Voci e volti della nonviolenza. 230



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 230 del 16 settembre 2008

In questo numero:
1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose
(parte nona)
2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del dicembre 2005
3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del gennaio 2006
4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del febbraio 2006
5. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del marzo 2006

1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI
RELIGIOSE (PARTE NONA)

Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla
rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso
teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture".

2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL DICEMBRE
2005
[Dal mensile "Letture", n. 622, dicembre 2005, col titolo "Viaggio
nell'icona, liturgia dell'occhio".
Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista,
ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di
grande valore]

Mese per eccellenza natalizio, il dicembre porta nelle librerie l'onda
cartacea patinata delle strenne, spesso da relegare nel genere dei libri
d'arredo. Noi ne proponiamo due che abbiano un valore piu' duraturo a
livello culturale. Certo, c'e' ormai una vasta raggiera di pubblicazioni
sulle icone, ma ci sembra ugualmente significativo il sontuoso volume curato
da Tania Velmans, col contributo di altri quattro studiosi, per illustrare
l'icona post-bizantina, un vero e proprio viaggio dalla Bisanzio del XV sec.
al Novecento: Le icone (Traduttori Vari, Jaca Book, 2005, pp. 238, euro 78).
I vari saggi del libro cercano di offrire la cornice storica, artistica e
teologica generale di questa altissima e sempre affascinante espressione
della cultura cristiana orientale. Poi puntano direttamente alle differenti
tipologie attraverso sguardi d'insieme (icone popolari, stile e iconologia)
e con una serie di modelli nazionali: quelli russi, rumeni, ucraini,
bielorussi, ma anche con attenzione al bacino del Mediterraneo e ai Balcani.
L'era post-bizantina naturalmente eredita il passato, lo riprende talora un
po' seccamente, altre volte genialmente, respira nuovi influssi e si insinua
in Occidente, lambisce anche nuove arti come la cinematografia (Ivan il
Terribile di Eisenstein insegna) e provoca pittori come Malevic, Matisse,
Chagall, dando origine a scuole di icone moderne che tuttora prosperano,
attestando la straordinaria longevita' di questa forma d'arte sacra,
splendidamente illustrata dalle immagini del volume.
A nostro avviso agli artisti europei citati e' da aggiungere un altro
personaggio eccezionale, Georges Rouault, alla cui Passione e' dedicata
l'altra strenna, curata dal poeta Roberto Mussapi, mentre i testi sono
quelli dello scrittore francese Andre' Suares (1868-1948), creando cosi' una
sorprendente e intensa interazione tra immagine e parola (traduzione di Aude
Cirier, Jaca Book, 2005, pp. XII-152, euro 75).
In queste pagine si vive una esperienza emozionante, a partire proprio dalla
tavola dell'"Ecce Homo" di copertina, vera e propria icona di dolore e di
grandezza sacra, passando poi nel grumo oscuro della narrazione della
Passione, liberamente ripresa, ricreata, amplificata dai testi di Suares che
non di rado ricorre al dialogo e che non teme di inoltrarsi anche nelle
pianure del sentimento ("Basta una sola goccia di sangue per tutti i rosai
dell'avvenire"), indulgendo forse alla sua vena estetizzante, antitetica
rispetto alla ieratica sobrieta' di Georges Rouault.
*
Analisi del sacro
Siamo, cosi', invitati a ritornare alla Bibbia, al suo puro ed essenziale
dettato. Lo facciamo innanzitutto con due strumenti "tecnici".
E' noto il moltiplicarsi di iniziative per accontentare il desiderio sempre
piu' diffuso di risalire ai testi originali sacri. Ecco, allora, a cura di
Roberto Reggi, la traduzione interlineare del testo ebraico di Isaia
(Dehoniane, 2005, pp. 144, euro 11,40), un sussidio accompagnato da vari
accorgimenti anche editoriali per rendere piu' fruttuoso il lavoro di chi
vuole inoltrarsi nella "lettera" delle Scritture ma per scoprirne lo
"spirito" piu' genuino.
Affine ma collocato a un livello piu' alto di analisi grammaticale,
sintattica, stilistica e simbolica, e' invece Il libro di Giona, curato da
Alviero Niccacci, Massimo Pazzini e Roberto Tadiello (Franciscan Printing
Press, 2004, pp. 134, dollari 15), un viatico prezioso per comprendere
appieno questa stupenda parabola universalistica biblica. Essa ci offre
l'occasione per far conoscere ai nostri lettori un importante istituto
scientifico francescano, lo Studio Biblico della Flagellazione a
Gerusalemme, e le sue pubblicazioni importanti e qualificate, edite appunto
dalla Franciscan Printing Press, prevalentemente in italiano (e-mail:
fpp at bezeqint.net).
Tra le ultime uscite di questa editrice segnaliamo una coppia di testi
esegetici. Il primo e' l'Introduzione a Marco di Nello Casalini (2005, pp.
303, s.i.p.), un vaglio accurato della struttura tematica e compositiva di
questo Vangelo, fonte degli altri sinottici, originale nella sua prospettiva
e nel suo dettato. L'elemento suggestivo che rende questa "introduzione"
anche una vera e propria guida di lettura e', pero', da cercare nell'analisi
narrativa dell'opera marciana (l'indice generale ha, purtroppo, un'errata
indicazione delle pagine).
Casalini, infatti, concepisce il testo come guidato da uno sviluppo
drammatico di cui e' possibile definire l'impianto narrativo in 32 sezioni,
cosi' da individuare il progetto dell'intero racconto evangelico.
L'altro saggio esegetico e', invece, un poderoso commentario alla Lettera ai
Galati, curato da Alfio Marcello Buscemi, edito sempre dalla Franciscan
Printing Press (2004, pp. 691, dollari 55). Dopo il commento di Albert
Vanhoye, pubblicato dalle Paoline nel 2000, si ha cosi' la possibilita' di
avere a disposizione un altro strumento qualificato per penetrare nel cuore
del messaggio paolino: questa Lettera, infatti, e' quasi "la prova d'autore"
del capolavoro successivo, quella ai Romani. Buscemi adotta uno schema
esegetico costante per ogni porzione testuale dello scritto apostolico. Egli
parte sempre con un'accurata indagine storico-critica che comprende la
critica del testo, l'isolamento dei contorni della pericope, la
identificazione del genere letterario e della struttura. A questo punto egli
procede all'analisi esegetica in senso stretto, accompagnata alla fine da un
corollario di excursus tematici che ricostruiscono progressivamente
l'impianto teologico della Lettera. Tra l'altro, le ricche letture
dell'esegeta francescano gli permettono anche di offrire una sorta di
bilancio della ricerca finora condotta su questa Lettera paolina.
*
I nostri fratelli maggiori
Suggelliamo la nostra ormai tradizionale incursione nell'orizzonte delle
Scritture con un saggio di indole generale che vorremmo consigliare con
particolare calore. Si tratta del profilo delineato da Antonio Rodriguez
Carmona su La religione ebraica (traduzione di Antonio Manna e Domenico
Cascasi, San Paolo, 2005, pp. 603, euro 48). L'autore procede lungo due
movimenti. Il primo e' quello storico e insegue la vicenda dell'ebraismo a
partire dalla sua attestazione storiografica piu' rigorosa, quella prodotta
durante la deportazione babilonese: non siamo, pero', di fronte a un inizio
assoluto perche' gli esuli conservano un patrimonio tradizionale antico che
risale alla monarchia, per giungere retrospettivamente fino all'insediamento
nella terra di Canaan, all'esodo e ai patriarchi. La vicenda dell'esilio si
apre, pero', a un futuro ulteriore che e' quello del giudaismo del Secondo
Tempio, del rabbinismo posteriore, per entrare nell'epoca moderna e
approdare ai nostri giorni.
Questa mappa storica dell'ebraismo di tutti i tempi e' retta da un secondo
movimento, di taglio ideale, costituito dalla definizione di una fisionomia
globale che lo studioso spagnolo annoda attorno a due capi: l'asse teologico
("Io sono il Signore tuo Dio"), ossia la fede, e quello dell'esistenza,
della Torah commentata e vissuta ("Amerai il Signore tuo Dio"). Si
configura, cosi', l'antropologia teologica ebraica nei suoi lineamenti
fondamentali morali, liturgici ed escatologici.
Ebbene, all'interno di questa vicenda secolare di fede e di vita ci sono
stati infiniti eventi ma anche tante riflessioni. Tra queste ultime ne
voglio segnalare una che, a mio avviso, e' decisiva nella cultura ebraica
contemporanea e nella cultura tout court. E' il celebre saggio La stella
della redenzione di Franz Rosenzweig (1886-1929), uno dei piu' originali
pensatori del Novecento, capace di penetrare in profondita' l'anima ebraica
ma anche di affacciarsi sull'orizzonte cristiano dando vita a un pensiero
folgorante e imprescindibile per le due culture religiose monoteistiche e
persino per l'agnosticismo.
Quel capolavoro e' ora riproposto da Gianfranco Bonola in un'ottima
edizione, impreziosita da una vasta premessa, vera e propria guida all'opera
(Vita e Pensiero, 2005, pp. XL-444, euro 25). Concepita al fronte durante la
prima guerra mondiale, La stella della redenzione e' al tempo stesso un
sistema di pensiero che osa superare un'imponente eredita' com'e' quella
greca ramificatasi in mille forme ma annebbiata da un eccesso di astrazione,
di essenzialismo e persino di staticita', per inoltrarsi su antichi sentieri
poco battuti dall'Occidente e allargati dal filosofo ebreo di Kassel fino a
farli diventare nuovi percorsi. Si assiste, cosi', a un intreccio inatteso
tra teologia e filosofia, tra esegesi e teoresi, tra ebraismo e
cristianesimo, entrambi "lavoratori intenti a una stessa opera". Non basta,
certo, questo poco spazio per far balenare la ricchezza e la creativita' di
un'opera che ci auguriamo sia letta o riletta con attenzione e
partecipazione.
*
Cosa si puo' dire di Dio
E dato che parliamo di filosofia e teologia in dialogo tra loro, ci
permettiamo di sconfinare dal nostro perimetro segnalando un'altra
riedizione. Salvatore Cariati cura i Saggi di teodicea, sulla bonta' di Dio,
la liberta' dell'uomo e l'origine del male del famoso filosofo tedesco
Gottfried Wilhelm Leibniz, nato a Lipsia nel 1646 e morto a Hannover nel
1716 (Bompiani, 2005, pp. 1104, euro 32). Accompagnato dal testo francese a
fronte (Leibniz aveva soggiornato a Parigi dal 1672 al 1676), quest'opera
affronta un tema che ha da sempre tormentato i pensatori, tema che lacerava
maggiormente il filosofo tedesco, convinto che il nostro mondo - secondo il
disegno divino - fosse il migliore dei mondi possibili.
E' curioso vedere in queste pagine come egli tenti di districarsi da questa
aporia, salvaguardando la sua fede nel Dio creatore buono, onnipotente e
onnisciente, ma anche rendendo ragione del male e delle deviazioni della
liberta' umana.
A proposito di incroci tra teologia e filosofia merita, infine, una menzione
Romano Guardini, nato a Verona nel 1885 ma vissuto in Germania, nella cui
lingua comporra' le sue opere e ove morira' (a Monaco) nel 1968. Di questo
autore, un tempo molto popolare e ora un po' dimenticato, Giulio Colombi
ripropone l'opera piu' celebre, Il Signore (Vita e Pensiero - Morcelliana,
2005, pp. 756, euro 27), introdotta da una premessa utile e limpida di
Giacomo Canobbio. Il sottotitolo recita: "Riflessioni sulla persona e sulla
vita di Gesu' Cristo". E' significativo che queste "riflessioni" nascano
dalla predicazione di Guardini che, prima di essere docente, era soprattutto
sacerdote e uomo di spiritualita'. Il pensiero, allora, si coniuga col
"cuore"; l'analisi dei testi evangelici si trasforma in contemplazione del
mistero cristologico; la figura che emerge non e' quella di un maestro ma e'
l'icona del "Signore" che trascende la storia in cui pure egli e' radicato,
unendo in se' - come dice l'ultima sezione - tempo ed eternita'.

3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL GENNAIO
2006
[Dal mensile "Letture", n. 623, gennaio 2006, col titolo "Il Concilio
Vaticano II e' ancora lettura viva"]

L'8 dicembre 1965, dopo 4 periodi di convocazione, 9 sessioni pubbliche, 168
assemblee generali e l'approvazione di 16 documenti (divisi in 4
costituzioni, 9 decreti e 3 dichiarazioni), si concludeva con Paolo VI il
Concilio Vaticano II, annunziato al mondo il 25 gennaio 1959 da Giovanni
XXIII che l'aveva aperto solennemente l'11 ottobre 1962, dopo una lunga fase
preparatoria.
A distanza di 40 anni da quella conclusione appare in traduzione italiana
una straordinaria testimonianza sbocciata all'interno dell'evento stesso,
quasi in presa diretta, senza le mediazioni paludate dell'ufficialita': si
tratta del Diario del Concilio del domenicano Yves Congar (1904-1995), uno
dei maggiori teologi cattolici del Novecento, creato cardinale da Giovanni
Paolo II nel 1994 (traduzione di Dorino Tuniz, San Paolo, 2005, vol. I: pp.
539, vol. II: pp. 524, euro 109).
L'opera e' articolata in due tomi che coprono rispettivamente gli anni
1960-'63 e 1964-'66: si ha, quindi, la possibilita' di seguire l'antefatto e
le prime fasi conciliari e di coglierne la parte finale e i frutti
immediati. Quando si inizia a leggere queste pagine, spesso frementi, sempre
acute e sincere, talora scritte con la penna intinta nell'inchiostro dello
sdegno, non si riesce piu' a distaccarsene, tanto esse sono ricche di
informazioni ma anche di passione.
Oltre a quella della lettura continua, c'e' un'altra via per accostare
questo documento importante - da taluni appaiato (forse con qualche eccesso)
alla Storia del Concilio di Trento di Paolo Sarpi (personalmente sarei piu'
incline a instaurare un parallelo, pur nella diversita', con le Lettere
Romane di Ignaz von Doellinger sul Vaticano I) - ed e' quella di scorrere
l'indice dei nomi citati nel diario. Ci sono proprio tutti, dai massimi ai
minori e ai quasi ignoti che veleggiavano nell'aula di San Pietro o nelle
vicinanze romane, ciascuno con la sua posizione teorica e la sua funzione,
tutti sottoposti al giudizio di un osservatore penetrante come Congar che
era anche un artefice di consigli, un elaboratore di bozze, un tessitore di
contatti, sempre sostenuto dall'ardore della sua fede per Cristo e dal suo
amore per la Chiesa. Curioso e' il giudizio su un testo dell'allora vicario
capitolare di Cracovia Karol Wojtyla (I, p. 423), presentato a Congar per
una verifica piuttosto impietosa. Ma la figura di questo vescovo polacco
cresce nella considerazione del teologo francese e un suo intervento viene
accompagnato da questa nota sorprendente: "Wojtyla fa una grandissima
impressione. La sua personalita' si impone. Da essa emana un fluido,
un'attrattiva, una certa forza profetica molto calma ma irresistibile" (2
febbraio 1965; II, p. 259). Grande rilievo ha anche il giovane teologo
tedesco Joseph Ratzinger citato una quarantina di volte, accanto ai grandi
protagonisti: vescovi come Ancel, Bea, Charne, Carlo Colombo, Felici,
Garrone, Koenig, Ottaviani, Suenens e Willebrands, e teologi come Danielou,
Moeller, Philips, Rahner, Tromp.
Particolarmente toccante e' la lunga pagina del 7 dicembre 1965, scritta
alla vigilia della cerimonia conclusiva del Concilio: "Guardando
oggettivamente le cose, ho lavorato molto per preparare il Concilio, per
elaborare e diffondere le idee che il Concilio ha consacrato. Anche durante
il Concilio ho lavorato molto. Potrei quasi dire che plus omnibus laboravi
(e' una citazione di 1 Corinzi 15, 10), ma questo non sarebbe sicuramente
vero... Mi sono sforzato di fare bene (?) quello che mi veniva chiesto... Al
Concilio sono stato coinvolto in molti lavori, ben oltre un influsso
generico di presenza e di parola".
Una testimonianza eccezionale, dunque, da non perdere per conoscere dal vivo
e nel cuore un evento che ha segnato la cattolicita' moderna.
*
Il deposito della fede
Fatta questa doverosa commemorazione di un evento ecclesiale cosi'
importante, ritorniamo alla trama tradizionale che regge questa rubrica,
risalendo come sempre alla sorgente delle Scritture Sacre. Nella preziosa
collana delle Paoline "I libri biblici" appare ora il commento alle due
Lettere a Timoteo e alla Lettera a Tito a cura dell'esegeta siciliano Paolo
Iovino (2005, pp. 303, euro 28). Nell'ultimo decennio non sono mancati
commentari in italiano, originari o tradotti, a queste "lettere pastorali"
(C. Marcheselli-Casale presso le Dehoniane, H. Merkel e L. Oberlinner,
entrambi editi da Paideia); quello di Iovino ha una sua originalita'
soprattutto nell'introduzione che adotta un metodo "induttivo", fondandosi
gia' sul testo di questi scritti considerati come "deutero-paolini" ed
evitando cosi' considerazioni astratte e troppo didascaliche.
E', quindi, nel corpo vivo testuale che egli isola la "concentrazione
tematica" di queste opere: il loro scopo e' la lotta all'"eresia" e ai
"falsi dottori" che la propugnano. Non per nulla la parola greca didaskalia
("dottrina, insegnamento") risuona ben 15 volte sulle 21 dell'intero Nuovo
Testamento, cosi' come e' esclusivo di queste lettere il termine paratheke,
ossia il "deposito" della fede autentica da custodire. A questa componente
dottrinale, sviluppata in forma spesso polemica, si orientano tutte le
proposte teologiche e morali dei tre scritti. Scritti che vengono esaminati
anche nella loro "espressione tematica", cioe' nella loro forma letteraria:
oltre all'identificazione della struttura, e' interessante l'acuta analisi
"estetica" i cui esiti non hanno funzione meramente formale ma anche
sostanziale (vedi, ad esempio, 1 Timoteo 3, 16 e Tito 3, 4-7). Questa
suggestiva testimonianza di un Paul apres Paul, per usare il bel titolo di
un saggio di Yann Redalie', riesce a dimostrare l'intensita' e
l'originalita' dell'inculturazione cristiana in comunita' ecclesiali della
diaspora giudeo-ellenistica dell'Asia minore.
Stando sempre in quest'ambito, si puo' far salire alla ribalta un soggetto
particolarmente forte. Gian Luca Potesta' e Marco Rizzi offrono il primo
tomo di un trittico dedicato a L'Anticristo (Fondazione Valla - Mondadori,
2005, pp. 582, euro 27), un tema che e' inchiodato nella mente di tutti
secondo connotati apocalittico-escatologici, forse anche con una tinta di
provocazione alimentata dal celebre omonimo scritto di Nietzsche (1894). E
invece la categoria neotestamentaria dell'antichristos, che appare 5 volte
solo nella Prima (2, 18-22; 4, 3) e Seconda (1, 7) Lettera di Giovanni,
inizialmente non ha nessun valore escatologico ma semplicemente
eresiologico, incarnando appunto la perversione della genuina dottrina
cristologica, perversione perpetrata nella negazione della divinita' di
Cristo e della sua incarnazione.
Sara' con Ireneo di Lione nel II secolo che avverra' la svolta attraverso
l'introduzione di una nuova fisionomia escatologica assegnata
all'Anticristo. Essa avra' negli autori successivi diverse tipologie: ad
esempio, per Ippolito l'Anticristo e' il Messia atteso dagli Ebrei. Poi
diverra' Nerone redivivo e si aggregheranno motivi apocalittici (soprattutto
con Vittorino di Petovio e Commodiano) e la svolta impressa da Ireneo e
sostenuta da Tertulliano acquistera' profili inediti e, per questa via,
l'Anticristo sara' il Nemico per eccellenza che anima la lotta degli ultimi
tempi (Origene, Cipriano, Lattanzio, oltre ai citati Vittorino e
Commodiano). La storia di questa categoria simbolica proseguira' oltre il IV
secolo a cui approda questo primo libro e i successivi volumi avranno lo
scopo di illustrare questo filo rosso ininterrotto che generera' visioni e
speculazioni, deliri e simboli fino al Medio Evo, facendo dell'Anticristo il
nodo in cui s'avvinghiano tutte le incarnazioni del male, in una sorta di
Cristo capovolto e di nadir infernale.
*
Col potere, con la cultura
Al IV secolo, a cui giunge il primo volume di Potesta' e Rizzi, appartiene
anche l'interessante documento dello storico palestinese Eusebio di Cesarea
(265-339/40) tradotto per la prima volta in italiano da Marilena Amerise: e'
l'Elogio di Costantino (Paoline, 2005, pp. 265, euro 24). In realta', si
tratta di due discorsi tenuti dal famoso storico della Chiesa, sostenitore
dell'imperatore: egli, che aveva provato l'angoscia delle persecuzioni di
Diocleziano, vedeva nell'avvento di Costantino la mano stessa della
Provvidenza che liberava e proteggeva i suoi fedeli. Il primo e' un elogio
pronunziato nel 335 in occasione del trentennale di regalita' di Costantino
ed e' un modello di teologia politica: il re e' visto come immagine e
imitazione di Dio del quale dev'essere "amico", coltivando le virtu', fino a
diventare un "altro Cristo", come lo erano i martiri e i santi. Il secondo
discorso detto "regale" e' pronunciato in occasione della dedicazione delle
basiliche gerosolimitane, sempre nel 335, ed e' piuttosto un'apologia con
cui, esponendo la dottrina cristiana nel linguaggio tipico della filosofia
greca, se ne vuole esaltare la razionalita' e la sintonia coi grandi valori
della cultura classica.
Ora, questo tentativo di dialogo tra fede e cultura ebbe un antesignano nel
filosofo ebreo alessandrino Filone. Con la cura di Roberto Radice e la
collaborazione di Giovanni Reale, Clara Kraus Reggiani e Claudio Mazzarelli,
vengono raccolti in un monumentale tomo Tutti i trattati del Commentario
allegorico alla Bibbia di Filone d'Alessandria (Bompiani, 2005, pp. 1946,
euro 38). Col testo greco a fronte, con una vera e propria "monografia
introduttiva" di 160 pagine, con un ricco apparato di note e a un prezzo
incredibilmente basso, si offre la possibilita' non solo di studiare i 19
trattati di esegesi ed ermeneutica biblica del maestro alessandrino, ma
anche di scoprire la radice sistematica di quel metodo "allegorico" che
ispirera' l'esegesi patristica cristiana e che permettera' a Filone di
interloquire con l'orizzonte della cultura pagana. E hanno ragione i
curatori dell'opera quando affermano che "senza Filone non si comprenderebbe
storicamente e teoreticamente l'evoluzione del pensiero occidentale".

4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL FEBBRAIO
2006
[Dal mensile "Letture", n. 624, febbraio 2006, col titolo "Dizionari e
sussidi strumenti preziosi"]

Il mese di gennaio, che abbiamo appena lasciato alle spalle, e' notoriamente
un periodo di magra editoriale, avendo le case editrici esploso tutte le
loro cartucce durante la fase prenatalizia nella quale anche un pubblico
cosi' allergico alla lettura com'e' quello italiano s'azzarda a varcare la
soglia di una libreria almeno per cercare una strenna. E', allora, dal vasto
bacino bibliografico di dicembre che facciamo emergere una serie di titoli
interessanti. Inizieremo con un trittico di strumenti da tenere a portata di
mano per la consultazione.
Partiamo col prezioso Dizionario terminologico-concettuale di scienze
bibliche e ausiliarie, frutto di un lungo scavo tematico, metodologico e
lessicale dell'esegeta salesiano slovacco Jozef Heriban (Las - Libreria
Ateneo Salesiano, 2005, pp. 1.495, euro 65). E' arduo anche solo far
balenare la ricchezza di questo sussidio scandito da oltre tremila voci: vi
si potra' scoprire la spiegazione limpida e precisa anche per il termine
tecnico esegetico piu' astruso (ad esempio "obelo"), ma si troveranno pure
le categorie teologiche fondamentali, i generi letterari e gli autori, le
questioni ermeneutiche e quelle testuali, i vari libri biblici e si
giungera' anche alle minuzie estreme (come ad esempio, i puncta
extraordinaria). Una sezione a se' stante, intitolata "Dizionario di termini
grammaticali", e' cosi' puntuale e doviziosa da trasformarsi in una sorta di
grammatica "alfabetica" dell'ebraico e del greco. Per non parlare degli
undici "allegati" finali, dell'imponente bibliografia, dei cinque indici...
Monumentale (anche a livello ponderale) e' pure il secondo strumento che
proponiamo, il Dizionario critico di teologia, nato in Francia sotto la
guida di Jean-Yves Lacoste e rivisitato da Piero Coda e vari collaboratori
per l'edizione italiana (Borla - Citta' Nuova, 2005, pp. 1545, euro 160).
Qui di scena sono tutti i soggetti teologici, colti nel loro nucleo ideale
cosi' come esso si e' costituito a livello dinamico attraverso i percorsi
storici; si evocano, inoltre, i grandi attori del pensiero teologico, a
partire dal primo in ordine alfabetico, Abelardo, per approdare ovviamente a
Zwingli; si inseguono anche tutti i movimenti teologici, non perdendo di
vista pero' certi inattesi corollari (come, per esempio, le voci
"Letteratura" e "Musica"). La legione di studiosi convocati all'allestimento
di quest'opera ha obbedito sostanzialmente a tre prospettive metodologiche,
cosi' da esorcizzare il rischio dell'eterogeneita' e della dispersione: il
contrappunto tra rivelazione e ontologia (cioe' tra fides et ratio), tra
verita' e storia (e, quindi, tra sincronia e diacronia) e, infine, tra
tradizione e progresso (ossia tra strutture fondamentali e novita').
Eccoci al terzo sussidio dal titolo simbolico, Fontes (San Paolo, 2005, pp.
703, euro 42). Luis Martinez e Pier Luigi Guiducci infilano in queste
pagine - seguendo la trama cronologica - 107 "Documenti fondamentali di
storia della Chiesa", sottoponendoli a vaglio storiografico. Si parte dalla
nascita della stessa Chiesa nel giorno di Pentecoste secondo il celebre
racconto degli Atti degli Apostoli (2, 1-13) e si giunge al recentissimo
passato con un testo di Giovanni Paolo II sulla purificazione della memoria
storica ecclesiale, passando attraverso quattro fasce temporali: il periodo
antico, l'era medievale, l'eta' moderna, la fase contemporanea. Si
configura, cosi', una sorta di originale storia della Chiesa ove emergono,
certo, gli interventi gerarchici ma affiora anche la testimonianza dei
fedeli; alla luce della vita e della dottrina dei santi s'intreccia anche la
tenebra delle colpe e delle prove negative offerte dalla cristianita'; i
rapporti con la politica s'associano ai fenomeni di inculturazione o di
rigetto.
*
Campioni di teologia
A questo punto, stando sempre su tomi sostanziosi (non solo
qualitativamente), proponiamo un'incursione nel corpo vivo della teologia
attraverso due figure esemplari. L'Ottocento cattolico ha visto brillare
l'astro di John Henry Newman (1801-1890), prima anglicano, poi cattolico,
sacerdote e persino cardinale. Che la sua tempra mentale fosse di altissima
qualita' appare gia' nei suoi Scritti filosofici che Michele Marchetto
introduce, traduce e commenta, offrendo anche il testo inglese a fronte
(Bompiani, 2005, pp. 1787, euro 38). Il filo conduttore dei tre ampi saggi -
tra i quali si distinguono i famosi Quindici sermoni all'universita' di
Oxford - e' retto da una serie di interrogativi che gia' s'affacciano sulla
teologia: quali sono le ragioni che governano l'assenso di fede? Qual e' la
certezza propria del credere? Come la "logica del cuore" s'accorda con la
"logica di carta" dell'argomentazione? Puo' la "personalita'" e la
soggettivita' dell'adesione di fede coesistere con una certezza assoluta? E
cosi' via in un'instancabile e originale oscillazione tra ragionevolezza
(che non si identifica con una sbrigativa e supponente "razionalita'") e
fede libera e creativa.
Ora, il terzo di questi scritti s'intitola Saggio a sostegno di una
grammatica dell'assenso, piu' noto semplicemente come Grammatica
dell'assenso. Ebbene, sotto questo titolo, a cura di Bruno Gallo e con una
introduzione di Luca Obertello, esso appare contemporaneamente in una
edizione a se' stante (Jaca Book, 2005, pp. 415, euro 38), destinata a
coloro che vorranno fermarsi solo su questa che e' forse l'opera piu'
celebre di Newman, vera e propria summa del suo itinerario speculativo.
Pubblicato nel 1870, si propone come uno scavo radicale nella realta' per
coglierne il senso primario e finale che paradossalmente ci indirizza oltre
l'essere e l'esistere verso un fondamento trascendente.
Come scrive Obertello nella sua raffinata e acuta premessa, siamo di fronte
a un "manifesto del metodo naturale del pensare" che si trasforma pero'
nella "semplicita' e nello stupore dell'infanzia spirituale", risalendo alla
sorgente stessa della realta', la' dove esistere e conoscere, credere e
comprendere "si congiungono in un misterioso e saldissimo connubio".
Ora e' la volta dell'altro teologo, l'affascinante Hans Urs von Balthasar
(1905-1988), astro della teologia del Novecento. La Jaca Book, sotto la
direzione di Elio Guerriero, sta pubblicando tutte le Opere del teologo
svizzero e ora e' giunta al primo e piu' famoso dei suoi cinque Saggi
teologici. Il titolo e' emblematico, Verbum Caro (traduzione di Giulio
Colombi, 2005, pp. 287, euro 26). Il saggio e' simile a un dittico la cui
prima tavola e' occupata da questioni radicali di teologia fondamentale
(Verbo, Scrittura, Tradizione; Verbo e storia; Parola di Dio in parole umane
e cosi' via). La seconda, invece, punta su temi di taglio ecclesiologico ma
secondo un'originalita' che era stata messa in luce da don Divo Barsotti
gia' nella sua premessa alla prima edizione italiana dell'opera, curata
dalla Morcelliana nel 1968: "Il divorzio della teologia e' qui superato. In
questo libro la teologia e' contemplazione, e' preghiera". Gia' si
intuiscono in questo saggio i fremiti di quel pensiero straordinario che
sarebbe fiorito nel grandioso capolavoro della Gloria.
*
Tra miracoli e scienza
Nell'ultima parte di questa nostra carrellata bibliografica vorremmo
elencare - attraverso semplici segnalazioni - alcuni testi di interesse
teologico o pastorale piu' diretto. Partiamo dall'argomento sempre piu'
"inquietante" del miracolo.
Oltre all'intrigante Disputa sui miracoli tra il filosofo scozzese David
Hume e il vescovo anglicano John Douglas (la cui recensione compare su
questo numero di "Letture" a pag. 47), citiamo un approfondito e ampio
studio attuale sul Miracolo e legge naturale di Luciano Baccari (Urbaniana
University Press, 2005, pp. 319, euro 18,50).
E' difficile riassumere questa analisi intensa e coerente, ma il cuore del
discorso e' nell'identificazione di due metodi conoscitivi che non sono
alternativi, anche se nettamente distinti: da un lato, c'e' il percorso che
punta verso l'oggettivita' dell'essere; d'altro canto, si delinea invece una
via che s'inoltra nell'esistenza e nella sua unicita'. Entrambi ci conducono
a scoprire il duplice volto della realta' che e' in se' unitaria. Indagine
religiosa che isola il miracolo e verifica scientifica che appella alla
legge naturale si rivelano come due angoli di visuale che cercano di
penetrare l'essere e l'esistere.
Ma il tema del miracolo ha alla base un discorso piu' esperienziale, anche
se non privo di un suo spessore teorico. E' cio' che sviluppa in modo
limpido, essenziale e vitale un famoso chirurgo, Ignazio R. Marino, in
Credere e curare (Einaudi, 2005, pp. 113, euro 8). Il titolo gia' denota la
qualita' dell'approccio che coinvolge la competenza medica e la missione
umana, la tecnica terapeutica e l'incontro personale col paziente, la
medicina e la spiritualita', la scienza e la fede (quando essa e' nel
corredo umano del medico).
Un bel libretto, quindi, grondante di umanita', di esperienza, di
riflessione e di interrogazione esistenziale, che ci permette di passare a
un altro volumetto di taglio funzionale, anch'esso contrassegnato da un
titolo esplicito, Dall'aborto all'eutanasia (Gribaudi, 2005, pp. 99, euro
6,50). Le voci sono diverse: c'e' il filosofo che definisce il perimetro
ideologico generale, il giurista che interroga il diritto nel suo
codificarsi storico attorno a temi che pero' hanno anche valenze morali,
destinate a coinvolgere il moralista e il bioeticista. Naturalmente non
manca la voce del medico di fronte all'eutanasia prenatale e a quella
terminale, cosi' come si leva anche l'appello della spiritualita' e si
propone pure la forte "esperienza dall'interno" di un volontario tra i
malati di cancro. Il tutto inquadrato da un noto genetista, il gesuita
Angelo Serra. Le domande che si agitano sono tante e molte rimangono aperte,
spingendo il lettore a continuare la sua ricerca anche oltre queste pagine.

5. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL MARZO 2006
[Dal mensile "Letture", n. 625, marzo 2006, col titolo "Tempo di Quaresima
tempo di meditazione"]

Il mese di marzo coincide tradizionalmente con la Quaresima, tempo di
meditazione della Parola divina, perche' "non di solo pane vive l'uomo ma di
ogni parola che esce dalla bocca di Dio", come replica Gesu' al Tentatore,
citando il Deuteronomio (Matteo 4, 4). Eccoci, allora, con la proposta di
qualche testo di approfondimento biblico.
Originale e intenso e' il dialogo che si intesse tra il pastore e teologo
Paolo Ricca e la giornalista radiofonica Gabriella Caramore attorno
all'Evangelo di Giovanni (Morcelliana, 2005, pp. 302, euro 20). Nato da una
fortunata rubrica di Radio Tre, "Uomini e profeti", questo colloquio si
avvale di un'intervistatrice di grande finezza e intelligenza (aveva ragione
Oscar Wilde, quando diceva che "per fare le domande vere ci vuole un genio")
e di un teologo che sa intrecciare acutezza e trasparenza, rigore esegetico
e passione interpretativa.
Tre sono i percorsi, destinati a esaltare le componenti strutturali di un
Vangelo affascinante ma arduo: i dialoghi, i "segni" (una sorta di "teologia
del gesto"), la rivelazione che si annoda attorno a quella proclamazione
dalle iridescenze bibliche "Io sono...". Ma in queste traiettorie si
scoprono tante sfaccettature del mistero di Cristo, a partire dalla radicale
proclamazione dell'Incarnazione che Ricca riesce a illustrare in modo
creativo attraverso il ricorso a Etty Hillesum e alla sua curiosa locuzione
"aiutare Dio".
Di tutt'altro taglio e' il commento a due scritti neotestamentari un po'
"emarginati": Gilberto Marconi, infatti, affronta la Lettera di Giuda e la
Seconda Lettera di Pietro (Dehoniane, 2005, pp. 229, euro 19,60) secondo i
canoni del metodo esegetico storico-critico. Perche' unire questi due testi,
contrassegnati da una pseudonimia apostolica (sono opere piuttosto tarde
all'interno della letteratura neotestamentaria)? La risposta s'impone da
se': sui 25 versetti di Giuda ben 19 si ritrovano in 2 Pietro, attestando
una dipendenza di quest'ultima dalla prima, senza pero' che si possa parlare
di coincidenza tematica. Infatti le differenze stilistiche, il genere
letterario (la 2 Pietro e' un "testamento"), lo stesso uso degli apocrifi
giudaici (in particolare Enoch), i soggetti proposti rivelano originalita' e
diversita' che questo accurato commento permette di scoprire, svelando al
lettore non poche sorprese.
La terza e ultima opera di approfondimento biblico che vogliamo proporre e'
di un esegeta di Lovanio, Andre' Wenin, e s'intitola L'uomo biblico
(traduzione di Elena Di Pede, Dehoniane, 2005, pp. 207, euro 17). Due sono
gli itinerari che reggono il saggio. Il primo e' di indole nettamente
analitica ed esegetica e s'impegna con pagine bibliche di sommo rilievo come
Genesi 1-3; 4 e 11 ed Esodo 14 e 20. Si tratta di testi capitali per
elaborare un'antropologia biblica autentica. S'individua, cosi', la figura
di un uomo segnato dalla categoria "relazione" che lo pone in rapporto con
l'alterita' divina e umana; emerge una creatura marcata dalla liberta'
inviolabile ma posta in confronto col precetto divino. Si prepara, cosi', il
secondo percorso, quello di indole piu' sintetica, proteso a sciogliere
l'enigma della violenza, a penetrare il mistero della vita, a illustrare il
fenomeno della profezia, a individuare il nesso tra fede e giustizia.
*
Tre utili strumenti
A questo punto riserviamo uno spazio a se' stante a una trilogia di
strumenti di ricerca e di catechesi. Il primo e' un semplice ma accattivante
ritratto cristologico approntato dal salesiano Gaetano Brambilla, che
ricompone dieci Volti di Gesu' (Elledici, 2005, pp. 183, euro 14), basandosi
non solo sui passi neotestamentari, ma anche affidandosi ad altrettante
opere d'arte, dal Medioevo al Rinascimento. Certo, i Vangeli non ci offrono
il minimo appiglio per ricostruire il viso di Gesu'; eppure abbondano nello
svelamento dell'interiorita' di quel volto e del suo mistero. L'arte non ha
fatto altro che dar visibilita' a questa intimita' cristica ed e' suggestivo
ritrovarne i lineamenti attraverso le "letture" di Brambilla che con queste
immagini aiuta la contemplazione, la catechesi e la preghiera.
Il secondo volume e' uno strumento in senso stretto: curato da Jacques Potin
e Valentine Zuber, ecco il Dizionario dei monoteismi (traduzione di Romeo
Fabbri, Dehoniane, 2005, pp. 473, euro 49). Articolato a trittico secondo le
tre religioni, l'ebraica, la cristiana e l'islamica, il volume riesce a
contemperare le esigenze di individuare le voci teologiche portanti delle
singole confessioni con la necessita' di offrire le informazioni specifiche
storiche, rituali, culturali. Cosi', ad esempio per l'ebraismo c'e' il lemma
"alleanza" ma anche havdalah; per il cristianesimo, accanto a "Paolo di
Tarso" si spiega anche chi e' il "pope"; per l'islam, a un'ampia voce sulla
sua "storia" si associano puntuali spiegazioni di termini spesso equivocati,
come gihad e shari'a. Significativo e' il triplice identico rimando al Dio
che e' "uno solo" (Deuteronomio 6, 4; 1 Corinzi 8, 6; sura 112, 1-4).
Il terzo sussidio che proponiamo e' solo una tappa - la sesta - di un
percorso iniziato anni fa con la serie Testi mariani del secondo millennio,
subentrato ai quattro tomi dedicati ai Testi mariani del primo millennio.
Col primo volume della serie si era partiti dai secoli XI e XII; col sesto,
curato da Stefano De Fiores e Luigi Gambero, si giunge agli Autori moderni
dell'Occidente (secoli XVIII-XIX) (Citta' Nuova, 2005, pp. 848, euro 72). Si
tratta di un florilegio, ampiamente introdotto e commentato, di testi di 31
autori del Settecento e di 40 dell'Ottocento: accanto a figure minori,
svettano personalita' come Luigi M. Grignon de Montfort, Massillon,
Muratori, Alfonso M. de' Liguori, Fichte, Kierkegaard, Rosmini, Antonio M.
Claret, Giovanni Bosco, Scheeben, Newman, Teresa di Lisieux, Gemma Galgani.
Il progetto comprende in tutto otto volumi: attendiamo con particolare
interesse gli ultimi due dedicati ai contemporanei e alla poesia e prosa
letteraria. Un modo molto nuovo per ricomporre l'insonne presenza della
madre di Cristo nella storia teologica e culturale dell'Occidente e
dell'Oriente cristiano.
*
Versi mistici e diabolici
Riserviamo lo spazio che abbiamo ancora a disposizione a una carrellata
all'interno di una galleria di figure cristiane. Partiamo dall'archetipo,
Cristo, con una curiosa sequenza di ritratti desunti dalla poesia italiana
del Novecento, curata da Giovanni Battista Gandolfo e Luisa Vassallo, Icona
dell'invisibile (Ancora, 2005, pp. 156, euro 15). Sono convocati in queste
pagine tutti i grandi nomi - da Betocchi a Caproni, da Gozzano alla
Guidacci, dalla Merini a Montale, da Palazzeschi a Pascoli, dalla Pozzi a
Quasimodo, da Rebora a Testori, da Turoldo a Ungaretti, tanto per citare
qualche nome emblematico - ma non mancano anche figure significative della
cultura contemporanea, capaci di comporre, ciascuno a suo modo, una sorta di
lauda cristologica.
Per contrasto ecco, a cura di Alessandro Paronuzzi, il Diabolus in fabula
(Ancora, 2005, pp. 208, euro 13) una sorprendente esposizione di volti di
Satana, disegnati in pagine ora sulfuree ora drammatiche ora ironiche, a
partire dal Giobbe biblico e dall'Inferno dantesco per inseguire quasi tutti
i grandi della letteratura occidentale, attratti da quell'ombra di Dio,
nonostante si confessi con Fritz Zorn che "del diavolo si sa pochissimo".
D'altronde Gide - qui non convocato - confessava: "Non credo nel diavolo; ma
e' proprio quello che il diavolo spera: che non si creda in lui".
Lasciamo l'antitesi emblematica Cristo-Satana e inoltriamoci nei secoli
cristiani, selezionando solo pochi personaggi. Ecco, per l'era patristica,
Ilario di Poitiers col suo Commento ai Salmi/1 curato da Antonio Orazzo
(Citta' Nuova, 2005, pp. 473, euro 29): e' in assoluto il primo, sistematico
(anche se incompleto) studio latino sul Salterio, elaborato tra il 364 e il
367 su un'evidente base origeniana (cosa che determino' il giudizio severo
di san Girolamo, ammiratore del maestro alessandrino). Questa dipendenza,
che ci permette di sapere non poco sull'opera di Origene andata in
prevalenza perduta, non e' pero' pedissequa; anzi, in questi 58 "trattati"
(di cui ora e' offerta una prima porzione) si riesce a ricostruire
l'impianto teologico del vescovo di Poitiers nei suoi snodi trinitari,
cristologici, ecclesiologici e soteriologici, favoriti dall'esegesi
allegorica origeniana adottata.
*
I due volti di Lutero
Passiamo, poi, all'importante collana delle "Opere scelte" di Lutero che ora
giunge ai numeri 12 e 13 con due testi molto interessanti, paralleli tra
loro eppur divergenti, entrambi datati 1520: La cattivita' babilonese della
chiesa, a cura di Fulvio Ferrario e Giacomo Quartino (Claudiana, 2005, pp.
368, euro 24) e La liberta' del cristiano a cura di Paolo Ricca (Claudiana,
2005, pp. 295, euro 20), col testo latino (e tedesco) a fronte.
Il primo e' uno scritto turgido e vigoroso di impronta polemica, basato su
un esame critico sistematico dell'intera sacramentaria cattolica, vista come
imprigionata nell'impianto filosofico aristotelico e nell'autoritarismo
dogmatico. Il titolo si riferisce ai tre "asservimenti" dell'eucaristia
sotto una sola specie per i fedeli, nella dottrina della transustanziazione
e nella messa intesa come "opera buona" e "sacrificio".
Diverso e', invece, il secondo scritto, molto piu' "ecumenico", redatto col
desiderio di gettare acqua sul fuoco dopo la bolla Exsurge Domine (qui
citata in appendice) che intimava la ritrattazione al riformatore, pena la
scomunica. Significativa al riguardo e' la lettera che Lutero indirizza al
"beatissimo padre Leone", il papa Leone X, definito come "Daniele a
Babilonia", cioe' un giusto prigioniero della Curia romana, "Babilonia o
Sodoma, di una empieta' assolutamente depravata, disperata e conclamata". Il
cuore del trattato e' in quella celebre affermazione: "Un cristiano e' un
libero signore sopra ogni cosa, e non e' sottoposto a nessuno. Un cristiano
e' un servo zelante in ogni cosa, e sottoposto a ognuno".
Il tema della liberta' sara' capitale nel pensiero luterano ma non tanto nel
senso di autonomia del soggetto quanto piuttosto come adesione esclusiva
alla parola di Dio.
*
Dalla Russia con fede
Concludiamo, ancora in spirito ecumenico, con un cenno soltanto al bel
profilo che Nynfa Bosco ha abbozzato del filosofo e profeta visionario russo
Vladimir Solov'ev (Messaggero, 2005, pp. 159, euro 12,50), antesignano
dell'unita' dei cristiani, ma anche del dialogo con la modernita'.
Nemico di ogni integralismo ma anche del nichilismo, egli vede
nell'Incarnazione l'anima per ricostruire un'umanita' sociale e morale,
giusta e libera, pur nella concretezza della storia. Si legga in particolare
il capitolo illuminante sulla "teurgia, una filosofia dell'amore e
dell'arte" (pp. 65-90).

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 230 del 16 settembre 2008

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