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Coi piedi per terra. 113
- Subject: Coi piedi per terra. 113
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 11 Jul 2008 14:36:38 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 113 dell'11 luglio 2008 In questo numero: 1. L'urgenza 2. La mozione approvata all'unanimita' dal congresso nazionale del Movimento Nonviolento per la riduzione del trasporto aereo 3. Gianni Ghirga, Antonella Litta, Mauro Mocci: Una lettera ai sindaci dei Comuni di Caprarola e di Ronciglione 4. Guido Viale: gli affari dell'inceneritore 5. Guido Viale: Voglia di raccolta differenziata 6. Guido Viale: Il cassonetto degli eccessi 7. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. EDITORIALE. L'URGENZA L'urgenza di ridurre le emissioni di CO2 per contrastare il surriscaldamento del clima e' ormai da tutti affermata. Ma occorre passare dalle parole ai fatti. E ad esempio occorre ridurre immediatamente e drasticamente il trasporto aereo e il trasporto automobilistico privato. 2. DOCUMENTI. LA MOZIONE APPROVATA ALL'UNANIMITA' DAL CONGRESSO NAZIONALE DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO [Riproponiamo ancora una volta la mozione presentata dal professor Alessandro Pizzi per la riduzione del trasporto aereo approvata all'unanimita' dal congresso nazionale del Movimento Nonviolento tenutosi a Verona dal primo al 3 novembre 2007. Alessandro Pizzi, gia' apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), citta' in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, e' fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarieta', ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); e' uno dei principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilita' in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio] Nella sessione conclusiva del congresso del Movimento Nonviolento, tenutosi a Verona dal primo al 3 novembre 2007, e' stata approvata all'unanimita' (con tre soli astenuti e nessun voto contrario) la mozione per la riduzione del trasporto aereo presentata dal professor Alessandro Pizzi del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo. Il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini (1899-1968, l'illustre filosofo ideatore della marcia Perugia-Assisi), e' la principale esperienza organizzata della nonviolenza in Italia, e una struttura di grande rilevanza culturale e civile e di immenso prestigio morale. * Il testo della mozione approvata recita: "Il Congresso del Movimento Nonviolento - impegnato nella difesa della biosfera fortemente minacciata dal surriscaldamento del clima; - consapevole del pesante contributo che al surriscaldamento del clima da' il trasporto aereo; - cosciente altresi' che il trasporto aereo costituisce una forma di mobilita' altamente inquinante e devastante per l'ambiente e dannosa per la salute e il benessere delle persone, fortemente energivora, interna ad un modello di sviluppo ecologicamente insostenibile, assai costosa per l'intera collettivita' locale e l'intera umanita' vivente che in larghissima parte neppure ne fruisce; esprime sostegno ai movimenti che si impegnano per la drastica riduzione del trasporto aereo; ed in tal ambito sostiene i movimenti e le iniziative che con la scelta della nonviolenza e la forza della democrazia, in difesa della legalita' e dei diritti umani di tutti gli esseri umani: a) si oppongono alla realizzazione di nuovi aeroporti (e all'ampliamento degli aeroporti esistenti) laddove non ve ne sia una vera necessita' ma essi siano realizzati per promuovere forme di turismo "mordi e fuggi" legate a una fruizione consumista, alienata, usurante e mercificata dei beni ambientali e culturali, e ad un'esperienza del viaggiare che non sia arricchimento di conoscenza ma asservimento agli imperativi delle agenzie della narcosi pubblicitaria; b) si impegnano per la riduzione drastica ed immediata del carico di voli dei sedimi aeroportuali collocati a ridosso di centri abitati gia' pesantemente gravati e fin soffocati dall'attivita' aeroportuale; c) chiedono la cessazione dello sperpero di pubblico denaro per finanziare le compagnie aeree; d) chiedono che cessino le agevolazioni e le esenzioni fiscali alle compagnie aeree; e) si oppongono alle condotte gravemente antisindacali e violatrici dei diritti dei lavoratori messe in atto da eminenti compagnie aeree; f) difendono il diritto alla salute, i beni culturali e ambientali, gli ecosistemi locali e l'ecosistema planetario, i diritti dell'umanita' presente e delle generazioni future, minacciati dal dissennato incremento del trasporto aereo; g) si impegnano per il rigoroso rispetto della legislazione in materia di difesa dell'ambiente, della salute, dei beni comuni; h) chiedono che tutte le strutture aeroportuali realizzate e realizzande siano sottoposte senza eccezioni alla dirimente verifica della compatibilita' con quanto disposto dalla vigente legislazione italiana ed europea in materia di Valutazione d'impatto ambientale (Via) e di Valutazione ambientale strategica (Vas); i) si oppongono alle attivita' militari che violano l'art. 11 della Costituzione e ad ogni ampliamento delle basi aeronautiche militari, e particolarmente alla presenza e all'ampliamento di basi aeronautiche militari di stati stranieri e di coalizioni intese a, o impegnate in, attivita' belliche che la Costituzione ripudia; l) promuovono forme di mobilita' sostenibile, modelli di sviluppo autocentrati con tecnologie appropriate, scelte economiche ecocompatibili, eque e solidali; m) promuovono una cultura della mobilita' e del viaggio sostenibile, conviviale, solidale, aperta all'incontro e all'ascolto reciproco, rispettosa delle persone e dell'ambiente; n) si impegnano per la riduzione del surriscaldamento climatico e per la difesa della biosfera". 3. SALUTE. GIANNI GHIRGA, ANTONELLA LITTA, MAURO MOCCI: UNA LETTERA AI SINDACI DEI COMUNI DI CAPRAROLA E DI RONCIGLIONE [Riceviamo e diffondiamo. Per contatti con il coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde - Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia): Antonella Litta, tel. 3383810091, tel. e fax 0761559413, e-mail: antonella.litta at libero.it Gianni Ghirga, medico, pediatra, e' impegnato nell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e nel movimento "no coke" dell'Alto Lazio. Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia). Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente. Mauro Mocci, medico di medicina generale, epidemiologo, esperto di patologie derivanti da inquinamento, impegnato nel movimento "no coke" dell'Alto Lazio, impegnato nell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia), e' stato relatore a molti convegni] Al Sindaco del Comune di Caprarola, al Sindaco del Comune di Ronciglione, e per opportuna conoscenza: al Prefetto di Viterbo, al Direttore generale della Asl di Viterbo, al Presidente della Provincia di Viterbo, all'Assessore all'ambiente della Provincia di Viterbo, al Presidente della Giunta Regionale del Lazio, all'Assessore all'ambiente della Regione Lazio, all'Arpa Lazio ñ sezione di Viterbo Oggetto: rischio per la salute e l'ambiente derivante dalla presenza nelle acque del lago di Vico di cianobatteri della specie Plankthotrix rubescens. Egregi Sindaci, abbiamo appreso, nei giorni scorsi, il risultato delle analisi svolte dall'Arpa Lazio - sezione di Viterbo nei mesi di dicembre 2007 e marzo 2008 che facevano seguito ad uno studio, presentato gia' nell'aprile 2007 dall'Istituto Superiore di Sanita', che rilevava la presenza dell'alga Plankthotrix rubescens nelle acque del lago di Vico. Questa alga la cui vitalita' e capacita' di sviluppo e' legata essenzialmente alla temperatura dell'acqua, alla luce e alla presenza di composti fosfati e azotati e' capace di produrre una tossina (microcistina) in grado di determinare gravissime patologie per la salute umana e danno alla flora e fauna lacustre. Le microcistine sono genotossiche e responsabili di epatotossicosi; nell'uomo possono provocare anche irritazione cutanea, gastroenterite e morte. Le tossine determinano gravi danni istologici a carico del fegato, organo bersaglio principale, dei polmoni e dei reni, esse fungono anche da promotori tumorali, come riportato dalla letteratura scientifica. Gli effetti sulle persone e gli animali possono cosi' essere riassunti: epatotossicosi acuta per ingestione diretta; promozione di tumori se ingerite in dosi sub-acute per diverso tempo (tumori epatici, gastrointestinali, epiteliali); polmoniti allergiche ed epatotossicosi se respirate, analogamente ad altre sostanze prodotte dalle Cianoficee. Le persone possono essere esposte alle tossine attraverso l'ingestione di acqua potabile, tramite la balneazione, l'inalazione di aerosol durante attivita' ricreative in prossimita' delle aree di fioritura dell'alga, con l'assunzione di alimenti trattati e realizzati con acque provenienti dal lago, durante i trattamenti di emodialisi. La fauna ittica che vive nel bacino e negli invasi contaminati e' anch'essa esposta alle tossine cosi' come gli animali che vivono in allevamenti, nel caso vengano abbeverati con acque contaminate dalle microcistine, e le specie vegetali irrigate con le stesse. La flora e la fauna contaminata da queste microcistine possono divenire ulteriori vettori di esposizione per le persone in quanto spesso entrano a far parte della catena alimentare umana. Il coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde - Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment ñItalia) nel giudicare grave l'assenza di una corretta e tempestiva informazione rivolta ai cittadini circa la complessa situazione del lago di Vico e i rischi per la salute che questa situazione puo' comportare, vi esorta a rendere pubblici e ad assumere con urgenza, insieme agli altri enti preposti, tutti i provvedimenti atti a tutelare lo stato di salute delle persone e dell'ambiente anche nel rispetto del principio di precauzione che impone di intraprendere iniziative atte a limitare un rischio potenzialmente serio per la salute. A tal fine si raccomanda un monitoraggio costante, chimico, fisico e biologico della concentrazione della tossina nelle acque del lago, negli acquedotti e nei pozzi, e qualora non fosse gia' stato fatto, il coinvolgimento del servizio veterinario della Asl per effettuare controlli sulle specie ittiche piu' rappresentative e su altri tipi di fauna che caratterizzano l'ecosistema del lago di Vico. Si auspica il rapido avvio di un organismo di consultazione e studio che veda la collaborazione tra il Corpo Forestale dello Stato, l'Universit‡ della Tuscia, la Riserva del lago di Vico, gli Assessorati all'ambiente della Provincia di Viterbo e della Regione Lazio, la Asl, l'Arpa Lazio, i Comuni di Caprarola e Ronciglione, per potere avviare un monitoraggio costante delle condizioni del lago e della concentrazione della tossina nelle sue acque e per intraprendere tempestivamente le piu' giuste ed opportune pratiche di risanamento del lago di Vico e del suo ecosistema. Distinti saluti, dottor Gianni Ghirga, dottoressa Antonella Litta, dottor Mauro Mocci per il coordinamento dell'Alto Lazio dell'Isde - Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia) Viterbo, 24 giugno 2008 4. RIFIUTI. GUIDO VIALE: GLI AFFARI DELL'INCENERITORE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 giugno 2008 col titolo "Rifiuti, gli affari dell'inceneritore". Guido Viale e' nato nel 1943, e' stato uno dei leader della protesta studentesca nel '68, lavora a Milano, si occupa di politiche attive del lavoro in campo ambientale, fa parte del Comitato tecnico-scientifico dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente (Anpa). Opere di Guido Viale: segnaliamo particolarmente Il Sessantotto, Mazzotta, Milano 1978; Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano 1994, 2000; Tutti in taxi, Feltrinelli, Milano 1996; Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino 1999; A casa, L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2001; Vita e morte dell'automobile, Bollati Boringhieri, Torino 2007] Il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti urbani (Mbt) opera sulla frazione talquale che residua da una raccolta differenziata (Rd): separando la parte umida, sfuggita alla raccolta dell'organico, da quella secca (la carta e soprattutto la plastica che non costituisce imballaggio e che non e' oggetto di Rd) ed entrambe dal "sottovaglio", frammenti che cadono dai setacci attraverso cui passa il materiale conferito all'impianto. La parte umida viene sottoposta a un processo di stabilizzazione analogo al compostaggio, ma piu' rapido, e dopo la raffinazione che ne elimina le impurita', produce la frazione organica stabilizzata (Fos) usata per coprire discariche e cave dismesse o per risanare suoli contaminati. Le caratteristiche dei due processi sono uguali: se aumenta la Rd dell'organico, una parte crescente dell'impianto Mbt puo' essere adibita alla produzione di compost di qualita'. La parte secca, dopo averne sottratto i materiali non combustibili, viene imballata per alimentare gli inceneritori; oppure, addizionata con materiali con maggiore potere calorifico inferiore (Pci), soprattutto pneumatici fuori uso, diventa Cdr, che vuol dire combustibile derivato dai rifiuti, che puo' in parte sostituire carbone e petrolio in impianti dotati di adeguati filtri delle emissioni (cementifici, centrali termoelettriche, fornaci, impianti siderurgici); oppure puo' venir gassificato e sostituire il gas naturale in centrali a turbogas; o addirittura venir utilizzato come combustibile nelle navi. L'aumento del prezzo del petrolio ha reso questo combustibile molto attraente. In discarica finisce solo il sottovaglio. Gli impianti Mbt recuperano pertanto sia l'energia dei materiali (che l'inceneritore sfrutta solo al 20%), sia quella impiegata per produrli che l'inceneritore invece distrugge. Ma si puo' ancora estrarre dalla frazione secca molta carta e plastica riciclabile. Impianti particolarmente innovativi, come quello di Vedelago (Tv), consentono un recupero integrale di tutta la frazione indifferenziata: l'ultimo residuo, adeguatamente trattato, viene infatti utilizzato come carica inerte nella produzione di manufatti in cemento. In Italia gli impianti Mbt sono numerosi. Ma nessuna regione ne ha una dotazione paragonabile a quella della Campania. I cosiddetti Cdr sono infatti impianti Mbt concepiti per lavorare rifiuto talquale ai due stadi iniziali: stabilizzazione dell'umido e imballaggio del residuo combustibile; ma potrebbero facilmente essere potenziati per portare a termine il recupero "a freddo" (cioe' senza combustione) di tutti i rifiuti conferiti. I Cdr campani sono sette, con una capacita' complessiva di oltre 8.000 tonnellate al giorno: quanto basta per "lavorare" tutti i rifiuti indifferenziati della regione (che sono 6.500 tonnellate al giorno) con abbondante capacita' residua per coprire rotture e manutenzioni. Sono di costruzione recente; sono costati 270 milioni di euro e, a differenza dell'inceneritore di Acerra, che e' un progetto di quarant'anni fa ancora fermo per difetti di progettazione, i Cdr sono impianti moderni. Impiegavano - il Dl 90 ne decreta la dismissione - 550 lavoratori metalmeccanici, tutti dotati di alta professionalita' acquisita soprattutto on the job: tanto che sono stati in grado di mandare avanti gli impianti anche in assenza dei loro sette direttori, arrestati insieme ai vertici della Protezione civile. Ma allora, se i Cdr campani sono sostanzialmente "buoni", in grado di lavorare tutti i rifiuti urbani della regione, se per i materiali che escono dagli impianti esistono sbocchi commerciali convenienti, in termini sia economici (frazione secca) che ambientali (Fos), a che cosa mai e' dovuto il disastro della Campania? All'inceneritore. Nei piani del gruppo Fibe-Impregilo, che li ha gestiti fino al 2006 e li ha ancora adesso in carico, i Cdr non servivano a trasformare i rifiuti in materiali da vendere o riutilizzare, ma a produrre combustibile per l'inceneritore di Acerra (e per gli altri a venire). Perche', grazie all'incentivo cosiddetto Cip6, che consente di vendere l'energia elettrica prodotta bruciando rifiuti a un prezzo triplo del suo costo di produzione di un impianto termoelettrico (incentivo abolito, ma reintrodotto da Prodi per l'inceneritore di Acerra ed esteso da un emendamento del Pd a tutti i futuri inceneritori campani, in barba ai divieti dell'Unione Europea), quegli inceneritori trasformano la merda in oro: quanta piu' merda, tanto piu' oro. Per questo in Campania non c'era e non c'e' convenienza a fare Rd, che sottrae materiale all'inceneritore; ne' a far lavorare bene i Cdr, che fin dall'inizio sono stati spinti al massimo raddoppiando addirittura i volumi trattati: tanto tutto sarebbe finito in mano a Re Mida l'Inceneritore e, in attesa che entrasse in funzione, sono stati accumulati milioni di "ecoballe" maleodoranti, come fossero tanti barili di petrolio: tanto da usarle come garanzia bancaria dei crediti concessi a Fibe; senza Cip6, quelle ecoballe non sarebbero che mutui subprime. Per questo con l'apertura dei Cdr erano state chiuse tutte le discariche, perche' niente sfuggisse alla voracita' dell'inceneritore e la frazione umida, che non brucia, e' stata abbandonata a marcire nei capannoni di lavorazione, infestati da puzza, ratti e insetti con cui gli operai devono lavorare gomito a gomito. Ma il vero disastro e' arrivato quando alla gestione Fibe e' subentrata quella diretta dei commissari. La Fibe sottoponeva i Cdr a una pressione insostenibile per "produrre di piu'", anche se sempre peggio, ma non dimenticava che gli impianti industriali hanno bisogno di manutenzione e, quindi, di pause, fermo macchine, riparazioni, pezzi di ricambio, imprese esterne specializzate, ecc. I commissari no: per loro i Cdr erano solo discariche per produrre "merdaccia", come emerge dalle intercettazioni dei vertici della Protezione civile. Tanto entrava, tanto doveva uscire nel piu' breve tempo possibile; con gli operai costretti a lavorare in condizioni di pericolo continuo per lo sforzo a cui venivano sottoposti uomini e macchine, per l'incuria che ha accentuato il degrado degli impianti: ugelli ostruiti dalla sporcizia; impianti di aspirazione guasti; nastri trasportatori che si spezzano e "saltano" in faccia agli operatori; gruisti a contatto diretto con i rifiuti per la rottura delle schermature, ecc. Insomma, se l'emergenza rifiuti e' il frutto avvelenato dell'inerzia iniziale delle Giunte campane, i cui presidenti sono peraltro stati commissari, il suo aggravamento e' effetto, e non causa, della perpetuazione del commissariamento e di chi ne ha preso il posto. Cosi', chiusi per decreto governativo in attesa degli inceneritori dove bruciare tutto, ecoballe e rifiuti tossici compresi, i Cdr che insieme alla raccolta differenziata e alle politiche di riduzione rappresentano la soluzione industriale moderna nella gestione dei rifiuti, si torna alla discarica; anzi alle undici discariche in cui il Dl 90 intende stipare per parecchi anni a venire tutto quello che non si e' saputo e voluto sottoporre a trattamento meccanico biologico, pur avendo a disposizione una impiantistica straordinaria per farlo. 5. RIFIUTI. GUIDO VIALE: VOGLIA DI RACCOLTA DIFFERENZIATA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 luglio 2008 col titolo "Voglia di raccolta differenziata"] Se si vuole far tornare alla normalita' la gestione dei rifiuti in Campania la prima cosa da fare e' porre fine alla sequela di falsita', denigrazioni e insulti verso le popolazioni della regione che pagano anni di responsabilita' altrui. E rispondere a due domande. 1. Perche', se gli sversamenti di rifiuti tossici provenienti da tutte le regioni d'Italia durano da decenni, chi ora fa barriera contro le discariche dei propri rifiuti non si e' opposto anche a quelle devastazioni? La prima risposta e' che la popolazione campana non si comporta diversamente da quella di qualsiasi altro territorio inquinato da rifiuti industriali. Ci si accorge "dopo" di cio', quando il danno e' fatto; spesso anni dopo, quando si cerca una diversa destinazione d'uso dei siti. Ma ci sono altri fattori. a. L'ignoranza delle conseguenze ambientali e sanitarie - ma anche economiche e sociali - di quelle operazioni. Di qui l'importanza di un'educazione ambientale vera, adeguata a una societa' industriale e non relegata a qualche "progetto educativo" che si sovrappone senza modificarli ai curricula scolastici: dalle elementari all'educazione permanente. Oggi, se interrogate un abitante di Napoli sul ciclo dei rifiuti, le sue fasi, le alternative praticabili, troverete una conoscenza che lascia a bocca aperta persino gli esperti. Conoscenza acquisita a proprie spese. Ponete le stesse domande al cittadino di una regione "a posto" con i rifiuti e vedrete quanta strada ha ancora da fare. Questa cultura, di cui c'e' un vitale bisogno per governarsi, non riguarda solo i rifiuti, ma l'energia, le acque, l'assetto idrogeologico, l'urbanistica, la mobilita', l'agricoltura, ecc. Certo la tv non ha contribuito granche'. b. Non parliamo di un territorio qualsiasi. Nelle province di Napoli e Caserta il territorio e' controllato dalla camorra; partner utilizzato da molte industrie di tutto il paese per sbarazzarsi a basso costo dei loro rifiuti. Opporsi alla camorra, soprattutto dove le amministrazioni sono colluse, presenta dei rischi. E' vero che in questi territori c'e' una contiguita' con la malavita organizzata che riguarda tanto molte istituzioni pubbliche e imprese quanto una parte rilevante della popolazione. E' una contiguita' senza soluzioni di continuita': tra la cosca criminale arcinota e il cittadino o l'amministratore compromessi non c'e' quasi mai rapporto diretto, bensi' mediazioni e "diluizioni" che passano attraverso finanziamenti, appalti, favori, assunzioni, consulenze, protezioni, raccomandazioni, prestiti, e quant'altro. A volte senza sapere veramente con chi si ha a che fare. In contesti simili, tacciare tutte le mobilitazioni popolari - anche le piu' odiose, come l'assalto al campo rom di Ponticelli - come "camorristiche" e' il modo migliore per spingere sempre piu' gente nell'abbraccio della malavita. E tuttavia denunce ed esposti di singoli cittadini o di organismi collettivi sono stati numerosi, da anni; spesso senza esiti. Ma molte delle inchieste sulla malavita organizzata sono partite da quelle denunce. c. Il litorale campano da Castelvolturno a Castellammare e' una delle aree piu' densamente popolate del mondo. Realizzare impianti dall'indubbio impatto ambientale e sanitario in contesti del genere non e' certo impossibile, ma richiede rigore e selezione delle soluzioni meno lesive per la popolazione. Nessuno ha mai proposto una discarica a Milano non dico in Parco Sempione, ma nemmeno a Monte Stella; oppure a Roma, non dico a Villa Borghese, ma neppure a Villa Ada. Perche' allora a Napoli una delle poche aree ancora verdi, densamente abitata, deve diventare la discarica di tutta la citta'? Lo stesso vale per l'inceneritore di Acerra, costruito nel sito piu' inquinato e piu' cancerogeno d'Europa, o per Agnano, dove se ne vuole fare un altro, inutile anche per chi ama questi impianti. Gli impianti ovviamente si devono fare: ma commisurandone alla "capacita' di carico" dei territori dimensioni, localizzazione, impatto e tipologia. Perche', allora, solo inceneritori e non compostaggio e riciclo, come molti comuni hanno chiesto di fare? I cittadini campani chiedono che prima di costruire un nuovo impianto - e non dopo - il sito sia bonificato dai guasti pre-esistenti, per non aggiungere inquinamento a inquinamento. Invece la localizzazione di molti impianti sembra aver seguito la logica opposta: sono stati fatti nelle aree gia' compromesse. Il che equivale ad avvelenare la popolazione. Ovvio che le reazioni siano drastiche. 2. Ma perche' mai in Campania "non si fa la raccolta differenziata"? Dove le amministrazioni si sono date da fare - una cinquantina di comuni, anche di dimensioni consistenti - la raccolta differenziata ha raggiunto livelli di eccellenza. Dove non si e' fatta e' perche' i comuni l'hanno delegata al Commissario o a consorzi che non se ne sono occupati. Ma, soprattutto, perche' e' stato loro impedito di farla. Da chi? Dai sostenitori dell'inceneritore. L'associazione delle banche italiane (Abi), sponsorizzando con un intervento illecito e a danno dei concorrenti il gruppo Impregilo, che aveva presentato il progetto tecnico di inceneritore peggiore - ma che poi ha vinto la gara - faceva notare fin dal 1999 che per garantire un adeguato rientro dei costi sostenuti dall'impresa era necessario ridurre al massimo il prelievo alla fonte dei rifiuti combustibili, cioe' carta e plastica. Senza questi materiali, infatti, l'inceneritore "si spegne". Di qui l'esigenza di bloccare la raccolta differenziata, frazione organica compresa. Tanto che nel 2001, la Fibe (l'azienda del gruppo Impregilo cui era stato consegnato il monopolio dei rifiuti campani) ha imposto la chiusura e lo smantellamento dell'impianto di compostaggio di S. Maria Capua Vetere, in funzione da due anni, perche' "i rifiuti erano suoi" e intendeva mandarli tutti nel futuro inceneritore di Acerra, facendoli passare attraverso uno degli impianti di selezione del rifiuto indifferenziato (i cosiddetti Cdr) appena aperti: impianti che ha poi usato non per alimentare l'inceneritore, non ancora pronto dopo sette anni, ma per produrre montagne di ingestibili ecoballe. Senza impianti di compostaggio non si puo' raccogliere l'umido. Cosi', quando il consorzio Caserta2 ha realizzato un nuovo impianto a San Tammaro, il commissario gli ha riempito i capannoni di ecoballe nonostante che per quell'uso li' di fronte ci fosse un piazzale grande come quattro campi di calcio. Cosi', per uscire dall'emergenza, si rende "indispensabile" l'inceneritore; anzi, quattro: perche' i campani "non vogliono fare la raccolta differenziata". Certo, come ovunque in Italia, ci saranno anche state in passato delle resistenze verso una raccolta differenziata porta a porta: quella che, dopo un periodo di avviamento, costa meno e toglie i cassonetti dalle strade. Ma invece di affrontare le difficolta', troppe amministrazioni le hanno assecondate o indotte, per continuare con i vecchi sistemi e i vecchi appalti e "lasciar lavorare" Fibe e commissari. Oggi pero', con montagne di rifiuti per strada, non c'e' un solo cittadino campano che non voglia fare la raccolta differenziata "spinta". Anzi, in molti quartieri si sono organizzati per farla da soli, bypassando aziende, comuni e consorzi; anche se poi e' difficile trovare chi viene a prelevare il materiale raccolto. La crisi della Campania va affrontata cominciando con il restituire alle sue popolazioni, con atti concreti, il rispetto che e' loro dovuto. 6. RIFIUTI. GUIDO VIALE: IL CASSONETTO DEGLI ECCESSI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 luglio 2008 col titolo "Il cassonetto degli eccessi" e il sommario "Nei rifiuti che potremmo non produrre c'e' l'equivalente di reddito che aiuterebbe ad arrivare a fine mese"] I rifiuti che hanno ingombrato per mesi e ancora ingombrano le strade della Campania sono gli stessi che in altri contesti vengono raccolti, piu' o meno ordinatamente, nei sacchetti, nei bidoni, nei camion e negli ecocentri della raccolta differenziata. Si presentano ai nostri occhi in modo diverso, ma materiali e oggetti di cui sono composti sono uguali: in gran parte imballaggi: di plastica, cartone, vetro, legno e metallo; poi altri prodotti usa-e-getta (stoviglie, pannolini e gadget) e avanzi di pasti non consumati o di acquisti alimentari non cucinati. Nei rifiuti urbani - quelli che ciascuno di noi produce - non c'e' quasi altro. I rifiuti domestici sono il residuo dei nostri consumi: cioe' di cose che abbiamo comprato, pagato e prima o poi (piu' prima che poi) buttato, perche' non ci servivano piu'. Gli imballaggi sono tanti: il 40%, in peso, dei rifiuti che produciamo; il 60-70 e anche piu' in volume, cioe' prima di entrare nel ventre di un compattatore che li schiaccia un po'; i prodotti usa e getta fanno un altro 10-15%. Gli avanzi alimentari contano molto meno: sono mediamente 250-300 grammi al giorno a testa, compresi quelli prodotti dai mercati e dai negozi. Inoltre, in confronto con gli altri rifiuti, occupano poco spazio (l'organico e' pesante); ma, se non vengono ritirati e trattati, si deteriorano in fretta: puzzano e attirano topi, insetti, parassiti e malattie. Lo fanno ovunque si trovino: sia abbandonati per strada che depositati in un cassonetto; sia in un contenitore per la raccolta differenziata che in una discarica. Gli imballaggi - in gran parte superflui - e gli articoli usa e getta che potrebbero essere sostituiti facilmente da prodotti lavabili e gli alimenti che buttiamo via ogni giorno, perche' abbiamo fatto la spesa con poca attenzione, incidono molto sul costo della vita: quasi un quarto di cio' che spendiamo. Poi dobbiamo spendere una seconda volta per il servizio di igiene urbana che li porta via, sperando che funzioni. Insomma, dentro i rifiuti che produciamo ogni giorno c'e' l'equivalente della quarta settimana del mese: quella in cui molti si ritrovano senza denaro, perche' hanno gia' speso tutto nelle prime tre settimane. Un'amministrazione che aiuti non solo a liberarci dai nostri rifiuti (portandoli via e trattandoli in modo differenziato, come e' suo dovere fare, se noi collaboriamo), ma anche a liberarci dalla necessita' di dilapidare un quarto delle spese correnti in imballaggi, in prodotti e in acquisti inutili aiuterebbe a superare il problema della quarta settimana molto meglio di qualche modesto aumento salariale. Si puo' fare. In molti paesi europei e in qualche citta' italiana si e' gia' cominciato a farlo: con la vendita di prodotti sfusi (alla spina): detersivi, liquidi alimentari, prodotti in grani; con la riduzione al minimo degli imballaggi - evitando l'eccesso di packaging; vino, birra e bibite in bottiglie a rendere (richiede un sistema di "logistica di ritorno", con la cauzione per il vuoto, che molti paesi civili hanno reintrodotto da tempo). Imponendo o raccomandando stoviglie lavabili nelle mense, nei fast food e nelle feste; pannolini di nuova concezione, lavabili in lavatrice (complessivamente costano un decimo di quelli usa e getta usati da un bambino); acqua del rubinetto (che spesso e' piu' pura di quella minerale); ecc. A questo vanno aggiunte la regolamentazione e la promozione dei mercati e dello scambio dell'usato, che consente a chi non puo' permettersi il "nuovo" di accedere comunque a beni importanti e di qualita'; e a chi vuole sbarazzarsi del vecchio, di non aggiungerlo al pozzo senza fondo dei rifiuti. Sono tutte questioni su cui i poteri pubblici locali possono avere un peso decisivo. Non si vuole certo svalutare le rivendicazioni salariali, sacrosante sopratt utto in Italia, che sta ormai al fondo della scala delle retribuzioni del lavoro dipendente in Europa. La lotta sindacale ha e manterra' sempre finalita' redistributive che, se trascurate, finiscono per spianare la strada del declino di tutto il sistema industriale: cioe' a farci assimilare sempre piu' a un paese del Terzo mondo. Tuttavia le rivendicazioni salariali non potranno mai piu' tenere il passo con i modelli di consumo che ci vengono proposti, dove prodotti inutili come gli imballaggi, l'usa e getta, gli ingorghi del traffico, le luminarie senza scopo hanno uno spazio crescente e ci costringono a un inseguimento senza domani. Per di piu', in un contesto in cui le nazioni impegnate in un decollo economico e nel conseguente consumo di risorse contano miliardi di abitanti mentre i limiti del pianeta sono ormai resi evidenti dall'aumento irreversibile del prezzo dei cereali, del petrolio e dei suoli edificabili. La strada per la riconquista della quarta settimana, cioe' di un reddito che permetta a tutti di fare fronte alle esigenze e alle aspirazioni di una vita decente passera' sempre meno attraverso mere conquiste salariali o il perseguimento di un maggior reddito; e dipendera' sempre piu' dall'adeguamento dei nostri consumi alle caratteristiche di un pianeta in cui i commensali e le loro esigenze aumentano, mentre le risorse sono sempre le stesse o addirittura diminuiscono. Non e' detto che questo peggiori la qualita' della vita. In molti casi puo' migliorarla: meno traffico, meno rifiuti, meno stress, meno miseria - se non ancora la nostra, sicuramente quella altrui, che sempre piu', pero', ricompare, come fonte di turbamento, sotto il nostro sguardo diretto o telematico: cioe' per strada o alla televisione. Ma e' una transizione che non puo' essere realizzata solo da ciascuno di noi, anche se i comportamenti individuali hanno in questo campo un peso crescente; e nemmeno puo' essere affidata soltanto alla lotta salariale o alla difesa settoriale degli interessi corporativi. E' una transizione in cui il rapporto tra cittadinanza e poteri pubblici - soprattutto locali - e' decisivo. Per questo non possiamo piu' essere indifferenti a chi gestisce questi poteri, ne' delegare loro la definizione di interventi come la gestione dei rifiuti o la riconversione del sistema distributivo, che per tanti anni abbiamo considerato questioni al di fuori della nostra portata. Viviamo in un contesto di sfiducia e distacco - peraltro motivati - tra cittadinanza e chi la governa: sia a livello nazionale che locale. Una svolta nella gestione dei rifiuti e' una cosa piccola; ma rappresenta la strada obbligata per ricostruire le basi della convivenza. 7. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 113 dell'11 luglio 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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