Minime. 482



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 482 del 10 giugno 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Il "Cos in rete" di giugno 2008
2. Maria Grazia Campari: Ordine costituzionale e laicita' necessaria
3. Maurizio Ferraris presenta "La vita e le regole" di Stefano Rodota'
4. Elena Loewenthal presenta "Giuditta" di Mario Brelich
5. Letture: Giovanna Uzzani, Henry Moore e la fortuna della scultura en
plein air
6. Riletture: Commissione giustizia, pace e integrita' del creato, Cieli e
terra nuova
7. Riletture: Esoh Elame', C'era una volta al tempo degli antenati
8. Riletture: Vittorio Pieroni (a cura di), Non solo noi
9. Riletture: Social Watch, Rapporto 2003. Privatizzare i servizi. Il costo
sociale
10. Riedizioni: Adriano Prosperi e Paolo Viola, Dalla rivoluzione inglese
alla rivoluzione francese
11. Riedizioni: Theodor Schieder, Federico il Grande
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI GIUGNO 2008
[Dall'Associazione amici di Aldo Capitini (per contatti:
l.mencaroni at libero.it) riceviamo e diffondiamo]

Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di giugno 2008 del "Cos in
rete", www.cosinrete.it
Ricordando il Cos (Centro di orientamento sociale) di Capitini, il primo
esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e
nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la
stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace,
liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso,
religione aperta, educazione aperta, antifascismo.
Tra gli altri,  in questo numero ci sono: I Cos di Nuova Delhi; La fame dei
ricchi e quella dei poveri; Come salvare la specie umana; ecc.
La partecipazione al Cos in rete e' libera e aperta a tutti mandando i
contributi a: capitini at tiscali.it o al blog del Cos: http://cos.splinder.com
Il sito con scritti di e su Aldo Capitini e' www.aldocapitini.it

2. RIFLESSIONE. MARIA GRAZIA CAMPARI: ORDINE COSTITUZIONALE E LAICITA'
NECESSARIA
[Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it).
Maria Grazia Campari e' una prestigiosa giurista e intellettuale femminista,
impegnata nei movimenti per la pace e i diritti]

In Italia la fase attuale vede il prevalere di una opinione politica (di
destra) fortemente connotata dalla ricerca di un monarca plebeo, un capo
indiscusso che promette l'eliminazione di qualsiasi conflitto democratico
(di classe, di sesso) e l'approdo pacificatore sui lidi di una "democrazia
semplificata".
Semplificata al punto da poter tranquillamente prescindere dalla presenza di
una opposizione parlamentare di sinistra.
Il Parlamento, luogo della proiezione del conflitto politico-sociale e della
mediazione possibile, sembra avere scarsa ragione di esistere: un assetto
della politica che rischia di travolgere e annullare i fondamenti della
rappresentanza allargata e della partecipazione disegnati dalla Costituzione
del 1948, contemporaneamente lodata e tradita.
*
E' pensiero diffuso fra i giuristi democratici quello per cui la nostra
Carta costituzionale costituisce un tentativo abbastanza ben riuscito di
dare corso, attraverso il linguaggio e le istituzioni del diritto, a
tecniche in grado di consentire la risoluzione dei problemi presenti nel
tessuto sociale attraverso procedure democratiche partecipative.
Lo stesso art. 7 della Costituzione (giustamente criticato per la ricezione
nel tessuto costituzionale dei Patti Lateranensi stipulati fra regime
fascista e Chiesa cattolica) esordisce con il chiaro principio della
separazione fra i due ordinamenti giuridici, statuale ed ecclesiale ("Lo
Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti
e sovrani").
Del resto, la dottrina giuridica democratica (anche quella cattolica) ha
sempre ritenuto la pluralita' degli ordinamenti quale disciplina elettiva
nei rapporti fra Stato e confessioni religiose, in virtu' di una visione
pluralistica della societa' che consenta l'interazione e la convivenza di
piu' culture e orientamenti morali.
Il termine laicita' assume, cosi', rilevanza non solo per le questioni
religiose, ma per tutte le attivita' umane di conoscenza e di esercizio del
potere.
Da un punto di vista giuridico, la laicita' dello Stato e delle istituzioni
pubbliche costituisce, quindi, il fondamento del moderno costituzionalismo
democratico.
Anche se nella Costituzione italiana la laicita' non risulta iscritta
espressamente, essa e' tuttavia considerata (a partire dalla sentenza n.
203/1989 della Corte Costituzionale) quale principio supremo e
immodificabile sotteso al dettato costituzionale, il cui contenuto
essenziale recepisce l'istanza di eguale rispetto da parte dei pubblici
poteri per opzioni e scelte individuali differenziate, tipiche del
pluralismo democratico.
Quindi, laicita' come aspetto connaturato alla democrazia pluralista,
garantito da istituzioni dello Stato a fondamento costituzionale, collocate
in posizione di neutralita' rispetto alle diverse scelte di fede religiosa
e, beninteso, anche rispetto alla scelta di non avere affatto una fede
religiosa.
*
In tempi recenti stiamo purtroppo assistendo ad una progressiva erosione di
questa regola fondamentale attraverso la negazione della reciproca autonomia
fra Stato italiano e Chiesa cattolica. Quest'ultima si ingerisce, dettando
contenuti e regole di comportamento anche istituzionali e i rappresentanti
dello Stato si affannano a dimostrare comunanza di valori con la dottrina
ecclesiastica.
Spesso, pero', non basta una adesiva dichiarazione di intenti: i
parlamentari cattolici sono perentoriamente invitati a votare secondo le
istruzioni delle gerarchie vaticane, con grave compromissione della norma
costituzionale che prevede la loro liberta' da ogni "vincolo di mandato"
(art. 67 Cost.). La sovranita' del Parlamento dovrebbe cedere
all'interventismo di una preponderante autorita' esterna.
Se i parlamentari cattolici diventano il braccio secolare della Chiesa - e'
stato giustamente notato - si fa luogo ad una revisione costituzionale volta
a sostituire il patto fra cittadini fondato sulla Costituzione repubblicana
con un vincolo derivante da valori fissati dalla Chiesa una volta per tutte.
Viene cosÏ travolto lo stesso articolo 7 della Costituzione: l'autonomia e
la sovranita' dello Stato italiano cede ad una sovranita' superiore. Il
patto fra Stato e Chiesa viene unilateralmente infranto.
*
Come si e' potuto giungere a tanto?
Non e' solo questione di credo profondo su temi eticamente sensibili ovvero
di spregiudicata ricerca del voto dei cattolici da parte di vari esponenti
politici.
Questi sono i motivi piu' o meno palesi che pero' ne occultano altri meno
dichiarabili, tutti connessi alla struttura gerarchica e ancora patriarcale
del nostro sistema politico.
Nel fondo, si tratta, secondo me, di lasciare il piu' ampio spazio al
principio di autorita'.
Una struttura verticale che assume centralmente deliberazioni sulla cosa
pubblica con modalita' a-partecipative, si avvantaggia del collegamento con
i depositari di verita' dogmatiche superiori, ai quali e' possibile
riferirsi ripetendone la qualita' (analoga) di depositari di deleghe
conferite in modo acritico.
Un ordine dominato piu' dall'idea di potere che da quella della liberta',
tende a conformare le proprie istituzioni a regole svincolate dai principi
che nascono dal confronto democratico allargato fra cittadini secondo lo
schema della democrazia critica e partecipativa, si riferisce a regole
trascendenti, attribuite ad autorita' sovraordinate, acriticamente assunte
come le piu' morali.
E' cosi' che l'offensiva ecclesiastica si apre varchi amplissimi e detta la
propria agenda per la cosa pubblica, rivolgendosi principalmente contro
l'autogoverno di ciascuno sulla propria vita, ponendosi in contrasto con i
concetti di liberta' e autonomia individuali in nome della trascendenza del
potere.
*
Per le donne vi e' di piu' da dire.
Soprattutto in Italia, paese dominato dalle gerarchie cattoliche, le donne
nutrono un particolare interesse a che si affermi un ordinamento politico
improntato alla laicita'.
L'etica laica, infatti, e' l'antitesi del modello totalitario, dogmatico, e'
un momento essenziale del modello pluralista, quello del confronto
dialettico con l'altro, quello delle domande prive di una rigida risposta
data a priori, delle risposte sempre provvisorie, revocabili in dubbio,
delle verita' parziali e sempre confrontabili, aperte alle verita' del
diverso da se'.
La difesa della laicita', del modello che consente liberta', eguaglianza,
pluralismo e' interesse precipuo delle donne perche' le imposizione delle
gerarchie religiose riguardano principalmente la sfera dei rapporti
uomo-donna, dei rapporti sessuali, della famiglia tradizionale
eterosessuale, a stampo patriarcale (confermata dall'art. 29 della nostra
Costituzione). Quelle imposizioni (dette regole su valori etici non
negoziabili) si esercitano soprattutto nel comprimere la liberta' e
l'autodeterminazione femminili.
Il potere religioso cattolico, nella modernita', e' modellato sul potere
materno, attraverso il culto mariano e il modello (irraggiungibile, ma
proposto all'imitazione) della vergine-madre.
La Madonna, elevata dalla Controriforma a cifra della femminilita',
maternita' virginale e simbolo della chiesa, e' il contenitore puro di una
gravidanza attribuita a Dio e costituisce il modello che indica a tutte le
donne la via della virtu' che opera nell'interesse esclusivo del figlio, la
madre e' il bene del figlio, la maternita' una scelta vincolata (L. Accati,
"Scacco al padre").
Questa ideologia permea la famiglia eterosessuale patriarcale, idealizzata
come rifugio dalle difficolta', in cui alla donna sono richiesti cura degli
altri e sacrificio di se' nell'interesse singolarmente di ogni componente
del nucleo e complessivamente dell'istituzione, come via eroica verso la
santita'.
In questa situazione, il senso della propria dignita' di persone e la
consapevolezza dei propri diritti sono assai ardui da conseguire e da tenere
saldi se si viene educate alla dedizione oblativa.
La centralita' della responsabilita' individuale, che suppone una
prioritaria responsabilita' verso se stessi come soggetti consapevoli
inseriti in un contesto deliberativo pubblico, sfuma nella preponderante, se
non esclusiva responsabilita' della donna rispetto al figlio, presente o
potenziale.
Accade, poi, che quando le autorita' del Vaticano disquisiscono con i
rappresentanti delle istituzioni statali su questioni come la famiglia, il
controllo delle nascite e la fecondazione, si assista ad un dialogo fra
uomini dal quale le donne rimangono sostanzialmente escluse. Presenti sulla
scena, talvolta, ma marginalmente, come il coro nella tragedia greca, al
massimo svolgono il ruolo di commentatrici piu' o meno avvedute.
*
Tutto cio' si iscrive nel disegno (non solo della gerarchia cattolica) di
esercitare egemonia sul simbolico femminile.
Attualmente, in Italia, attraverso lo slogan della difesa della vita viene
attivato un clima da inquisizione moral-teologica che, trovando un
antecedente significativo in alcune prescrizioni della legge
(compromissoria) sulla interruzione volontaria della gravidanza (194/1978),
raggiunge il livello massimo di invasivita' nella sfera deliberativa
femminile con la legge (clericale) sulla procreazione medicalmente assistita
(40/2004).
Nel dibattito politico si e' assistito ad una gara di incivilta': da un lato
l'aborto parificato all'esecuzione capitale o addirittura al genocidio
impunito, dall'altro la priorita' conferita alla vita dell'embrione, messa
in concorrenza con l'autodeterminazione e la salute della donna.
A ben vedere, il tema si inserisce in una sorta di corto circuito fra
pubblico e privato che costituisce la cifra dei tempi attuali.
Si privatizza la sfera pubblica, si sfumano le forme generali della
democrazia rappresentativa, si nega la generalita' dei servizi sociali, si
privatizzano i mezzi di comunicazione e informazione, mentre l'occhio
pubblico invade gli individui, controlla e costringe la liberta' di scelta
di ognuno, fa del concepito e della sua vita materia di pubblico dominio.
Con questa peculiarita', che lo scopo si raggiunge attraverso un uso
retrogrado delle credenze religiose, un uso diretto a creare dipendenza e
sudditanza soprattutto a carico delle donne, con la pericolosa tendenza a
trasferire il dogma religioso nelle leggi dello Stato.
Occorre contrastare questa deriva che, servendosi dell'immaginario
religioso, finisce per bloccare la liberta' e la crescita democratica;
occorre ribadire che nessuna volonta' esterna, neppure quella espressa dalla
maggioranza o anche dalla totalita' dei consociati (governanti inclusi) puo'
soverchiare quella degli interessati; il governo del corpo e della vita
appartiene alla libera determinazione di ciascuno.
Quindi, la laicita' e' dovere e interesse delle donne, agente di
civilizzazione della societa' nel suo complesso perche' strumento atto a
garantire ognuna/o nell'unicita' della sua liberta' e responsabilita' verso
se stessa/o e verso tutti gli altri.
*
Per questo e' necessario mettere a fuoco, anche solo in modo parziale, piste
in uscita dalla situazione deprecabile che si e' venuta creando.
Una modalita' possibile, secondo me, consiste nella valorizzazione della
nostra appartenenza alla comunita' europea.
Nell'Unione europea, la laicita' e' stata considerata un valore implicito
indiscusso e condiviso, tenuto conto delle valutazioni negative espresse nei
documenti ufficiali riguardanti il rispetto dei diritti fondamentali delle
persone, allorche' e' parso che questo valore fosse messo in discussione.
La questione della laicita' e' poi stata affrontata esplicitamente in
conclusione dei lavori della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione
europea: in quella occasione sono state respinte le pretese di inserire nel
Preambolo il richiamo alle radici religiose della cultura europea e di
limitare alcuni diritti, in nome della visione cattolica della societa'
(propugnata da italiani e polacchi).
Al di la' della valutazione complessiva sulla Carta, questo e' un dato da
valorizzare e tenere ben fermo, oggi e in futuro.
*
Concludendo, il diritto non offre protezione sufficiente nei confronti della
pretesa avanzata da istituzioni come la chiesa di indirizzare il corso della
storia secondo una verita' superiore indiscussa, valida per tutte/i.
Si possono attuare coercitivamente le leggi, ma non le costituzioni,
tantomeno i principi impliciti e i presupposti fondamentali delle
costituzioni democratiche: esse vivono se vi e' un consenso di fondo della
societa'. Se le societa' impaurite invocano autorita' esterne e perdono
fiducia nei propri principi, le liberta' vengono cancellate.
Solo la cultura, la politica, i conflitti di sesso e di classe possono
costruire e difendere modelli di convivenza e istituzioni che il diritto
potra' regolare e definire.
Questo compito appartiene a tutte noi.

3. LIBRI. MAURIZIO FERRARIS PRESENTA "LA VITA E LE REGOLE" DI STEFANO
RODOTA'
[Dal quotidiano "Il sole 24 ore" del 9 luglio 2006 col titolo "Voglio una
vita documentata".
Maurizio Ferraris (Torino, 1956) e' professore ordinario di Filosofia
teoretica nella Facolta' di Lettere e filosofia dell'Universita' di Torino,
dove dirige il Centro Interuniversitario di Ontologia Teorica e Applicata
(Ctao). E' stato direttore di programma al College International de
Philosophie (Parigi), visiting professor in numerose universita' (Colorado
Springs, Monterrey, Ginevra, Montpellier, Lipsia...) e, a piu' riprese,
borsista della Alexander von Humboldt-Stiftung (Bonn). Collabora al
supplemento culturale de "Il Sole 24 Ore" e a "Il Manifesto", dirige la
"Rivista di estetica". Ha scritto una trentina di libri, tra cui la Storia
dell'ermeneutica (Milano, Bompiani 1988), giunta alla quinta edizione e
tradotta in inglese e in spagnolo, Estetica razionale (Milano, Cortina
1997), che ha rilanciato il dibattito sull'estetica come teoria della
percezione. Tra i piu' recenti: Experimentelle Aesthetik (Vienna, Turia und
Kant 2001), L'altra estetica (con altri autori, Torino, Einaudi 2001), Una
ikea di universita' (Milano, Cortina 2001), Il mondo esterno (Milano,
Bompiani 2001), A taste for the Secret (con Jacques Derrida, London,
Blackwell 2001), Ontologia (Napoli, Guida 2003), Introduzione a Derrida
(Roma-Bari, Laterza 2003, seconda edizione 2004). Goodbye Kant! Cosa resta
oggi della Critica della ragion pura (Milano, Bompiani 2004) e' giunto in
pochi mesi alla terza edizione. Tra le opere di Maurizio Ferraris: (2008) Il
tunnel delle multe. Ontologia degli oggetti quotidiani, Turin, Einaudi;
(2007) La Fidanzata Automatica, Milan, Bompiani; (2007) Sans Papier.
Ontologia dell'attualita', Rome, Castelvecchi; (2006) Babbo Natale, Gesu'
Adulto. In cosa crede chi crede?, Milan, Bompiani; (2006) Jackie Derrida.
Ritratto a memoria, Turin, Bollati Boringhieri; spanish translation Jackie
Derrida. Retrato de memoria, Bogota', Siglo del Hombre, 2007; (2005) Dove
sei? Ontologia del telefonino, Milan, Bompiani, 2nd edition 2006; french
translation T'es ou'? Ontologie du telephone mobile, Paris, Albin Michel,
2006; forthcoming translations in spanish, korean and hungarian; new edition
in "Letture di filosofia" collection, introduction by Umberto Eco, Milan, Il
Sole 24 ore, 2007; (2004) Goodbye Kant!, Milan, Bompiani, 5th edition 2006;
spanish translation Goodbye, Kant! Que' queda hoy de la Critica de la razon
pura, Madrid, Losada, 2007; (2003) Ontologia, Naples, Guida; (2003)
Introduzione a Derrida, Rome-Bari, Laterza, 2nd edition 2004; spanish
translation Introduccion a Derrida, Buenos Aires-Madrid, Amorrortu editores,
2006; (2001) L'altra estetica, Turin, Einaudi (with other authors); (2001)
Il mondo esterno, Milan, Bompiani; (2001) Experimentelle Aesthetik, Vienna,
Turia und Kant; (2001) Una ikea di universita', Milan, Cortina; (2000)
Nietzsche y el nihilismo, Madrid, Akal; (1999) Nietzsche, Rome-Bari, Laterza
(with other authors), 2nd edition 2004; (1998) L'ermeneutica, Rome-Bari,
Laterza, 2a edizione 2003; mexican translation La hermeneutica, Ciudad de
Mexico, Taurus Mexicana, 2000; spanish translation by Lazaro Sanz, La
Hermeneutica, Madrid, Ediciones Cristiandad, 2004; (1998) Honoris causa a
Derrida, Turin, Rosenberg & Sellier; (1997) Estetica razionale, Milan,
Cortina; (1997) Il gusto del segreto, with J. Derrida, Rome-Bari, Laterza;
english translation, A Taste for the Secret, London, Blackwell, 2001;
portuguese translation, O Gosto do Segredo, Lisboa, Fim de Seculo, 2006;
(1996) Estetica, Turin, Utet; (with other authors); (1996) L'immaginazione,
Bologna, il Mulino; spanish translation, La Imaginacion, Madrid, Visor,
1998; (1994) Analogon rationis, Milan, Pratica filosofica; (1992) Storia
della volonta' di potenza, in Friedrich Nietzsche, La volonta' di potenza,
Milan, Bompiani; (1992) Mimica. Lutto e autobiografia da Agostino a
Heidegger, Milan, Bompiani; spanish translation, Luto y Autobiografia,
Mexico City, Taurus, 2000; (1991) La filosofia e lo spirito vivente,
Rome-Bari, Laterza; (1990) Postille a Derrida, Turin, Rosenberg & Sellier;
(1990) Cronistoria di una svolta, in Martin Heidegger, La svolta, Genoa, il
Melangolo; (1989) Nietzsche e la filosofia del Novecento, Milan, Bompiani;
2nd edition 1999; (1988) Storia dell'ermeneutica, Milan, Bompiani; 8th
edition 1998; english translation, History of Hermeneutics, New Jersey,
Humanities Press, 1996; spanish translation, Historia de la Hermeneutica,
Madrid, Akal, 2001 and Mexico City, Siglo XXI, 2002; (1987) Ermeneutica di
Proust, Milan, Guerini e associati; (1986) Aspetti dell'ermeneutica del
Novecento, in Il pensiero ermeneutico. Testi e materiali, Genoa, Marietti;
(1984) La svolta testuale. Il decostruzionismo in Derrida, Lyotard, gli
"Yale Critics", Pavia, Cluep; 2nd edition, Milan, Unicopli, 1986; partial
spanish translation in M. Asensi (ed.), Teoria literaria y deconstruccion,
Madrid, Arco / Libros, 1990; (1983) Tracce. Nichilismo moderno postmoderno,
Milan, Multhipla; 2nd edition, Milan, Mimesis, 2006; (1981) Differenze. La
filosofia francese dopo lo strutturalismo, Milan, Multhipla, 2nd edition,
Milan, Edizioni Albo Versorio, 2007. Cfr. anche il sito
www.labont.it/ferraris
Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente
all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e
seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo,
Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e'
Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e
Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste
"Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al
Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati
internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, dal 1997 al
2005 e' stato presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati
personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della
responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella
societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e
controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo
sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile
diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio
di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di
Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994;
Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia
e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997;
Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della
Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998; Intervista su privacy e
liberta', Laterza, Roma-Bari 2005; La vita e le regole, Feltrinelli, Milano
2006]

Prendiamo la notte brava dei teppisti di Una vita violenta di Pasolini, che
e' del 1959: quella impunita' notturna, la rapina e l'uccisione dei
benzinai, ma alla fine anche semplicemente il pranzo al ristorante e lo
scorrazzare per Roma, tutto questo diviene assolutamente impossibile nel
momento in cui la vita e' sistematicamente scrutata e tracciata dal
telefonino, che e' un grande orecchio ancor prima e ancor piu' che un grande
occhio (donde la saggezza post-tecnologica di Bernardo Provenzano che
ricorreva ai "pizzini" dattiloscritti). Meglio cosi', nella fattispecie dei
teppisti. Eppure, questa circostanza indica un problema che non occorre
definire "cruciale", tanto ci brucia e ci tocca in ogni momento della nostra
vita, e che proporrei di definire "documentalita'", la crescita esponenziale
delle informazioni sulla vita e sulla morte, la colonizzazione del mondo
della vita che ne deriva, o, piu' esattamente, la sua archiviazione.
Ora, questo bellissimo libro di Stefano Rodota' ci suggerisce che, se si e'
molto parlato in questi ultimi anni di "nuda vita", e' perche', di fatto, la
vita non e' mai stata cosi' vestita, ossia mai si e' assistito a una
penetrazione tanto capillare delle regole all'interno del corpo, sano e
ancor piu' malato, e poi di quell'altro corpo, quello sociale, in cui da
tempo le consuetudini sono state sostituite da pratiche piu' o meno
scientifiche, come il diritto, la psicologia eccetera. Di che cosa e' fatto
questo vestito, di cosa e' tessuto? Essenzialmente di testi. Cio' che si e'
imposto sulla vita, ed e' cresciuto esponenzialmente con le tecnologie di
comunicazione e di registrazione, per l'appunto con l'esplosione della
documentalita', del fatto cioe' che ogni singolo momento della nostra
esistenza sia potenzialmente archiviato.
Tutto questo suggerisce due riflessioni complementari anche se contrastanti.
Da una parte, la crescita del ruolo della documentalita' ci mostra senza
possibilita' di equivoco perche' sia cosi' grave essere sans papier, e'
proprio dalla mancanza di queste carte, che si avviano sempre di piu' a
diventare bip in un computer, che ha inizio il processo che conduce alla
nuda vita, che e' poi l'anticamera della vita offesa, della vita alla merce'
di chiunque. In questo senso, dunque, la documentalita' appare come una
tutela. D'altra parte, ovviamente, la documentalita' priva del diritto al
segreto e al privato, crea una sorta di universale Procuratore Starr (vi
ricordate quello che inquisiva il presidente Clinton), e dunque, come
suggerisce Rodota', non meno importante del riconoscimento dell'habeas
corpus sancito ottocento anni fa e' l'habeas data, ossia per l'appunto il
riconoscimento della privatezza delle registrazioni che ci riguardano.
Questo senza nascondersi le asimmetrie nel controllo tra i poteri delle
agenzie pubbliche e quelli dei privati cittadini, che sono soprattutto dei
cittadini privati sia del diritto di sapere (se chiedi a una scuola il
telefono del professore di tuo figlio non te lo dicono per tutela della
privacy) sia del diritto di non far sapere (per esempio, e' facile profezia
che le compagnie di assicurazione eviteranno di rimborsare incidenti una
volta che avranno dimostrato, tramite la registrazione delle tracce lasciate
dal telefonino, che il cliente la sera prima aveva fatto bisboccia girando
da un bar all'altro). Tutto questo, in fondo, rende paradossali richieste
canonizzate dalla commedia all'italiana: "Patente e libretto", chiede
l'agente della stradale; e mi verrebbe voglia di dire "perche' lo chiedete a
me, quando mi conoscete molto meglio di quanto io conosca me stesso, o
almeno di quanto io possa testificare e certificare di me stesso?". Al
privato, cosa resta, come rete spionistica alternativa? Google, e non e'
poca cosa (chi non abbia mai cercato informazioni su qualcuno su Google
scagli la prima pietra), ma certo e' una battaglia impari.
A mio avviso tuttavia l'aspetto piu' importante del libro di Rodota' non e'
solo l'analisi del double bind per cui la documentalita' appare,
contemporaneamente, come la fonte e la morte dei diritti, nei due estremi
costituiti dal sans papier e dal panopticon. Ancor piu' decisivo e' un altro
punto. La documentalita' e' registrazione, e la registrazione ha a che fare
sistematicamente con il sapere. Ora, l'epoca in cui nella vita dilaga la
documentalita' e' anche il momento in cui viene invasa dal sapere. Le
vecchie consuetudini, per esempio i rapporti all'intemo delle famiglie,
vengono trasformate, entrano in scena non solo medici del corpo ma anche
medici dell'anima, psicologi e giuristi, che ricodificano i rapporti
all'intemo di un nucleo che un tempo era distinto non solo dallo Stato, ma
anche dalla societa' civile, e figuriamoci poi dalla scienza. Parlo della
famiglia perche' e' la zona piu' effervescente e sensibile, nella quale, tra
adozioni, divorzi, inseminazioni artificiali, paesi, documenti, da una parte
(negli Stati Uniti una convivenza e' provata legalmente quando si dimostra
che si pagano insieme le bollette), e dall'altra un sapere fatto di medici,
psicologi, giudici, avvocati, prendono il posto delle consuetudini non
codificate e delle autorita' tradizionali.
Non che le autorita' tradizionali fossero di per se' migliori, anche perche'
spesso erano caratterizzate dall'intromissione ecclesiastica nella vita
civile. Ma c'e' una osservazione molto importante di Rodota' su cui vorrei
portare conclusivamente l'attenzione. Nelle pagine dei giuristi
ottocenteschi non e' difficile riconoscere un robusto imperialismo del
diritto. Eppure, quell'imperialismo di principio e di facciata veniva
temperato dalla sopravvivenza di usi, costumi, tradizioni, consuetudini, che
si assumeva che come tali non fossero sottoposti a norma. Ora quelle
barriere sono cadute, e per l'appunto il diritto, come pure la scienza e la
tecnica, si sono insinuati in ogni sfera dell'esistenza. Il che, ripeto, non
e' un male: l'intervento di figure terze qualificate scientificamente e
giuridicamente offre almeno in linea di principio piu' garanzie di quelle
proposte dal diritto divino (espressamente menzionato di recente quando si
e' scritto che i pacs sono l'eclissi di Dio) o dalle prepotenze del padre
padrone o della madre intrusiva. Nel momento in cui non sembra sensato ne'
attuabile un ritorno alla comunita' organica, non resta che affidarsi alle
risorse della documentalita', ma sapendone riconoscere risorse e minacce. E
avendo comunque chiaro che non c'e' norma, procedura, statistica in grado di
prendere il posto della decisione: li' potremo essere documentati quanto si
vuole ma resteremo, adesso come sempre, soli con la nostra coscienza.

4. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "GIUDITTA" DI MARIO BRELICH
[Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 17 maggio 2008
col titolo "Giuditta, bellezza e castita'" e il sommario "Un romanzo di
Mario Brelich ritrae la donna ebrea che sedusse il nemico Oloferne per
mozzargli la testa"
Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a
Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce
letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio
speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa"
e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il
rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti
e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del
premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena
Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini
& Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani,
Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le
altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi
ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal
III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando
l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis
Ginzberg.
Su Mario Brelich dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente
scheda: "Mario Brelich (Budapest, 1910 - Nepi, 1982) e' stato un
giornalista, pittore e scultore italiano, di origine ungherese. Mario
Brelich e' nato a Budapest nel 1910 da padre italiano e madre ungherese. E'
stato traduttore dall'italiano all'ungherese (tradusse ad esempio il teatro
di Pirandello) e giornalista tra l'Ungheria e l'Italia negli anni Trenta.
Nel 1946 si e' stabilito a Roma insieme alla moglie, il soprano ungherese
Magda Laszlo. In Italia si e' dedicato alle arti figurative (scultura,
pittura e ceramiche) e alla scrittura. Ha pubblicato tre saggi romanzati
(edizioni Adelphi) di argomento biblico, nei quali la sua curiosita' si e'
rivolta ad importanti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, riletti e
soprattutto riscritti alla luce di un'analisi critica non priva di ironia e
provocazione. Un'opera postuma (Giuditta) e' stata pubblicata sempre presso
la casa editrice Adelphi nel 2008. Brelich si e' spento a Nepi, in provincia
di Viterbo, nel 1982. Opere di Angelo Brelich: Il sacro amplesso, Adelphi,
Milano 1972; L'opera del tradimento, Adelphi, Milano 1975; Il navigatore del
diluvio, Adelphi, Milano 1979; Giuditta, Adelphi, Milano 2008]

Non sono molte, ma nemmeno cosi' poche a ben pensarci, le donne seducenti
della Bibbia ebraica. Dentro il tessuto narrativo del testo sacro capita
infatti di rado che sia l'altra meta' del cielo a decidere le sorti. In
questi rari casi, e' quasi sempre questione di fascino. Rut la moabita si
avvicina a Boaz che dorme: e' il cuore della notte, quando una brezza fresca
passa per l'aia e scompagina i sogni. Con il favore di un brivido
addormentato, lei si stringe a lui. Qualche generazione piu' tardi, una
Betsabea ignara fa il bagno sul tetto di casa, non per impudenza ma perche'
e' sicura che nessuno la possa vedere. Nessuno, tranne il focoso re Davide.
La storia continua e un'altra donna diventa regina. La bellezza di Ester,
cosi' come la sua identita' di ebrea in esilio, sono un segreto racchiuso
fra le mura del palazzo di Persia. Ester e' bella, ma anche e soprattutto
intelligente, profondamente intuitiva e altrettanto coraggiosa. A questo
raro insieme di doti sono affidate le sorti di tutto il popolo d'Israele,
con spettacolare (e inconsueto) lieto fine. Ma in questa lunga avventura che
e' la storia sacra in terra, c'e' soltanto una donna che agisce - e salva -
consapevole di avere per unica arma la propria bellezza. E due altre
certezze: il dovere e la facolta' di usarla.
Il libro di Giuditta non e' incluso nel canone ebraico, e anche i
protestanti lo considerano apocrifo. Nel contesto di un'attendibilita'
storica gia' di per se' relativa come quella della Bibbia, sembra proporre
al suo lettore una volontaria confusione di epoche - persiana, assira e
babilonese. Come per condensare in un volto solo - quello del prepotente
Oloferne - un insieme di nemici. E' in sostanza una storia simbolica,
persino nel nome della sua protagonista, che in ebraico significa molto
semplicemente "Ebrea". Eppure, e' una storia vivida, impressionante.
A raccontarcela e' Mario Brelich, scrittore nato a Budapest nel 1910 e
spirato a Nepi nel 1982. Tutta la sua opera narrativa rappresenta una
sapiente ma anche lieve divagazione biblica. In Giuditta, ora proposto da
Adelphi (pp. 200, euro 18), Brelich prova ad entrare nell'animo della
protagonista, poi ne esce e la osserva. La segue nella tenda di Oloferne,
mentre consuma il necessario delitto. La bracca, pero', anche nel suo
passato di cui il testo appena accenna. Prova a capire che cosa abbia
attraversato, per arrivare fino al momento in cui la storia comincia. E'
piacevolmente tormentato dalla complessita' di Giuditta: una donna di cui si
ripete la serieta', la castita' consapevole - e' vedova, e da quando ha
perso il marito si e' ritirata in una stanza della casa, domestico
eremitaggio. Ma anche una donna, e in fondo l'unica in tutta la Bibbia, che
sa di poter usare l'infallibile strumento della propria bellezza. Questa
ferma convinzione la conduce al campo di battaglia.
Di Giuditta, insomma, strabilia la femminile versatilita', prima ancora che
lo scenario sanguinolento in cui e' sempre ritratta, con la testa colante di
Oloferne fra le mani.

5. LETTURE. GIOVANNA UZZANI: HENRY MOORE E LA FORTUNA DELLA SCULTURA EN
PLEIN AIR
Giovanna Uzzani, Henry Moore e la fortuna della scultura en plein air,
E-ducation - Il sole 24 ore, Firenze-Roma 2008, pp. 312, euro 14,90 (in
supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore"). Una bella monografia di grande
formato e riccamente illustrata. Le sculture di Moore sempre mi hanno
parlato.

6. RILETTURE. COMMISSIONE GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITA' DEL CREATO: CIELI E
TERRA NUOVA
Commissione giustizia, pace e integrita' del creato, Cieli e terra nuova.
Manuale per animatori di giustizia, pace e integrita' del creato, Emi,
Bologna 1999, pp. 288, euro 12,91. Pubblicato in quattro lingue a cura di
una commissione che rappresenta piu' di cinquanta congregazioni religiose
internazionali, un utile strumento di lavoro non solo per operatori
pastoriali ma anche per animatori sociali e in generale per le persone
impegnate per la pace, la giustizia, i diritti umani, l'ambiente. Per
richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna,
tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it,
ordini at emi.it, sito: www.emi.it

7. RILETTURE. ESOH ELAME': C'ERA UNA VOLTA AL TEMPO DEGLI ANTENATI
Esoh Elame', C'era una volta al tempo degli antenati. Favole dei popoli
bantu del Camerun, Emi, Bologna 2000, pp. 96, euro 7,75. Uno strumento per
l'educazione interculturale utilizzabile con i bambini nelle scuole; ogni
favola e' illustrata e accompagnata da una scheda didattica; alla raccolta
di testi si accompagna una breve seconda parte che propone alcuni elementi
delle culture dell'Africa nera utili per la contestualizzazione. Con una
presentazione di Rosanna Marchionni. Per richieste alla casa editrice: Emi,
via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552,
e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it

8. RILETTURE. VITTORIO PIERONI (A CURA DI): NON SOLO NOI
Vittorio Pieroni (a cura di), Non solo noi. Ricerca-sperimentazione sul
razzismo, Emi, Bologna 1997, pp. 176, lire 20.000. Parte di un piu' ampio
progetto promosso da due ong (Vis e Prodocs) e finanziato dall'Unione
Europea, il volume reca i materiali di una ricerca-sperimentazione sul
razzismo condotta con studenti delle scuole medie superiori di Roma; con
testi, oltre che del curatore, di Valentina Barbieri e Biancamaria
Donnarumma, e la direzione e supervisione di Guglielmo Malizia. Per
richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna,
tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it,
ordini at emi.it, sito: www.emi.it

9. RILETTURE. SOCIAL WATCH: RAPPORTO 2003. PRIVATIZZARE I SERVIZI. IL COSTO
SOCIALE
Social Watch, Rapporto 2003. Privatizzare i servizi. Il costo sociale, Emi,
Bologna 2003, pp. 240, euro 16. Anche se risale ormai a qualche anno fa
questa raccolta di saggi e materiali curata da una rete internazionale di
organizzazioni della societa' civile resta di grande interesse e utilita'
nel denunciare e documentare come le politiche di privatizzazione stiano
producendo in tutto il mondo delle tremende catastrofi sociali. Per
richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna,
tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it,
ordini at emi.it, sito: www.emi.it

10. RIEDIZIONI. ADRIANO PROSPERI E PAOLO VIOLA: DALLA RIVOLUZIONE INGLESE
ALLA RIVOLUZIONE FRANCESE
Adriano Prosperi e Paolo Viola, Dalla rivoluzione inglese alla rivoluzione
francese, Einaudi, Torino 2000, "Il giornale", Milano s.d. ma 2008, pp. VIII
+ 460, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Una vasta
sintesi della storia europea lungo il Seicento e il Settecento.

11. RIEDIZIONI. THEODOR SCHIEDER: FEDERICO IL GRANDE
Theodor Schieder, Federico il Grande, Einaudi, Torino 1989, "Il giornale",
Milano s.d. ma 2008, pp. VI + 470, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano
"Il giornale"). Questa biografia di Federico II di Prussia, opera ponderosa
di uno dei piu' noti storici tedeschi, e' nel suo genere un modello.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 482 del 10 giugno 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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