Voci e volti della nonviolenza. 229



==============================
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 229 del 15 settembre 2008

In questo numero:
1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose
(parte ottava)
2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del giugno-luglio
2005
3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'agosto-settembre
2005
4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'ottobre 2005
5. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del novembre 2005

1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI
RELIGIOSE (PARTE OTTAVA)

Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla
rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso
teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture".

2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL
GIUGNO-LUGLIO 2005
[Dal mensile "Letture", n. 618, giugno-luglio 2005, col titolo "La fede in
cammino tra liturgia e 'secolo'".
Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista,
ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di
grande valore]

Il rito non e' solo uno dei cardini del fenomeno religioso, ne e' anche la
sorgente del fascino e dell'efficacia. Verso la liturgia converge l'intera
"secolarita'" col tempo (il calendario liturgico), con lo spazio (il
tempio), con la societa' (tradizioni religiose), col folclore (devozione).
Il rischio e' quello che la "laicita'" si dissolva in un sacralismo
onnicomprensivo: "Questo tempio e' il mio paese e io non ne conosco altri",
esclamava il sommo sacerdote nell'Atalia di Racine. Oppure che, per
reazione, si crei un'antitesi radicale tra sacro e profano, con la
costituzione di un secolarismo altrettanto radicale. L'equilibrio da
raggiungere e' delicato ed e' solo in una "santita'" autentica, morale ed
esistenziale che il sacro non si irrigidisce e non si isola ma penetra e
feconda il mondo profano senza annientarlo nella sua specifica identita'.
*
Temporalita' del sacro
Questa lunga premessa e' destinata a illustrare la selezione bibliografica
che ora proporremo. Iniziamo con due volumi di taglio generale. Il primo
s'intitola Antropologia e religioni ed e' una serie di sondaggi condotti da
Adriana Destro (Morcelliana, 2005, pp. 232, euro 21) sui sistemi e sulle
strategie che la religione elabora nell'orizzonte dell'individuo e dei
gruppi sociali. Ed e' appunto in questa raggiera di interazioni, che
comprende anche il corpo, la scrittura, le identita' e i conflitti, che un
ampio spazio di analisi e' riservato sia ai "dispositivi rituali" (tra
l'altro, offrendo anche una panoramica degli approcci alla "teoria del
rituale") sia ai "fattori sistemici del procedimento rituale", riflessione
quest'ultima fondamentale per comprendere anche la stessa identita' della
religione, come ha insegnato Rene' Girard.
E' invece a piu' voci, coordinate da Natale Spineto, l'analisi che viene
condotta sul tempo sacro nell'opera collettiva Interrompere il quotidiano
(Jaca Book, 2005, pp. 214, euro 18). Siamo di fronte a una categoria
decisiva nei vari modelli religiosi: e' ad essa che si possono ricondurre
spesso le loro caratteristiche diversificanti e imputare alcune peculiarita'
(si pensi solo al mito e alla festa e alla "destorificazione del tempo"). Si
tratta, quindi, di argomenti saporosi che qui, tra l'altro, vengono
idealmente posti all'insegna della dottrina del grande storico delle
religioni Mircea Eliade, a cui e' dedicata l'ultima parte della silloge con
una serie di puntuali saggi su alcuni nodi del suo pensiero, tra i quali
appunto quello sul "tempo storico e tempo mitico".
Possiamo, a questo punto, restringere il nostro orizzonte e, vista la
connessione col tema del tempo, segnalare un altro volume collettivo piu'
semplice e forse non proprio omogeneo. Dieci voci interpellate in forma di
intervista, ad opera del Servizio nazionale per il progetto culturale della
Chiesa italiana, rispondono sul tema Il tempo della festa (San Paolo, 2005,
pp. 146, euro 14). I colloqui, che toccano temi anche marginali, non
vogliono offrire un disegno coerente su un tema pur centrale quanto
piuttosto proporre spunti, stimoli e divagazioni ai fini del soggetto posto
a emblema del Congresso eucaristico nazionale, appena celebrato a Bari,
ossia la domenica, "senza la quale non possiamo vivere", come confessavano
gli antichi martiri di Abitene in Tunisia.
Ben piu' specifico e rigoroso e', invece, il commento al Levitico di
Giovanni Deiana (Paoline, 2005, pp. 364, euro 27), un libro biblico tra i
meno letti proprio per la minuziosa normativa rituale e sacrale che ne
sostanzia le pagine. Di fronte a descrizioni sacrificali accuratissime, a
liturgie complesse, a codici sacrali che spaziano in tutti i settori
dell'esistenza e della societa', compreso il regime alimentare, si puo'
crollare stremati e stupirsi che ci possano essere commenti come quello
americano di Jacob Milgrom, che a questo terzo libro della Bibbia ha
riservato tre grossi tomi per un totale di ben 2.714 pagine! Quello di
Deiana, esegeta sardo docente a Roma, e' invece ben piu' sobrio, eppure si
rivela di una profondita' e di una preziosita' indubbia. Pur nel rigore di
un'analisi specifica, il suo e' lo sforzo continuo di mostrare come la
sacralita' e la ritualita' siano epifania esteriore di un'autentica risposta
interiore al Dio presente in mezzo al suo popolo. L'equilibrio da
raggiungere e' quello tra il limite umano e il peccato, da un lato, e la
santita' e la purita', dall'altro, irradiate da Dio. Una santita' che il
Signore esige dal fedele che con lui convive nel tempo e nello spazio.
La spiritualita' cristiana premera' ulteriormente il pedale in questa
direzione, collocandosi nella linea profetica, per una piena
"esistenzialita'" del culto e lo fara' delineando progressivamente una sua
liturgia. Essa e' studiata nelle sue strutture fondanti dal manuale di
Giorgio Bonaccorso La liturgia e la fede (Messaggero, 2005, pp. 270, euro
16). L'opera e' a dittico: nella prima parte si tracciano i percorsi
interpretativi proposti nel secolo scorso da autorevoli studiosi come Casel,
Dalmais, Vagaggini, Festugiere, Guardini e cosi' via e culminati nella
riforma del Concilio Vaticano II; nella seconda tavola si disegna un profilo
della scienza liturgica nella sua anima teologica, puntando su quei nodi che
costituiscono l'anima del culto, ossia l'esperienza religiosa, il linguaggio
simbolico e l'azione rituale, naturalmente secondo la prospettiva cristiana.
Una prospettiva che si restringe ulteriormente col saggio Il culto cristiano
di Ermanno Genre (Claudiana, 2004, pp. 259, euro 19,50) perche' in esso ci
si interessa del protestantesimo che spesso e' stato critico nei confronti
di una ritualita' cosi' sontuosa com'e' quella adottata dalle altre Chiese
cristiane. Le pagine, non di rado vivaci, di questo volume si premurano di
ricostruire per sommi capi la storia del culto nelle sue varie iridescenze;
ma la vera originalita' comincia a p. 91 allorche' vengono presi in
considerazione gli elementi costitutivi del culto riformato (riti di
apertura, Parola, Cena, polifonia) e quando si allarga l'orizzonte verso
l'interdisciplinarieta' della scienza liturgica con gli altri saperi umani e
verso nuove istanze come le connessioni tra liturgia e terapia,
globalizzazione, informatica, ma anche tra liturgia e diaconia, giustizia ed
etica.
*
Spinti verso la Bibbia
E ora, nello spazio conclusivo che ci rimane, alcune segnalazioni che
affrontano generi diversi. Quello biblico innanzitutto, col rimando a un
suggestivo sussidio metodologico, Motivare alla Bibbia, di uno studioso
tedesco noto anche in Italia, Gerd Theissen (traduzione di Franco Bassani,
Paideia, 2005, pp. 315, euro 26,20). Le domande sottese a questo saggio
riguardano la didattica: perche' insegnare la Bibbia? Come farlo? Quale
progetto e quale selezione proporre? Come isolare i motivi fondamentali
della fede biblica? E' significativo che quest'opera, nata sul campo di
un'esperienza di insegnamento, non si preoccupi solo di una lettura
"kerygmatica" della Scrittura o del suo uso in sede ecumenica e
interreligiosa ma anche della sua funzione piu' generale di "via
all'autocomprensione dell'uomo".
Piu' tradizionalmente esegetico e', invece, il commento del gesuita Daniel
J. Harrington a Il Vangelo di Matteo (traduzione di Giovanni Vischioni,
Elledici, 2005, pp. 384, euro 30), anche se l'ottica interpretativa e' di
taglio "ebraico": e' noto, infatti, che Matteo si situa proprio da questo
angolo di visuale, dovuto anche alla sua matrice e ai destinatari della sua
opera, per presentare e comprendere la figura di Gesu'. Ci pare, allora,
interessante allegare a questo volume due altri testi che ci accontentiamo
solo di citare. Da un lato, c'e' il libretto preparato da un famoso studioso
ebreo del cristianesimo, David Flusser (1917-2000), dedicato alla ricerca de
Le fonti ebraiche del cristianesimo delle origini (traduzione di Roberto
Tonetti, Gribaudi, 2005, pp. 80, euro 7,50). Lo scritto e' divulgativo ed
essenziale ma offre un ritratto pertinente non solo del Gesu' "nato sotto la
legge" (Galati 4, 4) ma anche delle radici ebraiche del cristianesimo.
D'altro lato, in modo piu' articolato Michel Remaud delinea i contatti tra
Vangelo e Tradizione rabbinica (traduzione di Romeo Fabbri, Dehoniane, 2005,
pp. 205, euro 16,10). Il suo procedimento si affida a una sequenza di passi,
figure, simboli, prospettive evangeliche, comprensibili solo se illuminate
dal fondale giudaico in cui sono immersi. Ma, giunti al termine del nostro
itinerario, vorremmo approdare a due sbocchi testuali del tutto differenti,
anche se legati al filo universale della spiritualita'.
*
Esempi d'amore
Il primo e' un classico della mistica musulmana: e' quell'indimenticabile
Diwan di al-Hallaj, il celebre martire crocifisso dell'Islam, morto a
Baghdad nel 909 (a cura di Alberto Ventura, Marietti 1820, 2005, pp. 134,
euro 12). E' l'immersione in un gioiello poetico che diventa incandescente
per la fede e l'amore che in esso sono racchiusi: "Il Tuo Spirito s'e'
impastato col mio, come l'ambra col muschio odoroso. Se qualcosa Ti tocca,
mi tocca: non c'e' piu' differenza, perche' Tu sei me".
L'altro testo classico e', invece, squisitamente cristiano: si tratta del
celebre Commento al Magnificat di Lutero (a cura di Dino Manzelli,
Servitium, 2005, pp. 132, euro 11). Al centro dell'esegesi luterana c'e' il
tema della grazia che in Maria trova il terreno libero per sbocciare in modo
supremo. E' l'occasione per ritrovare non solo lo spirito dell'inno di Maria
ma anche per riprendere su una base solida il dialogo ecumenico. E come
conclude Lutero, "Cristo ce lo conceda per l'intercessione e la volonta'
della sua diletta madre Maria".

3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI
DELL'AGOSTO-SETTEMBRE 2005
[Dal mensile "Letture", n. 619, agosto-settembre 2005, col titolo "Un
dizionario italiano per leggere la Bibbia"]

Lo scrittore ottocentesco francese Theophile Gautier suggeriva ai poeti di
leggere solo il vocabolario, "l'unico libro degno d'esser letto da un
poeta". Il consiglio, al di la' del suo aspetto paradossale, vale per ogni
disciplina o arte: la proprieta' del linguaggio e la conoscenza dei
contenuti delle parole e dei temi rende ogni ricerca e ogni elaborato
corretto e pertinente. E' il caso anche dello studio biblico: l'Italia ha
gia' un'ampia lista di dizionari biblici, nella maggior parte dei casi
tradotti da lingue straniere. Ora ne segnaliamo uno di confezione nazionale
e ancora "in fieri".
Si tratta del Dizionario del Nuovo Testamento di Giuliano Vigini che giunge
al suo secondo volume (il primo e' apparso lo scorso anno) comprendente le
lettere "b" e "c" (Paoline, 2005, pp. 179, euro 13,50). I concetti
fondamentali, le parole chiave, le espressioni caratteristiche ma anche i
nomi propri e comuni neotestamentari sono presentati in modo nitido e
sostanzioso. Cosi', accanto a categorie capitali come "canone", "Cristo"
(che si articola in ben 35 lemmi specifici), "battesimo", "beatitudini", si
hanno anche rimandi piu' particolari a voci come "cronologia", "bacio",
"banca", "Bodmer" o "chenice" (unita' di misura di aridi, presente solo in
Apocalisse 6, 6).
*
Testimonianze preziose
Passiamo, seguendo il filo diacronico, dalla Bibbia alla letteratura
cristiana antica. Testimone indiretto dell'era apostolica e' Papia, vescovo
di Hierapolis di Frigia, la cui Esposizione degli oracoli del Signore, a noi
giunta in 26 frammenti, e' ora riproposta in modo esemplare da Enrico
Norelli (Paoline, 2005, pp. 596, euro 34). Si tratta di informazioni su
Gesu' e sui suoi discepoli e sugli evangelisti provenienti dalla prima
generazione cristiana, naturalmente da vagliare anche per determinare
l'evoluzione di queste stesse memorie e del messaggio cristico primordiale.
Famoso e' il ritratto di Marco, "interprete di Pietro, che mise per iscritto
con esattezza, non pero' con ordine, tutto cio' che era stato detto o fatto
dal Signore". Queste e altre informazioni sono attribuite a un non meglio
precisato "presbitero" che alcuni hanno ritenuto fosse l'evangelista
Giovanni.
Secoli dopo, secondo modalita' analoghe, alcuni discepoli decisero di
raccogliere l'insegnamento di un loro maestro: siamo nel IV sec. in Egitto e
Didimo il Cieco tiene le sue Lezioni sui Salmi (Paoline, 2005, pp. 898, euro
58), mentre i suoi allievi prendono nota. Quelle esegesi orali trascritte e
diffuse nel VI-VII sec. sono state ritrovate nelle cave di Tura, a una
dozzina di chilometri a sud-est del Cairo, nel 1941 e sono ora riproposte
tradotte dal greco e commentate da Emanuela Prinzivalli. L'esegesi didimea
va dal Salmo 20 (21) al 44 (45) ed e' condotta secondo i canoni
dell'interpretazione allegorica alessandrina che ebbe il suo capofila in
Origene. Interessante e' l'interconnessione con le domande degli alunni che
rende vivace il testo, anche a costo di deviare il piano del discorso, per
altro fitto di ammiccamenti storico-esistenziali.
*
Un folle amore per Dio
Negli stessi anni in cui si scrivevano i papiri di Tura, cioe' nel VII sec.,
nel monumentale monastero giustinianeo di Santa Caterina al Sinai viveva
Giovanni Climaco. Il suo soprannome deriva dal titolo della sua opera piu'
celebre, in greco Klimax, ossia La Scala, che ora Luigi D'Ayala Valva ci
propone in versione italiana (Qiqajon, 2005, pp. 552, euro 30). Sulla base
dell'immagine biblica del sogno di Giacobbe (Genesi 28, 12) si delinea una
ascesa-ascesi attraverso 30 gradini per giungere all'abbraccio
dell'intimita' divina. La salita e' ardua, fatta di charmolype, cioe' di
"gioiosa tristezza", irradiata di luce e intrisa di lacrime. Ma - come
accadra' per la Salita al monte Carmelo di Giovanni della Croce - l'esito
finale e' esaltante: "Beato chi prova per Dio un desiderio cosi' grande
quanto quello di un folle innamorato per la propria amata".
Giovanni Climaco ci ha trasferiti nell'orizzonte della mistica. Qui ci viene
incontro nel Seicento una figura poco nota, Daniel Czepko, giurista,
politico, scienziato e teologo, con la sua Sapienza mistica (a cura di Marco
Vannini e Giovanna Fozzer, Morcelliana, 2005, pp. 227, euro 14). Nel
volumetto sono tradotti i Sexcenta Monodisticha Sapientum, ossia i 600
distici tedeschi in versi martelliani che Czepko pubblico' nel 1655,
proponendo una modalita' espressiva e tematica che raggiungera' il suo apice
nell'amico e conterraneo (Slesia) Angelus Silesius, autore di quel
capolavoro che e' Il pellegrino cherubico, disponibile in versione italiana
con testo tedesco a fronte nelle edizioni San Paolo (1992). La lettura di
questi 600 epigrammi e' tutt'altro che agevole, anche se emerge sempre la
forte temperie spirituale: "Lucente e chiaro e' il sole. Mille volte mille/
l'anima di piu', poich'e' raggio, spirito di Dio".
La scia mistica riesce a striare tutti i secoli fino ai tempi apparentemente
cosi' banali in cui siamo immersi. Ecco, allora, una voce molto cara ai
lettori d'Occidente, anche se spesso impregnata di tonalita' "orientali": e'
 il trappista statunitense Thomas Merton (1915-1968) la cui autobiografia
spirituale - anch'essa modellata su una ascesa -, La montagna dalle sette
balze, fu un best-seller di straordinario fascino e influsso. Il piu'
importante degli interpreti di Merton, William H. Shannon, presenta ora
l'ultimo libro del famoso mistico, L'esperienza interiore (traduzione di
Paolo Pellizzari, San Paolo, 2005, pp. 259, euro 15,50). Esso ha al centro
una domanda capitale che sempre ha inquietato i mistici: che cos'e' la
contemplazione? L'opera, a prima vista eterogenea, sottoposta a varie
stesure dal 1959 alle soglie della morte, rimane un tentativo di risposta a
quel quesito, nella consapevolezza che si tratti di un'esperienza non solo
cristiana ma universale, anima della fede ma anche dell'esistenza
quotidiana.
Certo e' che in Merton, come in altri scrittori spirituali e in tanti santi,
ci si imbatte in una grammatica della mente che non corrisponde ai canoni
della logica formale e della stessa vicenda storica. E' cosi' che il noto
studioso della psiche Vittorino Andreoli ha voluto investigare il nesso tra
Follia e santita' (Marietti 1820, 2005, pp. 359, euro 15). La "follia della
croce" da metafora della fede puo' trasformarsi in sindrome della mente? La
santita' non e' forse un optare per un'"anormalita'" rispetto ai luoghi
comuni e al "buon senso" codificato? Non e' forse vero che nell'antichita' i
confini tra follia e sacralita' non erano cosi' netti? Queste e altre
domande intrigano il lettore di queste pagine mentre scorrono davanti ai
suoi occhi figure come Gemma Galgani, Caterina da Siena, Bernardo,
Francesco, Maria Goretti, Maria Bertilla Boscardin, Giuseppe Moscati,
Giovanni Calabria. L'approccio e', certo, psicologico, ma, pur nelle
distinzioni e nelle distanze, puo' interagire con quello teologico.
Stando nell'orizzonte spirituale ma venendo ai nostri giorni, vorremmo
riservare un cenno al libro di Renato Corti, vescovo di Novara, La Chiesa a
servizio della nuova ed eterna alleanza (Libreria Editrice Vaticana, 2005,
pp. 250, euro 13,50). In queste pagine sono raccolte le meditazioni degli
esercizi spirituali predicati davanti alla Curia romana lo scorso febbraio,
gli ultimi del pontificato di Giovanni Paolo II che in quei giorni iniziava
l'estremo e sofferto tratto della sua esistenza terrena. Anche se proposte
da un'angolatura particolare, queste riflessioni, che hanno al centro
l'eucaristia e si allargano alla Chiesa, potrebbero diventare un testo di
meditazione per tutti coloro che vogliono ritrovare una spiritualita' non
sentimentale ed eterea ma ben fondata teologicamente.
*
Fede e scienza, distinte
Siamo ora alla solita appendice di semplici citazioni. Vorremmo dare spazio
al rapporto tra scienza e fede segnalando innanzitutto il prezioso studio di
Mauro Pesce, L'ermeneutica biblica di Galileo e le due strade della teologia
cristiana (Edizioni di Storia e Letteratura, 2005, pp. 240, euro 28). Al
centro c'e' una serrata analisi delle due lettere che Galileo invio'
all'abate Benedetto Castelli (1613) e a Cristina di Lorena (quest'ultima e'
un vero e proprio trattato) a cui segue un profilo dell'influsso che questi
scritti ebbero nel successivo dibattito sulla distinzione tra verita'
scientifica e verita' teologica. Un testo, quindi, storico eppur attuale,
considerando quanto sia ancor oggi vivo e irrisolto quel dibattito.
Sempre nello stesso ambito del nesso tra scienza e teologia, ecco un altro
contributo di grande utilita' offerto dal sacerdote e antropologo Fiorenzo
Facchini sul tema a cui ha dedicato ampi studi scientifici e divulgativi,
quello del rapporto tra creazione ed evoluzione: E l'uomo venne sulla terra
(San Paolo, 2005, pp. 151, euro 11). Il profilo scientifico e' accompagnato
da un'attenta interazione col discorso teologico per dimostrare in modo
limpido e puntuale quanto sia insensato creare tensioni tra creazione ed
evoluzione, purche' siano ben definiti gli specifici perimetri e prospettive
di ricerca.

4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'OTTOBRE
2005
[Dal mensile "Letture", n. 620, ottobre 2005, col titolo "Apocalisse, una
Fine senza catastrofe"]

L'esegesi biblica italiana - fino a non molti anni fa considerata come una
sorta di succedaneo della paludata accademia tedesca o francese - sta
rivelando alcune sorprese di qualita'. Una testimonianza significativa e'
rappresentata dalla collana "I libri biblici" delle Paoline, una serie di
commentari all'intera sequenza dei 73 scritti del Primo e del Nuovo
Testamento che ha finora coperto 15 libri sacri. L'ultimo e' il commento di
Giancarlo Biguzzi all'Apocalisse (Paoline, 2005, pp. 476, euro 28), un testo
che corona un'incessante ricerca che questo biblista di Cesena ha dedicato a
un'opera da lui stesso comparata a una sfinge o a una cittadella da
assediare.
Il lettore non contento dello stereotipo catastrofistico, che ha
imprigionato i 22 capitoli di questo scritto affascinante e abbacinante in
un recinto esoterico, riuscira' non solo a risolvere i suoi interrogativi,
anche i piu' curiosi (come quelli sulla celebre simbologia numerica che
percorre l'opera), ma soprattutto potra' cogliere l'impianto letterario e
teologico che regge e domina la scena. Al centro non c'e' tanto una
clamorosa fine del mondo ma piuttosto la rivelazione di un fiducioso fine
verso cui la storia umana e' condotta sotto la guida di Dio e del
Cristo-Agnello. Questa guida non ignora e non elide la presenza ardente del
male, incarnato in simboli grandiosi come quelli della Bestia e della
Babilonia imperiale, ma la contrasta fino a svelare a una Chiesa in crisi
interna e in depressione esteriore a causa delle persecuzioni la meta
ultima, simbolicamente dipinta nella finale visione della Gerusalemme nuova.
Introduzione, versione, commento sezione per sezione, excursus tematici,
sintesi conclusiva e un lessico biblico-teologico convergono verso una
teologia della storia che mantiene tutto il suo rilievo anche ai nostri
giorni che oscillano tra la flaccidita' della fede delle comunita' e
l'eccitazione fondamentalista di certi movimenti. La voce di Giovanni di
Patmos, accuratamente interpretata e meditata, puo' rivelarsi un prezioso
strumento di autocomprensione e di rinnovamento anche per l'oggi.
*
Patristica: due sorprese
Fermiamoci qui per l'orizzonte biblico e trasferiamoci nella storia della
tradizione cristiana. Nell'orizzonte patristico che riserva sempre sorprese,
anche per la sua vastita' e molteplicita' (e per la relativa selva
bibliografica), selezioneremo due "chicche" originali.
La prima riguarda un personaggio che gode di cattiva fama perche' caduto
sotto i colpi implacabili del sommo Agostino: si tratta del monaco
britannico (ma vissuto a Roma nel IV sec.) Pelagio la cui dottrina,
esasperata e deformata dai discepoli, fu appunto osteggiata con veemenza dal
vescovo di Ippona e fu condannata da papa Zosimo nel 418. L'opera che noi
ora presentiamo e', invece, meno coinvolta nel dibattito "pelagiano" tra
grazia divina e opere umane, perche' tocca il tema della compatibilita' tra
la sequela di Cristo e il possesso delle ricchezze: il titolo latino era De
divitiis, che il curatore italiano dell'opera, il compianto Carlo Scaglioni,
rende con un piu' esplicito e didascalico Puo' un cristiano essere ricco?
(Servitium - Citta' Aperta, 2005, pp. 248, euro 15). Siamo, quindi, in
presenza di un trattato di taglio morale che affronta, pero', un tema
evangelico rilevante, approfondendolo con vigore e con un rigore un po'
radicale, ma anche introducendo una distinzione significativa tra il ricco
cupidamente attaccato alle sue molte risorse e colui che invece le investe
per le necessita' sociali e le opere di carita', accontentandosi di vivere
col sufficiente.
Di impostazione morale e' anche l'altro trattato che vogliamo segnalare,
opera di un altro autore originale, l'anacoreta Evagrio Pontico,
contemporaneo di Pelagio (morira' nel 399 nel deserto egizio). Valerio
Lazzeri cura di questo autore il suo Antirrhetikos, ossia la raccolta di
"confutazioni, repliche" alle argomentazioni sataniche, attribuendogli un
titolo anche in questo caso piu' "decifrabile", Contro i pensieri malvagi
(Qiqajon, 2005, pp. 192, euro 12). Aperto da un'ottima introduzione di un
importante esperto di Evagrio, Gabriel Bunge, il volume e' strutturato -
dopo un ampio prologo - in un ottonario di logoi o discorsi. Ciascuno di
essi ha lo scopo di allestire una batteria di citazioni bibliche commentate
(in tutto sono 498), destinate appunto a controbattere a otto tentazioni
sataniche, corrispondenti in pratica a quelli che successivamente diverranno
con qualche ritocco i sette vizi capitali: ingordigia, fornicazione,
avarizia, tristezza, ira, accidia, vanagloria e superbia. Si forgia, cosi',
una sorta di scudo per arginare "i dardi brucianti" del nemico diabolico; ma
al tempo stesso si ha l'erezione di una santa paratia che permetta all'anima
pura e serena di dedicarsi alla contemplazione e alla preghiera.
*
Nient'altro che la verita'
Lasciamo l'orizzonte glorioso dei primi secoli cristiani e avviamoci verso
quel Medioevo che una stolida vulgata ha bollato come epoca oscura e chiusa.
Per smentire questo luogo comune basterebbe solo accostarsi all'opera che
ora proporremo. E' una proposta per volonterosi e ardimentosi: non so quanti
riusciranno a seguirci, ma forse potra' bastare un sondaggio nello
sterminato tomo di san Tommaso d'Aquino Sulla verita' (Bompiani, 2005, pp.
2.302, euro 39) per rimanerne abbacinati. A offrirci una grandiosa
introduzione, una nitida traduzione con testo latino a fronte e un
sostanzioso apparato di sommari analitici e' Fernando Fiorentino
dell'Universita' di Lecce. Egli si muove con una straordinaria competenza in
questo piccolo oceano testuale fatto di 29 "questioni" (il titolo originario
era Quaestiones disputatae de veritate) suddivise in 253 articoli,
accompagnati da 2.317 obiezioni e 861 argomenti a cui replicano 2.271
risposte e 193 contro-argomentazioni! Il tema, come e' facile intuire, e'
capitale, e' quello che da sempre tormenta la filosofia e che ha in queste
pagine una definizione divenuta giustamente celebre: Veritas est adaequatio
rei et intellectus, la verita' e' l'adeguazione della realta' e
dell'intelletto.
Come si diceva, puo' anche bastare per i meno attrezzati e arditi un
semplice sondaggio in queste pagine e se ne uscira' forse storditi ma
certamente ammirati, tenuti costantemente sul filo di una logica tagliente e
stringente: "Una cosa naturale, posta tra due intelletti, e' detta vera
secondo l'adeguazione all'intelletto divino, nella misura in cui realizza
cio' a cui e' ordinata dall'intelletto divino... Invece, una cosa e' detta
vera secondo l'adeguazione all'intelletto umano, in quanto e' di natura tale
da rendere vero il giudizio riguardo ad essa". Una nota un po' provocatoria:
anche se non abbiamo mai consigliato libri "d'arredo", in questo caso
faremmo volentieri un'eccezione perche' avere in libreria questo volume,
anche se non servira' a voi, potrebbe essere prezioso per altri, anche
perche' il costo - come accade per tutta questa importante collana del
"pensiero occidentale" di Bompiani - e' incredibilmente basso.
Di questa collana, anche col rischio di sconfinare rispetto al genere tipico
di queste nostre segnalazioni, vorremmo suggerire un saggio critico divenuto
ormai un "classico". E' quel La Stoa che Max Pohlenz pubblico' nel 1959 in
tedesco e che ora e' tradotta da Ottone De Gregorio, presentata da Giovanni
Reale e annotata da Beniamino Proto (Bompiani, 2005, pp. 1041, euro 32).
Perche' proponiamo questo studio mirabile sul pensiero stoico greco? Proprio
perche' la sua analisi ci svela non solo un sistema filosofico ma anche un
movimento spirituale che ebbe un vigoroso confronto-dialogo col
cristianesimo, in particolare con san Paolo (nascera' persino un apocrifo
epistolario tra Seneca e l'Apostolo) e con la prima letteratura cristiana
(Giustino, Ireneo, Clemente Alessandrino, Origene, Tertulliano, Lattanzio
fino ad Agostino), ma anche col giudaismo ellenistico e lo gnosticismo. La
Stoa, infatti, era pensiero e arte di vivere, morale e domanda di senso, era
ricerca di pace interiore e del mistero dell'uomo e della trascendenza.
*
Tutto in una coppa
Sulla scia di questo sconfinamento, concludiamo con uno scritto che tocca la
fede solo per tangenza. Dopo le tante fanfaluche allegramente propinate a
una folla di lettori di bocca buona dal Codice da Vinci di Dan Brown, ecco
un'impeccabile e affascinante edizione de Il libro del Graal di Robert de
Boron, curata da Francesco Zambon sul migliore dei due manoscritti che ce
l'hanno conservato, l'E. 39 della Biblioteca Estense di Modena (Adelphi,
2005, pp. 343, euro 18). E' questo il testo fondatore della leggenda del
calice dell'ultima cena, usato da Giuseppe d'Arimatea per raccogliere il
sangue di Cristo crocifisso, trasferito poi in Gran Bretagna ove servira' da
nodo simbolico per il ciclo dei cavalieri della Tavola Rotonda, con re
Artu', Merlino e Perceval.
La trilogia narrativa che qui viene offerta e che risale agli inizi del
Duecento e' appunto dominata dal trittico di Giuseppe d'Arimatea, di Merlino
e di Perceval, il terzo e ultimo custode del Graal. Ma il filo conduttore di
questa epopea, che risale al borgognone Robert de Boron, e' di colore
teologico perche' vuole proporre una rilettura della storia della salvezza,
ibridata con spezie esoteriche e rivelazioni misteriche.

5. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL NOVEMBRE
2005
[Dal mensile "Letture", n. 621, novembre 2005, col titolo "Una splendida
serie di profili d'autore"]

Nell'incessante e vasta produzione bibliografica di taglio religioso
vorremmo questa volta introdurci per reperire materiale adatto ad allestire
una sorta di galleria di ritratti. I profili abbozzati in varie
pubblicazioni recenti sono molteplici: noi cercheremo di selezionarne alcuni
distribuendoli lungo l'arco cronologico. Iniziamo con l'Introduzione a
Basilio il Grande di Claudio Moreschini (Morcelliana, 2005, pp. 116, euro
12). La definizione di "Grande" attribuitagli dalla tradizione bizantina e'
piu' che motivata dalla statura teologica e pastorale di questo vescovo di
Cesarea, fratello di un altro importante Padre cappadoce, Gregorio di Nissa,
nato nel 330 e morto nel 379.
Il profilo intreccia biografia, testimonianza e teologia, anche perche'
Basilio e' stato un personaggio capace di fondere l'impegno di vescovo
(significativo il suo patrimonio di omelie e di scritti ascetici) con quello
di pensatore che doveva confrontarsi con l'arianesimo e con le questioni
trinitarie. Interessanti in questo saggio sono il capitolo dedicato alle
opere di spiritualita', che hanno di mira non solo il "monaco" ma anche il
cristiano autentico (famose sono le sue Regole che codificano la vita
comunitaria, modellata sul codice evangelico, ampiamente delineato nei
Moralia che sono un'antologia di testi biblici), e quello sul rapporto tra
cristianesimo e cultura classica: qui bisognerebbe consigliare la lettura
del Discorso ai giovani, in cui Basilio tenta di integrare il messaggio
morale classico piu' nobile nello stesso percorso della formazione
cristiana.
Un autoritratto e', invece, quello che delinea un altro Padre cappadoce,
Gregorio di Nazianzo nella sua Autobiografia (ossia il Carmen de vita sua),
tradotto e commentato da Francesco Trisoglio col testo greco a fronte
(Morcelliana, 2005, pp. 247, euro 18). Personalita' complessa e fin
tormentata, certamente il piu' geniale e originale dei Padri di quel secolo,
il IV, e dell'Oriente cristiano, nei 1.949 versi di questo carme Gregorio
svela non solo le vicende che lo condurranno all'episcopato ma anche il suo
dramma interiore che lo spingera' spesso a fuggire fino al ritiro definitivo
nella solitudine. La bella traduzione, l'inquadratura generale e le ampie
note riescono a rendere non solo trasparente ma anche fragrante questo primo
esperimento di "Confessioni", affidato alla sincerita' e alla finezza della
poesia.
*
Un maestro per tutti
Cambiamo epoca e persino religione per presentare il ritratto che Simon
Schwarzfuchs delinea di Rashi, il maestro del Talmud (traduzione di Antonio
Tombolini, Jaca Book, 2005, pp. 123, euro 14). Il nome e' in realta'
l'acronimo di Rabbi Shlomo ben Yitzhaq, nato a Troyes in Francia nel 1040 e
morto nel 1105, dopo un'esistenza spesa nello studio della Torah e delle
tradizioni giudaiche. Il suo commento al Talmud divenne una stella polare
per l'ebraismo non solo medievale, mentre i suoi scritti biblici furono un
testo di riferimento anche per la teologia cristiana, soprattutto per i
cosiddetti "maestri di San Vittore" (Ugo, Andrea, Riccardo), giu' giu' fino
a Lutero e ai traduttori inglesi della Bibbia di re Giacomo. Un maestro di
esegesi, quindi, ma anche un originale poeta liturgico per il culto
sinagogale (si leggano gli esempi suggestivi proposti nelle pp. 81-82).
*
Il "terzo" Bellarmino
Ritorniamo nell'alveo cristiano, ma questa volta della Chiesa d'Occidente,
trasferendoci nella tormentata eppur feconda epoca della Riforma protestante
e della Controriforma cattolica. La personalita' che si erge sopra ogni
altra in quell'epoca e' indubbiamente il cardinale gesuita Roberto
Bellarmino (1542-1621). Al suo pensiero, intimamente intrecciato con la sua
biografia pastorale ed ecclesiale, dedica un poderoso saggio Franco Motta,
Bellarmino. Una teologia politica della Controriforma (Morcelliana, 2005,
pp. 682, euro 42). L'opera, che esige un laborioso impegno di lettura, va
oltre gli stereotipi del gelido teologo, gestore di una verita' necessaria e
immutabile (chi non ricorda il Galileo di Brecht?), oppure del santo devoto.
La solenne architettura di questo studio vuole scoprire il "terzo volto" di
questo personaggio che incarno' la Controriforma ma che fu anche
l'imprescindibile interlocutore di tutta la cultura del suo tempo. Il metodo
bellarminiano, che Motta cerca di isolare e di dimostrare all'interno di uno
spettro bibliografico sterminato, si articola nel trinomio
verita'-legge-coscienza e si configura come una teologia politica, ossia una
"teorizzazione del nesso gerarchico tra ordine della trascendenza e ordine
dell'immanenza che governa le forme della vita collettiva".
Altrettanto impegnativo e' l'altro ritratto che proponiamo, anche se il
personaggio e' decisamente diverso e molto meno noto: Francesco Tomasoni
studia Christian Thomasius (Morcelliana, 2005, pp. 302, euro 24), nato a
Lipsia nel 1655 e morto nel 1728. Filosofo, teologo e giurista protestante,
aveva iniziato la sua attivita' battendosi contro le deviazioni del diritto
con la tortura e i processi per eresia o contro le streghe, anticipando
alcuni temi che sarebbero poi esplosi con l'Illuminismo. La sua opera, di
netta impronta eclettica, procede incrociando saggistica e pubblicistica,
filosofia e storiografia, teologia e diritto, oscillando sia verso l'estremo
di una particolare razionalita' affidata all'esaltazione dello spirito, e la
polemica nei confronti di un certo cristianesimo ma anche del
cartesianesimo, sia verso il polo opposto di una mistica colorata di
pietismo, incline a sfiduciare le stesse certezze razionali. Una figura,
quindi, significativa per comprendere il percorso non univoco che segnera'
la riflessione filosofico-teologica del Settecento.
*
Fratelli, gesuiti, teologi
L'ultima sala della nostra ideale galleria di ritratti e' dedicata, invece,
a personaggi del Novecento. Qui facciamo avanzare due fratelli, entrambi
gesuiti e teologi, che hanno lasciato - sia pure a livelli diversi -
un'impronta decisiva nel pensiero cristiano del secolo scorso. Si tratta di
Hugo e Karl Rahner ai quali Karl H. Neufeld aveva dedicato gia' un decennio
fa un dittico di grande efficacia e accuratezza (traduzione di Giuseppe
Reguzzoni, San Paolo, 1995, pp. 629). Ora noi puntiamo la nostra attenzione
sul fratello piu' celebre Karl perche' nel centenario della nascita,
celebrato lo scorso anno, ha visto rinnovare l'interesse nei confronti del
suo sistema teologico. Cosi', sotto il coordinamento di Ignazio Sanna,
appare ora un bilancio dell'Eredita' teologica di Karl Rahner (Lateran
University Press, 2005, pp. 340, euro 26), sia per quanto concerne le
prospettive da lui aperte (una per tutte, la famosa "svolta antropologica")
sia per le problematiche sollevate e perlustrate dal teologo tedesco.
A questa operazione si impegnano sedici studiosi di diversa estrazione che
puntano verso alcune dimensioni particolari, come quella spirituale e
pastorale, della riflessione rahneriana, oppure quella della sua ricezione
nella teologia italiana. In questa linea merita una lettura il "ritratto
inedito" approntato da Milena Mariani, Credo perche' prego (Ancora, 2005,
pp. 168, euro 13), destinato a illustrare l'intensa temperie spirituale (fin
mistica) che pervadeva questo "alemanno taciturno", com'era stato definito
per il suo carattere burbero. Sotto questa scorza, che si rifletteva anche
nell'arduo dettato dei suoi scritti, pulsava invece una esistenza orientata
a Dio e sostenuta dal filo d'oro costante della preghiera.
Rimaniamo, allora, nello stesso terreno sia geografico sia spirituale e
facciamo emergere ancora una volta (lo abbiamo fatto gia' in passato) il
volto di Dietrich Bonhoeffer, il famoso teologo protestante martire per
ordine di Hitler nel 1945. Di lui, in un elegante album, vengono offerte ora
alcune "meditazioni dal carcere" sotto il titolo Chi sono io? (traduzione di
Manuel Kromer, Claudiana, 2005, pp. 43, euro 10). Questo titolo era stato
scelto da Bonhoeffer per una sua poesia - Wer bin ich? - che qui apre
un'antologia di testi brevi, intensi e spesso commoventi che ricamano una
risposta di fede di fronte a quella domanda capitale. Infatti, "chiunque
sia, Tu mi conosci, Tuo sono io, o Dio".
E sulla scia di questa risposta chiudiamo la nostra ideale galleria con la
figura di una donna "filosofo", una "eremita errante", come l'ha definita
Cacciari: la spagnola Maria Zambrano.
Alla ricerca della sua interiorita', segnata dalle stimmate ideali di Teresa
di Gesu' e di Giovanni della Croce, ci guida in un libro dal genere di
difficile classificazione una carmelitana, Cristiana Dobner, Dalla penombra
toccata dall'allegria (Ocd, 2005, pp. 221, euro 16). Si penetra, cosi', fino
al cuore della ricerca della Zambrano, in quella razon poetica che non era
un sapere esclusivo del pensiero ma un appannaggio dell'anima, capace di
coniugare ragione e passione, lucidita' intellettuale e trasporto emotivo,
mente e viscere, acqua e fuoco, penombra e luce.
Si chiude qui il nostro itinerario in mezzo a figure note e marginali che,
pero', hanno "inciso una ferita nei campi della consuetudine", per usare una
bella espressione della poetessa ebrea tedesca Nelly Sachs. Una ferita
necessaria e salutare, simile a quella cantata dalla Bibbia per il Messia
sofferente: "per le sue piaghe noi siamo stati guariti" (Isaia 53, 5).

==============================
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
==============================
Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 229 del 15 settembre 2008

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it