti" va annoverato il Living Theatre e altri gruppi
interessati in vario modo al coinvolgimento, anche forzato, del pubblico.
Glass e Wilson raccolgono questa esperienza, ma la trasportano dal piano del
coinvolgimento fisico a quello intellettuale; per esempio sara' il pubblico
a completare o reinventare mentalmente la storia, a connettere fra loro i
significati di immagini e musiche, ma viene anche riabilitato il rapporto
tradizionale pubblico-scena, ritornando a un approccio piu' "classico".
*
Gran successo e tanti debiti
La novita' della musica e la bellezza delle immagini sono alla base del
grande e immediato successo di Einstein on the Beach. Presentato al Festival
di Avignone nel 1976, per diretto interessamento dell'allora ministro della
cultura francese Michel Guy, ammiratore di Wilson, e poi alla Biennale di
Venezia, e in numerosi altri festival per un totale di due mesi di tournee,
seguiti da un invito al Metropolitan come spettacolo ospite, trova un
pubblico insieme avido di novita' e stanco dell'ennesima riproposizione di
una musica, come quella postseriale, intenta a rimacinare le macerie
dell'Ottocento. Un successo che si deve anche al fatto che lo spettacolo
viene interamente prodotto attraverso una compagnia privata, messa insieme
per l'occasione, accompagnata per la parte musicale dal Philip Glass
Ensemble. In altre parole e' interessante notare come nella concezione dello
spettacolo, se pure vi sono condizionamenti di tipo economico, non incide
nessuno degli elementi di routine che inevitabilmente affliggono spettacoli
pensati per le grandi istituzioni liriche a sovvenzione pubblica. Nonostante
il successo, i debiti contratti per l'allestimento perseguiteranno Glass e
Wilson per alcuni anni. Una delle discussioni prevalenti all'epoca era se
Einstein poteva considerarsi un personaggio da opera o no. La figura di
Einstein, dopo averne scartate altre, che vanno da Hitler (Wilson aveva gia'
affrontato la figura di Stalin) a Gandhi, viene scelta piu' per il suo
valore evocativo che per l'interesse verso la cronaca, per la verita' non
molto operistica, della sua vita. Tuttavia ogni dettaglio e' ispirato a una
immagine o un detto autentici. I costumi si riferiscono a una fotografia di
Einstein; la scena piena di tubi corrisponde al fatto che un giorno Einstein
disse che, se fosse vissuto un'altra volta, avrebbe fatto l'idraulico, e via
dicendo. Il muto personaggio di Einstein e' rappresentato insieme con la
massima tenerezza e la massima astrazione: mentre suona il violino.
La musica rappresenta una decisa evoluzione rispetto a Music in Twelve
Parts, pur partendo dalle acquisizioni della parte undicesima. La semplice
iterazione si arricchisce di contrasti, di motivi conduttori. Nella scena
finale vi e' un evidente schema armonico che puo' essere tranquillamente
analizzato in termini tonali. Per la verita' tutta l'opera usa armonie
tonali, che non solo sono basate su relazioni piuttosto semplici, ma
ignorano deliberatamente l'armonia "avanzata" dell'Ottocento, quella che
troviamo ancora nelle canzoni di Cole Porter o nella musica da film.
Paradossalmente, si deve a questa estrema semplicita' l'effetto moderno e
insieme familiare: le nostre orecchie rispondono inconsciamente all'eco
della musica barocca.
*
Superato il minimalismo
Certo il minimalismo e' la matrice di tutta l'opera, che anzi ne costituisce
insieme la summa e il superamento, mostrandone i limiti agli occhi dello
stesso Glass: "Il movimento armonico e' essenziale per la nostra percezione
della musica... Questo movimento, una volta entrato nella mia musica, segno'
una brusca rottura con tutto quanto avevo scritto fino ad allora: musiche
molto ricche sotto il profilo ritmico, ma statiche sul piano armonico".
Quando Hans de Roo, direttore della Nederlands Opera, gli chiede: "Che ne
diresti di scrivere ora una vera opera?", Glass e' pronto al salto verso il
suo stile maturo. Uno stile che comporta l'uso di veri cantanti lirici, di
un'orchestra classica, una drammaturgia piu' chiaramente delineata in senso
narrativo.
Se si puo' dire che a tutti gli effetti Einstein on the Beach e' l'opera di
Glass-Wilson, le successive opere che con Einstein formano una sorta di
trilogia, Satyagraha e Akhnaten, sono autentico frutto della sola
maturazione di Glass. Un piccolo episodio chiarisce il senso di tale
evoluzione: durante le ultime prove di Einstein on the Beach ad Avignone la
cantante Joan La Barbara, allora principale interprete vocale, poi diventata
compositrice in proprio, gli dice: "In fondo sono la cantante principale:
perche' non ho un'aria?". Glass risponde pragmaticamente scrivendone una,
che diventera' uno dei momenti piu' intensi dell'opera. Senza alcun
desiderio di rifarsi a una specifica tradizione, e tantomeno a particolari
convenzioni, Glass scopre cosi' uno dei passaggi piu' caratteristici della
drammaturgia operistica, il momento dell'espansione lirica.
Satyagraha e' il titolo di uno scritto di Gandhi, che racconta gli anni
passati in Sud Africa [come i lettori del nostro foglio sanno, e' ben vero
che Gandhi pubblico' un libro intitolato appunto Satyagraha in South Africa,
ma "satyagraha" e' ben di piu' che una parola parte del titolo di un libro,
e' - insieme ad "ahimsa" - il termine chiave che Gandhi usa per designare la
sua proposta di azione: e' la nonviolenza tout court in quanto forza della
verita' - ndr]. Tema dell'opera sono la presa di coscienza dell'esclusione
razziale e le prime attivita' di resistenza passiva. Fin qui sarebbe il
solito tema storico, sul quale e' meglio fare un film che un'opera. Ma Glass
e Constance Dejong, la "librettista", hanno un'idea geniale: far interagire
la cronaca contemporanea con la vicenda mitica del Bhagavad-Gita [come i
lettori del nostro foglio sanno, e' lo stesso Gandhi che fece ripetutamente
riferimento a questo testo - ndr]. Addirittura, il testo dell'opera e' in
sanscrito [come i lettori del nostro foglio sanno, sia ahimsa che satyagraha
sono termini da Gandhi desunti dal sanscrito - ndr]. Lungi dall'essere una
trovata cervellotica, la lingua usata permette di evitare le trappole del
realismo verista, cioe' le trappole su cui e' inciampata la storia
dell'opera. Nello stesso tempo la vicenda mitologica antica si innesta sui
fatti moderni "mettendo in scena", per cosi' dire, l'aura mitica della
figura di Gandhi. Interazione fra uomini e dei: ancora una volta riaffiora
l'essenza dell'opera barocca. E la musica al barocco si rifa' letteralmente:
la progressione armonica principale dell'opera e' la stessa del V movimento
della Partita in re minore per violino solo di Bach. Quando la progressione
viene ripetuta, fra l'ultimo accordo e quello successivo si incontra una
delle relazioni armoniche piu' ovvie della storia della musica, il rapporto
dominante-tonica. Eppure, innestato sulle tecniche derivate dal minimalismo,
l'effetto non viene avvertito come scontato e ovvio, ma riacquista tutto il
suo vigore evocativo e perfino eroico: e' la concreta sconfessione di quanti
ragionano sulla musica in termini feticistici come costruzione di materiali
piu' o meno storicamente "superati". Per quanto riguarda le parti vocali, la
coralita' e' al centro del lavoro. Ma arie, duetti, terzetti, sono ormai di
casa. Anzi e' proprio la drammaturgia non realistica che permette a Glass di
recuperare forme puramente musicali senza che queste ultime diano
l'impressione di un salto all'indietro nel primo Ottocento. Eppure per la
scrittura vocale Glass segue regole che potrebbero essere le stesse di un
Bellini: "Trattare una voce 'vocalmente' significa molto di piu' che
conoscere, semplicemente, la sua naturale estensione. Tra le molte cose che
un compositore deve imparare ad usare (il timbro, la dizione, la dinamica)
forse la piu' importante e' l'esercizio della voce. Cio' significa
consentire alla voce di sfruttare tutta la sua estensione, senza insistere
troppo su nessuna altezza".
*
Trilogia di rivoluzionari
Anche Satyagraha, rappresentato nel 1980, e' un enorme successo di pubblico.
Un'altra opera completa tre anni piu' tardi una trilogia che come tale e'
stata rappresentata dall'Opera di Stoccarda con la formidabile regia di
Achim Freyer: Akhnaten. Il tema e' questa volta il faraone egiziano (la
traslitterazione corrente del cui nome e' Ekhnaton) che tento' di introdurre
il monoteismo nel suo Paese, un rivoluzionario religioso, dopo il
rivoluzionario scientifico Einstein e il politico Gandhi. Anche qui e'
evitato il realismo della lingua moderna: i testi sono in egiziano antico,
tranne un coro che e' cantato in ebraico, per via delle connessioni che
sembra ci siano state fra la rivoluzione di Akhnaten e l'ebraismo. Pero' un
narratore, nella lingua del luogo in cui avviene l'esecuzione, quasi una
guida turistica alle rovine dell'antico Egitto, ci spiega gli episodi della
storia, fino a comparire nella scena finale insieme a un gruppo di turisti
che contemplano le poche rovine rimaste di quell'antica epopea.
Il personaggio principale e' interpretato da un controtenore. La scelta e'
legata a ragioni drammaturgiche. Pare che Akhnaten fosse un personaggio
piuttosto curioso a vedersi, con un che di ermafroditico. Come interpretare
vocalmente una simile figura, senza affidarsi soltanto alle trovate di un
regista? La scelta del controtenore puo' considerarsi una scelta obbligata,
ma non e' causale che ancora una volta la fonte di ispirazione sia barocca.
In quest'opera la parte corale e' piu' limitata, mentre le parti solistiche
acquistano estensione. Il duetto fra Akhnaten e Nefertiti, nel secondo atto,
ha un fascino straordinario, dovuto anche all'incontro fra i colori della
voce di soprano e di quella del controtenore, ed e' un vero duetto d'amore,
che si colloca a pieno diritto fra i duetti piu' riusciti della storia
dell'opera.
La musica e' spesso cupa, anche per effetto dell'assenza dei violini
dall'orchestra; finisce col funerale di Akhnaten (prima della scena dei
turisti) e comincia col funerale del precedente faraone. Alcune successioni
di accordi hanno un sapore modale, come si conviene a una collocazione nel
tempo antico secondo la piu' solida delle convenzioni (che ritroviamo spesso
anche nelle colonne sonore cinematografiche), e per descrivere l'ambiguita'
del personaggio Akhnaten si fa uso di un espediente altrettanto antico:
l'ambiguita' fra il modo maggiore e il modo minore del medesimo accordo, la
stessa risorsa usata con tanta efficacia da Rossini nel famoso coro del
Mose'.
Ci siamo cosi' a lungo soffermati sulle principali e piu' note opere liriche
di Glass non soltanto per la loro intrinseca qualita', ma anche perche'
negli anni che intercorrono fra la prima del 1976 e la terza del 1983 si
delinea completamente lo stile dell'autore, stile successivamente sottoposto
a ulteriore evoluzione, che non sempre, come e' naturale, ha portato a
perfette riuscite, come l'opera The Making of the Representative of Planet
8, che risente dell'eccessiva preoccupazione di rendere giustizia al
libretto di Doris Lessing.
Fra le perfette riuscite ci sono invece tre film che per mancanza di termini
possiamo definire dei lunghi videoclip: Koyaanisqatsi, Powaqqatsi e Anima
Mundi, scritti fra il 1982 e il 1992. Sono tre straordinarie meditazioni sul
destino del pianeta e sulla natura, basate sul semplice quanto efficace
rapporto tra immagini e musica. Una pallida imitazione di tale esperienza si
e' potuta ritrovare in alcune scene del recente film Kundun, per il quale
Glass ha scritto una colonna sonora dove non sfigura come imitatore di se
stesso. Fra la musica da camera meritano di essere ascoltati tutti i
Quartetti, mentre fra i numerosi pezzi orchestrali si puo' senz'altro
eleggere il Concerto per violino e orchestra, del 1987.
*
Ha ridato vita all'opera
Sul segreto del successo di Glass si e' gia' detto molto. Occorrerebbe
aggiungere la straordinaria disciplina e serieta' di lavoro, ovvero genio
senza sregolatezze. Forse l'elemento decisivo e' il fatto di scrivere musica
che e' nel profondo barocca, cosi' come secondo numerosi saggisti e' la
musica rock, quindi una musica nuova e familiare, antica e moderna insieme.
Ai compositori delle generazioni successive che hanno guardato a lui, taluni
imitandolo, altri fuggendolo come il diavolo, non offre un modello diretto
da imitare, essendo tanto essenziali gli elementi della sua musica che e'
fortissimo il rischio del ricalco. Popolari gruppi rock gli hanno fatto il
verso (i B52, i Depeche Mode), cosa che non succedeva a un compositore
classico almeno da un secolo. Il regalo piu' grande che ci ha fatto e' stato
di far rivivere, per folte platee di giovani, un genere di spettacolo che
era dato da tempo per morto, e addirittura di aver avvicinato all'opera
persone a cui non era mai venuto in mente di metterci piede. Non si
sbagliava quando, durante una rappresentazione di Einstein on the Beach,
rispondeva a un funzionario del Metropolitan che gli chiedeva: "Ma chi e'
questa gente? Non l'ho mai vista prima", "Beh, sara' meglio che lo scopra,
perche' se questo teatro si aspetta di essere ancora in piedi tra
venticinque anni, sara' proprio quello la' fuori il suo pubblico".
*
Opere su Einstein, Gandhi e il faraone
Bibliografia essenziale:
- Philip Glass, La mia musica, Socrates, 1993. Con un saggio di Germano
Celant e introduzione di Robert T. Jones. Le citazioni del testo sono tratte
da questo libro, che contiene anche i libretti di Einstein on the Beach,
Satyagraha e Akhnaten.
- Wim Mertens, American Minimal Music. La Monte Young, Terry Riley, Steve
Reich, Philip Glass, Kahn & Averill, London, 1988.
- John Rockwell, All American Music. Composition in the Late Twentieth
Century, Albert a. Knopf, New York, 1983; rieditato da Da Capo, New York,
1997.
- Gianfranco Vinay, "Il Novecento nell'Europa orientale e negli Stati
Uniti", in Storia della musica, vol. XI, Edt, 1991.
Discografia essenziale:
- Music in Twelve Parts, Philip Glass Ensemble Riesman, Virgin 91311.
- Einstein on the Beach, Philip Glass Ensemble Riesman, Elektra Nonesuch
7559-79323-2.
- Satyagraha, New York City OperaKeene, Sony Classical 39672.
- Akhnaten, Stuttgarter Staatsoper Russel Davies, Sony Classical 42457.
- Concerto per violino, Kremer-Dohnanyl, Deutsche Grammophon 4370912.

7. RILETTURE. CHRISTA WOLF: CASSANDRA
Christa Wolf, Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 160. Chi non lo ha
letto lo legga questo libro: espande l'area della coscienza, e' uno
strumento di lotta per la pace con la forza della verita'.

8. RILETTURE. CHRISTA WOLF: PREMESSE A CASSANDRA
Christa Wolf, Premesse a Cassandra, Edizioni e/o, Roma 1984, pp. 176.
Quattro lezioni di pace tenute a Francoforte nel 1982. Ove e' del tutto
chiaro che opposizione alla guerra, opposizione al fascismo e opposizione al
patriarcato sono una cosa sola.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 592 del 28 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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