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Voci e volti della nonviolenza. 187
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 187
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 10 Jun 2008 12:29:25 +0200
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 187 del 10 giugno 2008 In questo numero: 0. Se giovasse ripetere le cose 1. "Una persona, un voto" 2. Proposta di lettera da inviare a governanti e parlamentari (2000) 3. Un editoriale 4. Un editoriale 5. Un appello urgente a tutte le persone di volonta' buona 6. Una preghiera a tutte e tutti 7. Il momento e' adesso 8. Contro il razzismo, il diritto di voto 9. Se non ora, quando? 10. Cessi l'apartheid elettorale in Italia 11. Una legge per la democrazia, subito 12. A che punto e' la notte? 13. Ballata di quel tempo e quel paese 14. Ragionevolmente 15. Irragionevolmente 16. Le nude cifre 0. NOTA. SE GIOVASSE RIPETERE LE COSE Riproponiamo integralmente i materiali che gia' avevamo ripubblicato ne "La domenica della nonviolenza" n. 37 del 4 settembre 2005. 1. EDITORIALE. "UNA PERSONA, UN VOTO" Tra agosto e ottobre del 2000 il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo pubblico' un notiziario "per l’immediato riconoscimento del diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutti gli stranieri regolarmente residenti in Italia" dal titolo "Un uomo, un voto" (che riprendeva un celebre motto dei movimenti per la democrazia e contro la segregazione: "One man, one vote"). Era una questione sulla quale la struttura pacifista viterbese lavorava da anni, riuscendo anche alla meta' degli anni '90 a spostare su questa posizione il Consiglio Provinciale di Viterbo (che intraprese anche un duro confronto legale con il Comitato regionale di controllo del Lazio). Ogni fascicolo del notiziario riproponeva una proposta di lettera da inviare a parlamento e governo, mass-media e enti locali, forze politiche e sociali, e proponeva altresi' notizie, documenti, bibliografie, ed altri materiali ancora. Oggi che vari altri soggetti finalmente sembrano essersi accorti della necessita' e dell'urgenza di questo atto di civilta', ci e' parso che potesse essere forse non disutile riproporre alcuni degli editoriali li' pubblicati. Quel notiziario si intitolava "Un uomo, un voto", oggi con piu' adeguata scelta linguistica lo intitoleremmo "Una persona, un voto": il termine generico "uomo" era ancora interno a un linguaggio sessista. 2. MATERIALI. PROPOSTA DI LETTERA DA INVIARE A GOVERNANTI E PARLAMENTARI (2000) [Riprodotta in tutti i fascicoli del notiziario "Un uomo, un voto", agosto-ottobre 2000] Egregi signori, a) la Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale prevede al capitolo C il diritto di voto (elettorato attivo e passivo, ovvero la facolta' di eleggere e di essere eletto) nelle elezioni locali per ogni straniero residente; b) in altri paesi europei tale diritto e' garantito da vari decenni; c) dal 1996 anche in Italia vi sono gia' degli stranieri residenti che godono, come e' giusto, del diritto di voto per le elezioni amministrative: tutti quelli provenienti da paesi della Comunita' Europea (e tale riconoscimento del diritto di voto non ha richiesto alcuna modifica costituzionale); d) la bozza definitiva di quella che poi divenne la legge 40/1998 prevedeva il diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti gli stranieri residenti, e solo nell'ultima fase immediatamente antecedente l'approvazione della legge tale ragionevole e doverosa norma fu proditoriamente e vergognosamente cassata; e) non vi e' dubbio che non occorre affatto modificare la Costituzione per riconoscere finalmente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutti gli stranieri legalmente residenti; f) e' sufficiente una legge ordinaria. Vi chiediamo pertanto di adoperarvi affinche' cessi questa sorta di apartheid elettorale, affinche' a tutte le persone legalmente residenti in Italia sia finalmente riconosciuto il diritto di voto nelle elezioni amministrative. "Un uomo, un voto" e' stato lo storico motto del movimento antirazzista sudafricano che Nelson Mandela ha guidato alla vittoria, per il suo popolo e per l'umanita' intera; facciamolo valere anche in Italia. Cessi l'apartheid elettorale, sia riconosciuto finalmente il diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutte le persone residenti in Italia. In attesa di un cenno di riscontro, distinti saluti Firma Luogo e data 3. MATERIALI. UN EDITORIALE [Da "Un uomo, un voto" n. 1 del primo agosto 2000] Vi proponiamo un impegno comune per un obiettivo limitato ma il cui conseguimento potrebbe a sua volta avere sviluppi assai rilevanti, essere - come dice Myrdal - "processivo": il riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative a tutti i residenti cosi' da permettere al piu' presto ad oltre un milione di immigrati residenti in Italia di far sentire la loro voce come elettori e come eletti negli enti locali, cosi' da poter anche contribuire ad orientare in senso democratico l'azione delle amministrazioni locali. In Italia vi sono oltre 1.250.000 stranieri legalmente residenti. A tutti loro e' negato il diritto di voto per le elezioni amministrative (con la limitatissima eccezione di quelli provenienti da paesi membri dell'Unione Europea). Per il diritto di voto nelle elezioni amministrative il Parlamento potrebbe procedere con relativa celerita', essendovi riferimenti giuridici e precedenti significativi. Il riferimento giuridico e' la Convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale del 5/2/1992, che al capitolo C (ancora non ratificato dal Parlamento italiano) prevede appunto il diritto di voto - elettorato attivo e passivo - per le elezioni amministrative. Il precedente significativo e' il riconoscimento del diritto di voto amministrativo per gli stranieri residenti provenienti da paesi membri dell'Unione Europea, gia' in vigore dal 1996. * Per approfondire Noi riteniamo, naturalmente, che bisogna altresi' ottenere che si renda possibile per tutti coloro che lo desiderassero anche l'acquisizione della piena cittadinanza (ed a tal fine e' certo fondamentale il cambio di paradigma nella relativa legislazione, come da piu' parti indicato, passando dallo jus sanguinis allo jus soli); ma e' evidente che questo richiedera' tempi lunghi e un prevedibilmente incerto dibattito parlamentare. Il diritto di voto per le elezioni amministrative e' un obiettivo piu' agevolmente e rapidamente conseguibile; ed e' opportuno che esso si realizzi per legge ordinaria e non per legge di modifica della Costituzione, poiche' qualora si perseguisse questa strada e' dubbio che in Parlamento vi sia la richiesta "maggioranza qualificata" su posizioni non razziste. Pertanto la proposta di legge di iniziativa popolare promossa anni addietro dalla Rete antirazzista costituisce tuttora un utile punto di riferimento. La Convenzione di Strasburgo del 5/2/1992 (sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale) al capitolo C stabilisce il diritto di voto di tutti i residenti nelle elezioni amministrative. Tale parte non e' stata mai recepita nella legislazione italiana. In altri paesi tale diritto e' da tempo vigente; il caso forse piu' significativo e' quello dell'Irlanda, in cui tale diritto fin dal 1963 e' riconosciuto a tutti gli stranieri che ivi risiedono da almeno tre mesi (per un quadro europeo cfr. la tabella in Caritas di Roma, Immigrazione, dossier statistico '99, p. 157). C'e' ovviamente un problema ulteriore: da quanto tempo occorra essere residenti per ottenere tale diritto; noi riteniamo adeguato un tempo breve, pari a quello dei cittadini italiani che trasferiscono la residenza da una ad altra citta'; il Consiglio d'Europa propone cinque anni di residenza previa; abbiamo visto sopra che per l'Irlanda il periodo e' di tre mesi; in altri paesi (Danimarca, Svezia, Norvegia) il periodo e' di tre anni. Ma questo tema della lunghezza del periodo della residenza previa potra' essere demandato al dibattito parlamentare ed alla capacita' di intervento dei movimenti democratici in quel momento e in quella sede; cio' che soprattutto ci interessa adesso e' promuovere una mobilitazione per ottenere al piu' presto una legge che riconosca il diritto di voto amministrativo, punto eluso (e quindi di fatto negato) dalla legge 203/1994 che recepiva solo i capitoli A e B della Convenzione citata; e nuovamente eluso (e quindi nuovamente di fatto negato) dalla legge 40/1998 (il diritto di voto amministrativo, che in un primo tempo era previsto venisse inserito nella legge, durante l'elaborazione della legge veniva stralciato e demandato ad altro apposito provvedimento che ovviamente non ha mai visto la luce). Teniamo comunque a ribadire che a nostro parere un periodo previo di sei mesi di residenza dovrebbe essere piu' che sufficiente per ottenere il diritto di voto amministrativo laddove effettivamente si risiede. * Alcune esperienze negli enti locali Nel corso degli anni '90 le esperienze di apertura alla partecipazione alla vita pubblica condotte da parte degli enti locali sono state numerose; due forme soprattutto si sono date: a) le consulte, composte da rappresentanti di istituzioni ed associazioni presenti sul territorio, istituite per esprimere orientamenti e raccomandazioni sugli specifici problemi incontrati dagli immigrati; b) i consiglieri stranieri aggiunti, che seppur senza diritto di voto partecipano alle sedute ed intervengono alla discussione sia del consiglio che delle commissioni dell'ente locale (esperienza pilota quella del Comune di Nonantola, in provincia di Modena). Mentre l'istituzione delle consulte non incontra particolari ostacoli (sebbene subisca spesso ritardi burocratici ed una sorta di sabotaggio strisciante), l'istituzione dei consiglieri stranieri aggiunti incontra ostacoli non dappoco (e' il caso della Provincia di Viterbo: che quando delibero' in tal senso ha subito la bocciatura della deliberazione relativa da parte del Comitato Regionale di Controllo). La nostra opinione e' che queste esperienze siano molto utili, pur con i loro evidenti limiti (le consulte, ad esempio, sono spesso ghettizzate); ci sembra pertanto che occorra puntare ad estendere le consulte in tutti gli enti locali interessati dalla presenza di immigrati e che occorra soprattutto promuovere la presenza di consiglieri stranieri aggiunti in quegli enti locali nel cui territorio la presenza di immigrati sia significativa (per quanto riguarda i Consigli Provinciali e Regionali: ovunque), cio' anche come stimolo nei confronti del Parlamento. * Il significato politico Il significato politico di un milione di nuovi elettori non xenofobi e' evidente: un evidente rafforzamento della democrazia; ed anche un rafforzamento ed una riqualificazione delle istituzioni in quanto rese cosi' piu' rappresentative. A cio' si aggiunga che la presenza degli stranieri residenti negli enti locali porta in essi enti locali cultura, sensibilita' ed impegno nella lotta al razzismo ed alla discriminazione. Infine, cio' aiuterebbe a "mondializzare" le istituzioni democratiche di base, a dare loro una corretta prospettiva, non piu' legata al piu' gretto provincialismo, ma aperta alle problematiche complessive che non possono essere delegate ai soli governi ed alle sole istituzioni internazionali. * Piccola digressione sulla legge 40/1998 e sull'atteggiamento dilatorio del governo Riteniamo che occorra contrastare i punti regressivi della legge 40/1998, che purtroppo ci sono, e gravi: dall'abominevole istituzione dei campi di concentramento - evidentemente del tutto incostituzionali ed antigiuridici -, a tutta la parte concernente il respingimento e le espulsioni. Tali parti devono essere cassate e sostituite con provvedimenti di opposta ispirazione, ovvero coerenti con la Costituzione e con il rispetto dei diritti umani. Ovviamente questo non significa che tutta la legge 40/1998 e' da buttare, al contrario: ci sono varie parti molto apprezzabili ed e' necessario battersi affinche' siano concretamente applicate. Per quanto concerne il tema di cui qui ci occupiamo, nella legge 40/1998 si stabilisce all'art. 7, comma 4, lettera d (poi trasfuso nell'art. 9 del Testo Unico, D. Lgs. 286/1998) che tutto e' legato alla "carta di soggiorno", ma il conseguimento di essa e' sottoposto ad una sorta di forche caudine e comunque implica un quinquennio previo di residenza ed ancora una volta la presentazione della richiesta alla Questura e non al Comune (quando si cessera' di demandare i diritti civili degli immigrati ad una gestione interamente poliziesca?). Cio' ci pare irragionevole, dilatorio, umiliante. Cosi' come e' inaccettabile la tattica dilatoria del governo, che adducendo penosi pretesti in questa legislatura ha impedito che si potesse varare con legge ordinaria il riconoscimento tout court di un diritto di civilta' come appunto l'elettorato attivo e passivo nella comunita' in cui si risiede quale forma principale e diritto essenziale di partecipazione alla vita politica a livello locale, ed ha cosi' imposto la prosecuzione di una sorta di "apartheid elettorale". * Il contributo degli enti locali Gli enti locali possono dare un grande contributo: concretamente su questo punto realizzando ovunque le esperienze delle consulte e dell'istituzione dei consiglieri stranieri aggiunti; premendo sul parlamento e sul governo affinche' si legiferi il riconoscimento del diritto di voto per tutti i residenti; e mettendo a disposizione diritti e risorse per tutte le persone residenti nel territorio da loro amministrato, ed in particolare con azioni positive di promozione dei diritti degli immigrati. Inoltre gli enti locali poi potrebbero condurre con grande efficacia la lotta contro la schiavitu' e per liberare ed assistere le vittime; inoltre potrebbero impegnarsi con decisione per ottenere il trasferimento delle competenze in materia di immigrazione dalle questure ad essi enti locali, come sarebbe logico e conforme ai principi costituzionali ed al nostro ordinamento giuridico ed amministrativo. Gli enti locali potrebbero dare un grande contributo di democrazia e di civilta' affinche' si passi dall'ideologico "problema dell'immigrazione" ai concreti problemi degli immigrati rispetto a cui le istituzioni devono intervenire non con gli strumenti e la logica del cosiddetto "ordine pubblico", con psicosi da fortezza assediata, con atteggiamento di ostilita'; ma per costruire e promuovere solidarieta' e diritti sociali, cittadinanza e democrazia, civile convivenza e dignita' umana. * E’'un obiettivo realistico? Noi crediamo di si'; e comunque e' necessario per contrastare il razzismo che soprattutto negli enti locali e nei mass-media si incista. * Come condurre questa campagna: iniziative possibili Noi pensiamo ad una ripresa di iniziative per questo preciso obiettivo del riconoscimento subito del diritto di voto amministrativo a tutti i residenti, articolata ad esempio come segue: a) lettere ai mass-media; b) diffondere materiale informativo su internet; c) invitare all'impegno gli enti locali; d) invitare all'impegno parlamentari sensibili; e) iniziative pubbliche; f) coinvolgimento di altri soggetti sia istituzionali che associativi a sostegno della proposta. * Come condurre questa campagna: alcune precisazioni opportune Come "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo non ci interessa fare un coordinamento in piu', un'ennesima struttura nazionale, ne' una lobby. Nel rispetto del modo di organizzarsi e di agire di tutti i nostri interlocutori, noi abbiamo fatto delle scelte che ovviamente non intendiamo imporre ad alcuno ma alle quali intendiamo per quanto ci riguarda restare fedeli: non accettare finanziamenti pubblici (e neppure privati, che non siano di persone che concretamente lavorano con noi: siamo una struttura integralmente autofinanziata), non dipendere da altre organizzazioni; non ammettere condotte e atteggiamenti non limpidi. Il nostro basilare punto di riferimento teorico-pratico e' la scelta della nonviolenza, con tutte le sue implicazioni. Ne consegue che le nostre campagne sono lente, gestite con risorse scarse, senza sovrapposizioni o confusioni; ed anche senza pretese di esclusiva. Alle persone, i gruppi, i mezzi d’informazione che fossero d'accordo con questa proposta chiediamo di voler autonomamente intraprendere le iniziative che riterranno onestamente e ragionevolmente utili allo scopo, evitando quindi atteggiamenti strumentali, equivoci, settari o autopromozionali. Ovviamente, se vi impegnate in questa iniziativa (e sappiamo bene che molti altri si stanno battendo da molti anni per questo obiettivo con grande lucidita' e generosita'), ci farebbe piacere sapere cosa state facendo e ricevere il materiale da voi prodotto. 4. MATERIALI. UN EDITORIALE [Da "Un uomo, un voto" n. 2 del 19 agosto 2000] Anche la recente pubblicazione della Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, a cura di Giovanna Zincone, Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna 2000, conferma (ed argomenta esaurientemente) la necessita' e giustizia di riconoscere al piu' presto il diritto di voto nelle elezioni amministrative locali a tutti gli immigrati residenti (cfr. il cap. VI, pp. 355-399). E' urgente che si addivenga al recepimento nella legislazione italiana di questa scelta di civilta', che si applichi finalmente il capitolo C della convenzione di Strasburgo del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, che si estenda a tutti quanto gia' riconosciuto per gli stranieri residenti provenienti dai paesi dell'Europa comunitaria con DPR del 1996. Ed e' necessario che la via sia quella a suo tempo indicata dalla proposta di legge di iniziativa popolare promossa da un vasto arco di movimenti della società civile impegnati nella solidarieta' e nella promozione dei diritti umani: una legge ordinaria e non di riforma costituzionale. Ed e' altresi' necessario, a nostro avviso, che il periodo previo di residenza prima di avere il riconoscimento dell'elettorato attivo e passivo per gli enti locali sia equiparato a quello oggi stabilito per gli effetti amministrativi ed elettorali di tutti i cambi di residenza in Italia. 5. MATERIALI. UN APPELLO URGENTE A TUTTE LE PERSONE DI VOLONTA' BUONA [Da "Un uomo, un voto" n. 3 del 27 settembre 2000] Contrastare il razzismo e' possibile, ma occorre limpidezza di ragionamento e di condotta. Perche' cosi' come non e' credibile chi si dichiara contro la pena di morte e poi promuove una guerra stragista, ugualmente non e' credibile chi dice di commuoversi per i diritti umani e poi fa recludere gli immigrati nei campi di concentramento o riconsegna i profughi nelle mani degli aguzzini cui erano sfuggiti. * Contrastare il razzismo e' necessario, ma occorre abbandonare logiche paternalistiche ed egolatriche. Non sappiamo se quell'illustre cardinale si rende conto degli esiti di cio' che dice; non sappiamo se quello stimato presidente della Commissione parlamentare antimafia si rende conto degli esiti di cio' che dice; non sappiamo se quegli onorevoli legislatori che hanno approvato gli articoli 8-14 della legge 40/1998 (ora artt. 10-16 del T. U. approvato con D. Lgs. 286/1998) si rendono conto degli esiti di cio' che hanno fatto. Ma sappiamo che chi istiga ad emarginare e respingere i non aderenti alla sua fede religiosa offre, e sia pure inconsapevolmente, copertura ideologica agli squadristi; sappiamo che chi propone di sparare sulle persone esorta e induce all'assassinio; sappiamo che chi approva articoli di legge flagrantemente incostituzionali ed antigiuridici da' un colpo di maglio allo stato di diritto ed alla democrazia, viola i diritti e mette in pericolo la stessa vita delle vittime di quelle norme, e spiana la strada ai golpisti. Il razzismo pugnalatore dei naziskin, il razzismo demente della Lega, il razzismo in doppiopetto dei fascisti in doppiopetto e del mafioso che ha fatto i soldi, si alimentano di tutto cio', ne vengono enormemente rafforzati. E quindi ci si risparmino le concioni con la lacrimuccia, e le goffe esortazioni unanimistiche tanto squallide quanto arroganti: e si esca piuttosto dalle ambiguita'. * Contrastare il razzismo e' urgente, prima che esso diventi l'habitus mentale diffuso e il cemento ideologico sul quale e con il quale si costruisca una e gemonia culturale profonda ed estesa della destra piu' estrema che la porti al potere e le consenta di far strame della democrazia e dello stato di diritto: occorre contrastare il razzismo per difendere la liberta' e la dignita' di tutti; la sorte delle nostre sorelle e dei nostri fratelli immigrati e' la nostra stessa sorte. * E per contrastare il razzismo ci sono alcune cose da fare subito. La prima, riconoscere finalmente il diritto di voto a tutti gli stranieri legalmente residenti in Italia, come gia' e' stato fatto per gli stranieri provenienti dagli altri paesi della Comunita' Europea. La seconda: contrastare e sconfiggere la schiavitu' cui sono ridotte decine di migliaia di esseri umani stranieri in Italia: e basterebbe un po' di buona volonta' da parte delle istituzioni e la schiavitu' verrebbe spazzata via in una sera e una mattina; l'esperienza della Comunita' Papa Giovanni XXIII dimostra che e' possibile liberare tutte le vittime e sconfiggere gli schiavisti. La terza: abolire le pratiche fasciste che stanno inquinando la nostra legislazione e che stuprano la Costituzione e la dignita' del nostro paese: le pratiche del respingimento (ovvero della riconsegna dei profughi fuggiaschi ai loro aguzzini); le pratiche dell'espulsione (ovvero della clandestinizzazione coatta che inabissa persone innocenti nelle grinfie dell'economia illegale e dei poteri criminali); le pratiche della segregazione amministrativa nei campi di concentramento (talmente ripugnanti nella loro evidente matrice ed aura nazista che si ha orrore persino a scriverne: eppure questi campi di concentramento oggi in Italia esistono di nuovo, ed hanno gia' mietuto vite umane). La quarta: rispettare l'articolo 10 della Costituzione che riconosce il diritto di asilo per tutti coloro che nel loro paese di origine non godono dei diritti che la Costituzione del nostro paese riconosce a chi qui vive. La quinta: accogliere tutti gli esseri umani che vengono in Italia per fuggire dalle dittature, dalle guerre, da inenarrabili violenze, da miserie indicibili, dalla fame e la morte. Accogliere tutti. E dunque subito regolarizzare la posizione di tutti gli stranieri presenti in Italia. La sesta: organizzare l'ingresso dei migranti da parte delle istituzioni, con mezzi di trasporto pubblici e gratuiti, così da colpire e sconfiggere le mafie dette "degli scafisti" che oggi gestiscono monopolisticamente il mercato del trasporto verso l'Italia di esseri umani disperati lucrandovi enormi profitti, in una sorta di osceno subappalto di fatto che lo stato italiano ha indirettamente ma effettualmente affidato loro. La settima: trasferire tutte le competenze in materia di immigrazione e concernenti donne e uomini immigrati, attualmente affidate alle questure, da queste ai Comuni; facendola finita con l'equazione razzista: immigrato = problema di ordine pubblico, e sostituendola con quella ovvia, onesta e ragionevole: essere umano = portatore di diritti. E si potrebbe continuare, ma fermiamoci qui. * Ma chiave di volta ci sembra che sia la prima di queste esigenze: il diritto di voto subito per tutti gli stranieri residenti, affinche' subito negli enti locali abbiano voce e rappresentanza oltre un milione di persone che in Italia vivono e lavorano, sovente da molti anni, ma che tuttora subiscono un vero e proprio barbaro e insensato regime di apartheid elettorale. * L’ingresso a pieno titolo degli immigrati, come elettori e come eletti, negli enti locali, nelle istituzioni di base, nel governo delle citta' e del territorio, arricchirebbe straordinariamente la nostra vita civile; ripristinerebbe una democrazia oggi dimidiata; adeguerebbe la politica, la rappresentanza istituzionale e la pubblica amministrazione alle dimensioni richieste dalla situazione odierna; sarebbe fattore straordinario, efficace e processivo, di inveramento dei diritti umani e dello stato di diritto. * Si e' perso troppo tempo, e troppo a lungo si e' permesso che governo e Parlamento agissero da biscazzieri. Poiche' e' un barare cinico e sconcio aver cassato (all'ultimo momento, proprio ad un passo dall'approvazione) dalla legge 40/1998 la norma che riconosceva finalmente il diritto di voto nelle elezioni amministrative, ed al suo posto aver presentato una truffaldina proposta di legge costituzionale per fingere di altrimenti perseguire lo stesso obiettivo: proposta di legge costituzionale che stanti gli attuali rapporti di forza tra democratici e razzisti in Parlamento non passera' mai (dato che una proposta di legge costituzionale richiede una maggioranza assai superiore di quella semplice efficiente per approvare una legge ordinaria): come anni addietro ebbe a chiarire gia' Nilde Iotti (che fu autorevole presidente della Camera dei deputati), per riconoscere il diritto di voto agli stranieri residenti non occorre affatto una modifica della Costituzione, prova ne e' che gli immigrati provenienti da paesi dell'Unione Europea gia' votano e possono essere eletti negli enti locali italiani, e non e' servita alcuna modifica costituzionale. * E allora basta con i machiavellismi degli stenterelli: subito, con legge ordinaria (per gli stranieri provenienti dai paesi comunitario-europei nel 1996 e' bastato normarlo con un semplice DPR) si riconosca il diritto di voto (l'elettorato attivo e passivo, ovvero la facolta' di eleggere ed essere eletti) negli enti locali ad oltre un milione di immigrati regolarmente residenti in Italia. Cessi subito l'apartheid elettorale. * E' una legge da fare subito. E chiediamo ai parlamentari ed ai governanti di farla... 6. MATERIALI. UNA PREGHIERA A TUTTE E TUTTI [Da "Un uomo, un voto" n. 4 del 28 settembre 2000] Dobbiamo passare dal dire al fare. Noi che scriviamo queste righe sollecitiamo da anni che sia finalmente riconosciuto il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutti gli stranieri legalmente residenti in Italia, cosi' come previsto dalla Convenzione di Strasburgo del 1992. Ma governo e parlamento continuano ad essere sordi, e con la loro sordita' ed ipocrisia favoreggiano il razzismo e le forze politiche ed i pubblici amministratori che il razzismo assumono come elemento forte della loro ideologia, come base di consenso, come prassi amministrativa e programma politico. Noi pensiamo che se si riconoscesse finalmente il diritto di votare e di essere eletti nelle elezioni locali ad oltre un milione di stranieri immigrati legalmente residenti da anni in Italia, cosiddetti "extracomunitari" (come e' noto, gli stranieri immigrati residenti in Italia provenienti da paesi dell'Europa comunitaria hanno gia' il diritto di voto amministrativo dal 1996, riconosciuto senza alcun bisogno di modifiche costituzionali e normato con semplice DPR), si rafforzerebbe enormemente la nostra democrazia, si sprovincializzerebbe la cultura e la prassi degli enti locali, si rintuzzerebbe efficacemente gia' con questo solo fatto il razzismo che negli enti locali trova sovente tribune e palestre: tutte le forze politiche (anche le piu' spregevoli) dovrebbero considerare che un milione di elettori hanno il loro peso; e tutti i pubblici amministratori avrebbero vergogna a proferire e deliberare infamie (del tipo: vestire gli immigrati da lepri per la gioia dei cacciatori, o del tipo proibire loro di sedere sulle panchine; mostruosita' dette, e decise, in istituzioni democratiche da persone con responsabilita' di governo locale) se dovessero affrontare nei consigli comunali, provinciali e regionali, gia' il solo sguardo delle persone che sarebbero vittime dirette di simili aberranti crudelta'. Dalle parole ai fatti: ed i fatti sono parole, parole scritte che diventino legge. Chiediamo tutte e tutti ai parlamentari democratici che si approvi al piu' presto una legge ordinaria (non vi e' affatto bisogno di modifiche costituzionali, per le quali il Parlamento forse non ha una "maggioranza qualificata" antirazzista sufficiente; ma per una legge ordinaria si') che riconosca il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutti gli stranieri legalmente residenti in Italia. Scriviamo tutte e tutti a tutti i mass-media affinche' prendano in considerazione questa proposta, la presentino all'opinione pubblica, la dibattano e la sostengano. Scriviamo tutte e tutti a tutte le istituzioni affinche' riflettano su questa proposta e si adoperino per la sua legiferazione: del resto lo stesso autorevole ed ufficiale "Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati in Italia" redatto dalla Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, ufficialmente costituita ed insediata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, spiega e motiva argomentatamente ed inconfutabilmente tale proposta (il rapporto e' stato recentemente pubblicato per i tipi della casa editrice Il Mulino, Bologna 2000)... A tutte e a tutti grazie. * Con il motto di Nelson Mandela: Un uomo, un voto. Affinche' cessi l'apartheid elettorale in Italia. Affinche' l'Italia non sia piu' una democrazia dimidiata, ma una democrazia per tutti coloro che vi vivono. Contrastiamo il razzismo in Italia con la forza del diritto, della democrazia, della dignita' e della partecipazione di ogni essere umano. Un uomo, un voto. 7. MATERIALI. IL MOMENTO E' ADESSO [Da "Un uomo, un voto" n. 5 del 29 settembre 2000] Il momento e' adesso, tra qualche mese potrebbe essere troppo tardi. Il momento e' adesso, per chiedere che l'Italia finalmente recepisca ed applichi il capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 1992 che riconosce il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone legalmente residenti. Il momento e' adesso, di contrastare l'apartheid elettorale in Italia. Il momento e' adesso, di fermare il razzismo prima che il razzismo conquisti il potere in Italia. Il momento e' adesso, di difendere ed estendere la democrazia per tutti. Con il motto di Nelson Mandela: Un uomo, un voto. Il momento e' adesso... 8. MATERIALI. CONTRO IL RAZZISMO, IL DIRITTO DI VOTO [Da "Un uomo, un voto" n. 7 del primo ottobre 2000] Chiediamo a tutte e tutti i nostri interlocutori uno sforzo: di diffondere e sostenere la proposta che subito si riconosca il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutti gli stranieri residenti in Italia. L'ingresso negli enti locali come elettori e come eletti, come pubblici amministratori, di oltre un milione di immigrati, puo' consistentemente migliorare la cultura politica ed amministrativa del nostro paese, difendere e rafforzare la democrazia, contrastare il razzismo con molta piu' efficacia che tanti piccoli gesti sovente paternalistici (che quindi nonostante le migliori intenzioni ribadiscono una disparita' e un'oppressione)... 9. MATERIALI. SE NON ORA, QUANDO? [Da "Un uomo, un voto" n. 9 del 3 ottobre 2000] Se non riusciremo ad ottenere subito il riconoscimento del diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti gli stranieri legalmente residenti in Italia, si rischia che non lo si otterra' mai piu'. E l'apartheid si estendera' ancor piu'; e il razzismo ancor piu' crescera'. A tutte le donne e gli uomini di onesto sentire, di tenace concetto, di volonta' buona, chiediamo uno sforzo. Di esercitare, ciascuno nelle forme civili, democratiche e nonviolente che sapra' e vorra', una forte visibile crescente pressione affinche' il parlamento italiano legiferi recependo finalmente tutta la Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992. Il momento e' ora; se non ora, quando? Subito il diritto di voto amministrativo per tutte le persone che in una comunita' risiedono, vivono e lavorano. Una democrazia dimidiata cessa di essere una democrazia. Strappiamo tutti gli enti locali dalle mani dei razzisti, riconquistiamoli tutti alla democrazia e alla dignita' umana. Facciamo cessare l'apartheid elettorale in Italia. Un uomo, un voto. 10. MATERIALI. CESSI L'APARTHEID ELETTORALE IN ITALIA [Da "Un uomo, un voto" n. 10 del 4 ottobre 2000] Oltre un milione di esseri umani subiscono in Italia un assurdo e squallido regime di apartheid elettorale. Oltre un milione di persone legalmente residenti in Italia, perfettamente in regola, persone apprezzate e stimate, che qui vivono e lavorano da anni, che contribuiscono alla nostra vita civile, alla nostra cultura, al nostro benessere, sono tuttora private del diritto di concorrere ad eleggere e comporre i nostri enti locali. Ed i nostri enti locali si stanno trasformando in molti casi in palestre, tribune e covi di razzisti. In altri paesi europei da decenni tutti i residenti hanno il diritto di voto negli enti locali che governano il territorio in cui vivono. In Italia dal 1996 tale diritto e' riconosciuto oltre che ai cittadini italiani anche agli stranieri di paesi europei comunitari, a tutti gli altri no. Si consideri: l'ingresso degli stranieri negli enti locali avrebbe un effetto straordinario di contrasto del razzismo, di sprovincializzazione della cultura amministrativa, di promozione della democrazia, del diritto, della civile convivenza. Sarebbe un miglioramento grande della qualita' degli enti locali, di cui beneficeremmo tutti, cittadini italiani e cittadini di altri paesi che viviamo nella stessa citta', nello stesso territorio. Cosa si aspetta a riconoscere questo sacrosanto diritto, vantaggioso per tutti? A tutti chiediamo di fare qualcosa per promuovere la consapevolezza dell'ingiustizia, per chiedere un provvedimento legislativo immediato che riconosca finalmente quanto gia' previsto dalla Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992: il diritto di voto per tutti i residenti nelle elezioni amministrative locali. 11. MATERIALI. UNA LEGGE PER LA DEMOCRAZIA, SUBITO [Da "Un uomo, un voto" n. 12 del 6 ottobre 2000] La maggioranza delle forze politiche rappresentate in parlamento (la coalizione vincitrice delle elezioni del 1996), ed il governo da essa espresso e sostenuto, sostiene di essere favorevole al riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative a tutti i residenti. E' ragionevole supporre che la maggioranza dei deputati e dei senatori concordi con una posizione che e' di puro buonsenso, e che e' semplice e persino ovvia realizzazione del principio democratico. Perche' allora questo riconoscimento non diventa legge? Lo ripetiamo ancora una volta: non occorre alcuna modifica della Costituzione, come non e' occorsa nel 1996 per riconoscere il diritto di voto amministrativo agli stranieri provenienti dagli altri paesi dell'Europa comunitaria. Perché allora consentire che perduri un inquietante apartheid elettorale che ha effetti nefasti per la nostra democrazia? Si consideri: la partecipazione al voto per gli enti locali di oltre un milione di residenti, di cittadinanza straniera si' ma legalmente residenti in Italia sovente da molti anni, avrebbe l'effetto benefico immediato di far si' che gli enti locali cessino di essere luoghi in cui il razzismo piu' becero trova accoglienza, pulpiti e strumenti operativi. E dunque l'ingresso come elettori e come eletti negli enti locali dei residenti immigrati sarebbe un fatto utile per difendere i diritti di tutti, per promuovere la democrazia, per impegnare gli enti locali contro il razzismo e per la dignita' umana. Non si perda piu' tempo. Si legiferi subito il recepimento della parte finale e decisiva della Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 ancora scandalosamente disattesa in Italia. Si adegui l'Italia agli altri paesi che da decenni riconoscono il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutti i residenti. 12. MATERIALI. A CHE PUNTO E' LA NOTTE? [Da "Un uomo, un voto" n. 16 del 10 ottobre 2000] Cosa si dice in Parlamento? A un milione di persone che vivono insieme a noi, come noi, che sono residenti in Italia in piena legalita' e regolarita' amministrativa, si continuera' a negare la qualita' di persone coscienti e responsabili, si continuera' a negare il diritto di partecipare alla vita pubblica nella comunita' locale di cui fanno parte? Cosa si dice nel Consiglio dei Ministri? A un milione di persone che vivono insieme a noi, come noi, che sono residenti in Italia in piena legalita' e regolarita' amministrativa, si continuera' a negare la qualita' di persone coscienti e responsabili, si continuera' a negare il diritto di partecipare alla vita pubblica nella comunita' locale di cui fanno parte? Cosa si dice nelle redazioni? A un milione di persone che vivono insieme a noi, come noi, che sono residenti in Italia in piena legalita' e regolarita' amministrativa, si continuera' a negare la qualita' di persone coscienti e responsabili, si continuera' a negare il diritto di partecipare alla vita pubblica nella comunita' locale di cui fanno parte? Cosa si dice tra noi stessi, o carissimi amici? A un milione di persone che vivono insieme a noi, come noi, che sono residenti in Italia in piena legalita' e regolarita' amministrativa, si continuera' a negare la qualita' di persone coscienti e responsabili, si continuera' a negare il diritto di partecipare alla vita pubblica nella comunita' locale di cui fanno parte? Stiamo facendo qualcosa perche' l'apartheid elettorale cessi? Un uomo, un voto. 13. MATERIALI. BALLATA DI QUEL TEMPO E QUEL PAESE [Da "Un uomo, un voto" n. 18 del 12 ottobre 2000] Ah si', un paese libero. Ah gia', tempi moderni. In quel paese, in quel tempo, il regime apri' dei campi detti di concentramento, in cui recludeva persone che di nessun reato erano accusate, cui era negato anche il diritto a un processo. Narrano le cronache che in quei luoghi persone morirono di morti tremende. Narrano le cronache che il regime rassicurava la popolazione: era tutto a posto, non era successo niente, ed in fondo, asseriva garrulo e querulo il Ministro dell'Interno, quei posti non erano ne' carceri ne' alberghi, con il che la pratica era archiviata. Nessuno chiedeva nulla sulla sorte delle vittime, nessuno chiedeva nulla sulle vittime a venire. Era un paese in cui il consenso e la propaganda erano a tutta prova, scienza ed arte, aveva fatto scuola il dottor Goebbels. Quel paese e quel tempo, il lettore dovrebbe saperlo, era l'Italia dell'anno duemila dopo Cristo. In quel paese, in quel tempo, grande era la barbarie e noi compagni di Ulisse possiamo testimoniarlo: giunti cola' chi in quella terra abitava ci chiuse nella spelonca, e delle nostre carni, delle nostre vite fece scempio. Da noi vige altro costume: che l'esule venga accolto, che l'ospite sia sacro. Questa e' la legge di Itaca. In quel paese invece, in quel tempo, l'esule veniva bruciato vivo, la fanciulla violata, l'ospite sbranato. Quel paese e quel tempo, il lettore lo sa. In quel paese, in quel tempo, era previsto che ci si indignasse. Tutti potevano indignarsi, tutti assentivano, molti applaudivano, qualcuno estraeva i fazzoletti dalle tasche e si spremeva qualche lacrima dagli occhi e poi si soffiava anche il naso. Poi si spegnevano le telecamere, la sala si svuotava, si tornava tutti a casa, e sfrecciando lungo i viali si coglieva l'occasione per comprare a poco prezzo carne fresca da consumare di furia, al mercato delle schiave recate dall'oriente e dal sud. Quel paese e quel tempo, lettore, che tu sai. In quel paese, e in quel tempo, tutti potevano sapere tutto, tutti tutto vedevano, su tutto era a tutti consentito di dire a bassa voce o a squarciagola cio' che volevano. E ad alcuni la gola si squarciava, perche' erano infedeli e al cardinale cio' non piaceva; perche' la loro pelle era slavata, od olivastra o brunita o color rame, ed al sindaco cio' dava sull'occhio, e ai nervi, e alla bile; perche' erano troppo giovani e belle quelle bambine ed insozzarle e macerarle era gusto di veri uomini della razza superiore: superior stabat lupus. Quel paese, quel tempo, lettore. In quel paese e in quel tempo tu chi eri? Tu che facevi? Da quale parte stavi? Caro lettore di quel paese, di quel tempo io dico. Ah si', tempi moderni. Ah gia', un paese libero. 14. MATERIALI. RAGIONEVOLMENTE [Da "Un uomo, un voto" n. 22 del 16 ottobre 2005] Ragionevolmente la "Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati" istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel suo Primo rapporto sull'integrazione degli immigrati in Italia (Il Mulino, Bologna 2000) si pronuncia in modo esplicito e forte per il riconoscimento del diritto di voto nelle elezioni amministrative agli stranieri regolarmente residenti in Italia. La Commissione argomenta con dovizia di dati e riferimenti la necessita' che si pervenga al piu' presto a tale atto dovuto di democrazia. Si consideri che non solo la comunita' intellettuale, non solo le rappresentanze dei lavoratori, non solo l'associazionismo democratico, ma anche praticamente tutte le forze politiche e le rappresentanze istituzionali (che non siano dichiaratamente razziste), riconoscono esplicitamente la necessita' dell'immediato riconoscimento del diritto di voto per tutti gli stranieri legalmente residenti in Italia. E dunque non e' ammissibile che si continui a rinviare un provvedimento legislativo ordinario assolutamente necessario ed urgente, semplicemente doveroso, gia' fin troppo procrastinato. Si recepisca subito il capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992, si riconosca subito l'elettorato attivo e passivo nelle elezioni locali a tutti i residenti nella comunità locale. Cessi l'apartheid elettorale in Italia: un uomo, un voto. 15. MATERIALI. IRRAGIONEVOLMENTE [Da "Un uomo, un voto" n. 23 del 19 ottobre 2005] Irragionevolmente persiste l'apartheid elettorale in Italia; ed il razzismo cresce, e dilaga. Non si coglie che per fermare il razzismo sarebbe di grande utilita' che negli enti locali fossero rappresentati tutti i residenti; sarebbe di grande utilita' che tutte le forze politiche dovessero tener conto di oltre un milione di elettori cui il diritto di voto dove realmente vivono e' tuttora proditoriamente assurdamente negato; non si capisce che il razzismo e la disumanita' crescenti si contrastano efficacemente solo con il diritto, riconoscendo i diritti di tutti gli esseri umani, riconoscendo la dignita' di tutti gli esseri umani. Irragionevolmente persiste l'apartheid elettorale in Italia; ed il razzismo cresce, e dilaga. Un uomo, un voto. 16. MATERIALI. LE NUDE CIFRE [Da "Un uomo, un voto" n. 24 del 20 ottobre 2000] Vediamo alcune nude cifre avvalendoci dell’eccellente Dossier statistico 2000 sull'immigrazione, presentato ier l'altro dalla Caritas a Roma. 262.836 immigrati vivono regolarmente in piena legalita' in Italia da oltre dieci anni: ed ancora non hanno il diritto di voto nelle citta' in cui vivono. Sono 421.723 gli immigrati che vivono regolarmente in piena legalita' in Italia da oltre cinque anni: ad ancora non hanno il diritto di voto nelle citta' in cui vivono. Sono un milione e mezzo gli immigrati regolarmente presenti in Italia all'inizio del 2000: ripetiamo: regolarmente, in piena legalita': ed ancora non hanno il diritto di voto nelle citta' in cui vivono. * Compariamo la situazione italiana con quella di altri paesi europei, avvalendoci dello schema riportato a p. 157 nel Dossier statistico 1999 sull'immigrazione, realizzato sempre dalla Caritas di Roma. a) in Danimarca dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le elezioni comunali e provinciali; b) in Irlanda dopo 6 mesi di residenza tutti gli stranieri votano per le elezioni comunali; c) In Olanda dopo 5 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le elezioni comunali; d) In Svezia dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le elezioni comunali, regionali e per i referendum; e) in Norvegia dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le elezioni comunali e provinciali; f) altre piu' diversificate situazioni si verificano in Finlandia, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Islanda, Svizzera; come e' noto anche in Italia dal 1996 hanno riconosciuto il diritto di voto per le elezioni amministrative gli stranieri residenti provenienti da paesi della Unione Europea. * Proponiamo una riflessione: un milione e mezzo di immigrati, residenti in Italia in piena regolarita' e legalita', molto spesso da piu' di dieci anni, a tutti gli effetti sono parte delle nostre comunita' locali: qui vivono, qui lavorano, qui hanno una rete estesa di amicizie ed affetti, qui hanno sovente le loro famiglie. Perche' devono ancora subire un vero e proprio apartheid elettorale? Riconoscere a tutti loro il diritto di votare e di essere votati per il governo dei nostri enti locali e' un dovere di civilta', un atto dovuto di democrazia, un vantaggio grande per tutti. * E proponiamo una seconda riflessione: la loro presenza negli enti locali darebbe agli enti locali una apertura culturale straordinaria, una visione globale del mondo, una capacita' di rappresentanza non piu' miope ed angusta, ma attenta ai bisogni, ai diritti, ai valori, al contributo di tutte le componenti della societa', dell'intera popolazione residente. Questa presenza sarebbe efficace per sprovincializzare la cultura e l'azione amministrativa degli enti locali oltre che per renderla piu' vicina alla popolazione effettiva tutta, a tutti coloro che nel territorio amministrato effettivamente vivono. Aprirebbe gli enti locali al mondo; invererebbe il grande progetto di La Pira delle citta' come promotrici di solidarieta' e di pace nel mondo. * Ed avrebbe un ulteriore effetto benefico: contrasterebbe il razzismo proprio al livello delle istituzioni democratiche di base, quelle piu' vicine alla realta' della vita quotidiana, quelle piu' radicate nel territorio. Oggi spesso gli enti locali sono ricettacolo e tribuna per facinorosi razzisti. Con la presenza di elettori ed eletti immigrati gli enti locali non sarebbero piu' campo di Marte per volgari teppisti, ed acquisirebbero invece una coscienza antirazzista forte perche' esistenzialmente motivata, vissuta e sentita. La presenza degli immigrati nel corpo elettorale e nelle istituzioni locali e' la migliore garanzia di impegno democratico ed antirazzista degli enti locali stessi. * Si consideri anche: che contrastare il razzismo ed aiutare i migranti richiede un impegno non paternalistico, ma di riconoscimento di diritti. Non e' possibile promuovere la liberta' e la dignita' di tutti se qualcuno e' tenuto sotto tutela, se non gli si riconosce il diritto di parola e di rappresentanza, se non gli si riconoscono gli strumenti per esprimersi da se', se viene tenuto in uno stato di inferiorita'. Ne consegue che l'impegno per la democrazia e contro il razzismo richiede il pieno protagonismo dei migranti, ed il diritto di voto di questo protagonismo e' un riconoscimento, un veicolo ed uno strumento indispensabile. * Infine si consideri: oltre un milione di elettori, e di elettori motivati perche' portatori di bisogni concreti tuttora insoddisfatti, di legittimi interessi sovente del tutto calpestati, e soprattutto di diritti troppo a lungo denegati, costituiscono una quota rilevante del corpo elettorale: tutte le forze politiche dovrebbero farci i conti; tutte le forze politiche sarebbero costrette a tenere conto della loro presenza. Questo farebbe si' che anche le forze politiche piu' becere ed irragionevoli si renderebbero conto che persistendo in atteggiamenti ambiguamente o esplicitamente razzisti perderebbero la possibilita' di ricevere voti da un rilevante segmento elettorale; ed e' quindi ragionevole supporre che un po' tutte le forze politiche (certo, ad eccezione di quelle razziste, ma quelle razziste vanno considerate piu' che "forze politiche" come vere e proprie "associazioni a delinquere", e dovrebbero essere messe fuori legge e perseguite penalmente per istigazione all'odio razziale, ricostituzione di partito fascista ed altri reati connessi) cesserebbero di cavalcare il razzismo e cercherebbero di riorientare i loro programmi ed i loro atteggiamenti per tener conto della presenza nel bacino elettorale di una cosi' cospicua e caratterizzata area. * Ci sembra quindi che per questi ed altri motivi sia necessario un forte impegno di tutti affinche' sia riconosciuto subito, con legge ordinaria che quantomeno recepisca finalmente tutta la convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992, il diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti i residenti. Un uomo, un voto. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 187 del 10 giugno 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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