Voci e volti della nonviolenza. 215



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 215 del 16 agosto 2008

In questo numero:
1. Mohandas K. Gandhi: Un solo mondo
2. Tara Gandhi Bhattacharjee: Un messaggio al mondo
3. Una postilla
4. Et coetera

1. MOHANDAS K. GANDHI: UN SOLO MONDO
[Dal sito www.avoicomunicare.it riprendiamo la traduzione (purtroppo
inadeguata) del discorso tenuto da Gandhi alla Conferenza delle relazioni
interasiatiche svoltasi a New Delhi il 2 aprile 1947, nel sito presentata
col titolo "Fate battere i vostri cuori all'unisono con le mie parole" e la
premessa "In questi giorni e' stato ritrovato l'audio completo di questo
discorso di Gandhi: oggi piu' che mai, un omaggio alla riflessione di
tutti"]

Signora Presidente e amici,
non credo di dovermi scusare con voi per il fatto che sono costretto a
parlare in una lingua straniera. Chissa' se questi altoparlanti porteranno
la mia voce fino ai confini di questo immenso pubblico. Quelli di voi che
sono lontani possono alzare la mano, se sentono quello che dico? Sentite?
Bene. Bene, se la mia voce non vi giunge, non e' colpa mia, ma colpa degli
altoparlanti.
Quello che volevo dirvi e' che non devo scusarmi. Non oso, visti tutti i
delegati che si sono riuniti qua da tutta l'Asia, e gli osservatori - ho
imparato questa parola pronunciata da un amico americano che disse: "Non
sono un delegato, sono un osservatore". Di primo impatto con lui, vi
assicuro, pensavo venisse dalla Persia, ma ecco davanti a me un americano e
gli dico: "Sono terrorizzato da te, e vorrei che mi lasciassi stare". Potete
immaginare un americano che mi lasci stare? Non lui e, quindi, ho dovuto
parlargli.
Quello che volevo dirvi e' che il mio idioma per me madrelingua, non lo
potete capire, e non voglio insultarvi insistendo su di esso. Il linguaggio
nazionale, hindustani, ci mettera' tanto tempo prima di rivaleggiare con un
linguaggio internazionale.
Se ci deve essere rivalita', c'e' rivalita' tra francese e inglese. Per il
commercio internazionale, indubbiamente l'inglese occupa il primo posto. Per
discorsi e corrispondenza diplomatici, sentivo dire quando studiavo da
ragazzo che il francese era la lingua della diplomazia e se volevi andare da
una parte all'altra dell'Europa dovevi provare ad imparare un po' di
francese, e quindi ho provato ad imparare qualche parola di francese per
riuscire a farmi capire. Comunque, se ci deve essere rivalita', la rivalita'
potrebbe nascere tra francese e inglese. Quindi, avendo imparato l'inglese,
e' naturale che faccia ricorso a questa parlata internazionale per
rivolgermi a voi.
Mi chiedevo di cosa dovessi parlarvi. Volevo raccogliere i miei pensieri, ma
lasciate che sia onesto con voi, non ne ho avuto il tempo.
Pero' ieri ho comunque promesso che avrei provato a dirvi qualche parola.
Mentre venivo con Badshah Khan, ho chiesto un piccolo pezzo di carta ed una
matita. Ho ricevuto una penna invece di una matita. Ho provato a
scarabocchiare qualche parola. Vi spiacera' sentirmi dire che quel pezzo di
carta non e' qui con me. Ma questo non importa, ricordo cosa volevo
enunciare, e mi sono detto: "I miei amici non hanno visto la vera India, e
non ci stiamo incontrando in una conferenza nel cuore della vera India".
Delhi, Bombay, Madras, Calcutta, Lahore - queste sono tutte grandi citta' e
quindi hanno subito l'influenza dell'Occidente, sono state fatte, magari
eccetto Delhi ma non New Delhi, sono state fatte dagli inglesi.
Poi ho pensato ad un breve saggio - credo che dovrei chiamarlo cosi' - che
era in francese. Era stato tradotto per me da un amico anglo-francese, e lui
era un filosofo, era anche un uomo altruista e diceva che mi aveva dato la
sua amicizia senza che io lo conoscessi, perche' lui parteggiava per le
minoranze ed io rappresentavo, assieme ai miei connazionali, una minoranza
senza speranze, e non solo senza speranze ma una minoranza disprezzata.
Se gli europei del Sudafrica mi perdonano per quello che dico, eravamo tutti
"coolies" [lavoratore non qualificato a basso costo]. Io ero un
insignificante avvocato "coolie". A quei tempi non avevamo dottori "coolie",
non avevamo avvocati "coolie". Ero il primo nel campo. Ma sempre un
"coolieî". Magari sapete cosa si intende con la parola "coolie" ma questo
mio amico, si chiamava Krof - sua madre era francese, suo padre inglese -
disse: "Voglio tradurre per te una storia francese".
Mi perdonerete, chi di voi sa la storia, se nel ricordarla faccio degli
errori qua e la', ma non ci sara' nessun errore nell'avvenimento principale.
C'erano tre scienziati e - ovviamente e' una storia inventata - tre
scienziati uscirono dalla Francia, uscirono dall'Europa alla ricerca della
Verita'. Questa era la prima lezione che mi aveva insegnato quella storia,
che se bisogna cercare la verita', non la si trova su suolo europeo. Quindi,
indubbiamente neanche in America.
Questi tre grandi scienziati andarono in parti diverse dell'Asia. Uno trovo'
la strada per l'India e diede inizio alla sua ricerca. Raggiunse le
cosiddette citta' di quei tempi. Naturalmente, cio' avvenne prima
dell'occupazione inglese, prima anche del periodo Mughal, cosi' e' come ha
illustrato la storia l'autore francese, ma visito' comunque le citta', vide
la gente delle cosiddette caste alte, uomini e donne, fino a che non si
addentro' in un'umile casa, in un umile villaggio, e quella casa era una
casa Bhangi, e trovo' la verita' che stava cercando, in quella casa Bhangi,
nella famiglia Bhangi, uomo, donna, forse due o tre bambini (lo dico come me
lo ricordo) e poi lui descrive come la trovo'. Tralascio tutto questo.
Voglio collegare questa storia a quello che voglio dire a voi, che se volete
vedere il meglio dell'India, dovete trovarlo in una casa Bhangi, in un'umile
casa Bhangi, o villaggi simili, 700.000 come ci insegnano gli storici
inglesi. Un paio di citta' qua e la', non ospitano neanche qualche crore
[unita' di misura indiana che equivale a 10 milioni] di persone. Ma i
700.000 villaggi ospitano quasi 40 crore di persone. Ho detto quasi perche'
potremmo togliere una o due crore che stanno in citta', comunque sarebbero
38 crore.
E poi mi sono detto, se questi amici sono qui senza trovare la vera India,
per cosa saranno venuti? Ho poi pensato che vi preghero' di immaginare
quest'India, non dal punto di vista di questo immenso pubblico ma per come
potrebbe essere. Vorrei che leggeste una storia come questa storia dei
francesi o altre ancora. Magari, qualcuno di voi vada a vedere qualche
villaggio dell'India e allora trovera' la vera India.
Oggi faro' anche questa ammissione: non ne sarete affascinati alla vista.
Dovrete raschiare sotto i mucchi di letame che sono oggi i nostri villaggi.
Non voglio dire che siano mai stati dei paradisi. Ma oggi sono veramente dei
mucchi di letame; non erano cosi' prima, di questo sono abbastanza certo.
Non l'ho appreso dalla storia ma da quello che ho visto io stesso
dell'India, fisicamente con i miei occhi; e io ho viaggiato da una parte
all'altra dell'India, ho visto i villaggi, i miserabili esemplari
dell'umanita', gli occhi senza vita, eppure sono l'India, e ciononostante in
quelle umili case, nel mezzo dei mucchi di letame troviamo gli umili
Bhangis, dove troverete un concentrato di saggezza. Come? Questa e' una
grande domanda.
Bene, allora voglio illustrarvi un altro scenario. Di nuovo, ho imparato dai
libri, libri scritti da storici inglesi, tradotti per me. Tutta questa ricca
conoscenza, mi spiace dire, arriva qui da noi in India attraverso i libri
inglesi, attraverso gli storici inglesi, non che non ci siano storici
indiani ma neanche loro scrivono nella loro madrelingua, o nella loro lingua
nazionale, hindustani, o se preferite chiamarli due idiomi, hindi e urdu,
due forme della stessa lingua. No, ci riferiscono quello che hanno studiato
sui libri inglesi, magari gli originali, ma attraverso gli inglesi in
inglese, questa e' la conquista culturale dell'India, che l'India ha subito.
Ma ci dicono che la saggezza e' arrivata dall'Occidente verso l'Oriente. E
chi erano questi saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all'Oriente. Fu seguito
dal Buddha. Lui apparteneva all'Oriente, apparteneva all'India. Chi ha
seguito il Buddha? Gesu', di nuovo dall'Asia. Prima di Gesu' ci fu Musa,
Mose', che apparteneva anche lui alla Palestina, ma verificavo con Badshah
Khan e Yunus Saheb ed entrambi sostenevano che Mose' appartenesse alla
Palestina, sebbene fosse nato in Egitto. Poi venne Gesu', poi Mohammad.
Tutti loro li tralascio. Tralascio Krishna, tralascio Mahavir, tralascio le
altre luci, non le chiamero' luci minori, ma sconosciute in Occidente,
sconosciute al mondo letterario.
In ogni modo, non conosco una sola persona che possa uguagliare questi
uomini d'Asia. E poi cosa accadde? Il Cristianesimo, arrivando in Occidente,
si e' trasfigurato. Mi spiace dire questo, ma questa e' la mia lettura. Non
diro' altro al riguardo. Vi racconto questa storia per incoraggiarvi e per
farvi capire, se il mio povero discorso puo' farvi capire, che lo splendore
che vedete e tutto quello che vi mostrano le citta' indiane non e' la vera
India. Certamente, il massacro che avviene sotto i vostri occhi, mi
dispiace, vergognoso come dicevo ieri, dovete seppellirlo qui. Il ricordo di
questo massacro non deve oltrepassare i confini dell'India, ma quello che
voglio voi capiate, se potete, e' che il messaggio dell'Oriente, dell'Asia,
non deve essere appreso attraverso la lente occidentale, o imitando gli
orpelli, la polvere da sparo, la bomba atomica dell'Occidente.
Se volete dare di nuovo un messaggio all'Occidente, deve essere un messaggio
di Amore, un messaggio di Verita'.
Ci deve essere una conquista (applausi) per favore, per favore, per favore.
Questo interferisce con il mio discorso, e interferisce anche con la vostra
comprensione. Voglio catturare i vostri cuori, e non voglio ricevere i
vostri applausi. Fate battere i vostri cuori all'unisono con le mie parole,
e io credo che il mio lavoro sara' compiuto.Voglio lasciarvi con il pensiero
che l'Asia debba conquistare l'Occidente. Poi, la domanda che mi ha fatto un
mio amico ieri: "Se credevo in un mondo unico". Certo, credo in un mondo
unico. Come posso fare diversamente, quando divento erede di un messaggio di
amore che questi grandi, invincibili maestri ci hanno lasciato? Potete
esprimere questo messaggio di nuovo ora, in questa era di democrazia,
nell'era del risveglio dei piu' poveri dei poveri, potete esprimere questo
messaggio con maggiore enfasi. Poi completerete la conquista di tutto
l'Occidente, non attraverso la vendetta perche' siete stati sfruttati, e
nello sfruttamento voglio ovviamente includere l'Africa, e spero che quando
vi reincontrerete in India la prossima volta ci sarete tutti: spero che voi,
nazioni sfruttate della terra, vi incontrerete, se a quell'epoca ci saranno
ancora nazioni sfruttate.
Ho forte fiducia che se unite i vostri cuori, non solo le vostre menti, e
capite il segreto dei messaggi che i saggi uomini d'Oriente ci hanno
lasciato, e che se veramente diventiamo, meritiamo e siamo degni di questo
grande messaggio, allora capirete facilmente che la conquista dell'Occidente
sara' stata completata e che questa conquista sara' amata anche
dall'Occidente stesso.
L'Occidente di oggi desidera la saggezza. L'Occidente di oggi e' disperato
per la proliferazione della bomba atomica, perche' significa una completa
distruzione, non solo dell'Occidente, ma la distruzione del mondo, come se
la profezia della Bibbia si avverasse e ci fosse un vero e proprio diluvio
universale. Voglia il cielo che non ci sia quel diluvio, e non a causa degli
errori degli umani contro se stessi. Sta a voi consegnare il messaggio al
mondo, non solo all'Asia, e liberare il mondo dalla malvagita', da quel
peccato.
Questa e' la preziosa eredita' che i vostri maestri, i miei maestri, ci
hanno lasciato.

2. TARA GANDHI BHATTACHARJEE: UN MESSAGGIO AL MONDO
[Dal sito www.avoicomunicare.it]

Come voi tutti sapete, L'Onu ha dichiarato il 2 ottobre, data di nascita di
Mahatma Gandhi, la Giornata internazionale della nonviolenza. Oggi il
Mahatma Gandhi appartiene a tutto il mondo. Siamo nel contesto della
celebrazione mondiale del Satyagraha - la verita' e la nonviolenza - come
praticata, sperimentata e vissuta da Mohandas Karamchand Gandhi. Mi chiedo
se durante la storia, i concetti filosofici e morali della verita' siano
stati oggetto di una celebrazione cosi' collettiva e cosciente nel mondo.
Satyagraha - nonviolenza e verita' - sono inseparabili dal coraggio del
Mahatma Gandhi. Il coraggio di Gandhi ha ispirato l'amore e la fiducia negli
altri. La verita', l'audacia e la compassione saranno sempre rilevanti, e
oggi ne abbiamo disperatamente bisogno.
E' molto significativo ed importante che Telecom Italia non limiti la
celebrazione della filosofia di Gandhi al 2 ottobre e che stia pensando di
diffondere il suo messaggio a tutto il mondo attraverso il vostro grande e
bellissimo Paese: l'Italia, amata da tutti. Personalmente ho compreso la
filosofia di Gandhi non come studiosa o storica, ma dalle impressioni dei
primi 14 anni della mia vita, quando ero molto vicina a lui e a sua moglie
Kasturbai. E adesso capisco sempre di piu' che il messaggio di Gandhi e' una
sfida diretta per la propria coscienza.
Insieme a tutti voi rendo omaggio ai piu' grandi flussi spirituali e
creativi dell'umanita' e della natura, del passato e del presente, che hanno
mantenuto in vita in ognuno di noi la scintilla dell'amore eterno. Insieme a
voi, con l'impegno di onorare tutta la vita questa consapevolezza.

3. UNA POSTILLA

Che un'azienda di telefonia abbia deciso di diffondere massicciamente
attraverso un sito dedicato e soprattutto in supplemento ai quotidiani in
edicola il testo di un discorso di Gandhi ci sembra una cosa comunque buona,
e ad un tempo rivelatrice di molte ambiguita' e contraddizioni dell'ora
presente.
Abbiamo ritenuto opportuno riprodurre qui quel testo, senza ulteriori
commenti.
Chi legge abitualmente il nostro foglio sa gia' cosa noi si pensi di certe
vicende, questioni, operazioni. E tanto qui basti.

4. ET COETERA

Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo
pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della
nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio
d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di
convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra,
avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro
la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della
nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito
del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico.
Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la
teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione
economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il
30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di
quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e
che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti
discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione,
della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un
giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una
natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In
italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e
autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la
liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e
fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi
sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di
frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da
Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio
pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato
l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi
ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali
della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono
stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi
massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda
il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi:
tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente
accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro
di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung,
Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente
detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il
Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il
Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e'
quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia
cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti
nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente
utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L.
Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti
Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci,
Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di
Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti
pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero
nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark
Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini,
L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con
la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini)
2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi
in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara,
L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega,
Torino 2006.
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Tara Gandhi Bhattacharjee e' nipote di Mohandas Gandhi e ne prosegue
l'impegno di promozione della nonviolenza.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 215 del 16 agosto 2008

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