La domenica della nonviolenza. 167



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 167 dell'8 giugno 2008

In questo numero:
1. Un estratto da "La vita e le regole" di Stefano Rodota'
2. Simonetta Fiori intervista Stefano Rodota' su "La vita e le regole"
(2006)

1. LIBRI. UN ESTRATTO DA "LA VITA E LE REGOLE" DI STEFANO RODOTA'
[Dal sito www.feltrinellieditore.it riprendiamo il seguente estratto dal
libro di Stefano Rodota' La vita e le regole. Tra diritto e non diritto,
Feltrinelli, Milano 2006.
Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente
all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e
seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo,
Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e'
Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e
Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste
"Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al
Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati
internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, dal 1997 al
2005 e' stato presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati
personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della
responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella
societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e
controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo
sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile
diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio
di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di
Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994;
Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia
e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997;
Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della
Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998; Intervista su privacy e
liberta', Laterza, Roma-Bari 2005; La vita e le regole, Feltrinelli, Milano
2006]

"Le leggi son pochissime, tutte scritte in una tavola di rame alla porta del
tempio, cioe' nelle colonne, nelle quali ci son scritte tutte le quiddita'
delle cose in breve".
Tommaso Campanella, La citta' del sole (1602)

Puo' il diritto, la regola giuridica, invadere i mondi vitali, impadronirsi
della nuda vita, pretendere anzi che il mondo debba "evadere dalla vita"?
Gli usi sociali del diritto si sono sempre piu' moltiplicati e sfaccettati.
Ma questo vuol dire pure che nulla puo' essergli estraneo, e che la societa'
deve rassegnarsi a essere chiusa nella gabbia d'acciaio di una onnipresente
e pervasiva dimensione giuridica?
Viviamo ormai in una law-saturated society, in una societa' strapiena di
diritto, di regole giuridiche dalle provenienze piu' diverse, imposte da
poteri pubblici o da potenze private, con una intensita' che fa pensare,
piu' che a una necessita', a una inarrestabile deriva. La consapevolezza
sociale non e' sempre adeguata alla complessita' di questo fenomeno, che
rivela anche asimmetrie e scompensi fortissimi, vuoti e pieni, con un
diritto invadente in troppi settori e tuttavia assente la' dove piu' se ne
avvertirebbe il bisogno. Sostenuto da spinte diverse, e persino
contraddittorie, "il diritto si costruisce un mondo proprio". Ma in questa
autonomia del giuridico, come per altri versi nell'autonomia del politico,
della scienza e della tecnica, si cela l'insidia di una volonta' di potenza
incontrollata. E subito si individua un problema, se non gia' un limite.
Analizzando l'Ulysses di James Joyce, Franco Moretti ha concluso che li' ci
viene proposto "un mondo stracolmo di cultura - e totalmente privo di
saggezza".E' questo il rischio nel quale si sta avvolgendo il diritto?
Occultata nel quotidiano, la potenza del diritto si sprigiona nelle
situazioni d'eccezione, quelle in cui emerge un'assoluta autorita' sovrana
alla quale tutti devono piegarsi. La regola sostiene e legittima
l'eccezione, l'intero diritto viene in quel momento identificato con quel
suo particolare uso, e ne puo' scaturire un rifiuto da parte di tutti quelli
che, nella regola, colgono ormai soltanto l'imposizione. Quando, pero', a
una analisi che guarda al regime sovrano se ne sostituisce una volta a
considerare quello "biopolitico", i termini della questione cambiano.
"Mentre nel regime sovrano la vita non e' che il residuo, il resto, lasciato
essere, risparmiato dal diritto di dare la morte, in quello biopolitico e'
la vita ad accamparsi al centro di uno scenario di cui la morte costituisce
appena il limite esterno o il contorno necessario". La dimensione quotidiana
e' oggetto dell'attenzione piu' intensa del diritto.
Eccezione e quotidianita', diritto e torto, diritto e violenza. Il
riferimento alla regola giuridica e' sempre intessuto anche di opposizioni,
la sua legittimazione e' stata fatta derivare anche dal suo incarnare il
polo positivo di un conflitto. Il diritto "addomestica" la societa', la
libera da tossine. Ma questa sua proclamata funzione non basta per farne
scomparire la faccia oscura, l'intima sua attitudine costrittiva, che per
molti l'avvicina a quello che dovrebbe neutralizzare, la violenza appunto.
Cosi', l'associazione tra diritto e Stato moderno, che fa di questo il
monopolista della violenza legittima, si accompagna immediatamente con il
problema degli ambiti all'interno dei quali autorita' e violenza legittima
possono essere esercitate, e dunque dei limiti stessi del diritto e della
sua funzione "immunizzante" per garantire la sopravvivenza della comunita'.
Negli ultimi decenni del secolo passato, soprattutto dopo la caduta del Muro
di Berlino, sembro' che i nuovi assetti internazionali consentissero di
sottrarsi finalmente a una logica fondata soltanto sull'"equilibrio del
terrore", sui puri rapporti di forza tra grandi potenze, e si parlo' appunto
di un "ritorno del diritto", che avrebbe dovuto ripristinare il "governo
delle leggi" in luogo dell'arbitrario e violento "governo degli uomini". Ma
quelli sono pure gli anni in cui si diffonde una lettura della societa' e
delle sue istituzioni che guarda al diritto come strumento di puro
"disciplinamento" sociale, come mezzo per asservire anime e corpi alla
"biopolitica", come fonte di autoritarie istituzioni "totali".
Il diritto appare cosi' stretto tra liberazione e costrizione, prigioniero
anche di schemi che ne negano la complessita', con ripulse e accettazioni
non sempre motivate. La ribellione alla regola convive con il disperato
bisogno di aggrapparsi a un divieto: "Thou shalt not' is a kinder sword", ci
ricorda Emily Dickinson, quando si sente che e' vana ogni preghiera. Al
tempo stesso, pero', si vuol radicare piu' profondamente la legge non tanto
nella societa', quanto nell'umanita' stessa degli individui, apprestando una
categoria di diritti fondamentali che ci appartengono "non in quanto
partecipi di una determinata comunita' politica, ma in quanto esseri umani",
alzando cosi' un argine contro l'autoritarismo pubblico e la prepotenza
privata. E lungo questa strada si incontra un mondo che abbiamo imparato a
conoscere per il modo in cui la differenza di genere ne ha costruito le
strutture, dunque la stessa regola giuridica. Viene cosi' illuminato, grazie
al pensiero delle donne, un momento essenziale della vita, che non puo' fare
astrazione dal dato di genere, e cosi' omettere un approfondimento sul
diritto anche come discorso pubblico sul corpo femminile.
"Si puo' definire la legge come l'unione di chi comprende e vede lontano
contro chi vede solo cio' che ha vicino. I primi devono costringere i
secondi a compiere cio' che e' nel loro interesse. Ma non e' nell'interesse
dei miopi, per farli felici contro la loro volonta', bensi' nell'interesse
della comunita'. La legge e' l'arma indispensabile dell'intelligenza contro
la stupidita'". Chi scrive con tanta sicurezza e aggressivita', nel 1883, e'
Rudolf von Jhering, uno dei massimi esponenti di quella scuola giuridica
tedesca che ebbe un peso grandissimo nella cultura dell'Ottocento, e
contribui' a riproporre e rafforzare un'idea egemonica del diritto. Il
diritto, nelle sue parole, e' cio' che guarda lontano, e cosi' puo'
abbracciare in modo non occasionale le cose del mondo, adempiendo a una
funzione analoga a quella della politica, anch'essa definita come "visione
dell'interesse lontano", e quindi capace di superare "la stretta cerchia
degli interessi immediati, cui si limita lo sguardo del miope". A questa
capacita' prospettica, piu' che a dati puramente formali, si affidano
l'intima forza e la lunga durata del diritto: e la metafora ottica torna in
Piero Calamandrei, che indicava proprio nell'essere "presbite" uno dei
tratti caratteristici, e positivi, della Costituzione italiana del 1948...

2. LIBRI. SIMONETTA FIORI INTERVISTA STEFANO RODOTA' SU "LA VITA E LE
REGOLE" (2006)
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 31 maggio 2006 col titolo "I turisti dei
nuovi diritti. Intervista a Stefano Rodota'".
Simonetta Fiori e' giornalista e saggista, scrive per le pagine culturali
del quotidiano "La Repubblica"]

E' difficile trovare una definizione per La vita e le regole, il nuovo libro
di Stefano Rodota' da pochi giorni in libreria. Tratta naturalmente di
diritto, ma per segnalarne limiti e inadeguatezza. Veleggia nel maremoto
giurisprudenziale usando come inedite bussole Yeats e Kundera. Per certi
versi sorprendente anche l'indice dei nomi: rari i giuristi, piu' numerosi
registi e letterati. "Posso stare un giorno senza letture giuridiche",
scherza il professore, "ma guai a rinunciare a un romanzo. E il dolore l'ho
capito di piu' leggendo Gadda che i codici".
Per epigrafe ha scelto Montaigne: "La vita e' un movimento ineguale,
irregolare e multiforme". Bastano le prime pagine per capirne il senso: il
diritto non sempre asseconda la pienezza del vivere. Anzi: piu'
frequentemente tende a impadronirsene, in un logorante corpo a corpo con i
bisogni esistenziali. L'amore, la sessualita', la nascita, l'intimita', il
caso, il dolore, la malattia, la cerimonia degli addii: in alcune sfere
della vita la norma puo' risultare inopportuna, intollerante, odiosa. Per
questo viene elusa, svilita, talvolta mortificata. E allora bisogna fermarsi
in tempo. Arrestare la "giuridificazione" del mondo. Per restituire al
diritto il suo valore originario.
*
- Simonetta Fiori: Ma come, un illustre civilista come Rodota', cattedratico
con esperienza internazionale, ora inopinatamente allergico alle regole?
- Stefano Rodota': Direi meglio: consapevole dei limiti della regola. Di
fronte a una realta' in tumultuoso cambiamento, noi giuristi abbiamo il
dovere di riconoscere che il diritto non sempre appare adeguato alla sua
complessita'. Esistono zone dell'esistenza in cui la norma giuridica non
deve entrare, o deve farlo con mitezza. Quel che io invoco non e' certo una
sua sospensione, ma una maggiore sobrieta': un diritto al servizio del
mestiere di vivere.
*
- Simonetta Fiori: In quali casi non le appare tale?
- Stefano Rodota': In tutti quei casi in cui i cittadini sono costretti a
migrare altrove per decidere liberamente della propria vita. E' quel turismo
dei diritti che caratterizza soprattutto l'Europa. Il fenomeno non e' nuovo.
Un tempo esisteva quello abortivo e del divorzio: ricordo ancora i charter
diretti a Londra dove si poteva praticare l'interruzione di gravidanza. Era
anche l'epoca in cui la legge sull'indissolubilita' del matrimonio veniva
aggirata con i divorzi internazionali: prima ungherese, poi messicano, poi
americano...
*
- Simonetta Fiori: Ora prolifera il turismo procreativo, ed anche quello
dell'eutanasia.
- Stefano Rodota': Dall'Italia molte donne sono costrette a spostarsi in
Inghilterra, in Belgio o in Spagna per accedere ad alcuni tipi di
fecondazione assistita messi al bando dalla legge 40. Anche il diritto di
morire con dignita' spinge a riparare in Svizzera, dove la legislazione sul
suicidio assistito e' anche piu' liberale di Olanda e Belgio. Me ne parlo'
con dovizia di dettagli una persona straordinaria che organizzo' qualche
anno fa un incontro sull'eutanasia: il suo ultimo atto pubblico prima di
ricoverarsi in Svizzera.
*
- Simonetta Fiori: Era un miliardario.
- Stefano Rodota': Si', qui sta proprio il problema. Di questo turismo dei
diritti beneficiano solo i privilegiati. Il proibizionismo favorisce il
ritorno alla cittadinanza censitaria, alla relazione diretta tra censo e
godimento effettivo d'un diritto. E non e' il solo effetto negativo.
*
- Simonetta Fiori: Quale altro?
- Stefano Rodota': Il rischio della delegittimazione della norma. Quando non
gode del consenso sociale, la regola e' condannata all'elusione. La peggiore
offesa che si possa fare alla giurisprudenza.
*
- Simonetta Fiori: Lo shopping dei diritti e' un fenomeno planetario, non
solo italiano.
- Stefano Rodota': Si', in un certo senso rappresenta un nuovo universalismo
dei diritti che nasce dal basso - qui la novita' -, non piu' imposto
dall'alto. Soprattutto segnala che ci sono alcuni bisogni esistenziali dalla
cui realizzazione non possiamo prescindere. Secondo alcuni studiosi,
l'Ottocento sarebbe stato il secolo della liberta' economica, il Novecento
quello della liberta' politica. La liberta' finale, quella che riguarda le
determinazioni proprio sulla vita, segnerebbe il secolo che stiamo vivendo.
*
- Simonetta Fiori: Lei affronta temi di cui non si parla, per reticenza o
per pudore. L'eutanasia, ad esempio. Quel che viene chiamato il "suicidio
assistito".
- Stefano Rodota': Si', e' il vero problema. Altre questioni come la
sospensione dell'accanimento terapeutico o la terapia del dolore - spesso
erroneamente catalogate nel quadro dell'eutanasia - sono in via di
soluzione, anche grazie all'istituzione del testamento biologico: ancora
qualche anno e diventeranno pratica comune.
*
- Simonetta Fiori: Non accadra' piu' che il medico sussurri al parente del
malato terminale: guardi che cosi' lei accorcia la vita del suo caro.
Capitava non molti anni fa, quando si sollecitava la morfina per il dolore.
- Stefano Rodota': Conosco quel tipo di pressioni, risvegliano ricordi su
cui non voglio tornare. Oggi il paziente ha il diritto di scegliere come
accomiatarsi dalla vita. Certo, per il "suicidio assistito" occorre maggiore
cautela. Bisogna accertare la volonta' del malato, mettendolo al riparo
dalle spinte egoistiche dei famigliari: c'e' chi per fragilita' non regge,
chi mira all'eredita' etc. Mi sembra pero' che la direzione piu' giusta sia
quella di assecondare il diritto della persona di morire nel modo piu'
dignitoso.
*
- Simonetta Fiori: L'impressione e' che sia un fenomeno piu' consistente di
quanto si ammetta pubblicamente.
- Stefano Rodota': Si', film come Le invasioni barbariche o Million Dollar
Baby documentano una sensibilita' diffusa e profonda, un'empatia tra il
morente e le persone che ne accompagnano la fine: persone che si assumono la
responsabilita' non per pieta', ma per affetto. Anche una recente inchiesta
dell'Universita' Cattolica racconta di medici che aiutano a morire. Non e'
un fenomeno recente. Diversi anni fa partecipai a un programma televisivo di
Giorgio Rossi che si chiamava "Il duello". Fece una puntata sull'eutanasia e
mi chiese di sostenere la parte "a favore". In una quindicina di giorni
raccolsi numerose testimonianze. Poi pero' questi medici si rifiutarono di
venire in trasmissione.
*
- Simonetta Fiori: C'e' chi liquida l'eutanasia come segno di relativismo
morale.
- Stefano Rodota': Questa mi appare una sciocchezza. Il fatto e' che le
rivoluzioni scientifiche e tecnologiche hanno oggi reso possibili scelte
individuali e collettive la' dove prima agivano soltanto il caso e la
necessita'. Un tempo i confini erano disegnati dalle leggi naturali. Non ero
nelle condizioni di scegliere se spegnere o meno una macchina fondamentale
per la mia sopravvivenza perche' non c'era la macchina. Cosi' come non
potevo scegliere se insistere in una determinata cura perche' non c'era la
cura. Oggi viviamo in quella che viene chiamata la "repubblica delle
scelte". E queste talvolta possono essere - e' il titolo d'un saggio di
Guido Calabresi - "scelte tragiche".
*
- Simonetta Fiori: Che cosa l'ha indotta a questo ripensamento sulle regole?
- Stefano Rodota': Sicuramente la mia esperienza. Da Garante della Privacy,
incarico che ho ricoperto fino a qualche tempo fa, ho governato pezzi di
vita altrui. Anche nella mia esperienza parlamentare sono entrato in
contatto con le realta' piu' diverse. Oggi mi interessa piu' la vita della
regola.
*
- Simonetta Fiori: Ma la regola e' spesso invocata dalla stessa
collettivita' per paura dinanzi all'esplodere irregolare della vita.
- Stefano Rodota': E' cosi'. In alcuni campi, come ad esempio la clonazione,
si manifestano angosce insopprimibili. E il diritto appare come l'unica cura
sociale. E' dalla societa' che arriva una richiesta costante di norme,
limiti, divieti. Ma questo puo' essere rischioso per il diritto, piegato a
un uso autoritario.
*
- Simonetta Fiori: Professore, lei a un certo punto sostiene che le
conquiste tecnologiche modificano la nostra antropologia. A cosa allude?
- Stefano Rodota': Le rispondo con la battuta d'una bambina californiana,
tornata a casa da scuola con un microchip elettronico imposto dalle
autorita' scolastiche per controllarne i movimenti: "Non voglio essere un
pacchetto di cereali". Questo e' il rischio che corriamo: da soggetti liberi
a oggetti impacchettati e sottoposti a sorveglianza.
*
- Simonetta Fiori: La recente vicenda Telecom insegna: migliaia di clienti
catalogati e controllati.
- Stefano Rodota': Si', e' un caso esemplare di riduzionismo.
*
- Simonetta Fiori: Cosa intende?
- Stefano Rodota': Che da persone siamo ridotti a un corpus di informazioni
elettroniche, ossia acquisite con mezzi come telefoni fissi, cellulari,
internet. Questa nostra riduzione a corpo elettronico e' rischiosa per tanti
motivi. Intanto e' falsificante, perche' noi non siamo soltanto quella roba
li': la nostra vita e' come frantumata, dunque alterata. E poi in questo
modo procediamo a grandi passi verso la societa' del controllo. Della nostra
vita si impadroniscono i gestori delle banche dati.
*
- Simonetta Fiori: Lei e' mai stato controllato?
- Stefano Rodota': Francamente non lo so. Mi hanno detto che lo ero, ma non
ne sono curato piu' di tanto. Direi cosi': sono preoccupatissimo della
societa' del controllo, ma non me ne sono mai fatto un problema personale.
*
- Simonetta Fiori: Il saggio che chiude il volume e' dedicato a Pier Paolo
Pasolini. Una scelta non casuale.
- Stefano Rodota': E' la figura che piu' intensamente incarna il conflitto
tra l'esistenza e le regole, nella vita come nella morte. La norma giuridica
gli e' stata scagliata contro fin da Ragazzi di vita, e non l'ha mai
abbandonato. E' anche l'autore che ha fatto cadere piu' tabu', spostando i
confini della regola. Il prezzo pero' e' stato troppo alto.

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