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Voci e volti della nonviolenza. 214
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 214
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 15 Aug 2008 11:24:43 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 214 del 15 agosto 2008 In questo numero: 1. Silvia Vegetti Finzi: Le giovani e la festa delle donne 2. Silvia Vegetti Finzi: Ricominciare da tre 3. Silvia Vegetti Finzi: Ragazzi a Milano 4. Silvia Vegetti Finzi: La citta' delle donne 5. Silvia Vegetti Finzi: Il miracolo della nascita 6. Silvia Vegetti Finzi: Il muro invisibile 7. Silvia Vegetti Finzi: Il grido 8. Silvia Vegetti Finzi: Adolescenti in cattedra 9. Silvia Vegetti Finzi: Biancaneve nell'era di Internet 10. Silvia Vegetti Finzi: Senza sopprimere la carta 11. Silvia Vegetti Finzi: Il contatto 12. Silvia Vegetti Finzi: La solitudine degli invisibili 13. Et coetera 1. SILVIA VEGETTI FINZI: LE GIOVANI E LA FESTA DELLE DONNE [Dal "Corriere della sera" del 7 marzo 2007 col titolo "Le giovani e la festa delle donne. La sfida in rosa"] La frase "Anche quest'anno e' l'otto marzo" puo' essere pronunciata con toni diversi, a seconda che prevalga la stanchezza, l'indifferenza o l'entusiasmo. Mentre le prime due tonalita' appartengono al passato, l'ultima e' sbocciata all'improvviso, come i rami fioriti che anticipano la fine dell'inverno e l'apertura di questa straordinaria primavera. Mi riferisco all'entusiasmo con cui alcune scuole superiori hanno aderito alla proposta di offrire alle studentesse il "palcoscenico" della Casa della cultura per esprimersi, per sostenere lo sforzo di definirsi in una societa' che le condiziona attraverso mille suggestioni. Ultimamente l'allarme ´"anoressia" ha indotto una campagna contro le taglie extra small idealizzate dalle piu' prestigiose sfilate di moda. Ma interdire non basta se non viene affiancato da una prospettiva diversa, che aiuti le giovani a diventare soggetto e non oggetto della propria identita' e della propria storia. Il percorso non e' facile perche' per costruire il nuovo occorre decostruire il vecchio, smontare gli stereotipi che ingabbiano la creativita' e inducono al conformismo. E, contemporaneamente, trovare forme espressive che non siano gia' preconfezionate e pregiudicate. Ma la sfida non puo' essere disattesa da chi ha a cuore la felicita' delle ragazze e sa cogliere il loro desiderio di "essere", oltre che di "apparire". Essere se stesse innanzitutto, dove il "se stesse" non e' una constatazione ma una ricerca, una messa in forma dell'anima e del corpo, sottratti all'ovvieta', al consumismo, al consenso. A questo scopo, video girati dalle scuole illustreranno sentimenti meno ovvi di quanto si creda quali la vergogna, la noia, l'amore e la speranza. Successivamente allievi del corso di perfezionamento in "Teoria e pratica della terapeutica artistica" di Brera metteranno in scena il farsi e disfarsi della propria immagine, l'armonia del corpo in movimento, le capacita' espressive della voce, il valore di autonarrarsi. Il tutto animato dal piacere di stare insieme, al di la' degli steccati istituzionali, dei ruoli, delle appartenenze generazionali che troppo spesso ci dividono e ci oppongono. E che la festa cominci! 2. SILVIA VEGETTI FINZI: RICOMINCIARE DA TRE [Dal "Corriere della sera" del primo aprile 2007 col titolo "Il ruolo dei genitori"] L'adolescenza e' sempre stata un'eta' problematica e, come tale, ha ispirato riflessioni psicologiche, pedagogiche e morali ma non era mai accaduto che diventasse un argomento quotidiano di cronaca, se non nera, almeno grigia. Invece ogni giorno veniamo a conoscenza di condotte trasgressive a casa, a scuola, nei locali pubblici, per le vie della citta'. La psicoanalisi insegna che dobbiamo leggere ogni condotta deviante dei ragazzi come una domanda d'aiuto. Ma siamo sicuri che ci chiedano di parlare con loro, che vogliano, come si afferma in ogni occasione, essere ascoltati da noi? A me sembra che desiderino piuttosto essere visti, che, nella societa' dell'apparire, agiscano in modo da dare spettacolo, da rispecchiarsi in video, quello grande della tv e quello piccolo del cellulare. Che comunque cerchino di figurare su uno schermo che li proietti fuori dalla quotidianita', che li lanci nel mondo delle immagini, quello che conta. Di fronte a questa nuova realta' gli adulti restano sconcertati, non sanno che cosa fare, ne' a chi tocchi l'ingrato compito d'intervenire. In questo momento e' in corso una lotta tra genitori e insegnanti che rischia di sconfiggere entrambi. Come educatori si palleggiano le responsabilita'. E le proposte oscillano tra la disciplina repressiva e il dialogo amichevole, tra il bastone e la carota. Ma entrambe le ipotesi sembrano inadeguate. Forse e' il caso di fermarsi un momento a riflettere prima di offrire soluzioni che, alla prova dei fatti, risultano inefficaci perche', a quanto pare, assistiamo a un'escalation della violenza, della pornografia, del voyeurismo. La prima mossa da compiere potrebbe essere una nuova alleanza tra scuola e famiglia, i due poli tra cui si svolge la vita dei ragazzi. Ma non solo, i genitori devono uscire dall'isolamento per confrontarsi a vicenda. Spesso i ragazzi approfittano delle loro contraddizioni per disarmarli con le solite frasi: "gli altri fanno", "tutti hanno", oppure "sempre", "mai". Se le famiglie riuscissero ad essere solidali e coerenti, i loro interventi diverrebbero piu' efficaci. Lo stesso vale per gli insegnanti. I ragazzi a modo loro lo sono e, benche' le trasgressioni siano diverse, il malessere e' lo stesso. E, come tale, va affrontato, non con atteggiamenti intermittenti e provvedimenti sussultori, ma con un programma alternativo e costruttivo. Volete esistere, essere soggetti e non solo oggetti, sottrarvi alla dimensione del consumo di merce e di cultura per divenire produttori e creativi? Benissimo. Facciamo delle scuole un ambito di protagonismo giovanile. Apriamole oltre le ore di lezione a incontri e confronti, dotiamole di sale di registrazione, di spazi per mostre ed esposizioni. Chiediamo che il quartiere partecipi alla vita scolastica, che collabori alla sue iniziative. La speranza e' che sconfiggendo l'isolamento, l'ostilita' generazionale, l'indifferenza e l'incuria si riesca a ricominciare. Da tre, come diceva Troisi: i ragazzi, i genitori, gli insegnanti. Insieme. 3. SILVIA VEGETTI FINZI: RAGAZZI A MILANO [Dal "Corriere della sera" dell'8 aprile 2007 col titolo "Droga e impegno, i ragazzi di Milano. Abbandono e impegno. Investiamo sui ragazzi"] Come tutte le grandi citta' Milano soffre di disgregazione. Forse piu' delle altre perche' per molti anni bastava collocare un avvenimento perturbante, come la droga, la violenza, l'asocialita' giovanile, in un determinato quartiere della periferia degradata per aver l'impressione di comprendere le cause e giudicare i protagonisti. Ma ora non e' piu' cosi': la "geografia sociale" e' saltata portando con se' il suo corredo di pregiudizi rassicuranti e di proiezioni colpevolizzanti. Puntando il dito contro la famiglia divisa, l'abbandono scolastico, la poverta' e l'ignoranza, si preservavano per contrapposizione la "famiglia perbene", i buoni studi, il benessere economico, il livello culturale. In questi anni invece, per una sorta di omologazione in basso, si osserva una distribuzione omogenea del malessere giovanile e dei comportamenti trasgressivi. Gli adulti sembrano prima assenti e poi impotenti: incapaci tanto di capire quanto d'intervenire. Nonostante un intenso martellamento di esortazioni e di appelli rivolti ai principali protagonisti del compito educativo, i genitori e gli insegnanti, spesso i ragazzi restano soli, cosi' soli da non riuscire neppure a chiedere aiuto. S'inoltrano allora nella selva metropolitana dove trovano offerte tanto allettanti quanto pericolose. La prima, la piu' facile, frequente, accessibile e' la droga. Droga per tutti, in mille versioni, a qualsiasi prezzo, in ogni occasione. I ragazzi sono la preda piu' agevole in quanto la baldanzosa onnipotenza dell'eta' ("provo ma smetto quando voglio") li espone al massimo rischio. Abbandonati i fragili referenti della normalita', precipitano allora lungo i gironi infernali dell'emarginazione e del degrado finche' un centro li accoglie tentando, con disperata volonta', di ricondurli alla superficie, dove li attende un percorso a ostacoli: una presa di coscienza, un progetto di vita, un'assunzione di responsabilita'. Ma la nostra citta' non e' solo questo, anche se il male e' piu' fragoroso del bene. Accanto a troppe vite perdute esistono realta' positive, dinamiche di aggregazione giovanile che cercano di dare senso all'esistenza privata e alla vita pubblica, ormai priva di prospettive politiche e di progetti sociali motivanti. La cosa piu' interessante e' che esse nascono spesso in periferia, quasi per germinazione spontanea anche se, a ben guardare, sono favorite da positivi microtessuti locali, alimentate da una rete di istituzioni particolarmente attive e aperte al territorio, come certe scuole medie superiori, parrocchie, societa' sportive, consigli di zona. In questi casi i ragazzi stessi, utilizzando i mezzi di comunicazione che meglio controllano - come la radio, i siti internet, i blog, i messaggini - riescono a "mettersi in rete", a fare gruppo e a dare un senso alla loro comunicazione. Come tutte le associazioni spontanee, rischiano di essere precarie, facilmente travolte dalle piu' forti dinamiche di frammentazione e cancellazione. A meno che l'amministrazione cittadina non decida di investire su queste risorse, offrendo ai ragazzi che vi s'impegnano un'inedita apertura di credito. 4. SILVIA VEGETTI FINZI: LA CITTA' DELLE DONNE [Dal "Corriere della sera" del 13 agosto 2007 col titolo "Le donne, la carriera e la vita quotidiana. Una citta' al femminile"] L'intervista alla dottoressa Giovanna Riccipetitoni, chirurgo pediatra all'ospedale Buzzi, prima donna in Italia a diventare primario in questo campo, conferma che Milano, ritenuta da sempre maschilista, e' invece particolarmente aperta a riconoscere e valorizzare le competenze femminili. L'elenco di cariche importanti ricoperte da signore e' impressionante e vale la pena di ripeterlo in parte: Letizia Moratti, sindaco; Diana Bracco, presidente Assolombarda; Livia Pomodoro, presidente del Tribunale; Susanna Camusso, segretario generale della Cgil lombarda; Anna Maria Dominici, direttore scolastico regionale. I loro nomi colorano di rosa le guglie del Duomo facendo apparire Milano una "citta' delle donne". Ma e' proprio cosi'? Credo che la maggior parte delle milanesi siano di tutt'altro parere. Intendo quelle che non puntano in alto perche' corrono come formichine verso le fermate degli autobus e le stazioni della metropolitana, parcheggiano in terza fila dinanzi alle scuole e, ansimando, trascinano i figli verso portoni che stanno inesorabilmente per chiudere. I loro problemi sono sempre gli stessi: l'inquinamento, i trasporti, i nidi e le scuole, i servizi pediatrici, l'assistenza agli anziani, la difficolta' di coordinare gli orari e, non ultimo, di mantenere il posto di lavoro e fare carriera. Sinora lo sforzo di mediare tra esigenze cosi' conflittuali e' stato affidato alla loro capacita' di superare con intelligenza e fantasia gli ostacoli quotidiani. Ma vi e' tra le donne giunte ai vertici dell'eccellenza e quelle che con il loro silenzioso, invisibile lavoro, mandano avanti il funzionamento della citta', un divario che va colmato. Tolti gli scambi, un po' forzati, delle campagne elettorali, vi sono ben poche occasioni d'incontro e di confronto. In questo senso Giovanna Riccipetitoni offre un esempio per tutte le donne che hanno raggiunto posizioni rilevanti. Ma occorre che le esortazioni siano accompagnate dall'ascolto dei bisogni reali e da iniziative concrete. Non dimentichiamo che proprio la Libreria delle donne di Milano aveva proposto, negli anni '80, un progetto di solidarieta' femminile chiamato "affidamento". In questi giorni - quando molte ragazze si chiedono che corso di studi intraprendere dopo la maturita' - quale miglior occasione che offrire loro la possibilita' di dialogare con chi ce l'ha fatta a superare gli inevitabili conflitti della condizione femminile? 5. SILVIA VEGETTI FINZI: IL MIRACOLO DELLA NASCITA [Dal "Corriere della sera" del 26 settembre 2007 col titolo "Mamme e bimbi a Milano. La primavera della citta'"] Bella notizia sulle pagine della cronaca di Milano di ieri: boom di nascite alla Mangiagalli, 436 dall'inizio di settembre, senza contare le altre due grandi Maternita', il Buzzi e la Macedonio Melloni che pure registrano percentuali da record. Ma questi dati, per quanto importanti, da soli non bastano a comprovare l'avvento di una nuova stagione della nostra citta'. E' vero che ogni bambino che viene al mondo porta con se' una ventata di fiducia e di speranza ma occorre che la comunita' la sappia cogliere, valorizzare e trasformare in azioni concrete, in nuove forme di cittadinanza. Per fortuna in quest'ambito la quantita' si accompagna alla qualita', come attestano due importanti iniziative volte a elaborare e diffondere quella "cultura della maternita'" da sempre invocata ma scarsamente realizzata. Sabato prossimo a Cinisello Balsamo s'inaugura, presso il Museo di fotografia contemporanea, il progetto "Madri oggi", volto a festeggiare il venticinquesimo anniversario della locale Casa dell'accoglienza, istituzione sorta per assistere e tutelare le madri in difficolta'. La modalita' con cui e' stata realizzata questa iniziativa non ha nulla di museale perche' e' giovane, allegra, diffusa sul territorio. La fotografa Paola De Pietro ha ritratto donne in gravidanza nei luoghi dove quotidianamente vivono per rendere evidente la normalita' e l'eccezionalita' dell'attesa. Contemporaneamente viene proiettato, nella sede del Museo, il video di Marina Ballo Charmet e Walter Niedermayr "Agente apri", dedicato alla difficile esistenza dei bambini che crescono accanto a madri incarcerate. Infine dal 5 al 9 ottobre, in corrispondenza con la Settimana mondiale dell'allattamento materno, si terranno nella Sala della Provincia, con il Patrocinio dell'Unicef, una serie di iniziative intitolate "La Comunita' amica dei bambini e delle bambine per l'allattamento al seno e il sostegno della genitorialita'". I partecipanti ai vari incontri, inaugurati da una mostra di dipinti sulla maternita', saranno molti e rappresenteranno le varie competenze implicate nell'accogliere e gestire il progetto materno-infantile. Ma i veri protagonisti degli eventi saranno comunque le mamme e i bambini e, intorno a loro, la famiglia, la citta', la societa' che sta vivendo, proprio mentre inizia l'autunno, una straordinaria primavera. 6. SILVIA VEGETTI FINZI: IL MURO INVISIBILE [Dal "Corriere della sera" del 9 ottobre 2007 col titolo "Il muro invisibile tra emarginati e citta' 'per bene'"] Molise-Calvairate e' il Bronx di Milano, l'altra faccia di una citta' indaffarata e opulenta ma, proprio per questo, incapace di riconoscere quegli elementi di vulnerabilita', dolore e disperazione che pure fanno parte della sua composita identita'. Come ogni agglomerato urbano, Milano non e' un mero assemblaggio di edifici intervallati da strade e piazze, ma un organismo vivo che, come tale, nasce, cresce, si ammala... e talora guarisce. Ma certi quartieri della nostra citta' sono divenuti malati cronici, non dico "pazienti" perche' di pazienza non ne hanno piu', nel migliore dei casi si tratta di rassegnazione. Abitati da vecchi, poveri, immigrati, psicotici ed emarginati di ogni specie, vengono aiutati da volontari sempre piu' soli da quando le istituzioni li hanno relegati nelle ultime righe dell'agenda politica e amministrativa. Franca Caffa, storica rappresentante del Comitato Inquilini, leva da decenni la sua voce sempre piu' stanca per denunciare tanto degrado, ma basta una voce sola? Non e' forse il caso che i problemi di questo quartiere, come il fatto che l'82% dei bambini iscritti alle prime classi della scuola elementare siano stranieri, invece di essere relegati ai margini della citta' e della comunita', coinvolgano tutti? Occorre abbattere gli invisibili steccati che separano la Milano "per bene" da quella che il bene lo attende invano. Di fronte a una delinquenza ormai endemica, si discute molto d'inasprimento delle pene, non altrettanto di prevenzione. Ma e' proprio aprendo luoghi di aggregazione, comunicazione e confronto che puo' crescere, nella periferia piu' desolata, l'albero della speranza. Come dimostra l'oratorio che, in nome di tutti i milanesi, viene inaugurato oggi dall'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. 7. SILVIA VEGETTI FINZI: IL GRIDO [Dal "Corriere della sera" del 25 gennaio 2008 col titolo "Un grido di dolore"] Un grido di dolore risuona nella citta', quel grido ha mille voci, voci di donne aggredite, picchiate, sequestrate, violentate. Ogni giorno queste pagine raccontano storie di violenza e di inaudita sofferenza: due badanti ucraine stuprate su un vagone abbandonato alla stazione centrale, nello stesso luogo una polacca vittima di un tentativo di violenza carnale, in piazzale Loreto una studentessa universitaria polacca narcotizzata con l'inganno e stuprata per ore in un campo dell'estrema periferia e oggi una donna segregata e abusata da un accompagnatore occasionale. Intorno a quelli che Giovanni Pascoli definirebbe "atomi opachi del male" scorre frettolosa e indifferente, come tutte le metropoli, la vita di Milano, una citta' sempre piu' anonima, lontana anni luce da quella che chiamavamo, al maschile: El nost Milan. In proposito i dati del Centro Svs (Soccorso violenza sessuale), che ha inaugurato lo scorso 11 dicembre la sezione "Soccorso violenza domestica", sono impressionanti. Le aggressioni contro le donne sono in costante aumento e, in particolare, cresce il numero delle straniere violentate, cosi' come quello dei violentatori che restano sconosciuti. Nell'ambito della violenza domestica le italiane sono in maggioranza e, in poco piu' di un mese, le richieste di aiuto sono state una trentina. Ma la violenza endemica rimane un problema aperto e complesso. Che cosa sta succedendo? L'odio rivolto contro le donne e i bambini rappresenta la cartina di tornasole dello stato di una societa' e, poiche' il nostro reagente segna sempre piu' frequentemente "allarme rosso", dobbiamo dedurne una grave patologia della citta'. Un'infezione acuta di cui dobbiamo conoscere le cause se vogliamo mettere in atto azioni di prevenzione oltre che di cura. Alcune cause sono evidenti: la crisi economica, il malessere della politica, la difficolta' di integrare gli immigrati al di la' del permesso di soggiorno, la disgregazione della famiglia, l'eclisse dei tradizionali centri di appartenenza, dai partiti alle parrocchie, dai bar di quartiere alle bocciofile di circolo. Ma gli elenchi, da soli, non spiegano niente, tanto meno perche' la rabbia piu' feroce si riversi sul corpo delle donne, un corpo che tutti ci ha contenuti e il piu' delle volte nutriti, accuditi, tutelati e difesi. Forse questo oscuro rigurgito di violenza misogina esprime, in situazioni di solitudine e sbandamento, la delusione della parte inconscia della mente maschile rispetto all'abbandono della madre, un tempo ritenuta onnipotente. Secondo la cronaca quotidiana dei delitti, la violenza sessuale sembra rivolgersi in particolare contro alcune persone, donne deboli, confuse, straniere e sole, ma in realta' colpisce tutti nella comune appartenenza a una sola famiglia, quella umana. 8. SILVIA VEGETTI FINZI: ADOLESCENTI IN CATTEDRA [Dal "Corriere della sera" del 20 febbraio 2008 col titolo "Adolescenti in cattedra. I giovani e la fatica di crescere"] E' appena cominciata, alla Casa della cultura di Milano, la terza edizione del seminario "Parole incrociate tra adulti e ragazzi" che si ripromette uno scambio alla pari tra alunni della scuola media superiore, docenti, psicologi e genitori. L'innovazione, ormai trasformata in consuetudine, consiste nel ribaltamento dei ruoli per cui sono i ragazzi a dettare gli argomenti, salire in cattedra e presentare le loro ricerche, mentre gli educatori chiedono, commentano e ribadiscono. I temi trattati, volutamente estranei ai programmi scolastici, intendono offrire una vitale integrazione rispetto al predominio istituzionale delle funzioni cognitive e dei testi disciplinari. Lo scorso anno erano in scena i sentimenti, ora sono in gioco "le differenze tra maschi e femmine nell'adolescenza". Anche gli strumenti e gli stili comunicativi adottati dagli studenti risultano innovativi perche' ricorrono a mezzi audiovisivi e si ispirano a programmi tv di culto, quali "Le Iene". In tempi di omologazione delle identita' sessuali, puo' risultare provocatorio sottolineare l'importanza delle differenze. Ma sono proprio le differenze a suscitare l'interesse, l'incontro e lo scontro tra i sessi. E' attraverso la conoscenza dell'altro che si definisce la propria specificita'. Sinora i risultati appaiono incoraggianti perche' rivelano la straordinaria capacita' di ragazze e ragazzi di autoanalizzarsi, mettersi in crisi, presentarsi con ironica consapevolezza delle proprie potenzialita' e limiti. Sul tema del corteggiamento, ad esempio, mentre sul versante femminile costituisce un fine, su quello maschile viene considerato un mezzo. Lei si diverte soprattutto a parlarne con le amiche, lui mira a mettersi in coppia; lei teme l'eccessivo attaccamento, lui il rifiuto. Dopo l'insuccesso anche l'imbarazzo fa paura quando, esauriti i convenevoli, non si sa piu' cosa dire. Il prossimo incontro vertera' sul "corpo", una dimensione di se' centrale nell'adolescenza che, se viene esasperata dai mass media, puo' indurre sentimenti di inadeguatezza. Ma gli allievi dell'Itis Giorgi, in scena mercoledi' prossimo, svincolandosi dai condizionamenti, affermano con orgoglio di valutare piu' la simpatia che l'aspetto fisico e di costruirsi un proprio modello estetico. 9. SILVIA VEGETTI FINZI: BIANCANEVE NELL'ERA DI INTERNET [Dal "Corriere della sera" del 26 marzo 2008 col titolo "Biancaneve cambia nell'era di Internet"] Il ritornello di una delle favole piu' famose recita: "Specchio, specchio delle mie brame, chi e' la piu' bella di tutto il reame?". Chi formula la domanda e' la Regina Cattiva, divorata dal narcisismo invidioso sino all'autodistruzione. Ma le favole, ormai uscite dai libri, abitano in Internet e da quel luogo virtuale ci chiamano, ci coinvolgono. L'ultima vittima del loro potere e' ora Biancaneve che, gettati i miseri panni della figliastra maltrattata, si pone essa stessa dinnanzi allo specchio magico chiedendogli: "Chi e' la bambina piu' bella del mondo, chi e' Miss Universo?". Una esposizione in prima persona che divide il corpo per se', dalla sua immagine, il corpo per gli altri. Quello che vediamo nello specchio non corrisponde mai alle nostre pretese di perfezione. Persino attrici bellissime come Marilyn Monroe e, piu' recentemente, Angelina Jolie o Sharon Stone confessano di sentirsi brutte, figurarsi le altre! Ma ora alla consueta separazione tra dentro e fuori si e' aggiunta quella tra reale e virtuale. Molti adolescenti, e persino bambini, hanno ormai sostituito alla Barbie e a Big Jim, residui della generazione precedente, l'immagine mediatica dell'avatar. Una figura disegnata sullo schermo che rappresenta il proprio alter ego. In fondo quei bambolotti cosi' demonizzati si potevano soltanto vestire e svestire mentre l'avatar puo' essere modificato a piacimento in tutto e per tutto. Questo sosia non rappresenta cio' che sono, ne' un preciso ideale, ma tutto cio' che potrei essere. Si tratta di un potere assoluto che non conosce limite, se non nel denaro, e che diventa pertanto il braccio temporale dei desideri inconsci, molteplici, frammentari, instabili, contradditori. Le bambine, che come pesciolini cadono nella Rete, si confrontano con un Io plastico, sempre modificabile, esposto a uno sguardo impersonale (chi giudica chi?) che diventa facilmente persecutorio. Di solito, dopo la fase di innamoramento generalizzato, quando gli adolescenti s'innamorano dell'amore, e quella dell'amore immaginato, quando spasimano per la star di moda, la scelta cade su una singola persona, e' a lei o a lui che si vuole piacere ed e' nel suo sguardo che si riconosce la nostra bellezza. In questi giochi invece si deve piacere a tutti, senza che vi sia scambio, relazione, comunicazione vera. In tal modo l'identita' si smarrisce: dimentica l'autobiografia a favore della pittografia e si perde alla ricerca di una conferma di se' che non verra' mai. Nulla di male se rimane uno spazio ludico limitato e condiviso ma vi e' il pericolo che il corpo stesso venga considerato un simulacro da mutare a piacimento sottoponendolo alle manipolazioni masochistiche della chirurgia estetica, del controllo ossessivo dell'alimentazione, del body building compulsivo. 10. SILVIA VEGETTI FINZI: SENZA SOPPRIMERE LA CARTA [Dal "Corriere della sera" del 4 maggio 2008 col titolo "Online senza sopprimere la carta"] In linea di massima mi sembra una buona cosa che l'editoria scolastica realizzi una sinergia tra libri di testo su carta e in digitale. Tanto piu' che da tempo i ragazzi integrano i due supporti quando, da soli o in gruppo, svolgono ricerche o compilano tesine. Sono pero' convinta che il libro tradizionale, che si tocca, si sposta, si segna, si prende e si ripone a piacimento sia insostituibile e che, nella sua forma tradizionale, rappresenti un irrinunciabile "patrimonio dell'umanita'". E' vero che per le famiglie la spesa complessiva costituisce un notevole onere finanziario e che, pertanto, bisognerebbe sovvenzionare quelle non abbienti. Ma molte volte si trovano i soldi per tutto (abiti, accessori, strumenti elettronici, divertimenti, motorini e gadgets vari) salvo che per i libri. Non possiamo dimenticare che, in molti ambienti sociali, i libri scolastici sono i primi che entrano in casa, e talvolta anche gli ultimi. Non sopprimiamoli a favore di forme di comunicazione piu' soft ma anche meno adatte a sostenere l'apprendimento, la memorizzazione e il confronto critico dei saperi. 11. SILVIA VEGETTI FINZI: IL CONTATTO [Dal "Corriere della sera" dell'11 maggio 2008 col titolo "Un contatto d'amore che aiuta la vita"] I bambini gravemente prematuri non sono un miracolo ma una realta' sempre piu' frequente che pone, come tale, nuovi e piu' complessi problemi. E' vero che la loro sopravvivenza resta il primo e principale obiettivo, ma ad essa si correla una particolare attenzione per la qualita' della vita. Una vita che e', sin dal primo momento, psichica oltre che organica. Dagli studi ecografici ed elettroencefalografici sull'interazione tra la madre e il feto sappiamo infatti che, dal quinto mese di gestazione, passano tra i due intense comunicazioni precognitive ed emotive, difficili da descrivere, ma sicuramente importanti per il funzionamento e lo sviluppo dell'apparto psichico neonatale. Un parto prematuro e' un trauma per entrambi perche' tronca improvvisamente un cordone mentale oltre che somatico. Il piccolissimo "astronauta" si trova catapultato da un nido buio, morbido e umido, a un contenitore di vetro, l'incubatrice, predisposta per un organismo, non per una persona, per quanto piccola e inerme. Da quel momento il suo corpicino verra' intubato, trafitto da aghi, gli occhi bendati, la testina coperta da un casco da cui si dipartono vari sensori. Facilitare i contatti con i genitori, permettere che, non soltanto vedano il figlio, ma lo accarezzino, gli parlino e, appena possibile, lo prendano in braccio, magari utilizzando un marsupio, vuol dire favorire la relazione fondamentale, quella che conduce alla vita attraverso l'amore. 12. SILVIA VEGETTI FINZI: LA SOLITUDINE DEGLI INVISIBILI [Dal "Corriere della sera" del 29 giugno 2008 col titolo "La solitudine degli invisibili"] Come ogni estate la citta' mette in scena il consueto copione: l'afa, i negozi chiusi, la solitudine dei vecchi. Un tema che si cerca di esorcizzare con consigli di buon senso: bevete molto, mangiate vegetali, state in casa. Ma quando la casa e' un inferno, i rancori a lungo trattenuti implodono trasformando i coinquilini normali, i parenti discreti, i cittadini invisibili in protagonisti di tragedie incomprensibili, tanto le conseguenze sembrano eccedere le cause. Si parla allora di "raptus" ma non e' cosi' perche' anche la sragione ha le sue ragioni, soltanto che sono profonde, rinviano ad eventi lontani che, intrecciandosi a episodi vicini, provocano un collasso dell'umana convivenza. Accade allora che un padre, stanco e solo dopo la morte della moglie, uccida il figlio gravemente malato e si spari dopo aver dichiarato che non ce la fa piu'. Forse aveva gia' espresso il suo malessere, ma non e' facile addossarsi altri fardelli oltre i propri. E cosi' si tira avanti finche' davanti non c'e' piu' nulla e dare e darsi la morte sembra l'unica soluzione. Se non vogliamo distogliere l'attenzione passando subito ad altro dobbiamo chiederci: che cosa e' mancato? Forse due cose: la solidarieta' di quartiere, che per un secolo ha caratterizzato la vita del Giambellino, e un ascolto medico che non si limiti alla malattia organica ma consideri anche le condizioni psichiche e ambientali: il malato e' ancora in grado di intrattenere relazioni sufficientemente buone? Le persone che si occupano di lui sono in grado di farlo? Solo se la cura comprende anche il "prendersi cura" si potra' attuare quella prevenzione che tutti auspicano ma che raramente si realizza. 13. ET COETERA Silvia Vegetti Finzi (Brescia 1938), psicologa, pedagogista, psicoterapeuta, docente universitaria, saggista, e' una prestigiosa intellettuale femminista. Su Silvia Vegetti Finzi dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche (www.emsf.rai.it) riprendiamo la seguente notizia biografica: "Silvia Vegetti Finzi e' nata a Brescia il 5 ottobre 1938. Laureatasi in pedagogia, si e' specializzata in psicologia clinica presso l'Istituto di psicologia dell'Universita' cattolica di Milano. All'inizio degli anni '70 ha partecipato a una vasta ricerca internazionale, progettata dalle Associazioni Iard e Van Leer, sulle cause del disadattamento scolastico. Inoltre ha lavorato come psicoterapeuta dell'infanzia e della famiglia nelle istituzioni pubbliche. Dal 1975 e' entrata a far parte del Dipartimento di Filosofia dell'Universita' di Pavia ove attualmente insegna psicologia dinamica. Dagli anni '80 partecipa al movimento femminista, collaborando con l'Universita' delle donne 'Virginia Woolf' di Roma e con il Centro documentazione donne di Firenze. Nel 1990 e' tra i fondatori della Consulta (laica) di bioetica. Dal 1986 e' pubblicista del 'Corriere della Sera' e successivamente anche di 'Io donna' e di 'Insieme"' Fa parte del comitato scientifico delle riviste: 'Bio-logica', 'Adultita'', 'Imago ricercae', nonche' dell'Istituto Gramsci di Roma, della 'Casa della cultura' di Milano, della 'Libera universita' dell'autobiografia' di Anghiari. Collabora inoltre con le riviste filosofiche 'Aut Aut' e 'Iride'. Molti suoi scritti sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco e spagnolo. E' membro dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, della Societa' italiana di psicologia; della Societe' internationale d'histoire de la psychoanalyse. Nel 1998 ha ricevuto, per i suoi scritti di psicoanalisi, il premio nazionale 'Cesare Musatti', e per quelli di bioetica il premio nazionale 'Giuseppina Teodori'. Sposata con lo storico della filosofia antica Mario Vegetti, ha due figli adulti, Valentina e Matteo. Gli interessi di Silvia Vegetti Finzi seguono quattro filoni: il primo e' volto a ricostruire una genealogia della psicoanalisi da Freud ai giorni nostri, intesa non solo come storia del movimento psicoanalitico ma anche come storia della cultura; il secondo, una archelogia dell'immaginario femminile, intende recuperare nell'inconscio individuale e nella storia delle espressioni culturali, elementi di identita' femminile e materna cancellati dal prevalere delle forme simboliche maschili: a questo scopo ha analizzato i sogni e i sintomi delle bambine, i miti delle origini, i riti di iniziazione femminile nella Grecia classica, le metafore della scienza, l'iconografia delle Grandi Madri; il terzo delinea uno sviluppo psicologico, dall'infanzia all'adolescenza, che tenga conto anche degli apporti psicoanalitici. Si propone inoltre di mettere a disposizione, tramite una corretta divulgazione, la sensibilita' e il sapere delle discipline psicologiche ai genitori e agli insegnanti; il quarto, infine, si interroga sulla maternita' e sugli effetti delle biotecnologie, cercando di dar voce all'esperienza e alla sapienza delle donne in ordine al generare". Tra le opere di Silvia Vegetti Finzi: (a cura di), Il bambino nella psicoanalisi, Zanichelli, Bologna 1976; (con L. Bellomo), Bambini a tempo pieno, Il Mulino, Bologna 1978; (con altri), Verso il luogo delle origini, La Tartaruga, Milano 1982; Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986; La ricerca delle donne (1987); Bioetica, 1989; Il bambino della notte. Divenire donna, divenire madre, Mondadori, Milano 1990; (a cura di), Psicoanalisi al femminile, Laterza, Roma-Bari 1992; Il romanzo della famiglia. Passioni e ragioni del vivere insieme, Mondadori, Milano 1992; (con altri), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993; (con Anna Maria Battistin), A piccoli passi. La psicologia dei bambini dall'attesa ai cinque anni, Mondadori, Milano 1994; Freud e la nascita della psicoanalisi, 1994; (con Marina Catenazzi), Psicoanalisi ed educazione sessuale, Laterza, Roma-Bari 1995; (con altri), Psicoanalisi ed identita' di genere, Laterza, Roma-Bari 1995; (con Anna Maria Battistin), I bambini sono cambiati. La psicologia dei bambini dai cinque ai dieci anni, Mondadori, Milano 1996; (con Silvia Lagorio, Lella Ravasi), Se noi siamo la terra. Identita' femminile e negazione della maternita', Il Saggiatore, Milano 1996; (con altri), Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano 1996; Volere un figlio. La nuova maternita' fra natura e scienza, Mondadori, Milano 1997; (con altri), Storia delle passioni, Laterza, Roma-Bari 1997; Il fantasma del patriarcato, Alma Edizioni, 1997; (con altri), Fedi e violenze, Rosenberg & Sellier, 1997; (con Anna Maria Battistin), L'eta' incerta. I nuovi adolescenti, Mondadori, Milano, 2000; Parlar d'amore, Rizzoli, Milano 2003; Silvia Vegetti Finzi dialoga con le mamme, Fabbri, Milano 2004; Quando i genitori si dividono, Mondadori, Milano 2005. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 214 del 15 agosto 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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