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Minime. 482
- Subject: Minime. 482
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 10 Jun 2008 00:48:51 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 482 del 10 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il "Cos in rete" di giugno 2008 2. Maria Grazia Campari: Ordine costituzionale e laicita' necessaria 3. Maurizio Ferraris presenta "La vita e le regole" di Stefano Rodota' 4. Elena Loewenthal presenta "Giuditta" di Mario Brelich 5. Letture: Giovanna Uzzani, Henry Moore e la fortuna della scultura en plein air 6. Riletture: Commissione giustizia, pace e integrita' del creato, Cieli e terra nuova 7. Riletture: Esoh Elame', C'era una volta al tempo degli antenati 8. Riletture: Vittorio Pieroni (a cura di), Non solo noi 9. Riletture: Social Watch, Rapporto 2003. Privatizzare i servizi. Il costo sociale 10. Riedizioni: Adriano Prosperi e Paolo Viola, Dalla rivoluzione inglese alla rivoluzione francese 11. Riedizioni: Theodor Schieder, Federico il Grande 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. STRUMENTI. IL "COS IN RETE" DI GIUGNO 2008 [Dall'Associazione amici di Aldo Capitini (per contatti: l.mencaroni at libero.it) riceviamo e diffondiamo] Cari amici, vi segnaliamo l'ultimo aggiornamento di giugno 2008 del "Cos in rete", www.cosinrete.it Ricordando il Cos (Centro di orientamento sociale) di Capitini, il primo esperimento di partecipazione democratica alle decisioni del potere locale e nazionale, raccogliamo e commentiamo una scelta di quello che scrive la stampa sui temi capitiniani della nonviolenza, difesa della pace, liberalsocialismo, partecipazione al potere di tutti, controllo dal basso, religione aperta, educazione aperta, antifascismo. Tra gli altri, in questo numero ci sono: I Cos di Nuova Delhi; La fame dei ricchi e quella dei poveri; Come salvare la specie umana; ecc. La partecipazione al Cos in rete e' libera e aperta a tutti mandando i contributi a: capitini at tiscali.it o al blog del Cos: http://cos.splinder.com Il sito con scritti di e su Aldo Capitini e' www.aldocapitini.it 2. RIFLESSIONE. MARIA GRAZIA CAMPARI: ORDINE COSTITUZIONALE E LAICITA' NECESSARIA [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it). Maria Grazia Campari e' una prestigiosa giurista e intellettuale femminista, impegnata nei movimenti per la pace e i diritti] In Italia la fase attuale vede il prevalere di una opinione politica (di destra) fortemente connotata dalla ricerca di un monarca plebeo, un capo indiscusso che promette l'eliminazione di qualsiasi conflitto democratico (di classe, di sesso) e l'approdo pacificatore sui lidi di una "democrazia semplificata". Semplificata al punto da poter tranquillamente prescindere dalla presenza di una opposizione parlamentare di sinistra. Il Parlamento, luogo della proiezione del conflitto politico-sociale e della mediazione possibile, sembra avere scarsa ragione di esistere: un assetto della politica che rischia di travolgere e annullare i fondamenti della rappresentanza allargata e della partecipazione disegnati dalla Costituzione del 1948, contemporaneamente lodata e tradita. * E' pensiero diffuso fra i giuristi democratici quello per cui la nostra Carta costituzionale costituisce un tentativo abbastanza ben riuscito di dare corso, attraverso il linguaggio e le istituzioni del diritto, a tecniche in grado di consentire la risoluzione dei problemi presenti nel tessuto sociale attraverso procedure democratiche partecipative. Lo stesso art. 7 della Costituzione (giustamente criticato per la ricezione nel tessuto costituzionale dei Patti Lateranensi stipulati fra regime fascista e Chiesa cattolica) esordisce con il chiaro principio della separazione fra i due ordinamenti giuridici, statuale ed ecclesiale ("Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani"). Del resto, la dottrina giuridica democratica (anche quella cattolica) ha sempre ritenuto la pluralita' degli ordinamenti quale disciplina elettiva nei rapporti fra Stato e confessioni religiose, in virtu' di una visione pluralistica della societa' che consenta l'interazione e la convivenza di piu' culture e orientamenti morali. Il termine laicita' assume, cosi', rilevanza non solo per le questioni religiose, ma per tutte le attivita' umane di conoscenza e di esercizio del potere. Da un punto di vista giuridico, la laicita' dello Stato e delle istituzioni pubbliche costituisce, quindi, il fondamento del moderno costituzionalismo democratico. Anche se nella Costituzione italiana la laicita' non risulta iscritta espressamente, essa e' tuttavia considerata (a partire dalla sentenza n. 203/1989 della Corte Costituzionale) quale principio supremo e immodificabile sotteso al dettato costituzionale, il cui contenuto essenziale recepisce l'istanza di eguale rispetto da parte dei pubblici poteri per opzioni e scelte individuali differenziate, tipiche del pluralismo democratico. Quindi, laicita' come aspetto connaturato alla democrazia pluralista, garantito da istituzioni dello Stato a fondamento costituzionale, collocate in posizione di neutralita' rispetto alle diverse scelte di fede religiosa e, beninteso, anche rispetto alla scelta di non avere affatto una fede religiosa. * In tempi recenti stiamo purtroppo assistendo ad una progressiva erosione di questa regola fondamentale attraverso la negazione della reciproca autonomia fra Stato italiano e Chiesa cattolica. Quest'ultima si ingerisce, dettando contenuti e regole di comportamento anche istituzionali e i rappresentanti dello Stato si affannano a dimostrare comunanza di valori con la dottrina ecclesiastica. Spesso, pero', non basta una adesiva dichiarazione di intenti: i parlamentari cattolici sono perentoriamente invitati a votare secondo le istruzioni delle gerarchie vaticane, con grave compromissione della norma costituzionale che prevede la loro liberta' da ogni "vincolo di mandato" (art. 67 Cost.). La sovranita' del Parlamento dovrebbe cedere all'interventismo di una preponderante autorita' esterna. Se i parlamentari cattolici diventano il braccio secolare della Chiesa - e' stato giustamente notato - si fa luogo ad una revisione costituzionale volta a sostituire il patto fra cittadini fondato sulla Costituzione repubblicana con un vincolo derivante da valori fissati dalla Chiesa una volta per tutte. Viene cosÏ travolto lo stesso articolo 7 della Costituzione: l'autonomia e la sovranita' dello Stato italiano cede ad una sovranita' superiore. Il patto fra Stato e Chiesa viene unilateralmente infranto. * Come si e' potuto giungere a tanto? Non e' solo questione di credo profondo su temi eticamente sensibili ovvero di spregiudicata ricerca del voto dei cattolici da parte di vari esponenti politici. Questi sono i motivi piu' o meno palesi che pero' ne occultano altri meno dichiarabili, tutti connessi alla struttura gerarchica e ancora patriarcale del nostro sistema politico. Nel fondo, si tratta, secondo me, di lasciare il piu' ampio spazio al principio di autorita'. Una struttura verticale che assume centralmente deliberazioni sulla cosa pubblica con modalita' a-partecipative, si avvantaggia del collegamento con i depositari di verita' dogmatiche superiori, ai quali e' possibile riferirsi ripetendone la qualita' (analoga) di depositari di deleghe conferite in modo acritico. Un ordine dominato piu' dall'idea di potere che da quella della liberta', tende a conformare le proprie istituzioni a regole svincolate dai principi che nascono dal confronto democratico allargato fra cittadini secondo lo schema della democrazia critica e partecipativa, si riferisce a regole trascendenti, attribuite ad autorita' sovraordinate, acriticamente assunte come le piu' morali. E' cosi' che l'offensiva ecclesiastica si apre varchi amplissimi e detta la propria agenda per la cosa pubblica, rivolgendosi principalmente contro l'autogoverno di ciascuno sulla propria vita, ponendosi in contrasto con i concetti di liberta' e autonomia individuali in nome della trascendenza del potere. * Per le donne vi e' di piu' da dire. Soprattutto in Italia, paese dominato dalle gerarchie cattoliche, le donne nutrono un particolare interesse a che si affermi un ordinamento politico improntato alla laicita'. L'etica laica, infatti, e' l'antitesi del modello totalitario, dogmatico, e' un momento essenziale del modello pluralista, quello del confronto dialettico con l'altro, quello delle domande prive di una rigida risposta data a priori, delle risposte sempre provvisorie, revocabili in dubbio, delle verita' parziali e sempre confrontabili, aperte alle verita' del diverso da se'. La difesa della laicita', del modello che consente liberta', eguaglianza, pluralismo e' interesse precipuo delle donne perche' le imposizione delle gerarchie religiose riguardano principalmente la sfera dei rapporti uomo-donna, dei rapporti sessuali, della famiglia tradizionale eterosessuale, a stampo patriarcale (confermata dall'art. 29 della nostra Costituzione). Quelle imposizioni (dette regole su valori etici non negoziabili) si esercitano soprattutto nel comprimere la liberta' e l'autodeterminazione femminili. Il potere religioso cattolico, nella modernita', e' modellato sul potere materno, attraverso il culto mariano e il modello (irraggiungibile, ma proposto all'imitazione) della vergine-madre. La Madonna, elevata dalla Controriforma a cifra della femminilita', maternita' virginale e simbolo della chiesa, e' il contenitore puro di una gravidanza attribuita a Dio e costituisce il modello che indica a tutte le donne la via della virtu' che opera nell'interesse esclusivo del figlio, la madre e' il bene del figlio, la maternita' una scelta vincolata (L. Accati, "Scacco al padre"). Questa ideologia permea la famiglia eterosessuale patriarcale, idealizzata come rifugio dalle difficolta', in cui alla donna sono richiesti cura degli altri e sacrificio di se' nell'interesse singolarmente di ogni componente del nucleo e complessivamente dell'istituzione, come via eroica verso la santita'. In questa situazione, il senso della propria dignita' di persone e la consapevolezza dei propri diritti sono assai ardui da conseguire e da tenere saldi se si viene educate alla dedizione oblativa. La centralita' della responsabilita' individuale, che suppone una prioritaria responsabilita' verso se stessi come soggetti consapevoli inseriti in un contesto deliberativo pubblico, sfuma nella preponderante, se non esclusiva responsabilita' della donna rispetto al figlio, presente o potenziale. Accade, poi, che quando le autorita' del Vaticano disquisiscono con i rappresentanti delle istituzioni statali su questioni come la famiglia, il controllo delle nascite e la fecondazione, si assista ad un dialogo fra uomini dal quale le donne rimangono sostanzialmente escluse. Presenti sulla scena, talvolta, ma marginalmente, come il coro nella tragedia greca, al massimo svolgono il ruolo di commentatrici piu' o meno avvedute. * Tutto cio' si iscrive nel disegno (non solo della gerarchia cattolica) di esercitare egemonia sul simbolico femminile. Attualmente, in Italia, attraverso lo slogan della difesa della vita viene attivato un clima da inquisizione moral-teologica che, trovando un antecedente significativo in alcune prescrizioni della legge (compromissoria) sulla interruzione volontaria della gravidanza (194/1978), raggiunge il livello massimo di invasivita' nella sfera deliberativa femminile con la legge (clericale) sulla procreazione medicalmente assistita (40/2004). Nel dibattito politico si e' assistito ad una gara di incivilta': da un lato l'aborto parificato all'esecuzione capitale o addirittura al genocidio impunito, dall'altro la priorita' conferita alla vita dell'embrione, messa in concorrenza con l'autodeterminazione e la salute della donna. A ben vedere, il tema si inserisce in una sorta di corto circuito fra pubblico e privato che costituisce la cifra dei tempi attuali. Si privatizza la sfera pubblica, si sfumano le forme generali della democrazia rappresentativa, si nega la generalita' dei servizi sociali, si privatizzano i mezzi di comunicazione e informazione, mentre l'occhio pubblico invade gli individui, controlla e costringe la liberta' di scelta di ognuno, fa del concepito e della sua vita materia di pubblico dominio. Con questa peculiarita', che lo scopo si raggiunge attraverso un uso retrogrado delle credenze religiose, un uso diretto a creare dipendenza e sudditanza soprattutto a carico delle donne, con la pericolosa tendenza a trasferire il dogma religioso nelle leggi dello Stato. Occorre contrastare questa deriva che, servendosi dell'immaginario religioso, finisce per bloccare la liberta' e la crescita democratica; occorre ribadire che nessuna volonta' esterna, neppure quella espressa dalla maggioranza o anche dalla totalita' dei consociati (governanti inclusi) puo' soverchiare quella degli interessati; il governo del corpo e della vita appartiene alla libera determinazione di ciascuno. Quindi, la laicita' e' dovere e interesse delle donne, agente di civilizzazione della societa' nel suo complesso perche' strumento atto a garantire ognuna/o nell'unicita' della sua liberta' e responsabilita' verso se stessa/o e verso tutti gli altri. * Per questo e' necessario mettere a fuoco, anche solo in modo parziale, piste in uscita dalla situazione deprecabile che si e' venuta creando. Una modalita' possibile, secondo me, consiste nella valorizzazione della nostra appartenenza alla comunita' europea. Nell'Unione europea, la laicita' e' stata considerata un valore implicito indiscusso e condiviso, tenuto conto delle valutazioni negative espresse nei documenti ufficiali riguardanti il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, allorche' e' parso che questo valore fosse messo in discussione. La questione della laicita' e' poi stata affrontata esplicitamente in conclusione dei lavori della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea: in quella occasione sono state respinte le pretese di inserire nel Preambolo il richiamo alle radici religiose della cultura europea e di limitare alcuni diritti, in nome della visione cattolica della societa' (propugnata da italiani e polacchi). Al di la' della valutazione complessiva sulla Carta, questo e' un dato da valorizzare e tenere ben fermo, oggi e in futuro. * Concludendo, il diritto non offre protezione sufficiente nei confronti della pretesa avanzata da istituzioni come la chiesa di indirizzare il corso della storia secondo una verita' superiore indiscussa, valida per tutte/i. Si possono attuare coercitivamente le leggi, ma non le costituzioni, tantomeno i principi impliciti e i presupposti fondamentali delle costituzioni democratiche: esse vivono se vi e' un consenso di fondo della societa'. Se le societa' impaurite invocano autorita' esterne e perdono fiducia nei propri principi, le liberta' vengono cancellate. Solo la cultura, la politica, i conflitti di sesso e di classe possono costruire e difendere modelli di convivenza e istituzioni che il diritto potra' regolare e definire. Questo compito appartiene a tutte noi. 3. LIBRI. MAURIZIO FERRARIS PRESENTA "LA VITA E LE REGOLE" DI STEFANO RODOTA' [Dal quotidiano "Il sole 24 ore" del 9 luglio 2006 col titolo "Voglio una vita documentata". Maurizio Ferraris (Torino, 1956) e' professore ordinario di Filosofia teoretica nella Facolta' di Lettere e filosofia dell'Universita' di Torino, dove dirige il Centro Interuniversitario di Ontologia Teorica e Applicata (Ctao). E' stato direttore di programma al College International de Philosophie (Parigi), visiting professor in numerose universita' (Colorado Springs, Monterrey, Ginevra, Montpellier, Lipsia...) e, a piu' riprese, borsista della Alexander von Humboldt-Stiftung (Bonn). Collabora al supplemento culturale de "Il Sole 24 Ore" e a "Il Manifesto", dirige la "Rivista di estetica". Ha scritto una trentina di libri, tra cui la Storia dell'ermeneutica (Milano, Bompiani 1988), giunta alla quinta edizione e tradotta in inglese e in spagnolo, Estetica razionale (Milano, Cortina 1997), che ha rilanciato il dibattito sull'estetica come teoria della percezione. Tra i piu' recenti: Experimentelle Aesthetik (Vienna, Turia und Kant 2001), L'altra estetica (con altri autori, Torino, Einaudi 2001), Una ikea di universita' (Milano, Cortina 2001), Il mondo esterno (Milano, Bompiani 2001), A taste for the Secret (con Jacques Derrida, London, Blackwell 2001), Ontologia (Napoli, Guida 2003), Introduzione a Derrida (Roma-Bari, Laterza 2003, seconda edizione 2004). Goodbye Kant! Cosa resta oggi della Critica della ragion pura (Milano, Bompiani 2004) e' giunto in pochi mesi alla terza edizione. Tra le opere di Maurizio Ferraris: (2008) Il tunnel delle multe. Ontologia degli oggetti quotidiani, Turin, Einaudi; (2007) La Fidanzata Automatica, Milan, Bompiani; (2007) Sans Papier. Ontologia dell'attualita', Rome, Castelvecchi; (2006) Babbo Natale, Gesu' Adulto. In cosa crede chi crede?, Milan, Bompiani; (2006) Jackie Derrida. Ritratto a memoria, Turin, Bollati Boringhieri; spanish translation Jackie Derrida. Retrato de memoria, Bogota', Siglo del Hombre, 2007; (2005) Dove sei? Ontologia del telefonino, Milan, Bompiani, 2nd edition 2006; french translation T'es ou'? Ontologie du telephone mobile, Paris, Albin Michel, 2006; forthcoming translations in spanish, korean and hungarian; new edition in "Letture di filosofia" collection, introduction by Umberto Eco, Milan, Il Sole 24 ore, 2007; (2004) Goodbye Kant!, Milan, Bompiani, 5th edition 2006; spanish translation Goodbye, Kant! Que' queda hoy de la Critica de la razon pura, Madrid, Losada, 2007; (2003) Ontologia, Naples, Guida; (2003) Introduzione a Derrida, Rome-Bari, Laterza, 2nd edition 2004; spanish translation Introduccion a Derrida, Buenos Aires-Madrid, Amorrortu editores, 2006; (2001) L'altra estetica, Turin, Einaudi (with other authors); (2001) Il mondo esterno, Milan, Bompiani; (2001) Experimentelle Aesthetik, Vienna, Turia und Kant; (2001) Una ikea di universita', Milan, Cortina; (2000) Nietzsche y el nihilismo, Madrid, Akal; (1999) Nietzsche, Rome-Bari, Laterza (with other authors), 2nd edition 2004; (1998) L'ermeneutica, Rome-Bari, Laterza, 2a edizione 2003; mexican translation La hermeneutica, Ciudad de Mexico, Taurus Mexicana, 2000; spanish translation by Lazaro Sanz, La Hermeneutica, Madrid, Ediciones Cristiandad, 2004; (1998) Honoris causa a Derrida, Turin, Rosenberg & Sellier; (1997) Estetica razionale, Milan, Cortina; (1997) Il gusto del segreto, with J. Derrida, Rome-Bari, Laterza; english translation, A Taste for the Secret, London, Blackwell, 2001; portuguese translation, O Gosto do Segredo, Lisboa, Fim de Seculo, 2006; (1996) Estetica, Turin, Utet; (with other authors); (1996) L'immaginazione, Bologna, il Mulino; spanish translation, La Imaginacion, Madrid, Visor, 1998; (1994) Analogon rationis, Milan, Pratica filosofica; (1992) Storia della volonta' di potenza, in Friedrich Nietzsche, La volonta' di potenza, Milan, Bompiani; (1992) Mimica. Lutto e autobiografia da Agostino a Heidegger, Milan, Bompiani; spanish translation, Luto y Autobiografia, Mexico City, Taurus, 2000; (1991) La filosofia e lo spirito vivente, Rome-Bari, Laterza; (1990) Postille a Derrida, Turin, Rosenberg & Sellier; (1990) Cronistoria di una svolta, in Martin Heidegger, La svolta, Genoa, il Melangolo; (1989) Nietzsche e la filosofia del Novecento, Milan, Bompiani; 2nd edition 1999; (1988) Storia dell'ermeneutica, Milan, Bompiani; 8th edition 1998; english translation, History of Hermeneutics, New Jersey, Humanities Press, 1996; spanish translation, Historia de la Hermeneutica, Madrid, Akal, 2001 and Mexico City, Siglo XXI, 2002; (1987) Ermeneutica di Proust, Milan, Guerini e associati; (1986) Aspetti dell'ermeneutica del Novecento, in Il pensiero ermeneutico. Testi e materiali, Genoa, Marietti; (1984) La svolta testuale. Il decostruzionismo in Derrida, Lyotard, gli "Yale Critics", Pavia, Cluep; 2nd edition, Milan, Unicopli, 1986; partial spanish translation in M. Asensi (ed.), Teoria literaria y deconstruccion, Madrid, Arco / Libros, 1990; (1983) Tracce. Nichilismo moderno postmoderno, Milan, Multhipla; 2nd edition, Milan, Mimesis, 2006; (1981) Differenze. La filosofia francese dopo lo strutturalismo, Milan, Multhipla, 2nd edition, Milan, Edizioni Albo Versorio, 2007. Cfr. anche il sito www.labont.it/ferraris Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo, Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e' Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste "Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, dal 1997 al 2005 e' stato presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994; Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997; Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998; Intervista su privacy e liberta', Laterza, Roma-Bari 2005; La vita e le regole, Feltrinelli, Milano 2006] Prendiamo la notte brava dei teppisti di Una vita violenta di Pasolini, che e' del 1959: quella impunita' notturna, la rapina e l'uccisione dei benzinai, ma alla fine anche semplicemente il pranzo al ristorante e lo scorrazzare per Roma, tutto questo diviene assolutamente impossibile nel momento in cui la vita e' sistematicamente scrutata e tracciata dal telefonino, che e' un grande orecchio ancor prima e ancor piu' che un grande occhio (donde la saggezza post-tecnologica di Bernardo Provenzano che ricorreva ai "pizzini" dattiloscritti). Meglio cosi', nella fattispecie dei teppisti. Eppure, questa circostanza indica un problema che non occorre definire "cruciale", tanto ci brucia e ci tocca in ogni momento della nostra vita, e che proporrei di definire "documentalita'", la crescita esponenziale delle informazioni sulla vita e sulla morte, la colonizzazione del mondo della vita che ne deriva, o, piu' esattamente, la sua archiviazione. Ora, questo bellissimo libro di Stefano Rodota' ci suggerisce che, se si e' molto parlato in questi ultimi anni di "nuda vita", e' perche', di fatto, la vita non e' mai stata cosi' vestita, ossia mai si e' assistito a una penetrazione tanto capillare delle regole all'interno del corpo, sano e ancor piu' malato, e poi di quell'altro corpo, quello sociale, in cui da tempo le consuetudini sono state sostituite da pratiche piu' o meno scientifiche, come il diritto, la psicologia eccetera. Di che cosa e' fatto questo vestito, di cosa e' tessuto? Essenzialmente di testi. Cio' che si e' imposto sulla vita, ed e' cresciuto esponenzialmente con le tecnologie di comunicazione e di registrazione, per l'appunto con l'esplosione della documentalita', del fatto cioe' che ogni singolo momento della nostra esistenza sia potenzialmente archiviato. Tutto questo suggerisce due riflessioni complementari anche se contrastanti. Da una parte, la crescita del ruolo della documentalita' ci mostra senza possibilita' di equivoco perche' sia cosi' grave essere sans papier, e' proprio dalla mancanza di queste carte, che si avviano sempre di piu' a diventare bip in un computer, che ha inizio il processo che conduce alla nuda vita, che e' poi l'anticamera della vita offesa, della vita alla merce' di chiunque. In questo senso, dunque, la documentalita' appare come una tutela. D'altra parte, ovviamente, la documentalita' priva del diritto al segreto e al privato, crea una sorta di universale Procuratore Starr (vi ricordate quello che inquisiva il presidente Clinton), e dunque, come suggerisce Rodota', non meno importante del riconoscimento dell'habeas corpus sancito ottocento anni fa e' l'habeas data, ossia per l'appunto il riconoscimento della privatezza delle registrazioni che ci riguardano. Questo senza nascondersi le asimmetrie nel controllo tra i poteri delle agenzie pubbliche e quelli dei privati cittadini, che sono soprattutto dei cittadini privati sia del diritto di sapere (se chiedi a una scuola il telefono del professore di tuo figlio non te lo dicono per tutela della privacy) sia del diritto di non far sapere (per esempio, e' facile profezia che le compagnie di assicurazione eviteranno di rimborsare incidenti una volta che avranno dimostrato, tramite la registrazione delle tracce lasciate dal telefonino, che il cliente la sera prima aveva fatto bisboccia girando da un bar all'altro). Tutto questo, in fondo, rende paradossali richieste canonizzate dalla commedia all'italiana: "Patente e libretto", chiede l'agente della stradale; e mi verrebbe voglia di dire "perche' lo chiedete a me, quando mi conoscete molto meglio di quanto io conosca me stesso, o almeno di quanto io possa testificare e certificare di me stesso?". Al privato, cosa resta, come rete spionistica alternativa? Google, e non e' poca cosa (chi non abbia mai cercato informazioni su qualcuno su Google scagli la prima pietra), ma certo e' una battaglia impari. A mio avviso tuttavia l'aspetto piu' importante del libro di Rodota' non e' solo l'analisi del double bind per cui la documentalita' appare, contemporaneamente, come la fonte e la morte dei diritti, nei due estremi costituiti dal sans papier e dal panopticon. Ancor piu' decisivo e' un altro punto. La documentalita' e' registrazione, e la registrazione ha a che fare sistematicamente con il sapere. Ora, l'epoca in cui nella vita dilaga la documentalita' e' anche il momento in cui viene invasa dal sapere. Le vecchie consuetudini, per esempio i rapporti all'intemo delle famiglie, vengono trasformate, entrano in scena non solo medici del corpo ma anche medici dell'anima, psicologi e giuristi, che ricodificano i rapporti all'intemo di un nucleo che un tempo era distinto non solo dallo Stato, ma anche dalla societa' civile, e figuriamoci poi dalla scienza. Parlo della famiglia perche' e' la zona piu' effervescente e sensibile, nella quale, tra adozioni, divorzi, inseminazioni artificiali, paesi, documenti, da una parte (negli Stati Uniti una convivenza e' provata legalmente quando si dimostra che si pagano insieme le bollette), e dall'altra un sapere fatto di medici, psicologi, giudici, avvocati, prendono il posto delle consuetudini non codificate e delle autorita' tradizionali. Non che le autorita' tradizionali fossero di per se' migliori, anche perche' spesso erano caratterizzate dall'intromissione ecclesiastica nella vita civile. Ma c'e' una osservazione molto importante di Rodota' su cui vorrei portare conclusivamente l'attenzione. Nelle pagine dei giuristi ottocenteschi non e' difficile riconoscere un robusto imperialismo del diritto. Eppure, quell'imperialismo di principio e di facciata veniva temperato dalla sopravvivenza di usi, costumi, tradizioni, consuetudini, che si assumeva che come tali non fossero sottoposti a norma. Ora quelle barriere sono cadute, e per l'appunto il diritto, come pure la scienza e la tecnica, si sono insinuati in ogni sfera dell'esistenza. Il che, ripeto, non e' un male: l'intervento di figure terze qualificate scientificamente e giuridicamente offre almeno in linea di principio piu' garanzie di quelle proposte dal diritto divino (espressamente menzionato di recente quando si e' scritto che i pacs sono l'eclissi di Dio) o dalle prepotenze del padre padrone o della madre intrusiva. Nel momento in cui non sembra sensato ne' attuabile un ritorno alla comunita' organica, non resta che affidarsi alle risorse della documentalita', ma sapendone riconoscere risorse e minacce. E avendo comunque chiaro che non c'e' norma, procedura, statistica in grado di prendere il posto della decisione: li' potremo essere documentati quanto si vuole ma resteremo, adesso come sempre, soli con la nostra coscienza. 4. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "GIUDITTA" DI MARIO BRELICH [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 17 maggio 2008 col titolo "Giuditta, bellezza e castita'" e il sommario "Un romanzo di Mario Brelich ritrae la donna ebrea che sedusse il nemico Oloferne per mozzargli la testa" Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa" e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini & Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani, Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis Ginzberg. Su Mario Brelich dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Mario Brelich (Budapest, 1910 - Nepi, 1982) e' stato un giornalista, pittore e scultore italiano, di origine ungherese. Mario Brelich e' nato a Budapest nel 1910 da padre italiano e madre ungherese. E' stato traduttore dall'italiano all'ungherese (tradusse ad esempio il teatro di Pirandello) e giornalista tra l'Ungheria e l'Italia negli anni Trenta. Nel 1946 si e' stabilito a Roma insieme alla moglie, il soprano ungherese Magda Laszlo. In Italia si e' dedicato alle arti figurative (scultura, pittura e ceramiche) e alla scrittura. Ha pubblicato tre saggi romanzati (edizioni Adelphi) di argomento biblico, nei quali la sua curiosita' si e' rivolta ad importanti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, riletti e soprattutto riscritti alla luce di un'analisi critica non priva di ironia e provocazione. Un'opera postuma (Giuditta) e' stata pubblicata sempre presso la casa editrice Adelphi nel 2008. Brelich si e' spento a Nepi, in provincia di Viterbo, nel 1982. Opere di Angelo Brelich: Il sacro amplesso, Adelphi, Milano 1972; L'opera del tradimento, Adelphi, Milano 1975; Il navigatore del diluvio, Adelphi, Milano 1979; Giuditta, Adelphi, Milano 2008] Non sono molte, ma nemmeno cosi' poche a ben pensarci, le donne seducenti della Bibbia ebraica. Dentro il tessuto narrativo del testo sacro capita infatti di rado che sia l'altra meta' del cielo a decidere le sorti. In questi rari casi, e' quasi sempre questione di fascino. Rut la moabita si avvicina a Boaz che dorme: e' il cuore della notte, quando una brezza fresca passa per l'aia e scompagina i sogni. Con il favore di un brivido addormentato, lei si stringe a lui. Qualche generazione piu' tardi, una Betsabea ignara fa il bagno sul tetto di casa, non per impudenza ma perche' e' sicura che nessuno la possa vedere. Nessuno, tranne il focoso re Davide. La storia continua e un'altra donna diventa regina. La bellezza di Ester, cosi' come la sua identita' di ebrea in esilio, sono un segreto racchiuso fra le mura del palazzo di Persia. Ester e' bella, ma anche e soprattutto intelligente, profondamente intuitiva e altrettanto coraggiosa. A questo raro insieme di doti sono affidate le sorti di tutto il popolo d'Israele, con spettacolare (e inconsueto) lieto fine. Ma in questa lunga avventura che e' la storia sacra in terra, c'e' soltanto una donna che agisce - e salva - consapevole di avere per unica arma la propria bellezza. E due altre certezze: il dovere e la facolta' di usarla. Il libro di Giuditta non e' incluso nel canone ebraico, e anche i protestanti lo considerano apocrifo. Nel contesto di un'attendibilita' storica gia' di per se' relativa come quella della Bibbia, sembra proporre al suo lettore una volontaria confusione di epoche - persiana, assira e babilonese. Come per condensare in un volto solo - quello del prepotente Oloferne - un insieme di nemici. E' in sostanza una storia simbolica, persino nel nome della sua protagonista, che in ebraico significa molto semplicemente "Ebrea". Eppure, e' una storia vivida, impressionante. A raccontarcela e' Mario Brelich, scrittore nato a Budapest nel 1910 e spirato a Nepi nel 1982. Tutta la sua opera narrativa rappresenta una sapiente ma anche lieve divagazione biblica. In Giuditta, ora proposto da Adelphi (pp. 200, euro 18), Brelich prova ad entrare nell'animo della protagonista, poi ne esce e la osserva. La segue nella tenda di Oloferne, mentre consuma il necessario delitto. La bracca, pero', anche nel suo passato di cui il testo appena accenna. Prova a capire che cosa abbia attraversato, per arrivare fino al momento in cui la storia comincia. E' piacevolmente tormentato dalla complessita' di Giuditta: una donna di cui si ripete la serieta', la castita' consapevole - e' vedova, e da quando ha perso il marito si e' ritirata in una stanza della casa, domestico eremitaggio. Ma anche una donna, e in fondo l'unica in tutta la Bibbia, che sa di poter usare l'infallibile strumento della propria bellezza. Questa ferma convinzione la conduce al campo di battaglia. Di Giuditta, insomma, strabilia la femminile versatilita', prima ancora che lo scenario sanguinolento in cui e' sempre ritratta, con la testa colante di Oloferne fra le mani. 5. LETTURE. GIOVANNA UZZANI: HENRY MOORE E LA FORTUNA DELLA SCULTURA EN PLEIN AIR Giovanna Uzzani, Henry Moore e la fortuna della scultura en plein air, E-ducation - Il sole 24 ore, Firenze-Roma 2008, pp. 312, euro 14,90 (in supplemento al quotidiano "Il sole 24 ore"). Una bella monografia di grande formato e riccamente illustrata. Le sculture di Moore sempre mi hanno parlato. 6. RILETTURE. COMMISSIONE GIUSTIZIA, PACE E INTEGRITA' DEL CREATO: CIELI E TERRA NUOVA Commissione giustizia, pace e integrita' del creato, Cieli e terra nuova. Manuale per animatori di giustizia, pace e integrita' del creato, Emi, Bologna 1999, pp. 288, euro 12,91. Pubblicato in quattro lingue a cura di una commissione che rappresenta piu' di cinquanta congregazioni religiose internazionali, un utile strumento di lavoro non solo per operatori pastoriali ma anche per animatori sociali e in generale per le persone impegnate per la pace, la giustizia, i diritti umani, l'ambiente. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 7. RILETTURE. ESOH ELAME': C'ERA UNA VOLTA AL TEMPO DEGLI ANTENATI Esoh Elame', C'era una volta al tempo degli antenati. Favole dei popoli bantu del Camerun, Emi, Bologna 2000, pp. 96, euro 7,75. Uno strumento per l'educazione interculturale utilizzabile con i bambini nelle scuole; ogni favola e' illustrata e accompagnata da una scheda didattica; alla raccolta di testi si accompagna una breve seconda parte che propone alcuni elementi delle culture dell'Africa nera utili per la contestualizzazione. Con una presentazione di Rosanna Marchionni. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 8. RILETTURE. VITTORIO PIERONI (A CURA DI): NON SOLO NOI Vittorio Pieroni (a cura di), Non solo noi. Ricerca-sperimentazione sul razzismo, Emi, Bologna 1997, pp. 176, lire 20.000. Parte di un piu' ampio progetto promosso da due ong (Vis e Prodocs) e finanziato dall'Unione Europea, il volume reca i materiali di una ricerca-sperimentazione sul razzismo condotta con studenti delle scuole medie superiori di Roma; con testi, oltre che del curatore, di Valentina Barbieri e Biancamaria Donnarumma, e la direzione e supervisione di Guglielmo Malizia. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 9. RILETTURE. SOCIAL WATCH: RAPPORTO 2003. PRIVATIZZARE I SERVIZI. IL COSTO SOCIALE Social Watch, Rapporto 2003. Privatizzare i servizi. Il costo sociale, Emi, Bologna 2003, pp. 240, euro 16. Anche se risale ormai a qualche anno fa questa raccolta di saggi e materiali curata da una rete internazionale di organizzazioni della societa' civile resta di grande interesse e utilita' nel denunciare e documentare come le politiche di privatizzazione stiano producendo in tutto il mondo delle tremende catastrofi sociali. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it 10. RIEDIZIONI. ADRIANO PROSPERI E PAOLO VIOLA: DALLA RIVOLUZIONE INGLESE ALLA RIVOLUZIONE FRANCESE Adriano Prosperi e Paolo Viola, Dalla rivoluzione inglese alla rivoluzione francese, Einaudi, Torino 2000, "Il giornale", Milano s.d. ma 2008, pp. VIII + 460, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Una vasta sintesi della storia europea lungo il Seicento e il Settecento. 11. RIEDIZIONI. THEODOR SCHIEDER: FEDERICO IL GRANDE Theodor Schieder, Federico il Grande, Einaudi, Torino 1989, "Il giornale", Milano s.d. ma 2008, pp. VI + 470, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Questa biografia di Federico II di Prussia, opera ponderosa di uno dei piu' noti storici tedeschi, e' nel suo genere un modello. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 482 del 10 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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