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Minime. 529
- Subject: Minime. 529
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 27 Jul 2008 01:14:55 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 529 del 27 luglio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Ancora una strage della Nato 2. La colpa e' dell'autista 3. Il razzismo e' l'emergenza 4. Una lettera alla Ministra dell'Ambiente del 26 luglio 2008 5. Giuseppe Englaro: Mia figlia 6. Maurizio Mori: Domande 7. Giobbe Santabarbara: Una lettera al direttore sulla morte, il morire, il rispetto dell'umana dignita' 8. Edizioni Qualevita: Disponibile il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace" 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. AFGHANISTAN: ANCORA UNA STRAGE DELLA NATO [Dal sito del quotidiano L'Unita'" www.unita.it riportiamo la seguente notizia del 26 luglio 2008 col titolo "Kabul, nuovo 'errore' Nato: 4 civili uccisi"] Continua la strage di civili in Afghanistan. Dopo che venerdi' la Nato e' stata costretta ad aprire un'inchiesta su tre raid americani che hanno ucciso nel giro di poche settimane ben 78 civili, in gan parte donne e bambini, arriva la notizia di un altro "errore". Quattro civili sono stati uccisi dalle forze della Nato in Afghanistan, che hanno aperto il fuoco contro un veicolo che non si e' fermato a un posto di blocco nel sud del Paese. Lo ha annunciato l'alleanza atlantica, che ha aggiunto che nell'incidente - avvenuto nel distretto di Sangin, nella provincia di Helmand - sono rimaste ferite altre tre persone. La Nato ha indicato in una nota che il veicolo procedeva in direzione del checkpoint ma non si e' fermato. Le forze dell'alleanza atlantica hanno sparato colpi di avvertimento fuori dalla traiettoria del veicolo ma sono state costrette a prenderlo di mira "quando si e' rifiutato di fermarsi, nel timore di un attacco della guerriglia". Il personale medico della Nato si e' preso cura dei feriti, trasportandoli in elicottero in ospedale. I corpi delle vittime sono stati portati nel loro villaggio da due civili, che non sono rimasti feriti nell'incidente. La Nato si e' rammaricata' per l'accaduto, "provocato dalle azioni sconsiderate dell'autista del veicolo". La maggior parte delle truppe alleate a Helmand sono britanniche. "L'Isaf si rammarica profondamente di questo inutile incidente - conclude la nota - causato dal comportamento avventato del conducente. Sull'incidente sara' aperta un'inchiesta". Piu' di 250 civili afghani sono stati uccisi da forze afghane e straniere nei primi sei mesi di quest'anno, secondo le Nazioni Unite. 2. EDITORIALE. LA COLPA E' DELL'AUTISTA Chi redige i comunicati stampa della Nato asserisce che quando la Nato mitraglia e assassina civili innocenti la colpa e' di quei civili innocenti. I civili: assassinati dai barbari. Gli innocenti: assassinati dai colpevoli. Le vittime: assassinate dai carnefici. La guerra: nemica dell'umanita'. * Cessi la partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista, razzista e imperialista, mafiosa e totalitaria in Afghanistan. Cessi la flagrante violazione della legalita' costituzionale e del diritto internazionale. S'impegni l'Italia contro la guerra e le stragi, per salvare le vite, per costruire la pace. * La pace si costruisce con la pace. La democrazia si costruisce con la democrazia. Le armi servono a uccidere. Gli eserciti servono a uccidere. Pace, disarmo e smilitarizzazione sono la prima esigenza, l'urgenza suprema. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 3. LE ULTIME COSE. IL RAZZISMO E' L'EMERGENZA Vi e' un'emergenza in Italia, gravissima: la presa di potere da parte di una coalizione razzista, anomica, barbara; la presa di potere da parte di un'associazione che pretende impunita' per i crimini commessi dal suo capo e i suoi sodali; la presa di potere da parte di un'organizzazione che vuole perseguitare ferocemente persone gia' vittime di gravissime violenze - dai profughi in fuga dalla fame e dalle guerre, ai bambini cui viene negata ogni assistenza. Vi e' un'emergenza in Italia: un'emergenza criminale. Vi e' la necessita' e l'urgenza di un impegno di tutte le persone di volonta' buona in difesa dello stato di diritto e della costituzione repubblicana, in difesa della legalita' e della democrazia, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Vi e' un'emergenza in Italia: occorre promuovere una resistenza nonviolenta contro tutti i poteri criminali. 4. DOCUMENTI. UNA LETTERA ALLA MINISTRA DELL'AMBIENTE DEL 26 LUGLIO 2008 Alla Ministra dell'Ambiente Oggetto: richiesta di intervento a tutela dei rilevantissimi beni ambientali minacciati dalla realizzazione di un devastante mega-aeroporto nell'area termale del Bulicame a Viterbo * Gentile Ministra, le segnaliamo che una delle aree di maggior rilevanza ambientale e storico-culturale del Lazio, l'area termale del Bulicame a Viterbo, e' minacciata di irreversibile devastazione dalla realizzazione insensata e illegale di un devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma. E non solo il bene naturalistico, storico-culturale, monumentale, terapeutico e sociale del Bulicame, ma anche l'emergenza archeologica del tracciato dell'antica via consolare Cassia, ed anche l'Orto botanico dell'Universita' degli Studi della Tuscia, ed anche le pregiate colture agricole di qualita' e biologiche, tutti beni siti nell'area che sarebbe piu' duramente investita dalla distruttiva opera aeroportuale. Ed a questo si aggiunga anche il nocumento gravissimo per la salute e la qualita' della vita dei cittadini di Viterbo drivante dall'inquinamento provocato dal mega-aeroporto: in un ampio documento diffuso il 18 marzo scorso (e disponibile nel sito www.coipiediperterra.org) i medici dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) hanno denunciato e dimostrato la gravita' della minaccia sanitaria. Si consideri inoltre che il devastante mega-aeroporto e' del tutto privo di fondamentali requisiti previsti dalla vigente normativa italiana ed europea in materia di Valutazione d'impatto ambientale, di Valutazione ambientale strategica e di Valutazione d'impatto sulla salute; e' incompatibile con i fondamentali vincoli del Piano territoriale paesaggistico regionale; e' in conflitto con preesistenti insediamenti di altre istituzioni pubbliche e con peculiari attivita' e prerogative delle stesse di interesse strategico nazionale; e' in palese contrasto con la vigente legislazione di tutela dei beni archeologici, ambientali, culturali, sociali e in difesa della salute, della sicurezza, dei diritti soggettivi e dei legittimi interessi dei cittadini di Viterbo e dell'Alto Lazio. Illustri personalita' come il magistrato Ferdinando Imposimato, la vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini, padre Alex Zanotelli, come gli scienziati Angelo Baracca, Virginio Bettini, Lugi Cancrini, Marcello Cini, Paul Connett, Giorgio Cortellessa, Luca Mercalli, Stefano Montanari, Giuseppe Nascetti, Giorgio Nebbia, Gianni Tamino, Federico Valerio, altri cattedratici universitari come Rocco Altieri, Anna Bravo, Andrea Canevaro, Andrea Cozzo, Giovanna Fiume, Nella Ginatempo, Domenico Jervolino, Fulvio Cesare Manara, Raffaele Mantegazza, Arnaldo Nesti, Luigi Piccioni, Giuliano Pontara, Lorenzo Porta, Elena Pulcini, Claudio Riolo, Annamaria Rivera, Antonella Sapio, Giovanni Scotto, Sergio Tanzarella, Silvia Vegetti Finzi, e altre prestigiose figure della cultura e dell'impegno civile come Giovanni Berlinguer, Michele Boato, Giulietto Chiesa, Giancarla Codrignani, Marinella Correggia, Claudio Fava, Gennaro Francione, Monica Frassoni, Pupa Garribba, Dacia Maraini, Lea Melandri, Anna Puglisi, Brunetto Salvarani, Umberto Santino, Bruno Segre, Renato Solmi, Mao Valpiana ed innumerevoli altre ancora, hanno espresso una qualificata ed argomentata opposizione alla realizzazione del devastante mega-aeroporto. Con la presente chiediamo quindi un immediato intervento del suo ministero, per quanto di competenza, affinche' i rilevanti beni ambientali e culturali (naturalistici, archeologici, monumentali, storico-culturali, terapeutici e sociali, scientifici, agricoli ed economici) minacciati dalla realizzazione del devastante mega-aeroporto siano salvati dal pericolo di una irreversibile distruzione; affinche' l'area termale del Bulicame venga difesa e valorizzata; affinche' la salute e la qualita' della vita della popolazione dell'Alto Lazio venga tutelata; affinche' la legislazione vigente venga rispettata ed applicata; affinche' il devastante mega-aeroporto non venga realizzato. Distinti saluti, la portavoce del Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, Antonella Litta il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Peppe Sini Viterbo, 26 luglio 2008 5. TESTIMONIANZE. GIUSEPPE ENGLARO: MIA FIGLIA [Dal quotidiano "L'Unita'" del 26 luglio 2008 col titolo "Vi racconto mia figlia Eluana e il nostro patto" e il sototitolo "Non avrebbe voluto una vita cosi'. Gliene dobbiamo fare una colpa?" Giuseppe Englaro e' il padre di Eluana Englaro, e' socio della Consulta di Bioetica, sezione di Milano] Vi parlero' di Eluana. Questo ho fatto, con le mie limitate capacita', per oltre sedici anni infernali: vi ho voluto parlare di lei. Questo potra' servire a capire nel profondo cosa la Corte d'Appello di Milano ha reso possibile, il 9 luglio 2008, con la sua pronuncia, se qualcuno vorra' farsene un'idea precisa e consapevole. E' evidente che chi non abbia conosciuto Eluana possa non comprendere il suo desiderio e possa non comprendere la mia ferma volonta' di procedere verso la liberazione da tutto quello che lei avvertiva come una violenza: la continua profanazione del suo corpo patita per mani altrui, in una condizione di totale inconsapevolezza, impossibilitata ad esprimersi, a compiere un qualunque movimento volontario, incapace di avvertire la presenza del mondo e di se stessa. Questo e' il contrario del suo modo di vivere, del suo stile di vita, che emanava da tutto quanto faceva: dai modi di atteggiarsi, di fare, dal suo stesso essere. Questo e' quanto ha esplicitato anche nelle due concretissime occasioni in cui si e' parlato della eventualita' che poi le e' capitata. Questo e' quanto e' stato giustamente riconosciuto dalla Corte d'Appello di Milano che ha seguito, nel caso di Eluana, i criteri fissati dalla sentenza n. 21748 della Corte di Cassazione, che rendono lecita la sospensione del trattamento vitale in caso di stato vegetativo permanente: l'irreversibilita' della condizione - "prolungatasi per un lasso di tempo straordinario" come ha scritto la Corte d'Appello - e la presunta volonta' di Eluana, che era proprio quella riferita dal tutore e confermata senza esitazioni, dopo un attento e scrupoloso supplemento d'indagine, dal Curatore speciale avvocato Franca Alessio. Cio' che ho piu' apprezzato di questo provvedimento e' stato lo sforzo di comprendere Eluana per quello che era: una giovane informata e consapevole, con idee e principi personali pieni di valore, almeno per lei. Ho apprezzato la tutela delle scelte personali che la magistratura ha messo in atto pronunciandosi, il rispetto per l'autodeterminazione, l'altissimo valore riservato alla persona che Eluana aveva manifestato di essere prima dell'incidente e alle sue riflessioni individuali. Come ho affermato in questi giorni, c'e' da essere fieri di una Corte cosi'. Su tale pronunciamento sono state avanzate obiezioni, remore che, come padre attento, come uomo umile, sento in profondita' non riguardare il caso specifico, unico al momento, di mia figlia Eluana. La sua natura indomita la rendeva testarda, contraria alle imposizioni, straordinariamente consapevole ed era inoltre libera, libera di virtu' congenita, libera come natura propria. Con lei, fatta cosi', io avevo fatto un patto e l'ho rispettato. Ho rispettato e onorato la parola che avevo dato a mia figlia. Non ho tradito la sua fiducia e non potevo fare altrimenti. Non me lo sarei mai perdonato. Se Eluana non voleva intrusioni di sorta nella sua vita - non parliamo poi nel suo corpo - fossero anche di carattere "terapeutico", se non voleva vivere una vita contrassegnata dalla mancanza della possibilita' di vivere, gliene possiamo fare una colpa? La dobbiamo obbligare a subire oltraggi - credo che anche le terapie e gli atti di cura, se indesiderati, si trasformano in aggressioni ingiustificate alla propria integrita' fisica - e a vivere inconsapevole ancora per tanti anni perche' altri piu' di lei sanno cosa avrebbe dovuto desiderare? Non e' un segreto che il mio pensiero personale coincide con quello manifestato da mia figlia. Forse per questo ho compreso, giustificato e protetto la sua volonta' dal principio, senza mai alcun dubbio. Siamo stati condannati dalla stessa insopprimibile inclinazione alla liberta'. Ma se anche non avessi condiviso il suo giudizio sul valore da attribuire alla vita e alla morte, come avrei potuto, da padre, rassegnarmi nel vedere la sorte volgere proprio verso cio' che - i genitori, le sue amiche, le insegnanti lo sapevano - Eluana aborriva? Non e' stato facile per me dover ripetere un numero spropositato di volte cosa diceva Eluana e chi era Eluana, prodigarmi nel chiarire che io davo solo voce a lei che non poteva piu' esprimersi. Se avesse potuto parlare ve l'avrebbe spiegato da se'. Eluana era per noi una perla rara, un inedito inebriante di indipendenza, autonomia e buonumore, caparbia e pestifera. Se non accettava compromessi quando non veniva trattata da persona libera e responsabile delle proprie scelte di coscienza, potevo io ignorare la sua natura? Fare finta che non mi fosse capitata in sorte una purosangue della liberta'? Le molte persone che hanno conosciuto mia figlia hanno realmente compreso che con questo pronunciamento si stava compiendo la sua volonta'. Vegliero' su di lei e ne avro' cura come non ho mai smesso di fare da trentasette anni a questa parte, fino alla fine della sua vita, che continuera' nella nostra e nell'altrui memoria. Il sentimento assoluto che ho provato per lei dal nostro primo incontro non le verra' mai meno. Ho perso mia figlia gia' sedici anni fa, adesso le permettero' quello che hanno interrotto in passato, quello che hanno ostinatamente impedito, ad oggi, per seimilatrentasei giorni: morire per non continuare a subire un'indebita invasione del suo corpo e per non vivere una vita che aveva manifestato reputare indegna di lei. 6. RIFLESSIONE. MAURIZIO MORI: DOMANDE [Dal quotidiano "L'Unita'" del 26 luglio 2008 col titolo "Dieci domande sul caso Englaro" e il sottotitolo "Perche' e' piu' dignitosa e giusta la scelta che e' stata fatta" e la nota "A cura di Maurizio Mori". Maurizio Mori, docente di bioetica all'Universita' di Torino, e' presidente della Consulta di Bioetica Onlus, dirige la rivista "Bioetica". Tra le opere di Maurizio Mori: Utilitarismo e morale razionale. Per una teoria etica obiettivista, Giuffre', 1986; La fecondazione artificiale: questioni morali nell'esperienza giuridica, Giuffre', 1988; La fecondazione artificiale, Laterza, 1995; Aborto e morale, Il Saggiatore, 1996; (con C. Alberto Redi, Gilberto Corbellini), Biologia delle cellule staminali. Opportunita' e limiti di impiego, Ibis, 2001; Bioetica. Dieci temi per capire e discutere, Bruno Mondadori, 2003; (con Carlo Flamigni), La legge sulla procreazione medicalmente assistita. Paradigmi a confronto, Net, 2005; Aborto e morale. Capire un nuovo diritto, Einaudi, 2008] Il 16 ottobre 2007 la Corte di Cassazione ha deciso il riesame del "caso Englaro" stabilendo che la richiesta dei genitori di Eluana di sospendere la terapia che da 16 anni la tiene in Stato Vegetativo Permanente (Svp) fosse valutata sulla scorta dei due seguenti criteri: 1) l'assenza di possibilita' di risveglio oltre ogni ragionevole dubbio; 2) l'accertamento della volonta' che Eluana non avrebbe voluto vivere in quella condizione. Dopo gli opportuni approfondimenti, il 9 luglio 2008 la Corte d'Appello di Milano ha accolto la richiesta Englaro, consentendo la sospensione delle ter apie. Diversi sondaggi d'opinione confermano che circa l'80% degli italiani condivide la scelta degli Englaro. Ma la chiesa cattolica si oppone con un grande fuoco di sbarramento, che e' giunto persino a sollecitare contrasti tra istituzioni statali. Esaminiamo qui le principali critiche mosse dando a ciascuna di esse una breve risposta razionale. * Obiezione 1: La decisione della Corte d'Appello "e' un attacco al mistero della vita, alla sua sacralita'" (mons. L. Negri, "Avvenire", 12 luglio, p. 4). Risposta. La Corte non muove alcun "attacco" ma solo constata che il "mistero" della vita sta dissolvendosi, perche' la scienza ci fornisce conoscenze sempre piu' precise. Come ha scritto il professor Mario Manfredi, gia' presidente della Societa' italiana di neurologia, dopo un periodo di oltre 16 anni la residua possibilita' di recupero e' "estremamente minima". La Corte aiuta i cittadini a guardare in faccia la realta' e consente a persone come gli Englaro di decidere con responsabilita' sul da farsi, senza continuare a vivere secondo il vecchio criterio sacrale connesso all'alone di mistero che avvolgeva il vivente e che ancora evoca emozioni profonde. E' vero, comunque, che la crisi del principio di sacralita' della vita umana genera in molti sconcerto, sgomento e anche panico. Hanno l'impressione che il mondo intero crolli senza scampo e prevedono omicidi e la fine della convivenza civile. Di qui le preghiere e gli altri riti di purificazione richiesti per riparare la violazione dei tabu'. L'abbiamo gia' visto, ad esempio, al tempo del divorzio, quando la crisi dell'indissolubilita' sembrava provocasse la disgregazione della famiglia e la dissoluzione della civilta' stessa. Invece le famiglie continuano a formarsi ed assumono nuove forme piu' rispettose degli affetti e dei diritti personali. Forse c'e' stato un miglioramento, che potrebbe ripetersi anche con l'abbandono della sacralita' della vita. La crescita civile esige una visione razionale che metta da parte i sentimenti atavici e la viscerale paura del nuovo. * Obiezione 2: La decisione della Corte d'Appello e' sbagliata perche' "la vita e' qualcosa di assolutamente indisponibile all'azione umana" (card. A. Bagnasco, "Avvenire", 13 luglio, p. 4). Risposta. Questa obiezione e' una conseguenza della sacralita' e cade con essa. Conosciamo i meccanismi dei processi vitali e li modifichiamo in tanti modi: continuare a ripetere che la vita e' indisponibile e' chiudere gli occhi di fronte alla realta'. Volenti o nolenti la vita umana e' nelle nostre mani. Chi continua a desiderare o prescrivere che la vita debba seguire un proprio misterioso e imperscrutabile corso cerca solo di sottrarre l'uomo alle proprie responsabilita'. Queste a volte sono gravose, ma vanno affrontate. * Obiezione 3: "Il paletto dell'inviolabilita' della vita... (deve) prevalere, sia pure dolorosamente, sull'interesse del singolo che, non senza le proprie ragioni, richiede allo Stato di farlo saltare... a difesa di tante altre vite deboli... Vedo all'orizzonte troppe vittime se saltasse questo paletto" (dr. P. P. Donadio, "Avvenire", 19 luglio, p. 12). Risposta. Un clinico riconosce che la sacralita' della vita non vale piu' in se': il singolo ha ottime ragioni per farlo saltare! (soprattutto dopo oltre 16 anni di Svp). Ma andrebbe difeso per presunte ragioni di utilita' generale! Questo errore nell'intendere l'utilita' generale dimostra come la sacralita' della vita sia irrispettosa delle persone. * Obiezione 4: "Un 'risveglio' non si puo' mai negare" ("Avvenire", 17 luglio, p. 11), perche' 25 "luminari" della neurologia italiana affermano che non c'e' la "certezza di irreversibilita'" dello Svp. Risposta. L'errore sta nel fatto che nulla e' certo circa il futuro: neanche che domani il sole sorga ancora. Dobbiamo accontentarci delle (altissime) probabilita'. E queste ci dicono che dopo 16 anni e' fuor di dubbio che per Eluana non ci sara' mai piu' un "risveglio". Voler alimentare la speranza contro ogni dato ragionevole e' un modo di riproporre la sacralita' vitalista, che a volte ricorre ad affermazioni infondate come quella che circa "meta' delle diagnosi (di Svp) sono sbagliate" (G. B. Guizzetti, "Tempi", 17 luglio, p. 11) per spaventare facendo terrorismo psicologico. * Obiezione 5: "Togliere idratzione e nutrimento nel caso specifico e' come togliere da mangiare e da bere a una persona che ne ha bisogno, come ne ha bisogno ognuno di noi" (card. A. Bagnasco, "Avvenire", 16 luglio, p. 9). Risposta. "Mangiare e bere" e' un'azione volontaria con sensazioni: da oltre 16 anni Eluana non "mangia" ne' "beve". Le iniettano sostanze chimiche con la terapia nutrizionale. Ecco dove sta la differenza. Eluana non voleva continuare quella terapia. * Obiezione 6: Farla morire di fame e di sete e' "la morte peggiore che possa essere inflitta a un essere umano" ("Medicina e Persona", Comunicato stampa). Se non soffre "qualcuno mi spieghi allora perche' il tribunale raccomanda di sedarla" (dr. G. Gigli, "Avvenire", 13 luglio, p. 5). Risposta. Far credere che Eluana soffrira' la fame e la sete e' speculazione di basso profilo tesa a suscitare ripugnanza e raccapriccio facendo appello a immagini note di vario tipo (dal conte Ugolino a Walt Disney). In realta' i centri nervosi responsabili delle ricezione del dolore sono distrutti e la morte avverra' per deperimento. Il tribunale ha raccomandato la sedazione come misura di rispetto e di precauzione. Anche la British Medical Association raccomanda l'anestesia per i morti cerebrali prima del prelievo d'organo (per sopprimere i riflessi viscerali). Non ne discende che i morti soffrano. Assodato questo, si potrebbe pensare ad un intervento attivo che chiuda la partita in modo piu' rapido. Dal punto di vista morale puo' essere meglio, ma da quello giuridico non e' consentito, per cui ci si deve limitare alla sospensione della terapia - punto garantito dal diritto italiano. * Obiezione 7: Come si fa a dire che Eluana non avrebbe voluto vivere in stato vegetativo? E' vero che lo ha detto prima dell'incidente, quando aveva 20 anni ed era sana: "parole che chiunque potrebbe pronunciare e sottoscriverebbe, ma che non possono avere valore di 'testamento biologico'" (L. Bellaspiga, "Avvenire", 16 luglio, p. 9). Risposta. Sarebbe meglio se il vitalista dicesse chiaro e tondo che il consenso (pregresso o attuale che sia) non vale niente di fronte al valore sacro della vita. Welby lo diede qualche minuto prima della sospensione della terapia ben sapendo che cosa significasse: ma neanche li' il suo consenso contava, e il dr. Mario Riccio ha avuto guai! Se anche ci fosse una firma apposta a 20 anni su un foglio scritto, che valore avrebbe mai?! Non c'e', e ci si aggrappa anche a questo, in stile Azzeccagarbugli. Quelle espresse da Eluana sono le sue ultime volonta' e non possiamo immaginarcene altre, essendo subito caduta in uno stato che - per via della distruzione della corteccia - non consente di averne piu'. Se vale il consenso, allora le parole pronunciate da Eluana e fedelmente riportate da testimoni hanno valore decisivo per procedere alla sospensione della terapia nutrizionale. * Obiezione 8: Ma quella nutrizionale non e' una terapia, anche perche' lo stato vegetativo "non e' una malattia" (dr. G.B. Guizzetti, "Avvenire", 19 luglio, p. 10) ma e' "una grave disabilita'" da tutelare. L'alimentazione artificiale, poi, non e' accanimento terapeutico perche' non c'e' "nessuna macchina, nessun supporto tecnologico". Risposta. Evito le discussioni sui concetti di malattia e di disabilita', anche se l'idea che lo Svp sia una semplice diminuzione di capacita' sembra dire che lo zero sia un "uno rimpicciolito". Concedendo che lo Svp sia una disabilita' estrema, non ne consegue che la sua tutela debba portare al prolungamento della vita: se l'interessato non voleva vivere in quello stato, sarebbe "farle un torto". Il rispetto dovuto a un disabile comporta il rispetto delle sue scelte. L'insistenza "pro vita" e' una forma di indebita violenza poco rispettosa della fragilita' di chi ha scelto. Che dire poi della pompa che si usa per l'alimentazione artificiale? Non e' forse una "macchina"? A parte questo, dire che c'e' accanimento solo in presenza di macchinari e' un modo ingenuo di ragionare, come quello che porta a credere si possa torturare solo col fuoco, ruota e urla di dolore. Come ci puo' essere tortura anche senza fuoco, macchine ecc., cosi' ci sono forme piu' sottili di accanimento anche senza macchinari: quando non c'e' volonta' e consenso c'e' accanimento. * Obiezione 9: Non sarebbe meglio lasciare Eluana alle suore che la curano, invece di procedere alla sospensione della terapia? Risposta. Non so se sia davvero meglio continuare a vegetare o invece chiudere con dignita'. Ma e' certo che quand'anche "vegetare" fosse un qualcosa di positivo, non sarebbe "buono" ove non fosse voluto. Dare una carezza o una elemosina sono gesti in prima battuta positivi (che non fanno male) ma diventano cattivi ove fossero imposti ad una persona che non li vuole. Solo un residuo di vitalismo puo' indurci a credere diversamente: eccessiva e' l'insistenza posta nel dissuadere i genitori Englaro. Esemplare e' il modo fermo con cui difendono la dignita' della figlia. 7. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: UNA LETTERA AL DIRETTORE SULLA MORTE, IL MORIRE, IL RISPETTO DELLA DIGNITA' UMANA Caro direttore, non sono cattolico, e quindi i pronunciamenti magisteriali o pastorali della chiesa romana non hanno per me valore prescrittivo. Come molte persone che hanno raggiunto una certa eta' ho visto soffrire ed ho visto morire persone molto a me care. Nel corso del tempo, e ormai dalla seconda meta' degli anni Settanta, sempre piu' sono venuto accostandomi ad una persuasione che credo di aver definitivamente, laicamente abbracciato: la scelta della nonviolenza come proposta adeguata a fondare la civile convivenza e la cura reciproca. E' una scelta che so essere impegnativa, ma mi sembra sia ormai indispensabile se vogliamo che la civilta' umana non si estingua nella catastrofe ecologica che umani storici poteri schiavi dell'ideologia e delle prassi della violenza sopraffattrice e onnicida stanno provocando. Dal modesto mio punto di vista - che per brevita' definiro' semplicemente materialista - non dubito che ogni essere umano abbia diritto ad interrompere la propria vita qualora essa gli fosse insostenibile. Ed insieme non dubito che e' compito di tutti gli altri esseri umani fare quanto e' in loro potere per sollevarlo da quei pesi che la vita intollerabile a quell'essere umano rendono. Lo dico in termini piu' serrati: riconosco ad ogni essere umano il diritto al suicidio, nego ad ogni essere umano il diritto all'omicidio (fatto salvo ovviamente il principio del diritto alla legittima difesa), attribuisco ad ogni essere umano il dovere di soccorrere - nella misura del possibile e del ragionevole - ogni altro essere umano. Non tocco qui la questione del rapporto con gli animali non umani e con la natura come complesso del vivente nel pianeta, ma mi sono altresi' persuaso del dovere (nella misura del ragionevole e del possibile, e fermo restando il diritto alla propria sopravvivenza e il principio secondo cui "ad impossibilia nemo tenetur") di rispettare la vita anche degli altri animali non umani e di prendersi cura della vita del pianeta. So come tutti che i progressi scientifici e tecnologici applicati alla medicina hanno aperto questioni morali inedite fino a costituire un campo che chiamiamo oggi convenzionalmente bioetica in cui molti gravi interrogativi ci interpellano. Credo che anche in questo ambito, come in tutti gli altri, occorra saper adeguare i criteri generali, ovvero astratti in quanto universali, alle situazioni concrete, incarnate in esistenze individuali e quindi uniche e non riproducibili. Detesto la rozzezza e la protervia di alcuni proclami di strutture autoritarie i cui funzionari molti crimini hanno commesso ed avallato, questo non implica che trovi accettabile la futilita' e l'astrattezza di alcune repliche ad esse rivolte che trovo invero non adeguate e non convincenti. Ad esempio trovo sovente squallidamente frivola e nominalistica la discussione sulla sacerta' della vita. E trovo ideologica nel senso della falsa coscienza sia la retorica della "vita" ipostatizzata e disumanata e disumanizzante, sia anche l'evocazione della famiglia linguistica (piu' che concettuale) del "vitalismo", che mi sembra piu' un trucco retorico per denigrare le concrete specifiche posizioni altrui - riportandole a una visione essenzialista ed arcaica pretesamente monolitica ed astratta - che non una formulazione chiarificatrice. Trovo spaventosamente degradata una modalita' di discussione effettualmente a colpi di insulti che fin nei termini di cui si avvale, oltre che nei toni da caserma e da suburra, mi pare abissalmente inadeguata alle questioni tremende di cui si discute, sideralmente distante da quel rispetto della dignita' della persona umana a tutti gli esseri umani dovuto cui pure tutti gli interlocutori si appellano. Mi scuso con tutti per esprimermi cosi' seccamente, ma mi sembra necessario poiche' ho la sensazione, tristissima, che gli interlocutori di questo pubblico discutere tendano sovente ad eludere le vera e sostanziali altrui ragioni (che possono essere valide indipendentemente dal fatto che chi le proferisce sia una persona stimabile o riprovevole): e non e' la prima volta che succede nel dibattito pubblico in questi anni in cui la societa' dello spettacolo ha fatto strame di molte cose le piu' intime e le piu' preziose, le piu' fragili e le piu' essenziali. * Non scrivo queste righe per esprimere un'opinione in piu' sulla tragica vicenda di Eluana Englaro, credo che si possa anche non avere granitiche certezze, credo che si possa anche restare in silenzio dinanzi a situazioni che si avvertono come fortemente aporetiche. Ovviamente per il dolore e per i sentimenti e per le opinioni - passate al crivello di una lunga terribile prova - dei familiari provo il massimo rispetto, e ad essi vorrei attestare per quello che puo' valere il mio affetto e la mia solidarieta'. Ovviamente se vi fosse anche una minima possibilita' di una vita degna, di una vita umana - per la loro figlia diletta, come per qualunque altro essere umano -, credo che sarebbe compito di tutti coloro che sono in condizione di farlo, lontani o vicini che siano, di adoperarsi a tal fine. Ovviamente nessuno puo' pretendere di sapere con sicurezza assoluta (di sapere in senso scientifico, non parlo delle certezze di fede) se vi sia attualmente una vita psichica in quel corpo, se vi sia una coscienza che sente e sa, si sente e si sa: e nessuno puo' pretendere di saperlo perche' dall'esterno possiamo sapere solo quello che le tecniche e gli strumenti di cui disponiamo ci consentono di percepire ed interpretare, ma queste tecniche e questi strumenti non sono ne' neutrali ne' onnicomprensivi ne' definitivi. Vi fu un tempo, or non e' guari, che per accertare la morte di una persona si collocava uno specchio o una candela dinanzi alle sue labbra e tanto bastava. Non altro aggiungo, molti pensieri entro me rivolgendo. Solo un silenzio che vorrebbe essere fraterno. * E tornando a piu' generali considerazioni, per concludere questa gia' troppo lunga lettera direi questo: che molte cose non so, e nel dubbio sono contrario ad atti irreversibili. Ed il piu' irreversibile degli atti e' quello che sopprime per sempre un essere vivente con una esistenza storica reale. So bene che qui si spalanca un abisso di questioni gravissime, che afferiscono ai temi dell'autonomia nella costituzione dell'identita', ai temi del soffrire e del sentire, ai temi dell'alterita' e della relazione, ai temi della metafisica - ovvero di quella parte della nostra esistenza che va oltre il mero dato riduzionista della mole agitata da una mente considerata come semplice meccanismo inteso alla conservazione della vita e al soddisfacimento dei bisogni fisiologici immediati. So che non vi sono risposte semplici a questioni complesse. So che nei conflitti concernenti le cose ultime tutte le parti in causa che all'umano si sentano fedeli hanno sovente eccellenti ragioni. E queste mie ossute opinioni molto mi arrovellano. * Dando notizia su questo foglio di alcune opinioni e testimonianze che mi sembra meritino considerazione e che mi sembra non trovino adeguato ascolto, aggiungo quindi anche la mia perplessita'. Ed a chi legge propongo di valutare queste vicende con prudenza e con misericordia. Avendo pieta' dei vivi e dei morti, e della solitudine e della comunione dei morti e dei viventi. * Le invio questa lettera senza rileggerla, temendo che se la rileggessi troverei tante di quelle cose da aggiungere o togliere o equilibrare o approfondire con l'esito di non inviargliela piu', che e' il destino della quasi totalita' delle mie scritture epistolari. Voglia gradire un cordiale saluto e mi creda il suo... 8. STRUMENTI. EDIZIONI QUALEVITA: DISPONIBILE IL DIARIO SCOLASTICO 2008-2009 "A SCUOLA DI PACE" [Dalle Edizioni Qualevita (per contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail: info at qualevita.it oppure qualevita3 at tele2.it, sito: www.qualevita.it) riceviamo e diffondiamo] E' pronto il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace". Se ogni mattina, quando i nostri ragazzi entrano in classe con i loro insegnanti e compagni, potessero avere la percezione che, oltre che andare a scuola di matematica, di italiano, di musica, di lingua straniera, vanno "a scuola di pace", certamente la loro giornata diventerebbe piu' colorata, piu' ricca, piu' appassionante, piu' felice. Queste pagine di diario sono state pensate per fornire una pista leggera ma precisa sulle vie della pace. Abbiamo sparso dei semi. Spetta a chi usa queste pagine curarli, annaffiarli, aiutarli a nascere, crescere e poi fruttificare. Tutti i giorni. Non bisogna stancarsi ne' spaventarsi di fronte all'impegno di costruire una societa' piu' umana, in cui anche noi vivremo sicuramente meglio. Lo impariamo - giorno dopo giorno - a scuola di pace. Preghiamo chi fosse intenzionato a mettere nelle mani dei propri figli, nipoti, amici, questo strumento di pace che li accompagnera' lungo tutto l'anno scolastico, di farne richiesta al piu' presto. Provvederemo entro brevissimo tempo a spedire al vostro indirizzo le copie del diario. Grazie. I prezzi sono uguali a quelli dell'agenda "Giorni nonviolenti" perche', a fronte di un numero inferiore di pagine, trattandosi di ragazzi, la stampa dovra' essere piu' rispondente alla loro sensibilita' (verranno usati i colori) e pertanto piu' costosa. Per ordini del diario scolastico 2008-2009: - 1 copia: euro 10 (comprese spese di spedizione) - 3 copie: euro 9,30 cad. (comprese spese di spedizione) - 5 copie: euro 8,60 cad. (comprese spese di spedizione) - 10 copie: euro 8,10 cad. (comprese spese di spedizione) - Per ordini oltre le 10 copie il prezzo e' di euro 8: costo dovuto al fatto che quest'anno ci limitiamo ad effettuarne una tiratura limitata. Per informazioni e ordinazioni: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 529 del 27 luglio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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