La domenica della nonviolenza. 182



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 182 del 21 settembre 2008

In questo numero:
1. Vandana Shiva: Sistemi alimentari ecologici e locali per ridurre le
emissioni di gas serra
2. Marco Beck ricorda Italo Alighiero Chiusano

1. RIFLESSIONE. VANDANA SHIVA: SISTEMI ALIMENTARI ECOLOGICI E LOCALI PER
RIDURRE LE EMISSIONI DI GAS SERRA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 18 settembre 2008 col titolo "Il bluff
del biofuel. Cibo contro combustibili la guerra di domani" e il sommario "I
biocarburanti non sono i combustibili dei poveri, ma il cibo dei poveri
trasformato in calore, elettricita' e trasporti. Gli Stati Uniti stanno
spingendo le altre nazioni del terzo mondo a produrre biocarburante in modo
da soddisfare i propri fabbisogni energetici, anche se cio' significa
depredare le risorse altrui".
Vandana Shiva, scienziata e filosofa indiana, direttrice di importanti
istituti di ricerca e docente nelle istituzioni universitarie delle Nazioni
Unite, impegnata non solo come studiosa ma anche come militante nella difesa
dell'ambiente e delle culture native, e' oggi tra i principali punti di
riferimento dei movimenti ecologisti, femministi, di liberazione dei popoli,
di opposizione a modelli di sviluppo oppressivi e distruttivi, e di denuncia
di operazioni e programmi scientifico-industriali dagli esiti
pericolosissimi. Tra le opere di Vandana Shiva: Sopravvivere allo sviluppo,
Isedi, Torino 1990; Monocolture della mente, Bollati Boringhieri, Torino
1995; Biopirateria, Cuen, Napoli 1999, 2001; Vacche sacre e mucche pazze,
DeriveApprodi, Roma 2001; Terra madre, Utet, Torino 2002 (edizione riveduta
di Sopravvivere allo sviluppo); Il mondo sotto brevetto, Feltrinelli, Milano
2002. Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, Milano 2003; Le nuove guerre della
globalizzazione, Utet, Torino 2005; Il bene comune della Terra, Feltrinelli,
Milano 2006; India spezzata, Il Saggiatore, Milano 2008]

Dal 3 al 14 dicembre 2007, Bali ha ospitato oltre 10.000 rappresentanti di
governo e della societa' civile per una conferenza della Convenzione quadro
delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un trattato ambientale
internazionale nel cui ambito e' stato negoziato il Protocollo di Kyoto. Il
protocollo scade nel 2012 e Bali aveva il compito di dare avvio alle
trattative per lo scenario post-Kyoto.
Nel 2008 nessuno puo' ormai negare che sia in atto un cambiamento climatico
causato dall'uomo. Tuttavia, l'impegno a mitigarne gli effetti e ad aiutare
le aree vulnerabili ad adattarvisi non corrisponde alla consapevolezza del
disastro. La mitigazione dei cambiamenti climatici richiede sostanziali
cambiamenti nei modelli di produzione e di consumo.
La globalizzazione ha spinto la produzione e il consumo mondiali ad
incrementare le emissioni di anidride carbonica. Le regole per la
liberalizzazione commerciale della Omc, l'Organizzazione mondiale del
commercio, sono in realta' leggi che costringono i paesi a seguire la via
delle alte emissioni. In modo analogo, la Banca Mondiale, che concede
prestiti per la costruzione di superstrade ad alta circolazione e di
centrali termiche, per l'industrializzazione dell'agricoltura e per la
realizzazione di sistemi di distribuzione organizzata, forza i paesi a
emettere maggiori quantitativi di gas a effetto serra.
Poi ci sono le societa' colossi, come la Cargill e la Walmart, principali
responsabili della distruzione di economie locali e sostenibili, che
spingono le societa', una dopo l'altra, alla dipendenza da un'economia
globale ecologicamente distruttiva. La Cargill, che svolge un ruolo
importante nella diffusione di coltivazioni di soia in Amazzonia e di
piantagioni di palma da olio nelle foreste pluviali dell'Indonesia,
incrementa le emissioni sia incendiando le foreste che distruggendo gli
enormi bacini carboniferi presenti nelle foreste pluviali e nelle torbiere.
Il modello del commercio centralizzato a lunga distanza di Walmart e' una
ricetta per aumentare il carico di anidride carbonica dell'atmosfera.
Il primo passo verso la mitigazione richiede che si fissi l'attenzione sulle
azioni reali degli attori reali. Le azioni reali sono azioni come
l'abbandono dell'agricoltura ecologica e dei sistemi alimentari locali. Fra
gli attori reali ci sono l'agribusiness globale, la Omc e la Banca Mondiale.
Le azioni reali comportano la distruzione di economie rurali a bassa
emissione in favore di un'espansione urbana incontrollata, ideata e
progettata da imprenditori e societa' edili. Le azioni reali comportano la
distruzione di sistemi di trasporto sostenibili basati sull'energia
rinnovabile e del trasporto pubblico a favore degli autoveicoli privati. Gli
attori reali coinvolti in questa transizione verso la non-sostenibilita'
nella mobilita' sono le compagnie petrolifere e le societa'
automobilistiche.
*
Kyoto ha evitato di trattare la questione difficile e significativa
dell'interruzione di quelle attivita' che sono causa di elevate emissioni,
ha eluso anche la sfida politica alla regolamentazione degli inquinatori e
all'imposizione di sanzioni nei loro confronti, in conformita' ai principi
adottati dal Summit della Terra di Rio. Cio' che ha fatto, invece, e' stato
mettere in atto un meccanismo di commercio di emissioni che, in realta',
ricompensa gli inquinatori, assegnando loro diritti sull'atmosfera e
permettendo che questi diritti all'inquinamento diventassero oggetto di
contrattazione. Oggi, il mercato delle emissioni e' arrivato a 30 miliardi
di dollari, ma ci si aspetta che raggiunga il trilione. Le emissioni di
anidride carbonica continuano ad aumentare, mentre crescono anche i profitti
da "aria fritta".
La chiamo "aria fritta" in senso letterale, in quanto aria calda che porta
al riscaldamento globale, e in senso metaforico, perche' e' aria fritta che
si basa su un'economia finanziaria fittizia che ha sopraffatto, in
dimensioni e nella nostra percezione, la vera economia. Un'economia
d'azzardo ha permesso alle societa' e ai loro proprietari di moltiplicare il
patrimonio senza limite e senza alcuna relazione con il mondo reale. Eppure,
questi patrimoni sempre insaziabili cercano di prendere possesso delle
risorse reali delle persone - la terra e le foreste, le aziende agricole e
il cibo - per trasformale in denaro contante.
Senza tornare al mondo reale non si possono trovare le soluzioni che
aiuteranno a mitigare il cambiamento climatico.
*
Un altro falso rimedio al cambiamento climatico e' la promozione di
biocarburanti a base di mais, soia, olio di palma e jatropa.
I combustibili ottenuti dalle biomasse, continuano ad essere la principale
fonte energetica per le popolazioni povere del mondo. L'azienda agricola
ecologica e biodiversa, ossia biologicamente varia, non e' solo una fonte di
cibo, e' anche fonte di energia. L'energia per cucinare deriva dalle
biomasse non commestibili, come sterco bovino essiccato, steli di miglio e
gambi di leguminose, da specie agroforestali presenti sui terreni boschivi
di proprieta' dei villaggi. Gestite in modo sostenibile, le comunanze dei
villaggi sono da secoli fonte di energia decentralizzata.
I biocarburanti industriali non sono i combustibili dei poveri, ma sono il
cibo dei poveri trasformato in calore, elettricita' e trasporti. I
biocarburanti liquidi, soprattutto l'etanolo e il biodiesel, sono uno dei
settori di produzione in maggiore crescita, stimolato dalla ricerca di
risorse alternative ai carburanti fossili, da un lato, per evitare la
catastrofica impennata di prezzo del petrolio, e dall'altro, per ridurre le
emissioni di anidride carbonica.
Il presidente Bush sta tentando di approvare una serie di leggi che
obbligano all'utilizzo di 35 miliardi di galloni di biocarburante entro il
2017. Alexander, del Dipartimento per lo sviluppo sostenibile della Fa0 ha
affermato: "E' iniziato il graduale allontanamento dal petrolio. Nei
prossimi 15-20 anni potremo vedere i biocombustibili coprire un pieno 25%
dei fabbisogni energetici mondiali". Negli ultimi cinque anni, la sola
produzione globale di biocarburanti e' raddoppiata e sembra destinata a
raddoppiare ulteriormente nei prossimi quattro. Fra i paesi che di recente
hanno acconsentito a una nuova politica favorevole ai biocarburanti sono
presenti Argentina, Australia, Canada, Cina, Colombia, Ecuador, India,
Indonesia, Malawi, Malesia, Messico, Mozambico, Filippine, Senegal,
Sudafrica, Tailandia e Zambia.
Ci sono due tipi di biocarburanti industriali: etanolo e biodiesel.
L'etanolo puo' essere derivato da prodotti ricchi di saccarosio, come canna
da zucchero e melasse, sostanze ricche di amido, come mais, orzo e grano.
L'etanolo viene mescolato con il petrolio. Il biodiesel si produce solo con
sostanze vegetali, come l'olio di palma, l'olio di soia e l'olio di semi di
colza. Il biodiesel viene mescolato al diesel.
*
(...) Il settore dei biocarburanti e' cresciuto rapidamente in tutto il
mondo. Gli Stati Uniti e il Brasile hanno creato industrie per la produzione
di etanolo e anche l'Unione Europea si sta mettendo di fretta al passo per
esplorare il mercato potenziale. I governi di tutto il mondo incoraggiano la
produzione di biocarburante con politiche a sostegno.
Gli Stati Uniti stanno spingendo le altre nazioni del terzo mondo ad
introdurre la produzione di biocarburante in modo da soddisfare i propri
fabbisogni energetici, anche se questo significa svaligiare le risorse
altrui. E' inevitabile che questa massiccia crescita della domanda di
cereali si risolvera' a scapito della soddisfazione dei bisogni umani, con i
poveri incapaci di competere economicamente e tagliati fuori dal mercato
alimentare.
Nel febbraio dello scorso anno il Movimento dei Senza Terra brasiliano ha
rilasciato una dichiarazione in cui nota che "l'espansione della produzione
di biocarburanti aggrava la fame nel mondo. Non possiamo mantenere i
serbatoi pieni mentre gli stomaci si vuotano".
La deviazione delle risorse alimentari a risorse per produzione di
carburante ha gia' innalzato il prezzo di granturco e soia. In Messico si
sono verificate rivolte per l'aumento di prezzo delle tortillas. E questo
non e' che l'inizio. Immaginate quanta terra e' necessaria per produrre il
25% del combustibile utilizzando le risorse alimentari. Una tonnellata di
granturco produce 413 litri di etanolo. 35 milioni di galloni di etanolo
richiedono 320 milioni di tonnellate di granturco. Nel 2005 gli Stati Uniti
hanno prodotto 280,2 milioni di tonnellate di granturco. Con la stipula del
Nafta, gli Stati Uniti hanno distrutto tutte le piccole aziende agricole
messicane, rendendo il Messico dipendente dal granturco Usa. E' stato
proprio questo il motivo alla base della rivolta zapatista. Oggi nel paese,
in seguito alla conversione del granturco in biocarburante, il prezzo del
granturco ha subito un forte rialzo.
*
I biocarburanti industriali vengono promossi come fonte di energia
rinnovabile e mezzo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
Tuttavia, ci sono due inoppugnabili ragioni ecologiche che spiegano perche'
la conversione di colture come soia, granoturco e palma da olio in
carburanti liquidi possa aggravare il caos climatico e il carico di CO2.
In primo luogo, la deforestazione causata dall'espansione delle piantagioni
di soia e di palme da olio sta portando a un aumento di emissioni di CO2.
Secondo le stime della Fao, ogni anno vengono rilasciati nell'atmosfera 1,6
miliardi di tonnellate di gas a effetto serra provenienti dai disboscamenti,
tra il 25 e il 30% dei gas totali. Entro il 2022 le piantagioni per la
produzione di biocarburante potrebbero avere distrutto il 98% delle foreste
pluviali indonesiane. (...)
In secondo luogo, la conversione di biomassa in carburante liquido comporta
l'impiego di quantitativi di carburante fossile maggiori rispetto a quello
che sostituisce. La produzione di un gallone di etanolo richiede 28.000
Kcal. Un gallone di etanolo fornisce 19.400 kcal di energia. Un rendimento
energetico pari al 43%. Gli Stati Uniti si serviranno del 20% del proprio
granturco per produrre 5 miliardi di galloni di etanolo, che sostituiranno
l'1% dell'uso di combustibile. Se si dovesse impiegare il 100% del
granturco, si sostituirebbe solo il 7% del petrolio totale.
Non e' certo una soluzione questa, non per controbattere i prezzi record del
petrolio, ne' per mitigare il caos climatico (David Pimentel alla conferenza
Ifg sulla "Triplice crisi", Londra, 23-25 febbraio 2007).
Ed e' fonte di altre crisi. Per produrre un gallone di etanolo vengono usati
1.700 galloni di acqua. Il granturco necessita di piu' azoto fertilizzante,
insetticidi ed erbicidi di qualsiasi altra coltivazione.
*
Questi falsi rimedi finiranno per accrescere la crisi climatica, aggravando
e acuendo al contempo la diseguaglianza, la fame e la poverta'.
Esistono, tuttavia, soluzioni reali che possono mitigare il cambiamento
atmosferico ed anche influire sulla riduzione della fame e della poverta'.
Secondo il Rapporto Stern, l'agricoltura e' responsabile del 14% delle
emissioni, lo sfruttamento del terreno (con riferimento soprattutto alla
deforestazione) lo e' del 18% e il trasporto del 14%. All'interno di questo
computo rientra il crescente fenomeno del trasporto di derrate fresche, che
potrebbero essere coltivate in loco.
L'agricoltura che fa uso della chimica industriale, nota anche come
Rivoluzione Verde (Green Revolution) quando venne introdotta nei paesi del
Terzo Mondo, e' la fonte principale dei tre gas a effetto serra: anidride
carbonica, ossido di azoto e metano. L'anidride carbonica viene emessa
quando si utilizzano carburanti fossili per i macchinari e per il pompaggio
dell'acqua dai pozzi, per la produzione di fertilizzanti chimici e
pesticidi. I fertilizzanti chimici emettono ossido di azoto che, come gas
serra, e' 300 volte piu' letale dell'anidride carbonica. Infine,
l'allevamento di animali a granaglie e' la fonte principale di metano. Gli
studi indicano che un passaggio da una dieta a base di granaglia a una dieta
biologica a base erbacea potrebbe ridurre fino al 50% l'emissione di metano
attribuibile al bestiame.
*
Non tutti i sistemi agricoli contribuiscono, tuttavia, alle emissioni di gas
serra. L'agricoltura ecologica e biologica diminuisce le emissioni sia
riducendo la dipendenza da combustibili fossili, da fertilizzanti chimici e
da alimentazione intensiva, sia assorbendo un maggiore quantitativo di
carbonio nel terreno. I nostri studi dimostrano un aumento di sequestro di
carbonio fino al 200% nei sistemi biologici biodiversi. Quando "ecologico e
biologico" si combinano a "diretto e locale", le emissioni vengono
ulteriormente ridotte, grazie alla riduzione del consumo energetico per il
trasporto del cibo, l'imballaggio e la refrigerazione.
Il sistema alimentare locale ridurra' la necessita' di incrementare
l'agricoltura nelle foreste pluviali di Brasile e Indonesia. Con una
transizione tempestiva, potremmo ridurre le emissioni, aumentare la garanzia
e la qualita' del cibo e migliorare la resistenza delle comunita' rurali
nell'impatto col cambiamento climatico. Optare per una transizione dal
sistema alimentare industriale globalizzato, imposto da Omc, Banca Mondiale
e agribusiness globale, a sistemi alimentari ecologici e locali, rappresenta
una strategia di mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico.
Protegge i poveri e protegge il pianeta. Lo scenario post-Kyoto deve
necessariamente includere l'agricoltura ecologica come soluzione climatica.

2. MEMORIA. MARCO BECK RICORDA ITALO ALIGHIERO CHIUSANO
[Dal mensile "Letture", n. 614, febbraio 2005, col titolo "Italo Alighiero
Chiusano" e il sommario "Germanista di fama internazionale, romanziere,
poeta, saggista e critico, lo scrittore piemontese interpretava la fede in
Cristo con sensibilita' laica. Il decennale della morte e' un'opportunita'
per riscoprirne la grandezza"]

Nel secolo scorso, all'inizio degli anni Ottanta, la carriera letteraria di
Italo Alighiero Chiusano conobbe una decisiva virata, in seguito alla quale
i venti del consenso critico e del successo di pubblico vennero a disporsi
di poppa, spingendo la sua creativita' sempre piu' "al largo", pur senza
fargli sperimentare l'ebbrezza della grande popolarita' mediatica o la
soddisfazione del bestseller da 100.000 copie. Quel giro di boa e'
contrassegnato da un vocabolo di sapore inconfondibilmente arcaico,
barbarico, medievale: "ordalia". Ed e' infatti L'ordalia il titolo, insieme
realistico e metaforico, di un felicissimo romanzo che, pubblicato nel 1979,
strappo' Chiusano all'hortus conclusus della germanistica, della narrativa
per palati esigenti, della drammaturgia per raffinati intenditori,
imponendolo quasi d'improvviso all'attenzione della societa' culturale e
dell'editoria libraria.
In una conferenza tenuta a Napoli nel 1980, il germanista rivelatosi anche
romanziere di rango dimostro' una lucida consapevolezza della svolta in
atto, non solo nel suo laboratorio di scrittore ma anche nel suo percorso
esistenziale: "E' curioso. Fino a un anno fa ero un signore che si occupava
di letteratura tedesca, pubblicava qualche romanzo, e soprattutto molti
racconti e radiodrammi. Ora invece eccomi diventato specialista di una
scienza nuova, la scienza ordalica. [...]. Curioso e nemmeno troppo
piacevole, perche' l'ordalia non e' un paradiso, ma una prova terribile, tra
le piu' dure a cui possa venire sottoposto un essere umano, e soprattutto ci
lega ad alcune tra le piu' atroci manifestazioni del Medioevo". Com'e' noto,
l'ordalia, "giudizio di Dio" sancito dal diritto civile-religioso - in
particolare germanico -, consisteva in una prova fisica estrema alla quale
si esponeva un accusato e il cui esito, positivo o negativo, veniva
interpretato come verdetto divino sulla sua innocenza o colpevolezza. Nel
romanzo di Chiusano, l'irreprensibile monaco Petro de sancta vita accetta di
camminare scalzo su uno strato di carboni ardenti per comprovare la
veridicita' dell'accusa di simonia lanciata contro un vescovo disonesto.
L'accusatore, a sua volta accusato di calunnia, e' nel vero. Ma dall'ordalia
esce con i piedi bruciati, apparentemente condannato quasi fosse un
impostore. Da un indegno potere ecclesiastico subisce, sia pure a testa
alta, un'iniqua, cocente umiliazione.
*
Riscoprire un "classico"
Nonostante il lusinghiero bilancio riscosso con L'ordalia, ben presto
seguita, nel triennio 1981-83, da altre soddisfacenti imprese narrative come
La derrota, drammaturgiche come la trilogia dei Notturni teatrali,
saggistiche come la possente Vita di Goethe, anche Chiusano avrebbe
affrontato, nel corso del tempo, una serie di "ordalie" risoltesi perlopiu'
con ingiuste sebbene dignitose sconfitte. La prima, la piu' sopportabile,
gli era gia' stata inferta nel 1979, al Premio Campiello, dove il suo
romanzo medievale era stato sopravanzato per due soli voti dalla Storia di
Tonle di Mario Rigoni Stern. L'esplosione, nel 1980, del geniale thriller
gotico-conventuale di Umberto Eco, Il nome della rosa, oscuro' in una certa
misura il primato e l'originalita' dell'Ordalia nell'inaugurare (o, meglio,
rinnovare) l'approccio narrativo all'Eta' di Mezzo. La poliedrica e
prolifica attivita' letteraria, editoriale, giornalistica dell'ultimo
decennio (1985-95) assicuro' a Chiusano una stabile "visibilita'", grazie
anche all'approdo su prestigiosi lidi editoriali. Ma il reddito non eccelso,
dipendente dalle sobrie tirature dei suoi libri, gli impose un tour de force
lavorativo, scandito da fitte collaborazioni, interventi pubblici, frequenti
viaggi, che alla lunga incise sull'integrita' della sua fibra. Dopo un primo
cedimento del cuore, la segregazione nello studio-eremo affacciato sul
ciglio della collina di Frascati assunse la fisionomia di un evento
"ordalico": sul piano fisico, una sconfitta; capovolta, tuttavia, in
vittoria intellettuale e spirituale alla luce delle centinaia di pagine
scritte e pubblicate fino al penultimo respiro.
Ma neppure la morte, attesa dallo scrittore come ineluttabile appuntamento
con la croce di Cristo e sopraggiunta nel febbraio del 1995, pose fine alla
catena delle sue ordalie. Dopo aver denotato per qualche tempo una
confortante vitalita', la "fortuna" di Chiusano presso i posteri e'
declinata in modo addirittura inconcepibile e scandaloso. E' un amaro dato
di fatto che quasi tutte le edizioni dei suoi numerosi libri risultano oggi
fuori commercio. Ne' vale a mitigare l'offesa di questo assurdo oblio la
constatazione che un'analoga damnatio memoriae ha colpito o sta colpendo
altri grandissimi letterati d'ispirazione cristiana scomparsi in anni
recenti, da Mario Pomilio a Luigi Santucci, da Stefano Jacomuzzi a Ferruccio
Ulivi. Auguriamoci piuttosto, respingendo la tentazione dello scetticismo,
che il decimo anniversario dell'addio a Chiusano diventi l'occasione per una
seria presa di coscienza da parte di tanti editori un tempo orgogliosi di
ospitarlo nei loro cataloghi. Per quantita' e qualita', il suo lascito
letterario appare ormai maturo per assurgere alla dimensione della
classicita'. Degno di essere riproposto con adeguata sistemazione critica ai
suoi antichi lettori e rivelato ai giovani, perche' lo studino, lo meditino
e lo amino.
*
Il magistero del narratore
In quarant'anni di operativita', Chiusano abbraccio' con pari maestria, in
virtu' di una prodigiosa concentrazione di talenti, quasi tutto lo spettro
cromatico dei "generi", delle cifre espressive. Non c'e' dubbio, tuttavia,
che nel registro narrativo lo scandaglio del suo pensiero, lo slancio della
sua immaginazione, la ricchezza del suo mondo interiore abbiano raggiunto il
piu' alto grado di incandescenza. E' nei romanzi, in particolare, che la
scrittura di Chiusano tocca livelli di eccellenza assoluta, dando vita a
partiture di affascinante complessita' sinfonica. Ma in che cosa consiste,
esattamente, lo "specifico" del suo magistero di narratore? Quali elementi
lo rendono cosi' efficace, duraturo e tuttora autorevole? Una prima,
concreta risposta puo' provenire di nuovo dall'Ordalia, da uno sguardo
sintetico alla trama di questo romanzo-epos che si offre ancora oggi come un
paradigma, un compendio pratico, una summa dell'ideologia e della poetica di
Chiusano. L'azione si svolge intorno al fatidico spartiacque dell'Anno
Mille. Ne e' protagonista Runo, un giovane scrivano della corte pontificia,
al quale il protoscrinario rivela in segreto la falsita' del documento che
attesta la presunta "donazione di Costantino", ovvero l'attribuzione alla
Santa Sede del potere temporale sull'intero Occidente (bisognera' attendere
fino alla meta' del XV secolo perche' l'umanista Lorenzo Valla smascheri
l'impostura con strumenti filologici). Incapace di continuare a servire
un'istituzione spirituale inquinata da un avido secolarismo, Runo abbandona
Roma e intraprende una peregrinazione verso il Piemonte: insegue l'utopia di
una Chiesa ricondotta alla purezza e alla poverta' evangeliche sotto il
governo di una saggia autorita' laica. In questo viaggio iniziatico lo guida
il monaco-profeta Petro, reduce dall'ignominia dell'ordalia che si e'
ritorta a suo danno. Insieme, fondano tra le montagne biellesi una comunita'
improntata allo stile delle Beatitudini. Li' Runo incontra anche la dolce
Necola, che presto diviene sua sposa. Archiviata la delusione del fallimento
politico di Arduino d'Ivrea, il sogno di un impero autenticamente cristiano
risorge incarnandosi nella figura di Ottone III, in armonia con papa
Silvestro II. Runo raggiungera' l'imperatore a Ravenna, lo ragguagliera'
sulla falsa donazione, ma verra' pugnalato dagli sgherri pontifici, decisi a
seppellire quel seme di verita' eversiva.
*
Storia e metastoria
Emergono, da questo impianto narrativo, alcune coordinate che, sottoposte a
opportune variazioni, innervano l'intera produzione del romanziere. Spicca,
in primo luogo, la predilezione per un panorama storico minuziosamente
ricostruito in tutte le sue componenti realistiche. Piu' rare le vicende
situate in contesti contemporanei: in questo senso, Preludio e piccola fuga
(1985), analisi di una crisi coniugale sanata da un recupero di
responsabilita' e di affetto, si pone in controtendenza. Predominano le
dislocazioni piu' o meno remote, le incursioni in grandiosi scenari
medievali (oltre che nell'Ordalia, anche nel folgorante Konradin del 1990),
in circoscritte aree ottocentesche (la Stiria asburgica evocata nel romanzo
d'esordio, La prova dei sentimenti, 1966) e novecentesche (l'abbazia
pirenaica dove, sullo sfondo della guerra civile spagnola, si consuma il
dramma inscenato nella Derrota, 1982; l'Italia della ricostruzione
postbellica e la truce Germania della dittatura nazista, lungo la duplice
pista presente/passato che attraversa Inchiesta sul mio amore, 1972). E
addirittura, in un romanzo atipico qual e' Il vizio del gambero (1986),
controcanto ironico rispetto alla prevalente drammaticita' degli intrecci di
Chiusano, la nostalgia di un mitico passato fa retrocedere il protagonista,
attraverso stadi intermedi, fino alla preistoria: non stupisce che, di sette
"reincarnazioni", la piu' plastica risulti quella ambientata nel Duecento,
con la repressa attrazione di frate Hugo per la bella margravia Karola.
Rigoroso realismo, dunque, di ambientazioni storiche, di strutture
socio-antropologiche, di linguaggi (si pensi al plurilinguismo tra erudito e
barbarico, tra latineggiante e vernacolare, dell'Ordalia; agli innesti di
tedesco e francese nella Prova dei sentimenti, di castigliano nella
Derrota). Ma e' un realismo tutt'altro che immanentistico; spesso, anzi,
contrappuntato - e, per cosi' dire, lievitato - da un surrealismo che
schiude vertiginosi orizzonti metastorici. Ha scritto un insigne specialista
dei rapporti tra fede e letteratura, padre Ferdinando Castelli: "Chiusano
vuole inquietare, nel senso agostiniano del termine; racconta i casi della
vita, certamente, ma soprattutto analizza i sentimenti per trovare i moventi
dell'agire umano. E' immerso nella storia, ma sa che esiste anche una
metastoria che le conferisce significato e valore". Significato e valore che
si radicano, beninteso, nella Weltanschauung appassionatamente cristiana
dello scrittore, nella concezione secondo cui le vite dei suoi personaggi
piu' emblematici costituiscono - come d'altronde la sua stessa vita - una
sofferta quanto liberante sequela Christi, una sempre difettosa eppure mai
rinunciataria imitazione di Cristo (protesa fino a uno straziante paradosso
nel racconto intitolato appunto L'imitatore, tra i piu' intensi della
raccolta Eroi di vetro: ritratto di un capo guerrigliero spinto dalla
lettura del Vangelo a un'identificazione totale con il Nazareno). A tal
punto che uno studioso di teologia applicata alla letteratura, Franco
Verdona, ha potuto tracciare con assoluta plausibilita' le linee di una vera
e propria cristologia intrinseca all'opera di Chiusano: "Tutti i suoi
personaggi chiave [...] devono fare i conti con Cristo, che e' il discrimine
dell'esistenza e puo' essere la fonte della salvezza o la pietra
d'inciampo".
Ecco, quindi, nella storia dell'innamoramento scoccato tra l'aitante
ufficiale ungherese Janos e l'incantevole nobildonna francese Denise, fulcro
della Prova dei sentimenti, spalancarsi il mistero - con echi da Bernanos e
Mauriac - di una metastoria spirituale: l'offerta di se stessa e della
propria felicita', inesorabile autocrocifissione simbolica cui la fanciulla
si consacra in cambio della salvezza ultraterrena del padre miscredente; un
abisso di devozione filiale e di abbandono al Signore che inghiotte anche
l'innamorato, al culmine di una turbata conversione. Un salto finale nella
metafisica, insomma: un balzo che nell'epilogo di Konradin si colora di
misticismo, di sublime epopea dello spirito. Immagina infatti Chiusano che
il giovanissimo erede della dinastia sveva, prigioniero a Napoli di Carlo
d'Angio' dopo la sconfitta di Tagliacozzo, abbia la possibilita' di
sottrarsi al patibolo grazie a un piano di fuga ordito dal "fantasma" del
nonno, Federico II. Ma la fedelta' ai compagni di sventura e soprattutto al
modello del Cristo gli preclude ogni tentativo di modificare per vilta' un
destino gia' scritto. Analogamente, nella Derrota, anche il capitano delle
milizie repubblicane Juan Thork, convertito a una visione cristiana
dall'esempio dei monaci, decide di consegnarsi al probabile carnefice,
accettando il fallimento della sua missione.
Sacrificio, martirio, ricerca della santita', coraggioso incontro con la
violenza e la morte per testimoniare la propria adesione senza compromessi
alla verita' del messaggio evangelico: questo il sigillo che Chiusano ha
impresso di preferenza alle sue costruzioni romanzesche. Di qui l'accusa,
che con superficialita' gli e' stata mossa, di pessimismo radicale. Mentre
si tratta di un senso tragico della storia che sfocia, sul piano della vita
terrena, nel Venerdi' Santo, ma dietro il Golgota fa intravedere la luce
aurorale della Resurrezione: un barlume riflesso nella "felicita' da
impazzire" di Janos delirante, nell'"immenso sospiro di sollievo" di Juan
presago della condanna a morte, nella serenita' di Corradino pronto, dinanzi
al boia, a "benedire la fortuna di essere nato".
*
Germanista senza cattedra
Quando il discernimento e la stima di Santucci lo accompagnarono al debutto
narrativo, Chiusano aveva quarant'anni. Come germanista era gia' apprezzato,
ma una discreta reputazione si stava guadagnando anche come autore di pieces
teatrali e radiodrammi. Germanistica e teatro furono, in effetti, i suoi
primi - e mai traditi - amori. Ben presto li accoppio', dando alle stampe,
nel 1964, due tomi dedicati al Teatro tedesco: dal naturalismo
all'espressionismo e da Brecht a oggi, successivamente confluiti in
un'unitaria Storia del teatro tedesco moderno (1976). Certo, fu un
germanista abbastanza anomalo, Chiusano: senza cattedra e senza discepoli
istituzionali (ma a non pochi neofiti meritevoli prodigo' con generosita' il
suo avviamento e supporto). Passione e competenza le aveva ereditate dal
padre, gia' insegnante di tedesco nei licei e console italiano a Breslavia
quando vi nacque Italo, nel 1926. Intense letture prima e dopo la laurea
romana in giurisprudenza, integrate da soggiorni in Germania, specie nella
prediletta Renania, incrementarono il suo bagaglio linguistico e letterario,
affinato anche mediante numerose e pregevoli traduzioni: da Goethe,
Schiller, Kleist, Musil, Schnitzler, Mann, Hesse, Duerrenmatt e,
segnatamente, Heinrich Boell, cui si lego' d'amicizia fino a dedicargli nel
1974 un fervido profilo.
Un pudore intellettuale forse eccessivo, saldato a una gelosa tutela della
propria autonomia di ricerca e d'iniziativa, vieto' sempre a Chiusano di
assumere un ruolo accademico, in Italia o all'estero, pur potendo egli
schierare in campo, oltre alle traduzioni, alle conferenze, alla biografia
boelliana, alle pagine sul teatro moderno e a una poderosa Letteratura
tedesca: storia e antologia (1969), i seguenti titoli: l'assidua
collaborazione con il quotidiano "La Repubblica" su temi, libri e personaggi
del mondo germanico; i saggi, le recensioni e gli interventi raccolti in
Literatur (1984) nonche' in Altre lune (1987), dove rifulge la limpida e
affabile qualita' della sua prosa critica ("la critica che resta" affermo'
in un'intervista "e' quella chiara, trasparente", non "fatta di rebus");
l'immane lavoro preparatorio su fonti sia dirette sia indirette, in vista
del corpo a corpo con Goethe e il suo tempo che si sarebbe solidificato
nella monumentale eppure godibile Vita di Goethe (1981), seguita nel 1983 da
un album di segmenti biografici (Goethiana) spazianti dal registro
pseudodiaristico a quello dialogico. E fin dal 1979 troneggiava, su questo
imponente scaffale, la piu' prestigiosa delle consacrazioni: il Premio Inter
Nationes, una sorta di Nobel per la germanistica conferito dal governo
federale tedesco.
*
Una vocazione privilegiata
Come ha testimoniato Raffaele Crovi durante un incontro commemorativo
indetto nell'ottobre 2004 a Milano dalla Fondazione Ambrosianeum, per
encomiabile iniziativa di Ferruccio Parazzoli, tra i suoi diversi tavoli
creativi Chiusano privilegiava, istintivamente, quello della scrittura per
il teatro. La considerava un po' come "la madre di tutte le sue vocazioni".
Appena quindicenne - lo confido' lui stesso " aveva abbozzato "una
bruttissima tragedia" di stampo alfieriano intorno alla figura di Ottone
III, comunque destinato a entrare con onore nell'epilogo dell'Ordalia. E non
e' senza significato che l'ultimo testo consistente su cui si affatico' alla
vigilia della morte fosse una "inchiesta scenica su Kafka", quel
Consideratemi un sogno che vinse post mortem il Premio Ugo Betti 1995:
incastonato in una cornice fantastica (il volo di Kafka dall'aldila' a Praga
sul dorso del suo alter ego, l'uomo-insetto della Metamorfosi, Gregor Samsa,
rappresentato come "un piccolo Cristo"), il puzzle biografico dello
scrittore boemo si ricompone attraverso una serie di "interviste" ai
genitori, alla fidanzata Felice Bauer, all'amico Max Brod.
Palestra dove il giovane drammaturgo plasmo' i muscoli del proprio talento
fu la radio, in una feconda collaborazione parallela con la Rai e con
l'emittente della Svizzera italiana: decine di radiodrammi tematicamente
assortiti nacquero a partire dagli anni Cinquanta e furono poi distillati
nel "canone" delle sette Voci discordi (1992). La sintassi radiofonica,
fondata sull'interazione tra parola e silenzio, insegno' a Chiusano
l'essenzialita' e l'evocativita' di un linguaggio indipendente dalle risorse
esterne della scenografia, delle macchine, dei costumi. Ma ogniqualvolta
plano' sul palcoscenico, questo "teatro di parola" dimostro' la propria
compiutezza e maturita' superando con successo la controprova (si puo' dire:
l'ordalia?) della rappresentazione, segnata da effetti spettacolari. Persino
Kolbe, l'"oratorio drammatico" che ripercorre, in una catena di flashback,
la vita di un santo moderno, il francescano polacco Maksymilian Kolbe,
martire ad Auschwitz, persino questa piece eminentemente verbale, quasi
statica, si e' tradotta in uno spettacolo dinamico, visionario, emozionante
grazie alla messa in scena ideata dal regista Alfredo Traversa per il Teatro
della Fede (Fantiano Festival di Grottaglie, luglio 2002). E a esiti scenici
differenti ma non inferiori pervennero anche gli altri due elementi del
trittico Tre notturni teatrali, apice della drammaturgia chiusaniana: Le
notti della Verna ("prima" all'Aquila nel 1980), sulle tentazioni sataniche
subite da san Francesco prima di ricevere il mistico dono delle stigmate, e
Il sacrilegio (andato in scena a San Miniato, per la regia di Gian Filippo
Belardo, nel 1982), che dibatte il tema della legittimita' del ricorso a
mezzi illeciti per conseguire un fine lecito quale puo' essere la
purificazione di un'abbazia corrotta.
*
Testimone in prosa e poesia
"Cristiano a visiera alzata": questa suggestiva definizione, coniata da
Vittorio Messori, racchiude in metafora l'essenza dell'atteggiamento,
laicamente razionale e senza complessi d'inferiorita' verso gli agnostici,
alla base della riflessione sviluppata dal Chiusano saggista in quanto
"testimone di fede": apologeta piu' pacato, propositivo, pascaliano nel
journal intitolato Note di un contemporaneo (1985); piu' pungente, ironico,
spesso polemico ma privo di acredine, brillante difensore del cristianesimo
contro l'ignoranza e l'aggressivita' di ogni integralismo laicista o
clericale, nella rubrica "Provocato rispondo", apparsa per anni sul mensile
"Jesus", i cui succhi rifluirono in parte nell'omonimo volume del 1992.
Convocato dal cardinale Martini alla "Cattedra dei non credenti", nel 1991,
Chiusano esalto' il carisma della poesia, "rivelazione epifanica sulla
strada della religiosita'". E di grande poesia egli non solo si nutri'
sempre, coltivando i tragici greci, Dante, Leopardi, ma seppe anche creare
in proprio memorabili espressioni. Nei versi "scolpiti alla maniera di
Wiligelmo" (Torresani) di Bacche amare (1987) si deposito' il suo mondo
"romanico" fra teologia corposa, affetti familiari, incanti paesaggistici.
Nelle Preghiere selvatiche (1994), screziate di rimandi biblici e definite
da Gianfranco Ravasi "salmi moderni", risuono' il suo doloroso canto
sapienziale, il suo rovente lamento di "Giobbe contemporaneo".
E come inquadrare, infine, le meditazioni scritte su invito dello stesso
Giovanni Paolo II (straordinario onore/onere toccato anche, nel 1999, a
Mario Luzi) per la Via Crucis al Colosseo del 1985? Spiritualita' poetica?
Prosa d'anima? Cristologia narrativa? In ogni caso, un exploit: una sfida,
una particolarissima "ordalia" vittoriosa. In quel Venerdi' Santo, con
quelle quattordici paginette, la parola di Chiusano, camminando sul "ponte
d'iride" della Parola di Dio come padre Kolbe "uscito dalla gola degli
inferi" nel coro finale dell'oratorio, si e' inerpicata verso il cielo. Ma
senza abbandonare la terra.
*
Per un approccio critico
F. Masini, Premessa a Tre notturni teatrali, Logos, 1983.
V. Messori, "Lo scrittore e la Scrittura", in Inchiesta sul cristianesimo,
Sei, 1987 (2a ed. Mondadori, 1993).
S. Torresani, Introduzione a L'ordalia, Mondadori, 1990.
C. Toscani, Italo Alighiero Chiusano fra storia e invenzione, in
"Otto-Novecento", marzo-aprile 1991.
S. Spinsanti, Presentazione di Provocato rispondo, Societa' San Paolo, 1992.
G. Sommavilla, "Due imitazioni-simbolo deliranti di Cristo", in Uomo diavolo
e Dio nella letteratura contemporanea, Edizioni Paoline, 1993.
F. Castelli, "Italo Alighiero Chiusano. Gesu', indicatore di strade", in
Volti di Gesu' nella letteratura moderna, vol. III, Edizioni San Paolo,
1995.
G. F. Belardo, Introduzione a Consideratemi un sogno, Edizioni San Paolo,
1997.
F. Verdona, La figura di Cristo nell'opera di Italo Alighiero Chiusano,
Lateran University Press, 2003.
*
Non solo "Germania" nella sua vita
1926 - 10 giugno: Italo Alighiero Chiusano nasce nella Germania orientale, a
Breslau (oggi Wroclaw, in Polonia), dove il padre regge il consolato
italiano. Le sue radici sono piemontesi: originaria di Pinerolo la famiglia
paterna, di Biella quella materna.
1928-1946 - Segue il padre in un tourbillon di trasferimenti legati alla
carriera diplomatica: da Ajaccio a Stoccarda, da Rotterdam a San Paolo del
Brasile (con due brevi parentesi a Milano e Roma) e infine a Tetuan, in
Marocco.
1948 - Si laurea in giurisprudenza all'Universita' di Roma.
1949-1963 - Anni di apprendistato letterario (racconti e abbozzi di
romanzi), di intenso impegno giornalistico e radiofonico, di febbrile
attivita' germanistica, come saggista e traduttore. Traduce anche santa
Teresa d'Avila, Moliere, Claudel, Shakespeare.
1964 - Sposa a Milano Leyla Givonetti, incontrata quattro anni prima a
Biella. Stabilisce la sua residenza a Frascati. Dal matrimonio nasceranno i
figli Mattia (1965) e Agata (1968).
1966 - Dopo una lunga gestazione e un drastico snellimento, esce il suo
primo romanzo, La prova dei sentimenti (Rizzoli).
1972 - Pubblicazione di un secondo romanzo, Inchiesta sul mio amore
(Mursia).
1974 - La Nuova Italia pubblica il saggio monografico Heinrich Boell. Lo
scaffale germanistico verra' accresciuto, due anni dopo, dalla Storia del
teatro tedesco moderno (Einaudi).
1977 - Poco dopo la fondazione de "La Repubblica", inizia a collaborare col
quotidiano romano per la germanistica. In seguito, il cerchio si allarga ad
altre testate laiche e cattoliche fra cui "Famiglia Cristiana", "Jesus",
"L'Osservatore Romano".
1979 - Esce presso Rusconi L'ordalia, che si classifica seconda al Campiello
(nuova ed. tascabile Oscar Mondadori, 1990). Chiusano viene insignito del
Premio Inter Nationes.
1981 - Alla fondamentale Vita di Goethe (Rusconi) si affianca Ravenna, un
sogno in fondo al mare (Il Girasole). L'editore Guida pubblica il testo
della conferenza La vita come ordalia.
1982 - E' l'anno della Derrota (Rusconi).
1983 - Pubblicazione di Tre notturni teatrali (Logos) e di Goethiana (Studio
Tesi).
1984 - Contributi critici di germanistica vengono raccolti in Literatur
(Rusconi).
1985 - Nell'anno della Via Crucis scritta per il Papa appaiono anche, presso
le Edizioni Paoline, il romanzo Preludio e piccola fuga e le autobiografiche
Note di un contemporaneo, cui si aggiunge Dove il libro sanguina (Il
Girasole).
1986 - Esce un altro romanzo, Il vizio del gambero (Rusconi).
1987 - Prima importante raccolta poetica, Bacche amare (Garzanti). Seconda
selezione di saggi e interventi a sfondo perlopiu' germanistico, Altre lune
(Mondadori). Avvio su "Jesus" della rubrica "Provocato rispondo", avamposto
di militanza culturale cristiana.
1988 - Giardini del silenzio (D'Auria), con foto di Pepi Merisio, e' una
monografia sulla vita monastica.
1989 - Mondadori pubblica i 27 racconti riuniti in Eroi di vetro.
1990 - Konradin, edito ancora da Mondadori, chiude il filone della narrativa
storica.
1991 - Partecipazione, a Milano, alla "Cattedra dei non credenti" promossa
dal cardinale Martini.
1992 - Casagrande, editore luganese, propone Voci discordi, una scelta di
radiodrammi.
1994 - Ultima, drammatica silloge di poesie "oranti", Preghiere selvatiche
(Piemme).
1995 - 15 febbraio: nella casa-studio di Frascati, Chiusano, gia' da mesi
sofferente, soccombe a un fatale infarto. Gli viene assegnato postumo, per
Consideratemi un sogno, il Premio Ugo Betti.
1997-1998 - La San Paolo pubblica nei "Pinnacoli" il dittico Consideratemi
un sogno - Kolbe e nelle "Vele" una nuova edizione della Prova dei
sentimenti.

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 182 del 21 settembre 2008

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