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Minime. 490
- Subject: Minime. 490
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 18 Jun 2008 00:48:28 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 490 del 18 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il punto di riferimento 2. Gemelli 3. Giobbe Santabarbara: Come si e' potuto arrivare a tutto questo? Semplicemente un passo dopo l'altro 4. Al passo 5. Una politica per la sicurezza 6. Maria Serena Palieri intervista Luce Irigaray 7. Roberto Cotroneo intervista Umberto Galimberti 8. Le preferenze di Gnoccolone 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. IL PUNTO DI RIFERIMENTO E' a tutti evidente che manca un punto di riferimento politico per la ripresa dell'iniziativa democratica in Italia. Questo punto di riferimento e' la nonviolenza. La sua maggiore concretizzazione storica e' il femminismo. Se non si capisce questo la sinistra e' spacciata, denegata la dignita' umana di tutti e ciascuno, la civile convivenza nel nostro paese ridotta in macerie. 2. LE ULTIME COSE. GEMELLI La guerra e il razzismo fratelli gemelli. 3. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: COME SI E' POTUTO ARRIVARE A TUTTO QUESTO? SEMPLICEMENTE UN PASSO DOPO L'ALTRO Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi negli ultimi vent'anni ha favorito il suo trionfo. Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi negli ultimi due anni ha governato costantemente deliberando provvedimenti di guerra e razzisti. Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi governando tuttora innumerevoli enti locali non ha mai, dico mai, voluto deliberare quei semplici provvedimenti che renderebbero la vita dei migranti meno offesa. Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi si indigna solo quando si trova all'opposizione. Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi continua a compartecipare della rapina ai danni del sud del mondo, della rapina ai danni dei migranti, della rapina ai danni degli impoveriti - e impoveriti perche' rapinati. * Detto tutto questo, ogni voce che si leva contro le persecuzioni razziste oggi in corso e in preparazione in Italia e' benedetta. Ogni mano che compie un gesto di umana solidarieta', di resistenza all'inumano, e' benedetta. Ogni azione che la violenza razzismo ed ogni altra violenza contrasta e' benedetta. 4. LE ULTIME COSE. AL PASSO Dopo un decennio in cui tanti, troppi, hanno accettato che il militarismo e la guerra fossero l'elemento fondamentale della politica estera italiana, ora il militarismo e la guerra lo diventano anche della politica interna. A presto il sabato fascista. 5. EDITORIALE. UNA POLITICA PER LA SICUREZZA Una politica per la sicurezza cercherebbe di togliere piu' persone che sia possibile dalla miseria e dalla precarieta'; cercherebbe di contrastare i poteri criminali; cercherebbe di combattere gli schiavisti e i loro complici; cercherebbe di proporre a tutte le persone l'inclusione nel patto sociale. Ed una politica della sicurezza non puo' essere solo locale, deve essere internazionale: contrastare le guerre e la fame, far cessare la rapina del sud del mondo: anche perche' e' a tutti evidente che l'emigrazione come fuga dai paesi delle guerre e della fame e' una conseguenza delle guerre e della fame, che a loro volto sono una conseguenza di cinquecento anni di rapina che tuttora continua. La nostra rapina. Una politica per la sicurezza puo' fondarsi solo sul riconoscimento della dignita' umana di ogni essere umano, e consistere delle azioni che ad ogni essere umano rechino appunto sicurezza, ovvero solidarieta' concreta e operante. * La politica del governo attuale in materia di sicurezza e' l'esatto contrario di cio' che occorre fare. La politica del governo attuale in materia di sicurezza promuove l'illegalita', il crimine, la violenza. La politica del governo attuale in materia di sicurezza non e' una politica: e' una follia e un delitto. 6. RIFLESSIONE. MARIA SERENA PALIERI INTERVISTA LUCE IRIGARAY [Dal quotidiano "L'Unita'" del 17 giugno 2008 col titolo "Una nuova democrazia? Fondiamola sull'amore. Luce Irigaray intervistata da Maria Serena Palieri" e il sommario "Se alla parola filosofia dessimo il significato di saggezza dell'amore anziche' amore della saggezza come si e' fatto per duemila anni? Oggi i cittadini sono come bambini in ascolto del Capo. La trappola e' nel fatto che il Capo e' stato eletto da noi stessi. Nostra e' la colpa. Segolene e Hillary candidate alle massime cariche sono una vera rottura col passato? Senza un programma da donne c'e' il rischio di screditare il nostro sesso. Chiedere l'uguaglianza, come donne, mi sembra un'espressione sbagliata per un obiettivo reale. A chi o a che cosa vogliono essere uguali le donne? Agli uomini? A una retribuzione? A un impiego pubblico? Uguali a quale modello? Perche' non uguali a se stesse? Si intitola La via dell'amore l'ultimo saggio della filosofa che, dal 1974 e dallo 'scandalo' di Speculum, e' punto di riferimento del pensiero femminile. Un testo che propone una provocazione radicale. Lei stessa ce la spiega". Maria Serena Palieri (Roma, 1953) giornalista, dal 1979 scrive su "L'Unita'", attualmente lavora alle pagine culturali e si occupa di narrativa italiana e internazionale e mercato editoriale; ha collaborato con diverse testate, tra cui "l'Espresso" e "Marie Claire", e' stata consulente di Rai Educational e autrice-conduttrice per Radiodue; in campo editoriale lavora anche come editor e traduttrice dal francese; un suo libro-intervista con Domenico de Masi, Ozio creativo, sui tempi di vita, ha avuto quattro edizioni (Ediesse, Rizzoli) ed e' stato pubblicato in Brasile da Sextante. Luce Irigaray, nata in Belgio, direttrice di ricerca al Cnrs a Parigi, e' tra le piu' influenti pensatrici degli ultimi decenni. Tra le opere di Luce Irigaray: Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975; Questo sesso che non e' un sesso, Feltrinelli, Milano 1978; Amante marina. Friedrich Nietzsche, Feltrinelli, Milano 1981, Luca Sossella Editore, 2003; Passioni elementari, Feltrinelli, Milano 1983; Etica della differenza sessuale, Feltrinelli, Milano 1985; Sessi e genealogie, La Tartaruga, Milano 1987, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007; Il tempo della differenza, Editori Riuniti, Roma 1989; Parlare non e' mai neutro, Editori Riuniti, Roma 1991; Io, tu, noi, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Amo a te, Bollati Boringhieri, Torino 1993; Essere due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; La democrazia comincia a due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; L'oblio dell'aria, Bollati Boringhieri, Torino 1996; Tra Oriente e Occidente, Manifestolibri, Roma 1997; Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano 1997, 2000; In tutto il mondo siamo sempre in due, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Preghiere quotidiane, Heimat, 2007; La via dell'amore, Bollati Boringhieri, Torino 2007; Oltre i propri confini, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007; La via dell'amore, Bollati Boringhieri, Torino 2008] Filosofia: parola composta, dal greco, a partire da due altre, amore e saggezza. Ma queste due, una volta mescolate, a quale terzo nuovo senso danno luogo? Da due millenni e mezzo diciamo che filosofia significa "amore della saggezza". E se, invece, significasse "saggezza dell'amore"? Cosa sarebbe successo, insomma, se nella storia umana la saggezza fosse stata regolata dall'amore? Luce Irigaray, filosofa e psicanalista, dopo trentaquattro anni di cammino tenace - e' del 1974 lo "scandaloso" successo di Speculum, il saggio con cui decostruiva Freud, Platone e Hegel, tra gli altri, per indagare nel continente ignoto dell'identita' e della sessualita' femminile, del 1984 il saggio che poneva un primo mattone della sua originale teoria successiva, Etica della differenza sessuale, del 1992 quello in cui cominciava a saggiare l'idea di una polis aperta ai due sessi, Io, tu, noi, per una cultura della differenza - e' arrivata in questo 2008 nelle nostre librerie, per Bollati Boringhieri, con un testo dal titolo magnificamente innocente, La via dell'amore. Di innocente, in questo pamphlet, c'e' lo sguardo con cui Irigaray, studiosa settantottenne, partendo da quello slittamento di senso di una parola bimillenaria, filosofia, finisce per leggere con incandescente radicalismo il nostro tempo. "La tradizione occidentale ha privilegiato la sapienza a discapito dell'amore. E l'uomo occidentale ha confuso poi la sapienza col dominio sulla natura, compresa la natura propria e quella dell'altro. Perche' l'ha fatto? Perche' doveva emergere dal mondo materno, inteso come natura, e invece di risolvere la cosa in termini di relazione nella differenza, ha scelto la via del dominio sul mondo naturale, mondo materno compreso": cosi' Irigaray riassume, per noi, quel mistero delle origini. "Forse in un primo tempo non poteva fare altrimenti" aggiunge. "E la mia ipotesi e' che l'uomo abbia bisogno ora che la donna si individui in quanto donna per aiutare lui, l'uomo, ad uscire dal mondo materno". Nell'ultimo decennio alcuni studiosi (uomini) si sono avventurati a parlare di "fine della storia": stop, l'evoluzione umana e' arrivata al capolinea. Per Luce Irigaray sembra sia vero il contrario: siamo a un inizio. Con un'avvertenza: "La liberazione femminile, se avviene solo 'contro' gli uomini, non servira' a granche'. Anche i separatismi, che pure hanno avuto una funzione storica, sono da superare, salvo che come strategia puntuale per ottenere certi diritti" osserva. * - Maria Serena Palieri: In un momento in cui la democrazia collassa fare un discorso sulla saggezza dell'amore e la relazione a due puo' sembrare un lusso. Lo e'? Oppure quella che propone e' un'altra idea di democrazia, una democrazia radicale? - Luce Irigaray: Nella cosiddetta democrazia, secondo me, la gente e' diventata troppo dipendente, i cittadini sono come bambini, in ascolto di quanto decide il capo. La trappola e' nel fatto che il capo e' stato eletto da noi stessi. Cosi', i disastri della democrazia sarebbero comunque colpa nostra. Dunque, cerco di dire che la gestione della citta', la gestione di noi stessi e dei rapporti tra di noi, invece, deve essere a carico nostro. La politica e' compito di noi tutti e tutte, non solo dei politici. La politica, e in particolare la democrazia, spesso, hanno lavorato piu' a separare i cittadini che ad avvicinarli. Il mio discorso punta a riannodare queste relazioni, facendo leva sulla potenza estrema - per chi la sa vedere - della differenza. L'amore e' alla nostra portata e rifondare la societa' civile e' compito di noi tutti e tutte. Intendo la parola amore in senso forte, non debole, non paternalistico ne' sentimentale, amore come rispetto dell'umano, nella sua totalita'. La mia perdita di fiducia nella politica risale a molti anni fa. E' allora che ho deciso che, anziche' criticare e aspettare, dissipando cosi' salute ed energia, da subito potevo usarle, invece, per creare legami. Ho cominciato, cioe', a lavorare sul "due". Rifondare la relazione a due e' il mezzo per rifondare la societa' civile. Puoi farlo ogni giorno, dieci volte al giorno, e a sera hai fatto qualcosa. * - Maria Serena Palieri: Il saggio affronta anche il rapporto tra religione e filosofia. La questione religiosa e', in questo momento, scabrosa. Lei come la intende? - Luce Irigaray: Io vivo in Francia. Sono politicamente laica. Trovo che l'avanzata dei fondamentalismi, e le crisi politiche che ne conseguono, derivino dal fatto che la filosofia, come detto all'inizio, si sia disinteressata dell'amore, a favore della sapienza governata dal Logos. Ma, siccome l'amore fa parte dell'umano, esso e' finito delegato alla religione. E questo ha creato un disastro. Sia nella religione, che in politica. * - Maria Serena Palieri: Il saggio ha come bersaglio polemico anche il nuovo universo, informatico, nel quale viviamo. E quello che lei ha definito "capitalismo intellettuale". Perche'? - Luce Irigaray: Non definisco l'informatica in quanto tale come capitalismo intellettuale, ma l'uso che alcuni ne possono fare e le conseguenze di un uso generalizzato di essa. Il linguaggio dell'informatica deriva dalla logica occidentale che ha creato un mondo parallelo a quello della vita, dove esistono le differenze. L'informatica, con la sua logica binaria, estranea alla vita, appartiene a questo mondo parallelo. Per sfuggire a questo dominio dobbiamo cercare di tornare a un linguaggio concreto, carnale, fatto di rispetto della stessa natura e di relazione tra noi. Prendiamo il silenzio: l'informatica non sa cosa sia, il silenzio e' qualcosa che non e' ne' bene ne' male, ma e' un luogo dove ci si puo' incontrare, nel rispetto delle nostre differenze, ed elaborare un mondo comune, a partire da trasformazioni dei rispettivi mondi. L'informatica non sa cosa sia il silenzio, nemmeno l'intimita'. La nostra logica occidentale corrisponde a un linguaggio che nomina il reale per appropriarsene, ma cosi' lo immobilizza, lo uccide in qualche modo. Noi diciamo "un albero" e, nel dirlo, cancelliamo la vita, le trasformazioni che un albero vive in primavera, in autunno, in inverno. La logica occidentale e' anzitutto un padroneggiare il mondo in una maniera mentale: ad esempio dire "un castagno" parla prima al cervello, invece parlare di "questo castagno qui in fiore" si rivolge a tutto il nostro essere. Insomma, io cerco di tornare a, o di inventare, un linguaggio carnale, che tocchi, che corrisponda al nostro essere totale e che ci consenta di comunicare in quanto viventi. * - Maria Serena Palieri: Lei contrappone familiarita' a intimita'. Valorizzando la seconda a scapito della prima. Perche'? - Luce Irigaray: La familiarita' e' cio' che ci unisce in un passato comune attraverso abitudini, costumi: io e te siamo dello stesso paese, condividiamo la nostra casa di famiglia, abbiamo vissuto insieme quell'evento... La familiarita' e' legata al passato. Ci incarcera nel nostro modo di vivere, nella nostra propria lingua. Ci impedisce quindi di avvicinarci all'altro: all'altro sesso, all'altra generazione, allo straniero. Ci impedisce di creare intimita' con l'altro, attraverso le differenze. * - Maria Serena Palieri: Nel suo saggio parla anche della "fabbricazione di bellezza" e della "fabbricazione di erezione". Insomma, parlando di "saggezza dell'amore" si finisce a parlare di lifting e Viagra... - Luce Irigaray: Non andiamo perfino verso la fabbricazione dello stesso corpo? La nostra sapienza prima ha voluto dominare la natura, ora vuole fabbricare la natura al posto di lasciarla essere e crescere. Per la natura non c'e' piu' posto. Se si fosse coltivata un po', invece, la saggezza dell'amore, di tutto questo non ci sarebbe bisogno: la relazione carnale basterebbe per farci apprezzare i nostri corpi come sono, dei corpi che sarebbero d'altronde piu' seducenti perche' piu' vivi, come si puo' verificare nelle culture che coltivano il respiro, l'energia della vita al posto di inventare artifici per mascherarla. * - Maria Serena Palieri: Ma l'informatica, che ci dona l'ubiquita', cosi' come la velocita' che ci consente di raggiungere ogni angolo del pianeta, non accentuano la vicinanza? Non aiutano a comunicare? - Luce Irigaray: Lo crede? Ha visto il numero di persone che parlano ormai da sole per strada? E che si arrabbiano se tu interrompi il loro parlare da soli? E che, quando non parlano da soli per strada parlano a casa col loro computer? In fedelta' a una nostra tradizione occidentale, le persone si parlano sempre piu' in assenza di una presenza carnale: le dita toccano molto i tasti del computer ma poco il corpo dell'altro. In noi esseri umani, poi, ci sono ritmi diversi: i ritmi di digestione, cuore, respiro, parola, pensiero. Le macchine ci stanno riducendo a un ritmo uniforme, a un ritmo perfino solo mentale. E questo e' pericoloso... * - Maria Serena Palieri: Luce Irigaray cosa pensa di questo mondo del 2008, in cui ci sono state donne candidate a cariche mai avute prima: Segolene Royal all'Eliseo, Hillary Clinton alla Casa Bianca? - Luce Irigaray: Alle donne che si candidano chiedo di presentare un programma "da" donne. Altrimenti temo che facciano perdere credibilita' al nostro sesso. Vedo molte donne che vogliono diventare uomini, per entrare in politica. Ho paura che le donne stiano lentamente omologandosi. Il totalitarismo piu' sottile, oggi, e' l'omologazione. E se perdiamo l'ultima carta della differenza sessuale, da dove rifonderemo la democrazia? Io vedo fondamentalismi, denaro, violenza. Per la democrazia abbiamo bisogno di differenze. Puntare solo sull'uguaglianza e' sbagliato. E' molto impegnativo costruire una cultura rispettosa delle differenze, partendo dalla differenza tra noi, perche' questo richiede una rivoluzione nel nostro modo di pensare. Tuttavia e' necessario farlo oggi: e' la vita stessa che e' a rischio, in particolare perche' ci manca la possibilita' di sperare in un futuro. Bisogna riaffidare a ciascuno e ciascuna il compito di costruire un futuro possibile per l'umanita'. * - Maria Serena Palieri: E un programma politico da donne in cosa dovrebbe consistere? - Luce Irigaray: Io penso che il mio modo di pensare e di parlare siano fedeli alla mia appartenenza al sesso femminile, sono basati sulla mia esperienza di donna. Dopo aver lavorato per anni sulla sessuazione del discorso ho capito che, in modo piu' colto, sono fedele alla ragazza che sono stata: privilegio, cioe', il dialogo fra soggetti, fra due soggetti differenti, senza considerare genealogie o gerarchie, e preferisco il presente e il futuro al passato. Fare una politica da, di donna esige per prima cosa di cambiare il modo tradizionale di parlare, per esprimersi come donna pur rispettando la differenza dell'altro. Significa entrare in un'altra logica, in cui la relazione con l'altro, nella sua singolarita', prevale sulla relazione con l'oggetto, con il denaro. Cio' richiede di scoprire e utilizzare un linguaggio che rimane sensibile, toccante, senza cancellare pero' i limiti delle rispettive identita' o mondi. Bisogna curare l'aspetto creativo, performativo della parola. * - Maria Serena Palieri: E' anche da qui che passa la "via dell'amore"? - Luce Irigaray: In effetti una politica di donne potrebbe corrispondere a una saggezza dell'amore. E' una saggezza che le donne devono acquistare e coltivare, sia a livello pubblico che privato. Ovviamente essa non puo' limitarsi a imporre nella vita pubblica le sole cose consentite alle donne nella nostra tradizione: sentimenti piu' o meno infelici e rivendicativi. Importa che scopriamo, invece, una liberta' positiva e non solo negativa, cioe' non l'essere libere malgrado o contro gli uomini, ma esserlo per noi stesse e per un'opera che corrisponda al nostro essere. E' un peccato che le donne spendano tuttora la loro energia nel litigare con gli uomini o nel diventare uomini. Non sarebbe meglio affermare i propri valori ed elaborare una nuova cultura, una cultura che cerchi di dialogare con l'altro, con tutte le forme di altri? 7. HERI DICEBAMUS: ROBERTO COTRONEO INTERVISTA UMBERTO GALIMBERTI [Dal quotidiano "L'Unita'" del 2 novembre 2007 col titolo "Non sappiamo piu' vivere il dolore. Per questo abbiamo paura" e il sommario "Umberto Galimberti. Il filosofo e psicanalista: il delitto di Roma, gli immigrati, gli sbarchi e la sensazione di 'invasione'". Roberto Cotroneo e' giornalista e scrittore. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo ampi stralci della voce a lui dedicata: "Roberto Cotroneo (Alessandria, 1961) e' un giornalista, scrittore e critico letterario italiano. E' editorialista de "l'Unita'", collaboratore di "Panorama", conduttore di Radio 2. Dal 1983 scrive per le pagine culturali dell'"Europeo" e dal 1987 viene chiamato da Giovanni Valentini alla redazione dell'"Espresso", giornale dove lavora per 16 anni. Dal 1993 al 2001, sotto la direzione di Claudio Rinaldi, e' il responsabile delle pagine culturali e per piu' di un decennio uno dei critici letterari del settimanale. Tra il 1988 e il 1989 ha scritto stroncature letterarie con lo pseudonimo di Mamurio Lancillotto, per l'inserto domenicale del "Sole 24 Ore". Ha insegnato giornalismo alla Scuola superiore di giornalismo e comunicazioni di massa della Luiss di Roma tra il 1988 e il 1994, e per molti anni ha tenuto corsi di scrittura creativa. Dal gennaio del 2004 e' editorialista de "l'Unita'" e collabora con "Panorama" e Radio 2. Il suo primo libro e' del 1991, All'Indice. Sulla cultura degli anni Ottanta, Armando Editore, un volume che raccoglieva molti articoli e stroncature di quegli anni. Tre anni dopo esce Se una mattina d'estate un bambino (Lettera a mio figlio sull'amore per i libri), Frassinelli 1994 (edizione aggiornata 2001), dove racconta al figlio Francesco, che allora aveva soltanto due anni, gli autori piu' importanti della sua vita: da Stevenson a Eliot, da Salinger a Eco. L'esordio nel romanzo e' dell'anno successivo con Presto con fuoco, Mondadori, 1995, che ha vinto il Premio Selezione Campiello; un romanzo con al centro la figura di un grande pianista, ispirata ad Arturo Benedetti Michelangeli e una partitura segreta di Chopin. Il secondo romanzo, Otranto, sempre per Mondadori, e' del 1997 ed e' la una dichiarazione d'amore a una terra scoperta negli ultimi anni: il Salento. L'eta' perfetta, Rizzoli, del 1999, e' il libro della seduzione, letta attraverso il Cantico dei Cantici: dentro una Sicilia perduta e lontana della fine degli anni Cinquanta. Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome, Mondadori, del 2002, e' un romanzo sugli scacchi e sugli specchi, sulla musica degli ultimi Quartetti di Beethoven e certe suggestioni gnostiche. Sempre nello stesso anno esce un saggio dedicato alla narrativa di Umberto Eco: Eco: due o tre cose che so di lui, Bompiani, 2002. E l'anno successivo Chiedimi chi erano i Beatles (Lettera a mio figlio sull'amore per la musica), Mondadori, 2003. Dopo aver raccontato i libri al primo figlio, ha deciso di spiegare la musica, altra sua passione, al secondo figlio, Andrea. Questo amore, e' l'ultimo romanzo, uscito da Mondadori nel febbraio 2006. Una storia d'amore, dolorosa e intensa, un modo per muoversi nelle intermittenze del destino. Ha curato il volume delle Opere di Giorgio Bassani per la collana di classici "i Meridiani" di Mondadori (1998) e ha scritto saggi su Fabrizio De Andre' (Parole e canzoni, Einaudi, 1999), e Francesco Guccini (Parole e canzoni, Einaudi, 2000). Alcuni suoi racconti sono pubblicati in varie antologie. I suoi libri sono tradotti in molti paesi del mondo. Finalista al Premio Campiello nel 1996 con Presto con fuoco. Nel 1999 vince il premio Fenice-Europa con il libro L'et‡ perfetta. Nel tempo libero ama suonare il pianoforte". Umberto Galimberti, filosofo, saggista, docente universitario; materiali di e su Galimberti sono nei siti http://venus.unive.it e www.feltrinelli.it (che presenta molti suoi interventi sia scritti che audio e videoregistrati). Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo la seguente scheda aggiornata: "Umberto Galimberti e' nato a Monza nel 1942, e' stato dal 1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 e' professore ordinario all'universita' Ca' Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia della Storia. Dal 1985 e' membro ordinario dell'international Association for Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995 ha collaborato con "Il Sole-24 ore" e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano "la Repubblica". Dopo aver compiuto studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha tradotto e curato di Jaspers, di cui e' stato allievo durante i suoi soggiorni in Germania: Sulla verita' (raccolta antologica), La Scuola, Brescia, 1970; La fede filosofica, Marietti, Casale Monferrato, 1973; Filosofia, Mursia, Milano, 1972-1978, e Utet, Torino, 1978; di Heidegger ha tradotto e curato: Sull'essenza della verita', La Scuola, Brescia, 1973. Opere di Umberto Galimberti: Heidegger, Jaspers e il tramonto dell'Occidente, Marietti, Casale Monferrato 1975 (Ristampa, Il Saggiatore, Milano, 1994); Linguaggio e civilta', Mursia, Milano 1977 (II edizione ampliata 1984); Psichiatria e Fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979; Il corpo, Feltrinelli, Milano, 1983 (Premio internazionale S. Valentino d'oro, Terni, 1983); La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo, Feltrinelli, Milano 1984 (premio Fregene, 1984); Antropologia culturale, ne Gli strumenti del sapere contemporaneo, Utet, Torino 1985; Invito al pensiero di Heidegger, Mursia, Milano 1986; Gli equivoci dell'anima, Feltrinelli, Milano 1987; La parodia dell'immaginario in W. Pasini, C. Crepault, U. Galimberti, L'immaginario sessuale, Cortina, Milano 1988; Il gioco delle opinioni, Feltrinelli, Milano 1989; Dizionario di psicologia, Utet, Torino 1992 (nuova edizione: Enciclopedia di Psicologia, Garzanti, Milano, 1999); Idee: il catalogo e' questo, Feltrinelli, Milano 1992; Parole nomadi, Feltrinelli, Milano 1994; Paesaggi dell'anima, Mondadori, Milano 1996; Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica, Feltrinelli, Milano 1999; E ora? La dimensione umana e le sfide della scienza (opera dialogica con Edoardo Boncinelli e Giovanni Maria Pace), Einaudi, Torino 2000; Orme del sacro, Feltrinelli, Milano 2000 (premio Corrado Alvaro 2001); La lampada di psiche, Casagrande, Bellinzona 2001; I vizi capitali e i nuovi vizi, Feltrinelli, Milano 2003; Le cose dell'amore, Feltrinelli, Milano 2004; Il tramonto dell'Occidente, Feltrinelli, Milano 2005; La casa di psiche. Dalla psicoanalisi alla consulenza filosofica, Feltrinelli, Milano 2006; L'ospite inquietante, Feltrinelli, Milano 2007. E' in corso di ripubblicazione nell'Universale Economica Feltrinelli l'intera sua opera. Traduzioni all'estero: in francese: (Il corpo) Les raisons du corps, Grasset Mollat, Paris, 1998; in tedesco: (Gli equivoci dell'anima) Die Seele. Eine Kulturgeschichte der Innerlichkeit, Verlag Turia + Kant, Wien, 2003; (Le cose dell'amore) Liebe, Beck, Monaco, 2006; in greco: (Storia dell'anima) Historia tes psyches, Apollon, Thessaloniki, 1989; (Paesaggi dell'anima) Topia psyches, Itamos, Athina, 2001; (Gli equivoci dell'anima) Parermeneies tes psyches, University Studio Press, Athina, 2004: in spagnolo: (Dizionario di psicologia) Diccionario de psicologia, Siglo Veintiuno Editores, Citta' del Messico 2002; (Le cose dell'amore), Las cosas del amor, Imago mundi, Madrid, 2006; in portoghese: (Orme del sacro) Rastros do sagrado, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2003; (I vizi capitali e i nuovi vizi) Os vicios capitais e os novos vicios, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2004; (Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica) Psiche e techne. O homen na idade da tecnica, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2005; in giapponese: I vizi capitali e i nuovi vizi, Tokio, 2004"] Dolore, morte, paura, insicurezza. Quattro giorni fa a Roccella Jonica una barca di clandestini si e' spezzata, e sono morte almeno sei persone. Nello stesso momento a Siracusa ci sono stati altri morti, immigrati, tra i quali un ragazzino. Eppure ormai sembriamo abituati a una contabilita' della morte e a una presa di coscienza della violenza che sembra ineluttabile. Dall'altro lato pero' proprio l'altro ieri la donna di Roma, aggredita mentre tornava a casa e morta dopo un giorno d'agonia, ha scosso l'intero paese. Anche in questo caso c'e' un aspetto che ha a che fare con immigrazione e diversita'. Visto che l'uomo arrestato per questo episodio era un rumeno che abitava in una baracca sul Tevere. Che conseguenze possono avere episodi come questi nel nostro modo di guardare il mondo, e quanto incidono sulle nostre paure, e sulle inquietudini di tutti i giorni? Abbiamo cercato di andare piu' a fondo all'argomento, parlandone con Umberto Galimberti: psicoanalista, filosofo e saggista. * - Roberto Cotroneo: Due tragedie diverse. Qualche giorno fa le morti in mare dei clandestini che cercavano di arrivare in Italia. L'altro ieri un episodio terribile a Roma... - Umberto Galimberti: Partiamo dal primo episodio. Nessuno di noi vuole toccare con mano la propria impotenza. E quando ciascun individuo ha la sensazione che qualunque posizione assuma non e' incidente rispetto al fenomeno, allora scatta un processo di rimozione. * - Roberto Cotroneo: Facciamo un esempio. - Umberto Galimberti: Se muore mio fratello piango. Se muore il mio vicino di casa faccio le condoglianze. Se mi dicono che muoiono otto bambini al secondo al mondo, a questo punto io non provo piu' niente: e' solo una statistica. Il troppo grande ci lascia indifferenti. E questo e' un primo dato di natura psicologica. Nel senso che la nostra psiche e' in grado di reagire solo al nostro ambiente, e al mondo circostante. Ma non e' in grado di interiorizzare fenomeni mondiali. * - Roberto Cotroneo: Non abbiamo una psiche all'altezza degli eventi del mondo? - Umberto Galimberti: Gia'. E siccome i mezzi di comunicazione ci portano in casa i drammi di tutto il mondo la nostra psiche non reagisce piu'. Questo fatto e' quasi meccanicistico. Se un'inondazione uccide duemila persone non diventa un titolo in prima pagina come invece lo diventa la notizia della donna che hanno ucciso a Roma. La nostra psiche percepisce il vicino ma non il lontano. * - Roberto Cotroneo: E l'episodo di Roma e' molto vicino a tutti noi. - Umberto Galimberti: Qui si tratta di capire se la tragedia di questa donna ha scosso tutti quanti perche' e' la moglie di un ammiraglio. Purtroppo episodi di questo genere accadono in Italia tutti i santi giorni. Qualche tempo fa nel bresciano sono state ammazzate due prostitute piu' o meno nella stessa maniera, ma siccome erano prostitute, erano straniere, e avevano vent'anni... Alla periferia di Milano sono storie quasi quotidiane... * - Roberto Cotroneo: Ma in qualche modo troppo lontane da noi. - Umberto Galimberti: E' anche la posizione sociale che determina l'evento. Non e' la pietas. Questi fenomeni succedono tutti i giorni, oggi e' in prima pagina perche' nessuno si sente piu' difeso. Che la prostituta venga ammazzata, "beh, e' colpa sua perche' faceva la prostituta". * - Roberto Cotroneo: C'e' un fenomeno di identificazione. - Umberto Galimberti: Certo. Ciascuno di noi nel leggere le disgrazie fa un esame delle proprie condotte. E se la nostra condotta e' piu' prudente, allora la colpa e' dell'altro. E ci si sente tranquilli. Se invece poteva capitare anche a chi ha una condotta normale, allora le cose cambiano. Passano da lontane a vicine. Entrano nel nostro mondo e le sentiamo profondamente nostre. * - Roberto Cotroneo: Galimberti, vuole dire che le cose lontane non sono pericolose per quanto orribili e drammatiche, ed e' questa la cosa che conta? - Umberto Galimberti: I tedeschi hanno due espressioni quando parlano del mondo. Welt, che vuol dire mondo. E unwelt che vuol dire mondo circostante. Il lontano e' immenso. Quando le tragedie sono troppo grandi noi abbiamo una sostanziale indifferenza. * - Roberto Cotroneo: Ma allora Hiroshima? - Umberto Galimberti: Hiroshima e' diventato un fenomeno culturale. Ma non credo che abbia commosso individualmente qualcuno. Quando parlo dell'indifferenza psichica sto parlando dell'indifferenza di ogni singolo individuo di fronte a fenomeni che sono al di la' della sua portata di intervento. * - Roberto Cotroneo: Pero' i mezzi di comunicazione, oggi, sono in grado di informarci in tempo reale su tutto. Si dice che il mondo e' diventato molto piccolo. - Umberto Galimberti: Non e' cosi'. L'immigrazione ci mette di fronte a una contraddizione radicale. Costituita dal fatto che il fenomeno e' irreversibile; non possiamo pensare che per mantenere il nostro benessere, quello di 800 milioni di occidentali, quattro quinti dell'umanita' debbano morire di fame e di sete. E quindi questi quattro quinti verranno inevitabilmente qui. * - Roberto Cotroneo: Con quali conseguenze? - Umberto Galimberti: Che ci troviamo di fronte a un processo che confligge con la necessita' di rivedere le nostre abitudini localistiche, di rivedere il nostro rapporto fiduciario con i vicini: il paese, il quartiere... Ora questo rapporto fiduciario viene incrinato da persone che sono tutt'altro rispetto a noi. E scattano dei processi difensivi. * - Roberto Cotroneo: Ma come sara' inevitabile dover accettare le migrazioni - perche' sono un fenomeno epocale -- non sara' inevitabile trovare una sorta di nuova empatia con il diverso? - Umberto Galimberti: I processi psichici sono lentissimi. Noi abbiamo avuto la mondializzazione nell'arco di trent'anni, ma la nostra psiche non e' all'altezza del fenomeno di mondializzazione. I processi emotivi, i processi di interiorizzazione degli eventi, sono lentissimi. Anche la rivoluzione francese ha predicato la fraternita', ma non e' che nell'Ottocento siamo diventati piu' buoni. * - Roberto Cotroneo: E dunque? - Umberto Galimberti: La mondializzazione richiede alla nostra psiche un salto di qualita', che ha a che fare con il sentimento. E il sentimento non si puo' comandare. Noi siamo deficitari di sentimento nell'epoca della mondializzazione. * - Roberto Cotroneo: E la pieta', la compassione? - Umberto Galimberti: Si fa presto a dirlo. Ma noi dobbiamo fare i conti con la nostra psiche limitata. * - Roberto Cotroneo: Non e' plausibile che il mondo lontano da noi, in perenne guerra, dove la morte non ha quasi valore, ci ha dato un'assuefazione alla tragedia? - Umberto Galimberti: Certo, ma il problema piu' importante e' un altro. * - Roberto Cotroneo: Quale? - Umberto Galimberti: Bisogna cominciare a dire una cosa. A partire dalle scuole elementari e' necessario portare i bambini a una educazione emotiva. Cioe' dobbiamo allargare le nostre basi sentimentali. * - Roberto Cotroneo: Ma l'abbiamo persa nel tempo questa educazione emotiva o invece e' sempre mancata? - Umberto Galimberti: Oggi c'e' un analfabetismo emotivo totale. Ma un tempo esisteva. I nostri nonni avevano a che fare molto piu' di noi con il dolore. La malattia veniva gestita in casa, i figli vedevano morire i padri, talvolta i padri vedevano morire i figli, c'erano le guerre, c'erano le pestilenze. Quindi c'era una capacita' psichica dovuta al fatto che si aveva un contatto continuo con il dolore, assai piu' ampio del nostro di oggi. * - Roberto Cotroneo: E senza una educazione emotiva? - Umberto Galimberti: Un disastro. Vede, lentamente la scuola, specie negli ultimi anni, ha privilegiato la parte scientifica e tecnologica. Si sente continuamente dire che si debbono portare i computer nella scuola, che bisogna far entrare i ragazzi nel mondo del lavoro. Che bisogna insegnarli internet, e tutte queste belle cose. * - Roberto Cotroneo: Negroponte vuole far produrre un computer da 200 dollari per i bambini africani. - Umberto Galimberti: Appunto. Ma tutto questa ansia tecnologica e' cresciuta a discapito della cultura umanistica. E a cosa serve la cultura umanistica? Serve all'educazione emotiva. Perche' i romanzi, la filosofia, la poesia aiuta a riconoscere e a capire i sentimenti. Se io rendo marginale la cultura umanistica non capisco piu' cos'e' il dolore, non domino le paura, non capisco neppure cosa significhi l'amore. E allora quando manca una competenza emotiva, nel collasso della parola si passa direttamente al gesto. E il dolore dell'altro non lo capisco. * - Roberto Cotroneo: E tutto finisce in un misto ambivalente di indifferenza e intolleranza. - Umberto Galimberti: Appunto. Ed e' questo che dobbiamo a tutti i costi evitare. 8. IN CAUDA. LE PREFERENZE DI GNOCCOLONE Preferisco di gran lunga chi mi chiede gentilmente quattro spiccioli per strada a chi protervo saccheggia il pubblico erario. E preferisco chi vive di espedienti ai governanti assassini. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 490 del 18 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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