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Coi piedi per terra. 112
- Subject: Coi piedi per terra. 112
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 9 Jul 2008 14:15:13 +0200
- Importance: Normal
=================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 112 del 9 luglio 2008 In questo numero: 1. Il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo scrive ai sindaci di Ciampino e Marino, al presidente del X Municipio di Roma, al presidente della Provincia di Roma 2. Circolo Prc di Ciampino: Contro la costruzione dell'aeroporto di Viterbo e per l'immediata riduzione del traffico aereo 3. Antonella Litta: Riciclare, non bruciare 4. Alcuni estratti da "Il supermarket di Prometeo" di Marcello Cini (parte quinta e conclusiva) 5. Per contattare il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo 1. INFORMAZIONE. IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO SCRIVE AI SINDACI DI CIAMPINO E MARINO, AL PRESIDENTE DEL X MUNICIPIO DI ROMA, AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI ROMA [Riportiamo il seguente comunicato del 7 luglio 2008 del comitato] Il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo ha inviato ai sindaci dei Comuni di Ciampino e Marino, al presidente del X Municipio del Comune di Roma e al presidente della Provincia di Roma una lettera con cui si trasmette per opportuna conoscenza il resoconto di un recente incontro tra il Prefetto di Viterbo e il Comitato stesso; un elenco delle principali adesioni all'appello promosso dal medesimo Comitato; un comunicato che riferisce della recentissima presa di posizione contraria al devastante mega-aeroporto di Viterbo anche da parte del segretario generale della Cgil Epifani. * Il comitato evidenzia come il devastante mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fugi" per Roma a Viterbo sia assolutamente irrealizzabile. Irrealizzabile per ragioni di diritto e per ragioni di fatto. Di diritto: perche' esso non e' conforme a quanto disposto dalla vigente legislazione italiana ed europea; perche' esso non e' compatibile con quanto dispone la normativa in materia di Valutazione d'impatto ambientale, di Valutazione ambientale strategica, di Valutazione d'impatto sulla salute; perche' le procedure fin qui seguite dal Ministero dei Trasporti per l'individuazione dell'area sono state viziate da errori marchiani, cosi' come la relazione ministeriale rivela una scandalosa e fin grottesca ignoranza della situazione sul terreno; perche' le norme in vigore a tutela di rilevantissimi beni ambientali, storico-culturali e terapeutici presenti nell'area proibiscono la realizzazione dell'opera. Di fatto: perche' il dissennato e devastante mega-aeroporto impatterebbe distruttivamente sull'area termale del Bulicame, un'area di valore naturalistico, storico-culturale, monumentale, agricolo e terapeutico-sociale di fondamentale importanza e unica nella sua peculiarita'; perche' la dissennata e devastante opera provocherebbe un inquinamento chimico, elettromagnetico ed acustico che danneggerebbe gravemente la salute, la sicurezza e la qualita' della vita dei cittadini di Viterbo (essendo peraltro il sedime aeroportuale assai vicino alla citta'); senza aggiungere che l'infrastruttura ferroviaria e viaria di collegamento tra Viterbo e Roma (al cui servizio l'aeroporto low cost sarebbe ordinato) e' in condizioni tali da rendere de facto incompatibile l'opera; e che l'opera avrebbe un impatto disastroso sulle risorse e sull'economia viterbese, citta' e provincia che gia' subisce l'impatto di altre pesanti e nocivissime servitu' (le servitu' militari, il polo energetico Civitavecchia-Montalto, l'edilizia speculativa, le discariche abusive...). * Alla luce di tutto cio' il comitato evidenzia come sarebbe del tutto illusorio per gli enti locali in indirizzo attendere dalla realizzazione di un impossibile ed illegale devastante mega-aeroporto per voli low cost a Viterbo la soluzione per la tragedia che subiscono da anni gli abitanti di Ciampino, di Marino e del X Municipio di Roma: la tragedia sanitaria e ambientale determinata dall'insostenibile volume di traffico dell'aeroporto di Ciampino che sta provocando malattie e disagi gravissimi alle popolazioni locali. * Il comitato, che fin dalla sua costituzione ha espresso solidarieta' alle popolazioni vittime dello scellerato incremento del volume di traffico dell'aeroporto di Ciampino, chiede agli enti locali in indirizzo un impegno tempestivo ed energico per ottenere l'immediata e drastica riduzione dei voli facenti capo a quel sedime aeroportuale, non spostandoli altrove ma imponendone la cancellazione tout court. * I sindaci di Ciampino e di Marino, il presidente del X Municipio di Roma e il presidente della Provincia di Roma devono cessare di essere ad un tempo vittime e complici dell'inganno e della truffa dell'impossibile ed illegale devastante mega-aeroporto di Viterbo, e devono quindi piuttosto adoperarsi con gli strumenti che l'ordinamento giuridico mette a loro disposizione per ottenere ope legis la drastica e immediata riduzione dei voli su Ciampino. 2. DOCUMENTI. CIRCOLO PRC DI CIAMPINO: CONTRO LA COSTRUZIONE DELL'AEROPORTO DI VITERBO E PER L'IMMEDIATA RIDUZIONE DEL TRAFFICO AEREO [Dalla mailing list dell'"Assemblea No-fly" di Ciampino riprendiamo il testo dell'ordine del giorno approvato il 5 luglio 2008 dal congresso del circolo "Antonio Gramsci" del Prc di Ciampino, contro la costruzione dell'aeroporto di Viterbo e per l'immediata riduzione del traffico aereo] Il congresso del circolo di Ciampino esprime la propria contrarieta' al progetto di costruzione di un aeroporto a Viterbo, non potendo questo in nessuna maniera essere una soluzione per la citta' di Ciampino. Siamo innanzitutto contrari alla logica per cui per eliminare il problema lo si sposta in un'altra citta': e' meschino e ignobile avallare l'idea che per salvare la popolazione ciampinese dall'inquinamento, lo si sposta sulla popolazione della Tuscia con tanto di devastazione ambientale. Una follia alla fine della quale, Ryanair e AdR avrebbero intascato miliardi di euro di profitti senza pagare un euro per tutti i danni arrecati alla nostra salute, mentre a pagare sarebbero i viterbesi. Sono i fatti poi a confermare che questa non sara' mai una soluzione per Ciampino, ma solo un aiuto alla speculazione. Al di la' delle belle parole di Marrazzo e Perandini sulla necessita' di chiudere lo scalo Pastine, alle quali siamo abituati da anni, i fatti dicono che i piani di AdR prevedono un incremento del traffico aereo fino a 115 milioni di passeggeri entro il 2020 (oggi sono 35 milioni): un numero irraggiungibile senza l'utilizzo dello scalo di Ciampino, visto che Viterbo non potrebbe avere la capienza di Fiumicino. Inoltre AdR ha stanziato dei fondi per il rifacimento della pista e lo scorso gennaio Veltroni ha avviato il progetto per la costruzione di un nuovo grande parcheggio adiacente all'aeroporto, costruito con fondi privati per il costo di 5 milioni di euro. Non si spendono queste somme per un sito che si vuole chiudere. Siamo di fronte all'ennesima presa in giro per gli abitanti di Ciampino: parlare dell'aeroporto di Viterbo serve solo a deviare l'attenzione dallo spaventoso inquinamento che ogni giorno subiamo, ad accantonare la rivendicazione della cancellazione di tutte le tratte aeree illegalmente stabilite a Ciampino dal 2000. La stessa tattica utilizzata dal sindaco, da Veltroni, da Marrazzo e dall'Enac, quando nei ripetuti tavoli tecnici durati per mesi promettevano di voler spostare i voli, mentre nella realta' i voli aumentavano fino all'insostenibile numero di oltre 130 movimenti commerciali giornalieri. Nel marzo scorso, dopo tre mesi di rilevazioni, secondo il Centro regionale infrastrutture sistemi trasporto aereo del Lazio (Cristal) il numero massimo di voli compatibili con lo scalo era 61 invece dei circa 200 giornalieri. Solo dopo un anno di monitoraggio pero' il dato sara' provato in maniera scientifica. In questi mesi e nei prossimi nemmeno un volo verra' spostato da Ciampino; siamo quindi certi che questo dato sara' confermato. In attesa di vedere cosa inventeranno le istituzioni per nascondere anche questi dati (ancora non e' stata fatta una analisi epidemiologica sulla popolazione ne' una Valutazione d'impatto ambientale), noi torniamo a chiedere lo spostamento immediato di tutte le tratte immesse su Ciampino dal 2001 e la cancellazione di tutte quelle che Fiumicino non potesse ospitare. Questo traffico aereo e' stato portato a Ciampino in spregio delle leggi sul rumore, sull'inquinamento e sulla sicurezza dell'impianto (persino la pista non e' a norma). Questo traffico aereo deposita su Ciampino e sulle zone limitrofe un volume di polveri sottili pari a quello prodotto da 500.000 auto al giorno: basterebbe questo per legittimare la richiesta di spostamento delle rotte. Non possiamo accettare la corsa sfrenata all'aumento dei voli e alla costruzione di aeroporti che i padroni delle compagnie aeree vogliono imporre sui nostri territori: seguendo i loro piani, tra qualche anno avremmo 5 aeroporti tra Siena e Frosinone, con ricadute inimmaginabili sui territori e sulle popolazioni. Dobbiamo opporre a questi piani tutti incentrati sui profitti delle aziende aeree e di costruzioni, un piano razionale dei trasporti, in cui pochi grandi hub siano collegati tra loro da un sistema efficiente di trasporti su rotaia, vietando la proliferazione di tratte aeree al di sotto dei 500 km. Un piano come questo si scontra con gli interessi dei padroni del mercato aereo. E non potra' mai essere attuato finche' i trasporti dovranno sottostare alla logica del profitto. L'intero settore deve tornare in mani pubbliche, sotto il controllo dei lavoratori e delle popolazioni, a cominciare proprio da AdR. Chiediamo al nostro partito, quindi, di ritirare l'appoggio al piano Marrazzo votato in Regione che individua a Viterbo la sede del nuovo scalo e da' mandato per l'individuazione di un altro sito nel frusinate. Chiediamo altresi' che il nostro partito rompa con la giunta comunale di Ciampino, con la giunta provinciale di Viterbo e con la giunta Marrazzo, se decideranno di proseguire nella costruzione dell'aeroporto di Viterbo. A Ciampino questo sarebbe da tempo un atto dovuto, viste le chiare e gravi responsabilita' del Pd nell'aumento del traffico aereo e nel sostegno al progetto di scalo a Viterbo. Noi staremo dalla parte di chi lotta per la salute, contro chi vuole devastare l'aria e il territorio in nome dei profitti privati. Il circolo di Ciampino si impegna a una effettiva solidarieta' con i movimenti in lotta tra Viterbo e Ciampino, per la costruzione di una mobilitazione in citta', coinvolgendo i lavoratori civili e della parte militare del Pastine (tra i quali sono aumentate le morti per malattie all'apparato respiratorio) e facendo appello al No-fly, al comitato e ai partiti della sinistra ad un fronte comune per la riduzione immediata del traffico aereo. Circolo Prc "A. Gramsci" di Ciampino 3. RIFIUTI. ANTONELLA LITTA: RICICLARE, NON BRUCIARE [Riproponiamo il seguente intervento gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino". Antonella Litta e' la portavoce del Comitato che si oppone alla realizzazione dell'aeroporto a Viterbo; svolge l'attivita' di medico di medicina generale a Nepi (in provincia di Viterbo). E' specialista in Reumatologia ed ha condotto una intensa attivita' di ricerca scientifica presso l'Universita' di Roma "la Sapienza" e contribuito alla realizzazione di uno tra i primi e piu' importanti studi scientifici italiani sull'interazione tra campi elettromagnetici e sistemi viventi, pubblicato sulla prestigiosa rivista "Clinical and Esperimental Rheumatology", n. 11, pp. 41-47, 1993. E' referente locale dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia). Gia' responsabile dell'associazione Aires-onlus (Associazione internazionale ricerca e salute) e' stata organizzatrice di numerosi convegni medico-scientifici. Presta attivita' di medico volontario nei paesi africani. E' stata consigliera comunale. E' partecipe e sostenitrice di programmi di solidarieta' locali ed internazionali. Presidente del Comitato "Nepi per la pace", e' impegnata in progetti di educazione alla pace, alla legalita', alla nonviolenza e al rispetto dell'ambiente] Il continuo aumento dei rifiuti e il problema della loro gestione non sono altro che uno degli aspetti del nostro modello di vita e sviluppo economico che privilegia la crescita della produzione di merci e dei consumi, spesso indotti e superflui e per soddisfare i quali ci s'indebita sempre piu'. Moderne catene sono oggi le rate degli innumerevoli mutui e finanziamenti con cui paghiamo oggetti spesso non necessari, avvolti da involucri ed imballaggi che vanno a finire nella spazzatura. E' quindi chiaro che una corretta e razionale gestione dei rifiuti non puo' prescindere da una attenta riconsiderazione dell'attuale modello di sviluppo che deve anche prevedere ed obbligare alla riduzione dei rifiuti "a monte". Sono le industrie che devono farsi carico del recupero per il successivo riciclo di tutti quei materiali che ci vengono venduti, per esempio, insieme ad un qualsiasi elettrodomestico. E' solo il riciclo di questi materiali, e non il loro abbandono o distruzione, che puo' arrestare il saccheggio delle materie prime di cui sono composti, e di cui l'ambiente non possiede quantita' illimitate. E' quindi un problema politico ancor prima che tecnico. Infatti non sono sufficienti le migliori tecniche di smaltimento dei rifiuti se non si regola e non si fanno scelte politiche e di governo del territorio che devono influire sulla qualita' e sulla quantita' dei rifiuti prodotti. La gestione del "problema rifiuti" passa per una politica semplice, quella delle cosiddette "r": riduzione della produzione, raccolta differenziata porta a porta, riciclaggio, riuso, riparazione, recupero e responsabilizzazione dei cittadini e delle istituzioni, in particolare dei Comuni, delle Province e delle Regioni che devono predisporre centri piccoli e diffusi sul territorio, a gestione comunale, per lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti solidi urbani (in sigla: rsu) con aree per il trattamento della frazione umida che dara' vita al compost da utilizzare come fertilizzante naturale. In parole semplici una filiera breve del ciclo dei rifiuti che possa cosi' essere controllato e gestito in relazione alle peculiarita' sociali ed economiche del territorio. Con l'attuazione di questa politica e' ovvio che il quantitativo di rifiuti che necessitano di un trattamento finale si riduce in maniera drastica ed e' possibile trattarli con tecnologie che garantiscono ambiente e salute e che non sono le discariche o i termovalorizzatori che meglio sarebbe chiamare con il loro vero nome, cioe': inceneritori. * L'incenerimento dei rifiuti solidi urbani e' una tra le tecniche piu' dannose per l'ambiente e la salute. I rifiuti non scompaiono bruciandoli ma vengono trasformati in altro: polveri, scorie, gas. Per ogni tonnellata di rsu bruciati in un inceneritore si producono circa 330 kilogrammi di ceneri e fanghi, scorie tossiche che devono essere trattate e poi conferite in discariche speciali ad un costo che e' sempre a carico dei contribuenti. Durante le fasi del processo di combustione dei rifiuti vengono immessi nell'aria milioni di metri cubi di gas dannosi, la cui composizione dipende dal tipo di rifiuto bruciato e che contribuiscono all'aumento dei gas serra, al fenomeno delle piogge acide e di eutrofizzazione di mari e laghi. Le polveri emesse, meglio note come particolato sottile ed ultrasottile (PM10 e PM2.5, ovvero polveri con diametri di 10,5 micron ed inferiori a 2.5 micron) sono costituite da nanoparticelle formate da sostanze chimiche (metalli pesanti in particolare: arsenico, berillio, cadmio, cromo, nichel, piombo, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine e furani, ecc.) estremamente pericolose, perche' persistono nell'ambiente e possono accumularsi negli organismi viventi. Ormai innumerevoli studi scientifici mostrano l'evidente correlazione tra l'esposizione alle polveri sottili ed ultrasottili e l'aumento dei ricoveri ospedalieri, della mortalita', delle malattie respiratorie, delle malattie cronico-degenerative (alzheimer, sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla), delle malattie endocrine, delle malattie neoplastiche e del sistema cardiovascolare. L'inalazione delle polveri sottili e ultrasottili provoca riduzione della funzionalita' polmonare nei bambini, riduzione della speranza di vita, aumento delle malattie neoplastiche e basso peso alla nascita per esposizioni avvenute nel periodo di gravidanza e precedentemente. Molte sostanze prodotte dalla combustione di rsu sono sconosciute e il loro impatto sulla salute e l'ambiente ancora imprevedibile e non valutabile. Gli inceneritori di ultima generazione emettono meno polveri e gas ma non hanno filtri in grado di fermare le polveri ultrasottili (quelle piu' pericolose perche' arrivano direttamente nel sangue) e la ridotta emissione di gas e polveri e' compensata dall'aumento della capacita' di combustione e non rassicura in alcun modo in quanto le sostanze immesse nell'ambiente sono sempre dannose per la salute ed hanno la capacita' di persistere ed accumularsi negli organismi viventi. A conferma di quanto affermato, uno studio commissionato dal Cewep - Confederation of European Waste-to-energy Plants - (confederazione europea dei gestori degli impianti dai rifiuti all'energia) afferma che "il riciclaggio dei materiali raccolti con una buona differenziazione, provoca un minor impatto ambientale rispetto alla termovalorizzazione". In Francia nell'ottobre scorso l'Ordine dei medici ha chiesto una moratoria alla costruzione di nuovi inceneritori e la stessa cosa ha fatto l'Ordine dei medici dell'Emilia-Romagna richiamandosi al principio di precauzione. Il principio di precauzione, nato all'interno di tematiche strettamente ambientali (Rio de Janeiro, 1992) ed entrato a far parte del Trattato Costitutivo dell'Unione Europea (Maastricht, 1994), afferma che "qualora esista il rischio di danni gravi ed irreparabili, la mancanza di piena certezza scientifica non puo' costituire il pretesto per rinviare l'adozione di misure efficaci, anche non a costo zero, per la prevenzione del degrado ambientale". La stessa Unione Europea indica la termodistruzione e il conferimento in discarica come ultime opzioni, in quanto entrambe non sono scevre da rischi per l'ambiente e la salute. E' assolutamente necessario evitare il ricorso agli inceneritori - o termovalorizzatori che dir si voglia - non solo per ragioni di salute ed ambientali ma anche economiche. In America, in Europa e anche in Italia, di recente e' nata una nuova imprenditoria che dalla gestione del ciclo dei rifiuti senza il ricorso alle discariche e agli inceneritori e' riuscita a creare opportunita' di lavoro e guadagno. Queste imprese trattano il residuo non riciclabile con metodi definiti meccanico-biologici, ed i trattamenti meccanici con estrusione dopo biostabilizzazione hanno un impatto ambientale pressoche' nullo. Il costo del riciclo dei rifiuti con queste metodiche e' di molto inferiore rispetto all'incenerimento, ma queste tecnologie purtroppo stentano a farsi spazio e sono poco pubblicizzate dagli organi d'informazione e poco conosciute da amministratori, medici e cittadini. La percentuale di rifiuti riciclati in Italia e' molto bassa rispetto all'Europa. La spiegazione sta nel fatto che in Italia e solo in Italia l'incenerimento viene considerato una forma di riciclo e i rifiuti solidi urbani sono equiparati alle fonti di energia rinnovabili nonostante che questa normativa sia stata considerata illegittima e sanzionata dall'Unione Europea: cosi' chi gestisce i termovalorizzatori riceve una sovvenzione statale, pagata dai cittadini con il 7% in piu' sull'importo della bolletta Enel; e' il famoso contributo Cip 6. In questa maniera l'80% di questo contributo, che dovrebbe essere destinato alle vere fonti rinnovabili di energia, va a chi costruisce impianti a biomasse e inceneritori. * Grande e' la preoccupazione, lo sconforto e lo sdegno per una politica che sceglie di gestire il problema rifiuti senza preoccuparsi degli effetti negativi sulla salute e l'ambiente, senza il dialogo con le comunita' locali, senza un piano nazionale di gestione dei rifiuti, sempre rincorrendo l'emergenza che essa stessa ogni volta crea. Noi sappiamo che invece una riduzione dei rifiuti insieme alla loro corretta e salubre gestione e' possibile ed e gia' attuata in varie zone d'Italia. Una gestione capace di operare nel rispetto per l'ambiente e di restituire concretezza e verita' all'articolo 32 della Costituzione Italiana che afferma che "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita'". 4. LIBRI. ALCUNI ESTRATTI DA "IL SUPERMARKET DI PROMETEO" DI MARCELLO CINI (PARTE QUINTA E CONCLUSIVA) [Dal sito www.tecalibri.it riprendiamo i seguenti estratti dal libro di Marcello Cini, Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza, Edizione Codice, Torino 2006. Marcello Cini, nato a Firenze nel 1923, e' docente universitario di fisica, e autorevole studioso di fama internazionale; ha partecipato attivamente alle discussioni degli ultimi decenni sulla storia della scienza, i temi epistemologici, la critica della scienza e della sua pretesa neutralita'. E' stato ordinario di Fisica Teorica, poi di Teorie Quantistiche e oggi e' Professore Emerito dell'Universita' "La Sapienza" di Roma. Nella sua attivita' di ricerca si e' occupato di particelle elementari, di fondamenti di meccanica quantistica, di processi stocastici ma anche di storia della scienza e di temi epistemologici, temi su cui e' stato un punto di riferimento del dibattit internazionale. E' stato vicedirettore della rivista internazionale "Il Nuovo Cimento"; collabora al quotidiano "Il manifesto". Oltre a testi di fisica per uso universitario e per la scuola secondaria, ha pubblicato vari altri libri. Riportiamo la motivazione dell'attibuzione del Premio Nonino 2004 "A un Maestro Italiano del nostro tempo": "Fisico illustre, intellettuale tra i piu' 'curiosi' nel panorama culturale italiano del secondo Novecento. Cresciuto nel culto della verita', ne ha conservato il 'fuoco' sino ad oggi. Nella Sua fine riflessione epistemologica critica il feticcio della neutralita' della scienza e sostiene un sapere consapevole e responsabile verso la societa'. Padre nobile ed appartato dei movimenti ambientalisti e grande difensore della diversita'. In un lato del suo pensiero sintetizzato nella parola d'ordine 'la vita non si brevetta' si ritrovano legami strettissimi con l'ideale del 'Principio Responsabilita'' teorizzato da Hans Jonas, messaggio che desideriamo trasmettere con forza alle generazioni future". Opere di Marcello Cini: (con G. Ciccotti, M. de Maria, G. Jona-Lasinio), L'ape e l'architetto. Paradigmi scientifici e materialismo storico, Feltrinelli, Milano 1976; (con Danielle Mazzonis), Il gioco delle regole. L'evoluzione delle strutture del sapere scientifico, Feltrinelli, Milano 1981; The History and Ideology of Dispersion Relations, in: Foundations od Science, I, 1981; Cultural Tradition and Environmental factors in the Development of Quantum Electrodynamics, in: Foundations od Science, III, 1981; Trentatre' variazioni su un tema. Soggetti dentro e fuori la scienza, Editori Riuniti, Roma 1990; (con: J. M. Levy-Leblond, Adam Hilger), Quantum Theory without Reduction, 1991; Oltre il riduzionismo, 1991; Un paradiso perduto. Dall'universo delle leggi naturali al mondo dei processi evolutivi, Feltrinelli, Milano 1994; Caso, necessita', liberta', Cuen, Napoli 1998; Dialoghi di un cattivo maestro, Bollati Boringhieri, Torino 2001; Il supermarket di Prometeo. La scienza nell'era dell'economia della conoscenza, Codice, 2006] Da pagina 310 e seguenti Dove andiamo? La globalizzazione Tutto il potere al mercato La societa' globalizzata che l'economia capitalistica sta realizzando nel XXI secolo e' fondata sulla prospettiva di soddisfare attraverso il mercato tutti i bisogni individuali e collettivi che investono l'intero arco delle esperienze umane. Secondo il pensiero neoliberista dominante, che sta alla base dei programmi e degli interventi delle tre istituzioni internazionali - l'Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc), il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e la Banca Mondiale - responsabili dell'economia mondiale, l'unico modo per assicurare il massimo benessere possibile a tutti gli abitanti del pianeta e' infatti quello di attribuire al mercato il potere di regolare, attraverso la sua "mano invisibile", tutte le azioni umane. Tuttavia, molti autorevoli esponenti della classe dirigente del capitalismo mondiale - dal Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, ex-vicedirettore della Banca Mondiale, dimessosi dalla carica per dissenso con la politica di quest'istituzione, al notissimo finanziere George Soros, che ha costruito un impero speculando nel mercato finanziario - sono fortemente scettici sulle possibilita' di raggiungere questo fine senza modificare profondamente le regole del processo di globalizzazione. Il primo scrive ad esempio: "Chi denigra la globalizzazione troppo spesso ne sottovaluta i vantaggi, ma i suoi fautori sono stati, se possibile, ancor meno imparziali. Per loro, la globalizzazione (associata tipicamente all'accettazione del capitalismo trionfante, sul modello americano) e' progresso; i paesi in via di sviluppo devono accettarla se vogliono crescere e combattere la poverta' in modo efficace. Ma per molti nel mondo in via di sviluppo la globalizzazione non ha portato i vantaggi economici sperati". Il secondo, pur ribadendo che "in effetti la globalizzazione e' uno sviluppo per molti versi auspicabile", riconosce che "la globalizzazione ha anche un lato negativo". Soros spiega: "In primo luogo, molte persone (in particolare nei paesi meno sviluppati) sono state danneggiate dalla globalizzazione senza avere alcuna rete di sicurezza sociale che le proteggesse; molte altre sono state emarginate dai mercati globali. In secondo luogo, la globalizzazione ha provocato una ripartizione iniqua delle risorse tra beni privati e beni pubblici. Il perseguimento del profitto, indifferente a ogni altra considerazione, puo' nuocere all'ambiente ed entrare in conflitto con altri valori sociali. Terzo, i mercati finanziari globali hanno una naturale tendenza alla crisi. [...] Tutti e tre questi fattori si sommano e ne risulta un 'terreno di gioco' estremamente ineguale". Queste posizioni critiche, che esprimono la preoccupazione che la via seguita finora possa mettere in serio pericolo la stabilita' del sistema, restano comunque tutte interne alla cultura economica dominante, secondo la quale "il mondo sta orientandosi al capitalismo perche' questo si fonda su presupposti circa la natura umana e la tecnologia che paiono corrispondere meglio alla realta' degli atteggiamenti degli uomini e della tecnologia moderna". Per quanto mi riguarda, invece, come ho gia' anticipato nel prologo, non appartengo - nonostante il fallimento dei tentativi novecenteschi di realizzare, attraverso l'utopia comunista, una societa' socialista alternativa al capitalismo - alla schiera di coloro che si rassegnano ad ammettere che il capitalismo, e comunque questo capitalismo, sia l'unico sistema sociale possibile. Non si tratta solo di fedelta' agli ideali d'uguaglianza e di giustizia che hanno portato alla nascita del movimento operaio e socialista nella seconda meta' dell'Ottocento. Si tratta della consapevolezza del fallimento del capitalismo - un insuccesso altrettanto grave e drammatico del primo - nell'obiettivo di assicurare, per lo meno in una prospettiva visibile, a tutti gli abitanti del pianeta una vita serena e dignitosa, nonostante esistano ormai tutte le conoscenze e tutti i mezzi economici e tecnologici necessari per realizzarlo. In altri termini, posso dire che - pur non essendo sicuro che, come dicono i new-global, "un altro mondo sia possibile" - sono certo che un altro mondo e' necessario. Vediamo dunque meglio le argomentazioni che dimostrano questo secondo fallimento. Ricorrero', visto che non sono del mestiere, a estese citazioni tratte dai libri di autorevoli economisti. Il primo e' Jean Ziegler, giornalista e uomo politico svizzero impegnato da molti anni a far luce sui loschi retroscena del capitalismo internazionale, che e' stato anche consulente dell'Onu per i problemi della fame nel mondo. "In primo luogo occorre ricordare - scrive - che il dogma ultraliberista dice che, abbandonato a se stesso e affrancato da ogni tipo di limite o di controllo, il capitale si dirige spontaneamente e in ogni istante verso il luogo in cui i suoi profitti saranno massimi. La comparazione dei costi di produzione determina dunque il luogo d'impianto della produzione delle merci". * Da pagina 318 e seguenti La corporation La fantascienza ha piu' volte presentato scenari terrificanti di un mondo dominato da macchine che hanno "preso il potere" sottomettendo il genere umano a una dittatura che non ha altro fine che quello dell'autoreplicazione di macchine, ovviamente amorali, sempre piu' sofisticate. Il tema della possibilita' di produrre macchine autoreplicanti e' diventato tuttavia realistico con John von Neumann. Abbiamo gia' visto come Giuseppe Longo abbia scritto su questo tema pagine di grande sensibilita' e acutezza. Il filo conduttore della sua ricerca, al tempo stesso letteraria e scientifica, lo ricordiamo, e' quello della simbiosi fra uomo e computer, e in particolare della coevoluzione fra la specie umana e la rete. Le sue conclusioni sono improntate al pessimismo: "Se l'intelligenza umana rinuncera' alle sue prerogative specifiche per adeguarsi a quelle dell'intelligenza artificiale, ne uscira' sconvolta e impoverita. La repressione di quei caratteri provochera' frustrazioni e infelicita', senza che queste frustrazioni possano emergere e sfogarsi con forza e dignita', perche' sarebbero oggetto di scherno da parte degli 'uomini-macchina' gia' avviati alla simbiosi. Se invece l'intelligenza umana cerchera' di mantenere le proprie specificita', non mancheranno coloro (e gia' ci sono) che vorranno arricchire l'intelligenza artificiale dotandola anche di quelle caratteristiche, magari a scopi puramente utilitari o edonistici, ad esempio per ottenere 'macchine da compagnia' meno esigenti e fastidiose degli esseri umani. Pur rimanendo diversi, vista la diversita' della loro storia evolutiva - l'artefatto (intelligenza artificiale) e l'originale (intelligenza umana) -, non c'e' dubbio che a qualche livello un confronto sarebbe possibile, e prima o poi l'uomo lo perderebbe, perche' i parametri di valutazione sarebbero sempre piu' meccanici e sempre meno umani". Come ho gia' anticipato, non condivido la tesi - esplicita in Galimberti e, in parte, implicitamente accettata da Longo - dell'ineluttabilita' del processo di deumanizzazione (o se si vuole di "macchinizzazione") dell'uomo ad opera di un'inesorabile marcia della tecnica che stritola tutto cio' che trova sul suo cammino. O per meglio dire non condivido l'idea che sia la tecnica stessa il motore della propria marcia. Secondo me, l'instaurazione di una dittatura di macchine tecnologiche che incorporano nel loro universo uomini disumanizzati non e' lo sbocco ineluttabile di uno sviluppo inesorabile della tecnica, ma la possibile conseguenza della dittatura, ben piu' attuale e onnipresente, delle vere e proprie "macchine" socio-economiche - le imprese multinazionali, o corporation - che utilizzano le tecnoscienze per integrare e sottomettere masse umane crescenti nel proprio ciclo di autoriproduzione. L'uso del termine "macchina" non e' una semplice metafora. La tesi che il mondo sia gia' dominato da entita' autonome, irresponsabili nei confronti del mondo al loro esterno e che agiscono soltanto al fine di ottimizzare i propri vantaggi riproduttivi, senza rispondere in alcun modo dei danni che le loro azioni possono produrre sugli altri soggetti sociali individuali e collettivi, e' ampiamente documentata in uno splendido libro di Joel Bakan intitolato The Corporation, dal quale e' stato anche tratto un film. "Le corporation al giorno d'oggi - cosi' si apre il libro - controllano le nostre vite: decidono cosa mangiamo, cosa vediamo, cosa indossiamo, dove lavoriamo e cosa facciamo. Siamo inesorabilmente circondati dalla loro cultura, dalla loro iconografia e dalla loro ideologia". La natura della corporation e' fissata in modo chiaro dalla legislazione degli stati moderni instaurata alla meta' dell'Ottocento. Essa e' "una 'persona' giuridica la cui ragione sociale si fonda sulla valorizzazione di interessi privati, a prescindere da qualsiasi considerazione di ordine etico. Quella che in un essere umano sarebbe pressoche' unanimemente ritenuta una personalita' aberrante, se non psicopatica, e' invece unanimemente accettata nell'istituzione economica piu' potente della nostra societa'". Il punto di partenza dell'atto di accusa di Bakan e' che la legge vieta espressamente che la corporation, e per essa gli uomini che la dirigono, sia socialmente responsabile delle sue azioni. Lo spiega chiaramente un esperto di diritto societario, Robert Hinkley: "Chi guida una corporation ha un dovere legale verso gli azionisti, e questo dovere consiste nel realizzare profitti. Venir meno a questo dovere, per amministratori e dirigenti, puo' significare essere citati in giudizio dagli azionisti. La legge consacra la corporation al perseguimento dei propri interessi (e ne identifica l'interesse con quello degli azionisti). Nessuna menzione e' fatta della responsabilita' verso l'interesse pubblico. [...] La legge pertanto considera le preoccupazioni etiche e sociali come irrilevanti, o come ostacoli al mandato fondamentale della corporation". La corporation dunque e' equiparabile a una persona psicopatica priva di qualunque regola morale. Il dottor Robert Hare, esperto internazionale di psicopatologia, ne analizza cosi' i comportamenti: "La corporation e' irresponsabile, perche' nel tentativo di raggiungere i suoi obiettivi e' disposta a mettere a rischio chiunque. Le corporation cercano di manipolare tutto, inclusa l'opinione pubblica, e sono megalomaniache nel ripetere continuamente 'Siamo i numeri uno, siamo i migliori'". [...] Altri tratti salienti della corporation sono l'assenza di empatia e le tendenze asociali: un comportamento che denota l'assoluta mancanza di attenzione nei riguardi delle loro vittime. Le corporation spesso rifiutano di accettare la responsabilita' delle loro azioni e sono incapaci di provare rimorsi: quando sono colte in fallo, pagano multe salate e continuano imperterrite a fare quello che facevano prima; anche perche' le multe e le sanzioni comminate sono insignificanti rispetto ai profitti che si mettono in tasca. Insomma, una persona in carne e ossa che si comportasse come la persona giuridica corporation sarebbe messa in manicomio, o in galera, o comunque stigmatizzata come socialmente pericolosa. Perche' la corporation e' invece considerata socialmente degna di rispetto e persino d'ammirazione e di gratitudine? Perche' non e' una persona, ma e' una macchina, e una macchina e' fatta per realizzare uno scopo, senza occuparsi di cio' che e' giusto o sbagliato, buono o cattivo. Per di piu', e' una macchina molto utile perche' produce ricchezza. Pecunia non olet, dicevano gia' i romani. La modalita' principale attraverso la quale la corporation produce profitti e' la pratica di produrre esternalita', cioe' di scaricare all'esterno i costi dei danni prodotti dall'attivita' dell'impresa. Tutti i mali che colpiscono le persone e l'ambiente come risultato della spasmodica - e giuridicamente obbligata - ricerca del profitto da parte delle corporation sono pertanto sistematicamente classificati dagli economisti come "esternalita'": cioe', problemi altrui. In sostanza, spiega l'uomo d'affari Robert Monks: "La corporation e' una macchina per esternalizzare, allo stesso modo in cui uno squalo e' una macchina per uccidere. [...] Non e' questione di cattiva volonta': l'impresa, cosi' come lo squalo, ha dentro di se' quelle caratteristiche che la mettono in condizione di fare cio' per cui e' stata creata. [...] La corporation e' in realta' una macchina di morte". Un altro industriale di successo che ha riconsiderato criticamente le sue convinzioni passate, Ray Anderson, descrive la corporation come "uno strumento di distruzione dei tempi moderni, per la sua innata propensione a esternalizzare qualsiasi costo che il pubblico sprovveduto o indifferente le consenta di esternalizzare". 5. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it =================== COI PIEDI PER TERRA =================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 112 del 9 luglio 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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