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Minime. 511
- Subject: Minime. 511
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 9 Jul 2008 01:29:40 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 511 del 9 luglio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Virginia Woolf: L'estranea 2. Manifesto degli scienziati antirazzisti 2008 3. Mimmo Battaglia: L'umanita' ha bisogno di umanita' 4. Il "Cos in rete" di luglio 2008 5. Nuccio Ordine intervista George Steiner 6. Rosetta Stella presenta "Croce e delizia" di Clara Gallini 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. MAESTRE. VIRGINIA WOOLF: L'ESTRANEA [Da Virginia Woolf, Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987, p. 147. Virginia Woolf, scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, nacque a Londra nel 1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali di grande rilievo, oltre alle sue splendide opere narrative scrisse molti acuti saggi, di cui alcuni fondamentali anche per una cultura della pace. Mori' suicida nel 1941. E' uno dei punti di riferimento della riflessione dei movimenti delle donne, di liberazione, per la pace. Opere di Virginia Woolf: le sue opere sono state tradotte da vari editori, un'edizione di Tutti i romanzi (in due volumi, comprendenti La crociera, Notte e giorno, La camera di Jacob, La signora Dalloway, Gita al faro, Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un atto e l'altro) e' stata qualche anno fa pubblicata in una collana ultraeconomica dalla Newton Compton di Roma; una pregevolissima edizione sia delle opere narrative che della saggistica e' stata curata da Nadia Fusini nei volumi dei Meridiani Mondadori alle opere di Virginia Woolf dedicati (ai quali rinviamo anche per la bibliografia). Tra i saggi due sono particolarmente importanti per una cultura della pace: Una stanza tutta per se', Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987 (ma ambedue sono disponibili anche in varie altre edizioni). Numerosissime sono le opere su Virginia Woolf: segnaliamo almeno Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano 1974; Mirella Mancioli Billi, Virginia Woolf, La Nuova Italia, Firenze 1975; Paola Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980; Nadia Fusini, Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf, Mondadori, Milano 2006; Liliana Rampello, Il canto del mondo reale. Virginia Woolf, la vita nella scrittura, Il saggiatore, Milano 2005. Segnaliamo anche almeno le pagine di Erich Auerbach, "Il calzerotto marrone", in Mimesis, Einaudi, Torino 1977] Perche', dira' l'estranea, "io in quanto donna non ho patria. In quanto donna, la mia patria e' il mondo intero". 2. DOCUMENTI. MANIFESTO DEGLI SCIENZIATI ANTIRAZZISTI 2008 [Riportiamo il seguente documento sottoscritto da illustri scienziati. Esso e' stato promosso dalla Regione Toscana, il cui presidente lo presenta come segue: "In occasione del settantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali, avvenuta nella Tenuta di San Rossore il 5 settembre 1938 dal re d'Italia Vittorio Emanuele III, abbiamo voluto smontare l'architettura tanto accurata quanto infame che fu posta dal regime fascista a sostegno del razzismo e dell'antisemitismo italiano. E' con questa intenzione che ho chiesto al prof. Marcello Buratti di coordinare la stesura di un 'Manifesto degli scienziati antirazzisti', specularmene opposto a quello del 1938, riportato qui di seguito e accompagnato da firme autorevoli e prestigiose. Sono certo che cittadini, giovani, donne e uomini di cultura, operatori sociali, rappresentanti delle istituzioni, condividendo il significato dell'iniziativa vorranno aderire aggiungendo di seguito i loro nomi. Claudio Martini, Presidente Regione Toscana"] I. Le razze umane non esistono. L'esistenza delle razze umane e' un'astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze "psicologiche" e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull'idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in "migliori" e "peggiori" e quindi discriminare questi ultimi (sempre i piu' deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi. II. L'umanita', non e' fatta di grandi e piccole razze. E' invece, prima di tutto, una rete di persone collegate. E' vero che gli esseri umani si aggregano in gruppi d'individui, comunita' locali, etnie, nazioni, civilta'; ma questo non avviene in quanto hanno gli stessi geni ma perche' condividono storie di vita, ideali e religioni, costumi e comportamenti, arti e stili di vita, ovvero culture. Le aggregazioni non sono mai rese stabili da Dna identici; al contrario, sono soggette a profondi mutamenti storici: si formano, si trasformano, si mescolano, si frammentano e dissolvono con una rapidita' incompatibile con i tempi richiesti da processi di selezione genetica. III. Nella specie umana il concetto di razza non ha significato biologico. L'analisi dei Dna umani ha dimostrato che la variabilita' genetica nelle nostra specie, oltre che minore di quella dei nostri "cugini" scimpanze', gorilla e orangutan, e' rappresentata soprattutto da differenze fra persone della stessa popolazione, mentre le differenze fra popolazioni e fra continenti diversi sono piccole. I geni di due individui della stessa popolazione sono in media solo leggermente piu' simili fra loro di quelli di persone che vivono in continenti diversi. Proprio a causa di queste differenze ridotte fra popolazioni, neanche gli scienziati razzisti sono mai riusciti a definire di quante razze sia costituita la nostra specie, e hanno prodotto stime oscillanti fra le due e le duecento razze. IV. E' ormai piu' che assodato il carattere falso, costruito e pernicioso del mito nazista della identificazione con la "razza ariana", coincidente con l'immagine di un popolo bellicoso, vincitore, "puro" e "nobile", con buona parte dell'Europa, dell'India e dell'Asia centrale come patria, e una lingua in teoria alla base delle lingue indo-europee. Sotto il profilo storico risulta estremamente difficile identificare gli arii o ariani come un popolo, e la nozione di famiglia linguistica indo-europea deriva da una classificazione convenzionale. I dati archeologici moderni indicano, al contrario, che l'Europa e' stata popolata nel Paleolitico da una popolazione di origine africana da cui tutti discendiamo, a cui nel Neolitico si sono sovrapposti altri immigranti provenienti dal Vicino Oriente. L'origine degli italiani attuali risale agli stessi immigrati africani e mediorientali che costituiscono tuttora il tessuto perennemente vivo dell'Europa. Nonostante la drammatica originalita' del razzismo fascista, si deve all'alleato nazista l'identificazione anche degli italiani con gli "ariani". V. E' una leggenda che i sessanta milioni di italiani di oggi discendano da famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio. Gli stessi romani hanno costruito il loro impero inglobando persone di diverse provenienze e dando loro lo status di cives romani. I fenomeni di meticciamento culturale e sociale, che hanno caratterizzato l'intera storia della penisola, e a cui hanno partecipato non solo le popolazioni locali, ma anche greci, fenici, ebrei, africani, ispanici, oltre ai cosiddetti "barbari", hanno prodotto l'ibrido che chiamiamo cultura italiana. Per secoli gli italiani, anche se dispersi nel mondo e divisi in Italia in piccoli stati, hanno continuato a identificarsi e ad essere identificati con questa cultura complessa e variegata, umanistica e scientifica. VI. Non esiste una razza italiana ma esiste un popolo italiano. L'Italia come nazione si e' unificata solo nel 1860 e ancora adesso diversi milioni di italiani, in passato emigrati e spesso concentrati in citta' e quartieri stranieri, si dicono e sono tali. Una delle nostre maggiori ricchezze, e' quella di avere mescolato tanti popoli e avere scambiato con loro culture proprio "incrociandoci" fisicamente e culturalmente. Attribuire ad una inesistente "purezza del sangue" la "nobilta'" della "Nazione" significa ridurre alla omogeneita' di una supposta componente biologica e agli abitanti dell'attuale territorio italiano, un patrimonio millenario ed esteso di culture. VII. Il razzismo e' contemporaneamente omicida e suicida. Gli imperi sono diventati tali grazie alla convivenza di popoli e culture diverse, ma sono improvvisamente collassati quando si sono frammentati. Cosi' e' avvenuto e avviene nelle nazioni con le guerre civili e quando, per arginare crisi, le minoranze sono state prese come capri espiatori. Il razzismo e' suicida perche' non colpisce solo gli appartenenti a popoli diversi ma gli stessi che lo praticano. La tendenza all'odio indiscriminato che lo alimenta, si estende per contagio ideale ad ogni alterita' esterna o estranea rispetto ad una definizione sempre piu' ristretta della "normalita'". Colpisce quelli che stanno "fuori dalle righe", i "folli", i "poveri di spirito", i gay e le lesbiche, i poeti, gli artisti, gli scrittori alternativi, tutti coloro che non sono omologabili a tipologie umane standard e che in realta' permettono all'umanita' di cambiare continuamente e quindi di vivere. Qualsiasi sistema vivente resta tale, infatti, solo se e' capace di cambiarsi e noi esseri umani cambiamo sempre meno con i geni e sempre piu' con le invenzioni dei nostri "benevolmente disordinati" cervelli. VIII. Il razzismo discrimina, nega i collegamenti, intravede minacce nei pensieri e nei comportamenti diversi. Per i difensori della razza italiana l'Africa appare come una paurosa minaccia e il Mediterraneo e' il mare che nello stesso tempo separa e unisce. Per questo i razzisti sostengono che non esiste una "comune razza mediterranea". Per spingere piu' indietro l'Africa gli scienziati razzisti erigono una barriera contro "semiti" e "camiti", con cui piu' facilmente si puo' entrare in contatto. La scienza ha chiarito che non esiste una chiara distinzione genetica fra i mediterranei d'Europa (occidentali) da una parte gli orientali e gli africani dall'altra. Sono state assolutamente dimostrate, dal punto di vista paleontologico e da quello genetico, le teorie che sostengono l'origine africana dei popoli della terra e li comprendono tutti in un'unica razza. IX. Gli ebrei italiani sono contemporaneamente ebrei ed italiani. Gli ebrei, come tutti i popoli migranti (nessuno e' migrante per libera scelta ma molti lo sono per necessita') sono sparsi per il mondo ed hanno fatto parte di diverse culture pur mantenendo contemporaneamente una loro identita' di popolo e di religione. Cosi' e' successo ad esempio con gli armeni, con gli stessi italiani emigranti e cosi' sta succedendo con i migranti di ora: africani, filippini, cinesi, arabi dei diversi Paesi, popoli appartenenti all'Est europeo o al Sud America ecc. Tutti questi popoli hanno avuto la dolorosa necessita' di dover migrare ma anche la fortuna, nei casi migliori, di arricchirsi unendo la loro cultura a quella degli ospitanti, arricchendo anche loro, senza annullare, quando e' stato possibile, ne' l'una ne' l'altra. X. L'ideologia razzista e' basata sul timore della "alterazione" della propria razza eppure essere "bastardi" fa bene. E' quindi del tutto cieca rispetto al fatto che molte societa' riconoscono che sposarsi fuori, perfino con i propri nemici, e' bene, perche' sanno che le alleanze sono molto piu' preziose delle barriere. Del resto negli umani i caratteri fisici alterano piu' per effetto delle condizioni di vita che per selezione e i caratteri psicologici degli individui e dei popoli non stanno scritti nei loro geni. Il "meticciamento" culturale e' la base fondante della speranza di progresso che deriva dalla costituzione della Unione Europea. Un'Italia razzista che si frammentasse in "etnie" separate come la ex-Jugoslavia sarebbe devastata e devastante ora e per il futuro. Le conseguenze del razzismo sono infatti epocali: significano perdita di cultura e di plasticita', omicidio e suicidio, frammentazione e implosione non controllabili perche' originate dalla ripulsa indiscriminata per chiunque consideriamo "altro da noi". * Enrico Alleva, docente di Etologia, Istituto Superiore di Sanita', Roma; Guido Barbujani, docente di Genetica di popolazioni, Universita' di Ferrara; Marcello Buiatti, docente di Genetica, Universita' di Firenze; Laura dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, Perugia; Elena Gagliasso, docente di Filosofia e Scienze del vivente, Universita' La Sapienza, Roma; Rita Levi Montalcini, neurobiologa, premio Nobel per la Medicina; Massimo Livi Bacci, docente di demografia, Universita' di Firenze; Alberto Piazza, docente di Genetica umana, Universita' di Torino; Agostino Pirella, psichiatra, cofondatore di Psichiatria democratica, Torino; Francesco Remotti, docente di Antropologia culturale, Universita' di Torino; Filippo Tempia, docente di Fisiologia, Universita' di Torino; Flavia Zucco, dirigente di ricerca, presidente dell'Associazione Donne e Scienza, Istituto di medicina molecolare, Cnr. 3. RIFLESSIONE. MIMMO BATTAGLIA: L'UMANITA' HA BISOGNO DI UMANITA' [Dal sito www.progettouomo.net riprendiamo il seguente intervento dal titolo "Rom: l'impronta del dialogo. Osservazioni sul provvedimento del Ministro dell'Interno Roberto Maroni". Don Mimmo Battaglia e' presidente della Federazione italiana delle comunita' terapeutiche] Scrivo con profondo rammarico e con un senso di fastidio. Fastidio che nasce dal mio essere prete, dal mio essere cittadino, ma prima di tutto uomo. Fastidio per la proposta del Ministro Maroni di schedare dei bambini pur nell'intento di risolvere un problema, e un fastidio altrettanto grande per le voci contrastanti che attorno a questa proposta si sono levate. Fastidio per la spaccatura interna al mondo cattolico e per il silenzio rassegnato o indifferente di tanta parte del mondo del sociale. Fastidio, rabbia ed incredulita': possibile che anche chi dice di voler difendere la dignita' di ogni essere umano si senta tuttavia disposto ad una procedura umiliante come quella di cui parliamo? Possibile che non si intraveda una strada differente? Sono preoccupato, come molti, dei rischi di disagio, di devianza a cui molti minori, non solo rom, vanno incontro. Sono testimone diretto dei pericoli della criminalita' sul nostro territorio: le comunita' terapeutiche, giorno dopo giorno, fanno i conti con il lato oscuro delle nostre strade. Ogni forma di disagio sociale, anche il famigerato problema dei rom, se cosi' fa comodo etichettarlo, si presenta quotidianamente alla porta delle nostre strutture e l'attraversa. Per questo sento di poter rigettare le accuse di ignoranza rivolte dal Ministro a quanti sono in contrasto con la sua proposta. Sono ben lontano da ignorare il problema e vivo l'urgenza di affrontarlo. Ma voglio che si faccia nel rispetto dei diritti e della dignita' d'ogni persona, con l'esigenza che dovrebbe caratterizzare ogni cristiano ed ogni laico attento all'Altro. Pertanto non possiamo rassegnarci all'idea che per difendere i bambini si trovi l'escamotage della schedatura. Non possiamo pensare ad altro? O forse non vogliamo pensare ad altro, perche' l'idea di un nemico da controllare e' comoda ed utile. Forse necessaria, perche' la paura resti alta e il termine "sicurezza" mantenga il suo valore dogmatico: ma le parole assumono un significato totalmente diverso se pronunciate in luoghi e contesti differenti: sicurezza, diritti, legalita', giustizia, radici cristiane significano cose diversissime se pronunciate nelle nostre aule istituzionali, nei nostri salotti, sui giornali o piuttosto nel silenzio, nel buio e nel gelo di una notte in una roulotte, se pronunciati da sazi o con lo stomaco vuoto, da liberi o da perseguitati. Perche' le parole diventano l'arma di difesa di una democrazia in panne, diventano arma per tenere fuori le difficolta' e le differenze, diventano mura e "palle di cannone" per affondare i gommoni! Queste parole perdono la loro dignita' per divenire offese. Le stesse parole a cui oggi, in questi mesi, tanti di noi, stanno cercando di dare un senso diverso, piu' profondo, piu' reale. Piu' umano. E allora perche' non riscrivere una legge che difenda i piccoli rom, se e' realmente questo cio' che si vuole, partendo da un tavolo di lavoro con i rappresentanti di questo mondo variegato? Perche', se e' vero che siamo tutti uguali, non si da' loro voce? Solo cosi' potremmo pensare ad una forma di intervento realmente attenta e propositiva e non, al contrario, ad una sorta di controllo sul diverso. La strada ci insegna che l'umanita' ha bisogno di Umanita'. Che la nostra democrazia imperfetta ha bisogno del nostro prenderci cura, per essere differente dai regimi che diciamo di combattere. Perche' non e' il Pil a segnare le differenze tra un paese libero e democratico ed un inferno, ma la disponibilita' a dare parola in una logica di reciprocita'. Perche' non e' con le schedature che si insegna la democrazia ma con l'accoglienza, con un'accoglienza reale che si fa integrazione in ogni aspetto della vita sociale e politica. Perche' non c'e' uguaglianza, non c'e' democrazia, se le leggi sui rom si scrivono senza i rom, se le politiche arrivano dall'alto, dalla supponenza e dalle false sicurezze piuttosto che da un ascolto reale e quotidiano. E' quindi il momento di mettere da parte le nostre sicurezze demagogiche e la tentazione della prova di forza se vogliamo capire come agire, per fare in modo che ogni cittadino sul nostro territorio, ogni uomo, torni ad essere Uomo pienamente e, allo stesso tempo, dimostrare a noi stessi ed al mondo che vogliamo continuare ad essere chiamati uomini anche noi. L'impronta indelebile del dialogo tra diversi e' l'unica impronta di cui abbiamo bisogno. 4. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI LUGLIO 2008 [Dall'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini" (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e diffondiamo. Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recente antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; Marco Catarci, Il pensiero disarmato. La pedagogia della nonviolenza di Aldo Capitini, Ega, Torino 2007; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche redazione at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org] Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di luglio 2008 del "Cos in rete" (www.cosinrete.it). Ricordando il Cos (Centro di orientamento sociale) di Capitini, il primo esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo. Tra gli altri, in questo numero ci sono: Le radici profonde dell'insicurezza; Il pieno di due euro; Dopo i dinosauri, tocca a noi; Lo scempio di Lorena; Il volto inconfondibile del fascismo; Le cassandre dei nostri tempi; La pace in mano alle donne; ecc. La partecipazione al "Cos in rete" e' libera e aperta a tutti mandando i contributi a: capitini at tiscali.it o al blog del Cos: http://cos.splinder.com Il sito con scritti di e su Aldo Capitini e': www.aldocapitini.it 5. RIFLESSIONE. NUCCIO ORDINE INTERVISTA GEORGE STEINER [Dal "Corriere della sera" del 29 febbraio 2008 col titolo "Steiner. L'invidia, l'erotismo, Dio. Indago i tabu' della coscienza" e il sommario "Un'opera-testamento: per me e' il tempo dei rimpianti e degli addii. Incontri. Lo storico della cultura presenta il suo ultimo lavoro, I libri che non ho scritto: un bilancio che e' insieme privato e letterario. Nato a Parigi nel 1929, Steiner e' storico della cultura, figura di primo piano del dibattito internazionale, e critico letterario". Nuccio Ordine (Diamante, 1958) e' docente universitario e saggista. Professore ordinario di Letteratura italiana presso l'Universita' della Calabria, fellow dell'Harvard University Center for Italian Renaissance Studies e della Alexander von Humboldt Stiftung, e' stato invitato in qualita' di Visiting Professor in diversi istituti di ricerca e universita' negli Stati Uniti (Yale, New York University) e in Europa (Ehess, Paris IV Sorbonne, Paris III Sorbonne Nouvelle, Cesr di Tours, Institut Universitaire de France, Paris VIII, Warburg Institute, Universita' di Eichstaett). Esperto di Giordano Bruno e del Rinascimento i suoi libri sono stati tradotti in varie lingue, tra cui in cinese, giapponese e russo. In Francia, in collaborazione con Yves Hersant, dirige tre collane di classici presso Les Belles Lettres (Les oeuvres completes de Giordano Bruno, Le corps eloquent e Bibliotheque italienne) e, con Alain Segonds, la collana Theatrum sapientiae (Les Belles Lettres - Nino Aragno Editore). In Italia, dirige le collane Sileni e Umbrae idearum (Liguori), Classici del pensiero europeo (Nino Aragno Editore), Classici della letteratura europea (Utet). E' membro del comitato scientifico di "Albertiana" e del "Journal de la Renaissance"; segretario generale del Centro internazionale di studi bruniani e membro del consiglio scientifico dell'Istituto italiano per gli studi filosofici. Collabora alle pagine culturali del "Corriere della Sera". Tra le opere di Nuccio Ordine: La cabala dell'asino. Asinita' e conoscenza in Giordano Bruno, Liguori, 1987, 1996; Teoria della novella e teoria del riso nel '500, Liguori, 1996; Le rendez-vouz des savoirs, Kliencksieck, 1999; La soglia dell'ombra. Letteratura, filosofia e pittura in Giordano Bruno, Marsilio, 2003, 2004; Contro il Vangelo armato. Giordano Bruno, Ronsard e la religione, Cortina Raffaello, 2007. George Steiner E' uno dei piu' grandi intellettuali viventi, ed e' un uomo buono, e saggio. Nasce a Parigi nel 1929 da padre di origine ceca (di Lidice) e madre viennese. Nel 1940 la famiglia si stabilisce in America (ha scritto Steiner: "Lasciammo sani e salvi la Francia, dov'ero nato e cresciuto. Sicche' non mi tocco' d'essere la' quando si fece l'appello. Io non stavo nella pubblica piazza con gli altri bambini, quelli con cui ero cresciuto. Ne' vidi mio padre e mia madre scomparire quando le porte del convoglio ferroviario venivano spalancate. Ma in un altro senso sono un sopravvissuto, e non indenne. Se spesso non sono in sintonia con la mia generazione, se cio' che mi assilla e domina la mia vita sentimentale colpisce molti di quelli con cui dovrei essere amico e lavorare in questo mondo come qualcosa di remotamente sinistro e artificioso, e' perche' il cupo mistero di quanto accadde in Europa non e' per me separabile dalla mia stessa identita'. Proprio perche' non ero la', perche' un caso fortunato tolse il mio nome dall'elenco"). Torna poi in Europa. Docente di letteratura comparata (a Ginevra, a Cambridge, a Oxford), saggista finissimo e denso moralista. Le sue opere di riflessione critica sono di una ricchezza, lucidita' e profondita' straordinarie e vivamente le raccomandiamo ai nostri interlocutori. Tra le opere di George Steiner: Tolstoj o Dostoevskij (1959), La morte della tragedia (1961), Linguaggio e silenzio (1967), Dopo Babele (1975), Le Antigoni (1984), Vere presenze (1989), Il correttore (1992), Nessuna passione spenta (1996), Errata (1997), Grammatiche della creazione (2001), La lezione dei maestri (2003), Una certa idea di Europa (2006), Dieci (possibili) ragioni della tristezza del pensiero (2007), tutti editi in italiano da Garzanti, Milano; cfr. inoltre Nel castello di Barbablu (1971), SE, Milano; La nostalgia dell'assoluto (1974), Bruno Mondadori, Milano; Heidegger (1978), Mondadori, Milano (poi Garzanti, 2002); Il processo di San Cristobal (1981), Rizzoli, Milano] "Un libro non scritto e' come un'ombra attiva che accompagna, con ironia e tristezza, le opere realizzate. Si tratta di una vita che avremmo potuto vivere e non abbiamo vissuto, di un viaggio che avremmo potuto compiere e non abbiamo compiuto. Ma la possibilita' mancata puo' avere conseguenze imprevedibili. Proprio il libro non scritto potrebbe fare talvolta la differenza. Un fallimento? Un successo? Chissa'...". George Steiner, a settantanove anni, non finisce di stupire. E anche se i lettori sono abituati ai suoi saggi dominati da paradossi, da provocazioni, da contraddizioni, da argomenti pro e contro che lottano tra loro dalla prima all'ultima pagina, questa volta si troveranno di fronte a qualcosa di diverso. Non tanto per i singoli temi o per i concetti analizzati. Ma, soprattutto, perche' ne I libri che non ho scritto Steiner parla di se stesso e della sua percezione dei tabu', accompagnandoci in un affascinante viaggio nelle pieghe dell'anima. Come in uno specchio (impossibile non pensare al Narciso di Caravaggio) i setti capitoli dei sette libri non scritti riflettono le ansie e le paure, le tristezze e i fallimenti, i conflitti e le fragilita' che hanno costretto l'autore a rinunciare ai suoi progetti. Anche una vita piena di successi, di premi, di cattedre prestigiose puo' conoscere la tristezza dell'"impossibilita'". Pubblicato in Francia da Gallimard (la traduzione italiana per Garzanti uscira' dopo l'estate), il volume e' gia' un caso letterario per la sua originalita'. George Steiner, che con entusiasmo sottolinea il suo grande amore per l'Italia, accetta di parlare del suo volume nella villa di Barrow Road a Cambridge. "Con questo ultimo lavoro - ci dice mentre accarezza il suo cane Ben - ho voluto guardare in due direzioni. Da una parte, esprimere una serie di rimpianti e il bisogno di dire addio: alla mia eta' non si ha piu' il tempo per scrivere cio' che si vorrebbe scrivere. Dall'altra parte, ho pensato al futuro: spero che altri potranno occuparsi di alcuni problemi essenziali che ho sollevato. Penso allo studio comparato dei grandi sistemi scolastici e universitari che richiede un lavoro d'equipe o all'interazione tra erotismo e lingue. Spero che questo piccolo libro potra' generarne altri...". Dietro ogni singolo tema affrontato (l'invidia, la politica, l'ebraismo, l'istruzione, la critica, l'eros, gli animali, l'esistenza di Dio), Steiner cerca di illuminare proprio gli angoli piu' bui della coscienza. "Questa volta, a differenza di Errata, ho tentato di penetrare i tabu' interiori. Non solo, quindi, quelli ufficiali: ma esploro cio' che in me ha provocato delle barriere molto difficili da superare". Il rapporto tra Cecco d'Ascoli e Dante, per esempio, diventa occasione per una lunga digressione sull'invidia e sul mestiere parassitario del critico: "Tutta la mia vita ho cercato di distinguere i grandi creatori da noi (i critici, i commentatori, i professori). Noi siamo i 'postini' (come ricordava Puskin) che hanno il compito di imbucare le lettere nei posti giusti. Noi interpretiamo, annotiamo, glossiamo i testi dei grandi creatori: noi abbiamo bisogno di loro per esistere, ma loro non hanno bisogno di noi. Ogni mattina penso a questa distinzione. E, nonostante il mio mestiere mi abbia dato tantissime soddisfazioni, non posso nascondere il rimpianto di non aver avuto veramente il coraggio di correre il rischio di scrivere lettere. Ho pubblicato anche versi e romanzi, ma forse avrei potuto, come dice Beckett, 'fallire meglio'...". Anche le pagine dedicate al rapporto tra eros e linguaggio intrecciano considerazioni scientifiche a esperienze personali. "Ho avuto il privilegio di fare l'amore in quattro lingue. E in questo capitolo, che ha suscitato una serie di critiche in America e in Inghilterra, affronto un tema essenziale: come il sesso incontra la coscienza e l'immaginazione linguistica. C'e' tantissimo da scoprire. Abbiamo, per esempio, studi interessanti sui non-vedenti, ma non abbiamo nulla che possa aiutarci a comprendere la vita erotica interiore del sordomuto. Spero che gli esperti potranno indagare meglio questi aspetti. Ho posto dei problemi. Anche qui ho dovuto rinunciare a un affondo per evitare di ferire persone molto care...". L'intero volume e' percorso da un sottile elogio della discrezione, del bisogno di proteggere la vita intima in una societa' in cui tutto viene esibito e ridotto a spettacolo. "Mai come adesso, anche nell'alta erudizione e nella filosofia, dilagano i 'paparazzi' del pensiero che infettano tutta la nostra vita. Io vorrei un ritorno al pudore, allo spazio riservato della vita interiore. Per questo ho voluto parlare della mia diffidenza per la politica. Spesso mi hanno chiesto di firmare documenti, appelli, di partecipare a movimenti. Ma io mi sento come l''idiota' di cui parla Aristotele. Resto a casa, perche' ho l'impressione che la politica somigli a un campo di nudisti. Coltivo l'arte della solitudine e sono geloso della mia intimita'. Ma so bene che non votare e non partecipare alla vita politica mi espone a critiche legittime: altri decidono per me". Steiner esprime, a piu' riprese, il senso della solitudine che accompagna molto spesso la vita intellettuale. Rivendica la sua condizione di "invitato", di ebreo errante, di chi vive sempre con la valigia in mano. "La questione dell'identita' ebraica - a causa dei drammatici avvenimenti in Medio Oriente e della condizione tragica di Israele - diventa sempre piu' urgente. E senza dimenticare che in Europa, e altrove, l'antisemitismo si infiamma, io penso che la missione del pellegrino ebreo sia quella di imparare a essere l''invitato' degli altri. Come ci ricordava Heidegger, noi tutti siamo gli invitati della vita. Per oltre duemila anni, gli ebrei non hanno torturato nessuno e questo faceva la loro gloria tragica. Adesso per sopravvivere - voglio sottolinearlo: per sopravvivere - Israele deve umiliare e talvolta infliggere dolore ad altri esseri umani. Cio' macchia questa 'nobilta'' del nostro popolo, di cui io sono stato sempre fiero". Steiner non nasconde le sue angosce, le sue perplessita' per il sionismo. "So bene che per molti ebrei dopo la Shoah questa nascita di una nazione si rendeva necessaria. Ma io sono convinto che Baal Shem Tov, uno dei maestri del chassidismo, avesse ragione: la verita' e' sempre in esilio. Fermarsi in una nazione armata fino ai denti, significa diventare uomini ordinari. Ma - non posso ignorare la domanda - e' legittimo criticare Israele quando si vive lontani da chi lotta in quelle terre per difendere la vita?". I temi si intrecciano tra loro. Steiner confessa candidamente che l'orrore di Auschwitz e il male diffuso nel mondo lo spingono a escludere l'esistenza di un Dio e tesse coraggiosamente un elogio delle incertezze. Lui, il male, lo ha conosciuto presto, dovendo anche misurarsi sin dalla nascita con un impedimento fisico. "Questa difficolta' - conclude con fierezza - e' stata per me una scuola di vita. Ma non bisogna dimenticare che chi ha un handicap vive in un mondo diverso: non migliore, non peggiore. Un mondo diverso". 6. LIBRI. ROSETTA STELLA PRESENTA "CROCE E DELIZIA" DI CLARA GALLINI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 maggio 2008 col titolo "La seducente spilla che lega il sacro al profano" e il sommario "Croce e delizia. Usi abusi e disusi di un simbolo, un saggio di Clara Gallini per Bollati Boringhieri". Rosetta Stella, saggista e studiosa del pensiero della differenza sessuale incrociato alle forme di spiritualita' cristiana, e' stata docente presso il Centro culturale "Virginia Woolf" di Roma, ha contribuito alla fondazione della rivista "Via Dogana" di Milano, fa parte dell'esperienza di "Balena", ha collaborato e collabora con diverse riviste. Tra le opere di Rosetta Stella: Sul Magnificat, Marietti, Genova 2001; D'un tratto. Del tutto. Una femminista alle prese con Dio, Marietti, Genova 2002; Sopportare il disordine. Una teologia fatta in casa, Marietti, Genova 2005. Clara Gallini (Crema 1931), illustre antropologa, docente emerita di Etnologia all'Universita' di Roma "La Sapienzaî, gia' collaboratrice di Ernesto De Martino, acuta studiosa della cultura popolare e dell'impatto della modernita'. Tra le opere di Clara Gallini: I rituali dell'argia, Cedam, 1967; Il consumo del sacro. Feste lunghe di Sardegna, Laterza, Bari 1971, poi Ilisso, Nuoro 2003; Intervista a Maria, Sellerio, Palermo 1981;, poi Ilisso, Nuoro 2003; La sonnambula meravigliosa. Magnetismo e ipnotismo nell'Ottocento italiano, Feltrinelli, 1983; La ballerina variopinta. Una festa di guarigione in Sardegna, Liguori, Napoli 1988; Giochi pericolosi. Frammenti di un immaginario alquanto razzista, Manifestolibri, Roma 1996; (a cura di, con Marcello Massenzio), Ernesto De Martino nella cultura europea, Liguori, 1997; Il miracolo e la sua prova. Un etnologo a Lourdes, Liguori, Napoli 1998; Cyberspiders. Un'etnologa nella rete, Manifestolibri, Roma 2004; Croce e delizia. Usi, abusi e disusi di un simbolo, Bollati Boringhieri, 2007] La croce, intesa come sacro oggetto simbolo o come segno distintivo di appartenenza religiosa, oggi la si ritrova usata e abusata in ogni genere di mercato. Ne discute in Croce e delizia. Usi abusi e disusi di un simbolo, (Bollati Boringhieri, pp. 115, euro 8) l'antropologa Clara Gallini: sette capitoli snelli, e un piccolo corredo conclusivo di riferimenti bibliografici, accompagnano la lettrice/il lettore a guardare ben oltre, o - forse - attraverso, un fatto che potrebbe essere tutto ristretto alla banalita' di una "moda". L'autrice si propone di intercettare l'uso, l'abuso o il disuso della croce la' dove la trova sistemata in significati solo apparentemente incorrotti nel corso dei secoli, ma che sono invece profondamente confusi e trasformati nelle intenzioni e negli esiti, e dunque nel messaggio che trasmettono. Il libro tenta di dare una risposta a questa domanda: e' un tratto distintivo del nostro tempo che si rompa il legame tra simbolo e messaggio? Si riserva pero' di affrontare la questione riferendosi esclusivamente al segno della croce. La mappatura di Clara Gallini si estende nella geografia e nel tempo: accompagnandoci in un viaggio che ci porta, anche attraverso un interessante repertorio iconografico, a percorrere quella "via delle croci" che riscopriamo presenti su vette e confini, nelle aule di scuola e in tribunale, sul seno di una bella attrice e sul petto di un decorato di guerra. Opposizioni tra sacro e profano, religioso e civile, pubblico e privato: ma apparenti o reali? Poiche' non necessariamente, non obbligatoriamente sacro e profano, religioso e civile, pubblico e privato debbono "opporsi": e tanto piu' di una ineluttabile opposizione verrebbe da dubitare di fronte a un simbolo portatore - come la croce - di una cosi' immensa potenza significante. In particolare il nesso che lega la dimensione religiosa a quella civile risulta problematico. Soprattutto laddove appare superato - il nesso - nel rapporto identitario che si stabilisce tra le due dimensioni: la sfera religiosa diventa sinonimo di educazione buona e cio' che e' civile lo e' perche' si conforma a regole di civilta' che vengono identificate, appunto, con la buona educazione. Percio' automaticamente civilta' si identifica con religione: tant'e' che quelle che una volta si sarebbero chiamate guerre di religione oggi facilmente - troppo facilmente - prendono il nome di scontri di civilta'. E' da sottolineare che l'autrice si rifiuta di trarre conclusioni. "Conclusioni da trarre non ne ho. Solo un augurio che faccio a me stessa e a chi abbia sin qui seguito i vari percorsi degli usi, abusi e disusi del nostro sacro segno: che almeno si sia introdotto qualche seme di dubbio rispetto alle granitiche certezze, a loro modo integraliste, di tutte quelle tesi in cui si sostiene che un unico simbolo fondatore sia oggi in grado di conferire intelligibilita' e coerenza a tutti i livelli delle nostre appartenenze, da quelle domestiche e territoriali fino agli ultimi terminali dei nostri corpi sempre piu' attraversati da desideri abusivi". Prendo sul serio questo augurio, perche' troppe cose concorrono - o meglio dovrebbero concorrere - a fomentare dubbi piuttosto che certezze. Faccio un esempio, per concludere. Il sentimento della pieta' minuta, dove e' finito? Ad Assisi - la citta' del poverello per antonomasia, San Francesco, colui che ha elevato l'inno piu' sublime proprio a Sorella Poverta', il mendico per eccellenza, colui che letteralmente si e' spogliato in pubblico di tutti i beni per coprirsi di un sacco e vivere esclusivamente di elemosina - ad Assisi, proprio qui, si impedisce di mendicare. Per salvaguardare il decoro dei luoghi di culto. Da chi? Per chi? In che senso? Secondo quali valori da privilegiare? E' in atto o no, una trasformazione, una mutazione antropologica del rapporto tra luogo sacro e creatura umana? 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 511 del 9 luglio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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