Minime. 490



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 490 del 18 giugno 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Il punto di riferimento
2. Gemelli
3. Giobbe Santabarbara: Come si e' potuto arrivare a tutto questo?
Semplicemente un passo dopo l'altro
4. Al passo
5. Una politica per la sicurezza
6. Maria Serena Palieri intervista Luce Irigaray
7. Roberto Cotroneo intervista Umberto Galimberti
8. Le preferenze di Gnoccolone
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'


1. EDITORIALE. IL PUNTO DI RIFERIMENTO

E' a tutti evidente che manca un punto di riferimento politico per la
ripresa dell'iniziativa democratica in Italia.
Questo punto di riferimento e' la nonviolenza.
La sua maggiore concretizzazione storica e' il femminismo.
Se non si capisce questo la sinistra e' spacciata, denegata la dignita'
umana di tutti e ciascuno, la civile convivenza nel nostro paese ridotta in
macerie.

2. LE ULTIME COSE. GEMELLI

La guerra e il razzismo
fratelli gemelli.

3. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: COME SI E' POTUTO ARRIVARE A TUTTO
QUESTO? SEMPLICEMENTE UN PASSO DOPO L'ALTRO

Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi negli
ultimi vent'anni ha favorito il suo trionfo.
Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi negli
ultimi due anni ha governato costantemente deliberando provvedimenti di
guerra e razzisti.
Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi
governando tuttora innumerevoli enti locali non ha mai, dico mai, voluto
deliberare quei semplici provvedimenti che renderebbero la vita dei migranti
meno offesa.
Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi si
indigna solo quando si trova all'opposizione.
Trovo ipocrita l'indignazione odierna per il razzismo da parte di chi
continua a compartecipare della rapina ai danni del sud del mondo, della
rapina ai danni dei migranti, della rapina ai danni degli impoveriti - e
impoveriti perche' rapinati.
*
Detto tutto questo, ogni voce che si leva contro le persecuzioni razziste
oggi in corso e in preparazione in Italia e' benedetta. Ogni mano che compie
un gesto di umana solidarieta', di resistenza all'inumano, e' benedetta.
Ogni azione che la violenza razzismo ed ogni altra violenza contrasta e'
benedetta.

4. LE ULTIME COSE. AL PASSO

Dopo un decennio in cui tanti, troppi, hanno accettato che il militarismo e
la guerra fossero l'elemento fondamentale della politica estera italiana,
ora il militarismo e la guerra lo diventano anche della politica interna.
A presto il sabato fascista.

5. EDITORIALE. UNA POLITICA PER LA SICUREZZA

Una politica per la sicurezza cercherebbe di togliere piu' persone che sia
possibile dalla miseria e dalla precarieta'; cercherebbe di contrastare i
poteri criminali; cercherebbe di combattere gli schiavisti e i loro
complici; cercherebbe di proporre a tutte le persone l'inclusione nel patto
sociale.
Ed una politica della sicurezza non puo' essere solo locale, deve essere
internazionale: contrastare le guerre e la fame, far cessare la rapina del
sud del mondo: anche perche' e' a tutti evidente che l'emigrazione come fuga
dai paesi delle guerre e della fame e' una conseguenza delle guerre e della
fame, che a loro volto sono una conseguenza di cinquecento anni di rapina
che tuttora continua. La nostra rapina.
Una politica per la sicurezza puo' fondarsi solo sul riconoscimento della
dignita' umana di ogni essere umano, e consistere delle azioni che ad ogni
essere umano rechino appunto sicurezza, ovvero solidarieta' concreta e
operante.
*
La politica del governo attuale in materia di sicurezza e' l'esatto
contrario di cio' che occorre fare. La politica del governo attuale in
materia di sicurezza promuove l'illegalita', il crimine, la violenza. La
politica del governo attuale in materia di sicurezza non e' una politica: e'
una follia e un delitto.

6. RIFLESSIONE. MARIA SERENA PALIERI INTERVISTA LUCE IRIGARAY
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 17 giugno 2008 col titolo "Una nuova
democrazia? Fondiamola sull'amore. Luce Irigaray intervistata da Maria
Serena Palieri" e il sommario "Se alla parola filosofia dessimo il
significato di saggezza dell'amore anziche' amore della saggezza come si e'
fatto per duemila anni? Oggi i cittadini sono come bambini in ascolto del
Capo. La trappola e' nel fatto che il Capo e' stato eletto da noi stessi.
Nostra e' la colpa. Segolene e Hillary candidate alle massime cariche sono
una vera rottura col passato? Senza un programma da donne c'e' il rischio di
screditare il nostro sesso. Chiedere l'uguaglianza, come donne, mi sembra
un'espressione sbagliata per un obiettivo reale. A chi o a che cosa vogliono
essere uguali le donne? Agli uomini? A una retribuzione? A un impiego
pubblico? Uguali a quale modello? Perche' non uguali a se stesse? Si
intitola La via dell'amore l'ultimo saggio della filosofa che, dal 1974 e
dallo 'scandalo' di Speculum, e' punto di riferimento del pensiero
femminile. Un testo che propone una provocazione radicale. Lei stessa ce la
spiega".
Maria Serena Palieri (Roma, 1953) giornalista, dal 1979 scrive su
"L'Unita'", attualmente lavora alle pagine culturali e si occupa di
narrativa italiana e internazionale e mercato editoriale; ha collaborato con
diverse testate, tra cui "l'Espresso" e "Marie Claire", e' stata consulente
di Rai Educational e autrice-conduttrice per Radiodue; in campo editoriale
lavora anche come editor e traduttrice dal francese; un suo libro-intervista
con Domenico de Masi, Ozio creativo, sui tempi di vita, ha avuto quattro
edizioni (Ediesse, Rizzoli) ed e' stato pubblicato in Brasile da Sextante.
Luce Irigaray, nata in Belgio, direttrice di ricerca al Cnrs a Parigi, e'
tra le piu' influenti pensatrici degli ultimi decenni. Tra le opere di Luce
Irigaray: Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975; Questo sesso
che non e' un sesso, Feltrinelli, Milano 1978;  Amante marina. Friedrich
Nietzsche, Feltrinelli, Milano 1981, Luca Sossella Editore, 2003; Passioni
elementari, Feltrinelli, Milano 1983; Etica della differenza sessuale,
Feltrinelli, Milano 1985; Sessi e genealogie, La Tartaruga, Milano 1987,
Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007; Il tempo della differenza, Editori
Riuniti, Roma 1989; Parlare non e' mai neutro, Editori Riuniti, Roma 1991;
Io, tu, noi, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Amo a te, Bollati
Boringhieri, Torino 1993; Essere due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; La
democrazia comincia a due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; L'oblio
dell'aria, Bollati Boringhieri, Torino 1996; Tra Oriente e Occidente,
Manifestolibri, Roma 1997; Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano
1997, 2000; In tutto il mondo siamo sempre in due, Baldini Castoldi Dalai,
Milano 2006; Preghiere quotidiane, Heimat, 2007; La via dell'amore, Bollati
Boringhieri, Torino 2007; Oltre i propri confini, Baldini Castoldi Dalai,
Milano 2007; La via dell'amore, Bollati Boringhieri, Torino 2008]

Filosofia: parola composta, dal greco, a partire da due altre, amore e
saggezza. Ma queste due, una volta mescolate, a quale terzo nuovo senso
danno luogo? Da due millenni e mezzo diciamo che filosofia significa "amore
della saggezza". E se, invece, significasse "saggezza dell'amore"? Cosa
sarebbe successo, insomma, se nella storia umana la saggezza fosse stata
regolata dall'amore? Luce Irigaray, filosofa e psicanalista, dopo
trentaquattro anni di cammino tenace - e' del 1974 lo "scandaloso" successo
di Speculum, il saggio con cui decostruiva Freud, Platone e Hegel, tra gli
altri, per indagare nel continente ignoto dell'identita' e della sessualita'
femminile, del 1984 il saggio che poneva un primo mattone della sua
originale teoria successiva, Etica della differenza sessuale, del 1992
quello in cui cominciava a saggiare l'idea di una polis aperta ai due sessi,
Io, tu, noi, per una cultura della differenza - e' arrivata in questo 2008
nelle nostre librerie, per Bollati Boringhieri, con un testo dal titolo
magnificamente innocente, La via dell'amore. Di innocente, in questo
pamphlet, c'e' lo sguardo con cui Irigaray, studiosa settantottenne,
partendo da quello slittamento di senso di una parola bimillenaria,
filosofia, finisce per leggere con incandescente radicalismo il nostro
tempo. "La tradizione occidentale ha privilegiato la sapienza a discapito
dell'amore. E l'uomo occidentale ha confuso poi la sapienza col dominio
sulla natura, compresa la natura propria e quella dell'altro. Perche' l'ha
fatto? Perche' doveva emergere dal mondo materno, inteso come natura, e
invece di risolvere la cosa in termini di relazione nella differenza, ha
scelto la via del dominio sul mondo naturale, mondo materno compreso": cosi'
Irigaray riassume, per noi, quel mistero delle origini. "Forse in un primo
tempo non poteva fare altrimenti" aggiunge. "E la mia ipotesi e' che l'uomo
abbia bisogno ora che la donna si individui in quanto donna per aiutare lui,
l'uomo, ad uscire dal mondo materno". Nell'ultimo decennio alcuni studiosi
(uomini) si sono avventurati a parlare di "fine della storia": stop,
l'evoluzione umana e' arrivata al capolinea. Per Luce Irigaray sembra sia
vero il contrario: siamo a un inizio. Con un'avvertenza: "La liberazione
femminile, se avviene solo 'contro' gli uomini, non servira' a granche'.
Anche i separatismi, che pure hanno avuto una funzione storica, sono da
superare, salvo che come strategia puntuale per ottenere certi diritti"
osserva.
*
- Maria Serena Palieri: In un momento in cui la democrazia collassa fare un
discorso sulla saggezza dell'amore e la relazione a due puo' sembrare un
lusso. Lo e'? Oppure quella che propone e' un'altra idea di democrazia, una
democrazia radicale?
- Luce Irigaray: Nella cosiddetta democrazia, secondo me, la gente e'
diventata troppo dipendente, i cittadini sono come bambini, in ascolto di
quanto decide il capo. La trappola e' nel fatto che il capo e' stato eletto
da noi stessi. Cosi', i disastri della democrazia sarebbero comunque colpa
nostra. Dunque, cerco di dire che la gestione della citta', la gestione di
noi stessi e dei rapporti tra di noi, invece, deve essere a carico nostro.
La politica e' compito di noi tutti e tutte, non solo dei politici. La
politica, e in particolare la democrazia, spesso, hanno lavorato piu' a
separare i cittadini che ad avvicinarli. Il mio discorso punta a riannodare
queste relazioni, facendo leva sulla potenza estrema - per chi la sa
vedere - della differenza. L'amore e' alla nostra portata e rifondare la
societa' civile e' compito di noi tutti e tutte. Intendo la parola amore in
senso forte, non debole, non paternalistico ne' sentimentale, amore come
rispetto dell'umano, nella sua totalita'. La mia perdita di fiducia nella
politica risale a molti anni fa. E' allora che ho deciso che, anziche'
criticare e aspettare, dissipando cosi' salute ed energia, da subito potevo
usarle, invece, per creare legami. Ho cominciato, cioe', a lavorare sul
"due". Rifondare la relazione a due e' il mezzo per rifondare la societa'
civile. Puoi farlo ogni giorno, dieci volte al giorno, e a sera hai fatto
qualcosa.
*
- Maria Serena Palieri: Il saggio affronta anche il rapporto tra religione e
filosofia. La questione religiosa e', in questo momento, scabrosa. Lei come
la intende?
- Luce Irigaray: Io vivo in Francia. Sono politicamente laica. Trovo che
l'avanzata dei fondamentalismi, e le crisi politiche che ne conseguono,
derivino dal fatto che la filosofia, come detto all'inizio, si sia
disinteressata dell'amore, a favore della sapienza governata dal Logos. Ma,
siccome l'amore fa parte dell'umano, esso e' finito delegato alla religione.
E questo ha creato un disastro. Sia nella religione, che in politica.
*
- Maria Serena Palieri: Il saggio ha come bersaglio polemico anche il nuovo
universo, informatico, nel quale viviamo. E quello che lei ha definito
"capitalismo intellettuale". Perche'?
- Luce Irigaray: Non definisco l'informatica in quanto tale come capitalismo
intellettuale, ma l'uso che alcuni ne possono fare e le conseguenze di un
uso generalizzato di essa. Il linguaggio dell'informatica deriva dalla
logica occidentale che ha creato un mondo parallelo a quello della vita,
dove esistono le differenze. L'informatica, con la sua logica binaria,
estranea alla vita, appartiene a questo mondo parallelo. Per sfuggire a
questo dominio dobbiamo cercare di tornare a un linguaggio concreto,
carnale, fatto di rispetto della stessa natura e di relazione tra noi.
Prendiamo il silenzio: l'informatica non sa cosa sia, il silenzio e'
qualcosa che non e' ne' bene ne' male, ma e' un luogo dove ci si puo'
incontrare, nel rispetto delle nostre differenze, ed elaborare un mondo
comune, a partire da trasformazioni dei rispettivi mondi. L'informatica non
sa cosa sia il silenzio, nemmeno l'intimita'. La nostra logica occidentale
corrisponde a un linguaggio che nomina il reale per appropriarsene, ma cosi'
lo immobilizza, lo uccide in qualche modo. Noi diciamo "un albero" e, nel
dirlo, cancelliamo la vita, le trasformazioni che un albero vive in
primavera, in autunno, in inverno. La logica occidentale e' anzitutto un
padroneggiare il mondo in una maniera mentale: ad esempio dire "un castagno"
parla prima al cervello, invece parlare di "questo castagno qui in fiore" si
rivolge a tutto il nostro essere. Insomma, io cerco di tornare a, o di
inventare, un linguaggio carnale, che tocchi, che corrisponda al nostro
essere totale e che ci consenta di comunicare in quanto viventi.
*
- Maria Serena Palieri: Lei contrappone familiarita' a intimita'.
Valorizzando la seconda a scapito della prima. Perche'?
- Luce Irigaray: La familiarita' e' cio' che ci unisce in un passato comune
attraverso abitudini, costumi: io e te siamo dello stesso paese,
condividiamo la nostra casa di famiglia, abbiamo vissuto insieme
quell'evento... La familiarita' e' legata al passato. Ci incarcera nel
nostro modo di vivere, nella nostra propria lingua. Ci impedisce quindi di
avvicinarci all'altro: all'altro sesso, all'altra generazione, allo
straniero. Ci impedisce di creare intimita' con l'altro, attraverso le
differenze.
*
- Maria Serena Palieri: Nel suo saggio parla anche della "fabbricazione di
bellezza" e della "fabbricazione di erezione". Insomma, parlando di
"saggezza dell'amore" si finisce a parlare di lifting e Viagra...
- Luce Irigaray: Non andiamo perfino verso la fabbricazione dello stesso
corpo? La nostra sapienza prima ha voluto dominare la natura, ora vuole
fabbricare la natura al posto di lasciarla essere e crescere. Per la natura
non c'e' piu' posto. Se si fosse coltivata un po', invece, la saggezza
dell'amore, di tutto questo non ci sarebbe bisogno: la relazione carnale
basterebbe per farci apprezzare i nostri corpi come sono, dei corpi che
sarebbero d'altronde piu' seducenti perche' piu' vivi, come si puo'
verificare nelle culture che coltivano il respiro, l'energia della vita al
posto di inventare artifici per mascherarla.
*
- Maria Serena Palieri: Ma l'informatica, che ci dona l'ubiquita', cosi'
come la velocita' che ci consente di raggiungere ogni angolo del pianeta,
non accentuano la vicinanza? Non aiutano a comunicare?
- Luce Irigaray: Lo crede? Ha visto il numero di persone che parlano ormai
da sole per strada? E che si arrabbiano se tu interrompi il loro parlare da
soli? E che, quando non parlano da soli per strada parlano a casa col loro
computer? In fedelta' a una nostra tradizione occidentale, le persone si
parlano sempre piu' in assenza di una presenza carnale: le dita toccano
molto i tasti del computer ma poco il corpo dell'altro. In noi esseri umani,
poi, ci sono ritmi diversi: i ritmi di digestione, cuore, respiro, parola,
pensiero. Le macchine ci stanno riducendo a un ritmo uniforme, a un ritmo
perfino solo mentale. E questo e' pericoloso...
*
- Maria Serena Palieri: Luce Irigaray cosa pensa di questo mondo del 2008,
in cui ci sono state donne candidate a cariche mai avute prima: Segolene
Royal all'Eliseo, Hillary Clinton alla Casa Bianca?
- Luce Irigaray: Alle donne che si candidano chiedo di presentare un
programma "da" donne. Altrimenti temo che facciano perdere credibilita' al
nostro sesso. Vedo molte donne che vogliono diventare uomini, per entrare in
politica. Ho paura che le donne stiano lentamente omologandosi. Il
totalitarismo piu' sottile, oggi, e' l'omologazione. E se perdiamo l'ultima
carta della differenza sessuale, da dove rifonderemo la democrazia? Io vedo
fondamentalismi, denaro, violenza. Per la democrazia abbiamo bisogno di
differenze. Puntare solo sull'uguaglianza e' sbagliato. E' molto impegnativo
costruire una cultura rispettosa delle differenze, partendo dalla differenza
tra noi, perche' questo richiede una rivoluzione nel nostro modo di pensare.
Tuttavia e' necessario farlo oggi: e' la vita stessa che e' a rischio, in
particolare perche' ci manca la possibilita' di sperare in un futuro.
Bisogna riaffidare a ciascuno e ciascuna il compito di costruire un futuro
possibile per l'umanita'.
*
- Maria Serena Palieri: E un programma politico da donne in cosa dovrebbe
consistere?
- Luce Irigaray: Io penso che il mio modo di pensare e di parlare siano
fedeli alla mia appartenenza al sesso femminile, sono basati sulla mia
esperienza di donna. Dopo aver lavorato per anni sulla sessuazione del
discorso ho capito che, in modo piu' colto, sono fedele alla ragazza che
sono stata: privilegio, cioe', il dialogo fra soggetti, fra due soggetti
differenti, senza considerare genealogie o gerarchie, e preferisco il
presente e il futuro al passato. Fare una politica da, di donna esige per
prima cosa di cambiare il modo tradizionale di parlare, per esprimersi come
donna pur rispettando la differenza dell'altro. Significa entrare in
un'altra logica, in cui la relazione con l'altro, nella sua singolarita',
prevale sulla relazione con l'oggetto, con il denaro. Cio' richiede di
scoprire e utilizzare un linguaggio che rimane sensibile, toccante, senza
cancellare pero' i limiti delle rispettive identita' o mondi. Bisogna curare
l'aspetto creativo, performativo della parola.
*
- Maria Serena Palieri: E' anche da qui che passa la "via dell'amore"?
- Luce Irigaray: In effetti una politica di donne potrebbe corrispondere a
una saggezza dell'amore. E' una saggezza che le donne devono acquistare e
coltivare, sia a livello pubblico che privato. Ovviamente essa non puo'
limitarsi a imporre nella vita pubblica le sole cose consentite alle donne
nella nostra tradizione: sentimenti piu' o meno infelici e rivendicativi.
Importa che scopriamo, invece, una liberta' positiva e non solo negativa,
cioe' non l'essere libere malgrado o contro gli uomini, ma esserlo per noi
stesse e per un'opera che corrisponda al nostro essere. E' un peccato che le
donne spendano tuttora la loro energia nel litigare con gli uomini o nel
diventare uomini. Non sarebbe meglio affermare i propri valori ed elaborare
una nuova cultura, una cultura che cerchi di dialogare con l'altro, con
tutte le forme di altri?

7. HERI DICEBAMUS: ROBERTO COTRONEO INTERVISTA UMBERTO GALIMBERTI
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 2 novembre 2007 col titolo "Non sappiamo piu'
vivere il dolore. Per questo abbiamo paura" e il sommario "Umberto
Galimberti. Il filosofo e psicanalista: il delitto di Roma, gli immigrati,
gli sbarchi e la sensazione di 'invasione'".
Roberto Cotroneo e' giornalista e scrittore. Dalla Wikipedia, edizione
italiana, riprendiamo ampi stralci della voce a lui dedicata: "Roberto
Cotroneo (Alessandria, 1961) e' un giornalista, scrittore e critico
letterario italiano. E' editorialista de "l'Unita'", collaboratore di
"Panorama", conduttore di Radio 2. Dal 1983 scrive per le pagine culturali
dell'"Europeo" e dal 1987 viene chiamato da Giovanni Valentini alla
redazione dell'"Espresso", giornale dove lavora per 16 anni. Dal 1993 al
2001, sotto la direzione di Claudio Rinaldi, e' il responsabile delle pagine
culturali e per piu' di un decennio uno dei critici letterari del
settimanale. Tra il 1988 e il 1989 ha scritto stroncature letterarie con lo
pseudonimo di Mamurio Lancillotto, per l'inserto domenicale del "Sole 24
Ore". Ha insegnato giornalismo alla Scuola superiore di giornalismo e
comunicazioni di massa della Luiss di Roma tra il 1988 e il 1994, e per
molti anni ha tenuto corsi di scrittura creativa. Dal gennaio del 2004 e'
editorialista de "l'Unita'" e collabora con "Panorama" e Radio 2. Il suo
primo libro e' del 1991, All'Indice. Sulla cultura degli anni Ottanta,
Armando Editore, un volume che raccoglieva molti articoli e stroncature di
quegli anni. Tre anni dopo esce Se una mattina d'estate un bambino (Lettera
a mio figlio sull'amore per i libri), Frassinelli 1994 (edizione aggiornata
2001), dove racconta al figlio Francesco, che allora aveva soltanto due
anni, gli autori piu' importanti della sua vita: da Stevenson a Eliot, da
Salinger a Eco. L'esordio nel romanzo e' dell'anno successivo con Presto con
fuoco, Mondadori, 1995, che ha vinto il Premio Selezione Campiello; un
romanzo con al centro la figura di un grande pianista, ispirata ad Arturo
Benedetti Michelangeli e una partitura segreta di Chopin. Il secondo
romanzo, Otranto, sempre per Mondadori, e' del 1997 ed e' la una
dichiarazione d'amore a una terra scoperta negli ultimi anni: il Salento.
L'eta' perfetta, Rizzoli, del 1999, e' il libro della seduzione, letta
attraverso il Cantico dei Cantici: dentro una Sicilia perduta e lontana
della fine degli anni Cinquanta. Per un attimo immenso ho dimenticato il mio
nome, Mondadori, del 2002, e' un romanzo sugli scacchi e sugli specchi,
sulla musica degli ultimi Quartetti di Beethoven e certe suggestioni
gnostiche. Sempre nello stesso anno esce un saggio dedicato alla narrativa
di Umberto Eco: Eco: due o tre cose che so di lui, Bompiani, 2002. E l'anno
successivo Chiedimi chi erano i Beatles (Lettera a mio figlio sull'amore per
la musica), Mondadori, 2003. Dopo aver raccontato i libri al primo figlio,
ha deciso di spiegare la musica, altra sua passione, al secondo figlio,
Andrea. Questo amore, e' l'ultimo romanzo, uscito da Mondadori nel febbraio
2006. Una storia d'amore, dolorosa e intensa, un modo per muoversi nelle
intermittenze del destino. Ha curato il volume delle Opere di Giorgio
Bassani per la collana di classici "i Meridiani" di Mondadori (1998) e ha
scritto saggi su Fabrizio De Andre' (Parole e canzoni, Einaudi, 1999), e
Francesco Guccini (Parole e canzoni, Einaudi, 2000). Alcuni suoi racconti
sono pubblicati in varie antologie. I suoi libri sono tradotti in molti
paesi del mondo. Finalista al Premio Campiello nel 1996 con Presto con
fuoco. Nel 1999 vince il premio Fenice-Europa con il libro L'et‡ perfetta.
Nel tempo libero ama suonare il pianoforte".
Umberto Galimberti, filosofo, saggista, docente universitario; materiali di
e su Galimberti sono nei siti http://venus.unive.it e www.feltrinelli.it
(che presenta molti suoi interventi sia scritti che audio e
videoregistrati). Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo la seguente scheda
aggiornata: "Umberto  Galimberti e' nato a Monza nel 1942, e' stato dal 1976
professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore
associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 e' professore ordinario
all'universita' Ca' Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia
della Storia. Dal 1985 e' membro ordinario dell'international Association
for Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995 ha collaborato con "Il Sole-24
ore" e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano "la Repubblica". Dopo aver
compiuto studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha
tradotto e curato di Jaspers, di cui e' stato allievo durante i suoi
soggiorni in Germania: Sulla verita' (raccolta antologica), La Scuola,
Brescia, 1970; La fede filosofica, Marietti, Casale Monferrato, 1973;
Filosofia, Mursia, Milano, 1972-1978, e Utet, Torino, 1978; di Heidegger ha
tradotto e curato: Sull'essenza della verita', La Scuola, Brescia, 1973.
Opere di Umberto  Galimberti: Heidegger, Jaspers e il tramonto
dell'Occidente, Marietti, Casale Monferrato 1975 (Ristampa, Il Saggiatore,
Milano, 1994); Linguaggio e civilta', Mursia, Milano 1977 (II edizione
ampliata 1984); Psichiatria e Fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979; Il
corpo, Feltrinelli, Milano, 1983 (Premio internazionale S. Valentino d'oro,
Terni, 1983); La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo,
Feltrinelli, Milano 1984 (premio Fregene, 1984); Antropologia culturale, ne
Gli strumenti del sapere contemporaneo, Utet, Torino 1985; Invito al
pensiero di Heidegger, Mursia, Milano 1986; Gli equivoci dell'anima,
Feltrinelli, Milano 1987; La parodia dell'immaginario in W. Pasini, C.
Crepault, U. Galimberti, L'immaginario sessuale, Cortina, Milano 1988; Il
gioco delle opinioni, Feltrinelli, Milano 1989; Dizionario di psicologia,
Utet, Torino 1992 (nuova edizione: Enciclopedia di Psicologia, Garzanti,
Milano, 1999); Idee: il catalogo e' questo, Feltrinelli, Milano 1992; Parole
nomadi, Feltrinelli, Milano 1994; Paesaggi dell'anima, Mondadori, Milano
1996; Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica, Feltrinelli, Milano
1999; E ora? La dimensione umana e le sfide della scienza (opera dialogica
con Edoardo Boncinelli e Giovanni Maria Pace), Einaudi, Torino 2000; Orme
del sacro, Feltrinelli, Milano 2000 (premio Corrado Alvaro 2001); La lampada
di psiche, Casagrande, Bellinzona 2001; I vizi capitali e i nuovi vizi,
Feltrinelli, Milano 2003; Le cose dell'amore, Feltrinelli, Milano 2004; Il
tramonto dell'Occidente, Feltrinelli, Milano 2005; La casa di psiche. Dalla
psicoanalisi alla consulenza filosofica, Feltrinelli, Milano 2006; L'ospite
inquietante, Feltrinelli, Milano 2007. E' in corso di ripubblicazione
nell'Universale Economica Feltrinelli l'intera sua opera. Traduzioni
all'estero: in francese: (Il corpo) Les raisons du corps, Grasset Mollat,
Paris, 1998; in tedesco: (Gli equivoci dell'anima) Die Seele. Eine
Kulturgeschichte der Innerlichkeit, Verlag Turia + Kant, Wien, 2003; (Le
cose dell'amore) Liebe, Beck, Monaco, 2006; in greco: (Storia dell'anima)
Historia tes psyches, Apollon, Thessaloniki, 1989; (Paesaggi dell'anima)
Topia psyches, Itamos, Athina, 2001; (Gli equivoci dell'anima) Parermeneies
tes psyches, University Studio Press, Athina, 2004: in spagnolo: (Dizionario
di psicologia) Diccionario de psicologia, Siglo Veintiuno Editores, Citta'
del Messico 2002; (Le cose dell'amore), Las cosas del amor, Imago mundi,
Madrid, 2006; in portoghese: (Orme del sacro) Rastros do sagrado, Paulus,
Sao Paulo, Brasil, 2003; (I vizi capitali e i nuovi vizi) Os vicios capitais
e os novos vicios, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2004; (Psiche e techne. L'uomo
nell'eta' della tecnica) Psiche e techne. O homen na idade da tecnica,
Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2005; in giapponese: I vizi capitali e i nuovi
vizi, Tokio, 2004"]

Dolore, morte, paura, insicurezza. Quattro giorni fa a Roccella Jonica una
barca di clandestini si e' spezzata, e sono morte almeno sei persone. Nello
stesso momento a Siracusa ci sono stati altri morti, immigrati, tra i quali
un ragazzino. Eppure ormai sembriamo abituati a una contabilita' della morte
e a una presa di coscienza della violenza che sembra ineluttabile.
Dall'altro lato pero' proprio l'altro ieri la donna di Roma, aggredita
mentre tornava a casa e morta dopo un giorno d'agonia, ha scosso l'intero
paese. Anche in questo caso c'e' un aspetto che ha a che fare con
immigrazione e diversita'. Visto che l'uomo arrestato per questo episodio
era un rumeno che abitava in una baracca sul Tevere. Che conseguenze possono
avere episodi come questi nel nostro modo di guardare il mondo, e quanto
incidono sulle nostre paure, e sulle inquietudini di tutti i giorni? Abbiamo
cercato di andare piu' a fondo all'argomento, parlandone con Umberto
Galimberti: psicoanalista, filosofo e saggista.
*
- Roberto Cotroneo: Due tragedie diverse. Qualche giorno fa le morti in mare
dei clandestini che cercavano di arrivare in Italia. L'altro ieri un
episodio terribile a Roma...
- Umberto Galimberti: Partiamo dal primo episodio. Nessuno di noi vuole
toccare con mano la propria impotenza. E quando ciascun individuo ha la
sensazione che qualunque posizione assuma non e' incidente rispetto al
fenomeno, allora scatta un processo di rimozione.
*
- Roberto Cotroneo: Facciamo un esempio.
- Umberto Galimberti: Se muore mio fratello piango. Se muore il mio vicino
di casa faccio le condoglianze. Se mi dicono che muoiono otto bambini al
secondo al mondo, a questo punto io non provo piu' niente: e' solo una
statistica. Il troppo grande ci lascia indifferenti. E questo e' un primo
dato di natura psicologica. Nel senso che la nostra psiche e' in grado di
reagire solo al nostro ambiente, e al mondo circostante. Ma non e' in grado
di interiorizzare fenomeni mondiali.
*
- Roberto Cotroneo: Non abbiamo una psiche all'altezza degli eventi del
mondo?
- Umberto Galimberti: Gia'. E siccome i mezzi di comunicazione ci portano in
casa i drammi di tutto il mondo la nostra psiche non reagisce piu'. Questo
fatto e' quasi meccanicistico. Se un'inondazione uccide duemila persone non
diventa un titolo in prima pagina come invece lo diventa la notizia della
donna che hanno ucciso a Roma. La nostra psiche percepisce il vicino ma non
il lontano.
*
- Roberto Cotroneo: E l'episodo di Roma e' molto vicino a tutti noi.
- Umberto Galimberti: Qui si tratta di capire se la tragedia di questa donna
ha scosso tutti quanti perche' e' la moglie di un ammiraglio. Purtroppo
episodi di questo genere accadono in Italia tutti i santi giorni. Qualche
tempo fa nel bresciano sono state ammazzate due prostitute piu' o meno nella
stessa maniera, ma siccome erano prostitute, erano straniere, e avevano
vent'anni... Alla periferia di Milano sono storie quasi quotidiane...
*
- Roberto Cotroneo: Ma in qualche modo troppo lontane da noi.
- Umberto Galimberti: E' anche la posizione sociale che determina l'evento.
Non e' la pietas. Questi fenomeni succedono tutti i giorni, oggi e' in prima
pagina perche' nessuno si sente piu' difeso. Che la prostituta venga
ammazzata, "beh, e' colpa sua perche' faceva la prostituta".
*
- Roberto Cotroneo: C'e' un fenomeno di identificazione.
- Umberto Galimberti: Certo. Ciascuno di noi nel leggere le disgrazie fa un
esame delle proprie condotte. E se la nostra condotta e' piu' prudente,
allora la colpa e' dell'altro. E ci si sente tranquilli. Se invece poteva
capitare anche a chi ha una condotta normale, allora le cose cambiano.
Passano da lontane a vicine. Entrano nel nostro mondo e le sentiamo
profondamente nostre.
*
- Roberto Cotroneo: Galimberti, vuole dire che le cose lontane non sono
pericolose per quanto orribili e drammatiche, ed e' questa la cosa che
conta?
- Umberto Galimberti: I tedeschi hanno due espressioni quando parlano del
mondo. Welt, che vuol dire mondo. E unwelt che vuol dire mondo circostante.
Il lontano e' immenso. Quando le tragedie sono troppo grandi noi abbiamo una
sostanziale indifferenza.
*
- Roberto Cotroneo: Ma allora Hiroshima?
- Umberto Galimberti: Hiroshima e' diventato un fenomeno culturale. Ma non
credo che abbia commosso individualmente qualcuno. Quando parlo
dell'indifferenza psichica sto parlando dell'indifferenza di ogni singolo
individuo di fronte a fenomeni che sono al di la' della sua portata di
intervento.
*
- Roberto Cotroneo: Pero' i mezzi di comunicazione, oggi, sono in grado di
informarci in tempo reale su tutto. Si dice che il mondo e' diventato molto
piccolo.
- Umberto Galimberti: Non e' cosi'. L'immigrazione ci mette di fronte a una
contraddizione radicale. Costituita dal fatto che il fenomeno e'
irreversibile; non possiamo pensare che per mantenere il nostro benessere,
quello di 800 milioni di occidentali, quattro quinti dell'umanita' debbano
morire di fame e di sete. E quindi questi quattro quinti verranno
inevitabilmente qui.
*
- Roberto Cotroneo: Con quali conseguenze?
- Umberto Galimberti: Che ci troviamo di fronte a un processo che confligge
con la necessita' di rivedere le nostre abitudini localistiche, di rivedere
il nostro rapporto fiduciario con i vicini: il paese, il quartiere... Ora
questo rapporto fiduciario viene incrinato da persone che sono tutt'altro
rispetto a noi. E scattano dei processi difensivi.
*
- Roberto Cotroneo: Ma come sara' inevitabile dover accettare le
migrazioni - perche' sono un fenomeno epocale -- non sara' inevitabile
trovare una sorta di nuova empatia con il diverso?
- Umberto Galimberti: I processi psichici sono lentissimi. Noi abbiamo avuto
la mondializzazione nell'arco di trent'anni, ma la nostra psiche non e'
all'altezza del fenomeno di mondializzazione. I processi emotivi, i processi
di interiorizzazione degli eventi, sono lentissimi. Anche la rivoluzione
francese ha predicato la fraternita', ma non e' che nell'Ottocento siamo
diventati piu' buoni.
*
- Roberto Cotroneo: E dunque?
- Umberto Galimberti: La mondializzazione richiede alla nostra psiche un
salto di qualita', che ha a che fare con il sentimento. E il sentimento non
si puo' comandare. Noi siamo deficitari di sentimento nell'epoca della
mondializzazione.
*
- Roberto Cotroneo: E la pieta', la compassione?
- Umberto Galimberti: Si fa presto a dirlo. Ma noi dobbiamo fare i conti con
la nostra psiche limitata.
*
- Roberto Cotroneo: Non e' plausibile che il mondo lontano da noi, in
perenne guerra, dove la morte non ha quasi valore, ci ha dato
un'assuefazione alla tragedia?
- Umberto Galimberti: Certo, ma il problema piu' importante e' un altro.
*
- Roberto Cotroneo: Quale?
- Umberto Galimberti: Bisogna cominciare a dire una cosa. A partire dalle
scuole elementari e' necessario portare i bambini a una educazione emotiva.
Cioe' dobbiamo allargare le nostre basi sentimentali.
*
- Roberto Cotroneo: Ma l'abbiamo persa nel tempo questa educazione emotiva o
invece e' sempre mancata?
- Umberto Galimberti: Oggi c'e' un analfabetismo emotivo totale. Ma un tempo
esisteva. I nostri nonni avevano a che fare molto piu' di noi con il dolore.
La malattia veniva gestita in casa, i figli vedevano morire i padri,
talvolta i padri vedevano morire i figli, c'erano le guerre, c'erano le
pestilenze. Quindi c'era una capacita' psichica dovuta al fatto che si aveva
un contatto continuo con il dolore, assai piu' ampio del nostro di oggi.
*
- Roberto Cotroneo: E senza una educazione emotiva?
- Umberto Galimberti: Un disastro. Vede, lentamente la scuola, specie negli
ultimi anni, ha privilegiato la parte scientifica e tecnologica. Si sente
continuamente dire che si debbono portare i computer nella scuola, che
bisogna far entrare i ragazzi nel mondo del lavoro. Che bisogna insegnarli
internet, e tutte queste belle cose.
*
- Roberto Cotroneo: Negroponte vuole far produrre un computer da 200 dollari
per i bambini africani.
- Umberto Galimberti: Appunto. Ma tutto questa ansia tecnologica e'
cresciuta a discapito della cultura umanistica. E a cosa serve la cultura
umanistica? Serve all'educazione emotiva. Perche' i romanzi, la filosofia,
la poesia aiuta a riconoscere e a capire i sentimenti. Se io rendo marginale
la cultura umanistica non capisco piu' cos'e' il dolore, non domino le
paura, non capisco neppure cosa significhi l'amore. E allora quando manca
una competenza emotiva, nel collasso della parola si passa direttamente al
gesto. E il dolore dell'altro non lo capisco.
*
- Roberto Cotroneo: E tutto finisce in un misto ambivalente di indifferenza
e intolleranza.
- Umberto Galimberti: Appunto. Ed e' questo che dobbiamo a tutti i costi
evitare.

8. IN CAUDA. LE PREFERENZE DI GNOCCOLONE

Preferisco di gran lunga chi mi chiede gentilmente quattro spiccioli per
strada a chi protervo saccheggia il pubblico erario.
E preferisco chi vive di espedienti ai governanti assassini.

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 490 del 18 giugno 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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