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Minime. 579
- Subject: Minime. 579
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 15 Sep 2008 00:54:06 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 579 del 15 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La corruzione 2. Viterbo nelle mani di "Aeroporti di Roma"? No, grazie 3. Mariella Gramaglia: Donne in India 4. Lorenzo Ferrero: Gyorgy Ligeti 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento 6. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA CORRUZIONE E' stata tale la corruzione di coloro che durante il governo Prodi da pacifisti che erano si convertirono in guerrafondai e complici degli stragisti, in militaristi e violatori dell'articolo 11 della Costituzione, che ancora oggi, che pur il governo Prodi non c'e' piu', continuano ad esser complici della guerra afgana, delle stragi afgane, della partecipazione italiana a quella guerra, a quelle stragi. Dove si vede a quale abisso tragga il machiavellismo degli stenterelli: avendo pensato che per far incetta di prebende ministeriali il sacrificio di qualche migliaio di esseri umani innocenti (e intendiamo gli assassinati, che' se calcolassimo le vittime di ferite e mutilazioni, delle infinite violenze e devastazioni e della conseguente miseria che la guerra comporta, allora le vittime sono milioni) fosse un prezzo accettabile, ebbene, questi messeri non solo sono diventati complici e servi della guerra quando governava Prodi ma anche adesso che governa Berlusconi: e prova ne e' il perdurare della loro indifferenza, del loro silenzio, della loro omerta' dinanzi alle quotidiane stragi della guerra afgana di cui il nostro paese e' tuttora corresponsabile. * I piu' ipocriti e protervi di loro cercano oggi addirittura di dar ad intendere di non esser stati proprio complici della guerra ieri: ma sono smascherati dai fatti, a tal punto che continuano ad esserne complici ancor oggi, cosi' come ieri lo furono con piena coscienza quando invece di premere affinche' il governo di allora rispettasse la legalita' costituzionale e facesse cessare la complicita' italiana nei massacri afgani, ne sono stati allora - e ne sono oggi - non solo complici ma roboanti propagandisti, non solo complici ma magniloquenti giustificatori, i piu' subdoli e infami dei complici, i complici che pretendevano e pretendono di poter avallare e sostenere l'omicidio di massa di esseri umani di cui la guerra consiste e insieme proclamarsi per la pace, o addirittura "nonviolenti". A tale perdizione essi giunsero. Cosi' profonda e' questa corruzione che non uno dei tanti ciarlatani e lor seguaci che ancora nel 2003 urlavano slogan poi rivelatisi palesemente non meditati come "no alla guerra senza se e senza ma" e che appena i loro partiti o i loro finanziatori o i loro compagni di merende andarono al governo si metamorfosarono da egregi saltimbanchi in sostenitori della prosecuzione della guerra afgana e del riarmo e della militarizzazione, non uno di costoro oggi spende una parola per dire che quella guerra e quei massacri sono tali, e che e' illegale e criminale che l'Italia a questo immane crimine continui a prender parte; non uno muove un dito per contrastare la guerra e le stragi che continuano e continuano, fiumana infinita di sangue, di cui il nostro paese continua e continua ad esser corresponsabile, assassino tra assassini, terrorista tra terroristi. C'era una volta in Italia, e c'e' ancora, la "Tavola della pace": ma forse oggi meglio sarebbe chiamarla diversamente. C'erano una volta in Italia, e ci sono ancora, tante sedicenti associazioni per la pace: ma forse oggi meglio sarebbe chiamarle diversamente. C'erano una volta in Italia, e ci sono ancora, tanti sedicenti costruttori di pace: ma forse oggi meglio sarebbe chiamarli diversamente. * Cosa vorremmo chiedere a quel vasto arcipelago che una volta fu il pacifismo italiano? Che si guardi allo specchio, che si faccia un esame di coscienza, che rinsavisca infine, e che dica a se stesso ed a tutti: "In quei due anni in cui ci siamo prostituiti a favoreggiare la guerra e le stragi afgane ci siamo tragicamente sbagliati, siamo stati peggio che stupidi e peggio che vigliacchi: siamo stati complici di un crimine. Ne facciamo ora ammenda, sapendo che i morti restano morti e che quella colpa resta incancellabile; ma tornati in noi stessi ora riprendiamo la lotta contro la guerra, riprendiamo la lotta per salvare le umane vite, riprendiamo la lotta per la pace, il disarmo, la smilitarizzazione dei conflitti e delle relazioni; riprendiamo la lotta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, riprendiamo la lotta in difesa del diritto internazionale, riprendiamo la lotta in difesa della legalita' costituzionale; riprendiamo la lotta in solidarieta' con l'umanita' intera". Questo occorre che sia detto. Possibile che sia cosi' difficile dirlo? Poi, certo, le responsabilita' restano, come i crimini. E coloro che crimini hanno commesso, coloro che crimini hanno avallato e propagandato, e' bene che siano allontanati per sempre - per sempre - da ruoli di pubblica responsabilita' (e, ove ricorra il caso, siano perseguiti ai sensi di legge), e che la loro voce non abbia piu' ascolto dove si delibera per il bene comune. Ma tutti gli altri - e sono tanti - tornino all'impegno per la pace, contro tutte le armi, contro tutti gli eserciti, contro tutte le uccisioni. * Cessi la partecipazione italiana alla guerra. S'impegni l'Italia contro la guerra. La nonviolenza e' la via. 2. APPELLI. VITERBO NELLE MANI DI "AEROPORTI DI ROMA"? NO, GRAZIE [Riportiamo il seguente appello del "Centro di ricerca per lapace" di Viterbo del 14 settembre 2008 dal titolo completo "Viterbo nelle mani di 'Aeroporti di Roma'? No, grazie. Un appello ai cittadini viterbesi affinche' i responsabili del disastro di Ciampino non possano devastare anche Viterbo"] Un colpo di mano della burocrazia dell'Enac (l'ente nazionale per l'aviazione civile, gia' principale responsabile della catastrofica situazione degli aeroporti in Italia - si veda quanto documentato ad esempio dall'inchiesta della trasmissione televisiva "Report" del 27 aprile 2008) intende affidare alla societa' "Aeroporti di Roma" (in sigla: Adr) la realizzazione e gestione di un nuovo devastante mega-aeroporto a Viterbo. La societa' "Aeroporti di Roma" e' la principale responsabile del disastro di Ciampino, la principale responsabile della spaventosa aggressione alla salute, alla sicurezza e ai diritti della popolazione del comune di Ciampino, del comune di Marino e del X municipio di Roma. Un disastro su cui esiste una documentazione impressionante, un disastro riconosciuto come tale anche dal Ministero dei Trasporti e dalla Regione Lazio (che tuttavia vorrebbero insensatamente raddoppiarlo: condannando anche Viterbo e senza salvare Ciampino). Voler consegnare Viterbo alla societa' ""Aeroporti di Roma" significa condannare il capoluogo della Tuscia a un disastro annunciato. Dobbiamo impedirlo. * Dobbiamo impedire la realizzazione a Viterbo di un nocivo e distruttivo mega-aeroporto che avrebbe come esito: 1. la devastazione irreversibile dell'area termale del Bulicame, fondamentale bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico e sociale, economico e simbolico della citta'; 2. un'aggressione violentissima alla salute e alla sicurezza dei cittadini con l'inquinamento fortissimo e le conseguenti patologie che l'attivita' aeroportuale provocherebbe, peraltro a breve distanza da popolosi quartieri cittadini; 3. uno sperpero gigantesco di soldi pubblici, uno sperpero scellerato; 4. la violazione di fondamentali leggi vigenti (bastera' ricordare che anche rappresentanti del governo, della Regione Lazio, dello stesso Enac, sono stati costretti infine a confessare che manca del tutto quanto previsto dalla vigente legislazione italiana ed europea in materia di prerequisiti e verifiche di tutela di fondamentali beni costituzionalmente protetti come l'ambiente, il patrimonio storico-culturale, la salute della popolazione, e basilari diritti soggettivi e legittimi interessi dei viterbesi); 5. un'ulteriore aggressione alla biosfera: essendo il trasporto aereo fortemente corresponsabile del surriscaldamento globale del clima, da anni le voci piu' autorevoli della comunita' scientifica mondiale, le principali agenzie internazionali, gli statisti piu' avvertiti, hanno espresso l'esigenza di ridurre il trasporto aereo invece di insensatamente incrementarlo. Per tutte queste semplici ragioni all'indecente proposta di consegnare Viterbo nelle mani di "Aeroporti di Roma" dobbiamo rispondere no. No, e poi ancora no. * Per Viterbo e per il Lazio occorre invece ben altro: a) la difesa e la promozione dei beni culturali e ambientali e delle autentiche vocazioni produttive del territorio; b) la difesa della salute e della sicurezza delle popolazioni locali gia' duramente aggredite da scandalose scelte speculative ed inquinanti; c) il potenziamento del trasporto ferroviario; d) liberare subito Ciampino dalla disastrosa situazione attuale, abolendo tout court i voli di troppo; e) impedire l'illegale e folle realizzazione di un nuovo mega-aeroporto a Viterbo e nel Lazio. 3. MONDO. MARIELLA GRAMAGLIA: DONNE IN INDIA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo il seguente testo apparso su "D donna" del 23 agosto 2008] Una donna qualunque che guida un sindacato di un milione di donne? Che tratta con il governo sulle lavoratrici precarie? Che battaglia per i nuovi diritti alle madri? Che organizza una banca che eroga centinaia di migliaia di piccoli prestiti alle sue correntiste? In India accade. Il sindacato, che e' anche un movimento femminista, si chiama Sewa (Self Employed Women's Association) e, nel Paese, e' una vera potenza. Nato nel 1981 da una costola dell'Unione dei tessili, diventa presto, sotto la guida di Ela Bhatt - dirigente mitica, dall'intenso carisma - un modello unico al mondo, studiato dagli addetti ai lavori, di organizzazione autonoma delle donne. Eppure, per il grande pubblico non fa notizia. Noi europei, quando guardiamo al Sud del mondo, siamo prigionieri dei nostri stereotipi. Posiamo lo sguardo solo su quello che vogliamo vedere. Molto spesso la miseria, la fragilita', la vergogna dei diritti negati, che certamente meritano attenzione. Talvolta, piu' di recente, e per l'Asia in modo particolare, l'irresistibile ascesa di nuovi potenti, che sbalordiscono con la loro giovane, non di rado proterva, determinazione. Ci sfugge la complessita' dell'ordito e della trama di cio' che nel nostro linguaggio chiamiamo la societa' civile: in India, quello e' il vero regno delle donne. Non c'e' movimento sociale che non ne abbia una come protagonista: da Medha Patkar, da vent'anni in lotta per i diritti dei popoli tribali ai bordi dell'enorme invaso della diga di Sardar Samovar, sul fiume Narmada, ad Aruna Roy, attivista sociale del Rajasthan e promotrice di una legge sulla trasparenza della pubblica amministrazione che ha consentito ai contadini di conoscere i propri titoli di proprieta' delle terre e rivendicarle, a infinite altre meno celebri. Anche in India c'e' molta "antipolitica": la classe dirigente, dall'indipendenza a oggi, e' assai decaduta, la corruzione e' diffusa, l'arroganza dei politici, se possibile, ancora di piu'. Tuttavia le donne forti, che custodiscono un carisma alimentato dalla fiducia degli oppressi, non si limitano a gridare nelle piazze il disprezzo per i potenti. Nutrono la democrazia con azioni quotidiane. Non la considerano solo un sistema di regole che accompagna lo sviluppo del mercato, ma una pratica di vita creativa per far prevalere il rispetto degli altri sulla volonta' di dominio. Forse hanno qualcosa da insegnarci. 4. PROFILI. LORENZO FERRERO: GYORGY LIGETI [Dal mensile "Letture", n. 638, giugno-luglio 2007 col titolo "Gyorgy Ligeti" e il sommario "Noto per aver realizzato le colonne sonore dei film di Kubrick, Ligeti non va commemorato a un anno dalla morte solo per le sue importanti opere, ma soprattutto per avere influenzato le successive generazioni di compositori"] Di un solo compositore classico della seconda meta' del Novecento si puo' dire che la musica sia stata ascoltata da milioni di persone, gli spettatori di film come 2001: Odissea nello spazio, Shining, o Eyes Wide Shut, tutti di Stanley Kubrick. Compositore apolide potremmo definirlo, non soltanto per luogo di nascita, ma anche per il ruolo autonomo, che ha saputo ricavarsi, ora in accordo, ora in polemica, all'interno delle avanguardie che hanno segnato gli anni '60-'70 e oltre. Apolide persino nei titoli, la maggior parte dei quali in francese, lingua di un Paese in cui non e' mai vissuto. Gyorgy Sandor Ligeti nasce da ebrei non praticanti a Tarnaveni, in Romania, il 28 maggio 1923, ma e' un ungherese a tutti gli effetti. La famiglia e' originaria di Budapest. Tarnaveni e' una citta' della Transilvania che si e' trovata ora in Romania, ora in Ungheria col nome Dicsoszentmarton (oggi e' in Romania). Il piccolo Gyorgy si trova in una condizione di duplice solitudine: e' di famiglia ungherese ma i suoi compagni di scuola sono rumeni. E' ebreo ma non partecipa alla vita della comunita'. Mostra una precoce intelligenza, che all'eta' di tre anni gia' gli permette di rifugiarsi nelle fantasticherie solitarie della lettura. Col trasferimento della famiglia a Cluj, sempre in Romania, ha la possibilita' di ascoltare i concerti della locale orchestra sinfonica. A scuola se la cava discretamente, particolarmente in matematica e fisica, anche se e' tutt'altro che un allievo disciplinato. Giovanissimo, si avvicina agli Habonim, movimento sionista di impronta collettivista, che abbandona gia' a sedici anni. Durante l'adolescenza vede il piu' giovane fratello Gabor prendere con successo lezioni di violino e reclama per se' lo studio di uno strumento, che sara' il pianoforte. Fra le impressioni musicali piu' durature troviamo Boris Godunov e La traviata, gli Studi di Chopin, il poema sinfonico di Strauss Don Quixote. Ma c'e' anche la scoperta del cinema, con Tempi moderni di Chaplin. La seconda guerra mondiale riporta nel 1940 la citta' di Cluj in Ungheria, ma non c'e' motivo di rallegrarsi. Molti suoi compagni di scuola entrano nella "Guardia di ferro" (l'equivalente della Gioventu' hitleriana), e per gli ebrei la vita diventa difficile. Solo grazie all'interessamento del direttore Viktor Vaszy riesce a entrare al Conservatorio di Cluj, dove riceve lezioni da Ferenc Farkas, gia' allievo di Respighi. L'atmosfera che si respira e' quella di Bartok e Kodaly, e il giovane Ligeti la fa propria, allargando i suoi interessi a Stravinsky e a Hindemith. * La vita e le sue tragedie Con la guerra il nazismo diventa la nota tragedia universale. Le tappe essenziali per la famiglia Ligeti: suo padre fu deportato ad Auschwitz, poi a Buchenwald, e infine ucciso a Bergen-Belsen. Il fratello mori' a Mauthausen a 17 anni. La madre riusci' a sopravvivere. Il nostro fu dapprima associato a un gruppo itinerante di lavori forzati e infine inviato alla fortezza di Grosswardein, vicina al fronte. Nell'ottobre del '44, avendo la sensazione che le truppe sovietiche fossero sempre piu' vicine, Ligeti tenta la fuga, viene intercettato nei boschi dai russi, che lo lasciano tornare (due settimane a piedi) in Transilvania. Nel settembre del 1945 Ligeti si trasferisce a Budapest ed entra all'Accademia Ferenc Liszt, una delle piu' importanti istituzioni musicali europee. Suo insegnante fu l'ottimo Sandor Veress. Fedele amico di Ligeti, al conservatorio e per tutta la vita, fu Gyorgy Kurtag, un autore che negli ultimi anni ha raggiunto fama internazionale. Entrambi sono favorevoli al nuovo regime comunista, e idealisticamente convinti di un futuro di progresso per l'Ungheria. Qualche composizione significativa segna il periodo giovanile, stilisticamente un'estensione dello stile di Bartok: Musica ricercata (1951-53) e Concert romanesc (1951). Ma incontra ben presto gli inevitabili guai con la burocrazia culturale comunista, con conseguente delusione politica. Le solite accuse di formalismo e modernismo decadente toccano le composizioni citate. La difesa di Kodaly allontana da lui conseguenze gravose. In parte per genuino interesse, in parte per allontanarsi dal clima difficile, si mette a studiare la musica popolare transilvana. Incontra anche una ragazza, Vera, che sara' presto sua moglie. Dopo il ritorno a Budapest Kodaly gli trova un lavoro di archivio, che Ligeti accetta senza particolare entusiasmo. Insegna poi armonia, che gli serve ad affinare le sue capacita' analitiche, applicate in seguito ai lavori di Webern e Boulez. Intanto ascolta di notte, e ovviamente di nascosto, le trasmissioni di Radio Colonia, che proponevano le prime esperienze "seriali", di cui presto parleremo. Nel 1956 l'Unione Sovietica invade l'Ungheria. Ligeti si ritrova fra gli oltre 200.000 ungheresi che cercarono di raggiungere l'Austria. Dopo una fuga rocambolesca arrivo' in una Vienna carica di nuovi umori e fervori, e trovo' un amico, il coetaneo Friedrich Cerha, enfant prodige dell'avanguardia musicale (fra i suoi meriti c'e' il completamento della Lulu di Berg). Grazie a Cerha fa un corso accelerato delle piu' importanti novita' occidentali. Ma capisce presto che la sua prossima destinazione dev'essere Colonia, dove si sperimenta una grande novita': la musica elettronica. Il fondatore dello Studio di musica elettronica di quella citta', Herbert Eimert, si rivela anche un generoso benefattore. Gli trova un pur minimo sussidio per vivere, e gli apre le porte di un nuovo mondo, insieme all'amicizia del piu' celebre dei suoi proteges, Karlheinz Stockhausen. Siamo nel 1958. Ligeti si cimenta anche in una composizione elettronica, Glissandi, che si distingue dal resto della produzione dello Studio per una certa vivacita' e humour. Piu' importante la successiva Artikulation, un brano di quasi quattro minuti in cui sperimenta con rumori, alcuni dei quali abitualmente considerati imbarazzanti, sempre in uno spirito divertito e ispirato alle macchie di colore di Miro'. Per comprendere quel che succedeva alle tendenze piu' avanzate della musica di quegli anni bisogna ricordare un luogo che e' anche una sorta di mito, spesso citato come la fucina di tutte le nuove esperienze degli anni '50-'60: Darmstadt. Fondamentalmente sede di un corso estivo (Ferienkurse), questa citta', piacevole e con una certa storia, vedeva, come per un annuale concilio, darsi convegno i "cardinali" della nuova musica: Boulez, Stockhausen, Pousseur, l'emigrato argentino Mauricio Kagel, gli italiani Berio, Nono e Maderna (quest'ultimo prodigandosi anche nel ruolo di direttore d'orchestra). Non importa se erano allievi o docenti, in fondo essendo tutti molto giovani, con rare eccezioni, come qualche visita di Messiaen e la presenza assidua del filosofo-sociologo Theodor Adorno. I corsi di Darmstadt avevano uno stretto legame col mondo di Colonia, ma anche con numerose trasmissioni che le emittenti regionali tedesche dedicavano alle nuove tendenze (Amburgo, Baden-Baden, Monaco, e via dicendo). Tali emittenti, dotate in genere di proprie orchestre, commissionavano poi nuovi lavori ai partecipanti che si erano distinti durante i corsi. La breve panoramica spiega come il corso estivo fosse di fatto una realta' del tutto eccezionale, dove si diffondevano nuove mode, estetiche, "verbi" di ogni genere, che a loro volta attiravano nuovi adepti, non di rado di considerevole talento. Alcune tendenze hanno nomi che sono passati alla storia della musica e meritano una spiegazione. La prima in ordine di tempo fu il serialismo. Ispirato alla dodecafonia, metodo di composizione con i dodici suoni della scala ideato da Schoenberg, e portato, come si diceva, fino alle estreme conseguenze dal suo allievo Webern, poi ibridato con un breve esperimento di Messiaen (Modes des valeurs et des intensites), in cui il compositore usava scale di suoni (altezze), ma anche di durate, di intensita' e di timbri: il serialismo integrale consiste nel comporre un brano a partire da dodici altezze e altrettanti timbri, durate e intensita', con opportune permutazioni ispirate alle tecniche del contrappunto cinquecentesche. Da un certo punto di vista si potrebbe dire che con un simile metodo, una volta stabiliti i parametri di base, tutto il resto e' un automatismo che potrebbe essere messo nero su bianco da un assistente del compositore. E in qualche caso fu cosi'. Il serialismo integrale ha avuto in realta' pochi esempi concreti, i principali dei quali sono Structures per due pianoforti di Boulez e Gruppen per tre orchestre di Stockhausen. Esistono poi numerose altre forme di serialismo, vuoi piu' moderate, vuoi piu' articolate, la cui base comune e' sempre il riposare sulla serie come punto di partenza per sviluppare strutture piu' complesse di intervalli, ritmi, timbri. L'arrivo dell'americano Cage - approdato a Darmstadt nel 1958 -, e delle sue teorie, di origine zen, sull'importanza del caso nel processo compositivo, porto' un elemento di salutare disturbo al serialismo piu' rigoroso, riflesso immediatamente nell'opera di un po' tutti i darmstatiani, col nome di musica aleatoria, i cui casi estremi sono la totale liberta' di improvvisazione degli interpreti, eventualmente ispirata a partiture fatte di puri suggerimenti e segni astratti. Guarda da lontano a Darmstadt la cosiddetta "scuola polacca", il cui piu' noto esponente fu Penderecki, che esplorava timbri inediti prodotti con modi particolari di usare gli strumenti. Se oggi possono apparire artificiosi intellettualismi, le tendenze che abbiamo indicato nascondono un fattore psicologico e sociologico di notevole importanza e gravita'. Tutti i giovani compositori di quel tempo uscivano segnati, piu' o meno duramente, dall'esperienza della guerra e della dittatura. La volonta' di fare tabula rasa di qualunque passato, di obliterare ogni segno del mondo pre-bellico appariva loro come una necessita' piu' ancora che una scelta. Inoltre la decisione di affidarsi a processi oggettivi, legati direttamente o indirettamente alla matematica, o, all'opposto, alla pura casualita', rivela la volonta' di evitare forme dirette di espressione della soggettivita', quella soggettivita' che si era da poco tristemente espressa come volonta' di potenza distruttrice. Infine, il mondo musicale che ruotava intorno a Schoenberg e alla sua scuola era stato bollato come "arte degenerata" dal nazismo: una ragione di piu' per farne una bandiera di rinnovamento. * A Darmstadt Ligeti giunge a Darmstadt per fare una conferenza su Webern, nel 1959. Come compositore era ancora una figura minore, ma si era distinto come fine analista di lavori di Boulez o di Stockhausen. Non gli mancano ormai conoscenze e relazioni, e viene accettato con rispetto a tutti i tavoli di discussione, comprese quelle con Adorno, sostenitore e al contempo coscienza critica della giovane generazione. Forse anche in virtu' delle sue analisi, osserva quanto accade con una certa distanza. Del serialismo integrale ammira alcune opere ma non gli piace il metodo, ritenendo che il risultato finale non sia poi molto diverso, all'ascolto, dalla pura casualita'. Non gli piace la rincorsa di tutti ad abbracciare in modo quasi intimidatorio ogni nuova tendenza, che gli ricorda il conformismo comunista. Gli interessano, piu' che le grandi tendenze, i dettagli: le ricerche sul linguaggio e la fonazione, l'ispirazione matematica, i ritmi complessi e irregolari, le novita' timbriche dei polacchi, perfino i grafismi degli "aleatori". Assimila, lascia maturare lentamente ogni cosa, in attesa che trovi la sua giusta collocazione. Nello stesso '59 si mette al lavoro per una composizione che e' in parte la ricostruzione di un brano lasciato in Ungheria, Visiok. E' in due movimenti, estremamente dettagliato e ramificato, intitolato Apparitions. Lo immagina come l'intricata tela di un ragno, con un senso continuo del tempo, fatto di impercettibili cambiamenti. La matematica, con la serie di Fibonacci, non e' estranea al metodo compositivo. Nel giugno del '60 il brano viene eseguito a Colonia con successo, tanto che il suo autore fu per la prima volta invitato a scrivere un articolo sul suo proprio lavoro, significativamente intitolato "Trasformazioni della forma musicale". Dello spirito bellicoso dell'epoca si puo' ricordare un episodio. Mentre al Festival di musica contemporanea si eseguivano Apparitions del nostro e Anagrama di Kagel, il critico Klaus Metzger, ex discepolo di Adorno, ora su posizioni di adorazione per Cage (Cage o la liberazione, sara' il titolo di un suo saggio) organizzava un contro-festival e proclamava che l'arte "aveva perso l'opportunita' di abolire se stessa". Ligeti fu preso in mezzo a una lite tra Stockhausen e Kagel, entrambi amici e benefattori. Per evitare di prendere parte a futili querelles, decise di tornare a vivere a Vienna. Tema del contro-festival erano peraltro i concerti e gli "happenings" del gruppo newyorkese Fluxus, spesso multimediali ante litteram (ne faceva parte il celebre video-artist Nam June Paik) e furono il terreno di coltura di tante future correnti, fra cui il minimalismo di Glass e Reich. * Il successo Nell'attesa dell'esecuzione di Apparitions, Ligeti scrive Atmospheres, da molti considerato una pietra miliare della sua produzione. Il brano viene presentato al Festival di Donaueschingen, gestito dalla radio di Baden Baden e altro santuario dell'avanguardia. Dura otto minuti, ma otto minuti che lasciano il segno. Il carattere e' simile ad Apparitions, ma qui giunge alla perfezione la ragnatela di micropolifonie che danno una sensazione del tempo simile a un processo biologico in continuo cambiamento. Ligeti era riuscito a produrre una musica che suonava interamente nuova rispetto a quanto in quel momento producevano i piu' accreditati esponenti della nuova musica. Certo, alcuni tratti possono essere avvicinati all'esperienza polacca, come pure alla musica elettronica, ma sono tratti superficiali, talmente evidente e' l'unicita' del suono, del suo fluire, del rigoroso processo compositivo che lo sostiene. Ed e' rigore del pensiero, non quel "rigor mortis" che Cage attribuiva alle strette discipline seriali. Tale fu il successo, che la nuova parola d'ordine sembro' fosse, con intraducibile termine anglosassone "texturalism", o "micropolifonia". Fra il pubblico presente a Donaueschingen c'erano compositori, critici, e programmatori radiofonici, pronti a diffondere il nuovo verbo. Ma Ligeti fece subito di tutto per smentire la sua fama di creatore di una nuova tendenza. Negli anni immediatamente successivi scrive tutto e il contrario di tutto. Trois bagatelles, per esempio, dedicate al fedele pianista di Cage, David Tudor, dove due movimenti sono in totale silenzio e il terzo comprende una sola nota. Poeme symphonique per 100 metronomi (uno scandalo alla settimana musicale Gaudeamus in Olanda, che la televisione rifiuto' di trasmettere). Si nota l'influenza di Fluxus, come anticipazione di esperimenti minimalisti di Reich come Pendulum, Clapping Hands o Volumina, pezzo per organo piu' articolato, in cui tuttavia l'interprete e' ispirato da grafismi di vario spessore e direzione (parentela con la musica aleatoria). Insieme a Volumina, i pezzi piu' interessanti del periodo sono certamente Aventures (1962) e il successivo Nouvelles Aventures (1966), per tre voci e sette strumenti. Qui la notazione aleatoria viene abbandonata anche se vengono lasciati ampi margini all'iniziativa degli interpreti. Gli esperimenti sulla fonazione e sul linguaggio, le modalita' inedite dell'uso degli strumenti e la presenza di strumenti decisamente inusuali (una valigia, una pila di piatti, una rana giocattolo), i registri vocali che alternano costantemente fra gli estremi (come in Webern e Boulez), insomma tutto cio' che aveva potuto assimilare a Darmstadt si trasforma in qualcosa che porta nettamente il marchio di Ligeti, in particolare attraverso il rifiuto di ogni approccio serioso alla materia, come nei primi pezzi elettronici. E' un alter-Ligeti rispetto ad Atmospheres, ma e' pur sempre lui. L'ironia e il gioco (sottotitoli di movimenti come Gli orologi demoniaci o Grande scena isterica bastano come esempi) ricordano la disinvoltura dei pezzi elettronici. Strumenti e fonazioni estreme autorizzano l'ascoltatore a rilassarsi e partecipare al gioco. A Vienna Ligeti trova l'amico Cerha impegnato - guarda un po' - in varie composizioni "micropolifoniche". Ligeti ha fatto scuola, e volente o nolente e' considerato un maestro della ricerca timbrica (sul tema viene invitato piu' volte a parlare a Darmstadt). E' ormai un compositore maturo, che ha assimilato e fatto proprie le varie esperienze vissute in anni cruciali per la musica, e si sente pronto per affrontare una composizione sinfonico-corale di vaste proporzioni. Non e' forse un caso che la stessa cosa succeda nello stesso decennio a Penderecki (Passio secundum Lucam), o a Berio (Sinfonia). L'avanguardia ha ormai acquisito uno status rispettabile e rispettato. Grandi direttori come Bernstein (pur alieno dal suo linguaggio) cominciano a interpretarla. Il Requiem e' un importante e complesso lavoro. Piu' che religiosa, la sua ispirazione ha a che fare col timore e terrore umano delle "cose ultime". Di conseguenza, molte soluzioni sono diverse da quelle abituali: ad esempio lo scomposto e contrastato Dies Irae sembra esorcizzare il terrore sconfinando con lo sberleffo e la farsa. Il Sanctus e' assente. Il Kyrie e' in sostanza una compostissima fuga, legata al massimo grado alle tecniche microtonali, e costo' al compositore sei mesi di lavoro. Il Lacrimosa e' vicino alla compostezza del Kyrie, ma con una componente armonica piu' pronunciata e piu' semplice. L'ispirazione musicale piu' profonda ci porta a Palestrina. Non un Palestrina preso alla lettera, ma rivisitato attraverso l'individuazione dei suoi procedimenti compositivi (Ligeti conosceva fin dai tempi ungheresi lo studio di Knud Jeppesen, Palestrina e il trattamento della dissonanza), reinventati dal compositore. * La fine degli anni Sessanta Mentre dal punto di vista della sua scarna biografia personale gli anni Sessanta vedono uno spostamento sempre piu' frequente a Berlino, che nel '73 sara' sostituito da Amburgo, come sede permanente di insegnamento, e due cambi di editore, dal punto di vista musicale sono estremamente produttivi. Vari lavori andrebbero citati e commentati, come il Concerto per violoncello, i Dieci pezzi per quintetto a fiati, un Quartetto per archi, il fortunato Ramifications per archi, il Concerto da camera per tredici strumenti, ma soprattutto tre presentano elementi evolutivi. Quasi perfezionamento ulteriore del Requiem e' il fortunatissimo Lux Aeterna per coro a cappella, il brano piu' efficacemente utilizzato da Kubrick in 2001: Odissea nello spazio. Qui e' Ockeghem il nume tutelare (e specificamente quello della Missa prolationum). La micropolifonia raggiunge in questo brano la perfezione del metodo e del risultato uditivo, ottenuto grazie allo strettissimo contrappunto delle voci, che continuamente fanno eco una all'altra. Continuum per clavicembalo potrebbe essere considerato un pezzo minore, ma e' invece di estremo interesse perche', dati anche i limiti dello strumento, la micropolifonia viene ottenuta attraverso il costante mutare delle figure e dei registri, come in un preludio di Bach suonato a velocita' impossibile. E' infatti rapidissimo il metronomo, e il risultato e' praticamente illusionistico, come nei quadri di Maurits Escher, tanto apprezzato da Ligeti appunto per il suo illusionismo visivo. Lontano, per grande orchestra, e' fra i pezzi che piu' facilmente possono affascinare l'ascoltatore. Nel trattamento del suono orchestrale, pur in uno sviluppo che puo' ricordare Atmospheres, il compositore ritrova momenti di lussureggiante suono post-romantico, memore di Bruckner. Non a caso infatti i piu' integralisti fra i primi ascoltatori lo considerarono un allontanamento dall'avanguardia, come il pezzo per orchestra di poco successivo, Melodien, del 1971, in cui indubbiamente vediamo il compositore sempre piu' a disagio con il tipico stile-Ligeti. Disagio forse superato in Clocks and Clouds del 1972, lavoro gradevole per l'ascoltatore in virtu' di uno stile sicuro e riconoscibile. L'insegnamento ad Amburgo porta Ligeti a contatto con un gruppo di giovani compositori, cosiddetti "nuovi semplici" o "neoromantici" il cui netto rifiuto dell'avanguardia, la riscoperta del soggetto e dell'emozione come fonte e destinazione dell'atto creativo, accresce la spinta a rinnovarsi, a sfuggire ai suoi propri cliches. Lo conferma San Francisco Poliphony per orchestra, in cui sembra dire addio, sia pure evocandoli, ai propri stilemi, e perfino a quegli autori del primo Novecento che erano stati i punti di riferimento dell'avanguardia. Ma probabilmente e' soprattutto la scelta dell'opera, spesso in passato luogo di sperimentazione di nuove soluzioni linguistiche, a nascere dalle inquietudini che stiamo osservando. Il progetto, significativamente, non e' di scrivere una antiopera, perche' Ligeti riteneva che Mauricio Kagel avesse detto l'ultima parola con Staatstheater del 1971. Nello stesso tempo, non voleva certo scrivere un'opera tradizionale. La scelta del soggetto cade su Le grand macabre di Michel de Ghelderode, un lavoro comico, farsesco, crudele, per molti versi demoniaco alla Brueghel. Era stato scritto negli anni '30. Ma non piacciono a Ligeti le parole, ormai datate, e chiede al librettista Meschke parole alla Jarry, lo scandaloso e assurdo autore di Ubu Roi. Il lavoro e' stilisticamente composito e vario almeno quanto le antiche Aventures. Il successo e' immediato, dopo la prima a Stoccolma nel 1978, e numerose sono le riprese, anche in Italia, a Bologna, con le scene di Topor. E' chiaro che nel lavoro Ligeti mette il massimo sforzo creativo, che quasi lo esaurisce (tacera', praticamente, per otto anni). E tuttavia non ne fu pienamente soddisfatto, tanto che lavoro' a una revisione sostanziosa negli anni '90. Due brevi pezzi vanno citati, entrambi situati intorno alla fine degli anni '70: Passacaglia ungherese e Hungarian Rock, quasi una risposta alla passione dei suoi allievi amburghesi per la nuova tonalita' e le strutture ritmiche del rock (la nuova grande moda, il minimalismo, si stava perentoriamente affermando). * Gli ultimi lavori Non sappiamo quanto intimamente colpissero Ligeti e lo mettessero in crisi le nuove tendenze della musica, che tornava, in un modo o nell'altro, a cio' che la sua generazione aveva rinnegato. E' comunque indicativo che le composizioni ultime, con poche eccezioni, come un Concerto per pianoforte e uno per violino, sono principalmente cameristiche, il classico rifugio di ogni compositore che rimedita il proprio linguaggio. Il tratto comune e' un rinnovato interesse per il ritmo, in parte legato al contributo di alcuni suoi allievi (come il portoricano Roberto Sierra), in parte alle fonti del minimalismo (la musica africana e orientale). Una certa influenza ebbero anche la riscoperta di due solitari pionieri americani come Conlon Nancarrow (che scrisse quasi la sua intera produzione per pianoforte a rulli meccanici) e Harry Partch. Il monumento di questo periodo sono i tre Libri degli Etudes per pianoforte solo, che riflettono tutto cio' nella varieta' dei movimenti e degli approcci compositivi, lungo un periodo di tempo che dall'84 copre oltre dieci anni. Ma anche notevole e' il Trio per corno, violino e pianoforte, che guarda, sia pure da una distanza siderale, a Brahms. Per ragioni di salute nel 1989 lascia la cattedra di Amburgo e torna a Vienna. Lasciamo alle parole poste a commento del Concerto per pianoforte, il credo estetico degli ultimi anni: "Indipendenza sia dai criteri dell'avanguardia tradizionale che da quelli del postmodernismo oggi di moda". Importante in queste righe e' il riconoscimento che l'avanguardia sia diventata essa stessa tradizione, e ancora una volta la conferma della propria posizione di apolide da qualunque patria determinata. Ligeti e' morto a Vienna il 12 giugno 2006. * "Apparizioni" anche su iTunes La musica di Ligeti e' edita da Universal Edition Wien (anni '60), Edition Peters (anni '60-70), Schott u. Sohne (dagli anni '70). Enzo Restagno (a cura di), Ligeti, Edt, Torino 1985. Ulrich Dibelius, Ligeti: Eine Monographie in Essays, Schott u. Sohne, Mainz 1994. Paul Griffiths, Gyorgy Ligeti, Robson Books, Londra 1997. Richard Toop, Gyorgy Ligeti, Phaidon Press, Londra 1999. Discografia essenziale: The Ligeti Project, Warner Classics, 6 cd, soprattutto i lavori degli anni '80-'90. Ligeti, Sony Classical, 9 cd, comprendenti Le grand macabre. Dischi Wergo (orig. vinile) rimasterizzati in cd, che contengono i principali lavori degli anni '50-'60. Inoltre: Concerti per pianoforte, violoncello e violino. Direttore Pierre Boulez. Ensemble Intercontemporain (Dg 439 808-2). Secondo quartetto, Ramifications, Concerto da camera. Direttore Pierre Boulez. Quartetto La Salle, Ensemble Intercontemporain (Dg 423 244-2). Circa 150 brani, con diversi interpreti, sono presenti su iTunes Music Store. * In fuga dal nazismo e dal comunismo 1923 il 28 maggio nasce a Tarnaveni, in Romania, da genitori ebrei ungheresi. 1930 La famiglia si trasferisce a Cluj, sempre in Romania. 1941-1943 Studia al Conservatorio di Cluj con Ferenc Farkas. 1943-44 Il fratello e il padre vengono uccisi nei campi di sterminio nazisti. 1944 Riesce a fuggire da un campo di lavoro e torna a casa. 1945-1949 Studia all'Accademia Franz Liszt di Budapest, di cui e' direttore Zoltan Kodaly. Fa amicizia con Gyorgy Kurtag. 1951-1954 Scrive le prime composizioni, studia la musica transilvana, insegna armonia. Conosce la futura moglie Vera, e incontra le prime difficolta' col regime comunista. 1956 Invasione sovietica dell'Ungheria. Ligeti fugge a Vienna, dove conosce Friedrich Cerha. 1957-1958 Lavora allo Studio di musica elettronica di Colonia, dove conosce Stockhausen, e scrive Glissandi e Artikulation. 1959 Va a Darmstadt e conosce i principali esponenti della nuova avanguardia musicale. Riprende il pezzo Visiok col nuovo titolo di Apparitions. 1960 Prima esecuzione di Apparitions e ritorno a Vienna. 1961 Scrive Atmospheres, presentato con successo al Festival di Donaueschingen. Scrive anche Trois bagatelles per pianoforte. 1961-1962 Scrive Volumina e Aventures. 1963 Scrive Poeme symphonique. 1965 Scrive il Requiem, eseguito a Stoccolma nello stesso anno. 1966 Scrive Nouvelles Aventures, Lux Aeterna, e il Concerto per violoncello e orchestra. 1967 Scrive Lontano, eseguito in ottobre a Donaueschingen. 1969 Scrive Ramifications per dodici archi, il secondo Quartetto, Dieci pezzi per quintetto a fiati e Continuum. 1969-70 Scrive il Concerto da camera. 1971 Scrive Melodien. 1973 Scrive Clocks and Clouds. Viene invitato a insegnare all'Accademia di musica di Amburgo, dove si trasferisce. 1974 Scrive San Francisco Poliphony. 1974-77 Scrive l'opera Le grand macabre. 1982 Scrive il Trio per corno, violino e pianoforte. 1984 Scrive il Primo libro degli Etudes per pianoforte. Continuera' a lavorare al progetto, con successivi due Libri. 1985-88 Scrive il Concerto per pianoforte e orchestra. 1990-92 Scrive il Concerto per violino e orchestra. 1991 Praemium imperiale a Tokyo. 1996 Premio Unesco-Imc. 1998 Progetto Sony di nove cd dedicati alla sua musica. 2000 Premio Sibelius a Helsinki. 2003 Premio Adorno della citta' di Francoforte. 2004 Premio della Reale Accademia Svedese e medaglia d'oro della Royal Philarmonic Society. 2006 12 giugno, muore a Vienna all'eta' di 83 anni. 5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 6. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 579 del 15 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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