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Minime. 530
- Subject: Minime. 530
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 28 Jul 2008 00:49:34 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 530 del 28 luglio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Rosetta Loy: Due bimbe rom, un sabato di luglio 2. Anna Bandettini intervista Esma Redzepova 3. Edizioni Qualevita: Disponibile il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace" 4. Davide Gianluca Bianchi intervista Luisa Muraro su Simone de Beauvoir 5. Severino Vardacampi: Simone de Beauvoir come educatrice. Una postilla 6. Sergio Luzzatto presenta due saggi di Rossana Rossanda 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. ROSETTA LOY: DUE BIMBE ROM, UN SABATO DI LUGLIO [Dal quotidiano "L'Unita'" del 27 luglio 2008 col titolo "Due bimbe rom, un sabato di luglio" e la didascalia "Questa foto in apparenza anonima accorpa in se', involontariamente, non solo la storia di due morti per annegamento, ma ci svela una realta' spaventosa, qualcosa che non vorremmo mai avere visto". Rosetta Loy (Roma, 1931), scrittrice, "nata a Roma, dove vive ancora oggi, da una famiglia piemontese trapiantata nella capitale, ha iniziato a scrivere sin dall'infanzia, formandosi con la lettura di grandi classici come Marcel Proust, Gabriel Garcia Marquez, Lev Tolstoj e Virginia Woolf. Traduttrice dal francese di autori quali Fromentin e Madame de La Fayette, e' fra le autrici piu' apprezzate sia nel nostro Paese sia all'estero". Opere di Rosetta Loy: La bicicletta, Einaudi, 1974; La porta dell'acqua, Einaudi, 1976, Rizzoli 2001; L'estate di Letuche, Rizzoli, 1982; All'insaputa della notte, Garzanti, 1984; Le strade di polvere, Einaudi, 1987; Sogni d'inverno, Mondadori, 1995; La parola ebreo, Einaudi, 1997, 2002; Cioccolata da Hanselmann, Rizzoli, 1997; Ahi, Paloma, Einaudi, 2000; Nero e' l'albero dei ricordi, azzurra l'aria, Einaudi, 2004; L'estate di Le Touquet, Rizzoli, 2005] Vorrei parlare della fotografia di due coppie di piedi e di un uomo e una donna seduti un poco defilati sullo sfondo. Veniamo da un secolo, il Novecento, che ci ha abituato a cercare nel particolare la chiave per accedere alla verita' nascosta sotto ineccepibili apparenze. Il primo a insegnarcelo e' stato forse lo svizzero Morelli che riusci' a scoprire molti falsi in pittura attraverso l'analisi di particolari insignificanti: l'unghia di un mignolo, un ciuffo di capelli, l'ala di un fringuello, il disegno di una pantofola. Ma ce l'hanno insegnato anche Conan Doyle e Sherlock Holmes sempre con la lente di ingrandimento a cercare quello che sfugge a occhio nudo. La fotografia di cui voglio parlare e' stata scattata una mattina di sole sulla spiaggia di Torrevegata vicino a Napoli, un sabato di luglio. La prima cosa che colpisce in questa fotografia sono quattro piedi che fuoriescono da due teli da spiaggia, uno verdolino e l'altro a disegni bianchi e blu. Quattro piedi divaricati. Forti. Ma anche morbidi, con ancora delle rotondita' infantili. Piedi con la pianta rivolta al sole. Accanto un giovanotto in shorts blu e maglietta bianca ha il cellulare all'orecchio, probabilmente sollecita qualcuno a portare via i due corpi distesi sotto i teli. Ma lui e' marginale alla foto. Centrali sono i piedi e la coppia in secondo piano, sullo sfondo. Sono un uomo e una donna seduti sulla sabbia a ridosso di una bassa scogliera formata da alcuni massi e ciottoli levigati dal mare. La donna tiene le mani intrecciate mollemente intorno alle ginocchia, e' in costume da bagno e ha un cappellino in testa, appare graziosa e rilassata, la grossa borsa da spiaggia azzurra a distanza di braccio. Accanto a lei e' seduto l'uomo con le gambe appena piu' allungate e un cappellino probabilmente celeste. Questa fotografia in apparenza anonima e casuale assume a un tratto un significato agghiacciante. Accorpa in se', involontariamente, non solo la storia di due morti per annegamento in un sabato di sole sulla spiaggia di Torregaveta ma ci svela nei suoi particolari meno appariscenti una realta' spaventosa, qualcosa che non vorremmo mai avere visto e mai vedere: noi. Una realta' al limite della nausea. E non sono i corpi delle due bambine coperti dai teli da spiaggia, due teli trovati al momento per velare pudicamente la morte, ma i loro piedi che i teli non arrivano a coprire, ancora infantili ma anche densi, piedi che vanno, abituati a camminare. Eppure sempre e ancora piedi di bambini che si offrono allo sguardo in primo piano come se non fosse poi cosi' importante nasconderli per coprire l'inguardabile della morte. Ma l'obiettivo che li inquadra cattura sullo sfondo qualcosa che non ha niente a che vedere con quei piedi: la coppia venuta a trascorrere una meritata giornata di mare e sole, l'acqua e i panini, la frutta lavata al fresco nel borsone accanto. Una coppia che ci rappresenta in maniera da manuale; e cosi' adesso quei piedi gridano, urlano, pesano come piombo. Quattro ragazzine venute a vendere tartarughe e braccialettini ai bagnanti del weekend di luglio. Sporche e impacchettate in vestiti lunghi, stracciosi, che subito le identificano come le infime degli infimi. Tredici, quattordici, dodici, undici anni. Ragazzine che a un tratto non ne possono piu' di quel caldo insopportabile e entrano in mare. Prima i piedi e i cavalloni che si sciolgono sulle gambe in un'apoteosi di schiuma, e subito si ritraggono in un risucchio. Il resto si sa, ancora qualche passo e a un tratto un cavallone piu' alto degli altri gli si schianta addosso mentre il risucchio si tira appresso le gambe, quei vestiti che le imprigionano come corde, i piedi scivolano sul fondo, loro annaspano per tenersi dritte, vanno giu', poi ritornano su, poi ancora giu', qualcuno a un certo punto se ne accorge. Due le salvano, per le due piu' piccole e' invece troppo tardi. Ma lo scompiglio creato dalla tragica fine del loro goffo bagno si placa in fretta, noi abbiamo ripreso a goderci la nostra meritata giornata di vacanza, accanto la grossa borsa con i vari generi di conforto. Fra poco faremo un tuffo, magari stando un poco piu' attenti. Se non fosse per la visione di quei piedi cosi' spaventosamente simili, identici a quando avevamo dodici o tredici anni, gli alluci e le piante appena rigonfie, le caviglie ancora morbide. Dei piedi che ci raccontano di come il nostro cuore sia diventato un sasso, la nostra testa una calcolatrice dotata di una mirabolante serie di tasti. La nostra anima? chissa' dove. Questo ci dicono quei piedi e la serena coppia sullo sfondo. 2. RIFLESSIONE. ANNA BANDETTINI INTERVISTA ESMA REDZEPOVA [Dal quotidiano "La Repubblica" del 24 luglio 2008 col titolo "Esma, la regina zingara: Vi canto la cultura Rom" e il sommario "Il mio e' un popolo sfortunato la cui vita e' stata resa migliore proprio dalla musica. Grazie alle canzoni i Rom sono piu' forti". Segnaliamo che in un punto abbiamo rivisto la traduzione. Anna Bandettini, giornalista, e' redattrice del quotidiano "La Repubblica". Esma Redzepova, illustre musicista impegnata in varie iniziative umanitarie e di pace. Dal sito www.culturaspettacolovenezia.it riprendiamo per stralci la seguente scheda: "La 'Regina della musica tzigana', viene dalla Macedonia e ha tenuto nella sua carriera oltre 8.000 concerti in oltre 30 paesi al mondo. Alla musica ha sempre affiancato un'intenso impegno a favore del suo popolo, sia come ambasciatrice culturale che con attivita' concrete raccogliendo attorno a se' ragazzi bisognosi e offrendo loro un futuro. La Redzepova e' conosciuta come interprete della tradizione dei Rom di Skopje, capitale della Macedonia e citta' cosmopolita, pacifica e "orientale" che fu turca sessant'anni prima di Istanbul. A Skopie risiede, vive e lavora, appare in televisione; oltre a continuare a rappresentare il suo paese nel mondo, ha costruito intorno a se' una scuola di musica, un museo di arte e tradizioni locali e vari centri di assistenza e animazione, soprattutto per bambini. Esma ha cominciato a cantare in pubblico all'eta' di 12 anni e da quasi quarant'anni e' attiva sulle scene. Ha inciso piu' di 500 lavori che la diaspora rom e l'emigrazione dai Balcani hanno portato in tutto il mondo: in Europa, in Australia, in Cina, in Medio Oriente, in Africa; e' presente in film e video famosissimi, e' stata candidata da un lungo elenco di organizzazioni internazionali al premio Nobel per la Pace per il 2002. Esma Redzepova e' stata protagonista di una vicenda eroica, quella dell'accreditamento dei Rom come di un popolo capace di rappresentare le arti della Repubblica Jugoslava. Oggi l'ambiente e' cambiato, ma Esma continua ad evocare la presenza e la memoria dei Rom, nei Balcani e nel mondo, con qualita' e vitalita' impareggiabili... ha adottato ed assistito numerosi bambini; l'unico sostentamento alla sua struttura sono i proventi dei suoi concerti in giro per il mondo, mai una donazione da parte di qualsiasi governo o associazione, lei e' felice di farlo e non ha mai chiesto niente a nessuno: per questo la sua opera di beneficenza assume un enorme valore simbolico nei giorni d'oggi, quando il mercato delle ong e diventato un business a tutti gli effetti. L'album di Esma "Queen of the Gypsies" e' stato inserito nella raccolta dei 20 migliori album della "World Music" di tutti i tempi. Alcuni dati sintetici sulla sua vita e la sua attivita': 15.000 concerti in giro per il mondo, 2.000 concerti in beneficienza per aiuti umanitari, 586 lavori discografici dei quali 2 dischi di platino, 8 dischi d'oro e 8 d'argento, un film documentario Sing Macedonia (1968), 8 ore di registrazioni video per Mtv; Premio "20 Novembre" insieme a suo marito Stevo Teodosievski, Medaglia d'oro e d'argento per la difusione della cultura jugoslava nel mondo, Regina della musica gipsy nel mondo (1976), Premio dell'Unicef, Premio "13 November" Primadonna of the European Singing 1995 (la sola cantante folk a vincerlo), Medaglia d'oro "Millennium Singer"; ha cantato in venti differenti lingue; ha cresciuto ed educato 47 bambini che adesso sono erosne di rilievo nella societa' macedone e artisti di sucesso. Con il sostegnoo della Gypsy World Organisation, 15 movimenti umanitari, della cultura e dell'arte impegnati per la pace hanno proposto Esma per il premio Nobel per la pace nell'anno 2002. Discografia: 586 registrazioni in cassette e Cd ed 8 ore di registrazioni video per Mtv. Ha inoltre contribuito a vari film"] "So tutto quello che sta accadendo in Italia al popolo Rom e sono infelice. Per questo ho un messaggio per il vostro governo: per favore, ministri, garantite il diritto allo studio ai Rom invece di cacciarli, perche' un popolo cui e' garantito il diritto allo studio e' una ricchezza per un paese. Un popolo cui e' garantito il diritto allo studio sara' un popolo di buoni lavoratori e buoni cittadini: lasciate dunque che i Rom si inseriscano nella vostra societa'. Vedrete che e' gente buona e pacifica". Chi parla e' una regina. La Regina degli Zingari, come dal '76 e' conosciuta Esma Redzepova, la piu' popolare cantante rom del mondo, una bella rubiconda signora, nata in Macedonia, la cui strepitosa voce cambio' 52 anni fa un destino di poverta' e sottomissione. Quindicimila concerti in 83 paesi, 586 brani, dischi di platino e d'oro, Esma oltre a diffondere la musica rom macedone, ha cresciuto 47 bambini ed e' ambasciatrice della cultura Rom nel mondo, impegnata a promuovere l'importanza delle relazioni interetniche. E' quello che fara' domani nella Chiesa di S. Francesco di Cividale del Friuli per l'unico suo concerto italiano, ospite del Mittelfest diretto da Moni Ovadia. * - Anna Bandettini: Signora Redzepova come ci si sente a cantare in un paese che considera il suo popolo un problema per la sicurezza? - Esma Redzepova: Sono infelice, per questo ho fatto l'appello. So che arrivera' ai politici e spero che mi ascoltino. Io porto l'esempio della Macedonia, il paese dove sono nata e dove in parlamento siedono ben due rom. Li' i bambini rom hanno la scuola dell'obbligo, come tutti. Ma la scuola impartisce loro anche due ore di lezioni settimanali di lingua rom per non sradicarli dalla loro cultura. Ci sono due tv in lingua rom. E in un comune, quello di Shuto Orizari dove il 95% della popolazione e' rom, lo e' anche il sindaco. * - Anna Bandettini: E lei che infanzia ha avuto? - Esma Redzepova: Sono nata a Skopje in una famiglia rom povera ma fiera. Eravamo sei figli e mio padre era un lustrascarpe. Aveva perso la gamba destra durante la seconda guerra mondiale e percio' lo aiutavo io ogni giorno per trovare un buon posto nella piazza principale del centro citts' dove puliva le scarpe. * - Anna Bandettini: La musica? - Esma Redzepova: Mi piaceva cantare, cosi' a 11 anni, il mio professore Stevo Teodosievski che poi sarebbe diventato mio marito, ando' da mio padre e gli disse che si sarebbe preso cura di me fino al diciottesimo anno per farmi studiare musica. "Diventerai una cantante famosa in tutto il mondo" mi diceva. Cosi' e' stato. * - Anna Bandettini: Perche' ama definirsi zingara? - Esma Redzepova: Zingara e' il vostro modo per definire i Rom e io sono fiera di esserlo. Rom significa popolo. Rom vuol dire uomo, romi donna e Rom e' il popolo. Che c'e' di piu' bello? Rappresento sia la cultura macedone che quella rom. Nel concerto la prima parte e' dedicata alla musica macedone, la seconda alla musica Rom. * - Anna Bandettini: Dia una definizione della musica Rom? - Esma Redzepova: E' musica che viene dall'anima di un popolo che non e' stato fortunato. Sono canzoni che parlano d'amore, amore materno, amore tra amanti. La musica ha reso migliore la vita dei Rom. E ne ha fatto un popolo forte. 3. STRUMENTI. EDIZIONI QUALEVITA: DISPONIBILE IL DIARIO SCOLASTICO 2008-2009 "A SCUOLA DI PACE" [Dalle Edizioni Qualevita (per contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail: info at qualevita.it oppure qualevita3 at tele2.it, sito: www.qualevita.it) riceviamo e diffondiamo] E' pronto il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace". Se ogni mattina, quando i nostri ragazzi entrano in classe con i loro insegnanti e compagni, potessero avere la percezione che, oltre che andare a scuola di matematica, di italiano, di musica, di lingua straniera, vanno "a scuola di pace", certamente la loro giornata diventerebbe piu' colorata, piu' ricca, piu' appassionante, piu' felice. Queste pagine di diario sono state pensate per fornire una pista leggera ma precisa sulle vie della pace. Abbiamo sparso dei semi. Spetta a chi usa queste pagine curarli, annaffiarli, aiutarli a nascere, crescere e poi fruttificare. Tutti i giorni. Non bisogna stancarsi ne' spaventarsi di fronte all'impegno di costruire una societa' piu' umana, in cui anche noi vivremo sicuramente meglio. Lo impariamo - giorno dopo giorno - a scuola di pace. Preghiamo chi fosse intenzionato a mettere nelle mani dei propri figli, nipoti, amici, questo strumento di pace che li accompagnera' lungo tutto l'anno scolastico, di farne richiesta al piu' presto. Provvederemo entro brevissimo tempo a spedire al vostro indirizzo le copie del diario. Grazie. I prezzi sono uguali a quelli dell'agenda "Giorni nonviolenti" perche', a fronte di un numero inferiore di pagine, trattandosi di ragazzi, la stampa dovra' essere piu' rispondente alla loro sensibilita' (verranno usati i colori) e pertanto piu' costosa. Per ordini del diario scolastico 2008-2009: - 1 copia: euro 10 (comprese spese di spedizione) - 3 copie: euro 9,30 cad. (comprese spese di spedizione) - 5 copie: euro 8,60 cad. (comprese spese di spedizione) - 10 copie: euro 8,10 cad. (comprese spese di spedizione) - Per ordini oltre le 10 copie il prezzo e' di euro 8: costo dovuto al fatto che quest'anno ci limitiamo ad effettuarne una tiratura limitata. Per informazioni e ordinazioni: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 4. MEMORIA. DAVIDE GIANLUCA BIANCHI INTERVISTA LUISA MURARO SU SIMONE DE BEAUVOIR [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente intervista apparsa su "La provincia" di Como il 21 luglio 2008 col titolo "Intervista a Luisa Muraro su Simone de Beauvoir. 'Evidenzio' la gerarchia sessista'". Davide Gianluca Bianchi (Milano, 1968), dottore in Storia e dottrina delle istituzioni, e' fra gli autori dell'Enciclopedia del pensiero politico diretta da Roberto Esposito e Carlo Galli (Roma-Bari, 2005, II ed.); nella sua attivita' di ricerca ha pubblicato contributi scientifici sulla cultura politica e la storia istituzionale inglesi e britanniche, in particolare in riferimento alle questioni identitarie e ai rapporti di potere fra le nazionalita' inglese, scozzese, gallese e irlandese nella storia moderna e contemporanea. Si interessa inoltre ai temi del federalismo e del decentramento, nell'ambito delle problematiche strutturali dello Stato contemporaneo. Tra le opere di Davide Gianluca Bianchi: Storia della devoluzione britannica. Dalla secessione americana ai giorni nostri, Franco Angeli, Milano 2005. Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici femministe, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997". Simone de Beauvoir e' nata a Parigi nel 1908; e' stata protagonista, insieme con Jean-Paul Sartre, dell'esistenzialismo e delle vicende della cultura, della vita civile, delle lotte politiche francesi e mondiali dagli anni trenta fino alla scomparsa (Sartre e' morto nel 1980, Simone de Beauvoir nel 1986). Antifascista, femminista, impegnata nei movimenti per i diritti civili, la liberazione dei popoli, di contestazione e di solidarieta', e' stata anche lucida testimone delle vicende e degli ambienti intellettuali di cui e' stata partecipe e protagonista. Opere di Simone de Beauvoir: pressoche' tutti i suoi scritti sono stati tradotti in italiano e piu' volte ristampati; tra i romanzi si vedano particolarmente: Il sangue degli altri (Mondadori), Tutti gli uomini sono mortali (Mondadori), I mandarini (Einaudi); tra i saggi: Il secondo sesso (Il Saggiatore e Mondadori), La terza eta' (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del mondo... (Einaudi). La minuziosa autobiografia (che e' anche un grande affresco sulla vita culturale e le lotte politiche e sociali in Francia, e non solo in Francia, attraverso il secolo) si compone di Memorie d'una ragazza perbene, L'eta' forte, La forza delle cose, A conti fatti, cui vanno aggiunti i libri sulla scomparsa della madre, Una morte dolcissima, e sulla scomparsa di Sartre, La cerimonia degli addii, tutti presso Einaudi. Opere su Simone de Beauvoir: Enza Biagini, Simone de Beauvoir, La Nuova Italia, Firenze 1982 (cui si rinvia per una bibliografia critica ragionata)] Luisa Muraro, teorica del "pensiero della differenza" e, per molti versi, decana del femminismo italiano spiega chi fu Simone de Beauvoir. * - Davide Gianluca Bianchi: Qual e' il valore di Simone de Beauvoir nella cultura del Novecento? - Luisa Muraro: Il grande merito che fa la sua grandezza e' di aver messo fine alla sistematica evasivita' del pensiero maschile "alto" (filosofico, in primo luogo) sulla questione dei rapporti fra i sessi. Lei ha messo in evidenza la gerarchia sessista e la rappresentazione diminuita delle donne da parte della cultura dominante. E' stata una svolta che il movimento femminista rendera' definitiva, risolvendo in piu' certe ambiguita' che gravano sul libro (Il secondo sesso, Gallimard, Paris 1947), opera di una pensatrice solitaria. * - Davide Gianluca Bianchi: La Beauvoir viene sempre ricordata per Il secondo sesso, ma forse ha scritto di meglio. - Luisa Muraro: E' ben vero che ha scritto di meglio, fra cui Una morte dolcissima, che, attraverso l'esperienza di una figlia che accompagna la madre nell'ultimo tratto di strada, introduce un tema di straordinaria rilevanza per la civilta' umana, quello del rapporto della donna con la madre. Ma di quello che e' un libro decide anche la risposta della storia e Il secondo sesso e' il libro per eccellenza di de Beauvoir: in funzione di questo va visto il resto della sua ricca produzione. * - Davide Gianluca Bianchi: Il suo nome e' sempre associato a quello di Sartre, chi restera' nella storia delle idee? - Luisa Muraro: Entrambi, ma cambiera' l'associazione fra i due: lei meno secondaria, lui meno indipendente. * - Davide Gianluca Bianchi: Il loro legame fu poco convenzionale per l'epoca: si potrebbe dire che introdussero il modello della coppia "aperta"; il modello e' ancora attuale? - Luisa Muraro: So ben poco di modelli di coppia e dello stile di vita di quei due. Essi hanno dato prova di meno ipocrisia e piu' parita' rispetto agli standard borghesi del tempo. Si sono comportati in un senso che a noi appare piu' accettabile, ma per dare vita a un modello di comportamento ci vuole ben altro, ci vuole dell'invenzione in positivo davanti a problemi costringenti, che i due non avevano: i figli, per esempio... 5. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: SIMONE DE BEAUVOIR COME EDUCATRICE. UNA POSTILLA E' stata innanzitutto una grande educatrice. Con l'opera memorialistica in primo luogo, con la quale ha dato conto della sua vita militante e del milieu dell'intellettualita' e dell'impegno politico in cui con Sartre visse; un'opera che e' una delle testimonianza alte del Novecento - anche quando unilaterale, e fin faziosa, anche quando ingannevole. Con Il secondo sesso, ovviamente, un'opera attraverso cui tutte e tutti siamo dovuti passare. Ma anche con la meditazione sulla vecchiaia consegnata a La terza eta', e con la meditazione sulla morte e il morire frutto dell'intenso vissuto della scomparsa della madre, della scomparsa di Sartre. E con i racconti e i romanzi - forse ancor piu' che con gli altri saggi filosofici, coi reportage, con gli interventi di battaglia civile -, sovente cosi' prossimi alla restante sua produzione letteraria che talvolta ti chiedi se quello che stai leggendo e' saggio o romanzo o memoria o una forma intermedia a lei peculiare. E' stata una grande educatrice, perche' militante e perche' testimone. Ed anche perche' si e' trovata nel cuore della piu' viva cultura europea del Novecento, ma vi si e' trovata perche' di quella cultura lei e il suo compagno sono stati uno dei cuori pulsanti. Temo che i giovani di oggi non possano cogliere piu' la forza suscitatrice che Sartre e il Castoro furono tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del secolo scorso. Ma anch'io, che pur credo che sempre mi sentii del partito di Camus piu' che di quello dell'autore dell'Etre et le neant, ricordo come nella mia giovinezza Sartre fu uno dei nutrimenti maggiori, e come subito seppi che Simone non era "la compagna di", ma una pensatrice autonoma e grande e una militante per piu' versi di Sartre piu' acuta e piu' rigorosa - forse anche perche' piu' capace di ascolto e di cura di quanto i maschi non sappiano fare, massime con le loro compagne e collaboratrici donne: dentro ogni maschio trovi sempre un fascista - e le persone migliori tra i maschi lo sanno e sanno che contro se stessi combattere devono mattina e sera. 6. LIBRI. SERGIO LUZZATTO PRESENTA DUE SAGGI DI ROSSANA ROSSANDA [Dal "Corriere della sera" del 26 luglio 2008 col titolo "Lo spettro della rivoluzione inutile", il sommario "Confessioni. La fondatrice del 'Manifesto' scava nella sua coscienza. L'amore per l'arte, le amare delusioni, l'orgoglio di aver lottato. Rossana Rossanda s'interroga sul divario tra gli ideali e la storia. A partire dal 1789" e con la notizia bibliografica "Il saggio di Rossana Rossanda Tra due '89. Storia e rivoluzione e' incluso nel volume collettaneo L'intellettuale militante. Scritti per Mario Isnenghi (pp. 476, euro 22), pubblicato dall'editrice Nuova Dimensione di Portogruaro (Venezia). Della stessa Rossanda Einaudi ha da poco mandato in libreria Un viaggio inutile (pp. 122, euro 9,50), la cui prima edizione, edita da Bompiani, risale al 1981. Gli studi di Francois Furet cui si fa riferimento nell'articolo di Sergio Luzzatto sono Critica della Rivoluzione francese (Laterza) e Il passato di un'illusione (Mondadori), dedicato alla storia delle idee comuniste nel XX secolo". Sergio Luzzatto (Genova, 1963), storico e docente, insegna Storia moderna all'Universita' di Torino. Tra le opere di Sergio Luzzatto: Il Terrore ricordato. Memoria e tradizione dell'esperienza rivoluzionaria, Marietti, Genova 1988, Einaudi, Torino 2000; La Marsigliese stonata. La sinistra francese e il problema storico della guerra giusta, 1848-1948, Dedalo, Bari 1992; L'autunno della Rivoluzione. Lotta e cultura politica nella Francia del Termidoro, Einaudi, Torino 1994; Il corpo del duce. Un cadavere tra immaginazione, storia e memoria, Einaudi, Torino 1998; La strada per Addis Abeba. Lettere di un camionista dall'Impero, 1935-41, Paravia-Scriptorium, Torino 2000; La mummia della repubblica. Storia di Mazzini imbalsamato, 1872-1946, Rizzoli, Milano 2001; L'immagine del duce. Mussolini nelle fotografie dell'Istituto Luce, Editori Riuniti, Roma 2001; (con Victoria de Grazia), Dizionario del fascismo, vol. II, L-Z, Einaudi, Torino 2003; Ombre rosse. Il romanzo della Rivoluzione francese nell'Ottocento, Il Mulino, Bologna 2004; La crisi dell'antifascismo, Einaudi, Torino 2004; Padre Pio. Miracoli e politica nell'Italia del Novecento, Einaudi, Torino 2007. Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Tra le opere di Rossana Rossanda: L'anno degli studenti, De Donato, Bari 1968; Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste] Sono appena dieci pagine, disperse fra le quasi cinquecento di un libro sorprendentemente vivo per valere da omaggio accademico. Ma sono pagine che hanno il dono della trasparenza, e si aggiungono a quelle di un volume di memorie e di un racconto di viaggio per restituirci il profilo della "ragazza del secolo scorso". Rossana Rossanda le ha intitolate "Tra due '89. Storia e rivoluzione". E gia' alla seconda riga ha voluto dirne il senso: "Non piu' che una confessione". Tutto inizio' - confessa dunque Rossanda - nel 1989, bicentenario della Rivoluzione francese. Allora le venne "il primo dubbio, e gigante". Il dubbio che la tragedia originaria del sangue innocente (il sangue "in piu'", imprescrittibile al tribunale della storia) andasse collocata non tanto nel 1917 della Rivoluzione d'Ottobre, quanto centoventi anni prima, nel 1789 del 14 luglio: nel passaggio forse obbligato, fatale, dalle picche della Bastiglia alle ghigliottine del Terrore. Peggio: il dubbio che Francois Furet avesse ragione, che ogni Ottantanove contenga un Novantatre'. "Che le rivoluzioni sono nel migliore dei casi superflue. Ma sempre esecrande". Non che la navigata fondatrice del "Manifesto" si lasciasse sfuggire le implicazioni ideologiche delle tesi di Furet, in un'Italia che usciva dall'incubo del brigatismo rosso per entrare nel tunnel identitario del post-comunismo. Non che si nascondesse allora, ne' si nasconda oggi, la ricaduta dell'entusiasmo manifestato per Furet dai suoi zelanti epigoni italiani: il trionfo di un nuovo pensiero unico, pronto a ritenere terroristico ogni intervento di gruppo o di popolo non autorizzato da un'istituzione della democrazia elettiva. Ma quali che fossero gli usi politici del revisionismo storiografico, Rossanda fu presa allora da un "dubbio radicale", che ancora l'accompagna. Il 14 luglio? "Un vortice nel quale sprofondavo". Si puo' mai capire (secondo la famosa raccomandazione di Leopold von Ranke) che cosa e' veramente successo nel passato, nella storia? E piu' che mai nella storia delle rivoluzioni? "Quel che e' realmente avvenuto sta nella concatenazione di fatti, e questa si disegna in un processo che ha gia' il segno di un giudizio di valore. O no? Insomma mi perdo. E divento prudentissima". "Il problema e' quando un fatto cambia segno. Come se 'il' fatto fosse necessariamente esiguo, e la sua chiave stesse accanto e dopo, nelle onde concentriche che si allargano dal sasso gettato nello stagno. Ma non sto precipitando nel furetismo di destra o di sinistra? Quel sasso resta essenziale, anche se e' il primo a scomparire dalla superficie delle acque che ha turbato. Chi non sa di storia deve ripetersi 'prudenza, prudenza, prudenza'. E chi fa politica? Terribile". E' un'ottantenne piena di dubbi questa ragazza del secolo scorso, anche se le "obliose nuove generazioni" la dipingono come una coltivatrice di certezze finalmente andate in pezzi. Ed e' una donna tentata di rimpiangere l'abbandono degli studi giovanili, l'estetica sacrificata alla politica: "Avrei fatto meglio a occuparmi di storia dell'arte". Ma perfino quando trova rifugio nelle sale di un museo, puo' capitare che la donna si senta pedinata, disorientata, minacciata: "Anche la' la storia mi insegue e mi tende tranelli". Cosi', per esempio, quando contempla il capolavoro di Diego Velazquez, Las Meninas. E non puo' piu' andare certa che il pittore si sia proposto una mise en abime, una rappresentazione della rappresentazione: l'artista che ritrae se stesso mentre fa il ritratto del re e della regina, Filippo IV di Spagna e Marianna d'Austria, riflessi nello specchio sullo sfondo. Perche' una recente radiografia ha rivelato come, nella prima versione del quadro, pittore e tela non ci fossero affatto... "Delle Meninas si sa dunque (quasi) tutto, compresi nomi, vita, morte e miracoli dei nove personaggi piu' un cane piu' i due riflessi nello specchio. Ma, stringi e stringi, che cos'e' il 'fatto', realmente avvenuto una volta per sempre, se non la tela medesima e nient'altro, come ci appare al Prado? Tutte le notizie non sono che appendici superflue e perdipiu' variabili, del solo veramente avvenuto, quella meta' superiore tutta in penombra, quelle luci dorate e azzardose sul primo piano e smaglianti su una porticina in fondo, quelle pennellate che a un metro di distanza sembrano fondersi e non sono fuse, quella loro densita' sontuosa sulle sete e sui colori spenti - insomma niente e tutto? Divertente, interessante, l'iconologia non mi dara' mai ragione dell'addensarsi di idee, emozioni, saperi, ambizioni, tecniche, in 'quel' dipinto. Non devo tornare alla visibilita' pura, che storia non e'? Oppure no, diviene anch'essa? Ma diviene e non sedimenta. Non fa storia?". Se soltanto i critici sempiterni di Rossana Rossanda fossero capaci di altrettante domande, se soltanto si lasciassero scuotere da altrettanti dubbi riguardo al loro proprio feticcio, le sorti magnifiche e progressive del capitalismo. E se sapessero che - a onor del vero - la ragazza del secolo scorso non ha avuto bisogno ne' di Furet, ne' del 1989, per ammettere che i conti della storia non le tornavano affatto. Successe un quarto di secolo prima del bicentenario della Rivoluzione francese: nella Spagna del 1962. Inviata in missione clandestina dal Pci di Togliatti, una Rossanda trentottenne percorse in lungo e in largo la penisola retta ancora dall'inflessibile dittatura di Franco. Incontro' i capi di un'opposizione antifranchista diffidente, stanca, immatura, e riconobbe ben maggiore la lucidita' di una destra pronta a liquidare il fascismo dall'interno, senza neppure l'ombra di una rivoluzione. Nella Spagna del 1962 Rossanda tocco' con mano la caduta delle sue certezze, raccontandola in un libro dell'81 che Einaudi ha ristampato da poco, Un viaggio inutile: piccolo grande libro sulla solitudine delle idee, "quando la societa' esce da loro e le abbandona come binari fra le erbe". Gia' quel libro, in fondo, niente piu' che una confessione. Il riconoscimento di tutta la distanza che corre - in politica come nella vita - fra la coscienza e la scelta, il capire e il potere. E al Prado, gia' allora, la scoperta che neppure l'arte garantisce un rifugio: "Perfino El Greco, che da lontano amavo, mi ha rivelato facilita' e imbrogli". A volte, sembrano valere per la Rossanda di oggi le parole che lei stessa ha scritto sui vecchi anarchici sopravvissuti alla guerra civile spagnola, che "ora interrogavano la storia, senza piu' esecrazioni, senza speranze". Altre volte, sembra prevalere in lei una giusta fierezza: l'orgoglio di chi sa come l'intero suo viaggio sia stato tutt'altro che inutile. "Fu una bellissima storia, di quelle da cui esci torchiato come un panno dalla lavatrice e ti appendi ad asciugare bello pulito, alla fine. Se questa non e' vita, che cosa lo e'?". 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 530 del 28 luglio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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