Minime. 579



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 579 del 15 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. La corruzione
2. Viterbo nelle mani di "Aeroporti di Roma"? No, grazie
3. Mariella Gramaglia: Donne in India
4. Lorenzo Ferrero: Gyorgy Ligeti
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. LA CORRUZIONE

E' stata tale la corruzione di coloro che durante il governo Prodi da
pacifisti che erano si convertirono in guerrafondai e complici degli
stragisti, in militaristi e violatori dell'articolo 11 della Costituzione,
che ancora oggi, che pur il governo Prodi non c'e' piu', continuano ad esser
complici della guerra afgana, delle stragi afgane, della partecipazione
italiana a quella guerra, a quelle stragi.
Dove si vede a quale abisso tragga il machiavellismo degli stenterelli:
avendo pensato che per far incetta di prebende ministeriali il sacrificio di
qualche migliaio di esseri umani innocenti (e intendiamo gli assassinati,
che' se calcolassimo le vittime di ferite e mutilazioni, delle infinite
violenze e devastazioni e della conseguente miseria che la guerra comporta,
allora le vittime sono milioni) fosse un prezzo accettabile, ebbene, questi
messeri non solo sono diventati complici e servi della guerra quando
governava Prodi ma anche adesso che governa Berlusconi: e prova ne e' il
perdurare della loro indifferenza, del loro silenzio, della loro omerta'
dinanzi alle quotidiane stragi della guerra afgana di cui il nostro paese e'
tuttora corresponsabile.
*
I piu' ipocriti e protervi di loro cercano oggi addirittura di dar ad
intendere di non esser stati proprio complici della guerra ieri: ma sono
smascherati dai fatti, a tal punto che continuano ad esserne complici ancor
oggi, cosi' come ieri lo furono con piena coscienza quando invece di premere
affinche' il governo di allora rispettasse la legalita' costituzionale e
facesse cessare la complicita' italiana nei massacri afgani, ne sono stati
allora - e ne sono oggi - non solo complici ma roboanti propagandisti, non
solo complici ma magniloquenti giustificatori, i piu' subdoli e infami dei
complici, i complici che pretendevano e pretendono di poter avallare e
sostenere l'omicidio di massa di esseri umani di cui la guerra consiste e
insieme proclamarsi per la pace, o addirittura "nonviolenti". A tale
perdizione essi giunsero.
Cosi' profonda e' questa corruzione che non uno dei tanti ciarlatani e lor
seguaci che ancora nel 2003 urlavano slogan poi rivelatisi palesemente non
meditati come "no alla guerra senza se e senza ma" e che appena i loro
partiti o i loro finanziatori o i loro compagni di merende andarono al
governo si metamorfosarono da egregi saltimbanchi in sostenitori della
prosecuzione della guerra afgana e del riarmo e della militarizzazione, non
uno di costoro oggi spende una parola per dire che quella guerra e quei
massacri sono tali, e che e' illegale e criminale che l'Italia a questo
immane crimine continui a prender parte; non uno muove un dito per
contrastare la guerra e le stragi che continuano e continuano, fiumana
infinita di sangue, di cui il nostro paese continua e continua ad esser
corresponsabile, assassino tra assassini, terrorista tra terroristi.
C'era una volta in Italia, e c'e' ancora, la "Tavola della pace": ma forse
oggi meglio sarebbe chiamarla diversamente.
C'erano una volta in Italia, e ci sono ancora, tante sedicenti associazioni
per la pace: ma forse oggi meglio sarebbe chiamarle diversamente.
C'erano una volta in Italia, e ci sono ancora, tanti sedicenti costruttori
di pace: ma forse oggi meglio sarebbe chiamarli diversamente.
*
Cosa vorremmo chiedere a quel vasto arcipelago che una volta fu il pacifismo
italiano?
Che si guardi allo specchio, che si faccia un esame di coscienza, che
rinsavisca infine, e che dica a se stesso ed a tutti:  "In quei due anni in
cui ci siamo prostituiti a favoreggiare la guerra e le stragi afgane ci
siamo tragicamente sbagliati, siamo stati peggio che stupidi e peggio che
vigliacchi: siamo stati complici di un crimine. Ne facciamo ora ammenda,
sapendo che i morti restano morti e che quella colpa resta incancellabile;
ma tornati in noi stessi ora riprendiamo la lotta contro la guerra,
riprendiamo la lotta per salvare le umane vite, riprendiamo la lotta per la
pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti e delle relazioni;
riprendiamo la lotta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani,
riprendiamo la lotta in difesa del diritto internazionale, riprendiamo la
lotta in difesa della legalita' costituzionale; riprendiamo la lotta in
solidarieta' con l'umanita' intera".
Questo occorre che sia detto.
Possibile che sia cosi' difficile dirlo?
Poi, certo, le responsabilita' restano, come i crimini. E coloro che crimini
hanno commesso, coloro che crimini hanno avallato e propagandato, e' bene
che siano allontanati per sempre - per sempre - da ruoli di pubblica
responsabilita' (e, ove ricorra il caso, siano perseguiti ai sensi di
legge), e che la loro voce non abbia piu' ascolto dove si delibera per il
bene comune. Ma tutti gli altri - e sono tanti - tornino all'impegno per la
pace, contro tutte le armi, contro tutti gli eserciti, contro tutte le
uccisioni.
*
Cessi la partecipazione italiana alla guerra.
S'impegni l'Italia contro la guerra.
La nonviolenza e' la via.

2. APPELLI. VITERBO NELLE MANI DI "AEROPORTI DI ROMA"? NO, GRAZIE
[Riportiamo il seguente appello del "Centro di ricerca per lapace" di
Viterbo del 14 settembre 2008 dal titolo completo "Viterbo nelle mani di
'Aeroporti di Roma'? No, grazie. Un appello ai cittadini viterbesi affinche'
i responsabili del disastro di Ciampino non possano devastare anche
Viterbo"]

Un colpo di mano della burocrazia dell'Enac (l'ente nazionale per
l'aviazione civile, gia' principale responsabile della catastrofica
situazione degli aeroporti in Italia - si veda quanto documentato ad esempio
dall'inchiesta della trasmissione televisiva "Report" del 27 aprile 2008)
intende affidare alla societa' "Aeroporti di Roma" (in sigla: Adr) la
realizzazione e gestione di un nuovo devastante mega-aeroporto a Viterbo.
La societa' "Aeroporti di Roma" e' la principale responsabile del disastro
di Ciampino, la principale responsabile della spaventosa aggressione alla
salute, alla sicurezza e ai diritti della popolazione del comune di
Ciampino, del comune di Marino e del X municipio di Roma. Un disastro su cui
esiste una documentazione impressionante, un disastro riconosciuto come tale
anche dal Ministero dei Trasporti e dalla Regione Lazio (che tuttavia
vorrebbero insensatamente raddoppiarlo: condannando anche Viterbo e senza
salvare Ciampino).
Voler consegnare Viterbo alla societa' ""Aeroporti di Roma" significa
condannare il capoluogo della Tuscia a un disastro annunciato.
Dobbiamo impedirlo.
*
Dobbiamo impedire la realizzazione a Viterbo di un nocivo e distruttivo
mega-aeroporto che avrebbe come esito:
1. la devastazione irreversibile dell'area termale del Bulicame,
fondamentale bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico e sociale,
economico e simbolico della citta';
2. un'aggressione violentissima alla salute e alla sicurezza dei cittadini
con l'inquinamento fortissimo e le conseguenti patologie che l'attivita'
aeroportuale provocherebbe, peraltro a breve distanza da popolosi quartieri
cittadini;
3. uno sperpero gigantesco di soldi pubblici, uno sperpero scellerato;
4. la violazione di fondamentali leggi vigenti (bastera' ricordare che anche
rappresentanti del governo, della Regione Lazio, dello stesso Enac, sono
stati costretti infine a confessare che manca del tutto quanto previsto
dalla vigente legislazione italiana ed europea in materia di prerequisiti e
verifiche di tutela di fondamentali beni costituzionalmente protetti come
l'ambiente, il patrimonio storico-culturale, la salute della popolazione, e
basilari diritti soggettivi e legittimi interessi dei viterbesi);
5. un'ulteriore aggressione alla biosfera: essendo il trasporto aereo
fortemente corresponsabile del surriscaldamento globale del clima, da anni
le voci piu' autorevoli della comunita' scientifica mondiale, le principali
agenzie internazionali, gli statisti piu' avvertiti, hanno espresso
l'esigenza di ridurre il trasporto aereo invece di insensatamente
incrementarlo.
Per tutte queste semplici ragioni all'indecente proposta di consegnare
Viterbo nelle mani di "Aeroporti di Roma" dobbiamo rispondere no.
No, e poi ancora no.
*
Per Viterbo e per il Lazio occorre invece ben altro:
a) la difesa e la promozione dei beni culturali e ambientali e delle
autentiche vocazioni produttive del territorio;
b) la difesa della salute e della sicurezza delle popolazioni locali gia'
duramente aggredite da scandalose scelte speculative ed inquinanti;
c) il potenziamento del trasporto ferroviario;
d) liberare subito Ciampino dalla disastrosa situazione attuale, abolendo
tout court i voli di troppo;
e) impedire l'illegale e folle realizzazione di un nuovo mega-aeroporto a
Viterbo e nel Lazio.

3. MONDO. MARIELLA GRAMAGLIA: DONNE IN INDIA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo il seguente testo apparso su "D donna" del 23 agosto 2008]

Una donna qualunque che guida un sindacato di un milione di donne? Che
tratta con il governo sulle lavoratrici precarie? Che battaglia per i nuovi
diritti alle madri? Che organizza una banca che eroga centinaia di migliaia
di piccoli prestiti alle sue correntiste? In India accade. Il sindacato, che
e' anche un movimento femminista, si chiama Sewa (Self Employed Women's
Association) e, nel Paese, e' una vera potenza. Nato nel 1981 da una costola
dell'Unione dei tessili, diventa presto, sotto la guida di Ela Bhatt -
dirigente mitica, dall'intenso carisma - un modello unico al mondo, studiato
dagli addetti ai lavori, di organizzazione autonoma delle donne.
Eppure, per il grande pubblico non fa notizia. Noi europei, quando guardiamo
al Sud del mondo, siamo prigionieri dei nostri stereotipi. Posiamo lo
sguardo solo su quello che vogliamo vedere. Molto spesso la miseria, la
fragilita', la vergogna dei diritti negati, che certamente meritano
attenzione. Talvolta, piu' di recente, e per l'Asia in modo particolare,
l'irresistibile ascesa di nuovi potenti, che sbalordiscono con la loro
giovane, non di rado proterva, determinazione.
Ci sfugge la complessita' dell'ordito e della trama di cio' che nel nostro
linguaggio chiamiamo la societa' civile: in India, quello e' il vero regno
delle donne. Non c'e' movimento sociale che non ne abbia una come
protagonista: da Medha Patkar, da vent'anni in lotta per i diritti dei
popoli tribali ai bordi dell'enorme invaso della diga di Sardar Samovar, sul
fiume Narmada, ad Aruna Roy, attivista sociale del Rajasthan e promotrice di
una legge sulla trasparenza della pubblica amministrazione che ha consentito
ai contadini di conoscere i propri titoli di proprieta' delle terre e
rivendicarle, a infinite altre meno celebri.
Anche in India c'e' molta "antipolitica": la classe dirigente,
dall'indipendenza a oggi, e' assai decaduta, la corruzione e' diffusa,
l'arroganza dei politici, se possibile, ancora di piu'. Tuttavia le donne
forti, che custodiscono un carisma alimentato dalla fiducia degli oppressi,
non si limitano a gridare nelle piazze il disprezzo per i potenti. Nutrono
la democrazia con azioni quotidiane. Non la considerano solo un sistema di
regole che accompagna lo sviluppo del mercato, ma una pratica di vita
creativa per far prevalere il rispetto degli altri sulla volonta' di
dominio. Forse hanno qualcosa da insegnarci.

4. PROFILI. LORENZO FERRERO: GYORGY LIGETI
[Dal mensile "Letture", n. 638, giugno-luglio 2007 col titolo "Gyorgy
Ligeti" e il sommario "Noto per aver realizzato le colonne sonore dei film
di Kubrick, Ligeti non va commemorato a un anno dalla morte solo per le sue
importanti opere, ma soprattutto per avere influenzato le successive
generazioni di compositori"]

Di un solo compositore classico della seconda meta' del Novecento si puo'
dire che la musica sia stata ascoltata da milioni di persone, gli spettatori
di film come 2001: Odissea nello spazio, Shining, o Eyes Wide Shut, tutti di
Stanley Kubrick. Compositore apolide potremmo definirlo, non soltanto per
luogo di nascita, ma anche per il ruolo autonomo, che ha saputo ricavarsi,
ora in accordo, ora in polemica, all'interno delle avanguardie che hanno
segnato gli anni '60-'70 e oltre. Apolide persino nei titoli, la maggior
parte dei quali in francese, lingua di un Paese in cui non e' mai vissuto.
Gyorgy Sandor Ligeti nasce da ebrei non praticanti a Tarnaveni, in Romania,
il 28 maggio 1923, ma e' un ungherese a tutti gli effetti. La famiglia e'
originaria di Budapest. Tarnaveni e' una citta' della Transilvania che si e'
trovata ora in Romania, ora in Ungheria col nome Dicsoszentmarton (oggi e'
in Romania). Il piccolo Gyorgy si trova in una condizione di duplice
solitudine: e' di famiglia ungherese ma i suoi compagni di scuola sono
rumeni. E' ebreo ma non partecipa alla vita della comunita'. Mostra una
precoce intelligenza, che all'eta' di tre anni gia' gli permette di
rifugiarsi nelle fantasticherie solitarie della lettura. Col trasferimento
della famiglia a Cluj, sempre in Romania, ha la possibilita' di ascoltare i
concerti della locale orchestra sinfonica. A scuola se la cava
discretamente, particolarmente in matematica e fisica, anche se e'
tutt'altro che un allievo disciplinato. Giovanissimo, si avvicina agli
Habonim, movimento sionista di impronta collettivista, che abbandona gia' a
sedici anni. Durante l'adolescenza vede il piu' giovane fratello Gabor
prendere con successo lezioni di violino e reclama per se' lo studio di uno
strumento, che sara' il pianoforte. Fra le impressioni musicali piu'
durature troviamo Boris Godunov e La traviata, gli Studi di Chopin, il poema
sinfonico di Strauss Don Quixote. Ma c'e' anche la scoperta del cinema, con
Tempi moderni di Chaplin.
La seconda guerra mondiale riporta nel 1940 la citta' di Cluj in Ungheria,
ma non c'e' motivo di rallegrarsi. Molti suoi compagni di scuola entrano
nella "Guardia di ferro" (l'equivalente della Gioventu' hitleriana), e per
gli ebrei la vita diventa difficile. Solo grazie all'interessamento del
direttore Viktor Vaszy riesce a entrare al Conservatorio di Cluj, dove
riceve lezioni da Ferenc Farkas, gia' allievo di Respighi. L'atmosfera che
si respira e' quella di Bartok e Kodaly, e il giovane Ligeti la fa propria,
allargando i suoi interessi a Stravinsky e a Hindemith.
*
La vita e le sue tragedie
Con la guerra il nazismo diventa la nota tragedia universale. Le tappe
essenziali per la famiglia Ligeti: suo padre fu deportato ad Auschwitz, poi
a Buchenwald, e infine ucciso a Bergen-Belsen. Il fratello mori' a
Mauthausen a 17 anni. La madre riusci' a sopravvivere. Il nostro fu dapprima
associato a un gruppo itinerante di lavori forzati e infine inviato alla
fortezza di Grosswardein, vicina al fronte. Nell'ottobre del '44, avendo la
sensazione che le truppe sovietiche fossero sempre piu' vicine, Ligeti tenta
la fuga, viene intercettato nei boschi dai russi, che lo lasciano tornare
(due settimane a piedi) in Transilvania.
Nel settembre del 1945 Ligeti si trasferisce a Budapest ed entra
all'Accademia Ferenc Liszt, una delle piu' importanti istituzioni musicali
europee. Suo insegnante fu l'ottimo Sandor Veress. Fedele amico di Ligeti,
al conservatorio e per tutta la vita, fu Gyorgy Kurtag, un autore che negli
ultimi anni ha raggiunto fama internazionale. Entrambi sono favorevoli al
nuovo regime comunista, e idealisticamente convinti di un futuro di
progresso per l'Ungheria.
Qualche composizione significativa segna il periodo giovanile,
stilisticamente un'estensione dello stile di Bartok: Musica ricercata
(1951-53) e Concert romanesc (1951). Ma incontra ben presto gli inevitabili
guai con la burocrazia culturale comunista, con conseguente delusione
politica. Le solite accuse di formalismo e modernismo decadente toccano le
composizioni citate. La difesa di Kodaly allontana da lui conseguenze
gravose. In parte per genuino interesse, in parte per allontanarsi dal clima
difficile, si mette a studiare la musica popolare transilvana. Incontra
anche una ragazza, Vera, che sara' presto sua moglie. Dopo il ritorno a
Budapest Kodaly gli trova un lavoro di archivio, che Ligeti accetta senza
particolare entusiasmo. Insegna poi armonia, che gli serve ad affinare le
sue capacita' analitiche, applicate in seguito ai lavori di Webern e Boulez.
Intanto ascolta di notte, e ovviamente di nascosto, le trasmissioni di Radio
Colonia, che proponevano le prime esperienze "seriali", di cui presto
parleremo.
Nel 1956 l'Unione Sovietica invade l'Ungheria. Ligeti si ritrova fra gli
oltre 200.000 ungheresi che cercarono di raggiungere l'Austria. Dopo una
fuga rocambolesca arrivo' in una Vienna carica di nuovi umori e fervori, e
trovo' un amico, il coetaneo Friedrich Cerha, enfant prodige
dell'avanguardia musicale (fra i suoi meriti c'e' il completamento della
Lulu di Berg). Grazie a Cerha fa un corso accelerato delle piu' importanti
novita' occidentali. Ma capisce presto che la sua prossima destinazione
dev'essere Colonia, dove si sperimenta una grande novita': la musica
elettronica. Il fondatore dello Studio di musica elettronica di quella
citta', Herbert Eimert, si rivela anche un generoso benefattore. Gli trova
un pur minimo sussidio per vivere, e gli apre le porte di un nuovo mondo,
insieme all'amicizia del piu' celebre dei suoi proteges, Karlheinz
Stockhausen. Siamo nel 1958. Ligeti si cimenta anche in una composizione
elettronica, Glissandi, che si distingue dal resto della produzione dello
Studio per una certa vivacita' e humour. Piu' importante la successiva
Artikulation, un brano di quasi quattro minuti in cui sperimenta con rumori,
alcuni dei quali abitualmente considerati imbarazzanti, sempre in uno
spirito divertito e ispirato alle macchie di colore di Miro'.
Per comprendere quel che succedeva alle tendenze piu' avanzate della musica
di quegli anni bisogna ricordare un luogo che e' anche una sorta di mito,
spesso citato come la fucina di tutte le nuove esperienze degli anni
'50-'60: Darmstadt. Fondamentalmente sede di un corso estivo (Ferienkurse),
questa citta', piacevole e con una certa storia, vedeva, come per un annuale
concilio, darsi convegno i "cardinali" della nuova musica: Boulez,
Stockhausen, Pousseur, l'emigrato argentino Mauricio Kagel, gli italiani
Berio, Nono e Maderna (quest'ultimo prodigandosi anche nel ruolo di
direttore d'orchestra). Non importa se erano allievi o docenti, in fondo
essendo tutti molto giovani, con rare eccezioni, come qualche visita di
Messiaen e la presenza assidua del filosofo-sociologo Theodor Adorno. I
corsi di Darmstadt avevano uno stretto legame col mondo di Colonia, ma anche
con numerose trasmissioni che le emittenti regionali tedesche dedicavano
alle nuove tendenze (Amburgo, Baden-Baden, Monaco, e via dicendo). Tali
emittenti, dotate in genere di proprie orchestre, commissionavano poi nuovi
lavori ai partecipanti che si erano distinti durante i corsi.
La breve panoramica spiega come il corso estivo fosse di fatto una realta'
del tutto eccezionale, dove si diffondevano nuove mode, estetiche, "verbi"
di ogni genere, che a loro volta attiravano nuovi adepti, non di rado di
considerevole talento. Alcune tendenze hanno nomi che sono passati alla
storia della musica e meritano una spiegazione. La prima in ordine di tempo
fu il serialismo. Ispirato alla dodecafonia, metodo di composizione con i
dodici suoni della scala ideato da Schoenberg, e portato, come si diceva,
fino alle estreme conseguenze dal suo allievo Webern, poi ibridato con un
breve esperimento di Messiaen (Modes des valeurs et des intensites), in cui
il compositore usava scale di suoni (altezze), ma anche di durate, di
intensita' e di timbri: il serialismo integrale consiste nel comporre un
brano a partire da dodici altezze e altrettanti timbri, durate e intensita',
con opportune permutazioni ispirate alle tecniche del contrappunto
cinquecentesche. Da un certo punto di vista si potrebbe dire che con un
simile metodo, una volta stabiliti i parametri di base, tutto il resto e' un
automatismo che potrebbe essere messo nero su bianco da un assistente del
compositore. E in qualche caso fu cosi'.
Il serialismo integrale ha avuto in realta' pochi esempi concreti, i
principali dei quali sono Structures per due pianoforti di Boulez e Gruppen
per tre orchestre di Stockhausen. Esistono poi numerose altre forme di
serialismo, vuoi piu' moderate, vuoi piu' articolate, la cui base comune e'
sempre il riposare sulla serie come punto di partenza per sviluppare
strutture piu' complesse di intervalli, ritmi, timbri.
L'arrivo dell'americano Cage - approdato a Darmstadt nel 1958 -, e delle sue
teorie, di origine zen, sull'importanza del caso nel processo compositivo,
porto' un elemento di salutare disturbo al serialismo piu' rigoroso,
riflesso immediatamente nell'opera di un po' tutti i darmstatiani, col nome
di musica aleatoria, i cui casi estremi sono la totale liberta' di
improvvisazione degli interpreti, eventualmente ispirata a partiture fatte
di puri suggerimenti e segni astratti. Guarda da lontano a Darmstadt la
cosiddetta "scuola polacca", il cui piu' noto esponente fu Penderecki, che
esplorava timbri inediti prodotti con modi particolari di usare gli
strumenti.
Se oggi possono apparire artificiosi intellettualismi, le tendenze che
abbiamo indicato nascondono un fattore psicologico e sociologico di notevole
importanza e gravita'. Tutti i giovani compositori di quel tempo uscivano
segnati, piu' o meno duramente, dall'esperienza della guerra e della
dittatura. La volonta' di fare tabula rasa di qualunque passato, di
obliterare ogni segno del mondo pre-bellico appariva loro come una
necessita' piu' ancora che una scelta. Inoltre la decisione di affidarsi a
processi oggettivi, legati direttamente o indirettamente alla matematica, o,
all'opposto, alla pura casualita', rivela la volonta' di evitare forme
dirette di espressione della soggettivita', quella soggettivita' che si era
da poco tristemente espressa come volonta' di potenza distruttrice. Infine,
il mondo musicale che ruotava intorno a Schoenberg e alla sua scuola era
stato bollato come "arte degenerata" dal nazismo: una ragione di piu' per
farne una bandiera di rinnovamento.
*
A Darmstadt
Ligeti giunge a Darmstadt per fare una conferenza su Webern, nel 1959. Come
compositore era ancora una figura minore, ma si era distinto come fine
analista di lavori di Boulez o di Stockhausen. Non gli mancano ormai
conoscenze e relazioni, e viene accettato con rispetto a tutti i tavoli di
discussione, comprese quelle con Adorno, sostenitore e al contempo coscienza
critica della giovane generazione. Forse anche in virtu' delle sue analisi,
osserva quanto accade con una certa distanza. Del serialismo integrale
ammira alcune opere ma non gli piace il metodo, ritenendo che il risultato
finale non sia poi molto diverso, all'ascolto, dalla pura casualita'. Non
gli piace la rincorsa di tutti ad abbracciare in modo quasi intimidatorio
ogni nuova tendenza, che gli ricorda il conformismo comunista.
Gli interessano, piu' che le grandi tendenze, i dettagli: le ricerche sul
linguaggio e la fonazione, l'ispirazione matematica, i ritmi complessi e
irregolari, le novita' timbriche dei polacchi, perfino i grafismi degli
"aleatori". Assimila, lascia maturare lentamente ogni cosa, in attesa che
trovi la sua giusta collocazione.
Nello stesso '59 si mette al lavoro per una composizione che e' in parte la
ricostruzione di un brano lasciato in Ungheria, Visiok. E' in due movimenti,
estremamente dettagliato e ramificato, intitolato Apparitions. Lo immagina
come l'intricata tela di un ragno, con un senso continuo del tempo, fatto di
impercettibili cambiamenti. La matematica, con la serie di Fibonacci, non e'
estranea al metodo compositivo. Nel giugno del '60 il brano viene eseguito a
Colonia con successo, tanto che il suo autore fu per la prima volta invitato
a scrivere un articolo sul suo proprio lavoro, significativamente intitolato
"Trasformazioni della forma musicale".
Dello spirito bellicoso dell'epoca si puo' ricordare un episodio. Mentre al
Festival di musica contemporanea si eseguivano Apparitions del nostro e
Anagrama di Kagel, il critico Klaus Metzger, ex discepolo di Adorno, ora su
posizioni di adorazione per Cage (Cage o la liberazione, sara' il titolo di
un suo saggio) organizzava un contro-festival e proclamava che l'arte "aveva
perso l'opportunita' di abolire se stessa". Ligeti fu preso in mezzo a una
lite tra Stockhausen e Kagel, entrambi amici e benefattori. Per evitare di
prendere parte a futili querelles, decise di tornare a vivere a Vienna.
Tema del contro-festival erano peraltro i concerti e gli "happenings" del
gruppo newyorkese Fluxus, spesso multimediali ante litteram (ne faceva parte
il celebre video-artist Nam June Paik) e furono il terreno di coltura di
tante future correnti, fra cui il minimalismo di Glass e Reich.
*
Il successo
Nell'attesa dell'esecuzione di Apparitions, Ligeti scrive Atmospheres, da
molti considerato una pietra miliare della sua produzione. Il brano viene
presentato al Festival di Donaueschingen, gestito dalla radio di Baden Baden
e altro santuario dell'avanguardia. Dura otto minuti, ma otto minuti che
lasciano il segno. Il carattere e' simile ad Apparitions, ma qui giunge alla
perfezione la ragnatela di micropolifonie che danno una sensazione del tempo
simile a un processo biologico in continuo cambiamento. Ligeti era riuscito
a produrre una musica che suonava interamente nuova rispetto a quanto in
quel momento producevano i piu' accreditati esponenti della nuova musica.
Certo, alcuni tratti possono essere avvicinati all'esperienza polacca, come
pure alla musica elettronica, ma sono tratti superficiali, talmente evidente
e' l'unicita' del suono, del suo fluire, del rigoroso processo compositivo
che lo sostiene. Ed e' rigore del pensiero, non quel "rigor mortis" che Cage
attribuiva alle strette discipline seriali. Tale fu il successo, che la
nuova parola d'ordine sembro' fosse, con intraducibile termine anglosassone
"texturalism", o "micropolifonia". Fra il pubblico presente a Donaueschingen
c'erano compositori, critici, e programmatori radiofonici, pronti a
diffondere il nuovo verbo.
Ma Ligeti fece subito di tutto per smentire la sua fama di creatore di una
nuova tendenza. Negli anni immediatamente successivi scrive tutto e il
contrario di tutto. Trois bagatelles, per esempio, dedicate al fedele
pianista di Cage, David Tudor, dove due movimenti sono in totale silenzio e
il terzo comprende una sola nota. Poeme symphonique per 100 metronomi (uno
scandalo alla settimana musicale Gaudeamus in Olanda, che la televisione
rifiuto' di trasmettere). Si nota l'influenza di Fluxus, come anticipazione
di esperimenti minimalisti di Reich come Pendulum, Clapping Hands o
Volumina, pezzo per organo piu' articolato, in cui tuttavia l'interprete e'
ispirato da grafismi di vario spessore e direzione (parentela con la musica
aleatoria).
Insieme a Volumina, i pezzi piu' interessanti del periodo sono certamente
Aventures (1962) e il successivo Nouvelles Aventures (1966), per tre voci e
sette strumenti. Qui la notazione aleatoria viene abbandonata anche se
vengono lasciati ampi margini all'iniziativa degli interpreti. Gli
esperimenti sulla fonazione e sul linguaggio, le modalita' inedite dell'uso
degli strumenti e la presenza di strumenti decisamente inusuali (una
valigia, una pila di piatti, una rana giocattolo), i registri vocali che
alternano costantemente fra gli estremi (come in Webern e Boulez), insomma
tutto cio' che aveva potuto assimilare a Darmstadt si trasforma in qualcosa
che porta nettamente il marchio di Ligeti, in particolare attraverso il
rifiuto di ogni approccio serioso alla materia, come nei primi pezzi
elettronici. E' un alter-Ligeti rispetto ad Atmospheres, ma e' pur sempre
lui. L'ironia e il gioco (sottotitoli di movimenti come Gli orologi
demoniaci o Grande scena isterica bastano come esempi) ricordano la
disinvoltura dei pezzi elettronici. Strumenti e fonazioni estreme
autorizzano l'ascoltatore a rilassarsi e partecipare al gioco.
A Vienna Ligeti trova l'amico Cerha impegnato - guarda un po' - in varie
composizioni "micropolifoniche". Ligeti ha fatto scuola, e volente o nolente
e' considerato un maestro della ricerca timbrica (sul tema viene invitato
piu' volte a parlare a Darmstadt). E' ormai un compositore maturo, che ha
assimilato e fatto proprie le varie esperienze vissute in anni cruciali per
la musica, e si sente pronto per affrontare una composizione
sinfonico-corale di vaste proporzioni. Non e' forse un caso che la stessa
cosa succeda nello stesso decennio a Penderecki (Passio secundum Lucam), o a
Berio (Sinfonia). L'avanguardia ha ormai acquisito uno status rispettabile e
rispettato. Grandi direttori come Bernstein (pur alieno dal suo linguaggio)
cominciano a interpretarla.
Il Requiem e' un importante e complesso lavoro. Piu' che religiosa, la sua
ispirazione ha a che fare col timore e terrore umano delle "cose ultime". Di
conseguenza, molte soluzioni sono diverse da quelle abituali: ad esempio lo
scomposto e contrastato Dies Irae sembra esorcizzare il terrore sconfinando
con lo sberleffo e la farsa. Il Sanctus e' assente. Il Kyrie e' in sostanza
una compostissima fuga, legata al massimo grado alle tecniche microtonali, e
costo' al compositore sei mesi di lavoro. Il Lacrimosa e' vicino alla
compostezza del Kyrie, ma con una componente armonica piu' pronunciata e
piu' semplice. L'ispirazione musicale piu' profonda ci porta a Palestrina.
Non un Palestrina preso alla lettera, ma rivisitato attraverso
l'individuazione dei suoi procedimenti compositivi (Ligeti conosceva fin dai
tempi ungheresi lo studio di Knud Jeppesen, Palestrina e il trattamento
della dissonanza), reinventati dal compositore.
*
La fine degli anni Sessanta
Mentre dal punto di vista della sua scarna biografia personale gli anni
Sessanta vedono uno spostamento sempre piu' frequente a Berlino, che nel '73
sara' sostituito da Amburgo, come sede permanente di insegnamento, e due
cambi di editore, dal punto di vista musicale sono estremamente produttivi.
Vari lavori andrebbero citati e commentati, come il Concerto per
violoncello, i Dieci pezzi per quintetto a fiati, un Quartetto per archi, il
fortunato Ramifications per archi, il Concerto da camera per tredici
strumenti, ma soprattutto tre presentano elementi evolutivi.
Quasi perfezionamento ulteriore del Requiem e' il fortunatissimo Lux Aeterna
per coro a cappella, il brano piu' efficacemente utilizzato da Kubrick in
2001: Odissea nello spazio. Qui e' Ockeghem il nume tutelare (e
specificamente quello della Missa prolationum). La micropolifonia raggiunge
in questo brano la perfezione del metodo e del risultato uditivo, ottenuto
grazie allo strettissimo contrappunto delle voci, che continuamente fanno
eco una all'altra.
Continuum per clavicembalo potrebbe essere considerato un pezzo minore, ma
e' invece di estremo interesse perche', dati anche i limiti dello strumento,
la micropolifonia viene ottenuta attraverso il costante mutare delle figure
e dei registri, come in un preludio di Bach suonato a velocita' impossibile.
E' infatti rapidissimo il metronomo, e il risultato e' praticamente
illusionistico, come nei quadri di Maurits Escher, tanto apprezzato da
Ligeti appunto per il suo illusionismo visivo.
Lontano, per grande orchestra, e' fra i pezzi che piu' facilmente possono
affascinare l'ascoltatore. Nel trattamento del suono orchestrale, pur in uno
sviluppo che puo' ricordare Atmospheres, il compositore ritrova momenti di
lussureggiante suono post-romantico, memore di Bruckner. Non a caso infatti
i piu' integralisti fra i primi ascoltatori lo considerarono un
allontanamento dall'avanguardia, come il pezzo per orchestra di poco
successivo, Melodien, del 1971, in cui indubbiamente vediamo il compositore
sempre piu' a disagio con il tipico stile-Ligeti. Disagio forse superato in
Clocks and Clouds del 1972, lavoro gradevole per l'ascoltatore in virtu' di
uno stile sicuro e riconoscibile.
L'insegnamento ad Amburgo porta Ligeti a contatto con un gruppo di giovani
compositori, cosiddetti "nuovi semplici" o "neoromantici" il cui netto
rifiuto dell'avanguardia, la riscoperta del soggetto e dell'emozione come
fonte e destinazione dell'atto creativo, accresce la spinta a rinnovarsi, a
sfuggire ai suoi propri cliches. Lo conferma San Francisco Poliphony per
orchestra, in cui sembra dire addio, sia pure evocandoli, ai propri stilemi,
e perfino a quegli autori del primo Novecento che erano stati i punti di
riferimento dell'avanguardia.
Ma probabilmente e' soprattutto la scelta dell'opera, spesso in passato
luogo di sperimentazione di nuove soluzioni linguistiche, a nascere dalle
inquietudini che stiamo osservando. Il progetto, significativamente, non e'
di scrivere una antiopera, perche' Ligeti riteneva che Mauricio Kagel avesse
detto l'ultima parola con Staatstheater del 1971. Nello stesso tempo, non
voleva certo scrivere un'opera tradizionale. La scelta del soggetto cade su
Le grand macabre di Michel de Ghelderode, un lavoro comico, farsesco,
crudele, per molti versi demoniaco alla Brueghel. Era stato scritto negli
anni '30. Ma non piacciono a Ligeti le parole, ormai datate, e chiede al
librettista Meschke parole alla Jarry, lo scandaloso e assurdo autore di Ubu
Roi. Il lavoro e' stilisticamente composito e vario almeno quanto le antiche
Aventures. Il successo e' immediato, dopo la prima a Stoccolma nel 1978, e
numerose sono le riprese, anche in Italia, a Bologna, con le scene di Topor.
E' chiaro che nel lavoro Ligeti mette il massimo sforzo creativo, che quasi
lo esaurisce (tacera', praticamente, per otto anni). E tuttavia non ne fu
pienamente soddisfatto, tanto che lavoro' a una revisione sostanziosa negli
anni '90.
Due brevi pezzi vanno citati, entrambi situati intorno alla fine degli anni
'70: Passacaglia ungherese e Hungarian Rock, quasi una risposta alla
passione dei suoi allievi amburghesi per la nuova tonalita' e le strutture
ritmiche del rock (la nuova grande moda, il minimalismo, si stava
perentoriamente affermando).
*
Gli ultimi lavori
Non sappiamo quanto intimamente colpissero Ligeti e lo mettessero in crisi
le nuove tendenze della musica, che tornava, in un modo o nell'altro, a cio'
che la sua generazione aveva rinnegato. E' comunque indicativo che le
composizioni ultime, con poche eccezioni, come un Concerto per pianoforte e
uno per violino, sono principalmente cameristiche, il classico rifugio di
ogni compositore che rimedita il proprio linguaggio. Il tratto comune e' un
rinnovato interesse per il ritmo, in parte legato al contributo di alcuni
suoi allievi (come il portoricano Roberto Sierra), in parte alle fonti del
minimalismo (la musica africana e orientale). Una certa influenza ebbero
anche la riscoperta di due solitari pionieri americani come Conlon Nancarrow
(che scrisse quasi la sua intera produzione per pianoforte a rulli
meccanici) e Harry Partch. Il monumento di questo periodo sono i tre Libri
degli Etudes per pianoforte solo, che riflettono tutto cio' nella varieta'
dei movimenti e degli approcci compositivi, lungo un periodo di tempo che
dall'84 copre oltre dieci anni. Ma anche notevole e' il Trio per corno,
violino e pianoforte, che guarda, sia pure da una distanza siderale, a
Brahms.
Per ragioni di salute nel 1989 lascia la cattedra di Amburgo e torna a
Vienna. Lasciamo alle parole poste a commento del Concerto per pianoforte,
il credo estetico degli ultimi anni: "Indipendenza sia dai criteri
dell'avanguardia tradizionale che da quelli del postmodernismo oggi di
moda". Importante in queste righe e' il riconoscimento che l'avanguardia sia
diventata essa stessa tradizione, e ancora una volta la conferma della
propria posizione di apolide da qualunque patria determinata.
Ligeti e' morto a Vienna il 12 giugno 2006.
*
"Apparizioni" anche su iTunes
La musica di Ligeti e' edita da Universal Edition Wien (anni '60), Edition
Peters (anni '60-70), Schott u. Sohne (dagli anni '70).
Enzo Restagno (a cura di), Ligeti, Edt, Torino 1985.
Ulrich Dibelius, Ligeti: Eine Monographie in Essays, Schott u. Sohne, Mainz
1994.
Paul Griffiths, Gyorgy Ligeti, Robson Books, Londra 1997.
Richard Toop, Gyorgy Ligeti, Phaidon Press, Londra 1999.
Discografia essenziale:
The Ligeti Project, Warner Classics, 6 cd, soprattutto i lavori degli anni
'80-'90.
Ligeti, Sony Classical, 9 cd, comprendenti Le grand macabre.
Dischi Wergo (orig. vinile) rimasterizzati in cd, che contengono i
principali lavori degli anni '50-'60.
Inoltre:
Concerti per pianoforte, violoncello e violino. Direttore Pierre Boulez.
Ensemble Intercontemporain (Dg 439 808-2).
Secondo quartetto, Ramifications, Concerto da camera. Direttore Pierre
Boulez. Quartetto La Salle, Ensemble Intercontemporain (Dg 423 244-2).
Circa 150 brani, con diversi interpreti, sono presenti su iTunes Music
Store.
*
In fuga dal nazismo e dal comunismo
1923 il 28 maggio nasce a Tarnaveni, in Romania, da genitori ebrei
ungheresi.
1930 La famiglia si trasferisce a Cluj, sempre in Romania.
1941-1943 Studia al Conservatorio di Cluj con Ferenc Farkas.
1943-44 Il fratello e il padre vengono uccisi nei campi di sterminio
nazisti.
1944 Riesce a fuggire da un campo di lavoro e torna a casa.
1945-1949 Studia all'Accademia Franz Liszt di Budapest, di cui e' direttore
Zoltan Kodaly. Fa amicizia con Gyorgy Kurtag.
1951-1954 Scrive le prime composizioni, studia la musica transilvana,
insegna armonia. Conosce la futura moglie Vera, e incontra le prime
difficolta' col regime comunista.
1956 Invasione sovietica dell'Ungheria. Ligeti fugge a Vienna, dove conosce
Friedrich Cerha.
1957-1958 Lavora allo Studio di musica elettronica di Colonia, dove conosce
Stockhausen, e scrive Glissandi e Artikulation.
1959 Va a Darmstadt e conosce i principali esponenti della nuova avanguardia
musicale. Riprende il pezzo Visiok col nuovo titolo di Apparitions.
1960 Prima esecuzione di Apparitions e ritorno a Vienna.
1961 Scrive Atmospheres, presentato con successo al Festival di
Donaueschingen. Scrive anche Trois bagatelles per pianoforte.
1961-1962 Scrive Volumina e Aventures.
1963 Scrive Poeme symphonique.
1965 Scrive il Requiem, eseguito a Stoccolma nello stesso anno.
1966 Scrive Nouvelles Aventures, Lux Aeterna, e il Concerto per violoncello
e orchestra.
1967 Scrive Lontano, eseguito in ottobre a Donaueschingen.
1969 Scrive Ramifications per dodici archi, il secondo Quartetto, Dieci
pezzi per quintetto a fiati e Continuum.
1969-70 Scrive il Concerto da camera.
1971 Scrive Melodien.
1973 Scrive Clocks and Clouds. Viene invitato a insegnare all'Accademia di
musica di Amburgo, dove si trasferisce.
1974 Scrive San Francisco Poliphony.
1974-77 Scrive l'opera Le grand macabre.
1982 Scrive il Trio per corno, violino e pianoforte.
1984 Scrive il Primo libro degli Etudes per pianoforte. Continuera' a
lavorare al progetto, con successivi due Libri.
1985-88 Scrive il Concerto per pianoforte e orchestra.
1990-92 Scrive il Concerto per violino e orchestra.
1991 Praemium imperiale a Tokyo.
1996 Premio Unesco-Imc.
1998 Progetto Sony di nove cd dedicati alla sua musica.
2000 Premio Sibelius a Helsinki.
2003 Premio Adorno della citta' di Francoforte.
2004 Premio della Reale Accademia Svedese e medaglia d'oro della Royal
Philarmonic Society.
2006 12 giugno, muore a Vienna all'eta' di 83 anni.

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 579 del 15 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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