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Minime. 566
- Subject: Minime. 566
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 2 Sep 2008 01:25:07 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 566 del 2 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Cessino le stragi 2. Enrico Piovesana: Una nuova ondata di civili feriti giunge all'ospedale di Emergency a Lashkargah 3. 21 semplici ragioni per cui il devastante mega-aeroporto a Viterbo non puo' e non deve essere realizzato 4. Dacia Maraini: Dalla parte di Franco Basaglia, dalla parte dell'umanita' 5. Dacia Maraini: Rileggere Ignazio Silone 6. Dacia Maraini: Paludi 7. Dacia Maraini: Da Fontamara a noi 8. Dacia Maraini: Una fotografia 9. Alcuni estratti da "Ricordi di apprendistato" di Andre' Weil 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CESSINO LE STRAGI Cessino le stragi in Afghanistan. Perche' esse cessino basta cessare la guerra e cercare una soluzione di pace e di giustizia al conflitto, fondata sul riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani, fondata sulla scelta del disarmo e della smilitarizzazione, fondata sulla scelta di salvare le vite anziche' sopprimerle. Cessino le stragi di migranti nel Mediterraneo. Perche' esse cessino basta consentire a tutti gli esseri umani di muoversi liberamente nell'unico pianeta che e' la casa di tutti. Basta farla finita con la rapina del nord sul sud del mondo. Basta farla finita con la schiavitu'. Basta farla finita col patriarcato assassino. Basta attuare la politica scritta nella Costituzione della Repubblica Italiana e nella Dichiarazione universale dei diritti umani, la politica fondata sulla scelta di salvare le vite anziche' sopprimerle. Vi e' una sola umanita'. 2. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: UNA NUOVA ONDATA DI CIVILI FERITI GIUNGE ALL'OSPEDALE DI EMERGENCY A LASHKARGAH [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del primo settembre 2008 col titolo "In fuga da Sangin" e il sommario "Forse una nuova strage di civili in Helmand. La Nato: e' propaganda". Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter", per cui segue la zona dell'Asia centrale e del Caucaso; e' stato piu' volte in Afghanistan in qualita' di inviato] L'ospedale di Emergency a Lashkargah, nella provincia meridionale di Helmand, sta ricevendo da ieri mattina una nuova ondata di civili feriti. "Abbiamo gia' ricoverato quindici persone, di cui otto bambini", riferisce il personale medico dell'ong italiana. "Altri nove pazienti sono stati curati in pronto soccorso. Dicono di provenire dal distretto di Sangin e di essere rimasti feriti durante un raid aereo della Nato compiuto da elicotteri sul villaggio di Sarevan Qala. In questi ultimi giorni l'attivita' militare qui in Helmand e' molto intensa: stanotte abbiamo sentito decine di aerei ed elicotteri che sorvolavano la citta'". * Isaf aveva messo le mani avanti Questa mattina, fonti afgane locali riportate dall'agenzia Reuters avevano riferito la notizia di settanta civili uccisi in un raid aereo delle forze Nato, proprio a Sangin. Notizia per ora non confermata dal governo di Kabul. Curiosamente, ieri sera i comandi Isaf avevano diramato un comunicato nel quale mettevano in guardia contro un'azione di propaganda che i talebani avrebbero messo a segno denunciando una falsa strage di civili. "Fonti attendibili riferiscono che gli insorti stanno preparando una denuncia propagandistica che parla di 70 civili nell'area di Sangin". * La strage infinita Sangin, a nord di Lashkargah, e' la stessa localita' dove lo scorso 20 agosto i carri armati britannici avevano aperto il fuoco contro una festa di matrimonio uccidendo e ferendo decine di civili. Le uccisioni di civili afgani durante operazioni delle forze alleate sono in continuo aumento e stanno mettendo in serio imbarazzo lo stesso governo di Kabul. Proprio nella capitale, questa mattina centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la morte di due bambini, una donna e un uomo, uccisi la scorsa notte nel corso di un raid delle forze Nato alla periferia orientale di Kabul. 3. DIRITTI. 21 SEMPLICI RAGIONI PER CUI IL DEVASTANTE MEGA-AEROPORTO A VITERBO NON PUO' E NON DEVE ESSERE REALIZZATO Sono molte e forti le ragioni per cui il devastante mega-aeroporto a Viterbo non puo' e non deve essere realizzato. Ne riassumiamo alcune cosi' come elencate nella lettera inviata lo scorso 4 agosto 2008 al Presidente della Repubblica dal comitato che si oppone al mega-aeroporto, un'opera illecita e scandalosa, nociva per la salute dei cittadini, distruttiva di insostituibili preziosissimi beni pubblici, che costituirebbe un immenso sperpero di pubbliche risorse a grave danno della comunita' ed in flagrante violazione di legge. * La realizzazione a Viterbo di un devastante mega-aeroporto per voli low cost avrebbe i seguenti inaccettabili e disastrosi esiti: 1. grave nocumento per la salute della popolazione, come dimostrato dal documento dell'Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) del 18 marzo 2008; 2. grave devastazione dell'area termale del Bulicame, peculiare bene naturalistico e storico-culturale, terapeutico e sociale, economico e simbolico, gia' citato da Dante nella Divina Commedia ed elemento fondamentale dell'identita' di Viterbo; 3. grave impatto su un rilevante bene archeologico come l'emergenza in situ del tracciato dell'antica via consolare Cassia, come ammesso dall'assessore e vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino; 4. grave impatto inquinante sull'Orto botanico dell'Universita' degli Studi della Tuscia, bene scientifico, di ricerca e didattico di cospicua rilevanza; 5. grave impatto inquinante sulle colture agricole - di qualita' e biologiche - insistenti nell'area maggiormente investita; 6. grave danno economico per la citta' con deprezzamento di attivita', esercizi ed immobili; 7. conflitto con attivita' ed esigenze di interesse strategico nazionale dell'Aeronautica Militare, come evidenziato da ultimo dal "Centro Studi Tuscia per lo sviluppo di un aeroporto compatibile" in un recente documento diffuso il 2 agosto 2008 in cui si afferma testualmente "l'incompatibilita' tra l'intensa attivita' di aviazione civile commerciale e la permanenza di un'attivita' di volo militare importante - quella della Cavalleria dell'Aria - che rende Viterbo tra gli aeroporti militari di primaria importanza strategica (come fissato da un recente decreto)" e come gia' precedentemente puntualmente segnalato nella seduta del Consiglio comunale di Viterbo del 25 luglio 2008; 8. immenso sperpero di fondi pubblici per un'opera nociva e distruttiva, quando Viterbo e l'Alto Lazio hanno bisogno di ben altri interventi della mano pubblica: e particolarmente di un forte sostegno a difesa e valorizzazione dei beni ambientali e culturali, dell'agricoltura di qualita', delle peculiari risorse locali; e per quanto concerne la mobilita' un forte sostegno al trasporto ferroviario (riaprendo la linea Civitavecchia-Capranica-Orte; potenziando la linea Viterbo-Orte; potenziando la linea Viterbo-Capranica-Roma); 9. aggravamento di una condizione di servitu' per l'Alto Lazio, territorio gia' gravato da pesantissime servitu' energetiche, militari e speculative e da fenomeni di inquinamento ed aggressione criminale alla salute, alla sicurezza e alla qualita' della vita dei cittadini; 10. concreto pericolo che l'opera veicoli interessi ed affari non trasparenti, conflitti di interessi in figure investite di ruoli e funzioni istituzionali, operazioni economiche illecite e penetrazione dei poteri criminali, come segnalato da autorevoli figure istituzionali; 11. infine, poiche' il punto di riferimento da parte dei promotori dell'opera e' il sedime di Ciampino e l'attivita' che in esso si svolge, si rileva come proprio la situazione di Ciampino sia insostenibile e gravemente lesiva dei piu' elementari diritti della popolazione locale, ed e' quindi evidentemente scandaloso voler "ciampinizzare" un'altra citta' (occorre invece una drastica e immediata riduzione dei voli su Ciampino). * A cio' si aggiunga che: 12. l'opera e' tuttora priva di adeguata progettazione, anzi della stessa precisa definizione di collocazione e dimensioni, come ammesso dallo stesso Consiglio comunale di Viterbo nella parte narrativa dell'atto deliberativo n. 92 del 25 luglio 2008 in cui si afferma testualmente che "devesi fare presente che a tutt'oggi non si conoscono ne' la lunghezza della pista che potrebbe arrivare a superare i 3000 m, ne' il suo orientamento"; peraltro il gia' citato "Centro Studi Tuscia per lo sviluppo di un aeroporto compatibile" ha rilevato "l'impossibilita' oggettiva - dimostrata dagli studi del nostro centro - di allungare la pista di almeno altri due chilometri mantenendone l'orientamento e, tanto meno, di smantellare l'attuale per costruirne altra - come sostenuto da ambienti dell'assessorato al volo - disassata di 10 gradi verso nord o sud"; 13. l'opera confligge con il Piano territoriale paesaggistico regionale e le relative norme di salvaguardia, come riconosciuto dallo stesso Consiglio comunale di Viterbo con l'atto deliberativo n. 92 del 25 luglio 2008; 14. l'opera e' totalmente priva di fondamentali verifiche e di fondamentali requisiti previsti dalla legislazione italiana ed europea in materia di Valutazione d'impatto ambientale, Valutazione ambientale strategica, Valutazione d'impatto sulla salute. * Quanto alla procedura di individuazione di Viterbo come sede di un devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma: 15. la relazione ministeriale del novembre 2007 che ha dato il via ad una serie di atti amministrativi successivi e' destituita di fondamento in punto di diritto e di fatto, come dimostrato ad abundantiam da un documento del 18 gennaio 2008 del "Centro studi Demetra" che conclude la sua ampia ricognizione dichiarando che "gli atti ministeriali risultano palesemente affetti da gravi vizi di illegittimita' sotto il rilevato profilo dell'eccesso di potere per carenza dell'istruttoria tecnica condotta dalla commissione istituita presso il Ministero dei Trasporti"; 16. non solo: quella relazione contiene dichiarazioni semplicemente dereistiche e si rivela nel merito come non rispondente ad un'analisi fattuale della realta' territoriale: essa infatti ignora del tutto il fatto che il sedime indicato ricade nel cuore dell'area termale del Bulicame e a ridosso di emergenze archelogiche, naturalistiche, scientifiche, culturali, agricole, terapeutiche, economiche ed insediative tali da rendere l'opera ipso facto irrealizzabile; cadendo quindi la validita' di quella relazione, cadono con essa tutti gli atti amministrativi conseguenti, viziati in radice dal vizio dell'atto presupposto e fondativo; 17. peraltro la stessa compagnia aerea Ryan Air - che nelle dichiarazioni dei proponenti l'opera avrebbe dovuto essere il soggetto imprenditoriale maggior fruitore della nuova struttura aeroportuale - ha esplicitamente dichiarato di non intendere affatto trasferire la sua attivita' nell'eventuale scalo viterbese (cfr. intervista trasmessa dalla Rai il 27 aprile 2008 nell'ambito del programma "Report"). * Infine: 18. realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce della situazione aeroportuale italiana (cfr. la gia' citata inchiesta televisiva della Rai ("Report", 27 aprile 2008); 19. realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce dell'attuale trend del trasporto aereo internazionale (cfr. ad esempio l'intervento dell'europarlamentare Giulietto Chiesa del primo luglio 2008 che rinvia tra l'altro a un servizio dell'"International Herald Tribune" del 28-29 giugno 2008); 20. realizzare un nuovo mega-aeroporto e' insensato alla luce dell'esigenza di ridurre il trasporto aereo per ridurre il surriscaldamento globale del clima (come richiesto dall'Onu, dalla comunita' scientifica internazionale, dagli statisti piu' avvertiti); 21. occorre procedere alla riduzione drastica e immediata del trasporto aereo (particolarmente a fini di diporto), come richiesto da interventi di autorevoli personalita' come i premi Nobel Desmond Tutu e Wangari Maathai; e sostenere invece un modello di mobilita' piu' adeguato, sostenibile e democratico. 4. MAESTRE. DACIA MARAINI: DALLA PARTE DI FRANCO BASAGLIA, DALLA PARTE DELL'UMANITA' [Dal "Corriere della sera" del 29 luglio 2008 col titolo "Tenete i giudici lontano dai malati". Dacia Maraini, nata a Firenze nel 1936, scrittrice, intellettuale femminista, e' una delle figure piu' prestigiose della cultura democratica italiana. Un breve profilo biografico e' in "Nonviolenza. Femminile plurale" n. 47. Tra le opere di Dacia Maraini segnaliamo particolarmente: L'eta' del malessere (1963); Crudelta' all'aria aperta (1966); Memorie di una ladra (1973); Donne mie (1974); Fare teatro (1974); Donne in guerra (1975); (con Piera Degli Esposti), Storia di Piera (1980); Isolina (1985); La lunga vita di Marianna Ucria (1990); Bagheria (1993). Vari materiali di e su Dacia Maraini sono disponibili nel sito www.dacia-maraini.it] E' la dimenticanza che porta a rifare gli errori di una volta? O c'e' una volonta' pertinace di disfare cio' che di buono e' stato concepito e applicato dal pensiero sperimentale di questo Paese anche troppo immobilista? Che la legge Basaglia non funzioni fino in fondo lo sanno perfino i sassi. Ma perche' troppo spesso manca la realizzazione di una parte della legge che prevede l'accoglienza dei malati nelle comunita' terapeutiche, la cura assicurata, il recupero e la restituzione alla societa' degli individui piu' fragili e sconnessi. Un progetto coraggioso, non facile, certamente, ma che va comunque tentato, nel rispetto degli ammalati. Un progetto per niente utopistico. La prova sta nel fatto che in certe regioni, dove si e' investito sul programma, la cosa funziona. Ma a qualcuno non e' sembrato vero di mescolare le cose e chiamare errori della legge cio' che riguarda l'applicazione maldestra e parziale della legge stessa. Da qui una confusa proposta del nuovo governo chiamata "Modifiche della legge 23 dicembre 1978 n. 833 in materia di assistenza psichiatrica". Vi si parla dell'obbligatorieta' dei trattamenti. Punto dolente di ogni legge sui malati di mente. Basaglia si e' battuto perche' i malati fossero liberi e curabili come qualsiasi altro infermo, strappandoli a quella violenza che consisteva nelle sbarre, nei letti di contenzione, nella camicia di forza, insomma nella detenzione forzata di chi veniva subito etichettato come "pericoloso per se' e per gli altri". Per quanto lodino la legge Basaglia nelle loro intenzioni, i modificatori si propongono di stravolgerne le basi con proposte che, come tante altre di questi giorni, rispondono ai sentimenti piu' egoistici e intolleranti della maggioranza (in questo caso la maggioranza dei sani di mente contro la minoranza degli ammalati). Voglio pero' ricordare che i famosi "raptus di follia" tanto frequenti, che spesso portano al delitto, travolgono persone sane di mente, che non hanno mai avuto a che fare coi centri di igiene mentale. In una prosa ingarbugliata e quasi incomprensibile, la proposta di legge si dice insoddisfatta del poco potere che ha il giudice tutelare rispetto alla parola dei medici. Che poi sono quelli che lavorano vicino ai malati. "Il giudice tutelare e' stato privato di autonomia di giudizio ed e' stato relegato a semplice ratificatore di decisioni altrui". Insomma come dire che c'e' troppa indulgenza verso i malati che sono lasciati liberi di decidere di se'. Il punto dolente sta proprio in quel potere decisionale. Lo si vuole togliere al malato, per restituirlo alle istituzioni e al sistema detentivo. Da qui a riaprire i manicomi il passo e' breve. E chi volete che protesti? Coloro che sono oppressi da depressione e angoscia mortale? 5. MAESTRE. DACIA MARAINI: RILEGGERE IGNAZIO SILONE [Dal "Corriere della sera" dell'11 agosto 2008 col titolo "Ignazio Silone come don Chisciotte" e la notizia "Oggi alle 21, a Gioia dei Marsi in provincia dell'Aquila, la Scuola nazionale di drammaturgia diretta e condotta da Dacia Maraini mette in scena 'Miserie d'acqua. Silone racconta la sua Fontamara'"] Perche' uno scrittore fra i migliori del nostro Paese viene tenuto in disparte e isolato, considerato un transfuga dalla sinistra piu' intransigente? Se lo sono chiesti alcuni studiosi in questi giorni a Pescina, nella sede del Centro studi Silone. Il convegno dal titolo "Il piacere di rileggere Silone" si e' posta la domanda: esiste questo piacere, e quanto e' diffuso? E quanto tocca i giovani, le scuole? A sentire Francesco De Core, l'autore di "Silone, un alfabeto", ci sono molte cose che fanno di Silone "uno scrittore dell'esperienza", accomunandolo a un altro grande narratore, Albert Camus, che ha sempre preferito stare dalla parte dell'uomo piuttosto che delle ideologie. Per il critico Filippo La Porta, Silone "e' ancora un disturbo per la cultura contemporanea". Fatto sta che Asor Rosa "dimentica" di inserirlo nella sua antologia per le scuole. Forse perche' aveva la brutta abitudine di dire a voce alta quello che pensava? Basta ricordare quel suo viaggio a Mosca quando, da giovane comunista entusiasta, si e' trovato in una riunione presieduta da Stalin, in cui tutti furono invitati a votare una mozione contro Trotzkij senza averla letta, per pura fede nel capo. Il bisogno di dire la verita' e' talmente forte che Silone convince l'amico Togliatti a non firmare se prima non hanno avuto la possibilita' di leggere l'atto di accusa. La mozione li' per li' viene ritirata. Ma da quel giorno sia Silone che Togliatti vengono guardati con sospetto. Poco dopo Togliatti fara' marcia indietro. Silone no. Uno scrittore problematico, contraddittorio, a momenti anche donchisciottesco. "Don Chisciotte pensa che il mondo sia un fallimento". Agitando la spada di latta deride tutte le ideologie, soprattutto quelle che pretendono che "per fare trionfare il bene bisogna attraversare il male". La vecchia convinzione di tutti i totalitarismi: il fine giustifica i mezzi. Insomma Don Chisciotte aveva ragione a parlare di fallimento, ma pure "si tratta di un fallimento creativo, che genera esperienza". Lo storico abruzzese Roberto Melchiorre ricorda che Silone era visto male dai marxisti perche' anziche' "liberare i contadini dalla loro condizione, voleva liberare la terra". Quindi, non spedire i "cafoni" a fare gli operai in citta' - come poi e' successo con il conseguente abbandono del territorio - ma dare loro la terra con gli strumenti e l'agio per coltivarla a modo loro. Silone, che viene spesso letto come uno scrittore portato ad uno sguardo spirituale sulle cose, rivela alla rilettura una chiarezza lucida e profetica, di stampo illuminista. Accompagnata da una sapienza linguistica che estrae la semplicita' dalla complicazione. La nitidezza con cui Silone legge le differenze fra Nord e Sud del nostro Paese appare ancora oggi convincente: "Gli operai e i contadini poveri, messi alla prova, si comportarono onestamente. Perche'? Negli operai e in genere nei lavoratori settentrionali era evidente l'efficacia dell'educazione socialista, diventata esigenza e costume di liberta', mentre la forza di resistenza dei contadini meridionali era sostanzialmente diversa. Estranei alla tradizione risorgimentale, disgustati dal cattivo esempio del trasformismo dei politicanti locali e scettici verso tutte le forme politiche, anche se democratiche, la loro coerenza rivoluzionaria era priva di ogni illusione utilitaria e aveva un fondo essenzialmente religioso, anche quando si dichiaravano atei". Perfino nel rapporto con la Chiesa Silone non manca di chiarezza: "Nella parte d'Abruzzo in cui sono nato, non vi era una vera e propria vita politica... La prima forma di organizzazione furono le leghe dei contadini che sorsero verso il 1911. La maggiore opposizione contro di esse parti' dai parroci... Ma non si trattava di un contrasto fra un orientamento e un altro. No, era la condanna del principio stesso dell'organizzazione. Appena i contadini si riunivano in piazza per discutere delle loro faccende, il parroco dava ordine di suonare le campane per coprire la voce degli oratori. Eppure gli stessi parroci erano di origine contadina...". E ancora: "Durante la guerra d'Abissinia l''Osservatore Romano' trattava solo di problemi di morale privata: i costumi da bagno, i balli popolari, le bestemmie. Non una parola sulle ignominie statali e sugli orrori del fascismo". Questo non gli impedisce di ritrarre con enorme stima alcune figure di cattolici come don Minzoni, don Sturzo, don Milani, De Gasperi. E fra tutti il piu' amato, don Orione, un uomo deciso ed energico ma anche umile. Ma il suo giudizio, comunque, non e' mai arrogante. "Di sciocchezze ne ho commesse abbastanza anche io", confessa umilmente. La sua idiosincrasia nei riguardi delle autorita' che pretendono ubbidienza, delle ideologie che pretendono fedelta' cieca, e' decisa e la storia ci dice che aveva ragione. 6. MAESTRE. DACIA MARAINI: PALUDI [Dal "Corriere della sera" del 12 agosto 2008 col titolo "Le invivibili paludi? Una difesa contro i gas"] Tutti i giorni ricevo un giornale online che si chiama "Coi piedi per terra". Il suo scopo e' di raccogliere i migliori articoli che si possono leggere sui giornali e che riguardano soprattutto l'ambiente. Dalla stampa alla rete, mi pare un'ottima idea. Un articolo che mi ha colpito e che vorrei a mia volta proporre ai lettori del "Corriere", riguarda le paludi ed e' stato scritto da Marinella Correggia, sul "Manifesto" del 30 luglio. Le paludi, considerate zone da bonificare, invivibili per l'essere umano, in realta' sono essenziali per mantenere bassa la temperatura della terra. La ragione, sembrera' curiosa, non sta nell'umidita' che sprigionano, ma nella capacita' che hanno questi ristagni d'acqua di immagazzinare e tenere prigioniere tonnellate di gas nocivi. "Paludi, torbiere, acquitrini, foci a delta dei fiumi, sistemi di mangrovie costiere, tundre, lagune, piane alluvionali sono le zone umide del pianeta, e occupano il 6% della superficie terrestre". Eppure, con quel piccolo 6% sono capaci di imprigionare 771 miliardi di tonnellate fra carbonio e metano. Una quantita' che "se tradotta in Co2 equivalente - l'anidride carbonica e' il principale gas serra - e' pari a un quinto del totale dei gas serra presenti in atmosfera". Ogni ettaro di palude tropicale bonificata rilascia 40 tonnellate di carbonio, e ogni ettaro di torbiera raschiato via rilascia da 2,5 a 10 tonnellate di carbonio. Gia' negli ultimi cento anni l'homo sapiens e' stato capace di distruggere con le sue agricolture intensive, le sue costruzioni, le sue cementificazioni, il 60% delle zone umide del pianeta, "scomparse anche a causa della costruzione di dighe e canali, del pompaggio delle acque di falda, dello sviluppo urbano e dell'estrazione della torba". La desertificazione del continente africano ne e' una prova evidente. E i barconi che in questi anni hanno rovesciato sulle nostre coste migliaia di uomini disperati in fuga da terreni resi sterili e secchi, stanno a provare come la siccita' influisca sui processi di emigrazione. Se, per l'effetto serra, la temperatura globale aumentera' di 3 o 4 gradi centigradi, la maggior parte delle terre umide scomparira'. Con conseguenze disastrose. "Spesso le zone umide hanno ecosistemi la cui biodiversita' rivaleggia con quella delle foreste pluviali e delle barriere coralline. E poi aiutano il ricarico degli acquiferi, la depurazione delle acque, il riciclaggio dei nutrienti; e fanno da barriera contro le tempeste violente sulle coste e contro la loro erosione. Il disastro di New Orleans sarebbe stato meno tremendo se decenni fa le paludi di quell'area non fossero state drenate". I piu' consapevoli finora sembra siano gli Stati Uniti che stanno cercando di ripristinare le zone umide in Florida e Louisiana. Con costi pero' esorbitanti. Sarebbe piu' economico prevenire. Ma sembra che l'essere umano abbia bisogno dei disastri per rimboccarsi le maniche e difendere il suo territorio. 7. MAESTRE. DACIA MARAINI: DA FONTAMARA A NOI [Dal "Corriere della sera" del 19 agosto 2008 col titolo "Certo, lui disse di no anche a Stalin ma piu' di tutto vale Fontamara"] Nell'articolo che ho scritto, per forza di cose breve, perche' si tratta di un elzeviro, si racconta di un convegno fatto a Pescina, in cui alcuni oratori hanno discusso sulla leggibilita' di Silone oggi. Infatti il titolo era "Il piacere di rileggere Silone". Non si trattava di discutere sulla sua politica, ne' sulle sue idee in generale, ma sulla gioia che provoca ancora oggi la lettura dei suoi libri. E' evidente che le idee non possono andare separate dalle opere letterarie, per questo si e' parlato anche dei suoi rapporti col comunismo, col fascismo, del suo rifiuto di ogni ideologia autoritaria. Per forza, sono rapporti che accompagnano la rilettura dei suoi libri piu' importanti. Fra questi il principale: Fontamara, su cui ci si e' concentrati per l'idea profetica che contiene: l'acqua come futura origine di guerra fra Paesi poveri e Paesi ricchi. Un'idea anticipatrice che in Fontamara segna simbolicamente uno sguardo sul futuro del mondo. Ma pure nel racconto che ho riferito, di un giovane Silone che si trova a una riunione presieduta da Stalin, in cui il grande dittatore pretende che tutti gli intervenuti, russi e stranieri, votino una mozione che metta al bando Trotzky, senza averla fatta leggere a nessuno, non rivela tutti i rapporti di Silone con il comunismo, ma certamente li riassume e li anticipa. Silone, che era in compagnia di Togliatti, convince l'amico a chiedere, per chiarezza democratica, di leggere la mozione antitrotzkista, cosa che viene negata con arroganza da Stalin. Bisognava fidarsi e basta. "La mozione li' per li' viene ritirata. Ma da quel giorno sia Silone che Togliatti vengono guardati con sospetto. Poco dopo Togliatti fara' marcia indietro. Silone no". Mi pare di essere stata abbastanza chiara. La "gioia di rileggere Silone" significa anche riscoprire le sue idee anticipatrici sui grandi temi dell'epoca. La sua antipatia verso ogni ideologia autoritaria, la sua avversione verso ogni verita' rivelata mostrano la sua modernita', la sua sintonia con tante conquiste che hanno seguito la prima e la seconda guerra mondiale, il fallimento del comunismo, verso la scoperta di un nuovo umanesimo. Credo che sia per questo che lo rileggiamo volentieri. Comunque sono contenta che le acque si smuovano attorno a un Silone troppo spesso trascurato e tenuto da parte. Ben venga chi ha voglia di rileggerlo, anche se si tratta di discutere quale sia la migliore angolatura per apprezzare le sue idee. 8. MAESTRE. DACIA MARAINI: UNA FOTOGRAFIA [Dal "Corriere della sera" del 26 agosto 2008 col titolo "La foto e il mistero della sessualita' maschile"] Anche se in ritardo voglio parlare della foto della prostituta buttata per terra nella cella di una prigione di Parma. Sono passati diversi giorni ma quell'immagine e' piantata nella mia memoria e non riesco ad evitarla. Ci inciampo in continuazione. Come succede con le cose che ci colpiscono e rimangono dentro di noi aspettando una risposta, anche se probabilmente non ci sono risposte alla miseria umana. Ormai tutti sanno che la maggior parte delle prostitute di strada sono straniere, spesso minorenni, spesso portate in Italia con l'inganno e tenute in stato di schiavitu'. Nonostante questo, la prostituzione di strada prospera e dilaga, inarrestabile. Ma cos'e' che spinge un uomo ad appartarsi con una ragazza evidentemente straniera, evidentemente giovanissima, forse minorenne, sapendo che non provera' nulla, anzi probabilmente solo dolore e fastidio, per poi pagarla e scapparsene in tutta fretta magari dalla moglie o dalla fidanzata? E' il piacere segreto di violare le regole del desiderio reciproco? Ci vado proprio perche' non la conosco, perche' non mi importa un cavolo di lei, perche' so che non prova niente, perche' lo fa per soldi. Oppure e' il piacere del proibito? Faccio qualcosa di vietato, non dalla legge, ma dalla coscienza e quindi mi sento un eroico disertore. O e' il piacere del rischio in un mondo quotidiano fatto di cose prevedibili? Un incontro notturno all'insaputa di chi ti ama, per il gusto di andare incontro all'ignoto? Oppure e' la liberta' di evitare i soliti rituali dell'amore: il corteggiamento, l'attesa, il bisogno dell'assenso, per affrontare qualcosa di brutale a senso unico? Ovvero si tratta del piacere di imporsi a un altro essere umano che, anche solo per dieci minuti, e' in tuo potere? O ancora il piacere di umiliare una creatura umana: io saro' un poveraccio ma tu lo sei piu' di me, quindi posso mortificarti, tanto non potrai fare niente contro di me? Probabilmente si tratta di tutte queste cose messe insieme: la promessa di un piacere inconfessato, l'esaltazione dell'ignoto, l'ebbrezza di comprare un essere umano, quindi stare coi piedi ben piantati dentro un sistema di mercato che fa del corpo umano un oggetto da consumare in ingordo segreto, la liberta' di svilire e degradare un possibile arcaico nemico, la donna. Rimane comunque un mistero della sessualita' maschile. Poiche' il contrario, l'acquisto e il consumo del corpo maschile da parte femminile, salvo casi rari, nella realta' non si da'. La prostituzione maschile infatti esiste, anche quella stradale, ma ha come committenti uomini, non donne. Inviterei gli occhi dei compratori a soffermarsi sulla fotografia della prostituta nera sdraiata contro una parete, la testa resa invisibile da un gesto di paura, di sofferenza, di resa. La fotografia, uscita su tutti i giornali e ancora rintracciabile nei settimanali e' l'emblema del dolore e della sconfitta femminile. Comprare quel corpo un tanto all'ora significa partecipare a quella mutilazione dello spirito. Significa umiliare nell'altro anche se stessi. Potete non distogliere lo sguardo, per favore? 9. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "RICORDI DI APPRENDISTATO" DI ANDRE' WEIL [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Andre' Weil, Ricordi di apprendistato. Vita di un matematico, Einaudi, Torino 1994 (ed. originale: Souvenirs d'apprentissage [1991]). Andre' Weil (1906-1998) e' stato un illustre matematico. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda: "Andre' Weil (Parigi, 6 maggio 1906 ñ 6 agosto 1998) e' stato un matematico francese, tra i maggiori del XX secolo, noto per essere stato uno degli iniziatori del gruppo Bourbaki. Sua sorella e' la filosofa Simone Weil. Si appassiona alla matematica a soli 10 anni. Dopo i primi studi a Parigi, viaggia soprattutto per cercare un'istruzione matematica migliore di quella che la Francia gli poteva offrire negli anni seguenti la prima guerra mondiale. Frequenta cosi' diverse universita' straniere e rimane fortemente influenzato dalle novita' che puo' osservare ed apprendere soprattutto a Roma e a Goettingen. Nel 1928 ottiene il dottorato dall'Universita' di Parigi, avendo come supervisori Jacques Hadamard ed Emile Picard, con una dissertazione sulle equazione diofantee con la quale risolve un problema dibattuto da tempo. Per primo ha l'idea di costituire un gruppo che operi per rinnovare la cultura matematica nella Francia di quegli anni e per riscrivere i testi adottati nei corsi universitari, giudicati pesantemente inadeguati. Nel 1935 e' tra i fondatori dell'Association des collaborateurs de Nicolas Bourbaki. Dopo la seconda guerra mondiale, si trasferisce negli Usa; prima insegna presso l'Universita' di Chicago, poi all'Institute for Advanced Study presso la Princeton University. Il suo personale contributo agli sviluppi della matematica risulta fondamentale per gli sviluppi che molte aree di questa disciplina hanno avuto nella seconda meta' del '900. I suoi contributi vanno dalla geometria differenziale ai gruppi di Lie. I due principali argomenti a cui si dedica sono la Congettura di Riemann e il Programma di Langlands; inoltre contribuisce indirettamente alla dimostrazione dell'ultimo teorema di Fermat. Infatti nel 1993-1994 Andrew Wiles riesce ad ottenere tale dimostrazione lavorando dal 1985 al 1994 dopo essere stato ispirato dalle idee di Weil a proposito della cosiddetta congettura di Shimura-Taniyama-Weil. Gli interessi di Andre' Weil non erano legati solo alla matematica; le sue diverse passioni andavano infatti dalla storia all'antropologia e ovviamente erano collegate ai suoi viaggi ed alle lingue: tra queste conosceva anche il latino, il greco e il sanscrito". Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina (Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] Indice del volume Premessa; I. Gli anni di scuola; II. Rue d'Ulm; III. Primi viaggi, primi scritti; IV. L'India; V. Strasburgo e Bourbaki; VI. Io e la guerra (balletto buffo); 1. Preludio; 2. Fuga finlandese; 3. Intermezzo artico; 4. Sotto chiave; 5. Sotto le armi; 6. Farewell to arms; VII. Le Americhe. Epilogo. * Da pagina 3 La mia vita - o quantomeno cio' che ha meritato di chiamarsi tale -, una vita singolarmente felice pur tra varie vicissitudini, e' inscritta fra il 6 maggio 1906, giorno della mia nascita, e il 24 maggio 1986, data della morte di Aveline, mia moglie e compagna. Se in questo libro dedicato alla sua memoria si parlera' poco di lei, cio' non vuol dire che abbia occupato un posto trascurabile nella mia vita e nei miei pensieri. Al contrario, fra essi ed Eveline si era stabilito, quasi dal giorno stesso del nostro primo incontro, un legame tanto intimo e profondo che narrare di me e' anche narrare di lei; la sua presenza o la sua assenza sono state la trama sulla quale tutti i fili si sono tessuti. Che potrei dire di piu', se non che il nostro matrimonio e' stato uno di quelli che smentiscono La Rochefoucauld? Fulsere vere candidi mihi soles... Nemmeno di mia sorella si parlera' molto; per cio' che la riguarda, d'altronde, ho gia' narrato, parecchi anni or sono, tutti i miei ricordi a Simone Petrement, che li ha inseriti nella sua bella biografia, La vie de Simone Weil; in quest'opera il lettore potra' trovare anche molti dettagli della nostra infanzia, che mi e' quindi parso inutile ripetere. Da bambini fummo inseparabili: ma io ero il fratello maggiore e lei la sorellina. In seguito siamo stati raramente insieme, e il piu' delle volte parlavamo fra di noi in tono scherzoso, perche' Simone era di carattere allegro e piena di spirito, come possono testimoniare tutti quelli che l'hanno conosciuta, e rimase tale anche quando le miserie del mondo innestarono sulla sua natura un fondo di inguaribile tristezza. A dire il vero ci capito' di fare ben poche conversazioni serie. Ma se le gioie e le angosce della sua adolescenza mi sono rimaste del tutto estranee, se in seguito la sua condotta mi e' spesso sembrata, non senza ragione, probabilmente, un affronto al buon senso, nondimeno siamo sempre rimasti abbastanza uniti, per cui nulla di cio' che la riguardava ha mai potuto davvero sorprendermi - con la sola eccezione della sua morte. Questa mi colse del tutto impreparato, poiche' confesso che avevo creduto mia sorella indistruttibile, e soltanto con molto ritardo ho compreso che la sua vita si era sviluppata seguendo leggi sue proprie e in questo stesso modo si era anche conclusa. Della traiettoria della sua esistenza non sono stato che lontano spettatore. Del resto qui non mi propongo altro che di ripercorrere l'itinerario intellettuale di un matematico; un matematico diventato forse troppo loquace, per il divertimento - spero non malevolo - delle nuove generazioni. Quando si tratta della vita di uno scrittore o di un artista, pare che nulla importi maggiormente che scrutare la sua piu' tenera infanzia e i suoi primi vagiti; dopo di che il lettore moderno si aspetta i particolari della vita amorosa del protagonista fino nei suoi piu' intimi recessi. Ma di un Jean-Jacques io non ho ne' lo spirito ne' il talento: e non e' cosi' che si da' conto dell'opera di un matematico. Inizialmente avevo progettato di interrompere i miei ricordi al marzo del 1941, quando sbarcai nel porto di New York insieme con mia moglie e suo figlio Alain. Ma i miei anni di apprendistato (i miei Lehrjahre, che sono stati anche dei Wanderjahre) non si sono conclusi cosi' presto. Che dico? Anche oggi continuo ad apprendere: apprendo a vivere nei miei ricordi. Il benevolo lettore voglia seguirmi: la sua compagnia mi sara' preziosa. * Da pagina 98 Ogni matematico che sia degno di questo nome ha conosciuto, anche soltanto sporadicamente, quegli stati di lucida esaltazione nei quali i pensieri si concatenano come per miracolo, e nei quali anche l'inconscio - quale che sia il significato che si voglia attribuire a questo termine - pare avere un suo ruolo. In una pagina diventata celebre, Poincare' ha descritto come, in uno di questi momenti, arrivo' a scoprire le funzioni fuchsiane. A proposito di tali stati pare che Gauss dicesse "procreare jucundum", aggiungendo tuttavia "sed parturire molestum". Il piacere che ne deriva, a differenza di quello sessuale, puo' durare per molte ore, talora perfino per alcuni giorni: chi l'ha provato almeno una volta vive nel desiderio di rinnovarlo, ma si trova nell'impossibilita' di provocarlo, se non tutt'al piu' a prezzo di un lavoro accanito, del quale il piacere appare allora come una ricompensa. E' anche vero che l'intensita' del piacere non e' proporzionale all'importanza del valore delle scoperte alle quali esso si accompagna. Avevo provato uno di questi momenti di esaltazione creativa a Gottinga, lavorando sulle equazioni diofantee: mi domandavo con ansia se mai ne avrei conosciuti altri. Quando cio' accadde, fui al colmo della felicita': ero ad Aligarh, e Vijayaraghavan a Dacca. Gli telegrafai: "New theory of functions of several complex variables born today"; scherzosamente mi rispose: "Congratulations. Wire mother's health". La mia dichiarazione era di certo un po' esagerata, ma non avevo forse tutti i torti a essere fiero delle mie scoperte, che avevano qualche affinita' (ma credo contenessero qualcosa di piu') con i risultati che in quello stesso periodo stava ottenendo Stefan Bergmann. Le mie nuove idee trovarono subito una prima applicazione a un problema sulle serie di polinomi che sussisteva da tempo; Oka, un grande specialista di questa teoria, alla quale diede egli stesso numerosi contributi, mi assicuro', parecchi anni dopo, che il mio risultato aveva svolto per un certo periodo un ruolo di importanza pressoche' cruciale. Esso mi valse, in ogni caso, la lode piu' lusinghiera che abbia mai ricevuto in tutta la mia carriera. Quando, nel maggio del 1932, mi fermai a Roma per incontrare Vito Volterra e gli illustrai la mia formula, egli si alzo' dalla poltrona e corse verso il fondo dell'appartamento gridando a sua moglie: "Virginia! Virginia! Il signor Weil ha dimostrato un gran bel teorema". 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 566 del 2 settembre 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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