Minime. 529



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 529 del 27 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Ancora una strage della Nato
2. La colpa e' dell'autista
3. Il razzismo e' l'emergenza
4. Una lettera alla Ministra dell'Ambiente del 26 luglio 2008
5. Giuseppe Englaro: Mia figlia
6. Maurizio Mori: Domande
7. Giobbe Santabarbara: Una lettera al direttore sulla morte, il morire, il
rispetto dell'umana dignita'
8. Edizioni Qualevita: Disponibile il diario scolastico 2008-2009 "A scuola
di pace"
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. AFGHANISTAN: ANCORA UNA STRAGE DELLA NATO
[Dal sito del quotidiano L'Unita'" www.unita.it riportiamo la seguente
notizia del 26 luglio 2008 col titolo "Kabul, nuovo 'errore' Nato: 4 civili
uccisi"]

Continua la strage di civili in Afghanistan. Dopo che venerdi' la Nato e'
stata costretta ad aprire un'inchiesta su tre raid americani che hanno
ucciso nel giro di poche settimane ben 78 civili, in gan parte donne e
bambini, arriva la notizia di un altro "errore".
Quattro civili sono stati uccisi dalle forze della Nato in Afghanistan, che
hanno aperto il fuoco contro un veicolo che non si e' fermato a un posto di
blocco nel sud del Paese. Lo ha annunciato l'alleanza atlantica, che ha
aggiunto che nell'incidente - avvenuto nel distretto di Sangin, nella
provincia di Helmand - sono rimaste ferite altre tre persone.
La Nato ha indicato in una nota che il veicolo procedeva in direzione del
checkpoint ma non si e' fermato. Le forze dell'alleanza atlantica hanno
sparato colpi di avvertimento fuori dalla traiettoria del veicolo ma sono
state costrette a prenderlo di mira "quando si e' rifiutato di fermarsi, nel
timore di un attacco della guerriglia".
Il personale medico della Nato si e' preso cura dei feriti, trasportandoli
in elicottero in ospedale. I corpi delle vittime sono stati portati nel loro
villaggio da due civili, che non sono rimasti feriti nell'incidente. La Nato
si e' rammaricata' per l'accaduto, "provocato dalle azioni sconsiderate
dell'autista del veicolo".
La maggior parte delle truppe alleate a Helmand sono britanniche. "L'Isaf si
rammarica profondamente di questo inutile incidente - conclude la nota -
causato dal comportamento avventato del conducente. Sull'incidente sara'
aperta un'inchiesta".
Piu' di 250 civili afghani sono stati uccisi da forze afghane e straniere
nei primi sei mesi di quest'anno, secondo le Nazioni Unite.

2. EDITORIALE. LA COLPA E' DELL'AUTISTA

Chi redige i comunicati stampa della Nato asserisce che quando la Nato
mitraglia e assassina civili innocenti la colpa e' di quei civili innocenti.
I civili: assassinati dai barbari.
Gli innocenti: assassinati dai colpevoli.
Le vittime: assassinate dai carnefici.
La guerra: nemica dell'umanita'.
*
Cessi la partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e
stragista, razzista e imperialista, mafiosa e totalitaria in Afghanistan.
Cessi la flagrante violazione della legalita' costituzionale e del diritto
internazionale.
S'impegni l'Italia contro la guerra e le stragi, per salvare le vite, per
costruire la pace.
*
La pace si costruisce con la pace.
La democrazia si costruisce con la democrazia.
Le armi servono a uccidere.
Gli eserciti servono a uccidere.
Pace, disarmo e smilitarizzazione sono la prima esigenza, l'urgenza suprema.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

3. LE ULTIME COSE. IL RAZZISMO E' L'EMERGENZA

Vi e' un'emergenza in Italia, gravissima: la presa di potere da parte di una
coalizione razzista, anomica, barbara; la presa di potere da parte di
un'associazione che pretende impunita' per i crimini commessi dal suo capo e
i suoi sodali; la presa di potere da parte di un'organizzazione che vuole
perseguitare ferocemente persone gia' vittime di gravissime violenze - dai
profughi in fuga dalla fame e dalle guerre, ai bambini cui viene negata ogni
assistenza.
Vi e' un'emergenza in Italia: un'emergenza criminale.
Vi e' la necessita' e l'urgenza di un impegno di tutte le persone di
volonta' buona in difesa dello stato di diritto e della costituzione
repubblicana, in difesa della legalita' e della democrazia, in difesa dei
diritti umani di tutti gli esseri umani.
Vi e' un'emergenza in Italia: occorre promuovere una resistenza nonviolenta
contro tutti i poteri criminali.

4. DOCUMENTI. UNA LETTERA ALLA MINISTRA DELL'AMBIENTE DEL 26 LUGLIO 2008

Alla Ministra dell'Ambiente
Oggetto: richiesta di intervento a tutela dei rilevantissimi beni ambientali
minacciati dalla realizzazione di un devastante mega-aeroporto nell'area
termale del Bulicame a Viterbo
*
Gentile Ministra,
le segnaliamo che una delle aree di maggior rilevanza ambientale e
storico-culturale del Lazio, l'area termale del Bulicame a Viterbo, e'
minacciata di irreversibile devastazione dalla realizzazione insensata e
illegale di un devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo
"mordi e fuggi" per Roma.
E non solo il bene naturalistico, storico-culturale, monumentale,
terapeutico e sociale del Bulicame, ma anche l'emergenza archeologica del
tracciato dell'antica via consolare Cassia, ed anche l'Orto botanico
dell'Universita' degli Studi della Tuscia, ed anche le pregiate colture
agricole di qualita' e biologiche, tutti beni siti nell'area che sarebbe
piu' duramente investita dalla distruttiva opera aeroportuale.
Ed a questo si aggiunga anche il nocumento gravissimo per la salute e la
qualita' della vita dei cittadini di Viterbo drivante dall'inquinamento
provocato dal mega-aeroporto: in un ampio documento diffuso il 18 marzo
scorso (e disponibile nel sito www.coipiediperterra.org) i medici
dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of
Doctors for the Environment - Italia) hanno denunciato e dimostrato la
gravita' della minaccia sanitaria.
Si consideri inoltre che il devastante mega-aeroporto e' del tutto privo di
fondamentali requisiti previsti dalla vigente normativa italiana ed europea
in materia di Valutazione d'impatto ambientale, di Valutazione ambientale
strategica e di Valutazione d'impatto sulla salute; e' incompatibile con i
fondamentali vincoli del Piano territoriale paesaggistico regionale; e' in
conflitto con preesistenti insediamenti di altre istituzioni pubbliche e con
peculiari attivita' e prerogative delle stesse di interesse strategico
nazionale; e' in palese contrasto con la vigente legislazione di tutela dei
beni archeologici, ambientali, culturali, sociali e in difesa della salute,
della sicurezza, dei diritti soggettivi e dei legittimi interessi dei
cittadini di Viterbo e dell'Alto Lazio.
Illustri personalita' come il magistrato Ferdinando Imposimato, la
vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini, padre Alex
Zanotelli, come gli scienziati Angelo Baracca, Virginio Bettini, Lugi
Cancrini, Marcello Cini, Paul Connett, Giorgio Cortellessa, Luca Mercalli,
Stefano Montanari, Giuseppe Nascetti, Giorgio Nebbia, Gianni Tamino,
Federico Valerio, altri cattedratici universitari come Rocco Altieri, Anna
Bravo, Andrea Canevaro, Andrea Cozzo, Giovanna Fiume, Nella Ginatempo,
Domenico Jervolino, Fulvio Cesare Manara, Raffaele Mantegazza, Arnaldo
Nesti, Luigi Piccioni, Giuliano Pontara, Lorenzo Porta, Elena Pulcini,
Claudio Riolo, Annamaria Rivera, Antonella Sapio, Giovanni Scotto, Sergio
Tanzarella, Silvia Vegetti Finzi, e altre prestigiose figure della cultura e
dell'impegno civile come Giovanni Berlinguer, Michele Boato, Giulietto
Chiesa, Giancarla Codrignani, Marinella Correggia, Claudio Fava, Gennaro
Francione, Monica Frassoni, Pupa Garribba, Dacia Maraini, Lea Melandri, Anna
Puglisi, Brunetto Salvarani, Umberto Santino, Bruno Segre, Renato Solmi, Mao
Valpiana ed innumerevoli altre ancora, hanno espresso una qualificata ed
argomentata opposizione alla realizzazione del devastante mega-aeroporto.
Con la presente chiediamo quindi un immediato intervento del suo ministero,
per quanto di competenza, affinche' i rilevanti beni ambientali e culturali
(naturalistici, archeologici, monumentali, storico-culturali, terapeutici e
sociali, scientifici, agricoli ed economici) minacciati dalla realizzazione
del devastante mega-aeroporto siano salvati dal pericolo di una
irreversibile distruzione; affinche' l'area termale del Bulicame venga
difesa e valorizzata; affinche' la salute e la qualita' della vita della
popolazione dell'Alto Lazio venga tutelata; affinche' la legislazione
vigente venga rispettata ed applicata; affinche' il devastante
mega-aeroporto non venga realizzato.
Distinti saluti,
la portavoce del Comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna
per la riduzione del trasporto aereo, Antonella Litta
il responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Peppe Sini
Viterbo, 26 luglio 2008

5. TESTIMONIANZE. GIUSEPPE ENGLARO: MIA FIGLIA
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 26 luglio 2008 col titolo "Vi racconto mia
figlia Eluana e il nostro patto" e il sototitolo "Non avrebbe voluto una
vita cosi'. Gliene dobbiamo fare una colpa?"
Giuseppe Englaro e' il padre di Eluana Englaro, e' socio della Consulta di
Bioetica, sezione di Milano]

Vi parlero' di Eluana. Questo ho fatto, con le mie limitate capacita', per
oltre sedici anni infernali: vi ho voluto parlare di lei. Questo potra'
servire a capire nel profondo cosa la Corte d'Appello di Milano ha reso
possibile, il 9 luglio 2008, con la sua pronuncia, se qualcuno vorra'
farsene un'idea precisa e consapevole.
E' evidente che chi non abbia conosciuto Eluana possa non comprendere il suo
desiderio e possa non comprendere la mia ferma volonta' di procedere verso
la liberazione da tutto quello che lei avvertiva come una violenza: la
continua profanazione del suo corpo patita per mani altrui, in una
condizione di totale inconsapevolezza, impossibilitata ad esprimersi, a
compiere un qualunque movimento volontario, incapace di avvertire la
presenza del mondo e di se stessa. Questo e' il contrario del suo modo di
vivere, del suo stile di vita, che emanava da tutto quanto faceva: dai modi
di atteggiarsi, di fare, dal suo stesso essere. Questo e' quanto ha
esplicitato anche nelle due concretissime occasioni in cui si e' parlato
della eventualita' che poi le e' capitata.
Questo e' quanto e' stato giustamente riconosciuto dalla Corte d'Appello di
Milano che ha seguito, nel caso di Eluana, i criteri fissati dalla sentenza
n. 21748 della Corte di Cassazione, che rendono lecita la sospensione del
trattamento vitale in caso di stato vegetativo permanente:
l'irreversibilita' della condizione - "prolungatasi per un lasso di tempo
straordinario" come ha scritto la Corte d'Appello - e la presunta volonta'
di Eluana, che era proprio quella riferita dal tutore e confermata senza
esitazioni, dopo un attento e scrupoloso supplemento d'indagine, dal
Curatore speciale avvocato Franca Alessio.
Cio' che ho piu' apprezzato di questo provvedimento e' stato lo sforzo di
comprendere Eluana per quello che era: una giovane informata e consapevole,
con idee e principi personali pieni di valore, almeno per lei. Ho apprezzato
la tutela delle scelte personali che la magistratura ha messo in atto
pronunciandosi, il rispetto per l'autodeterminazione, l'altissimo valore
riservato alla persona che Eluana aveva manifestato di essere prima
dell'incidente e alle sue riflessioni individuali.
Come ho affermato in questi giorni, c'e' da essere fieri di una Corte cosi'.
Su tale pronunciamento sono state avanzate obiezioni, remore che, come padre
attento, come uomo umile, sento in profondita' non riguardare il caso
specifico, unico al momento, di mia figlia Eluana. La sua natura indomita la
rendeva testarda, contraria alle imposizioni, straordinariamente consapevole
ed era inoltre libera, libera di virtu' congenita, libera come natura
propria.
Con lei, fatta cosi', io avevo fatto un patto e l'ho rispettato. Ho
rispettato e onorato la parola che avevo dato a mia figlia. Non ho tradito
la sua fiducia e non potevo fare altrimenti. Non me lo sarei mai perdonato.
Se Eluana non voleva intrusioni di sorta nella sua vita - non parliamo poi
nel suo corpo - fossero anche di carattere "terapeutico", se non voleva
vivere una vita contrassegnata dalla mancanza della possibilita' di vivere,
gliene possiamo fare una colpa? La dobbiamo obbligare a subire oltraggi -
credo che anche le terapie e gli atti di cura, se indesiderati, si
trasformano in aggressioni ingiustificate alla propria integrita' fisica - e
a vivere inconsapevole ancora per tanti anni perche' altri piu' di lei sanno
cosa avrebbe dovuto desiderare?
Non e' un segreto che il mio pensiero personale coincide con quello
manifestato da mia figlia. Forse per questo ho compreso, giustificato e
protetto la sua volonta' dal principio, senza mai alcun dubbio. Siamo stati
condannati dalla stessa insopprimibile inclinazione alla liberta'.
Ma se anche non avessi condiviso il suo giudizio sul valore da attribuire
alla vita e alla morte, come avrei potuto, da padre, rassegnarmi nel vedere
la sorte volgere proprio verso cio' che - i genitori, le sue amiche, le
insegnanti lo sapevano - Eluana aborriva? Non e' stato facile per me dover
ripetere un numero spropositato di volte cosa diceva Eluana e chi era
Eluana, prodigarmi nel chiarire che io davo solo voce a lei che non poteva
piu' esprimersi. Se avesse potuto parlare ve l'avrebbe spiegato da se'.
Eluana era per noi una perla rara, un inedito inebriante di indipendenza,
autonomia e buonumore, caparbia e pestifera. Se non accettava compromessi
quando non veniva trattata da persona libera e responsabile delle proprie
scelte di coscienza, potevo io ignorare la sua natura? Fare finta che non mi
fosse capitata in sorte una purosangue della liberta'? Le molte persone che
hanno conosciuto mia figlia hanno realmente compreso che con questo
pronunciamento si stava compiendo la sua volonta'.
Vegliero' su di lei e ne avro' cura come non ho mai smesso di fare da
trentasette anni a questa parte, fino alla fine della sua vita, che
continuera' nella nostra e nell'altrui memoria. Il sentimento assoluto che
ho provato per lei dal nostro primo incontro non le verra' mai meno. Ho
perso mia figlia gia' sedici anni fa, adesso le permettero' quello che hanno
interrotto in passato, quello che hanno ostinatamente impedito, ad oggi, per
seimilatrentasei giorni: morire per non continuare a subire un'indebita
invasione del suo corpo e per non vivere una vita che aveva manifestato
reputare indegna di lei.

6. RIFLESSIONE. MAURIZIO MORI: DOMANDE
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 26 luglio 2008 col titolo "Dieci domande sul
caso Englaro" e il sottotitolo "Perche' e' piu' dignitosa e giusta la scelta
che e' stata fatta" e la nota "A cura di Maurizio Mori".
Maurizio Mori, docente di bioetica all'Universita' di Torino, e' presidente
della Consulta di Bioetica Onlus, dirige la rivista "Bioetica". Tra le opere
di Maurizio Mori: Utilitarismo e morale razionale. Per una teoria etica
obiettivista, Giuffre', 1986; La fecondazione artificiale: questioni morali
nell'esperienza giuridica, Giuffre', 1988; La fecondazione artificiale,
Laterza, 1995; Aborto e morale, Il Saggiatore, 1996;  (con C. Alberto Redi,
Gilberto Corbellini), Biologia delle cellule staminali. Opportunita' e
limiti di impiego, Ibis, 2001; Bioetica. Dieci temi per capire e discutere,
Bruno Mondadori, 2003; (con Carlo Flamigni), La legge sulla procreazione
medicalmente assistita. Paradigmi a confronto, Net, 2005; Aborto e morale.
Capire un nuovo diritto, Einaudi, 2008]

Il 16 ottobre 2007 la Corte di Cassazione ha deciso il riesame del "caso
Englaro" stabilendo che la richiesta dei genitori di Eluana di sospendere la
terapia che da 16 anni la tiene in Stato Vegetativo Permanente (Svp) fosse
valutata sulla scorta dei due seguenti criteri: 1) l'assenza di possibilita'
di risveglio oltre ogni ragionevole dubbio; 2) l'accertamento della volonta'
che Eluana non avrebbe voluto vivere in quella condizione.
Dopo gli opportuni approfondimenti, il 9 luglio 2008 la Corte d'Appello di
Milano ha accolto la richiesta Englaro, consentendo la sospensione delle ter
apie. Diversi sondaggi d'opinione confermano che circa l'80% degli italiani
condivide la scelta degli Englaro. Ma la chiesa cattolica si oppone con un
grande fuoco di sbarramento, che e' giunto persino a sollecitare contrasti
tra istituzioni statali. Esaminiamo qui le principali critiche mosse dando a
ciascuna di esse una breve risposta razionale.
*
Obiezione 1: La decisione della Corte d'Appello "e' un attacco al mistero
della vita, alla sua sacralita'" (mons. L. Negri, "Avvenire", 12 luglio, p.
4).
Risposta. La Corte non muove alcun "attacco" ma solo constata che il
"mistero" della vita sta dissolvendosi, perche' la scienza ci fornisce
conoscenze sempre piu' precise. Come ha scritto il professor Mario Manfredi,
gia' presidente della Societa' italiana di neurologia, dopo un periodo di
oltre 16 anni la residua possibilita' di recupero e' "estremamente minima".
La Corte aiuta i cittadini a guardare in faccia la realta' e consente a
persone come gli Englaro di decidere con responsabilita' sul da farsi, senza
continuare a vivere secondo il vecchio criterio sacrale connesso all'alone
di mistero che avvolgeva il vivente e che ancora evoca emozioni profonde. E'
vero, comunque, che la crisi del principio di sacralita' della vita umana
genera in molti sconcerto, sgomento e anche panico. Hanno l'impressione che
il mondo intero crolli senza scampo e prevedono omicidi e la fine della
convivenza civile. Di qui le preghiere e gli altri riti di purificazione
richiesti per riparare la violazione dei tabu'. L'abbiamo gia' visto, ad
esempio, al tempo del divorzio, quando la crisi dell'indissolubilita'
sembrava provocasse la disgregazione della famiglia e la dissoluzione della
civilta' stessa. Invece le famiglie continuano a formarsi ed assumono nuove
forme piu' rispettose degli affetti e dei diritti personali. Forse c'e'
stato un miglioramento, che potrebbe ripetersi anche con l'abbandono della
sacralita' della vita. La crescita civile esige una visione razionale che
metta da parte i sentimenti atavici e la viscerale paura del nuovo.
*
Obiezione 2: La decisione della Corte d'Appello e' sbagliata perche' "la
vita e' qualcosa di assolutamente indisponibile all'azione umana" (card. A.
Bagnasco, "Avvenire", 13 luglio, p. 4).
Risposta. Questa obiezione e' una conseguenza della sacralita' e cade con
essa. Conosciamo i meccanismi dei processi vitali e li modifichiamo in tanti
modi: continuare a ripetere che la vita e' indisponibile e' chiudere gli
occhi di fronte alla realta'. Volenti o nolenti la vita umana e' nelle
nostre mani. Chi continua a desiderare o prescrivere che la vita debba
seguire un proprio misterioso e imperscrutabile corso cerca solo di
sottrarre l'uomo alle proprie responsabilita'. Queste a volte sono gravose,
ma vanno affrontate.
*
Obiezione 3: "Il paletto dell'inviolabilita' della vita... (deve) prevalere,
sia pure dolorosamente, sull'interesse del singolo che, non senza le proprie
ragioni, richiede allo Stato di farlo saltare... a difesa di tante altre
vite deboli... Vedo all'orizzonte troppe vittime se saltasse questo paletto"
(dr. P. P. Donadio, "Avvenire", 19 luglio, p. 12).
Risposta. Un clinico riconosce che la sacralita' della vita non vale piu' in
se': il singolo ha ottime ragioni per farlo saltare! (soprattutto dopo oltre
16 anni di Svp). Ma andrebbe difeso per presunte ragioni di utilita'
generale! Questo errore nell'intendere l'utilita' generale dimostra come la
sacralita' della vita sia irrispettosa delle persone.
*
Obiezione 4: "Un 'risveglio' non si puo' mai negare" ("Avvenire", 17 luglio,
p. 11), perche' 25 "luminari" della neurologia italiana affermano che non
c'e' la "certezza di irreversibilita'" dello Svp.
Risposta. L'errore sta nel fatto che nulla e' certo circa il futuro: neanche
che domani il sole sorga ancora. Dobbiamo accontentarci delle (altissime)
probabilita'. E queste ci dicono che dopo 16 anni e' fuor di dubbio che per
Eluana non ci sara' mai piu' un "risveglio". Voler alimentare la speranza
contro ogni dato ragionevole e' un modo di riproporre la sacralita'
vitalista, che a volte ricorre ad affermazioni infondate come quella che
circa "meta' delle diagnosi (di Svp) sono sbagliate" (G. B. Guizzetti,
"Tempi", 17 luglio, p. 11) per spaventare facendo terrorismo psicologico.
*
Obiezione 5: "Togliere idratzione e nutrimento nel caso specifico e' come
togliere da mangiare e da bere a una persona che ne ha bisogno, come ne ha
bisogno ognuno di noi" (card. A. Bagnasco, "Avvenire", 16 luglio, p. 9).
Risposta. "Mangiare e bere" e' un'azione volontaria con sensazioni: da oltre
16 anni Eluana non "mangia" ne' "beve". Le iniettano sostanze chimiche con
la terapia nutrizionale. Ecco dove sta la differenza. Eluana non voleva
continuare quella terapia.
*
Obiezione 6: Farla morire di fame e di sete e' "la morte peggiore che possa
essere inflitta a un essere umano" ("Medicina e Persona", Comunicato
stampa). Se non soffre "qualcuno mi spieghi allora perche' il tribunale
raccomanda di sedarla" (dr. G. Gigli, "Avvenire", 13 luglio, p. 5).
Risposta. Far credere che Eluana soffrira' la fame e la sete e' speculazione
di basso profilo tesa a suscitare ripugnanza e raccapriccio facendo appello
a immagini note di vario tipo (dal conte Ugolino a Walt Disney). In realta'
i centri nervosi responsabili delle ricezione del dolore sono distrutti e la
morte avverra' per deperimento. Il tribunale ha raccomandato la sedazione
come misura di rispetto e di precauzione. Anche la British Medical
Association raccomanda l'anestesia per i morti cerebrali prima del prelievo
d'organo (per sopprimere i riflessi viscerali). Non ne discende che i morti
soffrano. Assodato questo, si potrebbe pensare ad un intervento attivo che
chiuda la partita in modo piu' rapido. Dal punto di vista morale puo' essere
meglio, ma da quello giuridico non e' consentito, per cui ci si deve
limitare alla sospensione della terapia - punto garantito dal diritto
italiano.
*
Obiezione 7: Come si fa a dire che Eluana non avrebbe voluto vivere in stato
vegetativo? E' vero che lo ha detto prima dell'incidente, quando aveva 20
anni ed era sana: "parole che chiunque potrebbe pronunciare e
sottoscriverebbe, ma che non possono avere valore di 'testamento biologico'"
(L. Bellaspiga, "Avvenire", 16 luglio, p. 9).
Risposta. Sarebbe meglio se il vitalista dicesse chiaro e tondo che il
consenso (pregresso o attuale che sia) non vale niente di fronte al valore
sacro della vita. Welby lo diede qualche minuto prima della sospensione
della terapia ben sapendo che cosa significasse: ma neanche li' il suo
consenso contava, e il dr. Mario Riccio ha avuto guai! Se anche ci fosse una
firma apposta a 20 anni su un foglio scritto, che valore avrebbe mai?! Non
c'e', e ci si aggrappa anche a questo, in stile Azzeccagarbugli. Quelle
espresse da Eluana sono le sue ultime volonta' e non possiamo immaginarcene
altre, essendo subito caduta in uno stato che - per via della distruzione
della corteccia - non consente di averne piu'. Se vale il consenso, allora
le parole pronunciate da Eluana e fedelmente riportate da testimoni hanno
valore decisivo per procedere alla sospensione della terapia nutrizionale.
*
Obiezione 8: Ma quella nutrizionale non e' una terapia, anche perche' lo
stato vegetativo "non e' una malattia" (dr. G.B. Guizzetti, "Avvenire", 19
luglio, p. 10) ma e' "una grave disabilita'" da tutelare. L'alimentazione
artificiale, poi, non e' accanimento terapeutico perche' non c'e' "nessuna
macchina, nessun supporto tecnologico".
Risposta. Evito le discussioni sui concetti di malattia e di disabilita',
anche se l'idea che lo Svp sia una semplice diminuzione di capacita' sembra
dire che lo zero sia un "uno rimpicciolito". Concedendo che lo Svp sia una
disabilita' estrema, non ne consegue che la sua tutela debba portare al
prolungamento della vita: se l'interessato non voleva vivere in quello
stato, sarebbe "farle un torto". Il rispetto dovuto a un disabile comporta
il rispetto delle sue scelte. L'insistenza "pro vita" e' una forma di
indebita violenza poco rispettosa della fragilita' di chi ha scelto. Che
dire poi della pompa che si usa per l'alimentazione artificiale? Non e'
forse una "macchina"? A parte questo, dire che c'e' accanimento solo in
presenza di macchinari e' un modo ingenuo di ragionare, come quello che
porta a credere si possa torturare solo col fuoco, ruota e urla di dolore.
Come ci puo' essere tortura anche senza fuoco, macchine ecc., cosi' ci sono
forme piu' sottili di accanimento anche senza macchinari: quando non c'e'
volonta' e consenso c'e' accanimento.
*
Obiezione 9: Non sarebbe meglio lasciare Eluana alle suore che la curano,
invece di procedere alla sospensione della terapia?
Risposta. Non so se sia davvero meglio continuare a vegetare o invece
chiudere con dignita'. Ma e' certo che quand'anche "vegetare" fosse un
qualcosa di positivo, non sarebbe "buono" ove non fosse voluto. Dare una
carezza o una elemosina sono gesti in prima battuta positivi (che non fanno
male) ma diventano cattivi ove fossero imposti ad una persona che non li
vuole. Solo un residuo di vitalismo puo' indurci a credere diversamente:
eccessiva e' l'insistenza posta nel dissuadere i genitori Englaro. Esemplare
e' il modo fermo con cui difendono la dignita' della figlia.

7. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: UNA LETTERA AL DIRETTORE SULLA MORTE,
IL MORIRE, IL RISPETTO DELLA DIGNITA' UMANA

Caro direttore,
non sono cattolico, e quindi i pronunciamenti magisteriali o pastorali della
chiesa romana non hanno per me valore prescrittivo.
Come molte persone che hanno raggiunto una certa eta' ho visto soffrire ed
ho visto morire persone molto a me care.
Nel corso del tempo, e ormai dalla seconda meta' degli anni Settanta, sempre
piu' sono venuto accostandomi ad una persuasione che credo di aver
definitivamente, laicamente abbracciato: la scelta della nonviolenza come
proposta adeguata a fondare la civile convivenza e la cura reciproca. E' una
scelta che so essere impegnativa, ma mi sembra sia ormai indispensabile se
vogliamo che la civilta' umana non si estingua nella catastrofe ecologica
che umani storici poteri schiavi dell'ideologia e delle prassi della
violenza sopraffattrice e onnicida stanno provocando.
Dal modesto mio punto di vista - che per brevita' definiro' semplicemente
materialista - non dubito che ogni essere umano abbia diritto ad
interrompere la propria vita qualora essa gli fosse insostenibile. Ed
insieme non dubito che e' compito di tutti gli altri esseri umani fare
quanto e' in loro potere per sollevarlo da quei pesi che la vita
intollerabile a quell'essere umano rendono. Lo dico in termini piu' serrati:
riconosco ad ogni essere umano il diritto al suicidio, nego ad ogni essere
umano il diritto all'omicidio (fatto salvo ovviamente il principio del
diritto alla legittima difesa), attribuisco ad ogni essere umano il dovere
di soccorrere - nella misura del possibile e del ragionevole - ogni altro
essere umano. Non tocco qui la questione del rapporto con gli animali non
umani e con la natura come complesso del vivente nel pianeta, ma mi sono
altresi' persuaso del dovere (nella misura del ragionevole e del possibile,
e fermo restando il diritto alla propria sopravvivenza e il principio
secondo cui "ad impossibilia nemo tenetur") di rispettare la vita anche
degli altri animali non umani e di prendersi cura della vita del pianeta.
So come tutti che i progressi scientifici e tecnologici applicati alla
medicina hanno aperto questioni morali inedite fino a costituire un campo
che chiamiamo oggi convenzionalmente bioetica in cui molti gravi
interrogativi ci interpellano.
Credo che anche in questo ambito, come in tutti gli altri, occorra saper
adeguare i criteri generali, ovvero astratti in quanto universali, alle
situazioni concrete, incarnate in esistenze individuali e quindi uniche e
non riproducibili.
Detesto la rozzezza e la protervia di alcuni proclami di strutture
autoritarie i cui funzionari molti crimini hanno commesso ed avallato,
questo non implica che trovi accettabile la futilita' e l'astrattezza di
alcune repliche ad esse rivolte che trovo invero non adeguate e non
convincenti.
Ad esempio trovo sovente squallidamente frivola e nominalistica la
discussione sulla sacerta' della vita. E trovo ideologica nel senso della
falsa coscienza sia la retorica della "vita" ipostatizzata e disumanata e
disumanizzante, sia anche l'evocazione della famiglia linguistica (piu' che
concettuale) del "vitalismo", che mi sembra piu' un trucco retorico per
denigrare le concrete specifiche posizioni altrui - riportandole a una
visione essenzialista ed arcaica pretesamente monolitica ed astratta - che
non una formulazione chiarificatrice.
Trovo spaventosamente degradata una modalita' di discussione effettualmente
a colpi di insulti che fin nei termini di cui si avvale, oltre che nei toni
da caserma e da suburra, mi pare abissalmente inadeguata alle questioni
tremende di cui si discute, sideralmente distante da quel rispetto della
dignita' della persona umana a tutti gli esseri umani dovuto cui pure tutti
gli interlocutori si appellano.
Mi scuso con tutti per esprimermi cosi' seccamente, ma mi sembra necessario
poiche' ho la sensazione, tristissima, che gli interlocutori di questo
pubblico discutere tendano sovente ad eludere le vera e sostanziali altrui
ragioni (che possono essere valide indipendentemente dal fatto che chi le
proferisce sia una persona stimabile o riprovevole): e non e' la prima volta
che succede nel dibattito pubblico in questi anni in cui la societa' dello
spettacolo ha fatto strame di molte cose le piu' intime e le piu' preziose,
le piu' fragili e le piu' essenziali.
*
Non scrivo queste righe per esprimere un'opinione in piu' sulla tragica
vicenda di Eluana Englaro, credo che si possa anche non avere granitiche
certezze, credo che si possa anche restare in silenzio dinanzi a situazioni
che si avvertono come fortemente aporetiche.
Ovviamente per il dolore e per i sentimenti e per le opinioni - passate al
crivello di una lunga terribile prova - dei familiari provo il massimo
rispetto, e ad essi vorrei attestare per quello che puo' valere il mio
affetto e la mia solidarieta'.
Ovviamente se vi fosse anche una minima possibilita' di una vita degna, di
una vita umana - per la loro figlia diletta, come per qualunque altro essere
umano -, credo che sarebbe compito di tutti coloro che sono in condizione di
farlo, lontani o vicini che siano, di adoperarsi a tal fine.
Ovviamente nessuno puo' pretendere di sapere con sicurezza assoluta (di
sapere in senso scientifico, non parlo delle certezze di fede) se vi sia
attualmente una vita psichica in quel corpo, se vi sia una coscienza che
sente e sa, si sente e si sa: e nessuno puo' pretendere di saperlo perche'
dall'esterno possiamo sapere solo quello che le tecniche e gli strumenti di
cui disponiamo ci consentono di percepire ed interpretare, ma queste
tecniche e questi strumenti non sono ne' neutrali ne' onnicomprensivi ne'
definitivi. Vi fu un tempo, or non e' guari, che per accertare la morte di
una persona si collocava uno specchio o una candela dinanzi alle sue labbra
e tanto bastava.
Non altro aggiungo, molti pensieri entro me rivolgendo. Solo un silenzio che
vorrebbe essere fraterno.
*
E tornando a piu' generali considerazioni, per concludere questa gia' troppo
lunga lettera direi questo: che molte cose non so, e nel dubbio sono
contrario ad atti irreversibili. Ed il piu' irreversibile degli atti e'
quello che sopprime per sempre un essere vivente con una esistenza storica
reale. So bene che qui si spalanca un abisso di questioni gravissime, che
afferiscono ai temi dell'autonomia nella costituzione dell'identita', ai
temi del soffrire e del sentire, ai temi dell'alterita' e della relazione,
ai temi della metafisica - ovvero di quella parte della nostra esistenza che
va oltre il mero dato riduzionista della mole agitata da una mente
considerata come semplice meccanismo inteso alla conservazione della vita e
al soddisfacimento dei bisogni fisiologici immediati. So che non vi sono
risposte semplici a questioni complesse. So che nei conflitti concernenti le
cose ultime tutte le parti in causa che all'umano si sentano fedeli hanno
sovente eccellenti ragioni. E queste mie ossute opinioni molto mi
arrovellano.
*
Dando notizia su questo foglio di alcune opinioni e testimonianze che mi
sembra meritino considerazione e che mi sembra non trovino adeguato ascolto,
aggiungo quindi anche la mia perplessita'. Ed a chi legge propongo di
valutare queste vicende con prudenza e con misericordia. Avendo pieta' dei
vivi e dei morti, e della solitudine e della comunione dei morti e dei
viventi.
*
Le invio questa lettera senza rileggerla, temendo che se la rileggessi
troverei tante di quelle cose da aggiungere o togliere o equilibrare o
approfondire con l'esito di non inviargliela piu', che e' il destino della
quasi totalita' delle mie scritture epistolari.
Voglia gradire un cordiale saluto e mi creda il suo...

8. STRUMENTI. EDIZIONI QUALEVITA: DISPONIBILE IL DIARIO SCOLASTICO 2008-2009
"A SCUOLA DI PACE"
[Dalle Edizioni Qualevita (per contatti: Edizioni Qualevita, via
Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure
3495843946, e-mail: info at qualevita.it oppure qualevita3 at tele2.it, sito:
www.qualevita.it) riceviamo e diffondiamo]

E' pronto il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace".
Se ogni mattina, quando i nostri ragazzi entrano in classe con i loro
insegnanti e compagni, potessero avere la percezione che, oltre che andare a
scuola di matematica, di italiano, di musica, di lingua straniera, vanno "a
scuola di pace", certamente la loro giornata diventerebbe piu' colorata,
piu' ricca, piu' appassionante, piu' felice.
Queste pagine di diario sono state pensate per fornire una pista leggera ma
precisa sulle vie della pace. Abbiamo sparso dei semi. Spetta a chi usa
queste pagine curarli, annaffiarli, aiutarli a nascere, crescere e poi
fruttificare. Tutti i giorni. Non bisogna stancarsi ne' spaventarsi di
fronte all'impegno di costruire una societa' piu' umana, in cui anche noi
vivremo sicuramente meglio.
Lo impariamo - giorno dopo giorno - a scuola di pace.
Preghiamo chi fosse intenzionato a mettere nelle mani dei propri figli,
nipoti, amici, questo strumento di pace che li accompagnera' lungo tutto
l'anno scolastico, di farne richiesta al piu' presto. Provvederemo entro
brevissimo tempo a spedire al vostro indirizzo le copie del diario. Grazie.
I prezzi sono uguali a quelli dell'agenda "Giorni nonviolenti" perche', a
fronte di un numero inferiore di pagine, trattandosi di ragazzi, la stampa
dovra' essere piu' rispondente alla loro sensibilita' (verranno usati i
colori) e pertanto piu' costosa.
Per ordini del diario scolastico 2008-2009:
- 1 copia: euro 10 (comprese spese di spedizione)
- 3 copie: euro 9,30 cad. (comprese spese di spedizione)
- 5 copie: euro 8,60 cad. (comprese spese di spedizione)
- 10 copie: euro 8,10 cad. (comprese spese di spedizione)
- Per ordini oltre le 10 copie il prezzo e' di euro 8: costo dovuto al fatto
che quest'anno ci limitiamo ad effettuarne una tiratura limitata.
Per informazioni e ordinazioni: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2,
67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail:
info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 529 del 27 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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