Minime. 587



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 587 del 23 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio
1. Il 2 ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza
2. Il 5 ottobre a Vicenza
3. Fosco Funesti: Come a Vicenza il senno dei votanti
4. Opporsi alla guerra, opporsi al razzismo
5. Il 25 settembre a Viterbo
6. Verso la VII Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico
7. Marina Verzoletto: Leonard Bernstein
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

In questi ultimi giorni ci sono stati alcuni problemi tecnici nella
procedura automatizzata di invio del nostro notiziario ai destinatari. Ce ne
scusiamo con chi ci legge. Speriamo di risolverli al piu' presto.

1. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA

Il 2 ottobre, che dallo scorso anno l'assemblea generale dell'Onu ha
dichiarato "Giornata internazionale della nonviolenza", si svolgeranno molte
iniziative anche in varie citta' italiane.
Sollecitiamo anche noi che se ne promuovano ovunque possibile, e
particolarmente nelle scuole.

2. INIZIATIVE. IL 5 OTTOBRE A VICENZA

Si svolgera' il 5 ottobre a Vicenza il referendum per impedire la
realizzazione della nuova base di guerra "Dal Molin".
Anche il nostro foglio sollecita all'impegno chiunque puo' dare una mano
alle persone a Vicenza impegnate per la pace, la democrazia e la dignita'
umana.
Per informazioni e contatti: www.dalmolin5ottobre.it

3. LE ULTIME COSE. FOSCO FUNESTI: COME A VICENZA IL SENNO DEI VOTANTI
[In vista del referendum del 5 ottobre a Vicenza per impedire la
realizzazione della nuova base di guerra "Dal Molin" anche il nostro vecchio
amico Fosco Funesti ha scritto queste righe di amicizia e sostegno alle
persone vicentine impegnate per la pace, la legalita' costituzionale, il
diritto alla vita dell'umanita' intera (per informazioni sul referendum del
5 ottobre a Vicenza si visiti il sito: www.dalmolin5ottobre.it)]

Come a Vicenza il senno dei votanti
il 5 ottobre dara' buoni frutti
quel si' alla pace sara' un passo avanti
non solo per Vicenza ma per tutti.

Un si' al diritto ad impedir che tanti
ancora dalla guerra sian distrutti,
un si' ad evitare nuovi pianti
e strazi, e orrori, ed infiniti lutti.

Un si' alla civile convivenza
un si' al disarmo che salva le vite
un si' alla ragione e alla coscienza

che vieti eccidi e sani le ferite
considerando la comun semenza
dell'umanita' intera, una e mite.

4. EDITORIALE. OPPORSI ALLA GUERRA, OPPORSI AL RAZZISMO

Se non ci si oppone alla guerra e al razzismo, come si puo' difendere la
democrazia?
Se non ci si oppone alla guerra e al razzismo, come si puo' difendere la
civile convivenza?
Se non ci si oppone alla guerra e al razzismo, come si puo' difendere la
dignita' umana?

5. INCONTRI. IL 25 SETTEMBRE A VITERBO

La prossima assemblea del comitato che si oppone al devastante
mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo si
terra' giovedi' 25 settembre 2008, con inizio alle ore 17,30, a Viterbo,
presso la sede dell'Arci, in via Garibaldi n. 34. Tutte le persone
interessate sono invitate a partecipare.
*
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it


6. INIZIATIVE. VERSO LA VII GIORNATA ECUMENICA DEL DIALOGO
CRISTIANO-ISLAMICO
[Dal comitato organizzatore della VII edizione della Giornata ecumenica del
dialogo cristiano-islamico (per contatti: Il dialogo, via nazionale 51,
83024 Monteforte Irpino (Av), tel. 3337043384 e anche 3394325220, e-mail:
redazione at ildialogo.org e anche direttore at ildialogo.org, sito:
www.ildialogo.org) riceviamo e diffondiamo]

27 ottobre 2008: VII edizione della Giornata ecumenica del dialogo
cristiano-islamico. La gioia del dialogo
*
A circa un mese dalla celebrazione della settima edizione della Giornata
ecumenica del dialogo cristiano-islamico del 27 ottobre 2008, sono gia' una
trentina le iniziative che si segnalano in varie parti d'Italia, citta'
grandi e piccole come Roma, Cintano, Udine, Torino, Caltanissetta, Voghera,
Ortovero, Latina, Milano, Licata, Asti, Fidenza, Calolziocorte, Canosa
Sannita, Giove, Vicenza, Desio, Novellara, Bergamo, Ravenna, San Vito dei
Normanni, San Mauro Torinese, Monserrato, Angeli di Rosora, Brescia, Altare,
Novara, Rimini, Trento. Adesioni sono giunte anche dall'estero, come ad
esempio dal Cairo (Egitto).
Oltre ai promotori hanno aderito finora molte associazioni, cristiane e
islamiche, ma anche amministrazioni locali e ong. Altre adesioni sono
annunciate per le prossime settimane. Alcune di queste iniziative sono gia'
in corso, come quella promossa da www.minareti.it, che sta realizzando a
Roma la mostra "I giusti dell'Islam". Altre si svolgeranno nella prossima
settimana. Per tutti gli aggiornamenti si veda la pagina web:
www.ildialogo.org/islam/cristianoislamico.htm
Il tema della giornata che abbiamo proposto quest'anno e' quello de "la
gioia del dialogo". E' un tema controcorrente, che intende stimolare le
comunita' cristiane e musulmane a superare la paura reciproca che,
soprattutto dopo la tragedia dell'11 settembre, viene diffusa a piene mani
da chi ha interesse ad acutizzare il cosiddetto scontro di civilta'.
I recenti fatti luttuosi accaduti in numerose citta' d'Italia, fra cui
l'omicidio di un giovane di 19 anni a Milano originario del Burkina Faso e
"reo" di avere un diverso colore della pelle, interpellano i cristiani e i
musulmani, ma anche i fedeli di tutte le altre religioni e i cittadini
tutti, ad impegnarsi attivamente per la pace ed il dialogo e a vincere le
tendenze fondamentaliste che hanno portato le religioni a benedire e a
partecipare a guerre violente e fratricide.
Ci appelliamo percio' a tutte le donne e gli uomini di buona volonta',
affinche' anche quest'anno la VII giornata ecumenica del dialogo
cristiano-islamico possa essere, come negli anni scorsi, un seme di speranza
e un momento di gioia, di confronto sereno, di reciproca conoscenza e
stimolo sulla via del bene.
La diversita' arricchisce perche' aiuta a vivere meglio il mistero della
vita. La paura e' nemica della vita. Si', il frutto piu' bello del dialogo,
come sa chi lo pratica realmente, e' proprio quello, umanissimo, della
gioia: in primo luogo, la gioia di scoprirsi fratelli e sorelle nonostante
le tante differenze (e nonostante il cattivo vento contrario). Per
consolidarlo e renderlo capace di moltiplicarsi, occorrera' individuare
certo nuovi strumenti, nuove formule e nuovi spazi di incontro: ma
soprattutto ritrovare nel cuore di ciascuno il coraggio di sperare, contro
ogni speranza.
Riprendiamoci percio' il diritto alla gioia, non stanchiamoci di farlo, e
gridiamolo dai tetti il prossimo 27 ottobre 2008, in occasione della VII
edizione della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico che da
quest'anno si celebrera' sempre il 27 ottobre per fare memoria del primo
raduno di Assisi delle religioni per la pace (1986) e darle una piu' piena
dimensione ecumenica ed interreligiosa.
Con un sincero augurio di Shalom - Salaam - Pace
Il comitato organizzatore
20 settembre 2008
*
Il sito di riferimento della Giornata e' www.ildialogo.org
Per l'elenco delle riviste e associazioni che finora hanno promosso e
sostenuto la
Giornata vedi la seguente pagina web:
www.ildialogo.org/islam/dialogo2007/promotorisesta29062007.htm
Per tutte le notizie, appuntamenti, interventi, materiali per la Giornata
vedi la pagina web:
www.ildialogo.org/islam/cristianoislamico.htm
Per aderire alla Giornata:
www.ildialogo.org/islam/dialogo2008/ader28072008.htm

7. PROFILI. MARINA VERZOLETTO: LEONARD BERNSTEIN
[Dal mensile "Letture", n. 649, agosto-settembre 2008 col titolo "Leonard
Bernstein" e il sommario "Direttore d'orchestra e pianista, compositore di
sinfonie e autore di songs popolari, pedagogo e divulgatore televisivo:
Leonard Bernstein e' stato artista e comunicatore integrale, il piu'
eclettico del secolo scorso"]

E' celebre la risposta di Ravel a Gershwin, che gli aveva chiesto lezioni di
composizione: "Perche' volete diventare un Ravel di seconda mano, quando
siete gia' un Gershwin di prim'ordine?". La lode apparente celava un
sottinteso velenoso: il raffinato e un po' nevrotico artista europeo
liquidava come sterili le ingenue ambizioni "colte" del collega popular
americano. Vent'anni dopo, la cultura musicale d'oltreoceano sembrava
soffrire ancora della "sindrome di Ravel-Gershwin": in un saggio del 1955
compreso in The Joy of Music, Leonard Bernstein discuteva sulla diversa
creativita' del compositore "colto" e di quello popular e criticava gli
sforzi di Gershwin per applicare i "trucchi presi in prestito da Strauss,
Ravel e chi sa da chi altro", comunque non "farina del suo sacco". Eppure
nessuno piu' di Bernstein condivideva con Gershwin la dimensione
comunicativa nella quale le componenti popular e "colte" si integrano,
offrendo una possibile soluzione ai dilemmi etici ed estetici della musica
novecentesca.
*
Dalla sinagoga al conservatorio
Leonard Bernstein nacque novant'anni fa, il 25 agosto 1918, a Lawrence, un
sobborgo di Boston. Come Gershwin, veniva da una famiglia di ebrei immigrati
dalla Russia: una stirpe di commercianti e di rabbini, senza alcuna
tradizione musicale e senza la minima simpatia per questo genere di
vocazione, che il padre Samuel qualificava "arte da mendicanti". Bambino
malaticcio e svogliato, il piccolo Lenny ebbe comunque la sua iniziazione
alla musica in quello che egli stesso avrebbe definito "il luogo migliore",
ossia un luogo di culto: la sinagoga della congregazione Mishkan Tefilah. La
dimensione religiosa gli parve sempre il germe originario dell'autentica
espressione musicale, non solo per l'afflato spirituale che vi si rivela
esplicitamente, ma anche per il coinvolgimento comunicativo, non esoterico
ma popolare: chiesa e teatro da questo punto di vista sono accomunati ai
suoi occhi come luoghi in cui l'arte si trasmette a tutti gli uomini, senza
discriminazione socioeconomica.
In sinagoga, dunque, Lenny, a dispetto del padre, non maturo' la vocazione a
farsi rabbino, per quanto apprezzasse i sermoni del rabbi Rubenowitz e ne
apprendesse la chiarezza di stile espositivo. Ben piu' lo turbavano e
insieme lo confortavano, accogliendolo in un mondo ancora ignoto eppure
misteriosamente familiare, le esecuzioni corali e organistiche del direttore
musicale del tempio, Solomon Braslavsky. Solo molti anni dopo Bernstein
avrebbe scoperto che quel professore di origini viennesi era stato amico e
fervente ammiratore di Gustav Mahler. Per una via precoce e singolare, uno
degli autori cui il futuro direttore avrebbe legato la propria fama di
interprete segnava come un imprinting il suo primo immaginario sonoro.
Altra coincidenza singolare, proprio quella famiglia "amusa", come avrebbe
detto Bach, consegno' la musica, letteralmente, nelle mani del ragazzino.
Accadde che una zia, trasferitasi altrove, abbandonasse un pianoforte nella
soffitta di casa Bernstein. Trovarlo per caso, sfiorarne la tastiera
impolverata e scoprire finalmente quello che aveva sempre cercato
significarono innamorarsi, al tempo stesso, della musica e della vita:
"Divenni un ragazzo modello, bravo a scuola, i cui voti erano sempre i
migliori. Iniziai persino a praticare qualche sport, a correre, a giocare, a
battere i miei compagni nelle competizioni". Papa' Samuel, a malincuore, si
lascio' convincere a pagargli lezioni di piano. Vennero poi i corsi al New
England Conservatory of Music, all'Universita' di Harvard e al Curtis
Institute of Music di Philadelphia.
*
Un musicista americano
A parte il caso sui generis di Charles Ives, di cui non a caso fu cultore e
divulgatore, Bernstein e' stato il primo importante musicista classico di
formazione interamente "americana". Fino ad allora era tradizione che i
compositori statunitensi pagassero un tributo al "Vecchio Mondo"
perfezionandosi con un viaggio di studio in Europa: intere generazioni, per
esempio, passarono per le classi parigine di Nadia Boulanger. La situazione
inizio' a mutare quando, alla fine degli anni Trenta, le vicende politiche
spinsero molti dei piu' importanti musicisti europei a emigrare oltreoceano.
L'elenco e' impressionante: Schoenberg, Weill, Hindemith, Krenek,
Stravinskij, Milhaud, Martinu, Bartok, Eisler, per citare solo i piu'
famosi. Il viaggio in Europa restava utile, ma non era piu' indispensabile;
al contrario, colleges e campus americani diventavano a loro volta centri di
un variegato, eclettico rinnovamento linguistico, al quale collaboravano gli
"immigrati" e i musicisti locali, spesso accomunati ai primi dalla
formazione europea ma anche portatori di valori specificamente "americani".
Tra i maestri e i riferimenti del giovane Bernstein, si contano diversi
esponenti della "boulangerie": tra questi Walter Piston, il suo principale
docente a Harvard, Marc Blitzstein, legato al suo debutto come direttore, e
Aaron Copland, che pure conobbe ad Harvard.
Attraverso Walter Piston (1894-1976) era lo Stravinskij neoclassico a
esercitare un'influenza dominante sugli studenti di Harvard, tanto da dare
vita a una vera e propria Stravinskij School. Piu' mobile e capace di
rinnovamento stilistico era Aaron Copland (1900-1990): dopo inizi segnati da
moduli jazzistici, la scorciatoia piu' facile per fare musica "americana"
secondo una moda condivisa anche in Europa, nella prima meta' degli anni
Trenta aveva raffinato e rarefatto il suo linguaggio secondo una tecnica di
variazione continua su brevi nuclei tematici. Le Variazioni per pianoforte
del 1930 erano state la partitura piu' significativa di questo "periodo di
austerita'" coplandiano e proprio redigere uno studio su questo lavoro di
cui divenne specialista, nel 1937, fu l'occasione di incontro tra lo
studente Bernstein e l'affermato maestro. Copland tuttavia in quel momento
stava gia' lasciando la via moderatamente "esoterica" delle Variazioni e
incarnava al meglio le istanze culturali "populistiche" del New Deal
rooseveltiano: semplificazione del linguaggio musicale, introduzione di temi
popolari, attenzione alla risposta ricettiva di un pubblico di massa.
Le oscillazioni di Copland tra semplificazione e stile severo non
appartenevano solo alla sua particolare vicenda creativa, ma erano
indicative della tensione esistente nella cultura musicale statunitense di
quegli anni, combattuta tra le suggestioni nazionalistiche e divulgative del
New Deal e le seduzioni novatrici ma elitarie portate dai grandi immigrati
mitteleuropei. Implicazioni "politiche", ma di segno piu' radicale, segnano
anche la singolare figura di Marc Blitzstein, autore di The Cradle Will Rock
("La culla dondolera'", 1937), titolo in programma al debutto di Bernstein
come direttore (1939) insieme alle proprie musiche di scena per Gli Uccelli
di Aristofane. Di famiglia ebraico-russa e allievo di Schoenberg a Berlino,
Blitzstein si puo' accostare a Weill, Brecht ed Eisler, non solo per
l'adesione al partito comunista, ma soprattutto per il tentativo di creare
un teatro musicale "epico" e autenticamente "proletario". Anzi, neppure lo
stesso Kurt Weill, quando concretamente approccio' le scene di Broadway,
mantenne la stessa coerenza all'ideologia brechtiana perseguita nei lavori
composti in Germania. I testi di Blitzstein nascevano in collaborazione con
gli intellettuali di sinistra che gravitavano intorno al Federal Theatre di
John Houseman e Orson Welles; a quest'ultimo si deve la messa in scena di
The Cradle Will Rock, che incontro' peraltro nel 1937 il veto della Work
Progress Administration e fu eseguita dai cantanti mescolati tra il pubblico
in platea, con in scena il solo Blitzstein al pianoforte.
*
Tanglewood e New York
Alla numerosa famiglia degli europei immigrati negli Usa appartengono anche
i padrini della carriera di Bernstein quale direttore d'orchestra. I nomi
piu' importanti sono quelli di Dimitri Mitropoulos, Fritz Reiner e Serge
Koussevitzky. Fu Mitropoulos, che come Bernstein coltivava la tripla
identita' di direttore, pianista e compositore, a giocare il ruolo di
mentore, indirizzando opportunamente il giovanotto, che aveva conosciuto nel
1937 a Boston giungendovi come ospite sul podio della locale orchestra, una
delle piu' prestigiose d'America. L'incontro tra i due appartiene alla
mitologia musicale del Novecento e agli annali ne e' conservato un quadro
idilliaco che esalta il sistema pedagogico e di talent scouting americano.
Il grande maestro e' ospite di un'associazione culturale studentesca di
Boston; qualcuno deve avergli anticipato l'identita' dei giovani ospiti,
perche' chiede di conoscere un certo Leonard Bernstein. Il quale, a
richiesta, esegue una sonata di sua composizione e un Notturno di Chopin,
ottenendo un celebre commento che lo qualifica genius boy. Da allora,
Mitropoulos guida i passi di Bernstein, indirizzandolo prima a New York e
poi al Curtis Institute di Philadelphia, dove l'autorevole "raccomandazione"
gli apre le porte della classe di direzione di Fritz Reiner. Il maestro
ungherese, a sua volta, si associa a Mitropoulos per raccomandare Bernstein
a Koussevitzky, che aveva dato vita al Berkshire Music Center di Tanglewood,
succursale della Boston Symphony e prestigioso centro di perfezionamento
estivo. Qui Lenny nel 1942 viene promosso da studente ad assistente dello
stesso Koussevitzky, mentre nel 1943 Arthur Rodzinsky lo sceglie come
Assistant Conductor della New York Philharmonic.
Il 14 novembre di quello stesso anno la defezione per malattia di Bruno
Walter da un concerto trasmesso per radio porta l'assistente a debuttare sul
podio della Filarmonica newyorkese registrando un clamoroso successo di
pubblico e critica. Anche la carriera del compositore nel frattempo decolla,
con le prime esecuzioni della Sinfonia n. 1 "Jeremiah" (1943, Pittsburg
Symphony Orchestra), del balletto Fancy Free (1944, Metropolitan Opera House
New York) e della commedia musicale On The Town (1944), che sviluppa lo
spunto del precedente balletto e nel 1949 sarebbe diventata, per la regia di
Stanley Donen, un film di grande successo con Gene Kelly.
Bernstein si muoveva su un duplice binario. Da un lato troviamo impegnative
partiture strumentali e vocali. La Sinfonia "Jeremiah", con il conclusivo
intervento del mezzosoprano a intonare in ebraico la lamentazione del
profeta biblico, mette in luce una costante nell'ispirazione del
compositore: l'identita' religiosa, vissuta non come certezza acquisita, ma
come interrogativo angoscioso e ricerca incessante di un senso ultimo della
vita e della morte. D'altro lato, non solo per necessita' contingenti ma per
convinta adesione, Bernstein, nonostante il parere contrario del suo maestro
Koussevitzky, componeva per il teatro "leggero". Non alludiamo alla gavetta
bohemienne dei primissimi anni newyorkesi, quando per sbarcare il lunario
suonava nei locali e arrangiava canzoni d'ogni tipo, ma alla consapevole
scelta di "fare qualcosa per la musica americana a Broadway", il che per lui
significava, tout court, "fare qualcosa per la musica americana". Era
infatti convinto che l'America avesse, come ogni Paese, "un tipo di musica
che gli appartiene, e che suona giusta e naturale per il suo popolo": il
jazz nelle sue molte filiazioni. Nello script di una trasmissione televisiva
del 1955 Bernstein si spinge ad accogliere, in via di ipotesi, la tesi "che
nel nuovo jazz debba scorgersi il vero inizio della musica seria americana",
il che "equivale a dire che finora tutte le opere sinfoniche americane non
sono state altro che imitazioni piu' o meno personali della tradizione
sinfonica europea da Mozart a Mahler". Anche se questa tesi provocatoria e
radicale non viene approfondita, l'impegno di Bernstein nel musical va
appunto in questa direzione: il laboratorio di una nuova forma d'arte "che
ha radici americane, nasce dal nostro linguaggio, dal nostro ritmo di vita,
dai nostri atteggiamenti morali, dalla nostra maniera di esistere". Un
laboratorio, non ancora una forma definita, perche' reca ancora traccia dei
molti elementi dalla cui fusione e' nato, opera e rivista, operetta e
vaudeville. L'aspirazione di Bernstein era dunque quella di portare un
contributo decisivo al compimento di questo percorso.
*
Da Broadway alla Scala
Negli anni Cinquanta la carriera di Bernstein prosegui' con la stessa
frenetica intensita' sui suoi molteplici scenari: il compositore "colto"
aveva avuto definitiva consacrazione nel 1949 con l'esecuzione della Seconda
sinfonia "The Age of Anxiety", ispirata all'omonima "egloga barocca" di
Wystan Hugh Auden, con Koussevitzky sul podio della Boston Symphony e lo
stesso compositore al pianoforte. Nel 1952 alla Brandeis University, dove
era Visiting Professor, andava in scena l'opera su libretto proprio Trouble
in Tahiti, incentrata su un altro tema ricorrente della sua produzione,
quello dell'incomunicabilita' tra le persone causata dall'alienazione della
societa' consumistica contemporanea. Il direttore d'orchestra si divideva
soprattutto tra New York e Boston, teneva a battesimo la Sinfonia Turangalla
dell'illustre collega Messiaen, succedeva a Koussevitzky a Tanglewood,
inaugurava durante il primo conflitto arabo-israeliano la collaborazione con
la Filarmonica di Israele e debuttava anche in Europa. E mentre in America
si consolidava il suo ruolo di protagonista a Broadway (Wonderful Town,
1953), in Europa veniva convocato per far rinascere un capolavoro del primo
Ottocento neoclassico, la Medea di Cherubini con la Callas alla Scala. Sono
gli anni in cui si costruisce la sua fama di artista poliedrico, che gli
costa tuttavia le critiche di quanti lo accusano di superficialita', proprio
perche' giudicano impossibile applicarsi contemporaneamente su fronti cosi'
eterogenei. Di fatto lo vediamo lavorare in simultanea sul Voltaire di
Candide (1956), presentato a Broadway ma piu' vicino al mondo dell'opera che
al musical, sulla colonna sonora (premio Oscar) del film di Kazan con Marlon
Brando Fronte del porto, sulla Serenata per violino, archi e percussione
ispirata al Simposio di Platone ed eseguita in prima assoluta con Isaac
Stern, e sul suo piu' grande successo popular: West Side Story (1957; nel
1961 film da dieci Oscar).
Con questa attualizzazione newyorkese di Romeo e Giulietta, nella quale
Capuleti e Montecchi diventano le bande giovanili rivali dei polacchi Jets e
dei portoricani Sharks, Bernstein, i librettisti Arthur Laurent e Stephen
Sondheim, ma soprattutto il coreografo e regista Jerome Robbins realizzano
una rivoluzione teatrale: costruire la narrazione attraverso i numeri
danzati, e attraverso la danza rendere significativo lo spazio scenico,
portare in primo piano come protagoniste e non come semplice contesto di
colore locale le strade di New York e i loro conflitti sociali ed etnici. Ma
questa rivoluzione attraverso la coreografia non sarebbe stata cosi'
efficace senza la debordante vitalita' ritmica della musica di Bernstein,
nutrita non solo del retaggio jazz, ma anche del substrato colto assunto dal
Novecento europeo e chiamato a dare corpo e sostanza alle strutture
comunicative e spettacolari.
*
Fede e tonalita'
Negli anni Sessanta l'affermato direttore delle New York Philharmonic
Orchestra, giunto con la Terza sinfonia "Kaddish" (1963) a una nuova tappa
del suo itinerario nella spiritualita' ebraica, era anche una figura di
spicco del milieu politico-culturale che egli stesso contribui' a battezzare
ironicamente radical-chic. Una spassosa e caustica ricostruzione di questo
ambiente si ritrova in Radical Chic di Tom Wolfe (1970), un testo che evoca
un party nel lussuoso appartamento di Lenny e Felicia Bernstein affacciato
su Park Avenue, durante il quale il bel mondo newyorkese incontra i
rappresentanti del Black Panther Party. L'impegno politico liberal non
impediva pero' a Bernstein di essere guardato come un conservatore dal punto
di vista del linguaggio musicale. Il motivo era la sua ostinata fedelta' al
sistema tonale e il rifiuto di atonalita', dodecafonia, serialismo e di
tutte le molteplici correnti che avevano tagliato i ponti con quel complesso
di leggi. Fece onestamente tentativi di sperimentare la dodecafonia, ma i
risultati furono cosi' deludenti che distrusse tutto e scrisse di getto la
piu' tonale delle sue partiture, i Chichester Psalms (1965), presentandone
al "New York Times" la prima esecuzione con un celebre distico: "Il mio
ultimo figlio, adorabile e all'antica, / su due piedi tonali sta senza
fatica".
La scelta definitiva della tonalita' non fu smentita da occasionali
escursioni nelle tecniche seriali, come in Jubilee Games (1989), dove
comunque l'attuazione del passaggio dodecafonico e' "delegata" agli
orchestrali. Si confermo' invece, anzi si accentuo' nel corso degli anni, la
vocazione teatrale del compositore, non contraddetta dalla sporadicita'
delle frequentazioni operistiche del direttore. Proprio l'amore per il
teatro fu infatti la ragione che condusse Bernstein a impegnarsi cosi'
raramente in rappresentazioni operistiche, per le quali riteneva che non gli
venissero quasi mai offerte le necessarie condizioni ideali di tempo, prove,
numero di recite, scelta del cast, qualita' di cantanti e di attori. Come
compositore, si identificava con il teatro. "Le mie composizioni sono
destinate per la maggior parte proprio al teatro, il luogo dove
rappresentiamo la vita"; e ancora, "Ho l'impressione di comporre in un modo
o nell'altro sempre per il teatro": una propensione che gli derivava anche
dal suo amore per la parola e per le sottigliezze nell'uso del linguaggio
verbale. Abbiamo gia' visto come associasse teatro e luoghi di culto: uno
dei suoi lavori piu' imponenti, nonche' emblematico nel suo eclettismo, fu
Mass: A Theater Piece for Singers, Players and Dancers, per l'inaugurazione
del Kennedy Center nel 1971. Al teatro affido' anche una sorta di summa del
suo percorso creativo e della sua poetica nell'opera A Quiet Place (1983),
che incorpora e sviluppa la precedente Trouble in Tahiti. Qui Bernstein
riassunse l'aspirazione della sua vita di artista: "un posto tranquillo",
dove "l'amore insegnera' armonia e grazia".
Gli esiti piu' interessanti si ebbero pero' nei balletti, il citato Fancy
Free, Facsimile (1946), Dybbuk (1974), o nelle composizioni che comunque
trovarono la via della coreografia, per esempio Prelude, Fugue and Riffs.
Nella danza si rivela infatti la natura eminentemente ritmica e motoria
della sua invenzione.
Nei lavori teatrali si incontra spesso anche un carattere non evidente a un
ascolto superficiale, ma significativo se si riflette su quanto il Bernstein
divulgatore insistesse sulla natura puramente "musicale" dei significati che
l'arte dei suoni comunica. Alludiamo all'attenta costruzione formale, per la
quale la peripezia drammatica non risulta mai affidata solo al "contenuto"
della vicenda, ma appartiene indissolubilmente alle trasformazioni del
materiale sonoro.
*
Un americano a Vienna
Il repertorio del Bernstein interprete era onnicomprensivo da Bach ai
contemporanei, circostanza indispensabile per il direttore di una grande
orchestra sinfonica americana quale la New York Philharmonic. Esistevano
relazioni simpatetiche privilegiate con alcuni autori: tra i classici,
Haydn, per il senso dell'umorismo e della sorpresa; tra i romantici,
Schumann, che assecondava nella sua idiomaticita' orchestrale, e Berlioz, di
cui esaltava il gusto timbrico e le strategie narrative. Si trovava in
sintonia, anche come compositore, con Sostakovic, e fu tra i promotori della
scoperta di Ives come "primitivo autentico" e originalissimo padre della
musica americana. Incise con i Wiener Philharmoniker, con i quali ebbe un
rapporto privilegiato, un'integrale delle Sinfonie di Beethoven tra le piu'
viennesi ed europee dell'intera discografia. Ma soprattutto si deve a lui il
lancio di Gustav Mahler come protagonista delle scene concertistiche e
discografiche. Certamente fu aiutato in questo dai suoi rapporti di studente
con altri precoci apostoli mahleriani, da Reiner a Walter a Mitropoulos. Ma
la vera popolarita' di Mahler giunse solo con l'integrale discografica
coraggiosamente incisa da Bernstein negli anni Sessanta con la Filarmonica
di New York per la Cbs, ed eccezionalmente replicata vent'anni dopo per la
Dg con le piu' mahleriane tra le orchestre europee, i Wiener Philharmoniker
e il Concertgebouw di Amsterdam.
In Mahler Bernstein trovava uno spirito gemello per piu' d'una ragione. Come
lui era un direttore-compositore, tormentato dal conflitto tra le due
carriere e dall'invadenza con cui il successo dell'interprete intralciava la
concentrazione assoluta richiesta dall'impegno creativo. Ne condivideva il
retaggio ebraico e la dialettica tra l'individualismo soggettivo
dell'espressione esistenziale e l'aspirazione ad abbracciare il pubblico in
un afflato comunicativo universale. Ne sentiva come propria la tensione con
il proprio tempo, le patite critiche alla "volgarita'" dei riferimenti
popolari e alle "banalita'" di un'ispirazione talvolta "triviale, frivola,
superficiale". Soprattutto, ne sposava in pieno l'idea che la musica debba
essere "una trasfigurazione della nostra vita". Quella "vita per la musica"
di cui Bernstein tanto desiderava "comunicare agli altri la gioia e il
dolore di viverla".
*
Il grande divulgatore
Uno dei meriti maggiori di Bernstein e' stata la sua attivita' di
divulgatore della cultura musicale attraverso la televisione. L'avventura
mediatica negli studi della Cbs inizio' nel 1954 con la partecipazione alla
serie Omnibus (dieci apparizioni tra il 1954 e il 1961), seguita da quindici
programmi con la Filarmonica di New York (1958-1962). Ma a fare epoca furono
soprattutto la serie di Young People's Concerts, che si protrassero dal 1958
al 1972, formando intere generazioni di giovani americani. Di queste
trasmissioni esistono molteplici tracce: sia le registrazioni video,
variamente pubblicate su diversi supporti, sia gli script che spesso
Bernstein rielaboro' per la pubblicazione in volume. A distanza di tempo,
colpisce soprattutto constatare come i copioni preparati da Bernstein non
solo funzionassero perfettamente come comunicazione televisiva, anche grazie
al fascino personale del conduttore; ma funzionino altrettanto bene come
testi per una lettura meditata, rivelando una profondita' analitica che va
al di la' delle esigenze divulgative. Mai Bernstein cede alla facile
tentazione di conquistare con brillanti riferimenti extramusicali, pur
rifuggendo da un puro tecnicismo. Sempre rimane fedele all'assunto di
trasmettere il vero "significato" della musica, che "deve essere ricercato
nella musica, nelle sue melodie, nelle sue armonie, nei suoi ritmi, nel suo
colore orchestrale, e soprattutto nel modo in cui si sviluppa", determinando
con questi mezzi puramente musicali "il modo in cui vi fa sentire quando la
ascoltate". Il significato della musica e' "non una storia o un'immagine, ma
un sentimento"; e spesso "sentimenti cosi' profondi e speciali che non
abbiamo parole per descriverli".
Come interprete, come compositore, come insegnante, come grande
comunicatore, Bernstein ha saputo trasmettere a milioni di persone il
segreto meraviglioso della musica, che "da' un nome ai sentimenti per noi,
ma lo fa con le note anziche' con le parole".
*
Una vita alla ribalta
1918 Nasce a Lawrence (Massachusetts).
1931 Inizia studi musicali regolari al New England Conservatory of Music e
li prosegue all'Universita' di Harvard con Walter Piston, Edward
Burlingame-Hill, e A. Tillman Merritt.
1939 Debutto non ufficiale come compositore-direttore (musica di scena per
Gli Uccelli). Si laurea all'Universita' di Harvard.
1940 Studia al nuovo corso estivo della Boston Symphony Orchestra a
Tanglewood con Serge Koussevitzky e ne diventa assistente.
1941 Si diploma al Curtis Institute di Philadelphia con Isabella Vengerova
(pianoforte), Fritz Reiner (direzione d'orchestra) e Randall Thompson
(orchestrazione).
1943 Assistant Conductor della New York Philharmonic. Il 14 novembre
sostituisce Bruno Walter in un concerto alla Carnegie Hall, trasmesso alla
radio e con grande successo critico. Inizia la carriera internazionale.
1944 Prime esecuzioni della Sinfonia n. 1 "Jeremiah", del balletto Fancy
Free e del musical On the Town.
1945 Music Director della New York City Symphony Orchestra, fino al 1947.
1946 Prima esecuzione del balletto Facsimile. Dirige a Londra e
all'International Music Festival di Praga.
1947 Dirige a Tel Aviv e da allora torna regolarmente in Israele.
1949 Sinfonia n. 2 "The Age of Anxiety".
1951 Morte di Koussevitzky. Bernstein assume la guida dei corsi di orchestra
e direzione a Tanglewood. Sposa l'attrice e pianista cilena Felicia
Montealegre. Visiting Music Professor e capo del Creative Arts Festivals
alla Brandeis University.
1953 Wonderful Town. E' il primo americano a dirigere un'opera alla Scala:
la Medea di Cherubini con la Callas.
1954 Serenade per violino, archi e percussioni. Prime apparizioni televisive
alla Cbs.
1955 Simphonic suite from On the Waterfront.
1956 Direttore principale della New York Philharmonic insieme a Mitropoulos.
Candide.
1957 West Side Story.
1958 Music Director della New York Philharmonic fino al 1969. Ne diventa poi
Laureate Conductor a vita.
1959 Tournee in Europa e Urss con la New York Philharmonic.
1960 Concerto a New York per il centenario della nascita di Mahler.
1963 Sinfonia n. 3 "Kaddish".
1965 Chichester Psalms.
1971 Inizia a collaborare con la Unitel per la ripresa televisiva delle
Sinfonie di Beethoven e di Mahler. Mass.
1973 Concerto in Vaticano in onore di Paolo VI.
1974 Dybbuk, balletto con coreografia di Jerome Robbins.
1977 Songfest.
1978 Morte della moglie Felicia.
1980 Divertimento for Orchestra dedicato alla Boston Symphony.
1981 Halil. Dirige Kaddish e Three Meditations from Mass in Vaticano per
Giovanni Paolo II.
1983 A Quiet Place.
1985 Incide per la prima volta West Side Story (Dg).
1988 Missa Brevis; Arias and Barcarolles.
1989 Seminario di direzione d'orchestra a Santa Cecilia. A Natale dirige a
Berlino la Nona Sinfonia di Beethoven per celebrare la caduta del Muro.
1990 Ultimo concerto a Tanglewood il 19 agosto. Il 10 ottobre annuncia il
ritiro dall'attivita' concertistica per motivi di salute. Muore quattro
giorni dopo a New York.
*
Libri, dischi e video
Le due case discografiche storiche di Bernstein, la Bmg-Sony, che ha
ereditato il catalogo Cbs Masterworks, e la Deutsche Grammophone, in
occasione del novantesimo compleanno hanno realizzato diverse iniziative
promozionali e celebrative, sia audio che video. I titoli piu' importanti
sono comunque sempre rimasti disponibili e sono di facile reperibilita'.
Tra i testi in lingua italiana consigliamo:
Leonard Bernstein - Enrico Castiglione, Una vita per la musica, Pantheon, X
edizione 2008; conversazioni raccolte poco prima della morte del maestro.
Leonard Bernstein, Giocare con la musica, Excelsior 1881, 2007; raccoglie 15
testi di Young People's Concerts andati in onda tra il 1958 e il 1969.
Leonard Bernstein, La gioia della musica, Longanesi, II edizione 1990: la
prima e piu' famosa pubblicazione ricavata dalle trasmissioni televisive
degli anni Cinquanta.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 587 del 23 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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