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Minime. 589
- Subject: Minime. 589
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 25 Sep 2008 01:20:17 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 589 del 25 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Oggi a Viterbo 2. Il 2 ottobre si celebra la Giornata internazionale della nonviolenza 3. Tornado 4. Il 5 ottobre a Vicenza 5. Michele Boato: Il 5 ottobre a Vicenza un'occasione da non perdere 6. Pippo Magnaguagno: Il 5 ottobre a Vicenza per ripudiare la guerra 7. Giulio Vittorangeli: Un paese normale 8. Un appello contro il razzismo 9. Enrico Pugliese: Una strage di lavoratori 10. L'associazione "Punto rosso" ricorda Federico Ceratti 11. Lance Henson ricorda Abdul "Abba" Guibre 12. Silvana Silvestri ricorda Florestano Vancini 13. Letture: Maria Bettetini, Introduzione a Agostino 14. Letture: Manuela Fraire e Rossana Rossanda, La perdita 15. Letture: Fernanda Pivano, I miei amici cantautori 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento 17. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. OGGI A VITERBO Si tiene oggi, giovedi' 25 settembre 2008, con inizio alle ore 17,30, a Viterbo, presso la sede dell'Arci, in via Garibaldi n. 34, l'assemblea del comitato che si oppone al devastante mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it 2. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE SI CELEBRA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA Il 2 ottobre, che dallo scorso anno l'assemblea generale dell'Onu ha dichiarato "Giornata internazionale della nonviolenza", si svolgeranno molte iniziative anche in varie citta' italiane. Ovunque possibile si promuovano incontri, e particolarmente nelle scuole. 3. LE ULTIME COSE. TORNADO Per i non meteorologi una volta Tornado era il cavallo di Zorro. Poi venne la prima guerra del Golfo, quell'aereo da combattimento italiano abbattuto, il volto del ragazzo in divisa italiano fatto prigioniero che diceva il suo nome alle telecamere... Quell'aereo da combattimento era un Tornado. * Il 23 settembre 2008 il Consiglio dei Ministri italiano ha deciso l'invio di quattro aerei Tornado in Afghanistan. Per aumentare la potenza militare italiana dispiegata in quella guerra. Perche' li' c'e' la guerra. Una guerra terrorista e stragista. Una guerra imperialista e razzista. Una guerra mafiosa e totalitaria. Una guerra alla quale la legge italiana proibisce all'Italia di partecipare. Una guerra alla quale il diritto internazionale proibisce all'Italia di partecipare. Ma l'Italia partecipa lo stesso, per criminale decisione degli ultimi tre governi golpisti, degli ultimi tre parlamenti golpisti, per decisione di partiti politici golpisti (tutti quelli che sostengono il governo Berlusconi, ed e' ovvio che siano golpisti; ma anche tutti quelli che hanno sostenuto il governo Prodi, alcuni dei quali in passato si erano spacciati addirittura per pacifisti, ma giunti al potere non hanno esitato a votare in favore della guerra e delle stragi di cui essa consiste). * Cessi la partecipazione italiana alla guerra. Si torni al rispetto del diritto internazionale e della legalita' costituzionale. Si contrastino tutte le stragi, tutti gli omicidi, tutti i poteri criminali. Solo il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti salvano le vite. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 4. INIZIATIVE. IL 5 OTTOBRE A VICENZA Si svolgera' il 5 ottobre a Vicenza il referendum per impedire la realizzazione della nuova base di guerra "Dal Molin". Per informazioni e contatti: www.dalmolin5ottobre.it 5. SI' ALLA PACE, SI' ALLA DEMOCRAZIA. MICHELE BOATO: IL 5 OTTOBRE A VICENZA UN'OCCASIONE DA NON PERDERE [Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo intervento. Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. Gia' apprezzato assessore regionale del Veneto. Con Mao Valpiana e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' una delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Un'ampia intervista a Michele Boato curata da Diana Napoli e' apparsa nei nn. 157-158 di "Voci e volti della nonviolenza"] Quella del 5 ottobre a Vicenza e' un'occasione da non perdere. I referendum locali sono importantissimi per superare, in parte, il deficit di democrazia reale che c'e' oggi in Italia. Lo abbiamo sperimentato, per esempio, due anni fa a Venezia con la consultazione (osteggiata persino da vari ministri del governo di allora, il governo Prodi) sul permanere o meno a Marghera della chimica del cloro, la chimica del fosgene e dei cancerogeni. La partecipazione e' stata molto larga, pur essendosi tenuto in luglio (!) e i risultati all'80 e piu' per cento a favore dell'eliminazione della chimica di morte. L'anno dopo, agosto 2007, la multinazionale Dow Chemichal ha chiuso l'impianto del fosgene per eccessiva "incompatibilita' ambientale" nel senso dell'opposizione popolare. Ora si va verso la chiusura del resto della filiera del cloro e, anche se autorita', sindacati e industriali si guardano bene dall'ammetterlo, buona parte del merito va proprio alla mobilitazione di base e al risultato della consultazione (quasi) referendaria. Quindi tutti a votare contro l'ennesima base militare e per un uso intelligente e sano del nostro territorio. 6. SI' ALLA PACE, SI' ALLA DEMOCRAZIA. PIPPO MAGNAGUAGNO: IL 5 OTTOBRE A VICENZA PER RIPUDIARE LA GUERRA [Ringraziamo Pippo Magnaguagno (per contatti: pippomagna at lillinet.org) per questo intervento. Filippo (Pippo) Magnaguagno, amico della nonviolenza, e' tra gli animatori della Rete Lilliput, del "Comitato piu' democrazia e partecipazione", di varie altre esperienze di pace e di solidarieta', e del movimento che a Vicenza si oppone alla nuova base militare straniera "Dal Molin"] La consultazione del 5 ottobre a Vicenza sulla base "Dal Molin" e' la parte piu' importante e innovativa di questa vicenda. Gli stessi militari Usa danno estrema attenzione nei confronti di questo strumento, che ha gia' prodotto risultati (negativi per i militari, positivi per l'umanita') in Giappone e a Portorico. * Come sostenuto dal sindaco di Vicenza, un Paese amico dovrebbe tenere in considerazione l'opinione della citta' che lo ospita nonche' quella degli organi istituzionali. Naturalmente e' bene ricordare la differenza tra "espressione" e "decisione", in quanto i detrattori locali e nazionali della consultazione stanno cercando di confondere le acque: in termini procedurali ovviamente la decisione ultima su questi temi spetta (qualora l'iter legislativo fosse stato corretto) ai competenti organi istituzionali in base alla legge 898/76; ma l'espressione della cittadinanza vicentina, in quanto espressione della volonta' della popolazione, e' tutelata dall'articolo 21 della Costituzione (e nella gerarchia delle fonti di diritto nel nostro ordinamento giuridico la Costituzione come e' noto ha la primazia) ed e' quindi sempre legittima. Con la consultazione del 5 ottobre, i vicentini si esprimeranno: tutto qui, ed e' significativo che proprio questo fatto di democrazia - l'espressione della volonta' popolare - costituisca la piu' grande preoccupazione dei sostenitori della base Setaf. * La consultazione si terra' il 5 di ottobre e, nonostante le resistenze di settori politici filogovernativi che hanno tentato di annullarne l'attuazione, si tratta di un momento storico in cui i cittadini saranno chiamati ad esprimere un'opinione sull'utilizzo dell'area in questione: il quesito del referendum consultivo infatti recita "E' Lei favorevole alla adozione da parte del consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di organo di indirizzo politico-amministrativo, di una deliberazione per l'avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell'area aeroportuale 'Dal Molin' - ove e' prevista la realizzazione di una base militare statunitense - da destinare ad usi di interesse collettivo salvaguardando l'integrita' ambientale del sito?". I detrattori di tale momento di democrazia adducono obiezioni speciose e mistificanti; e' invece del tutto evidente che si dovra' conto della volonta' che verra' espressa dai cittadini (quale che essa sia). Se questa volonta' sara' positiva si aggiungera' agli altri risultati ottenuti in altre parti del mondo che testimoniano come le popolazioni non vogliano le basi militari. * Ribadiamo che cio' che conta e' l'espressione popolare, dato anche che, da un recente sondaggio apparso sul "Corriere veneto", l'80% dei cittadini di Vicenza vuole la consultazione. Comunque vada si tratta di un importantissimo precedente: la gente puo' esprimersi (e lo fa) sulla presenza militare Usa sul suolo italiano; un altro tassello di un intricatissimo percorso che dovrebbe anche portare alla desecretazione degli accordi militari segreti del '48 e '54 dimostrandone quindi l'intrinseca, se non palese, incostituzionalita'. Da quel momento in poi il percorso dovrebbe essere piu' snello, ammesso che per quel giorno la nostra Costituzione esista ancora o abbia conservato la maggior parte del suo alto contenuto di ripudio alla guerra. 7. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UN PAESE NORMALE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Siamo un Paese "normale", dove per un presunto furto di una scatola di biscotti si puo' esseri normalmente uccisi, a sprangate, al grido di biechi insulti razzisti. Siamo un Paese "normale", dove in una tranquilla serata di settembre, si puo' normalmente fare irruzione in una sartoria, sparare con mitra e pistole all'impazzata, fino a fare una strage di poveri immigrati provenienti dal Ghana, dal Togo, dalla Liberia... Siamo un Paese "normale", che normalmente convive con la camorra, con la sua attuale strategia dimostrativa di "propaganda armata". Salvo inviare, dopo ogni strage, qualche poliziotto o carabiniere. Siamo un Paese "normale", che normalmente convive con il razzismo quotidiano e spicciolo che si coglie nei commenti ad alta voce sugli autobus o nei bar contro i "diversi"; tanto che un insulto razzista non e' piu' considerato un insulto razzista. Quello che non e' normale, nel nostro Paese "normale", e' che ci si ribelli a questa escalation d'odio che ha portato, oltre agli omicidi, ai giornalieri maltrattamenti contro stranieri, rom, ed altri gruppi sociali discriminati. Cosi' fa scandalo la rivolta violenta degli immigrati che e' avvenuta a Castelvolturno, dopo la strage di sei ragazzi africani da parte del clan camorrista del casertano. Un centinaio di persone, tra cui donne e bambini, e' scesa per strada bloccando la circolazione e danneggiando oggetti. "Vogliamo giustizia - hanno gridato - non e' vero che i nostri amici ammazzati spacciavano droga o erano camorristi. Sono state dette falsita'". Certo e' l'esplosione di una rabbia "prepolitica", ma dovrebbe far riflettere quella "politica" che ha ridotto il problema dell'immigrazione semplicemente ad una questione di emergenza e di ordine pubblico, alimentando un clima di paura e di violenza oggi dilagante. Che poi, tutto questo sia abbastanza comune con quanto succede negli altri Paese europei, non ci giustifica in nessun modo. Criminalizzare i rifugiati della fame, trasformandoli in immigrati clandestini, in ombre umane dei sobborghi di Londra, Madrid, Roma, Parigi e Berlino, e' non solo un'oscenita', ma la strada maestra che ci portera' inevitabilmente non solo all'odio reciproco, ma a riprodurre i mostri che hanno generato, nel secolo scorso, autoritarismo e orrore. Ha scritto Eduardo Galeano: "Proprio da poco, per esempio, L'Europa ha approvato la legge che converte gli immigrati in criminali. Paradosso dei paradossi: l'Europa, che per secoli ha invaso il mondo, sbatte le porte in faccia a coloro che sono stati invasi quando questi gli ricambiano la visita. Questa legge e' stata promulgata con una spaventosa impunita' che risulterebbe inspiegabile se non fossimo abituati a venire mangiati e a vivere con la paura. Paura di vivere, paura di dire, paura di essere". Sappiamo che quanto piu' si affermera' la globalizzazione, con le sue guerre economiche e militari, che sconvolgono mercati, produzioni, economie e societa', tanto piu' ampie saranno le migrazioni dalle campagne verso le citta', dalle nazioni povere e depredate a quelle ricche, dal sud al nord del mondo. E non serviranno a fermare un fenomeno inarrestabile ne' le chiusure fittizie delle frontiere, ne' le difficolta' del viaggio, ne' le sterili polemiche su chi fa della disperazione di tanta gente il trampolino di lancio per far carriera. Non si puo' fermare chi e' pronto anche a morire pur di partire. Oltretutto la nostra economia ha estremamente bisogno di queste persone, del loro lavoro; anche se poi tende essenzialmente (e non a caso) a renderlo nero, precario, pericoloso, malpagato, denigrato, ricattabile e supersfruttato. E' quanto e' avvenuto ed avviene, per esempio, a Castelvolturno nell'agricoltura, in particolare nella raccolta del pomodoro, con i braccianti tutti neri, tutti in nero. Che poi i "datori di lavoro" siano dei camorristi o dei non camorristi, cambia di poco la questione: restano sempre orrendamente sfruttati, nell'indifferenza per le loro condizioni, condita dal disprezzo di stampo razzista. Qui si colloca (o dovrebbe collocarsi) la sfera della politica per individuare le risposte piu' appropriate, per risolvere i problemi dell'immigrazione; e la risposta non puo' essere nell'ossessione della sicurezza o nella guerra ai poveri. 8. APPELLI. UN APPELLO CONTRO IL RAZZISMO [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo il seguente appello] L'omicidio del cittadino italiano Abdul William Guibre non e' un episodio isolato, poiche' e' stato favorito da chi - in primo luogo forze politiche e mezzi d'informazione - in questi mesi ha attuato o incoraggiato, consapevolmente e sistematicamente, discorsi, pulsioni e atti xenofobi e razzisti. L'argomento, circolato grazie ad agenzie di stampa compiacenti, secondo il quale all'origine del delitto vi sarebbe il furto di un pacco di biscotti, se anche fosse fondato, non ne sminuisce la gravita' e la connotazione razzista. Le cronache degli ultimi diciotto mesi sono dense di "episodi isolati" come questo. Che nessuno abbia perso la vita fino a oggi e' da considerarsi del tutto fortuito. Solo per ricordare i fatti piu' recenti: il 13 maggio 2008 il campo rom di Ponticelli viene incendiato dalla popolazione del quartiere, sull'onda della voce, diffusa ad arte, che imputa a una giovane descritta come zingara il presunto tentativo di rapimento di una bambina; il 24 maggio 2008, a Roma nel quartiere Pigneto, la spedizione armata ai danni di negozi gestiti da cittadini bengalesi e pakistani viene accolta dagli applausi dei residenti; il 20 agosto 2008 Assuncao Bonvindo Mutemba, giovane angolano di 24 anni, viene picchiato a sangue all'uscita di una discoteca genovese perche' la sua pelle e' nera. Intanto in molte citta' gruppi di residenti, in preda alla sindrome da "insicurezza percepita", si autorganizzano in ronde contro prostitute e transessuali. Il vecchio teorema che tende ad assolvere la societa' italiana come immune dal razzismo non aiuta a comprendere la portata di quanto sta avvenendo; ugualmente fuorviante e' definire l'Italia come una societa' razzista. Semmai va detto che l'uso strumentale e irresponsabile del tema della sicurezza (e della presunta diffusione della sua percezione), operato da esponenti politici di destra e di sinistra, sta rafforzando il razzismo e incoraggiando l'uso sociale della violenza, soprattutto nei confronti dei cittadini di origine straniera. Oggi l'idea e la pratica del "farsi giustizia" da se'", per lo piu' contro innocenti e inermi, sembra essersi saldata pericolosamente con la legittimazione politica, culturale e normativa del razzismo: e' questa la novita' allarmante. Restare in silenzio significa contribuire a legittimare il razzismo. Serve subito una risposta pubblica. La fragilita' del movimento antirazzista e delle forze di sinistra non possono costituire l'alibi per giustificare la nostra inerzia. Serve una campagna nazionale contro il razzismo, il cui avvio non puo' essere delegato a nessuno. Che tutti i cittadini democratici organizzino iniziative di protesta a partire dai luoghi in cui operano: scuole, universita', posti di lavoro, quartieri... Che si proclami una giornata nazionale contro il razzismo, scendendo in piazza in ogni citta' e paese. Che subito si esponga sui balconi delle nostre citta' la bandiera della pace segnata a lutto, per dire no alla guerra contro estranei e stranieri. La morte di Abdul serva almeno a ricordare che additare capri espiatori e nemici interni non crea sicurezza ma ci toglie la pace. * Primi firmatari: Grazia Naletto, Annamaria Rivera, Giuseppe Faso, Alberto Burgio, Maria Immacolata Macioti, Alessandro Dal Lago, Luciano Muhlbauer, Clara Gallini, Daniela Consoli, Udo Enwereuzor, Pupa Garribba, Mercedes Frias, Gianluca Gabrielli. 9. RIFLESSIONE. ENRICO PUGLIESE: UNA STRAGE DI LAVORATORI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 settembre 2009 col titolo "Una strage di lavoratori". Enrico Pugliese e' docente di sociologia del lavoro all'Universita' di Napoli, e direttore dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr; gia' allievo e collaboratore di Manlio Rossi-Doria presso il Centro di ricerche economico-agrarie per il Mezzogiorno di Portici; ha insegnato presso numerose universita' straniere; e' autore di diversi saggi che riguardano il lavoro, la disoccupazione e l'immigrazione. Tra le opere recenti di Enrico Pugliese: Sociologia della disoccupazione, Il Mulino, Bologna 1993; (con E. Rebeggiani), Occupazione e disoccupazione in Italia (1945-1995), Edizioni Lavoro, Roma 1997; Diario dell'immigrazione, Edizioni Associate, Roma 1997; (con M. I. Macioti), Gli immigrati in Italia, Laterza, Roma-Bari 1998; Rapporto sull'immigrazione, Ediesse, Roma 2000; (con E. Mingione), Il lavoro, Carocci, Roma 2002; L'Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Il Mulino, Bologna 2002; (con M. I. Macioti), L'esperienza migratoria: immigrati e rifugiati in Italia, Laterza, Roma-Bari 2003] L'assassinio per mano della camorra di sei immigrati a Castelvolturno e le successive manifestazioni hanno dato la stura a tutti i luoghi comuni sulla situazione degli immigrati, sul loro ruolo e la loro condizione in quell'area ricca devastata del litorale di Napoli e Caserta, teatro della strage. Comincerei da qualche punto fermo. Non si e' trattato - sembra ormai assodato - di un regolamento di conti. Questo e' invece quel che si e' detto subito, quello che in tutti gli ambienti di destra (e in larghi ambienti di sinistra) si e' pensato e si continua irresponsabilmente a scrivere. Come ha ben mostrato ieri su "La Repubblica" Giuseppe D'Avanzo - che pure non esclude che per uno o due ci possa essere stato un qualche coinvolgimento in minori attivita' di spaccio - l'indifferenza per le orribili condizioni di sfruttamento, la mancanza di rispetto della vita umana, condita dal disprezzo di stampo razzista per questa gente, hanno reso possibile quella situazione talche' non dovrebbe destare meraviglia il fatto che una banda di camorristi possa "pensare di fare una strage di neri solo per ammazzarne uno". Alla domanda retorica su quanto valga un nero la risposta di D'Avanzo e' "niente". E percio' davvero non c'e' da scandalizzarsi "se duecento di questi niente hanno gridato per il pomeriggio la loro rabbia". Basterebbe la lettura dell'editoriale di D'Avanzo, oltre che la buona inchiesta a caldo del "Manifesto", e chiudere il discorso qui, se non ci fosse una invasione di luoghi comuni anti-immigrati negli organi di informazione, anche quelli piu' seri. E allora e' necessario ancora qualche ulteriore chiarimento. Cosi', ad esempio, la tesi del regolamento dei conti e' fatta propria dal vescovo di Capua in una ineffabile intervista su "La Stampa". Il prelato ci informa del fatto che trattasi di un regolamento di conti anche se "e' difficile dire di che natura esso sia". Ma su altre cose il prelato non ha dubbi. Si tratta di nigeriani che rappresentano il nucleo piu' consistente, a suo avviso, "del litorale domizio da Ischitella a Pescopagano". E in molti hanno parlato di nigeriani, per poi scoprire che tra le vittime della strage non ce ne erano. Ma qualche responsabilita' - ci informa il prelato (e non e' il solo) - i nigeriani ce l'hanno, eccome: "I nigeriani sono gente intelligente ma dedita piuttosto alla droga e alla prostituzione". L'affermazione e' grossa e l'intervistatore cerca di dare una possibilita' di chiarimento al vescovo. Ma non c'e' nulla da fare: "Sono solo loro a darsi alla droga e alla prostituzione". Amen. Dopo queste gravi affermazioni e tanto allarmismo il vescovo ci spiega che gli immigrati - esclusi i cattivi di cui sopra - "partono alle cinque del mattino dai casolari dell'entroterra dove abitano in quattro in una stanza e vanno a cercare lavoro nelle piazze dei paesi". E Guido Ruotolo nella pagina accanto ci illustra come si tratta di lavoratori e fornisce informazioni sulle loro condizioni di vita e di lavoro. Insomma i messaggi - su "La Stampa" come su altri giornali - appaiono largamente contraddittori. Comunque, l'impressione che resta al lettore o al telespettatore alla fine di tutto e' quella di una situazione orribile, dove pero' orribili sono anche gli immigrati, come dimostrano le violenze alle quali essi si sono dati. E le violenze sarebbero state appunto un indicatore del fatto che - innocenti o no - si trattava di gentaglia. I nemici degli immigrati - quelli che predicano contro l'immigrazione clandestina (come se in Italia ce ne fosse mai stata altra) - comunicano che, se non c'e' controllo, questi poveri disperati finiscono per ingrossare le fila della criminalita' organizzata. In questo caso si e' visto pero' che le vittime ingrossavano solo le fila del lavoro nero. E il lavoro nero c'e' nelle aziende dei padroni, dei camorristi orrendamente sfruttatori e dei padroni non camorristi parimenti sfruttatori. Ma perche' quegli immigrati stanno li' per quei lavori e in quelle condizioni? Ce lo spiega un po' proprio il prelato di cui sopra. "Il territorio e' stato devastato, le paludi bonificate durante il fascismo sono diventate discariche abusive" e cosi' via di seguito. Io ci andrei un po' piu' piano. La bonifica (comprensoriale e aziendale) - prima, durante e dopo il fascismo - ha cambiato il volto agricolo di quelle che una volta erano le terre dei Mazzoni. La nuova agricoltura intensiva ortofrutticola in terre una volta poco abitate richiede mano d'opera che deve venire per forza dall'esterno (prima i caporali la portavano da altre zone della Campania). La mano d'opera straniera migrante (con i suoi disperati bisogni) e' quella piu' adeguata perche' piu' flessibile e meno costosa. Proprio come nella ricca agricoltura della California che ha braccianti piu' poveri dei nostri. Percio' a Castelvolturno o a Villa Literno o a Casal di Principe troviamo i ganesi, gli ivoriani, oltre a qualche nordafricano, i nigeriani e tutti gli altri lavoratori a giornata. Poi c'e' anche la camorra, le discariche abusive e quant'altro. Ma quella e' un'altra storia. La povera gente che e' stata uccisa - gli immigrati del Ghana, del Togo, etc. - era da noi per lavorare punto e basta. E se - fatto grave e disperante - se la prende genericamente con i bianchi, la cosa deve fare ulteriormente pensare: si sta creando un solco gravissimo che si puo' colmare solo con la solidarieta' e che invece si allarga con i pregiudizi. 10. LUTTI. L'ASSOCIAZIONE "PUNTO ROSSO" RICORDA FEDERICO CERATTI [Dall'Associazione Culturale Punto Rosso (per contatti: comunicazioni at puntorosso.it) riceviamo e diffondiamo] Con profonda tristezza annunciamo la scomparsa di Federico Ceratti. Federico Ceratti e' morto oggi a seguito di un grave incidente stradale. La sua scomparsa ci priva di una persona preziosa che ha dato tanto al movimento oggi chiamato altermondialista. Instancabile animatore di tante iniziative in questi decenni, ultima l'"Associazione per i consumi etici e alternativi", di cui era presidente. Con Federico abbiamo lavorato assieme e collaborato in tante occasioni. Alla sua compagna Cristina, al padre Roberto e alla madre Carla va il nostro abbraccio forte. 11. LUTTI. LANCE HENSON RICORDA ABDUL "ABBA" GUIBRE [Da Daniele Barbieri (per contatti: pkdick at fastmail.it) riceviamo e diffondiamo nella traduzione di Silvana Fracasso il testo della poesia per Abdul "Abba" Guibre, il ragazzo ucciso alcuni giorni fa a Milano, che il grande poeta indiano d'America Lance Henson ha letto a Bologna il 19 settembre, alla "maratona di letture" organizzata con Gabriella Ghermandi e la libreria Trame] Ci riuniamo qui in questo posto d'autunno in memoria di chi e' caduto i cui occhi cercano ora profondi nei nostri cuori domande a cui nessuno puo' rispondere politiche mitigate forzate su vite innocenti... il puzzo di logore religioni e paure arcaiche si palesa in insulti ignoranti su un mondo piu' vecchio del linguaggio nella terra sotto i nostri piedi dove ne' cemento ne' torri a spirale dell'aristocrazia possono respirare fratello silenzioso noi respiriamo con te rwandacongoamazzoniasandcreekwoundedkneegeorgia questo messaggio da loro a voi: il razzismo - e ogni legge che lo sostiene - sia dannato... 12. LUTTI. SILVANA SILVESTRI RICORDA FLORESTANO VANCINI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 settembre 2009 col titolo "Scomparso il regista della Lunga notte del '43" e il sommario "Maestri. Florestano Vancini, la voce del cinema politico antifascista"] E' scomparso il 18 settembre il regista Florestano Vancini all'eta' di 82 anni. Famoso per i suoi film di impegno politico che raccontano episodi della storia d'Italia da non dimenticare: come La lunga notte del '43, Bronte cronaca di un massacro, Il delitto Matteotti. Ferrara, la sua citta' natale gli rendera' omaggio pubblico e solenne nella Sala del Commiato della Certosa mercoledi' alle 12. La sua scuola, raccontava, fu assistere da ragazzo alla lavorazione di Ossessione di Visconti sulle rive del Po, guardare i piani di ripresa, curioso di movimenti di camera e direzione degli attori. Inizia come critico, segue da cronista la Spal in trasferta, arriva a Roma per l'universita', lavora prima come giornalista, ma inizia subito a girare documentari, ne realizza circa ottanta. Le prime opere di Vancini parlano della bassa padana (proprio sul delta lo incontrammo durante un avventuroso festival dedicato alle acque, sapiente affabulatore): Alluvione (1950) firmato con Adolfo Baruffi, Delta padano ('57), Tre canne e un soldo ('53) sulla raccolta delle canne palustri, e Via Romea (1958) sulla importante via del litorale padano (direttore della fotografia era il pioniere ferrarese Antonio Sturla). Dopo essere stato aiuto-regista di Mario Soldati in La donna del fiume ('55) e di Zurlini in Un'estate violenta, Vancini per realizzare il suo primo film, che fu poi premiato al festival di Venezia come miglior esordio, si ispiro' a un altro ferrarese come lui, Giorgio Bassani che nato a Bologna, visse a Ferrara fin dagli anni della sua infanzia e ambiento' qui i suoi celebri romanzi Gli occhiali d'oro e Il giardino dei Finzi Contini: lo conobbe e collaboro' con lui gia' ai tempi dei suoi documentari e da una delle Cinque storie ferraresi di Bassani e' tratto La lunga notte del '43, con Gabriele Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Gino Cervi, da una sceneggiatura di De Concini e Pasolini. Racconta il massacro di undici antifascisti ad opera dei repubblichini in una nebbiosa Ferrara ricostruita in studio, film che vale la pena rivedere per non lasciare che il recente passato subisca letture fantasiose come avviene oggi (nella scena finale del film il responsabile dell'eccidio torna in citta', riverito da tutti). Tornera' ancora alle atmosfere ferraresi nel suo ultimo film E ridendo l'uccise, melodramma ambientato nella vita di corte del Cinquecento tra il Palazzo dei diamanti e la reggia degli Estensi. Dopo l'episodio Separazione legale del film coordinato da Cesare Zavattini Le italiane e l'amore, racconta la fine di un famoso bandito bolognese in La banda Casaroli (1962) dimostrando una predisposizione al racconto d'azione e popolare. In La calda vita ('63) mette in scena gli attori del momento Catherine Spaak, Jacques Perrin e Fabrizio Capucci, una ragazza e due ragazzi, l'intreccio chiave degli anni Sessanta, da Rohmer a Truffaut; torna alle tematiche di provincia con Le stagioni del nostro amore ('65) premio della critica a Berlino, con Enrico Maria Salerno quarantenne in crisi che torna nella sua cittadina natale. Realizzera' anche un western all'italiana con lo pseudonimo di Stan Vance: I lunghi giorni della vendetta girato in Almeria, scritto da Caminito e Di Leo, con Giuliamo Gemma, Francisco Rabal e un cast spagnolo; e poi Violenza al sole girato tra le isole Tremiti e Foggia, con Giuliamo Gemma, e i bergmaniani Bibi Andersson e Gunnar Bjornstrand. Dopo le incursioni geometriche dei rapporti a due, a tre, a quattro degli anni Sessanta Vancini torna a importanti film storici come Bronte ('72) e Il delitto Matteotti ('73) dove in realta' interviene nel dibattito politico contemporaneo sulla rivoluzione e sulla vigilanza. Bronte, scritto con Sciascia e Fabio Carpi, racconta della rivolta dei contadini siciliani nel 1860 contro il latifondo e la strage ad opera dell'esercito comandato da Nino Bixio, una lezione sul fallimento delle rivoluzioni e i meccanismi del potere. Il secondo e' il film su Matteotti, parlamentare antifascista che dopo il suo famoso discorso alla camera del 1924 ("Contestiamo in questo luogo e in tronco la validita' delle elezioni della maggioranza. L'elezione secondo noi e' essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non e' valida in tutte le circoscrizioni") fu ucciso dai fascisti, film sul clima che instaurarono le squadracce negli anni Venti, una storia non affidata al passato come vorrebbero alcuni. Negli anni '80 Vancini lavora per la televisione, a cominciare da La neve nel bicchiere, tre generazioni di contadini della bassa ferrarese da fine ottocento al '27, La Piovra 2 con Michele Placido, lo sceneggiato Piazza di Spagna e ancora un film politico su un medico in Salvador sconvolto dalla guerra civile: Lettera dal Salvador ('88) con Bruno Cremer per la serie Medecins des hommes a cui hanno partecipato firmando gli altri film della serie anche Jacques Perrin, Laurent Heynemann, Yves Boisset, Haroun Bagdadi. 13. LETTURE. MARIA BETTETINI, INTRODUZIONE A AGOSTINO Maria Bettetini, Introduzione a Agostino, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. VI + 232, euro 12. Nella benemerita collana laterziana de "I filosofi", un'acuta e preziosa monografia su Agostino di una delle sue attuali maggiori studiose. 14. LETTURE. MANUELA FRAIRE E ROSSANA ROSSANDA: LA PERDITA Manuela Fraire e Rossana Rossanda, La perdita, Bollati Boringhieri, Torino 2008, pp. 82, euro 6,50. A cura e con un'ampia postfazione di Lea Melandri, la riedizione in volume di un colloquio sul concetto e l'esperienza della perdita tra due acute e profonde intellettuali (colloquio originariamente apparso nel 2004 nella "Rivista di psicologia analitica"). 15. LETTURE. FERNANDA PIVANO: I MIEI AMICI CANTAUTORI Fernanda Pivano, I miei amici cantautori, Mondadori, Milano 2005, 2006, pp. 210, euro 8,40. A cura e con un'intervista all'autrice di Sergio Sacchi e Stefano Senardi, il volume raccoglie articoli e conversazioni di Fernanda Pivano su e con amiche ed amici cantautori. 16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 17. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 589 del 25 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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