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Voci e volti della nonviolenza. 230
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 230
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 16 Sep 2008 08:52:26 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 230 del 16 settembre 2008 In questo numero: 1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose (parte nona) 2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del dicembre 2005 3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del gennaio 2006 4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del febbraio 2006 5. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del marzo 2006 1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI RELIGIOSE (PARTE NONA) Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture". 2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL DICEMBRE 2005 [Dal mensile "Letture", n. 622, dicembre 2005, col titolo "Viaggio nell'icona, liturgia dell'occhio". Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista, ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di grande valore] Mese per eccellenza natalizio, il dicembre porta nelle librerie l'onda cartacea patinata delle strenne, spesso da relegare nel genere dei libri d'arredo. Noi ne proponiamo due che abbiano un valore piu' duraturo a livello culturale. Certo, c'e' ormai una vasta raggiera di pubblicazioni sulle icone, ma ci sembra ugualmente significativo il sontuoso volume curato da Tania Velmans, col contributo di altri quattro studiosi, per illustrare l'icona post-bizantina, un vero e proprio viaggio dalla Bisanzio del XV sec. al Novecento: Le icone (Traduttori Vari, Jaca Book, 2005, pp. 238, euro 78). I vari saggi del libro cercano di offrire la cornice storica, artistica e teologica generale di questa altissima e sempre affascinante espressione della cultura cristiana orientale. Poi puntano direttamente alle differenti tipologie attraverso sguardi d'insieme (icone popolari, stile e iconologia) e con una serie di modelli nazionali: quelli russi, rumeni, ucraini, bielorussi, ma anche con attenzione al bacino del Mediterraneo e ai Balcani. L'era post-bizantina naturalmente eredita il passato, lo riprende talora un po' seccamente, altre volte genialmente, respira nuovi influssi e si insinua in Occidente, lambisce anche nuove arti come la cinematografia (Ivan il Terribile di Eisenstein insegna) e provoca pittori come Malevic, Matisse, Chagall, dando origine a scuole di icone moderne che tuttora prosperano, attestando la straordinaria longevita' di questa forma d'arte sacra, splendidamente illustrata dalle immagini del volume. A nostro avviso agli artisti europei citati e' da aggiungere un altro personaggio eccezionale, Georges Rouault, alla cui Passione e' dedicata l'altra strenna, curata dal poeta Roberto Mussapi, mentre i testi sono quelli dello scrittore francese Andre' Suares (1868-1948), creando cosi' una sorprendente e intensa interazione tra immagine e parola (traduzione di Aude Cirier, Jaca Book, 2005, pp. XII-152, euro 75). In queste pagine si vive una esperienza emozionante, a partire proprio dalla tavola dell'"Ecce Homo" di copertina, vera e propria icona di dolore e di grandezza sacra, passando poi nel grumo oscuro della narrazione della Passione, liberamente ripresa, ricreata, amplificata dai testi di Suares che non di rado ricorre al dialogo e che non teme di inoltrarsi anche nelle pianure del sentimento ("Basta una sola goccia di sangue per tutti i rosai dell'avvenire"), indulgendo forse alla sua vena estetizzante, antitetica rispetto alla ieratica sobrieta' di Georges Rouault. * Analisi del sacro Siamo, cosi', invitati a ritornare alla Bibbia, al suo puro ed essenziale dettato. Lo facciamo innanzitutto con due strumenti "tecnici". E' noto il moltiplicarsi di iniziative per accontentare il desiderio sempre piu' diffuso di risalire ai testi originali sacri. Ecco, allora, a cura di Roberto Reggi, la traduzione interlineare del testo ebraico di Isaia (Dehoniane, 2005, pp. 144, euro 11,40), un sussidio accompagnato da vari accorgimenti anche editoriali per rendere piu' fruttuoso il lavoro di chi vuole inoltrarsi nella "lettera" delle Scritture ma per scoprirne lo "spirito" piu' genuino. Affine ma collocato a un livello piu' alto di analisi grammaticale, sintattica, stilistica e simbolica, e' invece Il libro di Giona, curato da Alviero Niccacci, Massimo Pazzini e Roberto Tadiello (Franciscan Printing Press, 2004, pp. 134, dollari 15), un viatico prezioso per comprendere appieno questa stupenda parabola universalistica biblica. Essa ci offre l'occasione per far conoscere ai nostri lettori un importante istituto scientifico francescano, lo Studio Biblico della Flagellazione a Gerusalemme, e le sue pubblicazioni importanti e qualificate, edite appunto dalla Franciscan Printing Press, prevalentemente in italiano (e-mail: fpp at bezeqint.net). Tra le ultime uscite di questa editrice segnaliamo una coppia di testi esegetici. Il primo e' l'Introduzione a Marco di Nello Casalini (2005, pp. 303, s.i.p.), un vaglio accurato della struttura tematica e compositiva di questo Vangelo, fonte degli altri sinottici, originale nella sua prospettiva e nel suo dettato. L'elemento suggestivo che rende questa "introduzione" anche una vera e propria guida di lettura e', pero', da cercare nell'analisi narrativa dell'opera marciana (l'indice generale ha, purtroppo, un'errata indicazione delle pagine). Casalini, infatti, concepisce il testo come guidato da uno sviluppo drammatico di cui e' possibile definire l'impianto narrativo in 32 sezioni, cosi' da individuare il progetto dell'intero racconto evangelico. L'altro saggio esegetico e', invece, un poderoso commentario alla Lettera ai Galati, curato da Alfio Marcello Buscemi, edito sempre dalla Franciscan Printing Press (2004, pp. 691, dollari 55). Dopo il commento di Albert Vanhoye, pubblicato dalle Paoline nel 2000, si ha cosi' la possibilita' di avere a disposizione un altro strumento qualificato per penetrare nel cuore del messaggio paolino: questa Lettera, infatti, e' quasi "la prova d'autore" del capolavoro successivo, quella ai Romani. Buscemi adotta uno schema esegetico costante per ogni porzione testuale dello scritto apostolico. Egli parte sempre con un'accurata indagine storico-critica che comprende la critica del testo, l'isolamento dei contorni della pericope, la identificazione del genere letterario e della struttura. A questo punto egli procede all'analisi esegetica in senso stretto, accompagnata alla fine da un corollario di excursus tematici che ricostruiscono progressivamente l'impianto teologico della Lettera. Tra l'altro, le ricche letture dell'esegeta francescano gli permettono anche di offrire una sorta di bilancio della ricerca finora condotta su questa Lettera paolina. * I nostri fratelli maggiori Suggelliamo la nostra ormai tradizionale incursione nell'orizzonte delle Scritture con un saggio di indole generale che vorremmo consigliare con particolare calore. Si tratta del profilo delineato da Antonio Rodriguez Carmona su La religione ebraica (traduzione di Antonio Manna e Domenico Cascasi, San Paolo, 2005, pp. 603, euro 48). L'autore procede lungo due movimenti. Il primo e' quello storico e insegue la vicenda dell'ebraismo a partire dalla sua attestazione storiografica piu' rigorosa, quella prodotta durante la deportazione babilonese: non siamo, pero', di fronte a un inizio assoluto perche' gli esuli conservano un patrimonio tradizionale antico che risale alla monarchia, per giungere retrospettivamente fino all'insediamento nella terra di Canaan, all'esodo e ai patriarchi. La vicenda dell'esilio si apre, pero', a un futuro ulteriore che e' quello del giudaismo del Secondo Tempio, del rabbinismo posteriore, per entrare nell'epoca moderna e approdare ai nostri giorni. Questa mappa storica dell'ebraismo di tutti i tempi e' retta da un secondo movimento, di taglio ideale, costituito dalla definizione di una fisionomia globale che lo studioso spagnolo annoda attorno a due capi: l'asse teologico ("Io sono il Signore tuo Dio"), ossia la fede, e quello dell'esistenza, della Torah commentata e vissuta ("Amerai il Signore tuo Dio"). Si configura, cosi', l'antropologia teologica ebraica nei suoi lineamenti fondamentali morali, liturgici ed escatologici. Ebbene, all'interno di questa vicenda secolare di fede e di vita ci sono stati infiniti eventi ma anche tante riflessioni. Tra queste ultime ne voglio segnalare una che, a mio avviso, e' decisiva nella cultura ebraica contemporanea e nella cultura tout court. E' il celebre saggio La stella della redenzione di Franz Rosenzweig (1886-1929), uno dei piu' originali pensatori del Novecento, capace di penetrare in profondita' l'anima ebraica ma anche di affacciarsi sull'orizzonte cristiano dando vita a un pensiero folgorante e imprescindibile per le due culture religiose monoteistiche e persino per l'agnosticismo. Quel capolavoro e' ora riproposto da Gianfranco Bonola in un'ottima edizione, impreziosita da una vasta premessa, vera e propria guida all'opera (Vita e Pensiero, 2005, pp. XL-444, euro 25). Concepita al fronte durante la prima guerra mondiale, La stella della redenzione e' al tempo stesso un sistema di pensiero che osa superare un'imponente eredita' com'e' quella greca ramificatasi in mille forme ma annebbiata da un eccesso di astrazione, di essenzialismo e persino di staticita', per inoltrarsi su antichi sentieri poco battuti dall'Occidente e allargati dal filosofo ebreo di Kassel fino a farli diventare nuovi percorsi. Si assiste, cosi', a un intreccio inatteso tra teologia e filosofia, tra esegesi e teoresi, tra ebraismo e cristianesimo, entrambi "lavoratori intenti a una stessa opera". Non basta, certo, questo poco spazio per far balenare la ricchezza e la creativita' di un'opera che ci auguriamo sia letta o riletta con attenzione e partecipazione. * Cosa si puo' dire di Dio E dato che parliamo di filosofia e teologia in dialogo tra loro, ci permettiamo di sconfinare dal nostro perimetro segnalando un'altra riedizione. Salvatore Cariati cura i Saggi di teodicea, sulla bonta' di Dio, la liberta' dell'uomo e l'origine del male del famoso filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz, nato a Lipsia nel 1646 e morto a Hannover nel 1716 (Bompiani, 2005, pp. 1104, euro 32). Accompagnato dal testo francese a fronte (Leibniz aveva soggiornato a Parigi dal 1672 al 1676), quest'opera affronta un tema che ha da sempre tormentato i pensatori, tema che lacerava maggiormente il filosofo tedesco, convinto che il nostro mondo - secondo il disegno divino - fosse il migliore dei mondi possibili. E' curioso vedere in queste pagine come egli tenti di districarsi da questa aporia, salvaguardando la sua fede nel Dio creatore buono, onnipotente e onnisciente, ma anche rendendo ragione del male e delle deviazioni della liberta' umana. A proposito di incroci tra teologia e filosofia merita, infine, una menzione Romano Guardini, nato a Verona nel 1885 ma vissuto in Germania, nella cui lingua comporra' le sue opere e ove morira' (a Monaco) nel 1968. Di questo autore, un tempo molto popolare e ora un po' dimenticato, Giulio Colombi ripropone l'opera piu' celebre, Il Signore (Vita e Pensiero - Morcelliana, 2005, pp. 756, euro 27), introdotta da una premessa utile e limpida di Giacomo Canobbio. Il sottotitolo recita: "Riflessioni sulla persona e sulla vita di Gesu' Cristo". E' significativo che queste "riflessioni" nascano dalla predicazione di Guardini che, prima di essere docente, era soprattutto sacerdote e uomo di spiritualita'. Il pensiero, allora, si coniuga col "cuore"; l'analisi dei testi evangelici si trasforma in contemplazione del mistero cristologico; la figura che emerge non e' quella di un maestro ma e' l'icona del "Signore" che trascende la storia in cui pure egli e' radicato, unendo in se' - come dice l'ultima sezione - tempo ed eternita'. 3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL GENNAIO 2006 [Dal mensile "Letture", n. 623, gennaio 2006, col titolo "Il Concilio Vaticano II e' ancora lettura viva"] L'8 dicembre 1965, dopo 4 periodi di convocazione, 9 sessioni pubbliche, 168 assemblee generali e l'approvazione di 16 documenti (divisi in 4 costituzioni, 9 decreti e 3 dichiarazioni), si concludeva con Paolo VI il Concilio Vaticano II, annunziato al mondo il 25 gennaio 1959 da Giovanni XXIII che l'aveva aperto solennemente l'11 ottobre 1962, dopo una lunga fase preparatoria. A distanza di 40 anni da quella conclusione appare in traduzione italiana una straordinaria testimonianza sbocciata all'interno dell'evento stesso, quasi in presa diretta, senza le mediazioni paludate dell'ufficialita': si tratta del Diario del Concilio del domenicano Yves Congar (1904-1995), uno dei maggiori teologi cattolici del Novecento, creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1994 (traduzione di Dorino Tuniz, San Paolo, 2005, vol. I: pp. 539, vol. II: pp. 524, euro 109). L'opera e' articolata in due tomi che coprono rispettivamente gli anni 1960-'63 e 1964-'66: si ha, quindi, la possibilita' di seguire l'antefatto e le prime fasi conciliari e di coglierne la parte finale e i frutti immediati. Quando si inizia a leggere queste pagine, spesso frementi, sempre acute e sincere, talora scritte con la penna intinta nell'inchiostro dello sdegno, non si riesce piu' a distaccarsene, tanto esse sono ricche di informazioni ma anche di passione. Oltre a quella della lettura continua, c'e' un'altra via per accostare questo documento importante - da taluni appaiato (forse con qualche eccesso) alla Storia del Concilio di Trento di Paolo Sarpi (personalmente sarei piu' incline a instaurare un parallelo, pur nella diversita', con le Lettere Romane di Ignaz von Doellinger sul Vaticano I) - ed e' quella di scorrere l'indice dei nomi citati nel diario. Ci sono proprio tutti, dai massimi ai minori e ai quasi ignoti che veleggiavano nell'aula di San Pietro o nelle vicinanze romane, ciascuno con la sua posizione teorica e la sua funzione, tutti sottoposti al giudizio di un osservatore penetrante come Congar che era anche un artefice di consigli, un elaboratore di bozze, un tessitore di contatti, sempre sostenuto dall'ardore della sua fede per Cristo e dal suo amore per la Chiesa. Curioso e' il giudizio su un testo dell'allora vicario capitolare di Cracovia Karol Wojtyla (I, p. 423), presentato a Congar per una verifica piuttosto impietosa. Ma la figura di questo vescovo polacco cresce nella considerazione del teologo francese e un suo intervento viene accompagnato da questa nota sorprendente: "Wojtyla fa una grandissima impressione. La sua personalita' si impone. Da essa emana un fluido, un'attrattiva, una certa forza profetica molto calma ma irresistibile" (2 febbraio 1965; II, p. 259). Grande rilievo ha anche il giovane teologo tedesco Joseph Ratzinger citato una quarantina di volte, accanto ai grandi protagonisti: vescovi come Ancel, Bea, Charne, Carlo Colombo, Felici, Garrone, Koenig, Ottaviani, Suenens e Willebrands, e teologi come Danielou, Moeller, Philips, Rahner, Tromp. Particolarmente toccante e' la lunga pagina del 7 dicembre 1965, scritta alla vigilia della cerimonia conclusiva del Concilio: "Guardando oggettivamente le cose, ho lavorato molto per preparare il Concilio, per elaborare e diffondere le idee che il Concilio ha consacrato. Anche durante il Concilio ho lavorato molto. Potrei quasi dire che plus omnibus laboravi (e' una citazione di 1 Corinzi 15, 10), ma questo non sarebbe sicuramente vero... Mi sono sforzato di fare bene (?) quello che mi veniva chiesto... Al Concilio sono stato coinvolto in molti lavori, ben oltre un influsso generico di presenza e di parola". Una testimonianza eccezionale, dunque, da non perdere per conoscere dal vivo e nel cuore un evento che ha segnato la cattolicita' moderna. * Il deposito della fede Fatta questa doverosa commemorazione di un evento ecclesiale cosi' importante, ritorniamo alla trama tradizionale che regge questa rubrica, risalendo come sempre alla sorgente delle Scritture Sacre. Nella preziosa collana delle Paoline "I libri biblici" appare ora il commento alle due Lettere a Timoteo e alla Lettera a Tito a cura dell'esegeta siciliano Paolo Iovino (2005, pp. 303, euro 28). Nell'ultimo decennio non sono mancati commentari in italiano, originari o tradotti, a queste "lettere pastorali" (C. Marcheselli-Casale presso le Dehoniane, H. Merkel e L. Oberlinner, entrambi editi da Paideia); quello di Iovino ha una sua originalita' soprattutto nell'introduzione che adotta un metodo "induttivo", fondandosi gia' sul testo di questi scritti considerati come "deutero-paolini" ed evitando cosi' considerazioni astratte e troppo didascaliche. E', quindi, nel corpo vivo testuale che egli isola la "concentrazione tematica" di queste opere: il loro scopo e' la lotta all'"eresia" e ai "falsi dottori" che la propugnano. Non per nulla la parola greca didaskalia ("dottrina, insegnamento") risuona ben 15 volte sulle 21 dell'intero Nuovo Testamento, cosi' come e' esclusivo di queste lettere il termine paratheke, ossia il "deposito" della fede autentica da custodire. A questa componente dottrinale, sviluppata in forma spesso polemica, si orientano tutte le proposte teologiche e morali dei tre scritti. Scritti che vengono esaminati anche nella loro "espressione tematica", cioe' nella loro forma letteraria: oltre all'identificazione della struttura, e' interessante l'acuta analisi "estetica" i cui esiti non hanno funzione meramente formale ma anche sostanziale (vedi, ad esempio, 1 Timoteo 3, 16 e Tito 3, 4-7). Questa suggestiva testimonianza di un Paul apres Paul, per usare il bel titolo di un saggio di Yann Redalie', riesce a dimostrare l'intensita' e l'originalita' dell'inculturazione cristiana in comunita' ecclesiali della diaspora giudeo-ellenistica dell'Asia minore. Stando sempre in quest'ambito, si puo' far salire alla ribalta un soggetto particolarmente forte. Gian Luca Potesta' e Marco Rizzi offrono il primo tomo di un trittico dedicato a L'Anticristo (Fondazione Valla - Mondadori, 2005, pp. 582, euro 27), un tema che e' inchiodato nella mente di tutti secondo connotati apocalittico-escatologici, forse anche con una tinta di provocazione alimentata dal celebre omonimo scritto di Nietzsche (1894). E invece la categoria neotestamentaria dell'antichristos, che appare 5 volte solo nella Prima (2, 18-22; 4, 3) e Seconda (1, 7) Lettera di Giovanni, inizialmente non ha nessun valore escatologico ma semplicemente eresiologico, incarnando appunto la perversione della genuina dottrina cristologica, perversione perpetrata nella negazione della divinita' di Cristo e della sua incarnazione. Sara' con Ireneo di Lione nel II secolo che avverra' la svolta attraverso l'introduzione di una nuova fisionomia escatologica assegnata all'Anticristo. Essa avra' negli autori successivi diverse tipologie: ad esempio, per Ippolito l'Anticristo e' il Messia atteso dagli Ebrei. Poi diverra' Nerone redivivo e si aggregheranno motivi apocalittici (soprattutto con Vittorino di Petovio e Commodiano) e la svolta impressa da Ireneo e sostenuta da Tertulliano acquistera' profili inediti e, per questa via, l'Anticristo sara' il Nemico per eccellenza che anima la lotta degli ultimi tempi (Origene, Cipriano, Lattanzio, oltre ai citati Vittorino e Commodiano). La storia di questa categoria simbolica proseguira' oltre il IV secolo a cui approda questo primo libro e i successivi volumi avranno lo scopo di illustrare questo filo rosso ininterrotto che generera' visioni e speculazioni, deliri e simboli fino al Medio Evo, facendo dell'Anticristo il nodo in cui s'avvinghiano tutte le incarnazioni del male, in una sorta di Cristo capovolto e di nadir infernale. * Col potere, con la cultura Al IV secolo, a cui giunge il primo volume di Potesta' e Rizzi, appartiene anche l'interessante documento dello storico palestinese Eusebio di Cesarea (265-339/40) tradotto per la prima volta in italiano da Marilena Amerise: e' l'Elogio di Costantino (Paoline, 2005, pp. 265, euro 24). In realta', si tratta di due discorsi tenuti dal famoso storico della Chiesa, sostenitore dell'imperatore: egli, che aveva provato l'angoscia delle persecuzioni di Diocleziano, vedeva nell'avvento di Costantino la mano stessa della Provvidenza che liberava e proteggeva i suoi fedeli. Il primo e' un elogio pronunziato nel 335 in occasione del trentennale di regalita' di Costantino ed e' un modello di teologia politica: il re e' visto come immagine e imitazione di Dio del quale dev'essere "amico", coltivando le virtu', fino a diventare un "altro Cristo", come lo erano i martiri e i santi. Il secondo discorso detto "regale" e' pronunciato in occasione della dedicazione delle basiliche gerosolimitane, sempre nel 335, ed e' piuttosto un'apologia con cui, esponendo la dottrina cristiana nel linguaggio tipico della filosofia greca, se ne vuole esaltare la razionalita' e la sintonia coi grandi valori della cultura classica. Ora, questo tentativo di dialogo tra fede e cultura ebbe un antesignano nel filosofo ebreo alessandrino Filone. Con la cura di Roberto Radice e la collaborazione di Giovanni Reale, Clara Kraus Reggiani e Claudio Mazzarelli, vengono raccolti in un monumentale tomo Tutti i trattati del Commentario allegorico alla Bibbia di Filone d'Alessandria (Bompiani, 2005, pp. 1946, euro 38). Col testo greco a fronte, con una vera e propria "monografia introduttiva" di 160 pagine, con un ricco apparato di note e a un prezzo incredibilmente basso, si offre la possibilita' non solo di studiare i 19 trattati di esegesi ed ermeneutica biblica del maestro alessandrino, ma anche di scoprire la radice sistematica di quel metodo "allegorico" che ispirera' l'esegesi patristica cristiana e che permettera' a Filone di interloquire con l'orizzonte della cultura pagana. E hanno ragione i curatori dell'opera quando affermano che "senza Filone non si comprenderebbe storicamente e teoreticamente l'evoluzione del pensiero occidentale". 4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL FEBBRAIO 2006 [Dal mensile "Letture", n. 624, febbraio 2006, col titolo "Dizionari e sussidi strumenti preziosi"] Il mese di gennaio, che abbiamo appena lasciato alle spalle, e' notoriamente un periodo di magra editoriale, avendo le case editrici esploso tutte le loro cartucce durante la fase prenatalizia nella quale anche un pubblico cosi' allergico alla lettura com'e' quello italiano s'azzarda a varcare la soglia di una libreria almeno per cercare una strenna. E', allora, dal vasto bacino bibliografico di dicembre che facciamo emergere una serie di titoli interessanti. Inizieremo con un trittico di strumenti da tenere a portata di mano per la consultazione. Partiamo col prezioso Dizionario terminologico-concettuale di scienze bibliche e ausiliarie, frutto di un lungo scavo tematico, metodologico e lessicale dell'esegeta salesiano slovacco Jozef Heriban (Las - Libreria Ateneo Salesiano, 2005, pp. 1.495, euro 65). E' arduo anche solo far balenare la ricchezza di questo sussidio scandito da oltre tremila voci: vi si potra' scoprire la spiegazione limpida e precisa anche per il termine tecnico esegetico piu' astruso (ad esempio "obelo"), ma si troveranno pure le categorie teologiche fondamentali, i generi letterari e gli autori, le questioni ermeneutiche e quelle testuali, i vari libri biblici e si giungera' anche alle minuzie estreme (come ad esempio, i puncta extraordinaria). Una sezione a se' stante, intitolata "Dizionario di termini grammaticali", e' cosi' puntuale e doviziosa da trasformarsi in una sorta di grammatica "alfabetica" dell'ebraico e del greco. Per non parlare degli undici "allegati" finali, dell'imponente bibliografia, dei cinque indici... Monumentale (anche a livello ponderale) e' pure il secondo strumento che proponiamo, il Dizionario critico di teologia, nato in Francia sotto la guida di Jean-Yves Lacoste e rivisitato da Piero Coda e vari collaboratori per l'edizione italiana (Borla - Citta' Nuova, 2005, pp. 1545, euro 160). Qui di scena sono tutti i soggetti teologici, colti nel loro nucleo ideale cosi' come esso si e' costituito a livello dinamico attraverso i percorsi storici; si evocano, inoltre, i grandi attori del pensiero teologico, a partire dal primo in ordine alfabetico, Abelardo, per approdare ovviamente a Zwingli; si inseguono anche tutti i movimenti teologici, non perdendo di vista pero' certi inattesi corollari (come, per esempio, le voci "Letteratura" e "Musica"). La legione di studiosi convocati all'allestimento di quest'opera ha obbedito sostanzialmente a tre prospettive metodologiche, cosi' da esorcizzare il rischio dell'eterogeneita' e della dispersione: il contrappunto tra rivelazione e ontologia (cioe' tra fides et ratio), tra verita' e storia (e, quindi, tra sincronia e diacronia) e, infine, tra tradizione e progresso (ossia tra strutture fondamentali e novita'). Eccoci al terzo sussidio dal titolo simbolico, Fontes (San Paolo, 2005, pp. 703, euro 42). Luis Martinez e Pier Luigi Guiducci infilano in queste pagine - seguendo la trama cronologica - 107 "Documenti fondamentali di storia della Chiesa", sottoponendoli a vaglio storiografico. Si parte dalla nascita della stessa Chiesa nel giorno di Pentecoste secondo il celebre racconto degli Atti degli Apostoli (2, 1-13) e si giunge al recentissimo passato con un testo di Giovanni Paolo II sulla purificazione della memoria storica ecclesiale, passando attraverso quattro fasce temporali: il periodo antico, l'era medievale, l'eta' moderna, la fase contemporanea. Si configura, cosi', una sorta di originale storia della Chiesa ove emergono, certo, gli interventi gerarchici ma affiora anche la testimonianza dei fedeli; alla luce della vita e della dottrina dei santi s'intreccia anche la tenebra delle colpe e delle prove negative offerte dalla cristianita'; i rapporti con la politica s'associano ai fenomeni di inculturazione o di rigetto. * Campioni di teologia A questo punto, stando sempre su tomi sostanziosi (non solo qualitativamente), proponiamo un'incursione nel corpo vivo della teologia attraverso due figure esemplari. L'Ottocento cattolico ha visto brillare l'astro di John Henry Newman (1801-1890), prima anglicano, poi cattolico, sacerdote e persino cardinale. Che la sua tempra mentale fosse di altissima qualita' appare gia' nei suoi Scritti filosofici che Michele Marchetto introduce, traduce e commenta, offrendo anche il testo inglese a fronte (Bompiani, 2005, pp. 1787, euro 38). Il filo conduttore dei tre ampi saggi - tra i quali si distinguono i famosi Quindici sermoni all'universita' di Oxford - e' retto da una serie di interrogativi che gia' s'affacciano sulla teologia: quali sono le ragioni che governano l'assenso di fede? Qual e' la certezza propria del credere? Come la "logica del cuore" s'accorda con la "logica di carta" dell'argomentazione? Puo' la "personalita'" e la soggettivita' dell'adesione di fede coesistere con una certezza assoluta? E cosi' via in un'instancabile e originale oscillazione tra ragionevolezza (che non si identifica con una sbrigativa e supponente "razionalita'") e fede libera e creativa. Ora, il terzo di questi scritti s'intitola Saggio a sostegno di una grammatica dell'assenso, piu' noto semplicemente come Grammatica dell'assenso. Ebbene, sotto questo titolo, a cura di Bruno Gallo e con una introduzione di Luca Obertello, esso appare contemporaneamente in una edizione a se' stante (Jaca Book, 2005, pp. 415, euro 38), destinata a coloro che vorranno fermarsi solo su questa che e' forse l'opera piu' celebre di Newman, vera e propria summa del suo itinerario speculativo. Pubblicato nel 1870, si propone come uno scavo radicale nella realta' per coglierne il senso primario e finale che paradossalmente ci indirizza oltre l'essere e l'esistere verso un fondamento trascendente. Come scrive Obertello nella sua raffinata e acuta premessa, siamo di fronte a un "manifesto del metodo naturale del pensare" che si trasforma pero' nella "semplicita' e nello stupore dell'infanzia spirituale", risalendo alla sorgente stessa della realta', la' dove esistere e conoscere, credere e comprendere "si congiungono in un misterioso e saldissimo connubio". Ora e' la volta dell'altro teologo, l'affascinante Hans Urs von Balthasar (1905-1988), astro della teologia del Novecento. La Jaca Book, sotto la direzione di Elio Guerriero, sta pubblicando tutte le Opere del teologo svizzero e ora e' giunta al primo e piu' famoso dei suoi cinque Saggi teologici. Il titolo e' emblematico, Verbum Caro (traduzione di Giulio Colombi, 2005, pp. 287, euro 26). Il saggio e' simile a un dittico la cui prima tavola e' occupata da questioni radicali di teologia fondamentale (Verbo, Scrittura, Tradizione; Verbo e storia; Parola di Dio in parole umane e cosi' via). La seconda, invece, punta su temi di taglio ecclesiologico ma secondo un'originalita' che era stata messa in luce da don Divo Barsotti gia' nella sua premessa alla prima edizione italiana dell'opera, curata dalla Morcelliana nel 1968: "Il divorzio della teologia e' qui superato. In questo libro la teologia e' contemplazione, e' preghiera". Gia' si intuiscono in questo saggio i fremiti di quel pensiero straordinario che sarebbe fiorito nel grandioso capolavoro della Gloria. * Tra miracoli e scienza Nell'ultima parte di questa nostra carrellata bibliografica vorremmo elencare - attraverso semplici segnalazioni - alcuni testi di interesse teologico o pastorale piu' diretto. Partiamo dall'argomento sempre piu' "inquietante" del miracolo. Oltre all'intrigante Disputa sui miracoli tra il filosofo scozzese David Hume e il vescovo anglicano John Douglas (la cui recensione compare su questo numero di "Letture" a pag. 47), citiamo un approfondito e ampio studio attuale sul Miracolo e legge naturale di Luciano Baccari (Urbaniana University Press, 2005, pp. 319, euro 18,50). E' difficile riassumere questa analisi intensa e coerente, ma il cuore del discorso e' nell'identificazione di due metodi conoscitivi che non sono alternativi, anche se nettamente distinti: da un lato, c'e' il percorso che punta verso l'oggettivita' dell'essere; d'altro canto, si delinea invece una via che s'inoltra nell'esistenza e nella sua unicita'. Entrambi ci conducono a scoprire il duplice volto della realta' che e' in se' unitaria. Indagine religiosa che isola il miracolo e verifica scientifica che appella alla legge naturale si rivelano come due angoli di visuale che cercano di penetrare l'essere e l'esistere. Ma il tema del miracolo ha alla base un discorso piu' esperienziale, anche se non privo di un suo spessore teorico. E' cio' che sviluppa in modo limpido, essenziale e vitale un famoso chirurgo, Ignazio R. Marino, in Credere e curare (Einaudi, 2005, pp. 113, euro 8). Il titolo gia' denota la qualita' dell'approccio che coinvolge la competenza medica e la missione umana, la tecnica terapeutica e l'incontro personale col paziente, la medicina e la spiritualita', la scienza e la fede (quando essa e' nel corredo umano del medico). Un bel libretto, quindi, grondante di umanita', di esperienza, di riflessione e di interrogazione esistenziale, che ci permette di passare a un altro volumetto di taglio funzionale, anch'esso contrassegnato da un titolo esplicito, Dall'aborto all'eutanasia (Gribaudi, 2005, pp. 99, euro 6,50). Le voci sono diverse: c'e' il filosofo che definisce il perimetro ideologico generale, il giurista che interroga il diritto nel suo codificarsi storico attorno a temi che pero' hanno anche valenze morali, destinate a coinvolgere il moralista e il bioeticista. Naturalmente non manca la voce del medico di fronte all'eutanasia prenatale e a quella terminale, cosi' come si leva anche l'appello della spiritualita' e si propone pure la forte "esperienza dall'interno" di un volontario tra i malati di cancro. Il tutto inquadrato da un noto genetista, il gesuita Angelo Serra. Le domande che si agitano sono tante e molte rimangono aperte, spingendo il lettore a continuare la sua ricerca anche oltre queste pagine. 5. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL MARZO 2006 [Dal mensile "Letture", n. 625, marzo 2006, col titolo "Tempo di Quaresima tempo di meditazione"] Il mese di marzo coincide tradizionalmente con la Quaresima, tempo di meditazione della Parola divina, perche' "non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio", come replica Gesu' al Tentatore, citando il Deuteronomio (Matteo 4, 4). Eccoci, allora, con la proposta di qualche testo di approfondimento biblico. Originale e intenso e' il dialogo che si intesse tra il pastore e teologo Paolo Ricca e la giornalista radiofonica Gabriella Caramore attorno all'Evangelo di Giovanni (Morcelliana, 2005, pp. 302, euro 20). Nato da una fortunata rubrica di Radio Tre, "Uomini e profeti", questo colloquio si avvale di un'intervistatrice di grande finezza e intelligenza (aveva ragione Oscar Wilde, quando diceva che "per fare le domande vere ci vuole un genio") e di un teologo che sa intrecciare acutezza e trasparenza, rigore esegetico e passione interpretativa. Tre sono i percorsi, destinati a esaltare le componenti strutturali di un Vangelo affascinante ma arduo: i dialoghi, i "segni" (una sorta di "teologia del gesto"), la rivelazione che si annoda attorno a quella proclamazione dalle iridescenze bibliche "Io sono...". Ma in queste traiettorie si scoprono tante sfaccettature del mistero di Cristo, a partire dalla radicale proclamazione dell'Incarnazione che Ricca riesce a illustrare in modo creativo attraverso il ricorso a Etty Hillesum e alla sua curiosa locuzione "aiutare Dio". Di tutt'altro taglio e' il commento a due scritti neotestamentari un po' "emarginati": Gilberto Marconi, infatti, affronta la Lettera di Giuda e la Seconda Lettera di Pietro (Dehoniane, 2005, pp. 229, euro 19,60) secondo i canoni del metodo esegetico storico-critico. Perche' unire questi due testi, contrassegnati da una pseudonimia apostolica (sono opere piuttosto tarde all'interno della letteratura neotestamentaria)? La risposta s'impone da se': sui 25 versetti di Giuda ben 19 si ritrovano in 2 Pietro, attestando una dipendenza di quest'ultima dalla prima, senza pero' che si possa parlare di coincidenza tematica. Infatti le differenze stilistiche, il genere letterario (la 2 Pietro e' un "testamento"), lo stesso uso degli apocrifi giudaici (in particolare Enoch), i soggetti proposti rivelano originalita' e diversita' che questo accurato commento permette di scoprire, svelando al lettore non poche sorprese. La terza e ultima opera di approfondimento biblico che vogliamo proporre e' di un esegeta di Lovanio, Andre' Wenin, e s'intitola L'uomo biblico (traduzione di Elena Di Pede, Dehoniane, 2005, pp. 207, euro 17). Due sono gli itinerari che reggono il saggio. Il primo e' di indole nettamente analitica ed esegetica e s'impegna con pagine bibliche di sommo rilievo come Genesi 1-3; 4 e 11 ed Esodo 14 e 20. Si tratta di testi capitali per elaborare un'antropologia biblica autentica. S'individua, cosi', la figura di un uomo segnato dalla categoria "relazione" che lo pone in rapporto con l'alterita' divina e umana; emerge una creatura marcata dalla liberta' inviolabile ma posta in confronto col precetto divino. Si prepara, cosi', il secondo percorso, quello di indole piu' sintetica, proteso a sciogliere l'enigma della violenza, a penetrare il mistero della vita, a illustrare il fenomeno della profezia, a individuare il nesso tra fede e giustizia. * Tre utili strumenti A questo punto riserviamo uno spazio a se' stante a una trilogia di strumenti di ricerca e di catechesi. Il primo e' un semplice ma accattivante ritratto cristologico approntato dal salesiano Gaetano Brambilla, che ricompone dieci Volti di Gesu' (Elledici, 2005, pp. 183, euro 14), basandosi non solo sui passi neotestamentari, ma anche affidandosi ad altrettante opere d'arte, dal Medioevo al Rinascimento. Certo, i Vangeli non ci offrono il minimo appiglio per ricostruire il viso di Gesu'; eppure abbondano nello svelamento dell'interiorita' di quel volto e del suo mistero. L'arte non ha fatto altro che dar visibilita' a questa intimita' cristica ed e' suggestivo ritrovarne i lineamenti attraverso le "letture" di Brambilla che con queste immagini aiuta la contemplazione, la catechesi e la preghiera. Il secondo volume e' uno strumento in senso stretto: curato da Jacques Potin e Valentine Zuber, ecco il Dizionario dei monoteismi (traduzione di Romeo Fabbri, Dehoniane, 2005, pp. 473, euro 49). Articolato a trittico secondo le tre religioni, l'ebraica, la cristiana e l'islamica, il volume riesce a contemperare le esigenze di individuare le voci teologiche portanti delle singole confessioni con la necessita' di offrire le informazioni specifiche storiche, rituali, culturali. Cosi', ad esempio per l'ebraismo c'e' il lemma "alleanza" ma anche havdalah; per il cristianesimo, accanto a "Paolo di Tarso" si spiega anche chi e' il "pope"; per l'islam, a un'ampia voce sulla sua "storia" si associano puntuali spiegazioni di termini spesso equivocati, come gihad e shari'a. Significativo e' il triplice identico rimando al Dio che e' "uno solo" (Deuteronomio 6, 4; 1 Corinzi 8, 6; sura 112, 1-4). Il terzo sussidio che proponiamo e' solo una tappa - la sesta - di un percorso iniziato anni fa con la serie Testi mariani del secondo millennio, subentrato ai quattro tomi dedicati ai Testi mariani del primo millennio. Col primo volume della serie si era partiti dai secoli XI e XII; col sesto, curato da Stefano De Fiores e Luigi Gambero, si giunge agli Autori moderni dell'Occidente (secoli XVIII-XIX) (Citta' Nuova, 2005, pp. 848, euro 72). Si tratta di un florilegio, ampiamente introdotto e commentato, di testi di 31 autori del Settecento e di 40 dell'Ottocento: accanto a figure minori, svettano personalita' come Luigi M. Grignon de Montfort, Massillon, Muratori, Alfonso M. de' Liguori, Fichte, Kierkegaard, Rosmini, Antonio M. Claret, Giovanni Bosco, Scheeben, Newman, Teresa di Lisieux, Gemma Galgani. Il progetto comprende in tutto otto volumi: attendiamo con particolare interesse gli ultimi due dedicati ai contemporanei e alla poesia e prosa letteraria. Un modo molto nuovo per ricomporre l'insonne presenza della madre di Cristo nella storia teologica e culturale dell'Occidente e dell'Oriente cristiano. * Versi mistici e diabolici Riserviamo lo spazio che abbiamo ancora a disposizione a una carrellata all'interno di una galleria di figure cristiane. Partiamo dall'archetipo, Cristo, con una curiosa sequenza di ritratti desunti dalla poesia italiana del Novecento, curata da Giovanni Battista Gandolfo e Luisa Vassallo, Icona dell'invisibile (Ancora, 2005, pp. 156, euro 15). Sono convocati in queste pagine tutti i grandi nomi - da Betocchi a Caproni, da Gozzano alla Guidacci, dalla Merini a Montale, da Palazzeschi a Pascoli, dalla Pozzi a Quasimodo, da Rebora a Testori, da Turoldo a Ungaretti, tanto per citare qualche nome emblematico - ma non mancano anche figure significative della cultura contemporanea, capaci di comporre, ciascuno a suo modo, una sorta di lauda cristologica. Per contrasto ecco, a cura di Alessandro Paronuzzi, il Diabolus in fabula (Ancora, 2005, pp. 208, euro 13) una sorprendente esposizione di volti di Satana, disegnati in pagine ora sulfuree ora drammatiche ora ironiche, a partire dal Giobbe biblico e dall'Inferno dantesco per inseguire quasi tutti i grandi della letteratura occidentale, attratti da quell'ombra di Dio, nonostante si confessi con Fritz Zorn che "del diavolo si sa pochissimo". D'altronde Gide - qui non convocato - confessava: "Non credo nel diavolo; ma e' proprio quello che il diavolo spera: che non si creda in lui". Lasciamo l'antitesi emblematica Cristo-Satana e inoltriamoci nei secoli cristiani, selezionando solo pochi personaggi. Ecco, per l'era patristica, Ilario di Poitiers col suo Commento ai Salmi/1 curato da Antonio Orazzo (Citta' Nuova, 2005, pp. 473, euro 29): e' in assoluto il primo, sistematico (anche se incompleto) studio latino sul Salterio, elaborato tra il 364 e il 367 su un'evidente base origeniana (cosa che determino' il giudizio severo di san Girolamo, ammiratore del maestro alessandrino). Questa dipendenza, che ci permette di sapere non poco sull'opera di Origene andata in prevalenza perduta, non e' pero' pedissequa; anzi, in questi 58 "trattati" (di cui ora e' offerta una prima porzione) si riesce a ricostruire l'impianto teologico del vescovo di Poitiers nei suoi snodi trinitari, cristologici, ecclesiologici e soteriologici, favoriti dall'esegesi allegorica origeniana adottata. * I due volti di Lutero Passiamo, poi, all'importante collana delle "Opere scelte" di Lutero che ora giunge ai numeri 12 e 13 con due testi molto interessanti, paralleli tra loro eppur divergenti, entrambi datati 1520: La cattivita' babilonese della chiesa, a cura di Fulvio Ferrario e Giacomo Quartino (Claudiana, 2005, pp. 368, euro 24) e La liberta' del cristiano a cura di Paolo Ricca (Claudiana, 2005, pp. 295, euro 20), col testo latino (e tedesco) a fronte. Il primo e' uno scritto turgido e vigoroso di impronta polemica, basato su un esame critico sistematico dell'intera sacramentaria cattolica, vista come imprigionata nell'impianto filosofico aristotelico e nell'autoritarismo dogmatico. Il titolo si riferisce ai tre "asservimenti" dell'eucaristia sotto una sola specie per i fedeli, nella dottrina della transustanziazione e nella messa intesa come "opera buona" e "sacrificio". Diverso e', invece, il secondo scritto, molto piu' "ecumenico", redatto col desiderio di gettare acqua sul fuoco dopo la bolla Exsurge Domine (qui citata in appendice) che intimava la ritrattazione al riformatore, pena la scomunica. Significativa al riguardo e' la lettera che Lutero indirizza al "beatissimo padre Leone", il papa Leone X, definito come "Daniele a Babilonia", cioe' un giusto prigioniero della Curia romana, "Babilonia o Sodoma, di una empieta' assolutamente depravata, disperata e conclamata". Il cuore del trattato e' in quella celebre affermazione: "Un cristiano e' un libero signore sopra ogni cosa, e non e' sottoposto a nessuno. Un cristiano e' un servo zelante in ogni cosa, e sottoposto a ognuno". Il tema della liberta' sara' capitale nel pensiero luterano ma non tanto nel senso di autonomia del soggetto quanto piuttosto come adesione esclusiva alla parola di Dio. * Dalla Russia con fede Concludiamo, ancora in spirito ecumenico, con un cenno soltanto al bel profilo che Nynfa Bosco ha abbozzato del filosofo e profeta visionario russo Vladimir Solov'ev (Messaggero, 2005, pp. 159, euro 12,50), antesignano dell'unita' dei cristiani, ma anche del dialogo con la modernita'. Nemico di ogni integralismo ma anche del nichilismo, egli vede nell'Incarnazione l'anima per ricostruire un'umanita' sociale e morale, giusta e libera, pur nella concretezza della storia. Si legga in particolare il capitolo illuminante sulla "teurgia, una filosofia dell'amore e dell'arte" (pp. 65-90). ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 230 del 16 settembre 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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