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Minime. 567
- Subject: Minime. 567
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 3 Sep 2008 01:24:48 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 567 del 3 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. La guerra contro la Costituzione 2. Giulio Vittorangeli Una logica aberrante 3. Salviamo il Bulicame 4. Anche la sottosegretaria al Turismo riconosce e dichiara l'irragionevolezza e l'impossibilita' del mega-aeroporto a Viterbo 5. Ampliato il sito www.coipiediperterra.org 6. Dacia Maraini: Due donne 7. Dacia Maraini: La morte a Tokyo 8. Dacia Maraini: Perche' prevalga il senso della giustizia 9. Dacia Maraini: Impronte 10. Dacia Maraini: Un paese che si sta imbarbarendo 11. Fernanda Pivano ricorda William Burroughs 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA GUERRA CONTRO LA COSTITUZIONE La guerra e' gia' il golpe. Senza opporsi alla guerra non si e' in grado di difendere la Costituzione. Senza opporsi agli omicidi non si e' in grado di affermare la civile convivenza. Senza opporsi alle armi non si fermano i massacri. Senza opporsi a tutti gli eserciti, le milizie, i gruppi armati, non si salva la democrazia. La guerra e' nemica dell'umanita'. L'unica politica adeguata alla situazione presente dell'umanita' e' la scelta della nonviolenza. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 2. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UNA LOGICA ABERRANTE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Ci sono immagini raccapriccianti che immediatamente trasmettono quelle che le parole faticano a comunicare. L'immagine, che domenica 24 agosto ha fatto il giro di tutti i nostri telegiornali, della ragazzina irachena di tredici anni con le braccia dietro la schiena, e' una di queste. Portava sotto l'abito un giubbotto con circa 12 chili di esplosivo. Precedentemente le stragi in Algeria, del 19 agosto, con 43 morti per un kamikaze che si e' fatto esplodere di fronte a una scuola di polizia nella citta' di Issers; e prima ancora, sempre in Iraq, dove due donne kamikaze si sono fatte esplodere durante il pellegrinaggio sciita verso Kerbala, uccidendo 19 persone e ferendone 75, non avevano colpito cosi' direttamente la nostra sensibilita' ed indignazione. Quasi che a certi fatti ci si sia ormai abituati, soprattutto quando chi li compie rimane, essenzialmente, senza faccia, senza identita'. Anche se molte domande, sull'episodio della ragazzina irachena, restano al momento senza risposta, resta allarmante l'uso delle donne-kamikaze. Oltre tutto nella variante "cecena", per cui a far esplodere l'ordigno e' qualcuno a distanza. La ragazzina, nelle condizioni in cui e' stata scoperta e arrestata, legata a una rete, non era in condizione di innescare il detonatore. C'e' quindi un orrore di mano femminile, che va dalle donne-bomba kamikaze alle torturatrici di Abu Ghraib, che rappresenta una novita'. Conoscevamo i kamikaze giapponesi della seconda guerra mondiale; i piloti suicidi che si abbattevano sulle navi nemiche. Benche' percepiti come "armi improprie", erano militari che uccidevano altri militari; il loro bersaglio non era dunque costituito da vittime inermi. Questo spiega perche' i piloti suicidi giapponesi non sono stati mai considerati dei terroristi. La condanna del terrorismo "contro lo Stato", tramite un corpo-arma che non punta a preservarsi dalla morte ma a uccidere uccidendosi, non puo' pero' essere separata dalla condanna del terrorismo "di Stato", come nel caso del bombardamento dell'aviazione statunitense contro una presunta base dei taliban nell'ovest dell'Afghanistan, del 22 agosto, con l'uccisione (secondo l'inchiesta delle Nazioni Unite) di 90 civili: 60 bambini, 15 donne e 15 uomini, nel villaggio di Azizabad, nella provincia di Herat. In entrambi i casi le vittime sono degli inermi. E questa logica aberrante, secondo la quale la strage degli inermi diventa un criterio che giustifica, anzi impone, la strage di altri inermi, deve essere assolutamente rifiutata. L'altro elemento che colpiva nella vicenda della ragazzina irachena, era che ci trovavamo davanti a poco piu' di una bambina. Non dobbiamo dimenticare che molti bambini sono vittime della guerra terrorista, di Stato o meno. * Nasciamo tutti nello stesso modo, veniamo tutti da un ventre di donna, abbiamo tutti gli stessi bisogni: bisogno d'amore, di essere accolti e nutriti da un seno caldo. Eppure solo alcuni nel mondo trovano braccia avvolgenti e un ambiente sicuro dove crescere. Sbattuti sulla terra molti bambini non sopravvivono alla fame e alle malattie, alle guerre e alla violenze domestiche. E' un "effetto collaterale" della nostra moderna civilta', che drammaticamente distingue nettamente tra bambini "consumatori" e "consumati". I bambini "consumatori" appartengono a quella parte del mondo detto occidentale, dove sono anche una leva economica, che produce per loro piu' il superfluo (e dannoso) che non l'utile, e che li lusinga al consumo tramite pubblicita' indiretta o diretta, estremamente invadente e con il suo centro nella televisione. I bambini "consumati" appartengono a quelle parti del mondo dove la maggioranza della popolazione e' misera e indigente, e dove ci si serve dei bambini come manodopera, come soldati, come oggetti sessuali per la brutalita' degli adulti. * Di tutto questo abbiamo avuto qualche accenno per quello che riguarda il fenomeno dei bambini soldato. Centinaia di migliaia di ragazzini costretti dalla barbarie degli adulti a scegliere fra uccidere o essere uccisi, nelle tante guerre del silenzio superficialmente considerate sempre come "tribali". Trasformati in spietate macchine per uccidere e capaci di ogni nefandezza, con grande partecipazione. Questi "soldatini di piombo" sono burattini nella mani di "Signori della guerra" e di insospettabili uomini di affari, anche occidentali, per accaparrarsi enormi ricchezze naturali, il vero motivo di tante guerre definite "tribali". Una ragione in piu' per scuotere la coscienza e la nostra capacita' di indignazione. 3. APPELLI. SALVIAMO IL BULICAME [Riportiamo il seguente appello dal titolo completo "Salviamo il Bulicame. Impediamo la realizzazione dell'illegale e folle, nocivo e distruttivo mega-aeroporto a Viterbo"] La realizzazione a Viterbo di un devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma sarebbe per Viterbo e per l'Alto Lazio una sciagura insostenibile. Oltre alla nocivita' per la salute delle persone (come rigorosamente documentato dall'Associazione italiana medici per l'ambiente - International Society of Doctors for the Environment Italia) la dissennata opera provocherebbe un enorme danno ambientale, economico e sociale. Particolarmente devastata ne risulterebbe in primo luogo l'area termale del Bulicame, un bene naturalistico, storico-culturale, terapeutico e sociale, economico e simbolico di fondamentale importanza per Viterbo e i viterbesi. La realizzazione del devastante mega-aeroporto danneggerebbe irreversibilmente l'area del Bulicame. Per contrastare questa minaccia diversi mesi fa molti cittadini viterbesi hanno sottoscritto un appello che di seguito riproponiamo. * Appello al mondo della cultura ed a tutti i cittadini viterbesi in difesa del Bulicame "Quale del Bulicame esce ruscello" (Dante, Inferno, canto XIV, v. 79) L'area termale di Viterbo, l'area del Bulicame, un bene ambientale, storico, culturale, terapeutico, sociale ed economico di straordinario pregio, e' in pericolo. L'intenzione di realizzare in quell'area un mega-aeroporto per voli low-cost avrebbe un impatto devastante su di essa: sulla tutela, sulla valorizzazione e sulla fruizione di essa Difendiamo l'area del Bulicame. Difendiamo la natura, la storia e la cultura di Viterbo. Difendiamo i diritti di tutti dall'assalto degli speculatori. Si' alla difesa del Bulicame. No al mega-aeroporto distruttivo, inquinante, nocivo. Facciamo appello a tutte le persone che amano Viterbo, la sua natura, la sua storia, i suoi monumenti, affinche' sia fermato lo scempio voluto dai nuovi barbari. Viterbo, 8 novembre 2007 * Salviamo il Bulicame. Impediamo la realizzazione del nocivo e distruttivo, illegale e folle mega-aeroporto a Viterbo. 4. ITALIA. ANCHE LA SOTTOSEGRETARIA AL TURISMO RICONOSCE E DICHIARA L'IRRAGIONEVOLEZZA E L'IMPOSSIBILITA' DEL MEGA-AEROPORTO A VITERBO In un intervento apparso sul quotidiano "Il messaggero" il 31 agosto 2008 anche la sottosegretaria al Turismo del governo in carica riconosce e dichiara l'irragionevolezza e l'impossibilita' di realizzare a Viterbo il devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma. Viterbo, conclude la sottosegretaria Brambilla, "non possiede affatto" i requisiti. * E nelle settimane precedenti, sia pur a mezza bocca e a collo storto, tanti soggetti della stessa lobby politico-affaristica aeroportuale avevano dovuto ammettere che in effetti il nocivo e distruttivo mega-aeroporto a Viterbo non si puo' realizzare, poiche' per realizzarlo e' inevitabile commettere gravi violazioni di legge, danneggiare gravemente la salute e la sicurezza della popolazione locale, devastare irreversibilmente beni ambientali, culturali, sociali ed economici fondamentali, sperperare follemente ingenti fondi pubblici, ledere legittimi interessi e diritti soggettivi di molte persone e di fatto dell'intera comunita' altolaziale. * Si conferma cosi', ancora una volta, cio' che il movimento che si oppone alla devastante opera ha sempre sostenuto: che lo scellerato mega-aeroporto non puo' e non deve essere realizzato. * Sarebbe bene che il ceto politico ed amministrativo ne prendesse definitivamente atto, desistesse dal voler a tutti i costi realizzare un'opera illegale e folle, ed invece si impegnasse per quelle opere di cui l'Alto Lazio ha veramente bisogno, in primo luogo la difesa e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali e delle vocazioni produttive del territorio, e per quanto concerne la mobilita' innanzitutto il miglioramento del trasporto ferroviario. Viterbo cessi di essere terra di conquista e di saccheggio, colonia rapinata e devastata; e la popolazione dell'Alto Lazio veda finalmente riconosciuto il suo diritto alla salute, a un ambiente vivibile, alla difesa delle straordinarie risorse naturali e storiche del territorio, a un modello di sviluppo corretto, sostenibile e con tecnologie appropriate. * Non solo: si impegnino piuttosto, e con urgenza, i pubblici poteri per la riduzione del trasporto aereo, fortemente corresponsabile del surriscaldamento del clima, la principale emergenza ambientale planetaria. Ed in primo luogo hic et nunc si riducano immediatamente e drasticamente i voli su Ciampino. Si eviti di realizzare nuovi impianti aeroportuali. Si attuino politiche per la difesa della biosfera, l'unica casa comune che abbiamo. 5. STRUMENTI: AMPLIATO IL SITO WWW.COIPIEDIPERTERRA.ORG E' stato ampliato il sito del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: www.coipiediperterra.org Il sito contiene sezioni in italiano e in inglese; tutti i fascicoli usciti (oltre cento) del notiziario omonimo; sezioni che presentano comunicati, relazioni, interviste; bibliografia e sitografia. E ancora: link utili e siti amici, un'ampia cronologia del comitato; in evidenza nella home page tutte le recenti comunicazioni intercorse con varie autorita' istituzionali. Il sito ospita anche uno spazio dell'Isde di Viterbo (l'Isde e' la prestigiosa Associazione italiana medici per l'ambiente - International Society of Doctors for the Environment Italia) che reca anche vari materiali in ricordo dell'illustre scienziato Lorenzo Tomatis. Di particolare interesse un'ampia sezione di testi di studio, che presenta anche opere integrali di Gunther Anders, Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Susan George, Martin Luther King, Alexander Langer, Primo Levi, Giulio A. Maccacaro, Jean-Marie Muller, Vandana Shiva, ed ancora altre autrici ed altri autori. Il sito www.coipiediperterra.org vuole essere uno strumento di informazione e documentazione a disposizione di tutte le persone interessate all'impegno in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti. 6. MAESTRE. DACIA MARAINI: DUE DONNE [Dal "Corriere della sera" del 3 giugno 2008 col titolo "Due donne da conoscere". Dacia Maraini, nata a Firenze nel 1936, scrittrice, intellettuale femminista, e' una delle figure piu' prestigiose della cultura democratica italiana. Un breve profilo biografico e' in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 47. Tra le opere di Dacia Maraini segnaliamo particolarmente: L'eta' del malessere (1963); Crudelta' all'aria aperta (1966); Memorie di una ladra (1973); Donne mie (1974); Fare teatro (1974); Donne in guerra (1975); (con Piera Degli Esposti), Storia di Piera (1980); Isolina (1985); La lunga vita di Marianna Ucria (1990); Bagheria (1993). Vari materiali di e su Dacia Maraini sono disponibili nel sito www.dacia-maraini.it] Una parola poco amata: "competenza". Sembra che a nessuno importi niente di chi sia competente e chi no in questa confusione di ruoli, di rappresentanze. Quando invece la competenza c'e', si scopre spesso che sono del tutto scomparse la freschezza e la passione. Eppure non possiamo rassegnarci all'idea che competenza significhi automaticamente vecchio cinismo e difesa del posto conquistato. La competenza vera e' quella che si rinnova continuamente, che dubita di se', che e' capace di dare senza chiedere niente in cambio. Le donne nel nostro Paese sono poco rappresentate e hanno poco potere effettivo. Il potere, vorrei non si equivocasse, non e' quello di angariare gli altri, ma di essere libere di decidere e di tentare nuove strade, di imporre il rispetto delle regole e di difendere i piu' deboli. Ora sembra che la nuova politica chieda alle donne che siano soprattutto decorative e poco competenti. Il che e' un modo di umiliarle coi guanti bianchi. Sara' bene ogni tanto ricordare che ci sono donne competenti che lavorano sodo, che ottengono risultati, che si fanno rispettare. Purtroppo sono poco decorative. Battagliare per i diritti nella vita infatti sciupa i corpi, logora la pelle. Voglio ricordare due donne per tutte. Che, se fossero conosciute come meritano, susciterebbero ammirazione e riconoscenza. Una vive a Caserta, dirige una casa di accoglienza per prostitute della tratta e si chiama suor Rita Giarretta. Porta i capelli grigi corti. Cammina con passo risoluto, indossando gonne grigie e scarpe basse. Ha un sorriso luminoso, che rivolge ai bambini nati in Casa Rut, alle giovani africane, romene, slave che con dolcezza tira via dalla strada e a cui insegna la dignita' e la gioia di vivere. L'altra ha un posto di rappresentanza. E' vicepresidente del Parlamento europeo. Ma pochi lo sanno. Nemmeno i vicini che la vedono entrare e uscire di casa con i pacchi della spesa. Nemmeno i politici dei Paesi che visita quando la vedono arrivare, con le sue gonne nere, i suoi zaini, senza scorta, senza macchine blu al seguito. Si chiama Luisa Morgantini e fa un lavoro ammirevole. Una delle sue battaglie piu' risolute riguarda la pace fra Israele e la Palestina. Le "Donne in nero" di cui fa parte raccolgono sia palestinesi che israeliane e cercano con ostinazione un punto di incontro e di convivenza. Questo non impedisce loro di protestare contro la parte piu' intransigente e militaresca di Israele, contro l'occupazione della striscia di Gaza e le pretese di chi vuole applicare delle regole da assediato finendo per diventare assediante. Luisa scrive che a Gaza il 68% della popolazione vive sotto il livello di poverta', l'80% delle famiglie dipende dagli aiuti umanitari e la disoccupazione sfiora il 50%. "A chi vive a Gaza non viene dato il permesso di raggiungere gli ospedali egiziani o israeliani. Oltretutto le ambulanze sono bloccate per mancanza di carburante a causa dell'embargo. La pace si fa con un dialogo vero tra attori che abbiano pari dignita' e non per un diktat". Ce ne sono molte altre di donne come loro, ma sono poco decorative e non piacciono ai fotografi e alle tv. Siamo sempre e solo alla politica spettacolo? 7. MAESTRE. DACIA MARAINI: LA MORTE A TOKYO [Dal "Corriere della sera" del 9 giugno 2008 col titolo "Il mistero di una ribellione priva di dignita'" e il sottotitolo "Come un pistolero Usa nel Paese del dio-lavoro"] Tokyo e' una citta' civile, pulita, in cui miracolosamente milioni di persone corrono, entrano ed escono dagli uffici, scendono a fiumi nelle metropolitane e ne escono ordinatamente, senza urtarsi, senza litigare, con un senso di civile convivenza. Un miracolo per una citta' di 13 milioni di abitanti. Proprio per questo ci si stupisce dell'improvvisa ribellione di un uomo che, forse temendo di perdere il lavoro, prende a uccidere chi gli capita a tiro. Come ci si stupisce quando in un campus americano tutto giardini e prati ben tenuti, scoppia il caos di un pistolero minorenne che uccide i suoi coetanei. A Tokyo la gente lavora tanto. Non e' raro vedere le luci degli uffici accese fino a notte fonda e scorgere al di la' dei vetri le teste chine sulle scrivanie. Una volta ricordo di avere letto sull'"Asahi Shimbum" di un uomo che era morto di troppo lavoro. Erano i medici a dichiararlo. Un impiegato, che a detta della moglie, non prendeva un giorno di riposo da 15 anni, faceva straordinari ogni giorno, tanto da dedicare al lavoro qualcosa come sedici ore al giorno. Una mattina l'avevano trovato morto con la testa appoggiata sul tavolo, nell'ufficio vuoto. Un popolo che fa del lavoro una religione laica e tirannica, come affronta il problema della disoccupazione? Sono fenomeni nuovi a cui gli studiosissimi studenti giapponesi non sono preparati. Da qui il colpo di scena, il gesto di una disperazione esibita. Non lontana da quella di Mishima che si taglia la pancia con la spada e poi si fa decapitare da un amico, come vuole la legge degli antichi samurai. Lo scrittore pero' ha messo se stesso al centro della scena di esecuzione e si e' punito di esistere con eroica ostentazione. Il disoccupato di oggi invece ha preso di mira gli altri. Qui sta il significato di una decadenza e il mistero di una ribellione priva di dignita'. Perfino i gesti di estrema protesta sono cambiati nel Paese della lealta' e della cortesia. Si uccide come nei film americani, contro il mondo, contro i propri compagni di studi, di lavoro, contro i propri familiari. In un moto crudele che non sa piu' distinguere fra se' e gli altri. Il suicidio-omicidio, reso quasi intercambiabile, e' il segno di un tempo malato che non sa riconoscere l'altro. 8. MAESTRE. DACIA MARAINI: PERCHE' PREVALGA IL SENSO DELLA GIUSTIZIA [Dal "Corriere della sera" del 17 giugno 2008 col titolo "L'orecchio maligno e le nostre illegalita'"] Stiamo assistendo a una campagna martellante per arrivare (e in parte ci siamo arrivati) a una legge restrittiva nei riguardi delle intercettazioni telefoniche. Gli argomenti che si considerano piu' utili per suscitare l'indignazione dell'opinione pubblica sono due: l'alto costo degli ascolti e il numero delle intercettazioni in aumento, per cui ormai praticamente "tutti gli italiani" sarebbero spiati da un orecchio maligno e insinuante che fruga nella vita personale senza riguardo, con una particolare propensione per le infedelta', gli inciuci, i pettegolezzi, insomma i particolari piu' scabrosi e intimi della vita privata. Ora le cifre ufficiali dicono che la spesa per le intercettazioni e' di 224 milioni su 7,7 miliardi, il che consiste in meno di un decimo del bilancio della giustizia. E in quanto al numero degli ascolti si tende a confondere la quantita' delle intercettazioni con la quantita' di persone messe sotto controllo telefonico. I provvedimenti di ascolto non rivelano la cifra degli intercettati, perche' ogni decreto riguarda un numero telefonico che spesso viene ripetuto 3 o 4 volte, tenendo conto che ogni 15 giorni bisogna rinnovare il provvedimento. Alla fine si scopre che gli intercettati non raggiungono le 80.000 persone l'anno, il che equivale allo 0,2% degli italiani. Quindi l'allarmismo e' costruito ad arte per creare panico, incertezza e senso di angoscia. E potremmo aggiungere: per mettere in riga la magistratura e la stampa d'informazione. E' chiaro che una persona equilibrata trova ripugnante l'indugio sulle conversazioni private che vengono riportate con malizia dai giornali. Ma pretendere la rinuncia all'intercettazione fuori che nei casi di criminalita' organizzata, vuol dire privarsi di un'arma potentissima. Le parole dette da un medico che e' intenzionato ad asportare un polmone sano per fare soldi, le parole di un prete che contratta il silenzio di un ragazzo che l'ha denunciato per violenza sessuale, le parole di un politico che prende le mazzette per concedere un appalto, sono vere e proprie confessioni, che non possono essere messe in discussione perche' non riguardano discorsi sentiti e riferiti, ma rivelano in presa diretta il pensiero e le volonta' di chi agisce contro la legge. Fra l'altro e' molto difficile stabilire un limite netto fra criminalita' organizzata e altre forme di illegalita'. La forza della mafia o della camorra consiste proprio nel coltivare quelle frontiere labili che separano l'amministrazione pubblica dalla continua pressione per l'ottenimento di favori illeciti, protezioni e vantaggi. Il problema sta, come al solito, nella lentezza della giustizia. La cosa piu' logica sarebbe di astenersi dalla pubblicazione di conversazioni telefoniche fino a processo avvenuto e colpevole condannato. Ma poiche' questo potrebbe avvenire nell'arco di 5 o 10 anni, dati i tempi della nostra giustizia, dobbiamo forse permettere a coloro che delinquono di continuare a farlo indisturbati? Non diventa a sua volta colpevole chi, informato di una grave colpa, omette di denunciarla, sapendo che la persona in questione potrebbe reiterare il crimine? D'altronde non e' che l'ascolto sia casuale e arbitrario. C'e' sempre una denuncia, e la richiesta passa al vaglio di due magistrati prima della intercettazione vera e propria. In un Paese cosi' incline all'imbroglio, alla truffa, in cui molte, troppe amministrazioni pubbliche e private sono sospettate di illeciti, tanto da venire commissariate, il senso della giustizia credo che prevalga, per gli onesti cittadini, su quello della riservatezza. 9. MAESTRE. DACIA MARAINI: IMPRONTE [Dal "Corriere della sera" del primo luglio 2008 col titolo "I bambini di strada e i nostri doveri" e il sottotitolo "Per difendere quei piccoli, ci dicono, li schediamo. Non e' meglio dare loro casa e scuola?"] Perche' e' grave prendere le impronte ai rom di cittadinanza italiana? Proprio perche' essi sono italiani da due o tre generazioni, la decisione suona discriminatoria e razzista. Non e' un caso che la memoria vada spontanea alle angherie che subivano i cittadini di religione o etnia diversa da quella "ariana", durante il nazifascismo. Gli ebrei, cittadini italiani che venivano da un giorno all'altro trattati come stranieri, censiti, bollati, erano additati dai giornali nazionali come pericolose minacce per la comunita'. Inutile ricordare che quella pericolosita' era costruita ad arte con campagne mirate e martellanti. C'era la crisi economica, c'era la disoccupazione galoppante? C'era il problema della corruzione, dell'analfabetismo diffuso, della criminalita' organizzata? Bisognava trovare un nemico facile da riconoscere, su cui gettare tutte le colpe, qualcuno che attirasse le paure piu' irrazionali, piu' nascoste e le rendesse palesi, reali. L'arte di stornare le responsabilita' su un determinato gruppo sociale, capro espiatorio di guai che non si sanno risolvere, e' antichissima. E, se ben manipolata, ha sempre funzionato. Chi non e' stato una volta disturbato da una manina di bambino rom che chiede l'elemosina o peggio, che si infila non vista nella borsa e nella tasca senza farsi sentire? Per difendere quei bambini sfruttati, ci dicono, dobbiamo schedarli. Ma se si vuole veramente aiutarli cominciamo col dare loro una casa, una scuola, una prospettiva per il futuro. Non si puo' discriminare un popolo perche' si presume che possa delinquere. Con questo criterio dovremmo prendere le impronte a tutti i napoletani visto che in mezzo a loro vivono i camorristi che sequestrano, ricattano, uccidono. Che ci siano tre regioni italiane strangolate dalle mani adulte rapaci e dure della criminalita' organizzata, non conta. Che dita avide e sempre pronte a premere il grilletto di una pistola o perfino di una mitragliatrice per punire i cittadini che non vogliono pagare il pizzo, non conta. No, sono le manine dei piccoli rom che preoccupano i nostri rappresentanti in Parlamento. Quelle piccole mani addestrate al furto dalla mancanza di una casa, di pasti sicuri e dell'educazione di una scuola. Qualcuno ribatte: ma lo fanno pure gli americani. Arrivando negli Stati Uniti la polizia di frontiera prende le impronte a tutti i viaggiatori. E' vero, ma non chiede di che religione siano o a quale etnia appartengano. Viene chiesto a tutti coloro che entrano nel Paese, tutti incondizionatamente, di sporcarsi l'indice con l'inchiostro. Se pensiamo che la soluzione dei problemi di sfruttamento minorile consista nelle schedature e nelle impronte, allora prendiamole a tutti i bambini italiani! Ci sono piu' orchi dentro le case, come dicono le statistiche, che per strada. Non sara' utile scoprire da chi vengono importunati, seviziati, violati i piccoli italiani che si rivolgono sempre piu' spesso al Telefono azzurro in cerca di aiuto? 10. MAESTRE. DACIA MARAINI: UN PAESE CHE SI STA IMBARBARENDO [Dal "Corriere della sera" del 15 luglio 2008 col titolo "Gioie della campagna nel Paese dei barbari" e il sottotitolo "Nessuno ormai sopporta piu' alcuna regola che freni i suoi egoismi"] Uno scappa dalla citta' il sabato per respirare un poco d'aria pulita in campagna. Per fortuna ha piovuto e gli alberi sono carichi di fiori. Ma la gioia di stare in mezzo al verde non dura: si sente puzza di bruciato; e' esploso un incendio non lontano. Si teme per gli alberi rigogliosi. Gli amici telefonano, ma i pompieri dicono che verranno quando potranno: gli elicotteri sono impegnati altrove. Intanto le trebbiatrici regnano sovrane, c'e' la raccolta del fieno e il rumore dei motori ti raggiunge anche nei boschi. Quando tacciono loro, incominciano le seghe elettriche. Ci sono alberi che vanno tagliati. E non si sa chi l'abbia stabilito e perche'. Arriva la sera, pensi finalmente di leggere un poco in pace. Ma le orecchie vengono perforate da una musica martellante a tutto volume. In ben due case si festeggia in giardino e sei raggiunto dal ritmo insistente delle batterie e dalle voci metallizzate. Finalmente, verso le due, si fa silenzio. Pensi: per fortuna dormiro' un poco di piu' domattina. E invece no. Perche' alle cinque cominciano le macchine per tagliare l'erba dei prati. Poi ci sono i cacciatori che, vista la sospensione della caccia fino al prossimo settembre, si sentono orfani del fucile e appena gli capita un animale domestico a tiro, si divertono a impallinarlo. E' successo alla mia cagnolina che non ha mai disturbato nessuno, non abbaia e non ruba galline. Ma qualcuno col fucile, di prima mattina, le ha sparato addosso di nascosto. L'ho vista rientrare zoppicando e lamentandosi. Il veterinario da cui l'ho portata l'ha presa per una artrosi. E invece, alla radiografia, sono venuti fuori chiari e nitidi i segni di una decina di pallini di piombo che gli hanno scheggiato una vertebra e lesionato la coda. Queste sono le gioie della campagna in un Paese che si sta imbarbarendo sempre di piu'. Un Paese che chiaramente non sopporta nessuna regola, nessuna legge che freni i suoi egoismi. Il linguaggio, come sempre, e' il primo a rivelare lo sfascio di una psicologia comune: becero, brutale, incolto. L'insofferenza e la mancanza di riguardo per i piu' deboli, che siano persone malate, o bambini o animali, di cui prima ci si vergognava, e' diventata una cosa di cui vantarsi. Si fa cosi' perche' nessuno dice il contrario. Si fa cosi' perche' gli altri lo fanno. L'esempio purtroppo viene spesso dall'alto, da una classe dirigente senza pudori. Soprattutto da chi giudica le leggi secondo la sua convenienza personale, infischiandosi degli altri. E' chiaro che chi non ha una sua salda coscienza civile, tendera' a seguirne l'esempio. Molti pretendono l'impunita' per i capi di Stato e ora anche di governo. A me sembra che dovrebbe essere il contrario: chi sta piu' in alto, chi ha responsabilita' pubbliche dovrebbe mostrarsi al di sopra di ogni sospetto. Il fatto e' che ministri, capi di governo non devono solo fare le leggi, ma dare il buon esempio. Non si puo' chiedere al Paese rispetto, educazione, buon senso, quando per primi non si praticano queste virtu' ma addirittura le si disprezzano apertamente. 11. TESTIMONIANZE. FERNANDA PIVANO RICORDA WILLIAM BURROUGHS [Dal "Corriere della sera" del primo settembre 2008 col titolo "William Burroughs, il beat venuto dalla fantascienza" e il sommario "Icone. Ricordo del grande scrittore". Fernanda Pivano, intellettuale italiana impegnata nei movimenti per i diritti civili, studiosa della cultura americana e personalmente intensamente partecipe delle piu' rilevanti esperienze di impegno civile, artistiche, letterarie e culturali nordamericane novecentesche (e particolarmente di quelle legate alla cultura ed alla militanza democratica e radicale, pacifista ed antirazzista, di opposizione e di contestazione, ed agli stili di vita alternativi), generosa maestra, amica della nonviolenza. Tra le opere di Fernanda Pivano: oltre a numerose e giustamente celebri traduzioni (tra cui la classica versione dell'Antologia di Spoon River, di Edgar Lee Masters; la stupenda raccolta di poesie di Allen Ginsberg, Jukebox all'idrogeno; la fondamentale antologia Poesia degli ultimi americani), ha pubblicato tra altri volumi: La balena bianca e altri miti, 1961; America rosso e nera, 1964; Le belle ragazze, 1965; L'altra America negli anni Sessanta, 1971; "Pianeta Fresco", 1967; Beat hippie yippie, 1972, Mostri degli anni Venti, 1976, C'era una volta il beat, 1976, Hemingway, 1985. Dal sito di "Rai news 24" riprendiamo la seguente scheda: "Ferdinanda Pivano e' una figura di rilievo nella scena culturale italiana soprattutto per il suo contributo alla divulgazione della letteratura americana in Italia. Ha iniziato l'attivita' letteraria sotto la guida di Cesare Pavese nel 1943 con la traduzione dell'Antologia di Spoon River di Edgard Lee Masters. Da allora ha tradotto molti romanzieri americani (fra gli altri Faulkner, Hemingway, Fitzgerald, Anderson, Gertrude Stein) e a quasi tutte le traduzioni ha preposto lunghi saggi bio-socio-critici. Come talent scout editoriale ha suggerito la pubblicazione degli scrittori contemporanei piu' significativi d'America, da quelli citati degli Anni Venti e a quelli del dissenso nero (come Richard Wright) ai protagonisti del dissenso nonviolento degli anni Sessanta (quali Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Ferlinghetti, Corso) agli autori ora giovanissimi quali Leavitt, McInerney, Ellis (per il quale ha scritto un lungo saggio che costituisce una breve storia del minimalismo letterario americano). Si e' presto affermata come saggista confermando in Italia un metodo critico basato sulla testimonianza diretta, sulla storia del costume e sull'indagine storico-sociale degli scrittori e dei fenomeni letterari. Opere di Fernanda Pivano: La balena bianca e altri miti, Mondadori, 1961, Il Saggiatore, 1995; America rossa e nera, Vallecchi, 1964; Beat hippie yippie, Arcana, 1972, Bompiani, 2004; Mostri degli anni Venti, Formichiere, 1976, Rizzoli, 1976; C'era una volta un Beat, Arcana 1976, Frassinelli, 2003; L'altra America negli anni Sessanta, Officina-Formichiere, 1971, 1993; Intervista a Bukowski, Sugar, 1982; Biografia di Hemingway, Rusconi, 1985; Cos'e' piu' la virtu', Rusconi, 1986; La mia kasbah, Rusconi, 1988, Marsilio, 1998; La balena bianca e altri miti, Il Saggiatore, 1995; Altri amici, Mondadori, 1996; Amici scrittori, Mondadori, 1996; Hemingway, Rusconi, 1996, Bompiani 2001; Dov'e' piu' la virtu', Marsilio, 1997; Viaggio americano, Bompiani, 1997; Album americano. Dalla generazione perduta agli scrittori della realta' virtuale, Frassinelli, 1997; I miei quadrifogli, Frassinelli, 2000; Dopo Hemingway. Libri, arte ed emozioni d'America, Pironti, 2000; Una favola, Pagine d'arte, 2001; Un po' di emozioni, Fandango, 2002; Mostri degli anni Venti, La Tartaruga, 2002; De Andre' il corsaro, con C. G. Romana e M. Serra, Interlinea, 2002; The beat goes on, Mondadori, 2004". Tra le piu' recenti pubblicazioni: Pagine americane. Narrativa e poesia 1943-2005, Frassinelli, 2005; I miei amici cantautori, Mondadori, 2005; (con William Willinghton), Spoon River, ciao, Dreams Creek, 2006; Ho fatto una pace separata, Dreams Creek, 2006; Lo scrittore americano e la ragazza per bene. Storia di un amore: Nelson Algren e Simone de Beauvoir, Pironti, 2007; Complice la musica. 30+1 cantautori italiani si raccontano a Fernanda Pivano, Rizzoli, 2008; Diari 1917-1973, Bompiani, 2008. William Seward Burroughs (St. Louis, 1914 - Lawrence, 1997), figura controversa e tragica, e' stato uno dei piu' influenti scrittori statunitensi della beat generation] Perche' William Burroughs, asceta puro nel suo quieto aspetto da professore universitario, e' stato un autore cosi' influente? Che domande! Negli anni Cinquanta era uno dei portavoce della generazione cosiddetta beat: la generazione, non mi stanchero' mai di ripeterlo, che ha reagito all'alienazione dilagante nella societa' contemporanea proponendo ogni tipo possibile di decondizionamento per difendersi dal lavaggio mentale imposto dall'establishment, la classe dirigente ansiosa di mantenere il suo potere. Oggi torna in libreria, edito da Elliot, Strade morte con la traduzione di Giulio Saponaro e la revisione di Claudio Mapelli (pp. 408, euro 22), secondo capitolo di una trilogia di cui fanno parte anche Le citta' della notte rossa e Terre occidentali. Tra i beat, Burroughs era il piu' cosmopolita: oltre agli Stati Uniti e all'Europa aveva vissuto in Amazzonia e in Africa. La visione di William Burroughs e' sempre sui confini della fantascienza: chi lo conosce sa che amava parlare delle possibilita' di usare questo o quel ritrovato tecnologico per piegare il pensiero umano o comunque controllare il comportamento degli uomini. Burroughs aveva annullato la realta' collettiva e il rapporto dell'individuo con la societa'; in seguito, eliminando il concetto di stile, ha voluto annullare anche il rapporto dell'individuo con l'altro individuo. Ma quello che ha fatto di lui uno degli eroi della letteratura contemporanea e' stato il suo coraggio nell'affrontare nuovi sperimentalismi linguistici: oltre alla realta' alterava e trasformava la lingua. La sua era una rivolta verso tutto quello che era stabile. E parlare con lui era un vero problema, non era come Allen Ginsberg che ti spiegava tutto. Burroughs era glaciale e compassato; la prima volta che l'ho incontrato mi aveva accolto in una stanza senza spiragli di intimita': era solo, nella cucina senza fornello, con le pareti di smalto celeste un po' scrostate e un armadio, che negli anni avrei imparato a riconoscere come il solito e che non ho mai saputo cosa contenesse. Quel giorno mi aveva fatto sedere di fronte a se' davanti a un tavolino da cucina, mi aveva offerto il the in due tazzine scompagnate e sbocconcellate di porcellana preziosa ed era rimasto immobile in un silenzio terribile che sembrava insormontabile. Lo aveva rotto dicendomi: "Quanto a me, le donne le ammazzerei tutte". Gli avevo risposto: "Anche io" e gli avevo visto fare quella smorfietta a un angolo della bocca che avrei poi imparato a riconoscere come un sorriso. Cosi' eravamo diventati amici per sempre. Quel giorno, quando ero tornata all'albergo mi pareva impossibile di aver parlato tre ore, forse quattro, con uno degli uomini piu' intelligenti del mondo. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 567 del 3 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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