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Voci e volti della nonviolenza. 232
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 232
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 20 Sep 2008 16:16:16 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 232 del 20 settembre 2008 In questo numero: 1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose (parte undicesima) 2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'ottobre 2006 3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del novembre 2006 4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del dicembre 2006 5. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del gennaio 2007 1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI RELIGIOSE (PARTE UNDICESIMA) Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture". 2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'OTTOBRE 2006 [Dal mensile "Letture", n. 630, ottobre 2006, col titolo "Il Cantico che celebra l'amore teofanico". Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista, ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di grande valore] Sono solo 1.250 parole ebraiche distribuite in 117 versetti e 8 capitoli: un breve poemetto, quindi, ma simile a un mirabile giardino (anzi, un "paradiso", come si dice in 4,13) dell'amore al cui centro parlano e si muovono Lei e Lui, la donna e l'uomo, la coppia innamorata di ogni tempo. E tutto si riassume in quella celebre professione d'amore che Lei, la protagonista sorprendente (in una cultura maschilista com'era quella orientale), proclama: "Il mio amato e' mio e io sono sua [...]. Io sono del mio amato e il mio amato e' mio" (2,16; 6,3). Tutti hanno capito che stiamo parlando del Cantico dei Cantici biblico, che ha appena ricevuto una nuova lettura spirituale da parte del gesuita Pino Stancari (Marietti 1820, 2006, pp. 123, euro 10). E' noto che il rischio ermeneutico a cui questo scritto biblico e' andato incontro e' stato quello di inchiodarsi sull'estremo di un mero letteralismo erotico oppure sull'opposto di un allegorismo mistico. In realta', e' nella realta' esistenziale dell'amore, da non esalare in vaga metafora, che si deve cogliere la presenza del divino. E' cio' che fa Stancari, in modo molto semplice e trasparente (l'origine del suo libro e' legata a un corso tenuto in una parrocchia romana), cercando di dimostrare che il Cantico e' "una meditazione sapienziale sulla storia umana e sul senso di essa [...] nella quale e' custodito, contemplato e illustrato il valore misterioso della relazione fra Dio e noi". Tutte le pagine del poema biblico sono cosi' lette nella loro realta' simbolica che e' vincolata a un amore genuino umano, il quale di sua natura e' teofanico, ossia rivelatore di un mistero piu' alto, come dira' san Paolo (Efesini 5, 32). * "Investigare" il testo Fondamentale e', dunque, la corretta ermeneutica. E a proposito di interpretazione, di grande rilievo e' stato quell'approccio rabbinico che va sotto il nome di Midrash (dalla radice drsh, "cercare, investigare"): cosi' s'intitola un importante saggio di Guenter Stemberger che le Dehoniane ripropongono in edizione economica (2006, pp. 336, euro 15). Si offre qui tutta la strumentazione necessaria per varcare le soglie di una lettura della Bibbia che intreccia filologia libera a narrazione creativa, per usare l'espressione di uno studioso ebreo, J. Heinemann. Le tipologie sono diverse, ma due predominano: il midrash "halakico", che punta su testi del Pentateuco di indole normativa e legale, e il midrash omiletico, che ama il taglio parenetico e indulge alla narrazione esemplare. Si oscilla, cosi', in modo progressivo verso la Bibbia raccontata, in cui la spiegazione e' implicita nella narrazione stessa, e il volume di Stemberger e' importante e utile proprio perche', dopo l'ampia introduzione, si apre a una vasta selezione esemplificata delle varie tipologie del midrash, un vero e proprio viaggio testuale in un orizzonte a noi sostanzialmente estraneo. Eppure esso avra' un certo influsso anche sul modello espressivo del Nuovo Testamento che, come e' noto, si rivela ancorato saldamente alle sue radici giudaiche. A questo proposito dobbiamo segnalare l'opera di un esegeta padovano, Giuseppe Segalla, che alla questione ha dedicato vari studi, raccolti ora in un libro omogeneo, Sulle tracce di Gesu' (Cittadella, 2006, pp. 428, euro 27,50). Egli illustra in modo articolato e documentato quella che convenzionalmente e' definita, a partire dalla meta' degli anni '80, come "terza ricerca" (o "Third Quest"). La prima ("Old Quest") si apri' nel 1778 con la pubblicazione di un saggio del tedesco H. S. Reimarus e si sviluppo' fino al 1906, basandosi su un contrasto radicale tra il Gesu' storico e il Cristo della fede: quest'ultimo oscurava la figura storica di Gesu', lasciando nei Vangeli in primo piano quasi esclusivamente il dogma cristologico. A questo punto si inseri' la potente obiezione di R. Bultmann che, allargando quel fossato, si attesto' solo sul Cristo della fede, cancellando ogni necessita' di ricerca sull'altro versante, quello storico, considerato irrilevante e persino contraddittorio con la cristologia. A partire dal 1953 fino al 1975 si delineo', invece, la "seconda ricerca" ("New Quest") che ripropose la legittimita' dell'affermazione di una continuita' tra il Gesu' della storia e il Cristo del kerygma (ossia dell'annunzio pasquale), affermazione sostenuta da un'intensa investigazione storiografica. Ebbene, la "terza ricerca" consiste nell'isolare l'ambientazione giudaica della figura di Gesu' non solo come ambito "genetico" indiscutibile ma anche come criterio di plausibilita' storica di molti detti e dati dello stesso Gesu' e della sua comunita'. L'ampia serie di studi presenti nel volume di Segalla vagliano questo approccio, ne attestano l'efficacia, ne segnalano i limiti. Lasciamo l'orizzonte scritturistico non senza prima aver citato un bel manuale di catechesi biblica preparato da uno dei maggiori esperti in questo settore, Cesare Bissoli, col titolo Va' e annuncia (Elledici, 2006, pp. 308, euro 25). Interessante e' la ricostruzione storica di questo particolare approccio alla Parola di Dio, con un ritratto dell'attuale situazione che e', da un lato, feconda e promettente, dall'altro non e' priva di difficolta' e incertezze. Il cuore del libro e', comunque, orientato a illustrare la metodologia corretta "perche' la Bibbia dica se stessa e perche' parli all'uomo di oggi". In pratica si ha un movimento "centripeto", di risalita esegetica al testo, e un movimento "centrifugo" di ritorno all'esistenza del credente. Pagine molto suggestive sono poi riservate alla didattica biblica e al catechista, questioni spesso affrontate in modo approssimativo, abborracciato e sciatto nelle comunita' ecclesiali. * Padri africani e orientali Eccoci ora di fronte alla grande Tradizione della Chiesa che ha un suo cardine capitale nella letteratura dei primi secoli cristiani. Vorremmo proporre ora, nella fitta serie di pubblicazioni recenti, due modelli. Il primo ci permette di salutare con grande piacere una nuova collana, affidata dall'editrice Citta' Nuova a un esperto di vaglia, Claudio Moreschini. E' lui (con P. Podolak) a inaugurare la collana, intitolata "Scrittori cristiani dell'Africa romana", con la pubblicazione delle Opere apologetiche (sono sei) di Tertulliano, figura straordinaria e provocatoria della cristianita' del II-III secolo, aderente alla dottrina montanista, espressione di un dissenso di taglio "popolare" nei confronti della Grande Chiesa. Non e' certo nel genere di questa rubrica seguire l'imponente analisi condotta nell'introduzione generale e in quelle specifiche alle singole opere tertullianee, qui offerte ovviamente con l'originale latino a fronte (2006, pp. 620, euro 74). Vorremmo solo suggerire due note di indole pratica. La prima e' per indicare al pubblico che anche in Italia si e' ormai costituita un'eccezionale scuola di studiosi di letteratura cristiana antica che non ha nulla da invidiare rispetto alle accademie straniere. La seconda osservazione concerne proprio la collana: considerando il rilievo che ebbe la cristianita' africana dei primi secoli e avendo ora a disposizione un simile strumento di conoscenza, e' del tutto indispensabile che questa collana entri nelle biblioteche (non solo religiose), come un necessario complemento alla letteratura classica. Parlavamo sopra di due modelli. L'altro che vogliamo segnalare ha ovviamente caratteristiche differenti rispetto a questo appena descritto, e' di indole piu' divulgativa, ma non per questo rinuncia alle esigenze della qualita' e del rigore scientifico. Intendiamo riferirci alla collana "Padri orientali", curata da quello straordinario cenobio moderno che e' la Comunita' monastica di Bose (Biella), fondata da Enzo Bianchi. Proponiamo l'ultimo numero di questa collana: sara' anche l'occasione per conoscere una figura ignota ai piu', Teodoro Studita e le sue 134 brevi omelie rivolte ai membri del monastero di Studio (donde il soprannome dell'autore) di Costantinopoli: si tratta di "piccole catechesi" pubblicate ora a cura di Luigi d'Ayala Valva sotto il titolo Nelle prove, la fiducia (Qiqajon, 2006, pp. 632, euro 32). Si', perche' la comunita' si trovava in quell'epoca in difficolta': sul finire dell'VIII secolo e l'inizio del IX Teodoro era sottoposto a reiterati provvedimenti di esilio a causa della sua fermezza nei confronti del potere imperiale. Lo scoppio della crisi iconoclastica, che vede la comunita' studita schierata in difesa del culto tradizionale delle immagini, rende ancora piu' tesa la situazione ma alimenta in Teodoro la fortezza che si esprime in queste omelie con passione e vigore, persino nell'adesione a un eventuale martirio, segno di amore e di donazione totale. Ma da queste pagine emerge anche il fascino di una comunita' che e' costituita da un "corpo di fratelli che pregano, lavorano e vivono insieme la sequela di Cristo" e che proprio per questo affrontano sereni l'incubo d'una persecuzione e persino l'approdo al sacrificio estremo. * "Chicche" di spiritualita' In appendice poniamo un libretto per certi versi incantevole, un vero e proprio tascabile spirituale che permette una riflessione quotidiana breve ed essenziale. Lucio Coco ha raccolto una serie di Pensieri spirituali di Benedetto XVI (Libreria Editrice Vaticana, 2006, pp. 111, euro 6,50). Si tratta di una selezione veramente felice desunta dai discorsi o dagli scritti del Papa, dalla sua elezione fino al marzo scorso, e allestita tematicamente. Eccone un esempio, tratto dall'omelia inaugurale del pontificato: "Vi sono tante forme di deserto. Vi e' il deserto della poverta', il deserto della fame e della sete, vi e' il deserto dell'abbandono, della solitudine, dell'amore distrutto. Vi e' il deserto dell'oscurita' di Dio, dello svuotamento delle anime senza piu' coscienza della dignita' dell'uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perche' i deserti interiori sono diventati cosi' ampi". 3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL NOVEMBRE 2006 [Dal mensile "Letture", n. 631, novembre 2006, col titolo "Alti profili d'autore lungo la storia"] Questa volta allestiremo una sorta di galleria di ritratti teologici seguendo un percorso diacronico che conduca dall'era patristica sino ai nostri giorni, naturalmente ricorrendo a pubblicazioni edite in quest'ultimo periodo. Il primo profilo e' di un personaggio considerato un po' come il custode che chiude il portale dell'eta' dei Padri d'Oriente. Si tratta di Giovanni di Damasco, il cui ritratto e' delineato a piu' mani attraverso i vari interventi, ora pubblicati, di un convegno ecumenico di spiritualita' ortodossa, tenutosi nella comunita' di Bose nel 2005 (Qiqajon, 2006, pp. 384, euro 23). Il sottotitolo del volume e' significativo, "Un padre al sorgere dell'Islam": Giovanni, infatti, era nato da una famiglia aristocratica damascena arabo-cristiana; egli era figlio nientemeno che del ministro delle finanze del califfo 'Abd al-Malik e lui stesso inizio' la sua carriera amministrativa come responsabile del fisco di Damasco col nome di Ibn Mansur. Ma ben presto era apparso all'orizzonte lo spettro della repressione anticristiana propugnata dal nuovo califfo Omar II. Giovanni non ebbe esitazione ad abbandonare la carriera e a ritirarsi in Terrasanta nel monastero di San Saba. Ordinato sacerdote, morira' nel 750, dopo aver partecipato vivacemente al dibattito teologico di quel tempo, soprattutto quando esso raggiunse un apice di tensione con l'irrompere dell'iconoclasmo contro il quale il Damasceno compose un vigoroso testo in difesa delle immagini, sulla base dell'"icona" primaria che e' il Cristo incarnato, immagine del Dio invisibile. Questo libro, pero', col contributo di vari studiosi, perlustra tutti i campi in cui Giovanni si impegno', dalla teologia speculativa all'innologia, dall'omiletica alla letteratura spirituale e liturgica. Non ci si dimentica neppure di affrontare un argomento che rende ancor piu' attuale questo monaco, proclamato Dottore della Chiesa nel 1890 da Leone XIII, quello del dialogo tra islam e cristianesimo. Procediamo ora verso il pieno Medioevo. Chi si reca in visita al Sacro Speco di Subiaco s'imbatte in una lunetta con una solenne raffigurazione di un Papa nel fulgore delle sue insegne. Si tratta di Innocenzo III, il laziale Lotario di Segni, che resse la Chiesa dal 1198 al 1216 (sotto di lui si celebro' l'importante Concilio Lateranense IV nel 1215). Per la prima volta vengono offerti in traduzione italiana con testo latino a fronte i 79 Sermoni di questo pontefice a cura di Stanislao Fioravanti (Libreria Editrice Vaticana, 2006, pp. 679, euro 39). E' l'occasione non solo per ricomporre i tratti di una figura ecclesiale rilevante e del suo pensiero, ma anche per ricostruire il fondale dell'epoca in cui egli opero', attraverso la magistrale introduzione di Ottorino Pasquato. Accanto a discorsi legati al calendario liturgico, ci si imbatte anche in sermoni di genere piu' vario tra i quali spiccano quelli pronunciati in occasione dell'apertura e chiusura del citato Concilio. Affiora, cosi', una fisionomia complessa e talora quasi indecifrabile, capace comunque di lasciare una traccia nella storia dell'Europa medievale. * Tre grandi del Novecento Con un salto di secoli ci trasferiamo nel Novecento per far salire sulla ribalta figure diverse tra loro ma tutte molto rilevanti e fin affascinanti. Cominciamo con un personaggio veramente straordinario e per certi versi irriducibile nell'abbozzo di un unico quadro: Pavel A. Florenskij, di cui Silvano Tagliagambe ci offre una guida di lettura e di interpretazione (Bompiani, 2006, pp. 246, euro 8), fu filosofo della scienza, teologo, fisico, matematico, ingegnere elettronico, teorico di arte, di estetica e di linguaggio, studioso di simbologia e mistico. Nato nel 1882, autore di quel gioiello che e' La colonna e il fondamento della verita' (Rusconi, 1998), dopo un'intensa attivita' di ricerca nei campi piu' disparati ma sempre con un'originalita' indiscussa, fu internato in un gulag sovietico terrificante su un'isola del Mar Bianco. Nel 1937 fu condannato a morte come controrivoluzionario e fu fucilato in un bosco presso Leningrado, ove era stato trasferito pochi giorni prima, con altre 500 vittime. Le pagine di questo saggio a lui dedicato permettono di scoprire un vero e proprio mondo di meraviglie di pensiero, di fede, di arte, di genialita', nel quale si entra come pellegrini stupiti, soprattutto quando affiorano temi come il simbolo, la verita', l'amore, la Sofia, la relazione interpersonale che egli considera la "modalita' primitiva del reale". Altrettanto gigantesca e' la figura di Hans Urs von Balthasar, il famoso teologo svizzero, nato a Lucerna nel 1905 e morto a Basilea nel 1988, pochi giorni prima di ricevere le insegne del cardinalato a cui l'aveva elevato Giovanni Paolo II. Il maggior conoscitore italiano di questo teologo, Elio Guerriero, ne disegna la personalita' e l'opera in un saggio veramente esemplare (Morcelliana, 2006, pp. 280, euro 20). Come per Florenskij, anche per von Balthasar una sola classificazione e' riduttiva perche' nella sua produzione convergono teologia e mistica, musica e poesia, filosofia e letteratura, temi pastorali e analisi sferzanti e acute sulla societa' ecclesiale e su certi suoi comportamenti. Anzi, come si intuisce leggendo questi capitoli scritti con grande nitore e profondita' ma anche con un felice grado di passione e di leggibilita', biografia e teologia s'intrecciano in questo personaggio che ha saputo riportare il bello nel discorso teologico, che ha incrociato ragione e intuizione, verita' e amore, creando quel monumentale trittico-capolavoro che e' Gloria, Teodrammatica e Teologia. Contemporaneo di von Balthasar era anche uno dei piu' alti rappresentanti di una disciplina che ha sempre piu' cultori, la storia delle religioni. In essa nessuno forse ha lasciato una traccia cosi' importante e visibile come Mircea Eliade, nato a Bucarest nel 1907 e morto a Chicago nel 1986. Attorno alla sua figura non si e' solo acceso un vivace dibattito scientifico - che, comunque, non riesce a intaccare la validita' di molte sue tesi ne' puo' sminuire il rilievo della sua eredita' bibliografica - ma si e' anche aperto un contenzioso per alcune sue discutibili opzioni politiche giovanili. Ora, Natale Spineto col saggio biografico Mircea Eliade storico delle religioni (Morcelliana, 2006, pp. 301, euro 21,50) ricompone con grande acribia documentaria e con acutezza ideale non solo l'itinerario personale dello studioso rumeno ma soprattutto il suo progetto storico, individuando anche alcuni snodi capitali, come quelli legati al soggiorno parigino e al relativo dialogo con Dumezil, al periodo americano, punto piu' alto dell'elaborazione teorica di Eliade, al dibattito col nostro maggior esponente di questa disciplina, Raffaele Pettazzoni, e con gli esponenti del cosiddetto "pensiero tradizionale" (Guenon, Evola, Coomaraswamy). A render prezioso questo saggio, che ricostruisce anche l'interpretazione dello studioso rumeno elaborata da tutta una folla di seguaci, di critici e di fruitori delle sue dottrine, e' pure l'appendice che presenta per la prima volta la corrispondenza di Eliade con Pettazzoni e Kerenyi, un altro protagonista degli studi religiosi. * Un gesuita da riscoprire Nello stesso orizzonte temporale e, per certi versi, tematico si e' mosso un altro personaggio di altissima caratura intellettuale, anche se meno noto rispetto alle figure finora citate. In occasione del ventennio della sua morte, avvenuta a Parigi nel 1986 (era nato in Savoia nel 1925), si sono riproposti alcuni scritti del gesuita Michel de Certeau, docente universitario in Europa e in America, collaboratore di Lacan, precorritore di molte proposte culturali successive. In particolare egli era stato capace di abbattere gli steccati che isolavano e rendevano incomunicabili tra loro storia e antropologia, mistica e quotidianita', psicoanalisi e religione o filosofia. Silvano Facioni ci offre, guidandoci attraverso un suo saggio introduttorio, La scrittura della storia (Jaca Book, 2006, pp. 377, euro 34), una poliedrica e sorprendente indagine di de Certeau sul "fare storia" attraverso un triplice percorso. La prima traiettoria e' definita di "archeologia religiosa", e si ancora al passato del Seicento-Settecento con i suoi fermenti e coi ribaltamenti registrati nell'impianto del pensare e del vivere religioso. Il secondo movimento punta sul linguaggio, scritto e orale (occhio e orecchio, documento e predicazione), mentre il terzo itinerario apre squarci sull'applicazione del metodo freudiano alla questione storica e religiosa (con un preciso rimando a Mose' e al monoteismo, cosi' come lo studioso viennese li aveva interpretati). Debolezza del credere e' l'altro testo di Michel de Certeau che viene curato da Stella Morra (Citta' Aperta, 2006, pp. 302, euro 22), mentre in apertura ci introduce all'opera un bel saggio che Luce Giard ha dedicato al gesuita francese da lei ripetutamente studiato. Anche in questo caso si deve sottolineare l'assoluta originalita' e creativita' del pensiero di un autore, che, tra l'altro, aveva coniato un suo dettato ora rutilante ora ammiccante, sempre sorprendente (ad esempio l'uomo in preghiera e' definito un "albero di gesti"). Queste pagine toccano, invece, il cuore della fede, il suo intreccio con la cultura del passato e la sua capacita' di assumere i rischi del presente (non mancano riferimenti a vicende concrete come la dittatura in Brasile e il pacifismo statunitense), fino a penetrare all'interno di un progetto, quello di "pensare il cristianesimo" in modo nuovo, con due splendidi capitoli finali sull'"estasi bianca" e appunto sulla "debolezza del credere". 4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL DICEMBRE 2006 [Dal mensile "Letture", n. 632, dicembre 2006, col titolo "Strenne di Natale si', ma con giudizio"] S'affollano sui banchi delle librerie in questo mese tomi ponderosi che spesso corrono il rischio di finire o riciclati o collocati come suppellettili sugli scaffali del salotto buono. Questo vale anche per le materie religiose. Vogliamo, allora, segnalare alcune strenne che sappiano intrecciare la sontuosita' dell'iconografia, requisito indispensabile del genere, alla qualita' dei testi cosi' da permettere lettura e contemplazione, conoscenza e bellezza, contenuto e grafica. In questa operazione in Italia si distingue soprattutto la Jaca Book che vanta le migliori collane di strenne di cultura religiosa, edite durante tutto l'anno e non solo in occasione del Natale. Ad esse attingeremo per suggerire qualche scelta meno scontata e intellettualmente piu' godibile. Partiamo con un'opera riguardante una terra che e' tragicamente in primo piano ai nostri giorni per le sue strade costantemente insanguinate a causa di una guerra insensata. E' quella Mesopotamia che fu non solo la patria di Abramo ma anche la culla della civilta' coi Sumeri. S'intitola appunto Iraq. L'arte dai Sumeri ai Califfi ed e' un volume curato da Giovanni Curatola, introdotto dal direttore generale delle antichita' dell'Iraq, Donny George, e affidato a un manipolo di esperti (Jaca Book, 2006, pp. 279, euro 96). Si tratta di un affascinante viaggio che risale fino alle origini, mettendoci davanti reperti straordinari come il cono di Urukagina in cui nel 2300 a.C. questo sovrano menzionava i provvedimenti presi per ridurre le tasse e combattere l'evasione fiscale (la storia e' costante nei suoi ritmi...). Ma possiamo sostare anche davanti allo splendido "stendardo di Ur", la patria di Abramo, un manufatto di conchiglie, lapislazzuli e calcare rosso; oppure davanti alla mirabile e inquietante statuaria, alla stele del codice di Hammurabi, alle varie ziggurat. In queste pagine passiamo sotto all'incantevole porta di Ishtar, ora al Museo di Berlino; ma ci inoltriamo anche, una volta varcato l'ellenismo e il periodo sasanide (224-636 d.C.), nella grandiosa civilta' omayyade islamica: un esempio per tutti, l'indimenticabile minareto elicoidale della Grande Moschea di Samarra. Oppure, per procedere verso un'altra dinastia araba, il possente Palazzo Abbaside di Bagdad. Un'occasione felice, percio', per "visitare" una terra ora inaccessibile se non agli eserciti che a tutto pensano fuorche' alla tutela dei grandi patrimoni di civilta' e di spiritualita'. Possibile e', invece, accostare direttamente - anche se a costo di molteplici trasferimenti - un'altra cultura, quella che ha avuto il suo cuore in Bisanzio-Costantinopoli. Si puo', invece, compiere un viaggio globale e simbolico in quell'orizzonte sfogliando le pagine di Tania Velmans, dedicate all'Arte monumentale bizantina (traduzione di Andrea Paribeni e Chiara Formis, Jaca Book, 2006, pp. 323, euro 98). Siamo di fronte a un'espressione culturale cristiana di grande fascino, distribuita in un arco cronologico che va dal VI secolo fino alla data fatidica del 1453, l'anno della caduta di Costantinopoli sotto il dominio turco. E' un'arte che travalica gli stessi confini dell'impero bizantino perche' e' dilagata fino a Ravenna, la capitale dell'Impero romano d'Occidente nel V secolo (come non pensare alla basilica di Sant'Apollinare in Classe o di San Vitale?), e' penetrata nel Sinai, ha raggiunto la Russia di Kiev e Novgorod, ha occupato straordinari ambiti specifici in Cappadocia, Armenia, Georgia, Siria e Palestina ed e' approdata sino all'Africa egiziana ed etiope, mostrando capacita' uniche di nuove declinazioni. I testi che accompagnano la monumentale sequenza iconografica di questo libro, dovuti a una delle discepole maggiori di quel maestro che fu Andre' Grabar, coprono integralmente l'arco storico dell'estetica bizantina individuandone moduli e stili in evoluzione, permettendo di godere della magnificenza di quest'arte in modo consapevole e secondo le sottese istanze teologiche. Nella fitta rappresentazione figurativa dell'arte cristiana acquistano un rilievo particolare i santi, naturalmente a partire da Maria, la madre di Cristo. Un'altra strenna potrebbe essere proprio l'Atlante storico dei grandi santi e dei fondatori curato da Antonio M. Sicari (Jaca Book, 2006, pp. 259, euro 83), ordinato cronologicamente, partendo da Maria, da Giuseppe, dal Battista e da Pietro e Paolo per giungere sino a Madre Teresa di Calcutta, naturalmente inglobando anche il beato Giovanni XXIII, san Pio da Pietralcina, Edith Stein e Faustina Kowalska. Piu' di un centinaio di soggetti sono qui presentati non solo con la loro storia personale ma anche con un vivace apparato documentario di profili, mappe, luoghi, monumenti, immagini cosi' da rendere "incarnata" la santita' nella quotidianita' della nostra vicenda umana, senza farla decollare dalla realta' verso aureole mitiche e leggendarie. E la Bibbia? Anch'essa puo' diventare oggetto di strenna, in questo caso in una forma meno opulenta rispetto al trittico finora presentato. E' il caso della Vita di Gesu' in icone tratteggiata da p. Gabriele Bragantini (San Paolo, 2006, pp. 144, euro 22) sulla base della "Bibbia di Tbilisi" in Georgia, un testo che e' aperto solennemente sull'ambone della cattedrale di Santa Maria Assunta di quella citta', e che e' accompagnato anche dalle 130 icone dell'Antico e Nuovo Testamento, collocate sulle pareti laterali di quel tempio. Il volume e' molto semplice e popolare (rispetto ai precedenti citati) cosi' come lo e' quest'arte, tipica di un ambito particolare dell'orizzonte bizantino sopra descritto. Puo' essere l'occasione, comunque, per seguire la vita di Cristo con lo sguardo puro e affascinato di questa Biblia pauperum. * Idee per gli "under" Ma a questo punto non vogliamo lasciare il genere delle strenne senza aver pensato anche a un pubblico significativo, quello dei ragazzi. Cominciando con l'accennare brevemente all'album a fumetti che ha per tema Gesu' di Nazaret. La storia di un uomo scomodo (San Paolo, 2006, pp. 175, euro 24), gia' recensito a pag. 60 di questo numero, passiamo a segnalare il compimento della serie di testi "La Chiesa e la sua storia", curata da Juan Maria Laboa. Il decimo volume, intitolato Ai nostri giorni, copre l'arco storico che va dal 1917 a oggi (Jaca Book - Paoline, 2006, pp. 62, euro 13,80). Come nei precedenti album, iniziati con la comunita' cristiana delle origini e proseguiti per tutti i venti secoli della storia del cristianesimo, i testi molto ampi sono accompagnati da foto, disegni e mappe cosi' da obbedire a una didattica chiara e documentata, pronta a mostrare l'"incarnazione" della fede cristiana nelle vicende umane. D'altro lato, vogliamo segnalare una vera e propria "chicca", sorprendente gia' nel titolo: e' La storia dei filosofi da Epicuro a san Tommaso spiegata ai ragazzi da Nicola e Saul Celoria (Ares, 2006, pp. 144, euro 18) con le deliziose illustrazioni (ci sono anche suggestivi capilettera come nei codici manoscritti antichi) di Stefania Bizzocchi e Benedetto Chieffo. Questo volume, dal formato molto adatto pensando ai destinatari, vuole essere la continuazione di un precedente album del 2004, apparso presso la stessa editrice, che narrava la storia dei filosofi antichi. Provate a leggere queste pagine e vedrete che non riuscirete a staccarvi, conquistando voi prima ancora dei vostri ragazzi: stupisce, infatti, il modo con cui gli autori riescono a trasporre idee e vicende, figure e movimenti filosofici in un vero e proprio racconto, dimostrando che cosa sia "il sapere e il sapere" (si veda a p. 113) per una corretta conoscenza. A questo punto facciamo un passo in avanti e destiniamo ai ragazzi delle superiori due ultime strenne. La prima lo e' nel senso anche formale del termine. Si tratta, infatti, di un tomo corredato di una preziosa sequenza fotografica di alta qualita' anche tecnica. Il tema e' di grande attualita' nel dibattito culturale e riguarda Le origini dell'uomo e l'evoluzione culturale: ad allestire il testo e' uno dei nostri maggiori esperti in questo ambito, Fiorenzo Facchini, che al rigore della sua straordinaria competenza sa unire il nitore della sua comunicazione e della sua didattica (Jaca Book, 2006, pp. 240, euro 80). L'autore in queste pagine spreme, infatti, il succo di una sua ormai lunga ricerca sul campo, confluita in un'invidiabile bibliografia. In una cinquantina di brevi capitoletti, confortati sempre dall'apparato iconografico parallelo, egli riesce a proporre non solo l'arco complesso e variegato dell'evoluzione culturale dell'uomo, dai primi segni, passando poi attraverso l'homo habilis e tutte le altre tappe per approdare fino all'homo sapiens sapiens, ma aiuta il lettore anche a isolare il filo rosso attorno al quale si annodano tante ramificazioni e questioni (pensiamo solo al simbolismo, all'arte, alla religiosita', alla cooperazione e alla competizione, e cosi' via), per condurci alla fine a quei "dibattiti sterili" e ai "problemi importanti" che oggi scuotono l'opinione pubblica attorno a questo tema complesso e delicato. Un libro, quindi, utile anche agli adulti che vogliono farsi un'idea chiara su argomenti coinvolgenti ma che non ammettono semplificazioni o banalita' polemiche, da qualsiasi parte provengano. Infine, un regalo adatto certo a studenti di scuole superiori e di universita' ma, anche in questo caso, interessante per tutti. Possiamo solo in questo spazio finale, segnalarlo: e' l'antologia dei Poeti cristiani del Novecento, approntata da Pasquale Maffeo (Ares, 2006, pp. 488, euro 16). Lasciando ai critici letterari il giudizio specifico, noi ci accontentiamo solo di dire che nei quattordici capitoli iniziali di "ricognizione", forse affidati a un dettato un po' sfarzoso, ma soprattutto nei dodici capitoli dei testi antologici, si ha la felice occasione di ascoltare un coro di voci, alcune celebri, altre meno note, che cantano con intensita' e fragranza il mistero cristiano in tutte le sue iridescenze spirituali, umane e divine. 5. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL GENNAIO 2007 [Dal mensile "Letture", n. 633, gennaio 2007, col titolo "L'ebraico: per molti ma non per tutti..."] Iniziamo l'anno con una curiosita'. E' sempre piu' facile - per chi, come me, gira l'Italia tenendo conferenze spesso su temi biblici - sentire una richiesta un po' sorprendente: "E' possibile anche a noi laici imparare l'ebraico per leggere l'Antico Testamento nell'originale?". Siamo sinceri: il piu' delle volte questa e' una velleita' non solo soggettiva ma tale anche nella concretezza delle cose. Infatti, o si ha il tempo di frequentare un corso accademico, oppure il ricorso a un manuale ti fa arenare gia' alla seconda lezione quando ti trovi invischiato nella quindicina di vocali che i Masoreti hanno allegato al testo consonantico basilare. E', quindi, cio' che accadra' anche a chi ricorrera' al pur ottimo Corso di ebraico biblico di Luciana Pepi e Filippo Serafini in due volumi, di grammatica e di esercizi, con relativo cd-audio per la pronuncia (San Paolo, 2006, I vol., pp. 316, euro 19,50; II vol., pp. 351, euro 19). E allora questo duplice libro e' sostanzialmente inutile? No, anzi e' prezioso proprio per chi avra' la possibilita' di frequentare un regolare corso accademico, molto meno - nonostante la fiducia, in tal senso, degli autori - per gli autodidatti. A nostro avviso, infatti, manca ancora una grammatica di ebraico biblico "per principianti" che desiderano accostarsi in modo semplificato ed essenziale all'originale dell'Antico Testamento nelle sue pagine letterariamente piu' accessibili. Ci vorrebbe, certo, una particolare genialita' didattica, pronta a lasciar cadere il rigore accademico e a escogitare procedimenti e tecniche analoghe a quelle adottate per le lingue moderne da apprendere solo in forma basic. Detto questo, pero', ribadiamo il nostro apprezzamento caloroso al Corso di Pepi e Serafini, nei limiti sopra indicati, e soprattutto al secondo autore che ha curato il felicissimo secondo tomo dedicato agli esercizi, esemplare non solo per la selezione testuale ma anche per la metodologia didattica praticata. * La lettera e il senso E da qui, ecco una piccola incursione nell'esegesi, passando, pero', nel Nuovo Testamento con un sontuoso commento a La Seconda Lettera ai Corinzi, curato da Antonio Pitta (Borla, 2006, pp. 629, euro 56). Gli esegeti sanno la complessita' delle questioni che s'aggregano a grappolo attorno a questo scritto che molti (e con loro anche Pitta) considerano come il frutto redazionale della confluenza di almeno due scritti paolini, una "lettera di riconciliazione" con la turbolenta comunita' cristiana di Corinto (cc. 1-9) e una "lettera polemica" in cui l'Apostolo svela la vis contestataria del suo animo nei confronti di una Chiesa che lo ha deluso e persino offeso (cc. 10-13). Lo studioso campano, autore di questo commento, e' ormai un noto specialista di Paolo, al cui capolavoro, la Lettera ai Romani, ha dedicato gia' un'ampia analisi, giunta ora alla seconda edizione (Paoline, 2001). Egli ama nelle sue analisi il ricorso a un particolare approccio dell'esegesi contemporanea, quello "retorico-letterario", presentato appunto nell'introduzione (pp. 49-69). In realta', pero', l'esegesi condotta sul testo ricalca sostanzialmente la via classica del metodo storico-critico, e quindi offre tutto quanto si possa desiderare per comprendere appieno una pagina paolina di grande intensita' e persino di incandescente passionalita'. * La storia dai grandi nomi A questo punto facciamo una piccola incursione nel mondo degli apocrifi. Mesi fa sui giornali di tutto il mondo e' apparsa la "sensazionale scoperta" riguardante l'apocrifo Vangelo di Giuda con tutto un corollario di colpi di scena prevalentemente fasulli, miscelati con l'ormai insopportabile effetto "Codice da Vinci". A mettere ordine nella questione - peraltro l'esistenza di questo documento copto era gia' nota da molti decenni - a illustrarne i temi e le prospettive e a sciogliere anche tutte le legittime e serie curiosita' provvede ora Enrico Giannetto con un commento al testo dell'apocrifo, molto frammentario e lacunoso, e che ora e' da lui presentato al grosso pubblico in un limpido libretto che spazza via le solite giullarate mediatiche e introduce anche il profano nell'orizzonte gnostico egiziano, terreno di coltura e fioritura di questo Vangelo di Giuda (Medusa, 2006, pp. 95, euro 9). E', cosi', pronto il trapasso nell'orizzonte dei Padri della Chiesa, se vogliamo continuare a seguire il percorso diacronico della religione cristiana. Qui proporrei un tomo di grande impegno ma pure di forte soddisfazione intellettuale, anch'esso sbocciato nella cristianita' d'Egitto. Si tratta de Gli Stromati di Clemente d'Alessandria (morto pero' in Asia Minore tra il 211 e il 215), presentati nella gia' nota ed efficace traduzione di Giovanni Pini ma con una nuova e suggestiva introduzione di Marco Rizzi (Paoline, 2006, pp. 952, euro 54). La prima domanda del lettore non troppo aduso alla lettura dei Padri riguarda proprio quel titolo: in greco stromata sono i "tappeti" da appendere come arazzi, divenuti pero' un simbolo per designare le miscellanee erudite o grammaticali. E' per questo che si appone, nell'edizione a cui ci riferiamo ora, il sottotitolo "Note di vera filosofia". Se si vuole, il punto di partenza e' anche in questo caso - come per l'apocrifo di Giuda - la "gnosi", ma con ben diverso significato sostanziale, anzi, in esplicita polemica con la dottrina gnostica tradizionale. Clemente, infatti, vuole puntare all'autentica conoscenza che si ancora alla gnoseologia classica greca ma che approda a un esito trascendente, cioe' l'amore e l'homoiosis, l'assimilazione vitale a Dio. La ricerca secondo la ragione, comprensiva della theoria, ossia della "contemplazione" platonica, va percio' oltre e giunge all'incontro col Dio amore giovanneo. L'interesse del percorso, piuttosto arduo, seguito da questa figura del ceto intellettuale alessandrino sta proprio nel costante confronto e nell'intersezione culturale del pensiero cristiano col mondo greco (nei suoi scritti egli cita qualcosa come 348 autori classici, naturalmente col primato di Platone evocato circa 600 volte!). Un programma particolarmente significativo anche per i nostri giorni di dialogo interreligioso e interculturale. Alla poderosa traduzione dell'opera di Clemente vorrei associare un altro soggetto patristico di genere diverso. La Morcelliana - il cui catalogo si sta rivelando in questi ultimi anni una miniera di testi di alta qualita' - ha imboccato la via della letteratura cristiana antica con una collana molto variegata di studi, strumenti e profili. Ebbene, rimanendo sempre nell'Africa cristiana, dopo aver dato l'avvio a un corpus degli scrittori cristiani di quell'area, ora ci offre ad opera di Pietro Podolak un'Introduzione a Tertulliano (Morcelliana, 2006, pp. 126, euro 14). Si hanno qui tutte le coordinate necessarie, cronologiche, letterarie, teologiche e bibliografiche per conoscere una delle personalita' in assoluto tra le piu' originali e rilevanti del cristianesimo pre-agostiniano. Dalla sua citta', Cartagine, nella sua lingua, il latino, questo personaggio (forse avvocato) getta le basi lessicali, filosofiche e concettuali della riflessione teologica occidentale, divenendo cosi' imprescindibile per la comprensione del nostro stesso percorso culturale. Proseguendo il nostro itinerario diacronico, facciamo ora una sola breve sosta nel Medio Evo, ma con una sorpresa. Quello che consideriamo e', infatti, l'ambito ebraico, con una figura imponente: Giuseppe Laras, gia' rabbino capo di Milano, ci presenta, Immortalita' e Resurrezione, un trattato che il grande Mose' Maimonide compose nel 1191 (Morcelliana, 2006, pp. 200, euro 15). Cio' che sorprende in questo scritto e' soprattutto la divaricazione tra "la vita del mondo a venire", che riguarda solo le nostre anime (siamo, quindi, in un'antropologia di matrice greca), e la risurrezione che ovviamente tocchera' ai corpi. Una divaricazione ancor piu' sorprendente e' quella che Maimonide impone all'era e al mondo della risurrezione rispetto alla venuta del Messia che la dottrina ebraica tradizionale faceva coincidere. Ma - e questo e' ancor piu' inatteso - la risurrezione non e' la meta ultima della storia: essa, invece, e' da attendere proprio in quel "mondo a venire" a cui sono pero' destinate le sole anime dei giusti, ancora una volta spogliate del loro corpo risorto. * Due titoli per l'oggi Ma dopo tanta navigazione nel passato approdiamo, nella parte finale della nostra rubrica, al presente. Tra i tantissimi soggetti bibliografici disponibili vorrei scegliere due generi diversi. Il primo e' quello della meditazione, un esercizio che, ahime', comincia a latitare anche tra i credenti. Ecco, allora, uno strumento dal titolo emblematico, Una Parola al giorno (Ave, 2006, pp. 413, euro 17), laddove la maiuscola usata rivela una connotazione sacra: si tratta, infatti, di brevi meditazioni modulate sui Vangeli feriali, curate dal vescovo Francesco Lambiasi, Assistente generale dell'Azione cattolica italiana, e da un gruppo di laici qualificati, teologi (e teologhe), scrittori (c'e' anche Antonia Arslan), studiosi, cattedratici e politici. Tutti gli spunti di riflessione sono, pero', semplici e luminosi, essenziali e aperti al "ricamo" personale. E a proposito di laici (nel senso originario del termine e non in quello "secolarizzato" dell'odierna comune accezione) ecco l'altro testo, appartenente invece al genere dei saggi brevi. Giuseppe Savagnone, importante figura della cultura e dell'impegno ecclesiale italiano, affronta il Dibattito sulla laicita' (Elledici, 2006, pp. 160, euro 8,50), tema sul quale in questo ultimo periodo ci si e' accaniti da fronti opposti, con esiti anche discutibili e fuorvianti. Col rigore che lo contraddistingue ma anche col nitore di docente liceale, l'autore palermitano punta diritto al nodo delle questioni nel suo duplice avvinghiarsi. Da un lato, infatti, c'e' la discussione sulla laicita' e sul laicismo nella politica e nella cultura, con tutte le mediazioni e le precisazioni del caso, qui offerte in sintesi vivace ed esemplare. D'altro lato, c'e' invece lo specifico teologico, ossia il significato della laicita' della Chiesa e nella Chiesa. Vorremmo particolarmente raccomandare il capitolo sulla laicita' come componente necessaria all'interno di ogni definizione di Chiesa e della sua struttura, contro ogni riduzionismo ierocratico, alieno allo spirito autentico del Vangelo. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 232 del 20 settembre 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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