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Voci e volti della nonviolenza. 233
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 233
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 23 Sep 2008 20:26:16 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 233 del 23 settembre 2008 In questo numero: 1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose (parte dodicesima) 2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del febbraio 2007 3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del marzo 2007 4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'aprile 2007 1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI RELIGIOSE (PARTE DODICESIMA) Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture". 2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL FEBBRAIO 2007 [Dal mensile "Letture", n. 634, febbraio 2007, col titolo "Luca e Paolo giganti della nostra Chiesa". Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista, ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di grande valore] Riserviamo l'apertura a due poderosi testi di esegesi neotestamentaria. Il primo e' dedicato alla seconda opera di Luca, ossia alle 18.374 parole greche che compongono gli Atti degli Apostoli, tradotti e commentati da un docente tedesco (di Fulda), Josef Zmijewski nella nota collana del "Regensburger Neues Testament", tradotta in italiano dalla Morcelliana (traduzione di Germano Re, 2006, pp. 1.307, euro 85). Un importante studioso dei primi decenni del Novecento, Martin Dibelius, era convinto che Luca con questo scritto si fosse rivelato come "il primo storico cristiano"; d'altronde, gia' san Girolamo nella sua Lettera XIX aveva classificato l'evangelista come "storico" e "artista" (per il suo linguaggio). Ma, a partire dall'Ottocento, questa fiducia era venuta meno e l'accento era stato trasferito piu' sulla dimensione teologica degli Atti (definiti come "il Vangelo dello Spirito Santo" o "della Chiesa" o "della Parola di Dio", citata ben 58 volte). Zmijewski bada molto nel suo commento a questa specifica qualita' che condiziona anche il genere letterario degli Atti, riuscendo in modo felice a calibrare il rapporto tra le due dimensioni, la storica e la teologica, notando l'originalita' dell'approccio lucano rispetto alla parallela storiografia ellenistica. Tre sono le divaricazioni rispetto ad essa. La prima tocca l'oggetto che per Luca e' una "storia della salvezza, cioe' la storia di Dio con gli uomini". E', quindi, inevitabile che non e' sufficiente un mero approccio documentale-testimoniale ma si esige un'ulteriore prospettiva ermeneutica degli eventi narrati. In secondo luogo differente e' la finalita' che non e' meramente "pragmatica" bensi' "catechetica", cioe' destinata all'annuncio cristiano. Infine la scuola a cui idealmente Luca si iscrive non e' quella degli storici greci, bensi' egli rimanda alla struttura caratteristica della storiografia biblica che esalta l'irruzione unica e trascendente di Dio con un suo progetto proiettato verso una finalita' ultima. Tre sono, cosi', gli attori fondamentali che sottendono al racconto degli eventi vissuti dal cristianesimo delle origini: la signoria di Cristo, che e' il Kyrios risorto e glorificato, la forza efficace dello Spirito Santo e la Chiesa apostolica. Sta di fatto, pero', che questa "pesante" concezione teologica non annulla il filo storico ma lo irrobustisce svelandone il dinamismo segreto ed e', percio', importante - per averne conferma - seguire passo per passo il commento al testo lucano che qui e' idealmente "assediato" da diversi angoli di lettura: c'e' l'attenzione preliminare all'aspetto storico-letterario, c'e' l'analisi parcellizzata per versetti, c'e' lo scavo teologico alla ricerca anche della finalita' kerigmatica e catechetica del racconto (l'opera e', infatti, destinata anche ai non cristiani, oltre che ai cristiani di matrice "gentile"), c'e' l'apparato degli excursus che isolano e approfondiscono alcuni temi capitali. Romano Penna, uno dei nostri maggiori neotestamentaristi, prosegue invece il suo itinerario esegetico nel capolavoro paolino, la Lettera ai Romani: dopo aver commentato i capp. 1-5 in un primo tomo, apparso nel 2004, ora e' la volta dei capp. 6-11 (Dehoniane, 2006, pp. 408, euro 30). Accostare questo scritto biblico e' un'impresa che ha sempre emozionato ma anche tentato gli esegeti. Penna ha l'attrezzatura esegetica e teologica ben adatta per questa operazione che - per usare una frase di Lutero - "spalanca le porte del Paradiso", considerata l'altissima qualita' del pensiero dell'Apostolo. Ora di scena sono i capitoli che lasciano alle spalle la forza devastante del peccato e della Legge (capp. 6-7) e si inoltrano nell'orizzonte luminoso dello Spirito e della liberta' cristiana con quello straordinario cap. 8 che costituisce una sorta di apice: alla situazione drammatica dell'Io fuori di Cristo, ecco ora la filiazione divina del cristiano e la sua immissione nella tensione escatologica. Come e' noto, i capitoli successivi 9-11 si concentrano, invece, in modo sistematico attorno al rapporto tra il popolo di Israele e l'evangelo, capitoli che Penna considera "tra le cose piu' interessanti prodotte dal cristianesimo delle origini. Oltre a Paolo, infatti, nessun autore del I secolo ci ha fornito una riflessione tanto ampia e originale sulla relazione venuta a crearsi tra giudaismo e fede cristiana e sulla funzione storico-salvifica del popolo di Israele". Una grande occasione, quindi, sia per riprendere il primo volume sia per accostargli questa nuova tappa e intraprendere un viaggio sistematico in un testo biblico che - come e' stato detto da un altro commentatore, Paul Althaus - "ha scandito le grandi ore della storia della Chiesa". * L'altra meta' della Bibbia A questo punto il nostro sguardo, pur rimanendo nell'ambito biblico, si orienta verso un capitolo piuttosto particolare, che potremmo definire "la Bibbia al femminile". Una sezione piuttosto spinosa di questo capitolo riguarda l'atteggiamento di san Paolo. Ed e' appunto intitolato Paolo e le donne (Cittadella, 2006, pp. 185, euro 11,70), un saggio a piu' voci. Sulla ribalta si presenta un'autorita' nel campo degli studi paolini, il domenicano Jerome Murphy-O'Connor. Con lui entra in dialogo la teologa Cettina Militello, assumendo come base di discussione il programma esegetico proposto dallo studioso della celebre Ecole Biblique di Gerusalemme: la questione delle "donne ministre" nelle comunita' paoline sul cui ministero ecclesiale ci si interroga, il tema dell'eguaglianza in Cristo (Galati 3, 27-28), l'identita' sessuale pubblica della donna, il senso del monito paolino sulle donne da tenere "zitte nelle chiese" (1 Corinzi 14, 34-35) e la relativa applicazione piu' generale riguardo alla presenza femminile nelle comunita' cristiane ("escluse e addomesticate"), col rilievo che acquistano le vedove. Murphy-O'Connor introduce una distinzione tra la fase strettamente paolina e quella post-paolina, attestata dalle Lettere a Timoteo e Tito. Interessante e' il puntuale contrappunto che la Militello conduce su tutti i soggetti proposti dal professore domenicano, assegnando un'interessante ermeneutica a un passo arduo e complesso com'e' 1 Corinzi 11, 3-16, ripreso in finale anche da un'ulteriore analisi di Maria Luisa Rigato. Sta di fatto che il rapporto donne e Bibbia e' una componente vivace del dibattito teologico degli ultimi decenni. A fare il punto su questa vicenda, che ha registrato esiti interessanti accanto a eccessi evidenti, tipici di ogni reazione a una codificazione esegetica consolidata nei secoli, si dedica da tempo un'altra teologa che insegna Storia del cristianesimo all'Universita' di Napoli, Adriana Valerio. Il volume, che ora ha confezionato con una dozzina di altre studiose e studiosi in prospettiva interconfessionale e internazionale, s'intitola appunto Donne e Bibbia (Dehoniane, 2006, pp. 399, euro 35) e si apre con una suggestiva galleria di modelli interpretativi femminili della Bibbia, a partire dalle origini cristiane passando attraverso la mistica medievale, l'umanesimo, il protestantesimo, il giudaismo, per approdare alla famosa ottocentesca Woman's Bible. Da qui si procede isolando alcune figure femminili bibliche (ad esempio, le discepole di Gesu' oppure il simbolismo della donna nell'apocalittica) per proporre in finale una sezione di ermeneutica che noi avremmo allegato alla prima parte del libro, gia' orientata in questa direzione, della quale avrebbe potuto costituire l'ultima tappa. Quando, pero', si parla di donne bibliche, all'interno della folla di figure che emergono dalle pagine sacre - famose come Sara, Debora o Ester, rilevanti ma sconosciute ai piu' come Hulda la profetessa o ignote a molti come accade a tante donne degli Atti degli apostoli - una posizione di preminenza e' occupata da Maria, la madre di Gesu'. Il personaggio ha acquistato un predominio soprattutto nella tradizione cristiana al punto da aver generato una branca della teologia, la mariologia. Un esperto di questo settore, Stefano De Fiores, ha cosi' approntato un dizionario tutto consacrato a Maria, con piu' di 50 voci che talora assumono il taglio di mini-monografie, Maria. Nuovissimo Dizionario (Dehoniane, 2006, 2 voll. pp. 1.937, euro 65). Liturgia, devozione, spiritualita', sociologia, iconografia, oltre ovviamente a esegesi e teologia, sono coinvolte in questo dittico di tomi che, accanto ai soggetti mariani classici, ne introducono molti inediti, come accade per le voci riservate ai giovani, all'impegno sociale, al "monte sublime", una curiosa simbologia mariana coniata soprattutto da Gregorio Magno, al paradigma antropologico, alla "Donna mediterranea" e cosi' via. * Donna d'Oriente In finale sconfiniamo dall'orizzonte biblico e teologico e proponiamo un ritratto femminile storico molto curioso proposto da un accuratissimo studio del bizantinista Paolo Cesaretti (L'impero perduto, Mondadori, 2006, pp. 381, euro 19). Si tratta di una donna "bifronte" anche nel nome: Agnes, figlia di Luigi VII di Francia, divenuta poi sposa bambina (aveva nove anni ed era ancora "diafana e cristallina") del futuro imperatore di Bisanzio, Alessio Comneno, anch'egli ragazzo, trasformandosi cosi' in Anna. Leggere questa biografia, dai mille colpi di scena - perdera' in pochi anni padre e suocero, sara' per due volte vedova, sposando l'assassino sessantacinquenne del primo marito, assistera' al declino di Costantinopoli, conquistata nella Quarta Crociata (1204) e cosi' via - e' pero' come entrare nell'intero panorama di una civilta', quella bizantina, alla quale l'occidentale Agnes si leghera' indissolubilmente fino a trasformarsi in Anna, fedele all'Ortodossia anche quando i confratelli cristiani latini delle sue origini dilagheranno nella capitale gloriosa d'Oriente. 3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL MARZO 2007 [Dal mensile "Letture", n. 635, marzo 2007, col titolo "Cipriano e Girolamo agli albori della Chiesa"] Il grande itinerario della Tradizione della Chiesa ebbe nelle sue prime tappe un orizzonte particolarmente affascinante di manifestazione, quello africano. La', ad esempio, nel III secolo, nella citta' di Cartagine, apparve la figura di Cipriano, un retore acclamato, che pero' scelse la via ecclesiastica divenendo vescovo della sua citta'. Era appena agli esordi del suo episcopato quando scoppio' la persecuzione dell'imperatore Decio. Inizio', cosi', un percorso drammatico che coinvolse Cipriano anche coi successori di Decio e che lo condusse al martirio per decapitazione nel settembre 258. Nella collana "Scrittori cristiani dell'Africa romana", da poco inaugurata, appaiono ora, col testo latino a fronte, le Lettere 1-50 del vescovo cartaginese, precedute da un vero e proprio ritratto biografico, letterario e teologico del santo a cura di Carlo Dell'Osso, mentre la traduzione dei testi epistolari e' condotta da Maria Vincelli e le note sono di Giovanna Taponecco (Citta' Nuova, 2006, pp. 332, euro 42). Questo corpus di lettere (in tutto sono 81) e' molto vario per genere, per contenuti e per coordinate cronologiche, ma e' prezioso per ricostruire la trama storica di quegli anni turbolenti, per identificare i connotati della personalita' di Cipriano, per scoprire problemi ed esperienze delle comunita' ecclesiali africane, per approfondire controversie teologiche (in particolare quella sulla validita' del battesimo impartito dagli eretici: un concilio di 71 vescovi tenutosi a Cartagine aveva accolto la posizione rigida di Cipriano, in contrasto con la prassi di papa Stefano). Si ha, cosi', l'occasione di sentir pulsare, quasi in presa diretta, la vita ecclesiale africana del III secolo, anche in rapporto col primato romano, soprattutto di fronte alla vigorosa concezione ciprianea della collegialita' episcopale, ossia dell'unita' tra i vescovi come successori degli apostoli (si veda la Lettera 33). Pagine interessanti, oltre che al battesimo (come si e' detto) e alla penitenza, sono riservate anche all'eucaristia e alla relativa unione indissolubile tra Cristo e il suo popolo (per questo tema bisognera', pero', attendere il volume successivo contenente la Lettera 63, che e' la piu' esplicita al riguardo). Sempre per stare alla Tradizione cristiana dei primi secoli, ecco un'altra voce, quella di un Padre originale e veemente, Girolamo, che e' presentato ora con un suo saggio esegetico biblico concluso nel 406, il Commento a Osea, introdotto, tradotto dal latino e annotato da Marco Tullio Messina (Citta' Nuova, 2006, pp. 326, euro 25). Come e' noto, l'impegno del santo fu innanzitutto di taglio filologico come traduttore della Bibbia in latino. Anche qui emerge in modo netto questa vocazione: egli confronta, infatti, versetto per versetto la versione dall'ebraico da lui elaborata con quella greca dei Settanta. E' solo su questa base che procede l'esegesi e l'interpretazione del testo del profeta. Da un lato, dunque, si delinea la lettura storico-letteraria e qui si ha una sorpresa: contrariamente alla sua consuetudine di impronta "letterale", Girolamo ritiene che l'ordine divino impartito a Osea di prendere in moglie una prostituta sia una allegoria e non un dato storico. D'altro lato, in tal modo, emerge nettamente la possibilita' di un'applicazione spirituale senza che essa contraddica l'interpretazione storico-critica. * Un biografo d'eccezione Il nostro viaggio nella Tradizione prosegue ovviamente per sbalzi e, cosi', proponiamo una terza tappa nel Medioevo suggerendo una deliziosa edizione della Vita di san Francesco di san Bonaventura, tradotta dal latino da Antonio Donadio (Paoline, 2006, pp. 188, euro 28). Si tratta della cosiddetta Legenda Major, la biografia del Poverello commissionata ufficialmente dal Capitolo generale francescano nel 1260 al celebre Dottore serafico. Si voleva, cosi', avere un profilo codificato di Francesco che non comprendesse solo la fisionomia storica ma anche quella spirituale che Bonaventura illustra ricorrendo alle tre vie: la "purgativa" per la conversione (cc. 1-4), l'"illuminativa" per l'esperienza ascetica delle virtu' (cc. 5-12), l'"unitiva" per la dimensione mistica (cc. 13-15). Si ha, cosi', tutta la fragranza della biografia intessuta di eventi alti e intensi, ma anche l'ingresso nell'interiorita' e nella testimonianza ecclesiale del santo di Assisi. La lettura del testo, di sua natura gia' affascinante, e' ulteriormente esaltata dall'apparato iconografico basato sulle miniature di un codice latino del XIII-XIV sec. conservato nel convento Cardenal Cisneros di Madrid. * "Raccolte pontificie" Sul filo della Tradizione ecclesiale giungiamo sino ai nostri giorni proponendo due volumi con scritti di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI. Il primo contiene l'elaborazione di quattro prediche quaresimali tenute dall'allora arcivescovo di Monaco nel 1981, successivamente riprese e approfondite. Il tema emerge chiaramente nel titolo ed e' di grande attualita': In principio Dio creo' il cielo e la terra. Riflessioni sulla creazione e il peccato (traduzione di Carlo Danna, Lindau, 2006, pp. 136, euro 12,50). L'analisi tiene conto del groviglio di questioni che s'annodano attorno al tema, soprattutto nel confronto tra teologia e scienza: "Compito delle scienze naturali - scrive l'autore - e' chiarire attraverso quali fattori l'albero della vita si differenzia e si sviluppa, mettendo nuovi rami". Compito, invece, della teologia e' affermare che "i grandi progetti della vita non sono un prodotto del caso e dell'errore ne' sono il prodotto di una selezione, cui si attribuiscono predicati divini che in questa sede appaiono illogici, ascientifici, un mito moderno". L'altro volume offre una raccolta di articoli di Ratzinger disposti secondo un filo logico e posti globalmente sotto il titolo Vi ho chiamato amici (traduzione di Giuseppe Reguzzoni, San Paolo, 2006, pp. 116, euro 10). Significativo e' il sottotitolo, "La compagnia nel cammino della fede", che l'autore precisa essere la Chiesa, la quale ci purifica per ascendere alla "vera altezza dell'essere uomini, cioe' alla compagnia con Dio", alla pienezza di vita con lui. Ma l'analisi condotta nei vari saggi spazia su molte questioni delicate ecclesiali post-conciliari come la situazione dell'ecumenismo, l'unicita' di Gesu' Cristo, le interpellanze del terzo millennio e cosi' via. * Cantici degli sposi A questo punto vorremmo riservare lo spazio che ci rimane a un unico soggetto trattato secondo angolature diverse da una trilogia di testi da poco editi. Si tratta del tema del matrimonio. Naturalmente la nostra prospettiva e' quella teologica e cosi' partiamo da una piccola ma suggestiva sintesi elaborata in passato (e ora riproposta) da don Abramo Levi, Su matrimonio e famiglia (Servitium, 2006, pp. 73, euro 8): non per nulla essa si avvale anche in questa nuova edizione di un'appassionata presentazione di padre David M. Turoldo, il quale ricama sul tema una sua riflessione originale. Quello di Levi vuole essere un "discorso secondo le Scritture", come recita il sottotitolo ed e' proprio con la decifrazione di questa locuzione che si apre il libretto, offrendo cosi' una vera e propria prospettiva ermeneutica. Anzi, di taglio interpretativo e' anche il secondo capitolo che isola le "contraddizioni" che si annodano e si sciolgono all'interno della famiglia (tra specie umana e genere umano, tra uomo e donna, tra genitori e figli). E' solo alla fine, in poche pagine, che si ha il ritratto della "famiglia secondo le Scritture", un abbozzo teologico in senso stretto, comprensibile solo con le premesse cosi' ampie prima dispiegate. "Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me e' amore", esclama la donna del Cantico dei cantici (2, 4). All'insegna di questa immagine curiosa e "inebriante" quattro studiosi greci ortodossi hanno proposto le loro "parole sull'amore e sul matrimonio": Stavros S. Fotiou, Anna Marini (che e' un ricercatrice greca nonostante l'onomastica), Gheorghios Patronos e il noto filosofo e teologo Christos Yannaras presentano i loro saggi nel volume La "cella del vino" (Servitium, 2006, pp. 208, euro 10,50). La Marini racconta poeticamente il fiorire dell'amore e il suo trasfigurarsi nella liturgia nuziale; Fotiou e' piu' attento alla "semantica dell'eros" e agli aspetti gloriosi e oscuri che esso comporta; Yannaras, con l'originalita' intuitiva e creativa che lo distingue, propone una comparazione tra verginita' monacale e matrimonio, strade parallele segnate da una necessaria "dedizione erotica", destinata all'approdo comune nell'amore per il Regno di Dio, pur nella diversita' dei percorsi. Al centro del libro sta il saggio piu' ampio e articolato, un vero e proprio libro a se' stante, cioe' il testo del teologo Gheorghios Patronos che ha alle spalle una vasta pratica di studi e di pastorale in Europa e in Africa. La sua trattazione tocca esplicitamente sia la teologia sia l'esperienza del matrimonio: i principi fondamentali religiosi sono declinati all'interno della vicenda esistenziale della coppia, secondo le istanze complesse che il sacramento propone radicandosi nella umanita' della donazione d'amore. In questa luce, ci sembra significativo accostare la terza opera che e' frutto di un importante filosofo argentino, Alberto Caturelli, che e' non solo studioso ma anche erede del pensiero del nostro Michele Federico Sciacca: Due una sola carne (traduzione di Pier Paolo Ottonello, Ares, 2006, pp. 407, euro 18). Alla base c'e' la fondazione metafisica della persona e delle sue relazioni: essa si oppone a una visione meramente empirista e pragmatista che dissolve l'anima intima e radicale dell'amore riducendolo a occasionale esperienza erotica o sentimentale. Lo scritto di Caturelli parte, allora, dall'anima e dall'essere incarnato umano, offrendo cosi' un fondamento antropologico che cresce e sostiene lo stato esistenziale del matrimonio e della famiglia. E' a questo punto che si apre anche l'orizzonte soprannaturale, illustrato dalla dottrina biblica dell'"immagine e somiglianza" presente in Genesi 1, 27 e del "mistero" nuziale esaltato da san Paolo. Si procede, cosi', verso un discorso teologico e pastorale che e' condotto con freschezza e intensita' dall'autore il quale riesce a conservare la compattezza tra naturalita' e trascendenza dell'amore nuziale, tra esistenza ed essere, tra metafisica e mistica, tra fede e amore, tra storia ed escatologia. Un testo, quindi, da meditare sia da parte di coloro che vivono una simile vicenda, sia da parte di coloro che la vogliono comprendere per presentarla poi ai loro figli o alle comunita' cristiane. 4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'APRILE 2007 [Dal mensile "Letture", n. 636, aprile 2007, col titolo "Letture approfondite per far luce sull'uomo"] La Pasqua che cade in questo mese ci spinge a proporre in apertura un libro un po' particolare. A comporlo sono due autori francesi pressoche' ignoti, l'ortodosso Victor Loupan e il cattolico Alain Noel: Inchiesta sulla morte di Gesu' (traduzione di Marco Zappella, San Paolo, 2007, pp. 384, euro 24). Al di la' di qualche ingenuita' anacronistica (come quella di designare gli alti sacerdoti ebrei con un esilarante "arcipreti" e il sommo sacerdote come "capo del clero"), il saggio e' uno strumento interessante per la conoscenza di quella vicenda capitale nella storia dell'umanita'. Infatti, ogni affermazione e ricostruzione operata dai due autori e' sempre basata sulle ricerche condotte dal Gotha dell'esegesi contemporanea (l'unica assenza lamentabile e' quella dell'importante opera La morte del Messia di Raymond E. Brown, tradotta in italiano dalla Queriniana). Il testo e' articolato in tre atti. Il primo e' affidato alla rappresentazione del necessario fondale storico-culturale di quell'evento consumatosi a Gerusalemme attorno all'anno 30. L'obiettivo si restringe poi sui vari attori, da Gesu' a Caifa, da Erode Antipa a Pilato e, infine, si punta direttamente su quelle ore cruciali che vedranno l'emissione della sentenza capitale e la sua esecuzione sul colle del Golgota. I piu' celebri casi giudiziari della storia - come il processo contro Socrate del 399 a.C. o quello che mando' al rogo Giovanna d'Arco o l'assise dell'Inquisizione nei confronti di Galileo nel 1633 - impallidiscono di fronte all'evento che coinvolge quel modesto predicatore ebreo. Infatti, se fondamentale e' ridefinirne i momenti e i fatti per l'intera storia dell'umanita', come accade nelle pagine di Loupan e Noel, ancor piu' decisivo e' riproporne la sostanza all'interno della fede cristiana e delle sue conseguenze nella vicenda umana. E dato che la passione, morte e risurrezione di Gesu' hanno avuto un'eco vasta nelle immediate generazioni dei primi tempi cristiani anche attraverso una fitta produzione letteraria e teologica non accolta nel canone delle Sacre Scritture, potrebbe essere utile accostare un delizioso ed esemplare libretto curato da Giacomo Perego e Giuseppe Mazza, Abc dei Vangeli apocrifi (San Paolo, 2007, pp. 63, euro 2,50). Qui si trovera', in modo chiaro, puntuale e accattivante, tutto quanto e' necessario sapere su questa galassia che ha seguito i Vangeli canonici, offrendo talora dati storici significativi accanto a fantasmagorie creative o a riflessi di tendenze persino eterodosse delle varie comunita' cristiane delle origini. Oltre a una strumentazione generale per orientarsi in questo pianeta lussureggiante di testi, si indicano tutte le originalita' e anche le stravaganze che essi comportano. Cosi', s'impara cosa sono gli agrapha, si decifrano gli "enigmi" di Qumran, o del Vangelo di Giuda, si mettono in luce anche le bizzarrie (un Gesu' gay?), le deformazioni (la Maddalena prostituta), le leggende che avvolgono il piccolo Gesu' ma anche Maria bambina o l'"anziano" Giuseppe, si procede nel terreno minato delle ricostruzioni fuorvianti della morte e risurrezione di Cristo, fino ad approdare all'indicazione di alcune linee-guida puntuali per una corretta ermeneutica dell'intero fenomeno apocrifo in connessione con la dottrina cristiana genuina. * Il diavolo e dintorni Le due letture di taglio "pasquale" biblico che ora abbiamo proposto ci suggeriscono, pero', uno sconfinamento forse un po' sorprendente, quello nel satanismo. Giustifichiamo innanzitutto la connessione. La teologia pasquale ha nel suo cuore la vittoria sul peccato e sulla morte e, per usare il linguaggio neotestamentario, sul "principe di questo mondo", cioe' Satana. Non per nulla nella grande Veglia pasquale, nella professione battesimale di fede, si esige l'impegno a "rinunziare a Satana, a tutte le sue opere e seduzioni", mentre nella prima lettura della Messa di Pasqua Pietro afferma che Gesu' "passo' beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo" (Atti 10, 38). Ecco, allora, l'occasione per introdurre due saggi da poco pubblicati. Il primo dal titolo un po' truculento, Attenti al lupo - anche se san Pietro di per se' compara nella sua Prima Lettera (5, 8) il diavolo a un leone - e' opera di un'insegnante, Roberta Grillo, impegnata nei Gris, i "Gruppi di ricerca e di informazione socio-religiosi" (Ares, 2006, pp. 320, euro 18). In realta' il lupo e' giustificato su base evangelica (Matteo 7, 15 e 10, 16) perche' il libro vuole di per se' offrire una sorta di panorama a largo spettro - e, quindi, didatticamente molto utile - sui vari movimenti religiosi alternativi, a partire dal "grande ombrello" di New Age, alla cui ombra spunta una fungaia di gruppi di matrice orientale o spiritualistica e salutistica. Il raggio di investigazione s'allarga poi ad altri sistemi di genesi gnostico-teosofica o magico-occultista o persino ufologica e altro ancora, migrando fino all'orizzonte ove l'ispirazione cristiana degenera in movimenti millenaristici, profetico-messianici, misticheggianti o tradizionalisti. Il demonio che e' enunciato nel sottotitolo entra in scena in finale, in un'appendice molto fitta riservata appunto al "diavolo e... dintorni". E', invece, solo sul satanismo in senso stretto che punta l'approfondito e rigoroso Il libro nero del satanismo, approntato da uno psichiatra, Tonino Cantelmi, e da una psicologa clinica, Cristina Cacace (San Paolo, 2007, pp. 197, euro 12,50). La loro e' un'accurata radiografia di un fenomeno non solo irreligioso ma anche psicopatologico e criminale (come insegna la cronaca). L'analisi che viene condotta attorno a questa degenerazione personale e sociale segue registri diversi, risalendo anche a certe radici spiritualeggianti, come quella della setta neopagana Wicca, ma percorrendo anche territori piu' o meno subliminali, come nel caso dell'ideologia sottesa al cartone animato Pokemon che - e pochi lo sanno - e' frutto della miscela lessicale tra pocket e monster/demon, oppure come accade nei messaggi criptati celati nel cosiddetto "rock satanico" e cosi' via. * "Exultate, iubilate!" Dal nadir infernale, sempre sulla scia dell'atmosfera spirituale pasquale, innalziamoci ora verso lo zenit celestiale. Lassu' ci conducono due saggi molto diversi tra loro ma entrambi suggestivi. Gia' il titolo, Sulle ali dell'anima, suppone una simile ascensione e a proporcela e' un noto teologo tedesco da decine d'anni sulla breccia (ha ora 92 anni), il bavarese Alfred Laepple (traduzione di Paola Florioli, Gribaudi, 2006, pp. 122, euro 8). Il volume e' un delizioso "viaggio nella musica di Dio", come recita il sottotitolo, un tema particolarmente importante nei nostri tempi che vedono spesso nelle chiese ascendere al cielo musichette non proprio esaltanti. A uno scavo di indole teorica generale, condotto in uno stile accattivante e originale, subentra un itinerario creativo all'interno della musica nella storia universale ma anche nell'esperienza personale di ogni uomo e donna. L'anziano teologo non teme in questo percorso di evocare anche il rock e il pop, interessandosi pure di musica elettronica e persino di musicoterapia e altro ancora. Il tutto ritmato in cinque capitoli che corrispondono ad altrettanti movimenti armonici: allegro - andante - molto vivace - adagio - finale! Ma la Pasqua e' soprattutto espressione di gioia, emblematicamente scandita dall'alleluia. E' a questo punto che allora proponiamo l'altro saggio di un ben piu' giovane collega tedesco di Laepple, Joerg Lauster, 41 anni, docente all'Universita' Gutenberg di Magonza. Il titolo e', al riguardo, esplicito: Dio e la felicita' (traduzione di Carlo Danna, Queriniana, 2006, pp. 222, euro 21,80). Non possiamo dimenticare che l'annunzio cristiano si configura proprio come "evangelo", cioe' "lieta novella", e se la morte di Cristo e' al centro dell'Incarnazione in tutta la sua tragicita', essa e' pero' travalicata appunto dalla Pasqua che apre il cammino verso l'eschaton celebrato dall'Apocalisse come l'orizzonte in cui Dio "tergera' ogni lacrima dagli occhi e non ci sara' piu' ne' morte, ne' lutto, ne' lamento, ne' affanno" (21, 4). L'opera di Lauster e' impostata a dittico. La prima tavola e' diacronica e si propone come una sorta di storia teologica della felicita', a partire proprio da Cristo, procedendo verso Paolo, Gregorio di Nissa e Agostino, in pagine veramente sorprendenti per la fragranza e l'originalita' dell'approccio adottato da questo autore. Entrano, poi, in scena Tommaso d'Aquino a cui subentra il pensiero rinascimentale che approda alla Riforma ove con Lutero alla felicita' e' sostituita la giustificazione. Naturalmente si va oltre, proiettandosi verso Cartesio e Spinoza per raggiungere Kant che e' curiosamente interpellato come "il becchino della felicita'" per la sua critica all'eudemonismo. E' a questo punto che si apre la seconda tavola di indole sincronico-teologica. In pagine dense ma godibili l'autore tenta di elaborare una vera e propria "teologia della felicita'", tentando persino una riabilitazione di quell'eudemonismo, gia' sottoposto agli strali kantiani, ma anche criticato da un certo pensiero cristiano che lo vedeva come un residuato pagano. Non per nulla si rimette in circuito il concetto di "vita buona", tenendo pero' conto sia del peccato, sia della positivita' insita al godimento estetico ed etico. Ma cio' che fa superare una mera impostazione filosofica e' la tensione escatologica: se la felicita' e' gia' esperienza della trascendenza, e' gia' partecipazione e frammento della pienezza di vita, e' chiaro che essa si rivela come segno dell'esito supremo escatologico. Nel suo fiorire non si ha solo un fenomeno psicologico ma un'emergenza esistenziale radicale che nell'istante della gioia perfetta svela l'eternita' beata. E perche' la felicita', pur essendo anche frutto dell'azione umana, non e' totalmente disponibile - proprio per questa sua qualita' trascendente ed escatologica - alla creatura ma e' soprattutto dono, si ha attraverso questo tema la possibilita' di declinare con altra tipologia la stessa salvezza, generata dalla grazia e dalla fede. * Caro potente, ti scrivo... Concludiamo con una memoria un po' particolare. Anche se la domenica cancella nella liturgia di quest'anno la festa di Santa Caterina da Siena il 29 aprile, noi vogliamo lo stesso ricordare la figlia del tintore senese Jacopo di Benincasa, vissuta solo 33 anni ma lasciando una traccia imponente nella Chiesa, con una pubblicazione piuttosto originale. Dall'edizione integrale dell'epistolario cateriniano, curata da Umberto Meattini, sono state estratte 57 missive e offerte nel volume Le lettere alle autorita', indirizzate dalla santa ai regnanti di Francia, di Ungheria, di Napoli, ai signori di Siena o Firenze, a Bernabo' Visconti di Milano, ai priori delle arti e cosi' via (Paoline, 2006, pp. 298, euro 9,50). Si ha, cosi', la possibilita' di ridefinire la dottrina "politica" di Caterina che, pur ancorandosi all'asserto tradizionale della genesi divina dell'autorita', ne afferma la concessione solo temporanea e non assoluta, perche' vincolata al bene del popolo e alle capacita' morali e umane del destinatario. Anzi, lo statista dovrebbe sapere che c'e' un momento in cui "bisogno e' di rendere e di lassare quello che non e' suo". ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 233 del 23 settembre 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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