Voci e volti della nonviolenza. 190



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 190 del 16 giugno 2008

In questo numero:
1. Se giovasse ripetere le cose (4)
2. Dal notiziario della campagna contro la schiavitu' del 25 giugno 1999
(parte seconda)

1. NOTA. SE GIOVASSE RIPETERE LE COSE (4)
Riproponiamo alcuni altri materiali gia' ripubblicati nel notiziario della
Campagna contro la schiavitu' nel 1999.

2. DOCUMENTAZIONE. DAL NOTIZIARIO DELLA CAMPAGNA CONTRO LA SCHIAVITU' DEL 25
GIUGNO 1999 (PARTE SECONDA)

Campagna contro la schiavitu' in Italia. Materiali di lavoro, anno II, n.  2
del 25/6/1999
*
Allegato 3. Scheda informativa sulla campagna contro la schiavitu'
Una campagna contro la schiavitu' in Italia
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, struttura pacifista attiva
dagli anni Settanta, ha promosso una campagna per l'abolizione della
schiavitu' in Italia.
L'abominevole pratica della schiavitu' e' ovviamente illegale in Italia
(cfr. artt. 600, 601, 602 Cp) ma, come dimostrano le cronache, e'
evidentemente tuttora diffusamente presente nel nostro paese, e di essa sono
vittima particolarmente uomini, donne e bambini immigrati.
La struttura pacifista viterbese propone un piano globale di lotta contro la
schiavitu' e chiede un preciso impegno del governo, del Parlamento e degli
enti locali.
Fulcro dell'iniziativa la richiesta di un intervento sia amministrativo che
legislativo che, attraverso il combinato disposto di normative gia' in
vigore (valorizzando in particolare l'art. 16 della recente legge 40/98
sull'immigrazione) e la loro eventuale integrazione in uno specifico
indirizzo di intervento che potrebbe altresi' concretarsi in una legge ad
hoc, preveda in primo luogo un'azione efficace per la liberazione delle
persone attualmente in condizioni di schiavitu' in Italia, garantendo loro -
a titolo di risarcimento per le violenze subite nel nostro paese - il
diritto di permanenza legale nel nostro paese qualora lo desiderino,
un'adeguata protezione rispetto al pericolo di rappresaglie da parte delle
organizzazioni criminali schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti
civili, assistenza sociale ed un sostegno economico sufficiente per vivere e
protratto nel tempo, aiuto nella ricerca di un lavoro legale.
Alla campagna hanno gia' espresso sostegno alcuni parlamentari, ed operatori
sociali impegnati in esperienze di volontariato e di solidarieta'.
Una postilla sul ruolo degli enti locali contro la schiavitu' sessuale
Il "Centro di ricerca per la pace" sottolinea che particolarmente nel caso
delle persone in condizioni di schiavitu' oggetto di sfruttamento sessuale,
una iniziativa di tale genere da parte delle istituzioni democratiche
sarebbe immediatamente praticabile ed efficace.
Gli enti locali potrebbero intervenire efficacemente fin d'ora con programmi
di riduzione del danno e di percorsi assistiti di liberazione, valorizzando
ed estendendo esperienze gia' in corso da parte sia di esperienze di
volontariato sia di servizi sociali di enti pubblici.
Notizia sul “Centro di ricerca per la pace”, promotore della campagna
Ha coordinato per l'Italia negli anni Ottanta la campagna di solidarieta'
con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista
sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi su
Primo Levi, da poco scomparso. Ha promosso varie campagne di solidarieta'.
Tra le sue recenti pubblicazioni: Uomini di pace; Don Milani e l'educazione
alla pace; Nonviolenza: alcuni percorsi di lettura...
*
Allegato 4. Documento del Gruppo Abele contro la prostituzione forzata
Prostituzione forzata e sfruttamento delle persone a fini sessuali: un
documento comune
[Fonte: "Aspe", periodico di informazione del Gruppo Abele di Torino,
fascicolo monografico del 17 ottobre 1996 su: Prostituzione, un mondo che
attraversa il mondo, pp. 30-31]
I gruppi, le associazioni, gli enti che sottoscrivono il presente documento
si rivolgono alle seguenti persone e ai seguenti organismi: Presidente del
Consiglio dei Ministri; Ministra per le Pari Opportunita'; Ministra per la
Solidarieta' Sociale; Ministro dell'Interno; Ministro di Grazia e Giustizia;
Ministro degli Esteri; Ministro del Bilancio e Tesoro; Ministro del Lavoro e
Previdenza Sociale; Ministra della Sanita'; Ministro della Pubblica
Istruzione; Presidenti delle Regioni; Presidenti delle Aziende Sanitarie
Locali; Parlamentari europei; Associazione nazionale comuni italiani;
Segreterie dei Partiti di tutto l'arco costituzionale.
Fatti salvi i princìpi contenuti nella legge "Merlin" in merito alla
liberta' - per ciascuna persona maggiorenne - di prostituirsi o comunque di
autodeterminarsi rispetto all'esercizio della sessualita', purche' cio' non
comporti lo sfruttamento di altre persone a questo fine; e fatto salvo il
divieto di qualsiasi schedatura, sia essa sanitaria o di polizia, delle
persone che si prostituiscono.
Considerato che qualsiasi proposta di legge che venga avanzata e che
proponga, tra l'altro, la riapertura delle "case chiuse" o case di
tolleranza va considerata come lesiva della dignita' delle persone e delle
donne in particolare, e pertanto non va presa in considerazione come
possibile soluzione al problema della prostituzione e dello sfruttamento a
fini sessuali.
Facendo riferimento ai lavori prodotti dalla Commissione per le pari
opportunita' e dal Consiglio d'Europa e contenuti nelle risoluzioni del
Parlamento Europeo (relatrice Maria Paola Colombo Svevo) e richiamandosi
agli orientamenti emersi dalla conferenza di Vienna sulla tratta delle
persone e dal Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei minori
a scopo commerciale, nonche' ai dati emersi dai progetti europei a cui
partecipa anche il nostro Paese (Tampep e Europap) e ai lavori condotti dal
ministero della Sanita'.
Tenendo conto delle molte esperienze laiche e cattoliche presenti in Italia
che operano a fianco delle donne vittime dello sfruttamento a fini sessuali.
Tenendo conto della vastita' del fenomeno dello sfruttamento in particolare
a carico delle donne e degli uomini straneri nonche' delle e dei minori -
italiani e stranieri - sia nel nostro Paese sia in tutti i Paesi europei con
particolare incidenza di persone provenienti da Paesi poveri o investiti da
conflitti armati.
Propongono:
a) che si realizzi un reale coordinamento dei Ministeri competenti in
materia di tratta delle persone;
b) che il problema non venga affrontato in termini esclusivamente repressivi
ma, sempre, con un'ottica di sostegno di tipo psico-socio-sanitario nonche'
economico alle vittime (trattate spesso come criminali);
c) che le persone che decidono di denunciare i loro sfruttatori siano
protette e aiutate, sia economicamente sia attraverso il rilascio - per gli
stranieri e le straniere in particolare - di documenti regolari di soggiorno
che permettano loro - se lo desiderano - di trovare un lavoro regolare nel
nostro Paese;
d) di favorire progetti di cooperazione con i Paesi definiti Terzi affinche'
coloro che vogliono e possono rientrare siano protetti e accompagnati con
progetti di reinserimento adeguato;
e) di avviare forme di sensibilizzazione e informazione nei Paesi di origine
(anche attraverso le ambasciate e i consolati) affinche' le persone siano
informate della reale situazione del nostro Paese in termini di
prostituzione forzata e condizioni di sfruttamento;
f) di recepire le proposte portate avanti dall'Ecpat in materia di
prostituzione minorile, pornografia e sfruttamento sessuale a fini
commerciali;
g) di sostenere i progetti di limitazione del danno volti a ridurre il
rischio della diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili sia
riguardo a persone - italiane o straniere - che si prostituiscono sia
riguardo ai clienti;
h) di affrontare il problema dei clienti e della sessualita' e affettivita'
in generale nelle diverse sedi, dalla scuola ad altri organismi di tipo
educativo;
i) di sensibilizzare e formare le forze di polizia in merito al problema
della prostituzione in modo da evitare, e punire, le forme di violenza che a
volte si verificano a carico delle donne e degli uomini che si
prostituiscono; nonche' di incentivare maggiori e piu' seri controllo sul
traffico e sullo sfruttamento di persone. A questo proposito vanno
indagate - a livello locale, nazionale e di cooperazione internazionale - le
connessioni tra le varie forme di criminalita', nonche' gli eventuali
collegamenti con altre forme di traffico. Non vanno altresi' trascurate le
indagini - anche locali - per appurare forme di sfruttamento anche di tipo
immobiliare. Nelle indagini non vanno dimenticate le ambasciate e i
consolati;
l) di mettere a disposizione alloggi e case da destinare a persone che
vogliono uscire dal giro, da tenere, ovviamente se richiesto, protette e
sorvegliate;
m) di confiscare i beni sequestrati agli sfruttatori e utilizzare gli stessi
o gli utili derivanti per progetti finalizzati alla limitazione del danno e
al reinserimento delle persone che vogliono cambiare "lavoro";
n) di prevedere che tutti i contratti di lavoro vengano tradotti anche nella
lingua madre del contraente in modo da evitare strumentalizzazioni come
quelle che hanno coinvolto talune lavoratrici dello spettacolo;
o) di dare sostegno alle associazioni e ai gruppi che si occupano di
progetti finalizzati al mondo della prostituzione con appositi capitoli di
spesa;
p) di favorire forme di collegamento tra le diverse realta' attraverso la
messa a disposizione di locali, strumenti e quanto altro possa essere utile
ad affrontare i problemi anche in termini di allarme sociale;
q) di promuovere progetti di "mediazione" tra quartieri, citta' o aree in
cui il fenomeno della prostituzione e' fortemente presente, promuovendo il
contatto fra i diversi attori (Comune, prostitute/i, cittadini, etc.);
r) di coinvolgere rappresentanti delle prostitute (comitato, Mit o altro) in
ogni progetto istituzionale che riguarda il fenomeno;
s) di intraprendere azioni congiunte con i Tribunali per i minorenni per
quanto riguarda le varie forme di prostituzione minorile, da supportare,
anche in questo caso, con case-famiglia, forme di affidamento familiare,
tutela e aiuto a diversi livelli;
t) di attivare, con personale preparato e laddove ne sia valutata
l'esigenza, linee telefoniche a livello nazionale, in alcuni casi anche
locali, atte a far emergere "mondi sommersi" e collegate a progetti
articolati e professionalmente supportati che agiscano in merito alle
problematiche relative alla sessualita' (anche dei clienti), alla pedofilia,
etc.;
u) di coinvolgere nelle campagne informative e formative sull'argomento i
mass-media e i loro organi di rappresentanza, affinche' si facciano parte
attiva, positiva e propositiva - anziche' "giudicante" - nel processo di
sensibilizzazione sulla problematica della prostituzione e della tratta
delle persone.
La segreteria a cui far arrivare le adesioni e' presso "Aspe - documento
prostituzione forzata", presso Gruppo Abele, Torino...
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Allegato 5. Appello per il rispetto dei diritti umani degli immigrati
cosiddetti "irregolari"
Lettera aperta al governo italiano: Tre provvedimenti urgenti per la difesa
dei diritti umani in Italia
Esprimiamo la nostra amarezza e la nostra indignazione per il trattamento
disumano fatto subire nel nostro paese a persone che tra stenti e pericoli
sono giunte in Italia sperando di trovare accoglienza, lavoro, sicurezza, e
che invece sono fatte oggetto di un vero e proprio linciaggio, di condizioni
di schiavitu', di gravi violazioni dei loro diritti umani fondamentali.
In particolare chiediamo al governo italiano:
1. che siano aboliti i campi di concentramento, e sostituiti con veri centri
di accoglienza in cui gli immigrati cosiddetti "irregolari" siano assistiti
restando persone libere, e non reclusi;
2. che si evitino frettolosi rimpatri forzati: occorre che a tutti gli
immigrati sia garantito di poter usufruire anche del diritto di asilo
qualora ne ricorrano i termini; e' evidente che molte persone sono state
rimpatriate senza neppure informarle che potevano chiedere di usufruire di
tale diritto, ed e' altresi' evidente che molte persone sono state
ricacciate forzosamente in paesi e sotto regimi in cui rischiano
persecuzioni e la stessa vita (e da cui erano fuggiti, affrontando peraltro
enormi costi e pericoli);
3. che si offrano concrete possibilita' di regolarizzazione per tutti gli
immigrati, e soprattutto si eviti per quanto possibile di emettere decreti
di espulsione: i decreti di espulsione precipitano delle persone in una
illegalita' coatta, ed espongono chi li subisce al rischio di finire nelle
grinfie dei poteri criminali.
Centro di ricerca per la pace
Viterbo, 18 agosto 1998
*
Allegato 6. Alcuni ulteriori materiali informativi
1. Alcuni dati sulla presenza di immigrati in Italia (fonte: Rapporto
Caritas 1998):
- 1.240.000 immigrati presenti (di cui 562.000 donne);
- provenienza: 54,8% dai Paesi in Via di Sviluppo; 23,6% dall'Europa
dell'est;
- rimesse annuali: 556 miliardi;
- percentuale sulla popolazione italiana 2,2%;
- 150.000 minori; 13.000 ricongiungimenti familiari; 50.000 studenti; 11.000
matrimoni misti.
2. Alcuni dati sugli immigrati "irregolari" (fonte: Ministero dell'Interno):
- sono presenti in Italia circa 150.000 "irregolari" accertati;
- in luglio sono arrivati in Italia 2.313 "clandestini"; nella prima
settimana di agosto 154.
3. Alcuni dati sulla prostituzione e sulla schiavitù sessuale:
- solo il 5% non e' in condizioni di schiavitu' (fonte: don Vinicio
Albanesi/Cnca);
- circa 25.000 in condizioni di schiavitu' (fonte: Pia Covre/Tampep);
- interventi delle istituzioni a Rimini da febbraio ad agosto (fonte:
Covre/Tampep): 60 multe a clienti; 170 multe a vittime; 90 decreti di
espulsione a vittime; 0 provvedimenti contro gli schiavisti.
- progetti in corso di solidarieta' con le vittime: pochissimi interventi di
istituzioni (tra esse la Regione Emilia Romagna); da parte del volontariato
diversi progetti [tra cui, da parte del Cnca (Coordinamento Nazionale delle
Comunita' di Accoglienza) 10 programmi di riduzione del danno, con
interventi sulle strade; 15 gruppi di accoglienza]; alcuni interventi di
movimenti [Comitato per i diritti civili delle prostitute; MIT (Movimento
Transessuali), attraverso strutture e programmi anche con finanziamenti
della Comunità Europea].
*
Allegato 7. Per una riflessione contro la guerra
Alcune banali domande (note preparatorie per un incontro con gli obiettori
di coscienza della Caritas di Viterbo, ottobre 1997)
1. La violenza dei potenti
Una esigua minoranza dell'umanita' dispone di ingenti ricchezze, vive nello
sperpero, dispone del potere di distruggere la biosfera; una enorme
maggioranza dell'umanita' vive in condizioni di miseria, di sfruttamento, di
estrema sofferenza, condannata a una vita di infelicita' e ad una morte
precoce.
Come puo' permanere questa situazione? Solo perche' la minoranza
privilegiata usa la violenza per mantenere il suo potere a danno della
stragrande maggioranza dell'umanita' presente e a danno delle generazioni
future che subiranno le conseguenze del crescente e irreversibile degrado
della biosfera che l’attuale modello di sviluppo provoca.
2. Guerra e politica
Scriveva von Clausewitz che la guerra e' la prosecuzione della politica con
altri mezzi, e' vero; ma e' anche vero che dall'antichita' e finche' vi
sara' oppressione dell'uomo sull'uomo la guerra (e la sua minaccia) e gli
apparati della violenza condizionano fortemente la politica - ed attualmente
la surdeterminano in gran parte del mondo -; si consideri: il ruolo del
complesso militar-industriale (determinante nella politica internazionale
Usa e vero e proprio "braccio armato" nei disegni e le operazioni delle
multinazionali e delle centrali del capitale finanziario); l'oppressione
imperialista, coloniale e neocoloniale, il rapporto Nord/Sud; i regimi
dittatoriali e la loro funzione in relazione ai rapporti economici di
sfruttamento delle persone e rapina delle risorse a livello mondiale; le
guerre attuali, le violazioni dei diritti umani, la compressione di
fondamentali esigenze di liberta', di dignita' e di giustizia.
3. La guerra del Golfo
Come in 1984 di George Orwell, il potere che si regge sulla violenza armata
genera forme ideologiche e fin linguistiche che servono ad occultare la sua
realta' e la sua azione; sono esempi di bispensiero e neolingua orwelliani
definire "difesa" azioni belliche aggressive; definire "operazioni di
polizia internazionale" quelle che sono illegittime guerre di sterminio.
La vicenda della guerra del Golfo e' paradigmatica: promossa e sostenuta da
un grande spiegamento di risorse ideologiche e mass-mediatiche per
manipolare l'opinione pubblica e dare ad intendere che essa fosse un
intervento per la liberta' dei popoli e per abbattere un nuovo Hitler, oggi,
ad anni da quella mostruosa strage (e gigantesca catastrofe ecologica) resta
la dittatura in Kuwait (restaurata), resta la dittatura di Saddam Hussein in
Iraq, resta il dominio imperiale Usa sul mondo; e sofferenze indicibili sono
state inflitte e continuano ad essere inflitte ai popoli oppressi (anche
attraverso l'embargo che reduplica e triplica la violenza sul popolo
iracheno, vittima della dittatura, della guerra ed ancora anche della
negazione di elementari soccorsi sanitari ed alimentari). Essa e' stata
l'equivalente su scala ingigantita - ed amplificata dai media -
dell'operazione che Franco Fortini analizzo' e denuncio' con tanta lucidita'
in "Quelli di Grenada" (in Insistenze, Garzanti): un'azione di terrorismo
internazionale, volta appunto a terrorizzare il mondo e persuaderlo che
opporsi alle armate imperiali porta i popoli oppressi alla morte.
4. "Da se stesse le armi tentano gli uomini" (Odissea, XIX, 13)
Le armi di per se' sono gia' la guerra: produrle, commerciarle, minacciarne
l'uso od usarle; tanto quelle convenzionali, quanto - e ovviamente ancor
piu' - quelle di sterminio di massa: nucleari, chimiche, batteriologiche,
ormai disponibili in quantita' sufficienti a distruggere piu' volte la vita
sul pianeta.
Vi e' un legame tra armi e fame, tra riarmo e totalitarismo, tra
produzione-disponibilita' di armi, e terrore, oppressione, ingiustizia.
Il traffico d'armi costituisce peraltro una delle principali fonti di
arricchimento e di ruolo politico-economico e strategico internazionale dei
poteri criminali.
5. Gli eserciti servono a fare la guerra
La smilitarizzazione e' una necessita'. Non ci si lasci ingannare da una
trama di discorso subalterna agli interessi dei poteri dominanti: la
militarizzazione ed il militarismo sono antagonisti rispetto alla
democrazia, lil fine istituzionale - la ragion d'essere - di ogni esercito
e' fare la guerra.
Un'analisi delle recenti cosiddette "missioni umanitarie" (il caso della
Somalia e' forse il piu' esemplare) e' definitivamente dimostrativa al
riguardo.
6. Una riflessione sulla scienza, la ricerca, le tecnologie
La scienza non e' neutrale: spesso essa e' stata complice e assassina. E
sono inquietanti gli sviluppi dell'attuale ricerca e delle attuali
applicazioni tecnologiche, prevalentemente non orientate secondo esigenze di
promozione del benessere, del rispetto per la dignita' umana e di tutela
della biosfera: al contrario, l'attuale controllo e gestione di esse fa si'
che si metta a rischio valori e bisogni fondamentali, si metta a rischio lo
stesso statuto umano, si metta in pericolo la vita sul pianeta.
Sulle scienze e sulle tecnologie occorre un impegno affinche' esse siano
rivolte al bene comune dell'umanita' (bene che include ovviamente in primo
luogo la difesa della biosfera), anziche' al profitto dei privilegiati e al
dominio dei malvagi.
7. Un ragionamento circolare
Ergo la liberazione dell'umanita' richiede il disarmo, la smilitarizzazione,
la difesa intransigente e universale dei diritti umani, la lotta per la
democrazia, la giustizia, la dignita'.
Il riconoscimento dell'eguaglianza di ogni essere umano nei suoi diritti
fondamentali, la difesa della biosfera da scelte e poteri che la minacciano
radicalmente, queste due opzioni implicano il rovesciamento della situazione
strutturale di ingiustizia presente.
Ma tale rovesciamento (che richiede coscienza, partecipazione, democrazia,
ed a nostro avviso la scelta cruciale della nonviolenza) e' possibile solo
se si impedisce che il potere iniquo possa minacciare ed assassinare chi si
ribella, possa spargere morte e devastazioni, possa distruggere il mondo.
Ergo la liberazione dell'umanita' richiede, come conditio sine qua non, la
smilitarizzazione, il disarmo, la pace. Ergo la lotta per la pace, il
disarmo, la smilitarizzazione, e' gia' la lotta per la liberazione
dell'umanita', e' gia' solidarieta' concreta e operante con gli oppressi di
tutto il mondo.
8. Per una strategia di liberazione
Chi tace e' complice: il potere oppressivo nella nostra societa' oggi non
chiede un consenso di massa esplicito e militante con adunate di piazza e
frenetici attivismi come nella tradizione dei fascismi classici, chiede
invece un consenso passivo, come accettazione dello status quo, come
trangugiamento delle sue menzogne, come disinteresse per le sorti comuni.
Per questo il primo passo da compiere e' quello di rifiutare la narcosi
indotta dai mass-media, l'ideologia del chiudersi nel guscio, le seduzioni
della carriera individuale e della legge della giungla che il potere
propone.
"Ciascuno umilmente s'informi", ha scritto Danilo Dolci. E riconosciuto
l'orrore dell'ora presente ciascuno s'impegni a resistere alla violenza,
all'ingiustizia, alla sopraffazione, alla menzogna.
Si puo' fare molto, sul piano della conoscenza (e della coscientizzazione,
per dirla con Paulo Freire) e dell'azione pratica: resistere all'oppressione
(e solidarizzare con chi resiste, ovunque); la teoria-prassi nonviolenta;
lottare per il disarmo, la smilitarizzazione (e l'alternativa della difesa
popolare nonviolenta - Dpn -); scelte di giustizia ed azioni concrete; pace,
diritti umani e dei popoli, difesa della biosfera.
9. Letture indispensabili, strumenti di lavoro, testi per approfondire,
riviste, editrici
a) letture indispensabili: Guenther Anders, Tesi sull'eta' atomica, in
Essere o non essere, Einaudi, poi "Linea d'ombra", ed in opuscolo per nostra
cura; Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi; Marcos, La quarta guerra
mondiale e' cominciata, "Il Manifesto";
b) strumenti di lavoro: AA. VV., Etiche della mondialita', Cittadella;
Amnesty International, Rapporto annuale 1997, Ecp; Ernesto Balducci,
Lodovico Grassi, La pace. Realismo di un’utopia, Principato;
c) alcuni testi di approfondimento: AA. VV., Jugoslavia perche'?,
Gamberetti; Hannah Arendt, La banalita' del male, Feltrinelli; Ernesto
Balducci, Il terzo millennio, Bompiani; L'uomo planetario, Camunia, poi Ecp;
La terra del tramonto, Ecp; Montezuma scopre l'Europa, Ecp; Stefano
Bianchini, La questione jugoslava, Giunti; Norberto Bobbio, Il problema
della guerra e le vie della pace, Il Mulino; L'eta' dei diritti, Einaudi; Il
terzo assente, Sonda; Stato, governo, societa', Einaudi; Eguaglianza e
liberta', Einaudi; Albert Camus, La peste, Bompiani; Aldo Capitini, Il
messaggio di Aldo Capitini, Lacaita; Noam Chomsky, Anno 501, La Conquista
continua, Gamberetti; Angelo Del Boca, Gli italiani in Africa Orientale,
Laterza, poi Mondadori; Gli italiani in Libia, Laterza, poi Mondadori; Una
sconfitta dell'intelligenza, Laterza; La trappola somala, Laterza; Frantz
Fanon, I dannati della terra, Einaudi; Franco Fortini, Una voce: comunismo,
in Extrema ratio, Garzanti, ed in opuscolo per nostra cura; Eduardo Galeano,
Memoria del fuoco, Sansoni; Giulio Girardi, Sandinismo, marxismo,
cristianesimo: la confluenza, Borla; La conquista dell'America, Borla; Gli
esclusi costruiranno la nuova storia?, Borla; Raul Hilberg, La distruzione
degli Ebrei d'Europa, Einaudi; Hans Jonas, Il principio responsabilita',
Einaudi; Tecnica, medicina ed etica, Einaudi; Nelson Mandela, Lungo cammino
verso la liberta', Feltrinelli; Stefano Rodota', Questioni di bioetica,
Laterza; Tecnologie e diritti, Il Mulino; Rossana Rossanda, Note a margine,
Bollati Boringhieri; Umberto Santino, Oltre la legalita', Csd "G.
Impastato"; Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo
Abele; Vandana Shiva, Sopravvivere allo sviluppo, Isedi; Monocolture della
mente, Bollati Boringhieri; Simone Weil, La condizione operaia, Mondadori;
d) alcune riviste particolarmente utili...
e) case editrici particolarmente impegnate sui temi della pace e della
liberazione...
Viterbo, 24 ottobre 1997
*
Allegato 8. Un'ulteriore nota sulla nonviolenza
Ma cosa e' questa nonviolenza? La nonviolenza e' lotta
1. E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la
menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua
dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di
liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione
della diversita' di ognuno.
2. E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle
questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone
nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di
riprodurre violenza.
3. Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi.
Tra la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme
e la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi
coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano
usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto
della verita' e della giustizia.
4. E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e
liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare
altre persone.
5. E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che
non si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il
male. E' lotta per l'umanita'.
6. La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire
l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di
me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la
verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di
solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione.
*
Allegato 9. Dodici tesi contro le mafie, di Luciano Violante
I testi seguenti sono estratti da Luciano Violante, Non e' la piovra. Dodici
tesi sulle mafie italiane, Einaudi, Torino 1994.
Tesi 1. La mafia non e' una piovra, ne' un cancro. Non e' ne' misteriosa ne'
invincibile. Per combatterla efficacemente e per vincerla occorrono analisi
razionali. E' fatta di uomini, danaro, armi, relazioni politiche e relazioni
finanziarie. E' costituita essenzialmente da tre grandi organizzazioni
criminali, Cosa Nostra, 'ndrangheta e camorra, e da un'organizzazione
minore, la Sacra Corona Unita, che e' radicata in Puglia. Queste
organizzazioni hanno in comune il controllo del territorio, i rapporti con
la politica e l'internazionalizzazione. Questo le differenzia dalle comuni
forme di criminalita' organizzata.
Tesi 2. La principale organizzazione mafiosa e' Cosa Nostra, con circa 5.000
affiliati. Ha un esteso radicamento sociale, un'organizzazione paramilitare,
illimitate disponibilita' finanziarie. Controlla minuziosamente il
territorio sul quale opera. La sua forza e' determinata dal rapporto con la
politica. La regola fondamentale e' l'utilitarismo. La strategia e'
costituita dall'espansione illimitata. Cosa Nostra e' uno Stato nello Stato
e agisce come una componente eversiva armata.
Tesi 3. La camorra agisce prevalentemente in Campania; e' costituita da
centinaia di bande, con quasi 7.000 affiliati, che si compongono e si
scompongono con grande facilita', a volte pacificamente, altre volte con
scontri sanguinosi. La camorra ha una storia antichissima e un carattere
prevalentemente mercenario. Ha manifestato una grande capacita' di
condizionamento dell'economia e delle amministrazioni locali.
Tesi 4. La mafia calabrese si chiama 'ndrangheta. Essa ha caratteristiche
proprie che la fanno apparire anomala tanto rispetto a Cosa Nostra quanto
rispetto alla camorra. Mantiene aspetti arcaici insieme a innovazioni di
straordinaria modernita'. Ha il quasi monopolio del traffico d'armi, conta
circa 5.600 affiliati, sul proprio territorio riesce a mantenere livelli di
impunita' elevatissimi, superiori a quelli di Cosa Nostra. E'
l'organizzazione mafiosa piu' presente nel nord del Paese.
Tesi 5. La Puglia e' il "cortile di casa" delle tre mafie principali. Vi
operano diverse forme di criminalita' organizzata di tipo mafioso; la piu'
importante e' la Sacra Corona Unita. Essa trae origine dal mutamento
strutturale di organizzazioni malavitose locali venute a contatto, agli
inizi degli anni Ottanta, con la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo e,
grazie al soggiorno obbligato, con esponenti di Cosa Nostra. E' un tipico
esempio di crescita incontrastata di un'organizzazione mafiosa che avrebbe
potuto essere bloccata con una ordinaria e tempestiva azione giudiziaria e
di polizia. Il fenomeno, nonostante le reiterate denunce della Commissione
antimafia, a partire dalla prima meta' degli anni Ottanta, ha potuto
espandersi senza ostacoli sino a raggiungere una pericolosita'
considerevole.
Tesi 6. Il carcere costituisce per le organizzazioni mafiose il
prolungamento del loro territorio. Non c'e' alcuna possibilita' di sconfitta
della mafia se non si attua una rigida separazione tra mafiosi detenuti e
mafiosi in liberta'. Percio' e' necessario mantenere l'efficacia
dell'articolo 41 bis dell'ordinamento penitenziario, che stabilisce
particolari controlli sui detenuti pericolosi.
Tesi 7. Il potere delle mafie moderne nasce essenzialmente da alcune grandi
decisioni pubbliche. Ci sono, al di la' della storia specifica di Cosa
Nostra e del suo ruolo ai tempi dello sbarco alleato in Sicilia, scelte
pubbliche di natura politica o economica, che hanno schiacciato il
Mezzogiorno, hanno premiato classi politiche dirigenti locali fragili e
delegittimate e sono state attuate con la tolleranza dei ceti
imprenditoriali.
Questo fenomeno ha prodotto l'integrazione della mafia nel sistema economico
e politico e ha dato luogo ad estese pratiche corruttive. La corruzione, nel
processo espansivo della mafia, si e' rivelata piu' importante del ricorso
alla violenza.
Tesi 8. Logge massoniche "deviate" costituiscono il tramite piu' frequente e
piu' sicuro nei rapporti tra mafia e istituzioni. Per mezzo di queste logge,
in particolare, la mafia cerca di "aggiustare" i processi che la riguardano.
Esponenti delle logge massoniche, a loro volta, hanno chiesto in diverse
occasioni la partecipazione di Cosa Nostra a vicende criminali ed eversive.
Il terreno d'incontro tra la mafia e queste logge e' costituito dai comuni
interessi antidemocratici.
Tesi 9. Le leggi contro la mafia ci sono. E' necessario apportare alcune
correzioni; ma in questa fase non servono altre leggi. Serve invece un forte
indirizzo politico per ottenerne dagli apparati dello Stato la piu' puntuale
osservanza. E' grave piuttosto che le leggi contro la mafia siano state
approvate solo dopo grandi omicidi, come se la classe politica dirigente
dovesse essere costretta dagli avvenimenti a fare queste leggi e non avesse
mai avuto una propria autonoma strategia antimafia. Tra le diverse leggi,
una delle piu' efficaci e' quella che stabilisce forti riduzioni di pena per
i cosiddetti "pentiti" inducendo i mafiosi a rompere l'omerta' e a
collaborare con lo Stato contro le organizzazioni di appartenenza.
Tesi 10. La Federazione Russa costituisce oggi, per la crisi economica, per
la fragilita' politica e per la difficolta' a darsi regole e farle
osservare, un nuovo terreno di insediamento delle grandi mafie dei diversi
Paesi, comprese le mafie italiane. Questi insediamenti possono arrecare
danni particolarmente gravi e inediti perche' la Russia e' una potenza
nucleare e perche' senza una radicale azione di contrasto, concertata tra
tutti i Paesi interessati, quel territorio potrebbe diventare una sorta di
colossale "citta' aperta" alle mafie di tutto il mondo.
Tesi 11. La mafia, grazie ad un volume di affari che si aggira attorno ai
69.000 miliardi l'anno, puo' distruggere il mercato sostituendo con i propri
imprenditori gli imprenditori onesti, rapinando le ricchezze nazionali,
inquinando irrimediabilmente il sistema bancario e finanziario. La difesa
del mercato dalle organizzazioni mafiose ha per la democrazia un valore
analogo alla difesa delle istituzioni dello Stato.
Tesi 12. Risultati definitivi nella lotta contro la mafia possono ottenersi
soltanto se all'azione repressiva contro le organizzazioni mafiose si
accompagnano interventi sociali per garantire i diritti fondamentali dei
cittadini. Sinora la lotta contro la mafia ha avuto un andamento pendolare
proprio perche' la repressione non e' stata affiancata da un'azione di
risanamento. I nostri successi saranno definitivi se sapremo rompere tutti i
rapporti tra mafia e politica e realizzare le riforme sociali. Accanto
all'antimafia dei delitti deve affermarsi l'antimafia dei diritti, fondata
sulla costruzione di condizioni economiche e sociali dignitose per tutti. La
mafia e' il nostro principale fattore di arretratezza.
*
Allegato 10. Una "tessera" del subcomandante Marcos
Il brano che segue e' estratto da La quarta guerra mondiale e' cominciata,
scritto dal subcomandante Marcos dell'Ezln del Chiapas e pubblicato
nell'estate '97 sulla prestigiosa rivista di analisi economica e politica
internazionale "Le monde diplomatique". In Italia e' stato tradotto e
diffuso in opuscolo a cura del quotidiano "Il manifesto".
Tessera 4. Mondializzazione finanziaria e globalizzazione della corruzione e
del crimine. I mezzi di comunicazione di massa ci dipingono un'immagine dei
capi della delinquenza mondiale: uomini e donne volgari, vestiti in modo
stravagante, occupati in lavori grotteschi o dietro le sbarre di un carcere.
Ma questa immagine nasconde piu' di quanto non mostri: ne' i veri capi delle
mafie moderne, ne' la loro organizzazione, ne' la loro influenza reale
sull'economia e la politica sono messi in mostra. Se voi pensate che mondo
della delinquenza sia sinonimo di oltretomba e oscurita', vi sbagliate.
Durante la cosiddetta "guerra fredda", il crimine organizzato e' andato
acquisendo un'immagine piu' rispettabile e non solo ha cominciato a
funzionare come qualunque impresa moderna, ma e' anche profondamente
penetrato nei sistemi politici ed economici degli Stati nazionali. Con
l'inizio della quarta guerra mondiale [con questa formula Marcos intende la
fase economica - successiva alla cosiddetta "guerra fredda" - della
globalizzazione postfordista e la "guerra" che il neoliberismo muove contro
l'umanita' - ndr], lo stabilirsi del "nuovo ordine mondiale" e la
conseguente apertura dei mercati, le privatizzazioni, la deregolazione del
commercio e della finanza internazionale, il crimine organizzato ha
"globalizzato" le sue attivita'.
"Secondo l'Onu il reddito mondiale annuale delle organizzazioni criminali
transnazionali si aggira attorno al milione di milioni di dollari, un
ammontare equivalente al Pil (prodotto interno lordo) di tutti i paesi "a
reddito debole" (secondo la classificazione della Banca Mondiale) e dei loro
tre miliardi di abitanti. Questa stima tiene conto tanto del traffico di
droghe, che dei traffici di armi, del contrabbando di materiale nucleare,
etc., oltre che dei guadagni delle "imprese" controllate dalle mafie
(prostituzione, gioco, mercato nero del denaro...). in cambio, non
diminuisce il volume degli investimenti incessantemente fatti dalle
organizzazioni criminali nella sfera del controllo degli affari legittimi,
ne' tanto meno il dominio che esse esercitano sui mezzi di produzione in
numerosi settori dell'economia legale" (Michel Chossudovsky, "La corruption
mondialisee", in Geopolitique du Chaos, op. cit.).
Le organizzazioni criminali dei cinque continenti hanno fatto loro lo
"spirito di cooperazione mondiale" e, associate, partecipano alla conquista
e al riordino dei nuovi mercati. Non solo in attivita' criminali, ma anche
negli affari legali. Il crimine organizzato investe in affari legittimi non
solo per riciclare il denaro sporco, ma anche per costituire nuovi capitali
per le sue attivita' illegali. Le imprese preferite per questo scopo sono
quelle immobiliari di lusso, l'industria dell’ozio, i mezzi di
comunicazione, l'industria, l'agricoltura, i servizi pubblici e... la banca!
Ali' Baba' e i quaranta banchieri? No, qualcosa di peggio. Il denaro sporco
del crimine organizzato  e' utilizzato dalle banche commerciali per le loro
attivita': prestiti, investimenti nei mercati finanziari, acquisto di titoli
del debito estero, compravendita di oro e valuta. "In molti paesi, le
organizzazioni criminali si sono convertite in creditori dello Stato ed
esercitano, agendo nei mercati, un'influenza sulla politica macroeconomica
dei governi. Nelle borse valori, esse investono anche nei mercati
speculativi di prodotti derivati e di materie prime" (M. Chossudovsky, op.
cit.).
E, secondo un rapporto delle Nazioni Unite, "lo sviluppo dei sindacati del
crimine e' stato facilitato dai programmi di aggiustamento strutturale che i
paesi indebitati hanno dovuto accettare per avere accesso ai prestiti del
Fondo Monetario Internazionale" (La globalizzazione del crimine, Nazioni
Unite).
Il crimine organizzato conta anche sui cosiddetti paradisi fiscali. In tutto
il mondo ci sono, piu' o meno, 55 paradisi fiscali (uno di essi, nelle Isole
Cayman, e' al quinto posto nel mondo come centro bancario e ha piu' banche e
societa' registrate che abitanti). Le Bahamas, le Isole Vergini britanniche,
le Bermude, San Martin, Vanuatu, le Isole Cook, l'isola Mauritius, il
Lussemburgo, la Svizzera, le isole anglonormanne, Dublino, Montecarlo,
Gibilterra, Malta, sono buoni posti, per il crimine organizzato, per entrare
in rapporto con le grandi imprese finanziarie del mondo. Oltre a riciclare
il denaro sporco, i paradisi fiscali sono usati per evadere le tasse, ed e'
per questo che sono un punto di contatto tra governanti, manager e capi del
crimine organizzato. L'alta tecnologia, applicata alla finanza, permette la
circolazione rapida del denaro e la sparizione dei guadagni illegali. "Gli
affari legali e illegali sono sempre piu' mescolati, introducono un
cambiamento fondamentale nelle strutture del capitalismo del dopoguerra. Le
mafie investono in affari legali e, all'inverso, incanalano risorse
finanziarie verso l'economia criminale, grazie al controllo di banche o
imprese commerciali implicate con il riciclaggio del denaro sporco o che
hanno relazioni con le organizzazioni criminali. Le banche sostengono che le
transazioni sono effettuate in buona fede e che i loro dirigenti ignorano
l'origine dei fondi depositati. La consegna e' non chiedere nulla, e' il
segreto bancario, e' l'anonimato nelle transazioni, tutto e' garantito dagli
interessi del crimine organizzato, che proteggono l'istituzione bancaria
dalle investigazioni pubbliche e dalle incriminazioni. Non solamente le
grandi banche accettano di riciclare denaro, puntando alle abbondanti
commissioni, ma concedono anche prestiti a tassi elevati alle mafie,
sottraendoli agli investimenti produttivi industriali o agricoli". (M.
Chossudovsky, op. cit.).
La crisi del debito mondiale, negli anni Ottanta, provoco' il crollo dei
prezzi delle materie prime. Questo ridusse drasticamente il reddito dei
paesi sottosviluppati. Le misure economiche dettate dalla Banca Mondiale e
dal Fondo monetario internazionale, presuntamente per "recuperare"
l'economia di questi paesi, hanno solo reso piu' acuta la crisi degli affari
locali. Di conseguenza, l'economia illegale si e' sviluppata per riempire il
vuoto creato dalla caduta dei mercati nazionali.
La figura 4 si costruisce disegnando un rettangolo: e' lo specchio in cui
legalita' e illegalita' si riflettono e si scambiano. Da quale lato e' il
criminale, e da quale chi lo persegue?

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 190 del 16 giugno 2008

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