Minime. 573



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 573 del 9 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Opporsi alla guerra, opporsi alle stragi
2. "Peacereporter": Triplicate le vittime civili delle nostre stragi in
Afghanistan
3. "Peacereporter": E continuano le nostre stragi anche in Pakistan
4. Giulio Vittorangeli: Lentamente la giustizia arriva in Cile
5. Lorenzo Acquaviva intervista Fernanda Pivano (parte seconda e conclusiva)
6. Fulvia Degl'Innocenti presenta "Stupid White Men" di Michael Moore
7. Paolo Pegoraro presenta "Malina" di Ingeborg Bachmann
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. OPPORSI ALLA GUERRA, OPPORSI ALLE STRAGI. QUI E ADESSO

E' orribile l'indifferenza in Italia dinanzi alle stragi della guerra
afgana. Stragi di cui siamo corresponsabili in quanto parte belligerante in
quella guerra terrorista e stragista, imperialista e razzista, mafiosa e
totalitaria.
Occorre opporsi alla guerra, occorre opporsi alle stragi.
Occorre ottenere la cessazione della partecipazione italiana alla guerra,
occorre ottenere il rispetto del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale che quella guerra illegale e criminale proibiscono.
Occorre opporsi alla guerra, occorre opporsi alle stragi.

2. GUERRA. "PEACEREPORTER: TRIPLICATE LE VITTIME CIVILI DELLE NOSTRE STRAGI
IN AFGHANISTAN
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo dell'8 settembre 2008 col titolo "Per 'Human Rights Watch' le
vittime civili dei raid aerei Usa in Afghanistan sono triplicate in un
anno"]

Le vittime civili causate dai raid aerei statunitensi in Afghanistan sono
aumentate del 300% in un solo anno. La denuncia arriva dalla organizzazione
non governativa statunitense Human Rights Watch, che documenta come le
stragi indiscriminate siano continuate anche nel corso del 2008.
Erano centosedici gli "incidenti" o "danni collaterali" denunciati nel 2006,
saliti poi a trecentoventuno nel 2007. E nei primi sei mesi del 2008 hanno
gia' trovato la morte 119 civili.
Cifre queste che le autorita' statunitensi continuano a smentire anche se la
decisione, presa oggi, di riaprire un'inchiesta sull'incursione del 22
agosto, suona come un'implicita conferma. Quel giorno l'aviazione Usa
bombardo' il villaggio di Azizabad, nella provincia di Herat, provocando la
morte di 90 civili, per la maggior parte donne e bambini.
La commissione, presieduta dal generale David McKiernan, e' dovuta tornare
al lavoro in seguito alla denuncia del "New York Times" che ha pubblicato
una serie di foto, scattate con il cellulare, in cui si vedevano numerosi
bambini fra le vittime, allineate davanti alla moschea.

3. GUERRA. "PEACEREPORTER: E CONTINUANO LE NOSTRE STRAGI ANCHE IN PAKISTAN
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo dell'8 settembre 2008 col titolo "Pakistan, attacco aereo Usa in
Waziristan: almeno 20 morti"]

E' di 20 morti e 25 feriti il bilancio dell'attacco aereo compiuto oggi
dall'aviazione militare statunitense nella provincia pachistana del
Waziristan settentrionale, vicino al confine con l'Afghanistan.
Secondo il racconto di alcuni testimoni oculari, due droni (aerei senza
pilota) hanno sparato almeno quattro missili intorno alle 9,30 di questa
mattina contro un complesso di abitazioni ed una madrasa (scuola coranica)
che l'intelligence Usa ritiene vengano usati da Jalaluddin Haqqani,
comandante talebano legato ad Osama Bin Laden, nel villaggio di Dandai
Darpakhel, vicino alla citta' di Miranshah. Haqqani e suo figlio Sirajuddin,
non erano presenti al momento dell'attacco, ma alcuni suoi parenti, tra cui
una sorella, sarebbero tra le vittime.
Il bilancio potrebbe aggravarsi perche' molte persone sarebbero ancora
intrappolate sotto le macerie.

4. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LENTAMENTE LA GIUSTIZIA ARRIVA IN CILE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Due notizie giunte dal Cile, fra giugno e luglio 2008, avrebbero meritato
maggiore attenzione da parte dei nostri sempre piu' eurocentrici mezzi
d'informazione.
La prima e' la condanna a due ergastoli di Manuel Contreras, il capo della
Dina, la famigerata polizia segreta del regime di Augusto Pinochet
(1973-1990). Contreras e' stato riconosciuto dal tribunale di Santiago del
Cile come il mandante dell'attentato terroristico del 30 settembre del 1974
a Buenos Aires, dove un'autobomba uccise il generale costituzionalista
Carlos Prats e sua moglie Sofia Cuthbert.
Con Contreras sono stati condannati a pene comprese tra i 15 e i 20 anni di
carcere altri cinque terroristi, all'epoca dei fatti alti ufficiali
dell'esercito.
L'autore materiale dell'attentato, Michael Tawnley, doppio agente della Cia
e della Dina, vive invece negli Stati Uniti sotto un programma di protezione
per testimoni.
Per uno dei maggiori mandanti del golpe fascista di Pinochet e delle
conseguenti sue pratiche terroristiche, l'allora segretario di stato
statunitense Henry Kissinger, la giustizia invece, almeno per ora, non
arrivera'.
Ricordiamo ancora la sua celebre frase, riferita proprio al Cile: "Non vedo
perche' dovremmo starcene con le mani in mano a guardare un Paese diventare
comunista a causa dell'irresponsabilita' del suo popolo".
Poco sensibile al principio democratico che esige il rispetto della volonta'
popolare, convinto che la lotta al comunismo sia troppo importante perche'
gli elettori cileni possono essere lasciati a decidere da soli, Kissinger
insieme a Nixon, allora presidente degli Stati Uniti, era tra i piu'
accaniti avversari di Salvador Allende, democraticamente eletto nel 1970
presidente del Cile.
I documenti desecretati durante la presidenza Clinton dimostrano che il
governo degli Stati Uniti mediante la Cia aveva cercato di rovesciare
Allende gia' immediatamente dopo la sua elezione, e che - come del resto era
gia' noto - fu il decisivo mandante del golpe dell'11 settembre 1973 che
porto' all'uccisione di Allende e alla dittatura di Pinochet.
*
La seconda notizia e' la riapertura dell'inchiesta sulla morte di Victor
Jara.
Il giudice cileno Juan Manuel Fuentes ha deciso la riapertura del processo
sull'assassinio di uno dei piu' grandi intellettuali cileni, Victor Jara,
cantautore e attivista politico; tra i fondatori del movimento della "nuova
canzone cilena" e sostenitore di Salvador Allende. Fu ucciso il 16 settembre
1973, pochi giorni dopo il golpe militare di Augusto Pinochet, nello stadio
nazionale di Santiago dove erano stati rinchiusi gli oppositori. I testimoni
hanno raccontato che al suo arrivo allo stadio gli furono subito spezzate e
bruciate le mani cosi' che non potesse piu' suonare la sua chitarra; poi fu
ucciso.
Un primo processo per l'uccisione di Victor Jara, il cui corpo senza vita
venne ritrovato nei pressi del cimitero di Santiago, si era concluso il 15
maggio 2008 con l'incriminazione del colonnello Victor Manriquez, all'epoca
a capo del campo di prigionia creato all'interno dello stadio della
capitale.
Accogliendo la petizione dei familiari dell'intellettuale, il giudice ha ora
ordinato un'inchiesta per identificare gli esecutori materiali
dell'assassinio e i responsabili delle torture a cui Jara fu sottoposto
durante i giorni di prigionia.
*
Le inchieste sui crimini della dittatura, ultima in ordine di tempo quella
che ha portato all'arresto e al rinvio a giudizio di 98 ex agenti della Dina
coinvolti nella cosiddetta "Operacion Colombo" con cui nel 1975 si tento' di
coprire l'assassinio di 119 oppositori politici attribuendolo a scontri
interni tra militanti di sinistra, dimostrano che lentamente la giustizia
arriva anche in Cile.
Certo, sono stati necessari 35 anni e la testardaggine di chi ha lottato,
spesso in solitudine, perche' fosse fatta giustizia: in prima persona i
familiari delle vittime.
Intanto e' venuto un altro 11 settembre (del 2001), che ci ha lasciato tutti
sgomenti. In nome dell'11 settembre 2001 sono state fatte guerre
"preventive", sono stati massacrati civili (definiti ipocritamente "effetti
collaterali"), distrutte citta' e civilta'.
Ma resta piu' vivo che mai il messaggio di speranza che viene dal lontano
Cile di Salvador Allende, per chi crede nella giustizia e nella solidarieta'
dei popoli basta ascoltare le parole dell'ultimo discorso del presidente
cileno, "La storia e' nostra e la fanno i popoli", o le canzoni di Victor
Jara, ad iniziare dalla indimenticabile "Te recuerdo Amanda".

5. MAESTRE. LORENZO ACQUAVIVA INTERVISTA FERNANDA PIVANO (PARTE SECONDA E
CONCLUSIVA)
[La seguente intervista e' presente in vari siti della rete telematica in
versioni piu' o meno ampie (confidiamo di aver scelto la migliore e piu'
ampia); non siamo riusciti ad accertare la fonte da cui si diramano le
successive riprese; ce ne scusiamo con chi legge.
Lorenzo Acquaviva, nato a Trieste nel 1968, si e' formato con attori e
registi italiani e stranieri e studia recitazione presso l'Advanced
Residential Theatre and Television Skillcentre in Inghilterra. Nel 1997
entra a far parte del Liubljana & Zagreb Actors' Studio. Approfondisce lo
studio della maschera nella Commedia dell'arte, partecipa con teatri
pubblici e privati a tournee in Italia e all'estero, ospite di festival
internazionali. Ha collaborato come docente con servizi sociosanitari ed ha
preso parte a produzioni teatrali negli istituti penitenziari; laureato con
una tesi sull'impatto culturale, sociale e politico della Beat Generation in
America, sviluppa e approfondisce ulteriormente lo studio della poesia beat
realizzando spettacoli di cui e' regista e interprete e partecipando a
readings con il poeta Jack Hirschman.
Fernanda Pivano, intellettuale italiana impegnata nei movimenti per i
diritti civili, studiosa della cultura americana e personalmente
intensamente partecipe delle piu' rilevanti esperienze di impegno civile,
artistiche, letterarie e culturali nordamericane novecentesche (e
particolarmente di quelle legate alla cultura ed alla militanza democratica
e radicale, pacifista ed antirazzista, di opposizione e di contestazione, ed
agli stili di vita alternativi), generosa maestra, amica della nonviolenza.
Tra le opere di Fernanda Pivano: oltre a numerose e giustamente celebri
traduzioni (tra cui la classica versione dell'Antologia di Spoon River, di
Edgar Lee Masters; la stupenda raccolta di poesie di Allen Ginsberg, Jukebox
all'idrogeno; la fondamentale antologia Poesia degli ultimi americani), ha
pubblicato tra altri volumi: La balena bianca e altri miti, 1961; America
rosso e nera, 1964; Le belle ragazze, 1965; L'altra America negli anni
Sessanta, 1971; "Pianeta Fresco", 1967; Beat hippie yippie, 1972, Mostri
degli anni Venti, 1976, C'era una volta il beat, 1976, Hemingway, 1985. Dal
sito di "Rai news 24" riprendiamo la seguente scheda: "Ferdinanda Pivano e'
una figura di rilievo nella scena culturale italiana soprattutto per il suo
contributo alla divulgazione della letteratura americana in Italia. Ha
iniziato l'attivita' letteraria sotto la guida di Cesare Pavese nel 1943 con
la traduzione dell'Antologia di Spoon River di Edgard Lee Masters. Da allora
ha tradotto molti romanzieri americani (fra gli altri Faulkner, Hemingway,
Fitzgerald, Anderson, Gertrude Stein) e a quasi tutte le traduzioni ha
preposto lunghi saggi bio-socio-critici. Come talent scout editoriale ha
suggerito la pubblicazione degli scrittori contemporanei piu' significativi
d'America, da quelli citati degli Anni Venti e a quelli del dissenso nero
(come Richard Wright) ai protagonisti del dissenso nonviolento degli anni
Sessanta (quali Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Ferlinghetti, Corso) agli
autori ora giovanissimi quali Leavitt, McInerney, Ellis (per il quale ha
scritto un lungo saggio che costituisce una breve storia del minimalismo
letterario americano). Si e' presto affermata come saggista confermando in
Italia un metodo critico basato sulla testimonianza diretta, sulla storia
del costume e sull'indagine storico-sociale degli scrittori e dei fenomeni
letterari. Opere di Fernanda Pivano: La balena bianca e altri miti,
Mondadori, 1961, Il Saggiatore, 1995; America rossa e nera, Vallecchi, 1964;
Beat hippie yippie, Arcana, 1972, Bompiani, 2004; Mostri degli anni Venti,
Formichiere, 1976, Rizzoli, 1976; C'era una volta un Beat, Arcana 1976,
Frassinelli, 2003; L'altra America negli anni Sessanta,
Officina-Formichiere, 1971, 1993; Intervista a Bukowski, Sugar, 1982;
Biografia di Hemingway, Rusconi, 1985; Cos'e' piu' la virtu', Rusconi, 1986;
La mia kasbah, Rusconi, 1988, Marsilio, 1998; La balena bianca e altri miti,
Il Saggiatore, 1995; Altri amici, Mondadori, 1996; Amici scrittori,
Mondadori, 1996; Hemingway, Rusconi, 1996, Bompiani 2001; Dov'e' piu' la
virtu', Marsilio, 1997; Viaggio americano, Bompiani, 1997; Album americano.
Dalla generazione perduta agli scrittori della realta' virtuale,
Frassinelli, 1997; I miei quadrifogli, Frassinelli, 2000; Dopo Hemingway.
Libri, arte ed emozioni d'America, Pironti, 2000; Una favola, Pagine d'arte,
2001; Un po' di emozioni, Fandango, 2002; Mostri degli anni Venti, La
Tartaruga, 2002; De Andre' il corsaro, con C. G. Romana e M. Serra,
Interlinea, 2002; The beat goes on, Mondadori, 2004". Tra le piu' recenti
pubblicazioni: Pagine americane. Narrativa e poesia 1943-2005, Frassinelli,
2005; I miei amici cantautori, Mondadori, 2005; (con William Willinghton),
Spoon River, ciao, Dreams Creek, 2006; Ho fatto una pace separata, Dreams
Creek, 2006; Lo scrittore americano e la ragazza per bene. Storia di un
amore: Nelson Algren e Simone de Beauvoir, Pironti, 2007; Complice la
musica. 30+1 cantautori italiani si raccontano a Fernanda Pivano, Rizzoli,
2008; Diari 1917-1973, Bompiani, 2008]

- Lorenzo Acquaviva: Anche Kerouac stesso in On the road parla di sussidio
ai reduci.
- Fernanda Pivano: Lui era troppo anarchico, non voleva saperne neanche di
quello, ma gli altri stavano per un mese a fare il cameriere in un bar e poi
per sei mesi ricevevano il sussidio governativo.
*
- Lorenzo Acquaviva: Infatti il tipico atteggiamento del beat nei confronti
del lavoro e' quello di non impegno, di guadagnare dei soldi per essere
liberi.
- Fernanda Pivano: Essere liberi, esatto.
*
- Lorenzo Acquaviva: Ritornando alle tre opere piu' rappresentative: Howl,
On the road, Naked Lunch, senz'altro diverse per contenuti, ma unite da
questa voglia di scuotere le fondamenta della cultura, della societa'
americana. In che modo hanno influito su queste componenti?
- Fernanda Pivano: Niente e' piu' stato lo stesso. Loro hanno trasformato il
mondo, non soltanto l'America, e purtroppo questa trasformazione, in un
primo momento, e' diventato look: quello che diceva lei prima, a proposito
dei sandali, i jeans ecc. e' vero. Quando poi, lentamente, si e' riusciti a
far circolare le idee, queste hanno prodotto nelle coscienze degli effetti
determinanti, perche' ancora adesso mi vengono a chiedere di Sulla strada,
che e' il manifesto della liberta' e dell'anarchia. E' stato Kerouac che ha
inventato tutto. In piu', lui ha anche introdotto il buddismo. Di fatto i
corsi tenuti nel '55 alla Columbia da Suzuki sono stati frequentati da gente
come John Cage, che infatti di li' a poco ha composto la musica del
cambiamento, ha cominciato a guardare gli I'Ching e a scrivere musica sulla
base dei numeri ricavati dagli stessi I'Ching. Subito dopo e' arrivato Henry
Miller che era un vecchio zen, gia' dagli anni '20, e quando Miller ha
conosciuto Suzuki, gli ha detto di invitare Kerouac e cosi' questi, riottoso
come era lui, e' andato assieme a Miller. Successivamente Kerouac ha tirato
dentro Neal Cassady, che a quel tempo era l'amante di Ginsberg, e cosi'
anche Ginsberg e' andato, a sua volta, da Suzuki. Ecco spiegata la causa
dell'esplosione del buddismo. Ginsberg era un catalizzatore straordinario,
aveva questo coraggio di esporsi: Gore Vidal lo ha chiamato il "public
relations" dei beats.
*
- Lorenzo Acquaviva: Del resto Ginsberg e' stato l'agente degli stessi beat,
ha cercato gli editori per le pubblicazioni.
- Fernanda Pivano: Si', ha fatto tanto. E' stato quello che ha contribuito
in modo determinante a far circolare le idee che stavano alla loro base,
quello che li ha tenuti sempre uniti, perche' loro continuavano a dire: "I
don't want to be a beat, what's that, what is beat" e invece lui li ha
tenuti assieme.
*
- Lorenzo Acquaviva: Era l'anima razionale, il cervello pensante. Infatti
poi Ginsberg e' diventato un professore universitario, entrando a far parte
di quell'establishment che contestava.
- Fernanda Pivano: Certo, purtroppo si'.
*
- Lorenzo Acquaviva: Qualche piccolo dissapore con Ginsberg ultimamente,
prima che lui morisse?
- Fernanda Pivano: No, non voglio parlare di dissapori, non ci sono
dissapori tra anarchici; pero' lui era molto cambiato, l'universita' l'aveva
molto cambiato. L'establishment e' un veleno terribile, il veleno da cui
parte il denaro.
*
- Lorenzo Acquaviva: E per quanto riguarda le presenze nere, stranamente
solamente Le Roy Jones come figura di rilievo...
- Fernanda Pivano: No, erano tanti; solo che erano molto disarticolati,
perche' da qualsiasi parte si prendesse il problema loro lo trasformavano
nel problema tra bianchi e neri; non si riusciva mai a parlare di queste
cose. A loro interessava che i bianchi erano cattivi e che i neri erano
buoni, che i neri venivano sfruttati e che i bianchi erano gli sfruttatori,
e cosi' via. Analogo discorso si puo' fare per i beat in Italia, i quali ad
esempio andavano alla sede del "Corriere della sera" dicendo "Voi siete dei
porci perche' siete ricchi, noi invece siamo poveri" ed in pratica volevano
i soldi. Questo in realta' era un sottoproletariato, non era una
sottocultura. I neri avevano anche loro il loro problema che era quello del
loro colore e che i bianchi li avevano tenuti schiavi. LeRoy Jones e' stato
uno che si e' buttato non nel movimento ma nel comunismo.
*
- Lorenzo Acquaviva: Quindi si e' politicizzato, ideologizzato rispetto agli
altri.
- Fernanda Pivano: Completamente. Lui era andato a Cuba perche' Fidel Castro
aveva pagato il viaggio ad un certo numero di studenti neri, proprio perche'
andassero li', a vedere cos'era Cuba, e lui si e' incendiato di entusiasmo,
ha sposato la causa fino in fondo, tanto da andare in prigione, diventando
un rivoluzionario attivo. Ha fatto parte, insomma, di quella controcultura
rivoluzionaria.
*
- Lorenzo Acquaviva: Per quanto concerne invece Howl, che rappresenta il
loro manifesto poetico, come On the road lo e' a livello di romanzo, mi
chiedo: in che modo e' stato recepito quel messaggio?
- Fernanda Pivano: Dall'establishment non poteva essere recepito peggio. I
ragazzi invece conoscevano la poesia a memoria, la recitavano a memoria. Mi
ricordo una sera, a Londra, ero con Ginsberg a Piccadilly Circus, dove e'
situata la fontana con l'amorino, Eros, e ci eravamo avvicinati a vedere
cosa facevano i ragazzi, perche' eravamo sempre un po' curiosi. Proprio li'
si trovava un ragazzo che, senza sapere che fosse presente Ginsberg, stava
recitando "Howl" a memoria.
*
- Lorenzo Acquaviva: Quello che sarebbe stato il libretto rosso di Mao negli
anni '60...
- Fernanda Pivano: ... Lo era "Howl" negli anni '50. Un'altra volta invece
mi ricordo che ero a Firenze assieme a Ginsberg in Piazza del Duomo, e
qualcuno su un muro con un pennarello, o non so che cosa, aveva scritto
"Ginsberg, you are a God" e lui, quando ha visto questa cosa, si e'
spaventato e mi ha detto "Mi danno troppe responsabilita'".
*
- Lorenzo Acquaviva: Come e' successo poi anche a Kerouac...
- Fernanda Pivano: Si', ma Kerouac l'ha sempre rifiutata la responsabilita'.
Lui diceva "I am the King of beats, but I'm not a beatnik!". Kerouac e
Gregory sono stati quelli che hanno negato di piu' questa definizione di
beat, non ne volevano sapere.
*
- Lorenzo Acquaviva: Le anime piu' autenticamente beat, insomma.
- Fernanda Pivano: Eh, si'.
*
- Lorenzo Acquaviva: Come condotta di vita, intendo.
- Fernanda Pivano: Quello e' Kerouac, e' lui che ha inventato tutto.
*
- Lorenzo Acquaviva: Burroughs?
- Fernanda Pivano: Burroughs e' diverso, un genio. Norman Mailer disse che
era l'unico genio vivente in America. Era veramente impossibile, non
difficile. Pensi che quando lo vidi la prima volta mi ha guardato e ha
detto: "Fosse per me le donne le ammazzerei tutte!" e io gli ho risposto "Me
too", anch'io, e allora siamo diventati amici; pero' era dura (ride).
*
- Lorenzo Acquaviva: Perche' lui e' stato l'ispiratore, quello che faceva
questi psicodrammi collettivi nell'appartamento a New York, alla meta' degli
anni '40. E' stato forse l'ispiratore di una certa sensibilita' che poi si
e' sviluppata in modo diverso, con caratteristiche proprie da parte di
Ginsberg, Kerouac, etc.
- Fernanda Pivano: Certo. Poi lui si mise a coltivare marijuana, ando' in
Africa... L'idea era sempre quella, la trasgressione sociale, il rifiutarsi
al dominio, il sottrarsi alla regolamentazione, alla irreggimentazione da
parte delle istituzioni.
*
- Lorenzo Acquaviva: Quello che e' stato curioso e' che alla fine i beats
hanno fatto largo uso di molti simboli della modernita' che loro
contestavano, come la velocita', le macchine, i magnetofoni.
- Fernanda Pivano: Si', loro rifiutavano la tecnologia ma poi se avevano i
soldi le usavano per queste cose. Per esempio, vede, questa storia
dell'autostop che loro hanno celebrato e di cui si sono serviti... Kerouac a
tale proposito mi aveva detto "Ma io non facevo mica l'autostop perche' ero
senza soldi, i soldi me li dava la mamma se ne avevo bisogno; facevo
l'autostop perche' volevo conoscere della gente nuova che altrimenti non
avrei mai avvicinato. Sapessi quante storie mi hanno raccontato questi
sconosciuti che incontravo facendo l'autostop". Questo e' veramente
rivelatore.
*
- Lorenzo Acquaviva: Si', infatti buona parte di On the road e' costruito su
queste storie.
- Fernanda Pivano: Bello quel libro, tanto bello che sei anni glielo hanno
fatto tenere nello zaino senza pubblicarlo. Noi conosciamo solo la versione
rifatta, rispetto al manoscritto originale. Glielo hanno fatto rifare sei
volte, lo hanno fatto diventare alcolizzato, lo hanno distrutto, e se non
era per Joyce Johnson, che era una creatura veramente deliziosa, una mia
carissima amica, una donna fantastica di una generosita' indicibile, se non
c'era lei, ripeto, non so che cosa sarebbe successo a Kerouac. Lei lo ha
proprio sostenuto, tenendolo in casa, facendogli mangiare la minestra di
piselli, perche' lui voleva mangiare solo quella.
*
- Lorenzo Acquaviva: Tornando al discorso che faceva lei prima,
sull'atteggiamento in Italia nei confronti dei beat...
- Fernanda Pivano: In Italia non hanno capito niente. Hanno fatto un
convegno l'anno scorso durante il festival di Venezia, un convegno di
professori per parlare dei beat, e uno di loro ha detto che i beats si
dovevano confrontare con i "sans papier" francesi. Ecco, allora, se nel 1996
siamo ancora al punto che i beat erano "sans papier", tragga lei le
conclusioni.
*
- Lorenzo Acquaviva: Vorrei tornare sull'atteggiamento dei beats nei
confronti del lavoro, che riflette in modo evidente il loro totale
anarchismo. Il lavoro era un mezzo per procurarsi dei soldi e per
permettersi di fare le cose che a loro piacevano. Cio' che facevano erano
tutti mestieri non istituzionalizzati quali il posteggiatore, il marittimo,
il frenatore di treni, ecc.
- Fernanda Pivano: Si', pero' il fatto e' che quando loro scrivevano o
dipingevano non lo consideravano un lavoro. Noi, invece, lo consideriamo un
lavoro. Quello era il modo di esprimere la loro coscienza, la loro anima, il
loro pensiero, i loro sogni, e noi invece facciamo un lavoro per prendere i
soldi. Loro i soldi li prendevano facendo il cameriere in un bar.
*
- Lorenzo Acquaviva: Quindi esisteva questo atteggiamento di assoluto
rifiuto nei confronti di qualsiasi cosa che potesse essere una espressione
del potere, come il denaro, la burocrazia...
- Fernanda Pivano: Allora si', al principio quando si era nella formazione.
Da ultimo no. Erano diventati professori.
*
- Lorenzo Acquaviva: Forse non tutti, Corso per esempio...
- Fernanda Pivano: Guardi, lei non sa che cosa e' stato!
*
- Lorenzo Acquaviva: Mi racconti qualcosa, un ricordo di Corso.
- Fernanda Pivano: Oh Madonna, io ne ho talmente tante di cose da raccontare
su Corso che lei non se lo sogna neanche. Una volta lo avevano invitato a
fare una lezione all'Universita' di Pisa. L'idea che Corso vada a fare una
lezione all'Universita' di Pisa e' una roba tutta da ridere. Insomma, io
sono andata per salvare il salvabile, perche' l'avrebbero portato in
prigione, non so cosa avrebbero potuto fargli. Fatto sta che sono andata li'
e ho dovuto tenere la scena per un'ora e mezza perche' lui, durante questo
lasso di tempo, non si era fatto vivo. Finalmente Corso arriva e intanto tra
la gente regnava una certa apprensione su cosa gli poteva essere successo.
Lui poverino era andato a farsi il metadone in ospedale e, senza parlare, ha
tirato su la manica e ha fatto vedere il braccio davanti a tutta la classe.
Poi e' rimasto li'. Io gli ho fatto due o tre domande e lui ridendo mi ha
detto: "You know evereything, you can answer for me!", tu sai tutto, tu puoi
rispondere per me. E naturalmente il pubblico non era contento. Non parliamo
dei professori che erano presenti e che erano sconvolti. Dopo un po' lui
dice "beh adesso io me ne vado", questo dopo cinque minuti. Allora un
americano, non ho mai saputo chi fosse, si e' alzato e dopo essersi
presentato ed indicata l'universita' dove insegnava, ha detto: "You are a
bastard perche' non potete venire qua a prendere in giro queste persone che
sono venute da tutta Italia per ascoltarvi; adesso voi dovete parlare".
Corso rispose con candore "Meee" (ride): era fantastico. Allora si e'
voltato verso di me per capire se era proprio vero e mi disse "Why aren't
you saying something?" Allora ha cominciato a spiegare in che cosa
consistesse l'operazione del metadone, quasi fosse una conferenza medica.
Insomma come Dio ha voluto questa farsa era finita, ed era stata una cosa
tremenda. No, Gregory proprio per quello che riguarda l'universita' non mi
sembra la persona piu' adatta.
*
- Lorenzo Acquaviva: Un ricordo di Kerouac.
- Fernanda Pivano: Era un uomo disperato che non aveva potuto scavalcare il
dolore di aver visto il suo libro tenuto per cosi' tanto tempo senza essere
pubblicato, non aveva mai superato questa cosa che gli avevano fatto.
*
- Lorenzo Acquaviva: Per lui scrivere era una esigenza assolutamente
insopprimibile.
- Fernanda Pivano: Insopprimibile. Lui viaggiava con uno zaino che conteneva
soltanto questo manoscritto di Sulla strada e otto libri che lui aveva
scritto dopo, che continuavano a non essere pubblicati perche' non avevano
pubblicato Sulla strada; poi appena hanno dato alle stampe Sulla strada
hanno fatto lo stesso per tutti gli altri, di colpo. Ma quei sei anni sono
stati un disastro per lui.
*
- Lorenzo Acquaviva: Penso che l'atteggiamento dell'establishment nei
confronti di Kerouac sia stato devastante, attraverso recensioni,
interviste, dibattiti che nel migliore dei casi erano ironici e sarcastici
quando non si traducevano in una aperta ridicolizzazione dei suoi romanzi.
- Fernanda Pivano: Sempre, lo hanno ridicolizzato... E queste critiche
dicevano che aveva fatto l'ennesima autobiografia; ogni volta che usciva un
libro i critici lo recensivano come l'ennesima autobiografia di Kerouac. Ma
non era vero affatto, perche' ciascuno era profondamente diverso dall'altro;
e poi perche' tutti gli autori fanno la propria autobiografia e non esiste
autore che non lo faccia se e' un vero scrittore. C'e' proprio una massima
che adesso non ricordo esattamente, forse di Thoreau o di Whitman, che
diceva: "Tra dieci anni ci saranno solo autobiografie".
*
- Lorenzo Acquaviva: E' direttamente rilevabile dai suoi romanzi poi la sua
grande cultura europea, le sue letture, alcuni nomi che mi vengono in mente:
Celine, Joyce, Dostojevskij. I sotterranei gia' nel titolo riecheggia le
dostojevskiane Memorie del sottosuolo.
- Fernanda Pivano: Certo, pero' non dimentichiamoci anche il contributo
nell'apprezzare e diffondere la cultura del mondo orientale.
*
- Lorenzo Acquaviva: Per quanto riguarda Ginsberg, invece, quale e' stato il
suo ruolo nella "controcultura" degli anni Sessanta?
- Fernanda Pivano: Quello di catalizzatore. Lui era molto camaleontico, si
adattava a tutte la situazioni, le catalizzava e le divulgava. Era lui che
creava le situazioni, ed era Ginsberg che chiamava gli altri, per averli
assieme a lui e creare una opinione. Aveva bisogno di avere gli altri
intorno a se', e che la pensassero allo stesso modo. Esponeva cio' che lui e
gli altri pensavano, in modo da creare un'opinione pubblica, un'idea
pubblica. Ginsberg in proposito aveva coniato l'espressione "solitudine
pubblica".
*
- Lorenzo Acquaviva: Che cosa rimane oggi?
- Fernanda Pivano: Rimane un sogno straordinario. Per i ragazzi,
soprattutto... Vengono a chiedere a me che cosa rimane, i ragazzi, ed io
sono molto orgogliosa di questo, ma non posso dare piu' il blueprint che
davo allora, perche' il blueprint che davo allora e' lo stesso che darei
adesso visto che non abbiamo realizzato niente. Quando noi abbiamo ottenuto
la firma per il trattato antiatomico e una settimana dopo Mao, che era il
leader dei giovani, ha buttato una bomba atomica, noi siamo stati sconfitti;
la nostra sconfitta e' avvenuta allora. Mi ricordo Ginsberg durante una
intervista telefonica: si stava andando a Boulder e l'intervista arrivava
dalla Georgia; l'intervistatore continuava a stuzzicarlo dicendo: "Come mai
lei non scrive piu' poesie", e cose di questo genere e lui, ad un certo
punto, pallido come un morto, disse: "Io sono un uomo che ha avuto un sogno,
e l'ho visto fallire. That's all". E allora a questi ragazzi io dico che il
nostro sogno era buono, l'ho detto da principio quale fosse. Era questa
liberazione, questo decondizionamento totale, a tutti i livelli, a tutti i
costi. Cercate di realizzarlo voi, pero'. Molti giovani credono di imitare
uno stile e li' fanno male. Quando c'e' stata la conferenza per il
venticinquesimo anniversario di Kerouac a Boulder, nella conclusione fatta
da John Clellon Holmes, il poeta mise in guardia l'enorme pubblico presente,
dicendo di non imitare il loro modo di scrivere, perche' quelle erano cose
che loro facevano proprio per il fatto che in quel momento esisteva la
necessita' di farlo, mentre ora era necessario inventare un altro modo,
risolvendo i problemi derivanti da questa realta', da questa
contemporaneita'.
*
- Lorenzo Acquaviva: Gia'. Here and now non there and now.
- Fernanda Pivano: Ai ragazzi che mi fanno vedere queste cose imitate da
Ginsberg, da Kerouac, io dico che sono molto belle, ma che devono trovare un
modo di scrivere di adesso, che sia quello rispondente ai problemi di
adesso, anche se forse sono esattamente gli stessi problemi. L'Amazzonia e'
venuta fuori ora, ma eravamo noi che parlavamo dell'Amazzonia: i problemi
sono rimasti gli stessi. Attualmente sono sorte tutte queste associazioni
buddiste: io ho tutti i distintivi delle associazioni buddiste, e ben
vengano, perche' sono state le associazioni buddiste che i beat hanno
importato, che in qualche maniera hanno fatto finire il terrorismo.
*
- Lorenzo Acquaviva: Anche se poi si potrebbe discutere sulla genuinita'
della adesioni...
- Fernanda Pivano: Anche se sono in mala fede e' sempre meglio che una
persona segua una predicazione che invita alla nonviolenza, al perdono, al
rifiuto della vendetta, al bene dimenticando il male, che in qualche modo
qualche traccia lascera', piuttosto che prenda il mitra e vada ad ammazzare
della gente, il che era cio' che stava succedendo. E allora ben vengano.
*
- Lorenzo Acquaviva: A proposito dell'attenzione riservata dai media al
movimento beat, troppe volte ho constatato il porre l'attenzione sulle cose
piu' folkloristiche, piu' direttamente visibili quali la droga, la
promiscuita' sessuale, dimenticando questa ricerca interiore, la riscoperta
della propria umanita'.
- Fernanda Pivano: Questo sta a dimostrare la faziosita' se non l'ignoranza
che regna tra i media.
*
- Lorenzo Acquaviva: Ancora una cosa, cara signora Pivano, abbiamo
dimenticato di ricordare la musa ispiratrice del beat: questo incredibile
personaggio che era Neal Cassady!
- Fernanda Pivano: Penso che "incredibile" sia la parola adatta a definirlo.
Era una persona deliziosa, cosi' dolce, cosi' buono, cosi' carino: era
proprio straordinario.
*
- Lorenzo Acquaviva: Kerouac, parlando di lui, dei suoi figli e della moglie
Carolyn, li chiamo' "angeli biondi".
- Fernanda Pivano: E' vero, ed erano sempre nudi per casa, sempre tutti
nudi. Adesso Carolyn vive a Londra, non so con chi stia ... da ultimo si era
sfiorita, ma da principio era veramente un angelo biondo.

6. LIBRI. FULVIA DEGL'INNOCENTI PRESENTA "STUPID WHITE MEN" DI MICHAEL MOORE
[Dal mensile "Letture", n. 599, agosto-settembre 2003, col titolo "Una
sarcastica visione degli Stati Uniti"]

Michael Moore, Stupid White Men, Mondadori, 2003, pp. 305, euro 14.
*
Il panorama editoriale italiano dimostra un crescente interesse per la
saggistica che ha come oggetto gli Stati Uniti, un interesse sicuramente
collegato al loro nuovo ruolo nello scenario internazionale dall'11
settembre in poi. In questo filone rientra anche il libro di Moore (piu'
noto come regista che come scrittore, suo il documentario Bowling for
Columbine), un ironico e documentatissimo pamphlet interamente dedicato a
mettere in scena tutte le ipocrisie e le aberrazioni dell'american way of
life.
In una cavalcata di 305 pagine Moore riesce a parlarci della truffa delle
elezioni che hanno mandato George W. Bush alla Casa Bianca; degli stretti e
imbarazzanti rapporti del presidente e del suo staff con le grandi
companies; della discriminazione verso i neri e le donne; dello
smantellamento dell'istruzione pubblica statunitense; di ambiente; di
sistema carcerario e di pena di morte; dei ricchi che diventano sempre piu'
ricchi e dei poveri che diventano sempre piu' poveri... Ce ne parla
sommergendoci letteralmente di dati (di cui, in modo molto anglosassone,
riporta scrupolosamente le fonti, capitolo per capitolo), ma anche in modo
sempre ironico, inserendo qua e la' esilaranti "guide" per la sopravvivenza
(da Come essere certi di bere acqua sicura a Come fare piu' figli maschi),
lettere aperte ai potenti della terra (George W. Bush in primis),
questionari per testare la cultura dei governanti, preghiere (carica di
amaro humour nero la Preghiera per colpire i benestanti).
Un libro sicuramente utile per avere una visione dell'America diversa da
quella ufficiale, a volte divertente a volte un po' scontato, e che ci
lascia alla fine con il dubbio che tra gli stupidi uomini bianchi del titolo
talvolta ci siamo anche noi.

7. PAOLO PEGORARO PRESENTA "MALINA" DI INGEBORG BACHMANN
[Dal mensile "Letture", n. 602, dicembre 2003, col titolo "Trenta anni di
Bachmann e del suo doppio"]

Ingeborg Bachmann, Malina, Adelphi, 2003, pp. 297, euro 9, traduzione di
Maria Grazia Manucci.
*
A trenta anni dalla morte dell'autrice e dalla sua prima edizione in
italiano, torna Malina di Ingeborg Bachmann, voce tra le piu' limpide della
lirica contemporanea. Roma, teatro della sua morte in circostanze mai ben
definite, le ha dedicato un convegno presso il Forum austriaco di cultura,
iniziative teatrali e una mostra fotografica, preceduta da un'altra a
Livorno questa primavera. Malina e' anche l'unico romanzo portato a termine
dalla scrittrice austriaca, da cui e' stato tratto l'omonimo film di W.
Schroeter (1991), e la sua opera piu' ostica e sperimentale, parzialmente
suggestionata da Thomas Bernhard: un coro di voci riflesse e concertate
nell'unico io narrante, infine sopraffatto e sepolto vivo nel muro
dell'afasia.
Apparentemente e' la vicenda di un triangolo amoroso: l'io femminile narra
la sua passione assoluta per Ivan, senza pero' sapersi distaccare dal
misterioso Malina. Premonita da incubi kafkiani, in cui un padre-assassino
cerca di togliere la parola e cancellare l'individualita' della
protagonista, la figura composta di Malina si fa sempre piu' minacciosa,
rendendo l'io narrante via via incapace di leggere, scrivere lettere,
telefonare e infine di parlare: una sopraffazione completa.
Ma chi e' davvero Malina? Non sara' piuttosto il "doppio" dell'io, che si
sostituisce a esso attraverso una lenta abdicazione della propria
autenticita'? Come nei successivi racconti di Tre sentieri per il lago, il
vero assassinio non avviene nelle relazioni sociali, ma prima di tutto nella
relazione con se stessi, quando l'io che rifiuta di riconoscersi si tramuta
in sconosciuto per se stesso, ed elegge a carnefice di questo sconosciuto un
prossimo piu' o meno consenziente. La condizione di guerra a cui e' sempre
sottoposta la parola e ogni rapporto, non e' quindi opzionale: ci sprona a
tornare a noi stessi o a rinunciarvi definitivamente.
Restano vive, insomma, le tensioni proprie della Bachmann: la ricerca della
parola autentica tra il primo Wittgenstein e il secondo Heidegger, tra
numero e mistico, tra esattezza del dato e necessita' dell'utopia.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 573 del 9 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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