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La domenica della nonviolenza. 182
- Subject: La domenica della nonviolenza. 182
- From: Giacomo Alessandroni <g.alessandroni at peacelink.it>
- Date: Sun, 21 Sep 2008 20:41:15 +0200
- Organization: Associazione PeaceLink
============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 182 del 21 settembre 2008 In questo numero: 1. Vandana Shiva: Sistemi alimentari ecologici e locali per ridurre le emissioni di gas serra 2. Marco Beck ricorda Italo Alighiero Chiusano 1. RIFLESSIONE. VANDANA SHIVA: SISTEMI ALIMENTARI ECOLOGICI E LOCALI PER RIDURRE LE EMISSIONI DI GAS SERRA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2008 col titolo "Il bluff del biofuel. Cibo contro combustibili la guerra di domani" e il sommario "I biocarburanti non sono i combustibili dei poveri, ma il cibo dei poveri trasformato in calore, elettricita' e trasporti. Gli Stati Uniti stanno spingendo le altre nazioni del terzo mondo a produrre biocarburante in modo da soddisfare i propri fabbisogni energetici, anche se cio' significa depredare le risorse altrui". Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli, di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo, Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino 1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze, DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano 2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008] Dal 3 al 14 dicembre 2007, Bali ha ospitato oltre 10.000 rappresentanti di governo e della societa' civile per una conferenza della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un trattato ambientale internazionale nel cui ambito e' stato negoziato il Protocollo di Kyoto. Il protocollo scade nel 2012 e Bali aveva il compito di dare avvio alle trattative per lo scenario post-Kyoto. Nel 2008 nessuno puo' ormai negare che sia in atto un cambiamento climatico causato dall'uomo. Tuttavia, l'impegno a mitigarne gli effetti e ad aiutare le aree vulnerabili ad adattarvisi non corrisponde alla consapevolezza del disastro. La mitigazione dei cambiamenti climatici richiede sostanziali cambiamenti nei modelli di produzione e di consumo. La globalizzazione ha spinto la produzione e il consumo mondiali ad incrementare le emissioni di anidride carbonica. Le regole per la liberalizzazione commerciale della Omc, l'Organizzazione mondiale del commercio, sono in realta' leggi che costringono i paesi a seguire la via delle alte emissioni. In modo analogo, la Banca Mondiale, che concede prestiti per la costruzione di superstrade ad alta circolazione e di centrali termiche, per l'industrializzazione dell'agricoltura e per la realizzazione di sistemi di distribuzione organizzata, forza i paesi a emettere maggiori quantitativi di gas a effetto serra. Poi ci sono le societa' colossi, come la Cargill e la Walmart, principali responsabili della distruzione di economie locali e sostenibili, che spingono le societa', una dopo l'altra, alla dipendenza da un'economia globale ecologicamente distruttiva. La Cargill, che svolge un ruolo importante nella diffusione di coltivazioni di soia in Amazzonia e di piantagioni di palma da olio nelle foreste pluviali dell'Indonesia, incrementa le emissioni sia incendiando le foreste che distruggendo gli enormi bacini carboniferi presenti nelle foreste pluviali e nelle torbiere. Il modello del commercio centralizzato a lunga distanza di Walmart e' una ricetta per aumentare il carico di anidride carbonica dell'atmosfera. Il primo passo verso la mitigazione richiede che si fissi l'attenzione sulle azioni reali degli attori reali. Le azioni reali sono azioni come l'abbandono dell'agricoltura ecologica e dei sistemi alimentari locali. Fra gli attori reali ci sono l'agribusiness globale, la Omc e la Banca Mondiale. Le azioni reali comportano la distruzione di economie rurali a bassa emissione in favore di un'espansione urbana incontrollata, ideata e progettata da imprenditori e societa' edili. Le azioni reali comportano la distruzione di sistemi di trasporto sostenibili basati sull'energia rinnovabile e del trasporto pubblico a favore degli autoveicoli privati. Gli attori reali coinvolti in questa transizione verso la non-sostenibilita' nella mobilita' sono le compagnie petrolifere e le societa' automobilistiche. * Kyoto ha evitato di trattare la questione difficile e significativa dell'interruzione di quelle attivita' che sono causa di elevate emissioni, ha eluso anche la sfida politica alla regolamentazione degli inquinatori e all'imposizione di sanzioni nei loro confronti, in conformita' ai principi adottati dal Summit della Terra di Rio. Cio' che ha fatto, invece, e' stato mettere in atto un meccanismo di commercio di emissioni che, in realta', ricompensa gli inquinatori, assegnando loro diritti sull'atmosfera e permettendo che questi diritti all'inquinamento diventassero oggetto di contrattazione. Oggi, il mercato delle emissioni e' arrivato a 30 miliardi di dollari, ma ci si aspetta che raggiunga il trilione. Le emissioni di anidride carbonica continuano ad aumentare, mentre crescono anche i profitti da "aria fritta". La chiamo "aria fritta" in senso letterale, in quanto aria calda che porta al riscaldamento globale, e in senso metaforico, perche' e' aria fritta che si basa su un'economia finanziaria fittizia che ha sopraffatto, in dimensioni e nella nostra percezione, la vera economia. Un'economia d'azzardo ha permesso alle societa' e ai loro proprietari di moltiplicare il patrimonio senza limite e senza alcuna relazione con il mondo reale. Eppure, questi patrimoni sempre insaziabili cercano di prendere possesso delle risorse reali delle persone - la terra e le foreste, le aziende agricole e il cibo - per trasformale in denaro contante. Senza tornare al mondo reale non si possono trovare le soluzioni che aiuteranno a mitigare il cambiamento climatico. * Un altro falso rimedio al cambiamento climatico e' la promozione di biocarburanti a base di mais, soia, olio di palma e jatropa. I combustibili ottenuti dalle biomasse, continuano ad essere la principale fonte energetica per le popolazioni povere del mondo. L'azienda agricola ecologica e biodiversa, ossia biologicamente varia, non e' solo una fonte di cibo, e' anche fonte di energia. L'energia per cucinare deriva dalle biomasse non commestibili, come sterco bovino essiccato, steli di miglio e gambi di leguminose, da specie agroforestali presenti sui terreni boschivi di proprieta' dei villaggi. Gestite in modo sostenibile, le comunanze dei villaggi sono da secoli fonte di energia decentralizzata. I biocarburanti industriali non sono i combustibili dei poveri, ma sono il cibo dei poveri trasformato in calore, elettricita' e trasporti. I biocarburanti liquidi, soprattutto l'etanolo e il biodiesel, sono uno dei settori di produzione in maggiore crescita, stimolato dalla ricerca di risorse alternative ai carburanti fossili, da un lato, per evitare la catastrofica impennata di prezzo del petrolio, e dall'altro, per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Il presidente Bush sta tentando di approvare una serie di leggi che obbligano all'utilizzo di 35 miliardi di galloni di biocarburante entro il 2017. Alexander, del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile della Fa0 ha affermato: "E' iniziato il graduale allontanamento dal petrolio. Nei prossimi 15-20 anni potremo vedere i biocombustibili coprire un pieno 25% dei fabbisogni energetici mondiali". Negli ultimi cinque anni, la sola produzione globale di biocarburanti e' raddoppiata e sembra destinata a raddoppiare ulteriormente nei prossimi quattro. Fra i paesi che di recente hanno acconsentito a una nuova politica favorevole ai biocarburanti sono presenti Argentina, Australia, Canada, Cina, Colombia, Ecuador, India, Indonesia, Malawi, Malesia, Messico, Mozambico, Filippine, Senegal, Sudafrica, Tailandia e Zambia. Ci sono due tipi di biocarburanti industriali: etanolo e biodiesel. L'etanolo puo' essere derivato da prodotti ricchi di saccarosio, come canna da zucchero e melasse, sostanze ricche di amido, come mais, orzo e grano. L'etanolo viene mescolato con il petrolio. Il biodiesel si produce solo con sostanze vegetali, come l'olio di palma, l'olio di soia e l'olio di semi di colza. Il biodiesel viene mescolato al diesel. * (...) Il settore dei biocarburanti e' cresciuto rapidamente in tutto il mondo. Gli Stati Uniti e il Brasile hanno creato industrie per la produzione di etanolo e anche l'Unione Europea si sta mettendo di fretta al passo per esplorare il mercato potenziale. I governi di tutto il mondo incoraggiano la produzione di biocarburante con politiche a sostegno. Gli Stati Uniti stanno spingendo le altre nazioni del terzo mondo ad introdurre la produzione di biocarburante in modo da soddisfare i propri fabbisogni energetici, anche se questo significa svaligiare le risorse altrui. E' inevitabile che questa massiccia crescita della domanda di cereali si risolvera' a scapito della soddisfazione dei bisogni umani, con i poveri incapaci di competere economicamente e tagliati fuori dal mercato alimentare. Nel febbraio dello scorso anno il Movimento dei Senza Terra brasiliano ha rilasciato una dichiarazione in cui nota che "l'espansione della produzione di biocarburanti aggrava la fame nel mondo. Non possiamo mantenere i serbatoi pieni mentre gli stomaci si vuotano". La deviazione delle risorse alimentari a risorse per produzione di carburante ha gia' innalzato il prezzo di granturco e soia. In Messico si sono verificate rivolte per l'aumento di prezzo delle tortillas. E questo non e' che l'inizio. Immaginate quanta terra e' necessaria per produrre il 25% del combustibile utilizzando le risorse alimentari. Una tonnellata di granturco produce 413 litri di etanolo. 35 milioni di galloni di etanolo richiedono 320 milioni di tonnellate di granturco. Nel 2005 gli Stati Uniti hanno prodotto 280,2 milioni di tonnellate di granturco. Con la stipula del Nafta, gli Stati Uniti hanno distrutto tutte le piccole aziende agricole messicane, rendendo il Messico dipendente dal granturco Usa. E' stato proprio questo il motivo alla base della rivolta zapatista. Oggi nel paese, in seguito alla conversione del granturco in biocarburante, il prezzo del granturco ha subito un forte rialzo. * I biocarburanti industriali vengono promossi come fonte di energia rinnovabile e mezzo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Tuttavia, ci sono due inoppugnabili ragioni ecologiche che spiegano perche' la conversione di colture come soia, granoturco e palma da olio in carburanti liquidi possa aggravare il caos climatico e il carico di CO2. In primo luogo, la deforestazione causata dall'espansione delle piantagioni di soia e di palme da olio sta portando a un aumento di emissioni di CO2. Secondo le stime della Fao, ogni anno vengono rilasciati nell'atmosfera 1,6 miliardi di tonnellate di gas a effetto serra provenienti dai disboscamenti, tra il 25 e il 30% dei gas totali. Entro il 2022 le piantagioni per la produzione di biocarburante potrebbero avere distrutto il 98% delle foreste pluviali indonesiane. (...) In secondo luogo, la conversione di biomassa in carburante liquido comporta l'impiego di quantitativi di carburante fossile maggiori rispetto a quello che sostituisce. La produzione di un gallone di etanolo richiede 28.000 Kcal. Un gallone di etanolo fornisce 19.400 kcal di energia. Un rendimento energetico pari al 43%. Gli Stati Uniti si serviranno del 20% del proprio granturco per produrre 5 miliardi di galloni di etanolo, che sostituiranno l'1% dell'uso di combustibile. Se si dovesse impiegare il 100% del granturco, si sostituirebbe solo il 7% del petrolio totale. Non e' certo una soluzione questa, non per controbattere i prezzi record del petrolio, ne' per mitigare il caos climatico (David Pimentel alla conferenza Ifg sulla "Triplice crisi", Londra, 23-25 febbraio 2007). Ed e' fonte di altre crisi. Per produrre un gallone di etanolo vengono usati 1.700 galloni di acqua. Il granturco necessita di piu' azoto fertilizzante, insetticidi ed erbicidi di qualsiasi altra coltivazione. * Questi falsi rimedi finiranno per accrescere la crisi climatica, aggravando e acuendo al contempo la diseguaglianza, la fame e la poverta'. Esistono, tuttavia, soluzioni reali che possono mitigare il cambiamento atmosferico ed anche influire sulla riduzione della fame e della poverta'. Secondo il Rapporto Stern, l'agricoltura e' responsabile del 14% delle emissioni, lo sfruttamento del terreno (con riferimento soprattutto alla deforestazione) lo e' del 18% e il trasporto del 14%. All'interno di questo computo rientra il crescente fenomeno del trasporto di derrate fresche, che potrebbero essere coltivate in loco. L'agricoltura che fa uso della chimica industriale, nota anche come Rivoluzione Verde (Green Revolution) quando venne introdotta nei paesi del Terzo Mondo, e' la fonte principale dei tre gas a effetto serra: anidride carbonica, ossido di azoto e metano. L'anidride carbonica viene emessa quando si utilizzano carburanti fossili per i macchinari e per il pompaggio dell'acqua dai pozzi, per la produzione di fertilizzanti chimici e pesticidi. I fertilizzanti chimici emettono ossido di azoto che, come gas serra, e' 300 volte piu' letale dell'anidride carbonica. Infine, l'allevamento di animali a granaglie e' la fonte principale di metano. Gli studi indicano che un passaggio da una dieta a base di granaglia a una dieta biologica a base erbacea potrebbe ridurre fino al 50% l'emissione di metano attribuibile al bestiame. * Non tutti i sistemi agricoli contribuiscono, tuttavia, alle emissioni di gas serra. L'agricoltura ecologica e biologica diminuisce le emissioni sia riducendo la dipendenza da combustibili fossili, da fertilizzanti chimici e da alimentazione intensiva, sia assorbendo un maggiore quantitativo di carbonio nel terreno. I nostri studi dimostrano un aumento di sequestro di carbonio fino al 200% nei sistemi biologici biodiversi. Quando "ecologico e biologico" si combinano a "diretto e locale", le emissioni vengono ulteriormente ridotte, grazie alla riduzione del consumo energetico per il trasporto del cibo, l'imballaggio e la refrigerazione. Il sistema alimentare locale ridurra' la necessita' di incrementare l'agricoltura nelle foreste pluviali di Brasile e Indonesia. Con una transizione tempestiva, potremmo ridurre le emissioni, aumentare la garanzia e la qualita' del cibo e migliorare la resistenza delle comunita' rurali nell'impatto col cambiamento climatico. Optare per una transizione dal sistema alimentare industriale globalizzato, imposto da Omc, Banca Mondiale e agribusiness globale, a sistemi alimentari ecologici e locali, rappresenta una strategia di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico. Protegge i poveri e protegge il pianeta. Lo scenario post-Kyoto deve necessariamente includere l'agricoltura ecologica come soluzione climatica. 2. MEMORIA. MARCO BECK RICORDA ITALO ALIGHIERO CHIUSANO [Dal mensile "Letture", n. 614, febbraio 2005, col titolo "Italo Alighiero Chiusano" e il sommario "Germanista di fama internazionale, romanziere, poeta, saggista e critico, lo scrittore piemontese interpretava la fede in Cristo con sensibilita' laica. Il decennale della morte e' un'opportunita' per riscoprirne la grandezza"] Nel secolo scorso, all'inizio degli anni Ottanta, la carriera letteraria di Italo Alighiero Chiusano conobbe una decisiva virata, in seguito alla quale i venti del consenso critico e del successo di pubblico vennero a disporsi di poppa, spingendo la sua creativita' sempre piu' "al largo", pur senza fargli sperimentare l'ebbrezza della grande popolarita' mediatica o la soddisfazione del bestseller da 100.000 copie. Quel giro di boa e' contrassegnato da un vocabolo di sapore inconfondibilmente arcaico, barbarico, medievale: "ordalia". Ed e' infatti L'ordalia il titolo, insieme realistico e metaforico, di un felicissimo romanzo che, pubblicato nel 1979, strappo' Chiusano all'hortus conclusus della germanistica, della narrativa per palati esigenti, della drammaturgia per raffinati intenditori, imponendolo quasi d'improvviso all'attenzione della societa' culturale e dell'editoria libraria. In una conferenza tenuta a Napoli nel 1980, il germanista rivelatosi anche romanziere di rango dimostro' una lucida consapevolezza della svolta in atto, non solo nel suo laboratorio di scrittore ma anche nel suo percorso esistenziale: "E' curioso. Fino a un anno fa ero un signore che si occupava di letteratura tedesca, pubblicava qualche romanzo, e soprattutto molti racconti e radiodrammi. Ora invece eccomi diventato specialista di una scienza nuova, la scienza ordalica. [...]. Curioso e nemmeno troppo piacevole, perche' l'ordalia non e' un paradiso, ma una prova terribile, tra le piu' dure a cui possa venire sottoposto un essere umano, e soprattutto ci lega ad alcune tra le piu' atroci manifestazioni del Medioevo". Com'e' noto, l'ordalia, "giudizio di Dio" sancito dal diritto civile-religioso - in particolare germanico -, consisteva in una prova fisica estrema alla quale si esponeva un accusato e il cui esito, positivo o negativo, veniva interpretato come verdetto divino sulla sua innocenza o colpevolezza. Nel romanzo di Chiusano, l'irreprensibile monaco Petro de sancta vita accetta di camminare scalzo su uno strato di carboni ardenti per comprovare la veridicita' dell'accusa di simonia lanciata contro un vescovo disonesto. L'accusatore, a sua volta accusato di calunnia, e' nel vero. Ma dall'ordalia esce con i piedi bruciati, apparentemente condannato quasi fosse un impostore. Da un indegno potere ecclesiastico subisce, sia pure a testa alta, un'iniqua, cocente umiliazione. * Riscoprire un "classico" Nonostante il lusinghiero bilancio riscosso con L'ordalia, ben presto seguita, nel triennio 1981-83, da altre soddisfacenti imprese narrative come La derrota, drammaturgiche come la trilogia dei Notturni teatrali, saggistiche come la possente Vita di Goethe, anche Chiusano avrebbe affrontato, nel corso del tempo, una serie di "ordalie" risoltesi perlopiu' con ingiuste sebbene dignitose sconfitte. La prima, la piu' sopportabile, gli era gia' stata inferta nel 1979, al Premio Campiello, dove il suo romanzo medievale era stato sopravanzato per due soli voti dalla Storia di Tonle di Mario Rigoni Stern. L'esplosione, nel 1980, del geniale thriller gotico-conventuale di Umberto Eco, Il nome della rosa, oscuro' in una certa misura il primato e l'originalita' dell'Ordalia nell'inaugurare (o, meglio, rinnovare) l'approccio narrativo all'Eta' di Mezzo. La poliedrica e prolifica attivita' letteraria, editoriale, giornalistica dell'ultimo decennio (1985-95) assicuro' a Chiusano una stabile "visibilita'", grazie anche all'approdo su prestigiosi lidi editoriali. Ma il reddito non eccelso, dipendente dalle sobrie tirature dei suoi libri, gli impose un tour de force lavorativo, scandito da fitte collaborazioni, interventi pubblici, frequenti viaggi, che alla lunga incise sull'integrita' della sua fibra. Dopo un primo cedimento del cuore, la segregazione nello studio-eremo affacciato sul ciglio della collina di Frascati assunse la fisionomia di un evento "ordalico": sul piano fisico, una sconfitta; capovolta, tuttavia, in vittoria intellettuale e spirituale alla luce delle centinaia di pagine scritte e pubblicate fino al penultimo respiro. Ma neppure la morte, attesa dallo scrittore come ineluttabile appuntamento con la croce di Cristo e sopraggiunta nel febbraio del 1995, pose fine alla catena delle sue ordalie. Dopo aver denotato per qualche tempo una confortante vitalita', la "fortuna" di Chiusano presso i posteri e' declinata in modo addirittura inconcepibile e scandaloso. E' un amaro dato di fatto che quasi tutte le edizioni dei suoi numerosi libri risultano oggi fuori commercio. Ne' vale a mitigare l'offesa di questo assurdo oblio la constatazione che un'analoga damnatio memoriae ha colpito o sta colpendo altri grandissimi letterati d'ispirazione cristiana scomparsi in anni recenti, da Mario Pomilio a Luigi Santucci, da Stefano Jacomuzzi a Ferruccio Ulivi. Auguriamoci piuttosto, respingendo la tentazione dello scetticismo, che il decimo anniversario dell'addio a Chiusano diventi l'occasione per una seria presa di coscienza da parte di tanti editori un tempo orgogliosi di ospitarlo nei loro cataloghi. Per quantita' e qualita', il suo lascito letterario appare ormai maturo per assurgere alla dimensione della classicita'. Degno di essere riproposto con adeguata sistemazione critica ai suoi antichi lettori e rivelato ai giovani, perche' lo studino, lo meditino e lo amino. * Il magistero del narratore In quarant'anni di operativita', Chiusano abbraccio' con pari maestria, in virtu' di una prodigiosa concentrazione di talenti, quasi tutto lo spettro cromatico dei "generi", delle cifre espressive. Non c'e' dubbio, tuttavia, che nel registro narrativo lo scandaglio del suo pensiero, lo slancio della sua immaginazione, la ricchezza del suo mondo interiore abbiano raggiunto il piu' alto grado di incandescenza. E' nei romanzi, in particolare, che la scrittura di Chiusano tocca livelli di eccellenza assoluta, dando vita a partiture di affascinante complessita' sinfonica. Ma in che cosa consiste, esattamente, lo "specifico" del suo magistero di narratore? Quali elementi lo rendono cosi' efficace, duraturo e tuttora autorevole? Una prima, concreta risposta puo' provenire di nuovo dall'Ordalia, da uno sguardo sintetico alla trama di questo romanzo-epos che si offre ancora oggi come un paradigma, un compendio pratico, una summa dell'ideologia e della poetica di Chiusano. L'azione si svolge intorno al fatidico spartiacque dell'Anno Mille. Ne e' protagonista Runo, un giovane scrivano della corte pontificia, al quale il protoscrinario rivela in segreto la falsita' del documento che attesta la presunta "donazione di Costantino", ovvero l'attribuzione alla Santa Sede del potere temporale sull'intero Occidente (bisognera' attendere fino alla meta' del XV secolo perche' l'umanista Lorenzo Valla smascheri l'impostura con strumenti filologici). Incapace di continuare a servire un'istituzione spirituale inquinata da un avido secolarismo, Runo abbandona Roma e intraprende una peregrinazione verso il Piemonte: insegue l'utopia di una Chiesa ricondotta alla purezza e alla poverta' evangeliche sotto il governo di una saggia autorita' laica. In questo viaggio iniziatico lo guida il monaco-profeta Petro, reduce dall'ignominia dell'ordalia che si e' ritorta a suo danno. Insieme, fondano tra le montagne biellesi una comunita' improntata allo stile delle Beatitudini. Li' Runo incontra anche la dolce Necola, che presto diviene sua sposa. Archiviata la delusione del fallimento politico di Arduino d'Ivrea, il sogno di un impero autenticamente cristiano risorge incarnandosi nella figura di Ottone III, in armonia con papa Silvestro II. Runo raggiungera' l'imperatore a Ravenna, lo ragguagliera' sulla falsa donazione, ma verra' pugnalato dagli sgherri pontifici, decisi a seppellire quel seme di verita' eversiva. * Storia e metastoria Emergono, da questo impianto narrativo, alcune coordinate che, sottoposte a opportune variazioni, innervano l'intera produzione del romanziere. Spicca, in primo luogo, la predilezione per un panorama storico minuziosamente ricostruito in tutte le sue componenti realistiche. Piu' rare le vicende situate in contesti contemporanei: in questo senso, Preludio e piccola fuga (1985), analisi di una crisi coniugale sanata da un recupero di responsabilita' e di affetto, si pone in controtendenza. Predominano le dislocazioni piu' o meno remote, le incursioni in grandiosi scenari medievali (oltre che nell'Ordalia, anche nel folgorante Konradin del 1990), in circoscritte aree ottocentesche (la Stiria asburgica evocata nel romanzo d'esordio, La prova dei sentimenti, 1966) e novecentesche (l'abbazia pirenaica dove, sullo sfondo della guerra civile spagnola, si consuma il dramma inscenato nella Derrota, 1982; l'Italia della ricostruzione postbellica e la truce Germania della dittatura nazista, lungo la duplice pista presente/passato che attraversa Inchiesta sul mio amore, 1972). E addirittura, in un romanzo atipico qual e' Il vizio del gambero (1986), controcanto ironico rispetto alla prevalente drammaticita' degli intrecci di Chiusano, la nostalgia di un mitico passato fa retrocedere il protagonista, attraverso stadi intermedi, fino alla preistoria: non stupisce che, di sette "reincarnazioni", la piu' plastica risulti quella ambientata nel Duecento, con la repressa attrazione di frate Hugo per la bella margravia Karola. Rigoroso realismo, dunque, di ambientazioni storiche, di strutture socio-antropologiche, di linguaggi (si pensi al plurilinguismo tra erudito e barbarico, tra latineggiante e vernacolare, dell'Ordalia; agli innesti di tedesco e francese nella Prova dei sentimenti, di castigliano nella Derrota). Ma e' un realismo tutt'altro che immanentistico; spesso, anzi, contrappuntato - e, per cosi' dire, lievitato - da un surrealismo che schiude vertiginosi orizzonti metastorici. Ha scritto un insigne specialista dei rapporti tra fede e letteratura, padre Ferdinando Castelli: "Chiusano vuole inquietare, nel senso agostiniano del termine; racconta i casi della vita, certamente, ma soprattutto analizza i sentimenti per trovare i moventi dell'agire umano. E' immerso nella storia, ma sa che esiste anche una metastoria che le conferisce significato e valore". Significato e valore che si radicano, beninteso, nella Weltanschauung appassionatamente cristiana dello scrittore, nella concezione secondo cui le vite dei suoi personaggi piu' emblematici costituiscono - come d'altronde la sua stessa vita - una sofferta quanto liberante sequela Christi, una sempre difettosa eppure mai rinunciataria imitazione di Cristo (protesa fino a uno straziante paradosso nel racconto intitolato appunto L'imitatore, tra i piu' intensi della raccolta Eroi di vetro: ritratto di un capo guerrigliero spinto dalla lettura del Vangelo a un'identificazione totale con il Nazareno). A tal punto che uno studioso di teologia applicata alla letteratura, Franco Verdona, ha potuto tracciare con assoluta plausibilita' le linee di una vera e propria cristologia intrinseca all'opera di Chiusano: "Tutti i suoi personaggi chiave [...] devono fare i conti con Cristo, che e' il discrimine dell'esistenza e puo' essere la fonte della salvezza o la pietra d'inciampo". Ecco, quindi, nella storia dell'innamoramento scoccato tra l'aitante ufficiale ungherese Janos e l'incantevole nobildonna francese Denise, fulcro della Prova dei sentimenti, spalancarsi il mistero - con echi da Bernanos e Mauriac - di una metastoria spirituale: l'offerta di se stessa e della propria felicita', inesorabile autocrocifissione simbolica cui la fanciulla si consacra in cambio della salvezza ultraterrena del padre miscredente; un abisso di devozione filiale e di abbandono al Signore che inghiotte anche l'innamorato, al culmine di una turbata conversione. Un salto finale nella metafisica, insomma: un balzo che nell'epilogo di Konradin si colora di misticismo, di sublime epopea dello spirito. Immagina infatti Chiusano che il giovanissimo erede della dinastia sveva, prigioniero a Napoli di Carlo d'Angio' dopo la sconfitta di Tagliacozzo, abbia la possibilita' di sottrarsi al patibolo grazie a un piano di fuga ordito dal "fantasma" del nonno, Federico II. Ma la fedelta' ai compagni di sventura e soprattutto al modello del Cristo gli preclude ogni tentativo di modificare per vilta' un destino gia' scritto. Analogamente, nella Derrota, anche il capitano delle milizie repubblicane Juan Thork, convertito a una visione cristiana dall'esempio dei monaci, decide di consegnarsi al probabile carnefice, accettando il fallimento della sua missione. Sacrificio, martirio, ricerca della santita', coraggioso incontro con la violenza e la morte per testimoniare la propria adesione senza compromessi alla verita' del messaggio evangelico: questo il sigillo che Chiusano ha impresso di preferenza alle sue costruzioni romanzesche. Di qui l'accusa, che con superficialita' gli e' stata mossa, di pessimismo radicale. Mentre si tratta di un senso tragico della storia che sfocia, sul piano della vita terrena, nel Venerdi' Santo, ma dietro il Golgota fa intravedere la luce aurorale della Resurrezione: un barlume riflesso nella "felicita' da impazzire" di Janos delirante, nell'"immenso sospiro di sollievo" di Juan presago della condanna a morte, nella serenita' di Corradino pronto, dinanzi al boia, a "benedire la fortuna di essere nato". * Germanista senza cattedra Quando il discernimento e la stima di Santucci lo accompagnarono al debutto narrativo, Chiusano aveva quarant'anni. Come germanista era gia' apprezzato, ma una discreta reputazione si stava guadagnando anche come autore di pieces teatrali e radiodrammi. Germanistica e teatro furono, in effetti, i suoi primi - e mai traditi - amori. Ben presto li accoppio', dando alle stampe, nel 1964, due tomi dedicati al Teatro tedesco: dal naturalismo all'espressionismo e da Brecht a oggi, successivamente confluiti in un'unitaria Storia del teatro tedesco moderno (1976). Certo, fu un germanista abbastanza anomalo, Chiusano: senza cattedra e senza discepoli istituzionali (ma a non pochi neofiti meritevoli prodigo' con generosita' il suo avviamento e supporto). Passione e competenza le aveva ereditate dal padre, gia' insegnante di tedesco nei licei e console italiano a Breslavia quando vi nacque Italo, nel 1926. Intense letture prima e dopo la laurea romana in giurisprudenza, integrate da soggiorni in Germania, specie nella prediletta Renania, incrementarono il suo bagaglio linguistico e letterario, affinato anche mediante numerose e pregevoli traduzioni: da Goethe, Schiller, Kleist, Musil, Schnitzler, Mann, Hesse, Duerrenmatt e, segnatamente, Heinrich Boell, cui si lego' d'amicizia fino a dedicargli nel 1974 un fervido profilo. Un pudore intellettuale forse eccessivo, saldato a una gelosa tutela della propria autonomia di ricerca e d'iniziativa, vieto' sempre a Chiusano di assumere un ruolo accademico, in Italia o all'estero, pur potendo egli schierare in campo, oltre alle traduzioni, alle conferenze, alla biografia boelliana, alle pagine sul teatro moderno e a una poderosa Letteratura tedesca: storia e antologia (1969), i seguenti titoli: l'assidua collaborazione con il quotidiano "La Repubblica" su temi, libri e personaggi del mondo germanico; i saggi, le recensioni e gli interventi raccolti in Literatur (1984) nonche' in Altre lune (1987), dove rifulge la limpida e affabile qualita' della sua prosa critica ("la critica che resta" affermo' in un'intervista "e' quella chiara, trasparente", non "fatta di rebus"); l'immane lavoro preparatorio su fonti sia dirette sia indirette, in vista del corpo a corpo con Goethe e il suo tempo che si sarebbe solidificato nella monumentale eppure godibile Vita di Goethe (1981), seguita nel 1983 da un album di segmenti biografici (Goethiana) spazianti dal registro pseudodiaristico a quello dialogico. E fin dal 1979 troneggiava, su questo imponente scaffale, la piu' prestigiosa delle consacrazioni: il Premio Inter Nationes, una sorta di Nobel per la germanistica conferito dal governo federale tedesco. * Una vocazione privilegiata Come ha testimoniato Raffaele Crovi durante un incontro commemorativo indetto nell'ottobre 2004 a Milano dalla Fondazione Ambrosianeum, per encomiabile iniziativa di Ferruccio Parazzoli, tra i suoi diversi tavoli creativi Chiusano privilegiava, istintivamente, quello della scrittura per il teatro. La considerava un po' come "la madre di tutte le sue vocazioni". Appena quindicenne - lo confido' lui stesso " aveva abbozzato "una bruttissima tragedia" di stampo alfieriano intorno alla figura di Ottone III, comunque destinato a entrare con onore nell'epilogo dell'Ordalia. E non e' senza significato che l'ultimo testo consistente su cui si affatico' alla vigilia della morte fosse una "inchiesta scenica su Kafka", quel Consideratemi un sogno che vinse post mortem il Premio Ugo Betti 1995: incastonato in una cornice fantastica (il volo di Kafka dall'aldila' a Praga sul dorso del suo alter ego, l'uomo-insetto della Metamorfosi, Gregor Samsa, rappresentato come "un piccolo Cristo"), il puzzle biografico dello scrittore boemo si ricompone attraverso una serie di "interviste" ai genitori, alla fidanzata Felice Bauer, all'amico Max Brod. Palestra dove il giovane drammaturgo plasmo' i muscoli del proprio talento fu la radio, in una feconda collaborazione parallela con la Rai e con l'emittente della Svizzera italiana: decine di radiodrammi tematicamente assortiti nacquero a partire dagli anni Cinquanta e furono poi distillati nel "canone" delle sette Voci discordi (1992). La sintassi radiofonica, fondata sull'interazione tra parola e silenzio, insegno' a Chiusano l'essenzialita' e l'evocativita' di un linguaggio indipendente dalle risorse esterne della scenografia, delle macchine, dei costumi. Ma ogniqualvolta plano' sul palcoscenico, questo "teatro di parola" dimostro' la propria compiutezza e maturita' superando con successo la controprova (si puo' dire: l'ordalia?) della rappresentazione, segnata da effetti spettacolari. Persino Kolbe, l'"oratorio drammatico" che ripercorre, in una catena di flashback, la vita di un santo moderno, il francescano polacco Maksymilian Kolbe, martire ad Auschwitz, persino questa piece eminentemente verbale, quasi statica, si e' tradotta in uno spettacolo dinamico, visionario, emozionante grazie alla messa in scena ideata dal regista Alfredo Traversa per il Teatro della Fede (Fantiano Festival di Grottaglie, luglio 2002). E a esiti scenici differenti ma non inferiori pervennero anche gli altri due elementi del trittico Tre notturni teatrali, apice della drammaturgia chiusaniana: Le notti della Verna ("prima" all'Aquila nel 1980), sulle tentazioni sataniche subite da san Francesco prima di ricevere il mistico dono delle stigmate, e Il sacrilegio (andato in scena a San Miniato, per la regia di Gian Filippo Belardo, nel 1982), che dibatte il tema della legittimita' del ricorso a mezzi illeciti per conseguire un fine lecito quale puo' essere la purificazione di un'abbazia corrotta. * Testimone in prosa e poesia "Cristiano a visiera alzata": questa suggestiva definizione, coniata da Vittorio Messori, racchiude in metafora l'essenza dell'atteggiamento, laicamente razionale e senza complessi d'inferiorita' verso gli agnostici, alla base della riflessione sviluppata dal Chiusano saggista in quanto "testimone di fede": apologeta piu' pacato, propositivo, pascaliano nel journal intitolato Note di un contemporaneo (1985); piu' pungente, ironico, spesso polemico ma privo di acredine, brillante difensore del cristianesimo contro l'ignoranza e l'aggressivita' di ogni integralismo laicista o clericale, nella rubrica "Provocato rispondo", apparsa per anni sul mensile "Jesus", i cui succhi rifluirono in parte nell'omonimo volume del 1992. Convocato dal cardinale Martini alla "Cattedra dei non credenti", nel 1991, Chiusano esalto' il carisma della poesia, "rivelazione epifanica sulla strada della religiosita'". E di grande poesia egli non solo si nutri' sempre, coltivando i tragici greci, Dante, Leopardi, ma seppe anche creare in proprio memorabili espressioni. Nei versi "scolpiti alla maniera di Wiligelmo" (Torresani) di Bacche amare (1987) si deposito' il suo mondo "romanico" fra teologia corposa, affetti familiari, incanti paesaggistici. Nelle Preghiere selvatiche (1994), screziate di rimandi biblici e definite da Gianfranco Ravasi "salmi moderni", risuono' il suo doloroso canto sapienziale, il suo rovente lamento di "Giobbe contemporaneo". E come inquadrare, infine, le meditazioni scritte su invito dello stesso Giovanni Paolo II (straordinario onore/onere toccato anche, nel 1999, a Mario Luzi) per la Via Crucis al Colosseo del 1985? Spiritualita' poetica? Prosa d'anima? Cristologia narrativa? In ogni caso, un exploit: una sfida, una particolarissima "ordalia" vittoriosa. In quel Venerdi' Santo, con quelle quattordici paginette, la parola di Chiusano, camminando sul "ponte d'iride" della Parola di Dio come padre Kolbe "uscito dalla gola degli inferi" nel coro finale dell'oratorio, si e' inerpicata verso il cielo. Ma senza abbandonare la terra. * Per un approccio critico F. Masini, Premessa a Tre notturni teatrali, Logos, 1983. V. Messori, "Lo scrittore e la Scrittura", in Inchiesta sul cristianesimo, Sei, 1987 (2a ed. Mondadori, 1993). S. Torresani, Introduzione a L'ordalia, Mondadori, 1990. C. Toscani, Italo Alighiero Chiusano fra storia e invenzione, in "Otto-Novecento", marzo-aprile 1991. S. Spinsanti, Presentazione di Provocato rispondo, Societa' San Paolo, 1992. G. Sommavilla, "Due imitazioni-simbolo deliranti di Cristo", in Uomo diavolo e Dio nella letteratura contemporanea, Edizioni Paoline, 1993. F. Castelli, "Italo Alighiero Chiusano. Gesu', indicatore di strade", in Volti di Gesu' nella letteratura moderna, vol. III, Edizioni San Paolo, 1995. G. F. Belardo, Introduzione a Consideratemi un sogno, Edizioni San Paolo, 1997. F. Verdona, La figura di Cristo nell'opera di Italo Alighiero Chiusano, Lateran University Press, 2003. * Non solo "Germania" nella sua vita 1926 - 10 giugno: Italo Alighiero Chiusano nasce nella Germania orientale, a Breslau (oggi Wroclaw, in Polonia), dove il padre regge il consolato italiano. Le sue radici sono piemontesi: originaria di Pinerolo la famiglia paterna, di Biella quella materna. 1928-1946 - Segue il padre in un tourbillon di trasferimenti legati alla carriera diplomatica: da Ajaccio a Stoccarda, da Rotterdam a San Paolo del Brasile (con due brevi parentesi a Milano e Roma) e infine a Tetuan, in Marocco. 1948 - Si laurea in giurisprudenza all'Universita' di Roma. 1949-1963 - Anni di apprendistato letterario (racconti e abbozzi di romanzi), di intenso impegno giornalistico e radiofonico, di febbrile attivita' germanistica, come saggista e traduttore. Traduce anche santa Teresa d'Avila, Moliere, Claudel, Shakespeare. 1964 - Sposa a Milano Leyla Givonetti, incontrata quattro anni prima a Biella. Stabilisce la sua residenza a Frascati. Dal matrimonio nasceranno i figli Mattia (1965) e Agata (1968). 1966 - Dopo una lunga gestazione e un drastico snellimento, esce il suo primo romanzo, La prova dei sentimenti (Rizzoli). 1972 - Pubblicazione di un secondo romanzo, Inchiesta sul mio amore (Mursia). 1974 - La Nuova Italia pubblica il saggio monografico Heinrich Boell. Lo scaffale germanistico verra' accresciuto, due anni dopo, dalla Storia del teatro tedesco moderno (Einaudi). 1977 - Poco dopo la fondazione de "La Repubblica", inizia a collaborare col quotidiano romano per la germanistica. In seguito, il cerchio si allarga ad altre testate laiche e cattoliche fra cui "Famiglia Cristiana", "Jesus", "L'Osservatore Romano". 1979 - Esce presso Rusconi L'ordalia, che si classifica seconda al Campiello (nuova ed. tascabile Oscar Mondadori, 1990). Chiusano viene insignito del Premio Inter Nationes. 1981 - Alla fondamentale Vita di Goethe (Rusconi) si affianca Ravenna, un sogno in fondo al mare (Il Girasole). L'editore Guida pubblica il testo della conferenza La vita come ordalia. 1982 - E' l'anno della Derrota (Rusconi). 1983 - Pubblicazione di Tre notturni teatrali (Logos) e di Goethiana (Studio Tesi). 1984 - Contributi critici di germanistica vengono raccolti in Literatur (Rusconi). 1985 - Nell'anno della Via Crucis scritta per il Papa appaiono anche, presso le Edizioni Paoline, il romanzo Preludio e piccola fuga e le autobiografiche Note di un contemporaneo, cui si aggiunge Dove il libro sanguina (Il Girasole). 1986 - Esce un altro romanzo, Il vizio del gambero (Rusconi). 1987 - Prima importante raccolta poetica, Bacche amare (Garzanti). Seconda selezione di saggi e interventi a sfondo perlopiu' germanistico, Altre lune (Mondadori). Avvio su "Jesus" della rubrica "Provocato rispondo", avamposto di militanza culturale cristiana. 1988 - Giardini del silenzio (D'Auria), con foto di Pepi Merisio, e' una monografia sulla vita monastica. 1989 - Mondadori pubblica i 27 racconti riuniti in Eroi di vetro. 1990 - Konradin, edito ancora da Mondadori, chiude il filone della narrativa storica. 1991 - Partecipazione, a Milano, alla "Cattedra dei non credenti" promossa dal cardinale Martini. 1992 - Casagrande, editore luganese, propone Voci discordi, una scelta di radiodrammi. 1994 - Ultima, drammatica silloge di poesie "oranti", Preghiere selvatiche (Piemme). 1995 - 15 febbraio: nella casa-studio di Frascati, Chiusano, gia' da mesi sofferente, soccombe a un fatale infarto. Gli viene assegnato postumo, per Consideratemi un sogno, il Premio Ugo Betti. 1997-1998 - La San Paolo pubblica nei "Pinnacoli" il dittico Consideratemi un sogno - Kolbe e nelle "Vele" una nuova edizione della Prova dei sentimenti. ============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 182 del 21 settembre 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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