Voci e volti della nonviolenza. 201



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 201 del 12 luglio 2008

In questo numero:
1. Carlo Carena ricorda Maria Corti (2002)
2. Pietro Gibellini ricorda Maria Corti (2002)
3. Cesare Segre ricorda Maria Corti (2002)
4. Saverio Snider ricorda Maria Corti (2002)

1. MEMORIA. CARLO CARENA RICORDA MARIA CORTI (2002)
[Dal "Corriere del Ticino" del 25 febbraio 2002 col titolo "Maria Corti, un
lungo viaggio creativo", il sommario "La celebre filologa, critica e
narratrice e' scomparsa all'eta' di 86 anni. Una donna divisa fra il mondo
del lavoro meditativo e una forte curiosita' verso le sorprese della vita" e
la nota redazionale "Maria Corti, filologa, scrittrice e membro
dell'Accademia dei Lincei e' morta nella notte tra venerdi' e sabato
all'ospedale San Paolo di Milano, a 86 anni. Era stata ricoverata venerdi'
mattina per una crisi respiratoria. Nel pomeriggio le sue condizioni
sembravano migliorate e infatti la scrittrice aveva mandato a casa la
domestica filippina che l'assisteva. In serata pero' la situazione si e'
aggravata e alle tre di notte e' avvenuto il decesso. La scrittrice, che
viveva a Milano, non si era mai sposata e non aveva fratelli".
Carlo Carena, prestigioso studioso dei classici, docente universitario,
saggista, ha curato per Einaudi la collana "I Millenni" dal 1965 al 1985 e
per lo stesso editore ha tradotto e curato tra l'altro le Vite parallele di
Plutarco, le Lettere di Paolo, la raccolta dei Poeti latini della decadenza,
Le confessioni e La citta' di Dio di Agostino, L'elogio della follia di
Erasmo, i Pensieri di Pascal; per la Utet le Opere di Virgilio; per
l'Istituto Poligrafico dello Stato le Satire e le Epistole di Orazio; ha
inoltre tradotto opere di Erodoto, Eschilo, Senofonte, Plauto ed altri
classici. Suoi interventi critici su poeti contemporanei sono apparsi in
convegni e in riviste. Presiede il Premio internazionale Monselice per la
traduzione letteraria e scientifica; collabora ai supplementi culturali del
'Sole - 24 ore' e del 'Corriere del Ticino'".
Maria Corti (1915-2002), studiosa insigne della lingua e della letteratura,
docente universitaria, scrittrice. Dal sito della casa editrice Einaudi
riprendiamo la seguente scheda: "Maria Corti (Milano 1915-2002) filologa,
critica e scrittrice, ha vissuto tra Milano e Pavia dove ha insegnato per
molti anni Storia della lingua italiana e dove ha presieduto il Fondo
manoscritti di autori moderni e contemporanei. Ha ideato riviste culturali
come 'Strumenti critici', 'Alfabeta', 'Autografo'. Tra i suoi libri di
narrativa: L'ora di tutti (Bompiani, Milano 1996), Il ballo dei sapienti
(Mondadori, Milano 1966), Voci dal Nord Est (Bompiani, Milano 1986), Il
canto delle sirene (ivi, 1989), Cantare nel buio (ivi, 1991), Ombre dal
Fondo (Einaudi, Torino 1997), Catasto magico (ivi, 1999) e Le pietre verbali
(ivi, 2001). Le piu' importanti raccolte di studi di Maria Corti sono:
Metodi e fantasmi (Feltrinelli 1969; edizione accresciuta: Nuovi metodi e
fantasmi, 2001); Il viaggio testuale (Einaudi 1978); Dante a un nuovo
crocevia (Nuova Sansoni, 1981); La felicita' mentale. Nuove prospettive per
Cavalcanti e Dante (Einaudi 1984); Storia della lingua e storia dei testi
(Ricciardi 1989); I percorsi dell'invenzione. Il linguaggio poetico e Dante
(Einaudi 1993). Fra i suoi libri teorici: I principi della comunicazione
letteraria (Bompiani 1976; edizione aggiornata e accresciuta: Per
un'enciclopedia della comunicazione letteraria, 1998) e Scritti su
Cavalcanti e Dante (2003), libro che Maria Corti aveva consegnato
all'Einaudi due settimane prima di morire. Da segnalare infine un libro
intervista in cui Maria Corti parla di se' e delle sue passioni
intellettuali: Dialogo in pubblico, a cura di Cristina Nesi (Rizzoli 1995)".
Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente
scheda: "Maria Corti (Milano, 1915-2002) e' stata una filologa, critica
letteraria, scrittrice e semiologa italiana, una delle voci fondamentali
della cultura del Novecento. Morta prematuramente la madre, visse la sua
adolescenza prevalentemente in collegio, mentre il padre ingegnere lavorava
lontano in Puglia. S'iscrisse poi all'Universita' e consegui' due lauree: la
prima in lettere con una tesi sul latino medievale (Studi sulla latinita'
merovingia, relatore Benvenuto Terracini), la seconda in filosofia (relatore
Antonio Banfi). Per impellenti ragioni economiche e anche per la sua
passione all'insegnamento, incomincio' a lavorare come insegnante di scuola
media: prima a Chiari in provincia di Brescia, poi a Como, infine a Milano.
Contemporaneamente, svolgeva all'Universita' di Pavia un incarico di
assistente; il continuo spostarsi tra le varie sedi mise a dura prova il suo
fisico minuto. Nel suo primo romanzo Il trenino della pazienza (pubblicato
molto tardi e rimaneggiato nel 1991 con diverso titolo Cantare nel buio),
descrive i suoi continui viaggi da pendolare in terza classe, con gli
operai. Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo una partecipazione
attiva alla Resistenza col gruppo di allievi di Antonio Banfi Maria Corti si
dedico' con entusiasmo alla carriera universitaria, spinta dallo stesso
Terracini a occuparsi di Storia della lingua italiana all'Universita' del
Salento e in seguito all'Universita' di Pavia, destinata a restare per
sempre la sua sede universitaria. Con alcuni colleghi dell'ateneo di Pavia
(Cesare Segre, D'Arco Silvio Avalle, Dante Isella), contribui' a fondare una
scuola di studi letterari particolarmente innovativa, denominata Scuola di
Pavia, legata alla tradizione filologica ma anche ai nuovi studi semiotici e
allo strutturalismo. Maria Corti fondo' fra l'altro il Fondo manoscritti di
autori moderni e contemporanei, nell'incredulita' del corpo docente e dei
collaboratori, sostenuta solo dalla sua grande volonta' e dalla sua sagacia
nel reperire i fondi (racconta queste vicissitudini nel libro Ombre dal
Fondo, 1997): un archivio di scritti, manoscritti e appunti vari, donati da
scrittori e poeti del Novecento, tra i quali all'apertura nel 1968 Eugenio
Montale, seguito da Romano Bilenchi e Carlo Emilio Gadda; attualmente la
Fondazione (che in Europa e' paragonabile solo al Fondo Marbach presso
Stoccarda) e' in possesso di scritti di valore inestimabile: da Mario Luzi a
Guido Morselli, da Alfonso Gatto ad Alberto Arbasino, da Italo Calvino ad
Anna Banti, da Indro Montanelli a Carlo Levi, da Umberto Saba a Amelia
Rosselli, da Giorgio Manganelli a Luigi Meneghello, da Antonio Pizzuto a
Paolo Volponi, da Goffredo Parise a Luigi Malerba. Si dedico' in particolare
allo studio della letteratura italiana contemporanea, proponendo un modello
di studi con l'edizione critica dell'opera di Beppe Fenoglio (1978). Sono
suoi alcuni importanti contributi teorici sulla semiotica letteraria: si
ricordano in particolare Nuovi metodi e fantasmi (Bompiani 2001), Principi
della comunicazione letteraria (Bompiani 1998) e Per una enciclopedia della
comunicazione letteraria (Bompiani 1986). Tra i romanzi viene ricordato in
particolare L'ora di tutti. Contemporaneamente non trascura la sua grande
passione per la storia medievale con i suoi saggi su Cavalcanti, Dante,
l'aristotelismo latino e l'influsso della cultura araba (Dante a un nuovo
crocevia, 1981; Percorsi dell'invenzione, 1993; La felicita' mentale. 1983).
La Corti non solo si dedico' all'insegnamento, ma per la scuola scrisse
diversi libri di testo: fra gli altri l'innovativa grammatica Una lingua per
tutti (1978), che elaboro' con alcuni giovani collaboratori; non va poi
dimenticato che nel suo dinamismo culturale fu in Accademica della Crusca,
fondo' e diresse riviste come 'Strumenti critici', 'Autografo' e 'Alfabeta'
e collaboro' per un periodo al quotidiano "La Repubblica". All'inizio del
2002 ancora attiva e lucida venne ricoverata all'ospedale San Paolo di
Milano in seguito a una crisi respiratoria, e il 22 febbraio mori'; la salma
venne tumulata nella tomba di famiglia a Pellio Intelvi il 25 febbraio.
Opere principali: a) narrativa: L'ora di tutti, Milano 1962; II ballo dei
sapienti, Milano 1966; Cantare nel buio, 1981; Voci del nord-est. Taccuino
americano, Milano 1986 e 2004; II canto delle sirene, Milano 1989; Catasto
magico, 1999; Storie, Lecce 2000; La leggenda di domani, Lecce 2007. b)
Saggistica: Metodi e fantasmi, Milano 1969, nuova edizione ampliata 1997;
(con Cesare Segre), I metodi attuali della critica in Italia, Torino 1970;
PrincÏpi della comunicazione letteraria, Milano 1976; II viaggio testuale,
Torino 1978 e 1991; Beppe Fenoglio. Storia di un 'continuum' narrativo,
Padova 1978; (con E. Manzotti e F. Ravazzoli), Una lingua di tutti, 1979;
Dante a un nuovo crocevia, 1981; La felicita' mentale. Nuove prospettive per
Cavalcanti e Dante, Torino 1993; Percorsi dell'invenzione. Il linguaggio
poetico e Dante, Torino 1993; Ombre dal fondo, 1997; Dialogo in pubblico,
1995 e 2001; Scritti su Cavalcanti e Dante, Torino, 2003; La lingua poetica
avanti lo Stilnovo. Studi sul lessico e sulla sintassi, 2005"]

E' appena giunto in libreria e nelle biblioteche l'ultimo numero di
"Autografo", che ci raggiunge la notizia della scomparsa della sua
animatrice: Maria Corti. "Autografo" era l'ultima delle sue creature,
moltissime, nella cultura italiana dell'ultimo mezzo secolo. Vi confluivano
studi e regesti legati a quel Fondo dell'Universita' di Pavia che,
analogamente agli Archivi di Cultura Contemporanea della Biblioteca
Cantonale di Lugano, salva ordina e studia i manoscritti di autori perlopiu'
contemporanei, prime stesure di opere famose, lettere o semplici appunti che
fanno la storia di un'opera nel suo crearsi e delineano piu' al vivo il
profilo di scrittori mentre si misurano con la pagina ancora intatta o
appena riempita delle prime intenzioni: le traces sinueuses des voyages des
auteurs attraverso le desert des plages blanches, per dirla con un
romanziere surrealista che la Corti cita in una sua prefazione.
Maria Corti ci era arrivata, a questa idea e poi alla sua realizzazione,
dalla sua formazione e dal taglio delle sue idee in fatto di letteratura; e
a Pavia perche' li' ha insegnato per decenni Storia della lingua italiana,
creando una scuola e dando un lustro straordinario con altri colleghi a
quell'Universita', a cui hanno attinto anche tanti ticinesi. Altri ticinesi
ne seguirono anche le lezioni nei tre anni d'insegnamento all'Universita' di
Ginevra fra il 1975 e il 1978, legame stretto ma non il solo della
professoressa con la Svizzera.
Amava lei stessa raccontare delle origini della sua famiglia materna dalla
Valle d'Intelvi; di li' una nonna, Celestina Agliati, era andata sposa a
Tesserete a un Ghirlanda, comandante della Guardia Svizzera; e in quella
medesima casa a picco sul lago di Lugano la nipote lavorera' e passera'
molte delle sue vacanze.
Allieva di Benvenuto Terracini, Maria Corti esordi' dal '56 lavorando da
filologa su antichi testi della letteratura italiana e poi sugli scritti
giovanili editi e inediti di Giacomo Leopardi (Entro dipinta gabbia,
Bompiani, 1972). Presa poi dalle conquiste della semiologia, ne diffuse le
teorie e l'applico' fra i primi all'analisi dei testi letterari. Nacque
cosi' nel '66 presso Einaudi "Strumenti critici", da lei diretta assieme a
Cesare Segre, Dante Isella e D'Arco Silvio Avalle, quest'ultimo scomparso
solo poche settimane fa dopo una vita, anch'egli, di febbrili iniziative e
di prodigiosa attivita'. "Strumenti critici" voleva sondare i diversi metodi
della critica letteraria contemporanea, ma si stabili' ben presto come la
palestra e la vetrina dell'analisi semiologica applicata alla letteratura:
come a dire di quel sistema di segni con cui la letteratura, come del resto
tutta la cultura, si esprime. Si attinga, per Maria Corti, al suo volume Il
viaggio testuale ("un viaggio critico con bussola semiotica") che, uscito da
Einaudi nel '78, contiene una serie di studi dapprima, e piu' ampiamente,
novecenteschi, poi rientranti nel tardo Medioevo, a Dante e a Bonvesin della
Riva, autore assai caro alla studiosa. Riprendendo la metafora sopra citata
di Gracq, la Corti assume i testi come, figurativamente, "progetti di
viaggio" a motivo della natura stessa, erratica, del materiale con cui sono
costruiti. L'autore va a prelevarli attraversando i secoli in spazi e tempi
della letteratura vicini o lontani, poiche' gli sono assolutamente
necessari. La letteratura diventa cosi' una catena di creazioni ed
esperienze: e' come se nella letteratura si giocassero "grande partita a
scacchi da giocatori che muovono le pedine da secoli di distanza". La
visione cortiana mette in continua tensione lo scrittore e la letteratura;
il linguaggio del primo si pone in dialettica con la lingua letteraria della
sua epoca e con la lingua e lo stile del genere o dei generi letterari a cui
la sua opera si lega: la letteratura, si legge in Principi della
comunicazione letteraria (1976), "appare un luogo d'incontro o scontro della
coscienza individuale e collettiva, incontro che muta col mutare della
storia".
Nella stessa collana dei Paperbacks Einaudi uscira' nell'83 La felicita'
mentale, definito dall'autrice stessa come "un saggio di storia
dell'intrepido pensiero dei due piu' alti poeti del Duecento: Cavalcanti e
Dante", o ancora, tornando alla metafora del viaggio, come un ricerca sulla
loro "navigazione oceanica" non piu' e non tanto entro la cultura greca e
araba e quella filosofica latina. Ne' si esce da questa idea di letteratura
e di cultura citando il successivo Percorsi dell'invenzione (ancora
Paperbacks Einaudi, 1993), in cui fra i temi campeggianti (la fantasia, la
memoria, l'invenzione, l'allegoria...) s'incontrano analisi della figura del
grande navigatore dantesco: l'Ulisse del canto XXVI dell'Inferno.
Proseguire sistematicamente anche a grandi tappe nel percorso della studiosa
e' impossibile qui e ora: la sua bibliografia fra il '39 (nata a Milano,
aveva allora ventiquattro anni) e il '94 pubblicata in appendice a Dialogo
in pubblico (Rizzoli 1995) contava gia' 132 voci, senza includere gli
articoli su periodici e giornali quali "Il giorno" e poi "la Repubblica", il
quotidiano che ha fatto conoscere e seguire nelle sue pagine culturali Maria
Corti da un pubblico assai vasto. Al quale essa si e' rivolta anche con
alcuni romanzi: prima L'ora di tutti, romanzo storico e lirico riferito
all'assedio di Otranto con lo sterminio dei pescatori pugliesi da parte dei
Turchi nel 1480, libro anche editorialmente fortunato con molte ristampe
(Feltrinelli 1962). Nel '66 usciva da Mondadori Il ballo dei sapienti,
d'ambientazione universitaria e studentesca con vena ironica; poi,
distanziati di un ventennio, i racconti di Il canto delle sirene (Bompiani,
1989) e il suggestivo Cantare nel buio (ancora Bompiani, 1991), sui
pendolari notturni del treno Brescia-Chiari, definito "una voce da
cantastorie" o "un canto per i vinti". Voci del Nord Est, pubblicato ancora
da Bompiani nel 1986, contiene invece delle prose frutto della passione
dell'autrice per i viaggi - non semplice metafora per il suo sistema
critico. Qui in particolare e' l'America, i luoghi di Emily Dickinson;
altrove essa ricorda la Russia fino a Samarcanda, l'insegnamento per qualche
tempo a Boston e le precoci visite ai paesi dell'Est.
E ancora in questi mesi, lucida, infaticabile, lavorava ad un nuovo libro di
racconti; altrettanto inedito e' rimasto, ma presto uscira' presso
Interlinea, un saggio dal titolo Un ponte tra latino e italiano. Gli studi
sul Novecento furono le prova piu' evidente dell'incontentabilita'
scavatrice e dell'irrequieta partecipazione della studiosa al suo tempo:
dall'edizione delle Opere narrative di Elio Vittorini (Mondadori 1973) si
giunge alle Opere 1981-1988 di Gesualdo Bufalino (1300 pagine, Bompiani
1992) passando per l'edizione critica in cinque tomi delle Opere di Fenoglio
(Einaudi 1978), che mise a rumore la critica, un rumore non ancora sopito.
Accanto a queste edizioni novecentesche, l'attenzione alle avanguardie, i
saggi dedicati a Montale, a Sandro Sinigaglia, a Calvino (quando, di
quest'ultimo, usci' Se una notte d'inverno un viaggiatore, romanzo definito
"semiotico", qualcuno ipotizzo' che il personaggio di Ludmilla, la Lettrice
che cerca affannosamente il seguito del racconto di cui possiede solo
l'inizio, fosse almeno in parte la Maria Corti in persona). Era nel suo
temperamento, senza provocare disagio per il rigore filologico anche perche'
mai abbandonato, il buttarsi nella mischia fino a compromettersi. Quando,
negli anni Settanta, si svilupparono particolarmente a Milano i movimenti
politici e culturali alternativi, la studiosa di lingua italiana vi scorse
uno straordinario "vitalismo estetico", e come aveva passato molti del suo
tempo in austere biblioteche fra codici medievali di vite e passioni di
santi e aveva studiato lo stile dell'Arcadia del Sannazaro, cosi' ando'
nelle sedi di quei giovani a Porta Ticinese ad acquistare i loro poveri
libretti ciclostilati: essi le permettevano di documentarsi su quello che
per lei era esso pure un interessante fenomeno linguistico oltreche'
passionale. Anche del Sessantotto la Corti disse che era stato "piu'
trasgressivo nel linguaggio che nella vera operazione sociale"; e anche
allora si mescolo' direttamente fra gli allievi del Liceo Beccaria di Milano
annotando su un taccuino espressioni del loro gergo. Piu' tardi le accadra',
una sera del '77, in un teatro di Piacenza in cui Nanni Balestrini recitava
sue poesie con accompagnamento di chitarra, di essere bersagliata insieme
agli altri spettatori da lanci di verdure; saputo da alcuni suoi allievi
assai piu' informati di lei che ne erano autori, dei lanci, alcuni
componenti dei primi gruppi rock italiani, promosse una tesi di laurea sulle
loro canzoni.
La lunga intervista di Dialogo in pubblico che abbiamo citato termina con
l'istantanea di una donna divisa fra il mondo necessariamente meditativo del
lavoro umanistico e una fondamentale curiosita' verso le "sorprese della
vita"; fra la lettrice e scrittrice raccolta nel suo studio e la spettatrice
attenta di quella che essa stessa chiama "la fiera del mondo, con le sue
giostre che girano davanti a noi, con su amici e non amici; magari mettendo
in discussione il posto occupato sulla giostra da amici e non amici o
nemici. E stop".

2. MEMORIA. PIETRO GIBELLINI RICORDA MARIA CORTI (2002)
[Dal "Giornale di Brescia" del 27 febbraio 2002 col titolo "E' morta la
grande studiosa e scrittrice Maria Corti, un addio fra canti e segni
luminosi".
Pietro Gibellini, italianista, critico e storico della letteratura, docente,
saggista. Dal sito dell'Universita' Ca' Foscari di Venezia riprendiamo la
seguente scheda: "Pietro Gibellini e' nato a Pralboino (Brescia) il 16
maggio 1945. Alunno del collegio "Ghislieri", si e' laureato in Lettere a
Pavia (1968), discutendo la tesi con Dante Isella, correlatori Maria Corti e
Cesare Segre. Gia' ricercatore nell'ateneo pavese (1974) e charge' de cours
a Ginevra (1982), ha coperto la cattedra di Letteratura italiana all'Aquila
(1987), poi a Trieste (1990), donde e' passato a "Ca' Foscari" (1996). E'
stato docente a contratto all'Universita' Cattolica di Brescia. Oltre alla
sua disciplina, ha insegnato anche Filologia italiana e Letteratura moderna
e contemporanea. Si e' interessato di educazione letteraria, realizzando
un'ampia storia-antologia per la scuola e insegnando alla Ssis del Veneto.
Collabora alla pagina culturale di un quotidiano nazionale. Editore,
commentatore e interprete di testi, ha offerto contributi dal Medioevo al
Novecento, studiando in particolare l'eta' moderna: Belli, la poesia
dialettale dell'Otto e del Novecento, la "linea lombarda" da Parini a Gadda,
Manzoni, D'Annunzio, la critica delle varianti. Da alcuni anni si occupa del
mito classico nella letteratura italiana, e sul tema guida una ricerca
interateneo (Prin), Ora estesa alla memoria della Bibbia nella letteratura
italiana. Attende all'edizione critica e commentata dei Sonetti di Belli per
i "Meridiani". Coordina la sezione italianistica del Dottorato in
Italianistica e Filologia classico-medievale. Presiede il comitato
scientifico per l'Edizione Nazionale dell'opera di D'Annunzio, ed e' membro
di quelli per Parini, Belli, Fogazzaro. E' nei comitati direttivi delle
riviste "Critica letteraria", "Humanitas", "Rivista di letteratura
italiana", "Letteratura e dialetti", "Ermeneutica letteraria". Ha diretto la
collana di "Letteratura delle regioni d'Italia" dell'editrice La Scuola e la
rivista "Quaderni dannunziani"]

E' andata in punta di piedi, facendo la sua ultima improvvisata, questa
battagliera e disarmata fanciulla di ottantasei anni. Tanti ne aveva Maria
Corti, milanese senza frontiere. Infatti se i luoghi del suo agire sono ben
definiti (Milano, dove nacque e visse, Pellio d'Intelvi, dove passava le
estati nella casa paterna da lei trasformata in un centro di studi, Pavia,
dove insegno' e creo' il Fondo in cui raccolse i manoscritti degli autori
contemporanei, Otranto, terra d'origine della matrigna), la sua fama non
conosce confini, e corre dall'Europa all'America. Un'indiscutibile
celebrita', ma dovuta a che cosa? Fu storica della lingua e filologa,
semiologa e teorica della letteratura, critica e saggista, narratrice. Una
personalita' poliedrica, al modo di un cristallo che, facendo rimbalzare il
raggio da una faccia all'altra, dalla ricerca alla creazione, moltiplica e
aumenta la propria luce.
Atipica era apparsa subito, nel cuor degli anni Sessanta, ai suoi allievi di
Pavia, che potevano ascoltarla discutere della patina linguistica
dell'Arcadia di Sannazzaro, o tenere un corso sul "Politecnico" e la
letteratura della Resistenza, ricamato di ricordi personali e concluso da
una lezione a due voci con Elio Vittorini. L'intreccio delle sue vocazioni,
fra applicazione ai testi e riflessione teorica, fra rigore accademico e
militanza intellettuale, fra studio arduo e scrittura creativa, si
manifesto' presto nella sua vicenda intellettuale (percorribile nel suo
Dialogo in pubblico, 1995). Solo con paterna saggezza, Benvenuto Terracini
riusci' a frenare l'impaziente allieva che meditava di lasciare gli studi di
medievista, attratta dalle sirene dell'attualita' (Il canto delle sirene
s'intitolera', appunto, un romanzo-saggio al cui cuore sta la seduzione
intellettuale). Come scrittrice Maria Corti esordi' con un romanzo storico
ambientato nel Salento, che si rivelo' un long-seller, L'ora di tutti
(1962), cui segui' il Ballo dei sapienti (1966), acidulo ritratto del mondo
universitario con inserti di gergo studentesco allora up-to-date.
Nell'accademia, la Corti entro' non prestissimo, ma portando una ventata
innovativa che da Pavia investi' tutta l'Italia. Erano gli anni del decisivo
sodalizio intellettuale con Cesare Segre, con cui stese un libro-svolta come
I metodi attuali della critica in Italia (1970) e con il quale condiresse,
insieme con Avalle e Isella, "Strumenti critici" (e di quel gruppo la Corti
fu, in certo senso, la piu' dinamica alfiera, anche per la sua presenza sui
quotidiani, dal "Giorno" alla "Repubblica"); gli anni dell'amicizia con
Umberto Eco, con il quale piloto' "Alfabeta" (1979-1988), che proponeva a un
pubblico piu' ampio, giovane e creativo, l'esperienza di "Strumenti
critici"; gli anni dei contatti con i grandi maestri del formalismo e della
semiologia, dalla Russia all'America e con gli scrittori amici: Montale,
Calvino, Manganelli, la Merini...
Ma nel lavoro e nella mente della Corti, abbiamo detto, non ci sono
compartimenti stagni: la filologa che recupera fantasmi dimenticati, sa
anche trarre riflessioni metodologiche (Metodi e fantasmi, 1969, Nuovi
metodi e fantasmi, 2001), elaborare una teoria letteraria, attingendo alle
idee degli scrittori piu' che a quelle dei saggisti (Principi della
comunicazione letteraria, 1976), analizzare testi riconducendoli entro
un'ipotesi complessiva (Il viaggio testuale, 1978), attingere dalla
frequentazione dei manoscritti materia per la propria scrittura creativa
(Ombre dal fondo, 1997; Catasto magico, 2000). Anche all'interno dei suoi
lavori scientifici, quella miscela si rivela fecondissima: torna su Bonvesin
dopo un'immersione semiotica, e scopre nel contrasto fra rosa e viola i
segni di impensati scontri di classi e di idee; un viaggio in Danimarca e la
rilettura di Boezio di Dacia le fanno intendere in modo nuovo il pensiero
linguistico e filosofico di Dante (Dante a un nuovo crocevia, 1981; La
felicita' mentale, 1983; Percorsi dell'invenzione, 1993). E i suoi progressi
negli studi ricadono anche sulla scrittrice, che sperimentando un incrocio
di generi (Voci dal Nord-Est, 1986) trae dal cassetto il suo primo e miglior
romanzo per liberarlo dall'originaria patina neorealistica e rivivere con il
lettore gli anni luminosi del dopoguerra, quando da giovane professoressa
pendolava fra Milano e Chiari, a contatto con un mondo popolare che aveva
ancora la forza di Cantare nel buio (1991). A Brescia, la Corti rimase
legata con molti fili: i vecchi studenti di Chiari, da Lino Marconi a Lento
Goffi, il Premio Gandovere, l'Universita' cattolica e Piera Tomasoni, gli
ex-allievi di Pavia... E a Brescia, al San Carlino, parlando pochi giorni fa
dell'oltretomba dantesco ebbe parole affettuose e di stima per la nostra
citta'.
Negli ultimi anni, Maria Corti aveva affrontato una questione affascinate,
gettandovi luce nuova, quella delle fonti islamiche della Divina Commedia.
Le vie ardue, sguarnite o ingombre di troppa bibliografia, non la
spaventavano, anzi suscitavano in lei l'entusiasmo di chi conosce la
seduzione intellettuale, il dono della felicita' mentale. Quella sorta di
candore ha fatto di una grande maestra anche un'eterna fanciulla, che ha
pronunciato le sue ultime parole pubbliche nella nostra citta', parlando di
segni di luce.

3. MEMORIA. CESARE SEGRE RICORDA MARIA CORTI (2002)
[Dal "Corriere della sera" del 24 febbraio 2002 col titolo "Maria Corti. La
ragazza che si innamoro' di Dante".
Cesare Segre, illustre studioso di straordinaria autorevolezza morale, nato
a Verzuolo (Cuneo) nel 1928, filologo romanzo, curatore di memorabili
edizioni critiche ed antologie, critico e storico della letteratura. Tra le
opere di Cesare Segre: Lingua, stile e societa' (1963); Esperienze
ariostesche (1966); I segni e la critica (1969); Le strutture e il tempo
((1974); Semiotica, storia e cultura (1977); Semiotica filologica (1979);
Teatro e romanzo (1984); Avviamento all'analisi del testo letterario (1985);
Fuori del mondo (1990); Intreccio di voci (1991); Notizie dalla crisi
(1993); La letteratura italiana del Novecento (1996, 2004); Per curiosita'
(1999)]

Maria Corti e' morta l'altra notte, ancora in piena attivita' di studiosa e
di scrittrice. Era nata a Milano nel 1915. Ebbe una vita travagliata: presto
orfana di madre, visse a lungo in collegio, mentre il padre, ingegnere
stradale, lavorava in Puglia. Dopo le due lauree (la seconda in filosofia),
insegno' nelle scuole secondarie di Chiari, poi di Como, poi di Milano;
facendo per anni la spola con Pavia, dov'era incaricata all'Universita'.
Anni di fatiche (insegnamento e lavoro scientifico) e di scomodi viaggi in
terza classe con gli operai pendolari, viaggi raccontati nel suo romanzo Il
trenino della pazienza, che fu pubblicato molto tardi rimaneggiato e con
diverso titolo (Cantare nel buio, 1991). Infatti, dopo una tesi di latino
medievale, Studi sulla latinita' merovingia, la Corti, lontana dal maestro
Benvenuto Terracini (esiliato nel 1938), s'era dedicata interamente
all'insegnamento e alla scrittura creativa. Fu Terracini, tornato in patria
dopo la guerra, a stimolarla a riprendere l'attivita' di ricerca, stavolta
nel campo della Storia della lingua italiana. La Corti recupero' velocemente
gli anni perduti (in cui, oltre a insegnare, aveva svolto attivita'
antifascista, col gruppo di allievi di Antonio Banfi, suo secondo maestro).
Entrata nella carriera universitaria, ebbe la cattedra della sua disciplina
prima a Lecce, poi a Pavia (dove contribui' a creare la cosiddetta "scuola
di Pavia"). Pur operando in condizioni difficili, preparo' studi decisivi
sulla morfologia e sulla sintassi poetica italiana delle origini (1958) e
sui dialetti emiliano, veneto e lombardo antichi, ed edizioni importanti,
come quelle del poeta napoletano Jacopo de Jennaro (1956) e della bolognese
Vita di san Petronio (1962). La sua prima raccolta di saggi, Metodi e
fantasmi (1969), porta gia' i segni della nuova critica strutturalistica,
che la Corti abbraccio' con grande giudizio, e non rinunciando a un gusto
saggistico appreso dai critici francesi.
Bellissimi e rivelatori, in questa raccolta, i lavori sulle redazioni
dell'Arcadia di Sannazaro, uno dei testi che le furono piu' cari; o
l'identificazione dell'autore del Delfilo. Vennero poi i Principi della
comunicazione letteraria (1976; volume poi quasi raddoppiato nell'edizione
del 1997) e il Viaggio testuale (1978); qui la dottrina e' ormai
consolidata, ma sempre applicata con grande duttilita'. Basta vedere i vari
articoli dedicati al problema dei generi letterari, in cui il senso storico,
e in particolare la competenza sul pensiero medievale, sorreggono
l'equilibrata formalizzazione. La Corti affiancava spesso studi su autori
delle origini ad analisi di contemporanei (quali Bilenchi e Calvino),
com'era naturale per una scrittrice in proprio; che tra l'altro gli
scrittori li frequentava anche personalmente: basta ricordare Montale. Da
ultimo aveva polarizzato la sua attenzione sulle vicende redazionali
dell'opera di Fenoglio, della quale preparo' anche l'edizione critica
(1978), discutendo piu' volte i problemi di sviluppo, di derivazione e di
datazione dei vari manoscritti; e su problemi della poesia duecentesca e di
Dante. Lo studio dell'aristotelismo radicale, e in particolare dei logici
"modisti", le permise di gettare una luce nuova sui testi d'un poeta, Guido
Cavalcanti, che gia' prima era stato oggetto della sua attenzione, e di
chiarire le idee linguistiche di Dante. Splendidi i volumi Dante a un nuovo
crocevia (1981), Percorsi dell'invenzione (1993) e La felicita' mentale
(1983); i quali tra l'altro comunicano al lettore questa stessa limpida
felicita' della scoperta. Che era anche felicita' di definire: tipica
infatti della Corti la capacita' di trovare formule apodittiche, leggermente
scherzose, come "transcodificazione indolore", "luoghi mentali" o simili.
Non va poi dimenticato che la Corti scrisse anche libri per l'insegnamento
nelle scuole superiori: citiamo almeno l'innovativa grammatica Una lingua
per tutti (1978), elaborata con alcuni giovani collaboratori. Era fondatrice
e direttrice o condirettrice di riviste come "Strumenti critici" e
"Autografo", e della piu' militante "Alfabeta"; collaborava a "la
Repubblica". Infine, come naturale, era accademica della Crusca. La Corti
era particolarmente fiera della creazione del Fondo manoscritti di autori
moderni e contemporanei presso l'Universita' di Pavia. Questo Fondo, formato
in origine di lasciti e donazioni di scrittori, si e' poi allargato anche ad
autori classici come il Foscolo, ed e' ora una delle piu' consistenti
raccolte di stesure autografe, bozze corrette, corrispondenze di scrittori
italiani degli ultimi due secoli. Ma e' anche diventato subito un'officina
in cui si studiano geneticamente opere importanti della nostra letteratura,
specie contemporanea, o si affrontano problemi biografici. Credo pero' che
il capolavoro della Corti sia stato il suo insegnamento: per la sua
capacita' di comunicare non solo sul piano metodologico, ma su quello umano.
Maestra e madre, per tanti allievi. Oggi la piangono un'infinita' di suoi
discepoli, dalle scuole secondarie, da cui prese il volo, alle universita'.
Sono centinaia e centinaia le persone che dalla Corti hanno imparato la
serieta' del metodo, ma soprattutto l'apertura verso gli altri, il
disinteresse, la generosita'. E anche l'ottimismo.

4. MEMORIA. SAVERIO SNIDER RICORDA MARIA CORTI (2002)
[Dal "Corriere del Ticino" del 25 febbraio 2002 col titolo "I rapporti con
il nostro paese. Quel forte 'cordone' con gli amici ticinesi".
Saverio Snider e' responsabile delle pagine culturali del "Corriere del
Ticino"]

Per la generazione che si e' affacciata attorno agli anni Settanta alla
finestra degli studi di italianistica, il nome di Maria Corti e' subito
apparso importante, strettamente legato ai fermenti che allora animavano le
riflessioni, soprattutto metodologiche, relative alla critica letteraria: un
clima intellettuale quanto mai dinamico, "aperto", della cui vivacita'
propositiva e innovativa lei appariva una delle artefici piu' convinte. La
sua firma compare infatti su libri teorici significativi di quei tempi, veri
e propri testi di "culto" per gli studenti universitari, come ad esempio
Metodi e fantasmi (1969), Metodi attuali della critica in Italia (1970),
Principi della comunicazione letteraria (1976), Il viaggio testuale. Le
ideologie e le strutture semiotiche (1978). E a cio' deve essere aggiunto il
fatto d'essere stata uno dei pilastri, assieme ad Avalle (anch'egli appena
scomparso), Segre e Isella, della rivista letteraria piu' stimolante di
quegli anni, "Strumenti critici", punto di riferimento imprescindibile per
tutti coloro che, partendo dalla filologia e dal rigore che vi e'
connaturato, provavano ad applicare all'analisi dei testi criteri di lettura
"strutturali".
Ma Maria Corti non e' stata soltanto una instancabile studiosa (ricordiamo
qui solo i lavori su Dante) e una curiosa sperimentatrice: e' stata
soprattutto una bravissima insegnante, una "buona maestra" che fra l'altro
ha percorso in cattedra tutti i gradini della scolarita', dalle medie
all'universita', portandosi dietro l'affetto di coloro che ne hanno goduto
ad ogni livello il magistero, e sapendo raccogliere dai giovani il loro
spirito, la loro voglia di muoversi in territori sempre nuovi e inesplorati,
e forse anche la loro perenne inquietudine gioiosa e creativa. Una voglia di
creativita' che per lei si e' concretizzata anche nell'esercizio, non certo
facile ne' scontato per una studiosa e filologa del suo rango, della
narrativa, del romanzo.
Ma ricordare oggi su queste pagine la figura di Maria Corti deve voler dire
rammentare anche i suoi stretti legami con il nostro paese, diretti e
indiretti, che pure furono tanti e intensi, a cominciare da quelli familiari
(la sua bisnonna, nata nella confinante Valle d'Intelvi, ando' sposa a
Tesserete). Ma i piu' forti furono quelli del magistero (insegno'
letteratura italiana all'Universita' di Ginevra dal 1975 al 1978 e prese
parte attivamente agli ormai mitici seminari promossi da Giovanni Pozzi al
convento del Bigorio, a cavallo degli anni Settanta e Ottanta), e poi
dell'amicizia sincera con gran parte dei membri del "mondo letterario"
ticinese, dapprima ovviamente con quelli della sua generazione, e poi man
mano aprendosi a quelle successive, dei suoi (molti) allievi ginevrini e,
soprattutto, pavesi, sempre seguiti e "assistiti" (con anche una punta di
materna apprensione) nei loro percorsi di studiosi e insegnanti, di poeti e
narratori, di organizzatori di cultura.
Una sorte di ideale "cordone ombelicale" forte e affettuoso, insomma, con la
Svizzera e i ticinesi, che Maria Corti non ha mai rescisso negli anni e la
cui odierna naturale rottura rappresenta un ulteriore motivo di
rincrescimento.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 201 del 12 luglio 2008

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