[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Minime. 475
- Subject: Minime. 475
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 3 Jun 2008 00:47:52 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 475 del 3 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Dieci anni di campi di concentramento 2. Giulio Vittorangeli: I penultimi contro gli ultimi 3. Stefano Rodota': La nostra Costituzione 4. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 5. Carla Benedetti presenta "A colpi di cuore" di Anna Bravo 6. Enzo Bianchi presenta "La via dell'amore" di Luce Irigaray 7. Riedizioni: Agostino, Le confessioni 8. Riedizioni: Giordano Bruno, La cena de le Ceneri, Spaccio de la bestia trionfante, De gli eroici furori 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. DIECI ANNI DI CAMPI DI CONCENTRAMENTO E' nel 1998, con la legge Turco-Napolitano, ministri del primo governo Prodi, che in Italia sono stati riaperti i campi di concentramento. Da allora si sono susseguiti i governi D'Alema, Amato, Berlusconi, ancora Prodi, ancora Berlusconi, e i campi di concentramento sono ancora li'. I campi di concentramento sono ancora li'. * Sono strutture palesemente incostituzionali. I campi di concentramento sono ancora li'. Vi si violano fondamentali ditti umani. I campi di concentramento sono ancora li'. Persone di tutto innocenti vi sono recluse insensatamente. I campi di concentramento sono ancora li'. Persone inermi vi hanno trovato assurda feroce la morte. I campi di concentramento sono ancora li'. * Non si tratta di opporsi soltanto alla scellerata dilatazione dei tempi di detenzione, ma di abolire un istituto incompatibile con lo stato di diritto e con l'ordinamento democratico. 2. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: I PENULTIMI CONTRO GLI ULTIMI [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Quanto avviene in Italia, con i penultimi che si scagliano contro gli ultimi, e' in piena sintonia con lo spirito del tempo dominante, a nord come a sud, a est come a ovest, dagli Stati Uniti al Sudafrica. * "Non si possono trattare in questa maniera i nostri migranti. Siamo profondamente costernati e abbiamo espresso le nostre preoccupazioni al governo statunitense attraverso la nostra ambasciata a Washington", ha detto ai media guatemaltechi il ministro degli esteri Haroldo Rojas denunciando che "i diritti umani dei migranti guatemaltechi negli Stati Uniti continuano a non essere rispettati". Il ministro si riferisce in particolare a una retata effettuata dalla polizia il 12 maggio scorso nella fabbrica Agriprocessors di Postille, nello stato dell'Iowa, in cui sono stati arrestati per possesso di documenti falsi 389 migranti, tra cui 287 guatemaltechi. Secondo testimoni citati da fonti di stampa latinoamericane, i migranti sono stati poi trasferiti in una sorta di campo di detenzione allestito su terreni usati per la fiera locale del bestiame dove sono rimasti alcuni giorni al freddo, senza cibo e servizi igienici; circa un'ottantina sono stati poi processati per direttissima e condannati a pene tra i sette e i cinque mesi di carcere in vista del loro imminente rimpatrio. Secondo statistiche ufficiali, l'inasprimento delle politiche migratorie americane ha fatto lievitare negli ultimi anni i rimpatri forzati di cittadini guatemaltechi: nel 2007 sono stati oltre 23.000, dall'inizio del 2008 sono gia' piu' di 9.000. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) stima che almeno 1,2 milioni di guatemaltechi vivano all'estero, il 90% negli Usa: per il 60% sarebbero irregolari. (Fonte: Misna del 23 maggio 2008). * Ancora piu' drammatico quello che e' avvenuto in Sudafrica. L'11 maggio scorso, nella towinship di Alexandra a nord di Johannesburg, sono iniziati gli attacchi contro i cittadini stranieri, che poi si sono diffusi nel paese. Giovani armati di mazze, bottiglie, armi bianche e quant'altro hanno provocato disordini, danni e saccheggi; prendendo di mira gli esercizi commerciali gestiti da somali e zimbabwani, due delle comunita' di immigrati maggiormente presenti, costringendo le forze dell'ordine a evacuare alcune aree. Il primo bilancio ufficiale, fornito dal ministro Nakula, afferma che in poco piu' di due settimane di incidenti le vittime sono state almeno 56, di cui 23 mozambicani, 650 feriti e almeno tra i 25.000 e 30.000 sfollati, in gran parte ospitati in tendopoli. Inoltre, sono stati razziati (oltre alle abitazioni private) 342 magazzini e negozi appartenenti a immigrati e 213 sono stati dati alle fiamme. Vedere neri sudafricani che uccidono altri neri e' stato un vero shock, particolarmente per chi ricorda il Sudafrica razzista ed ha sostenuto la lotta contro l'apartheid. Alla fine di quella lotta il Sudafrica e' riuscito anche a istituire la famosa Commissione per la verita' e la riconciliazione, ed oggi e' un paese industrializzato, con una delle costituzioni piu' progressiste del mondo, ed e' una nazione orgogliosa della sua capacita' di accoglienza. I sudafricani riassumono questo concetto definendo il proprio paese la "nazione arcobaleno" e "il mondo in un paese". Ma la xenofobia permea la societa'. Ed abbiamo visto i neri poveri scagliarsi contro il solo gruppo sociale piu' povero e vulnerabile di loro: gli stranieri. Frustrati dall'aumento vertiginoso del costo della vita e dalla lotta quotidiana per case e posti di lavoro, si sono rifatti sui capri espiatori piu' facili: le persone entrate illegalmente in Sudafrica e che sopravvivono lavorando illegalmente. Le cronache raccontano che gli aggressori accusano gli immigrati di rubare "il nostro lavoro, le nostre case e le nostre donne". In realta' la potente economia sudafricana e' cresciuta anche proprio grazie al lavoro degli immigrati. La maggior parte di queste vittime sono lavoratori stranieri provenienti da paesi, come Zimbabwe e Mozambico, che hanno pagato a caro prezzo il loro impegno contro l'apartheid. Sono paesi che hanno ospitato esiliati politici e subito bombardamenti, uccisioni e aggressioni militari. La causa di questa barbarie ha diversi fattori: lo stato fallimentare dello Zimbabwe, l'incompetenza della polizia, la corruzione dei funzionari governativi, ma essenzialmente va cercata nella disperazione dei settori piu' poveri della societa' sudafricana, che vivono in condizioni disumane, e che sono rimasti piu' o meno nelle stesse condizioni in cui vivevano sotto l'apartheid. La via neoliberista allo sviluppo accelerato ha fatto del Sudafrica il gigante dell'Africa, il "paladino del rinascimento africano", ma lo ha reso anche uno dei paesi con le piu' grandi disuguaglianze del mondo. E' evidente che occorre ripensare le politiche economiche, per trovare un modo concreto per combattere la fame e la poverta', creare posti di lavoro regolari e far si' che lo stato aiuti le persone che vivono nel suo territorio, stranieri e immigrati compresi. 3. RIFLESSIONE. STEFANO RODOTA': LA NOSTRA COSTITUZIONE [Dal quotidiano "La Repubblica" del 2 gennaio 2008 col titolo "I 60 anni della Carta. Che cosa resta della nostra Costituzione". Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo, Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e' Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste "Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, dal 1997 al 2005 e' stato presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994; Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997; Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998; Intervista su privacy e liberta', Laterza, Roma-Bari 2005; La vita e le regole, Feltrinelli, Milano 2006] Stanno nascendo "costituzioni parallele" che, direttamente o indirettamente, mirano a mettere in discussione, o a cancellare del tutto, la prima parte della Costituzione italiana, quella dei principi, delle liberta' e dei diritti - varata esattamente 60 anni fa. Il piu' noto di questi tentativi e' quello che le gerarchie cattoliche perseguono ormai da tempo, affermando la superiorita' e la non negoziabilita' dei propri valori e denunciando il relativismo delle carte dei diritti, a cominciare dalla Dichiarazione universale dell'Onu del 1948, considerate frutto di mediocri aggiustamenti politici. Ma non deve essere sottovalutato un prodotto di quest'ultima stagione, l'annuncio di "manifesti dei valori" ai quali le nuove forze politiche vogliono affidare una loro "ben rotonda identita'". Il mutamento di terminologia e' rivelatore. Non piu' "programmi" politici, ma manifesti, un tipo di documento che storicamente ha valore oppositivo, addirittura di denuncia dell'ordine esistente. E oggi proprio l'ordine costituzionale finisce con l'essere messo in discussione. Viene abbandonata la politica costituzionale, gia' indebolita, ma che pur nei contrasti aveva accompagnato la vita della Repubblica, contraddistinto battaglie come quella dell'"attuazione costituzionale", segnato stagioni come quella del "disgelo costituzionale". Al suo posto si sta insediando un dissennato Kulturkampf, una battaglia tra valori che sembra muovere dalla impossibilita' di trovare comuni punti di riferimento. L'identita' costituzionale repubblicana e' cancellata, al suo posto scorgiamo la pretesa di imporre una verita' o la ricerca affannosa di compromessi mediocri. Nel linguaggio di troppi politici i riferimenti alle encicliche papali hanno sostituito quelli agli articoli della Costituzione. Nelle parole di altri si rispecchiano una regressione culturale, una corsa alle risposte congiunturali, piu' che una matura riflessione sui principi che devono guidare l'azione politica. Ci si allontana dal passato senza la lungimiranza di chi sa cogliere il futuro. Questo e' forse l'effetto di un inesorabile invecchiamento della Costituzione della quale, a sessant'anni dalla nascita, saremmo chiamati non a celebrare la vitalita', ma a registrare la decrepitezza? L'intoccabilita' della prima parte deve cedere ai colpi inflitti dal mutare dei tempi? Ribadito che siamo di fronte a un tema distinto dalla buona "manutenzione" della seconda parte, che disciplina i meccanismi istituzionali, proviamo a saggiare la tenuta dei principi costituzionali considerando proprio questioni recenti, per vedere se non sia proprio li' la bussola democratica, liberamente e concordemente definita, alla quale tutti devono riferirsi. Partiamo dall'attualita' piu' dura, dalle morti sul lavoro, delle quali la tragedia della Thyssen Krupp e' divenuta l'emblema. L'articolo 41 della Costituzione e' chiarissimo: l'iniziativa economica privata e' libera, ma "non puo' svolgersi in contrasto con l'utilita' sociale e in modo da recare danno alla sicurezza, alla liberta', alla dignita' umana". Questa sarebbe una incrostazione da eliminare perche' in contrasto con la pura logica di mercato? Qualcuno lo ha proposto, ma spero che la violenza della realta' lo abbia fatto rinsavire. Oggi e' proprio da li' che bisogna ripartire, da una sicurezza inscindibile dal rispetto della liberta' e della dignita', dalla considerazione del salario non solo come cio' che consente di acquistare un lavoro sempre piu' ridotto a merce, ma come il mezzo che deve garantire al lavoratore ed alla sua famiglia "un'esistenza libera e dignitosa" (articolo 36). Questione ineludibile di fronte ad un processo produttivo che, grazie anche alle tecnologie, si impadronisce sempre piu' profondamente della persona stessa del lavoratore. La trama costituzionale ci parla cosi' di una "riserva di umanita'" che non puo' essere scalfita, ci proietta ben al di la' della condizione del lavoratore, mette in discussione un riduzionismo economicistico che vorrebbe l'intero mondo sempre piu' simile alla New York descritta da Melville all'inizio di Moby Dick, che "il commercio cinge con la sua risacca". Altrettanto irrispettosa della vita e' la decisione del Comune di Milano di non ammettere nelle scuole materne comunali i figli di immigrati senza permesso di soggiorno. E' davvero violenza estrema quella che esclude, che nega tutto cio' che e' stato costruito in tema di eguaglianza e cittadinanza e, in un tempo di ripetute genuflessioni, ignora la stessa carita' cristiana. Di nuovo la trama costituzionale puo' e deve guidarci, non solo con il divieto delle discriminazioni, ma con l'indicazione che vuole la Repubblica e le sue istituzioni obbligate a "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la liberta' e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana" (cosi' l'articolo 3). E cittadinanza ormai e' formula che non rinvia soltanto all'appartenenza ad uno Stato. Individua un nucleo di diritti fondamentali che non puo' essere limitato, che appartiene a ciascuno in quanto persona, che dev'essere garantito quale che sia il luogo in cui ci si trova a vivere. Hanno mai letto, al Comune di Milano, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea? Sanno che in essa vi e' un esplicito riconoscimento dei diritti dei bambini? Trascrivo i punti essenziali dell'articolo 24: "I bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere... In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorita' pubbliche o da istituzioni private, l'interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente". Di tutto questo, e non solo a Milano, non v'e' consapevolezza, segno d'una sorta di pericolosa "decostituzionalizzazione" che si e' abbattuta sul nostro sistema politico-istituzionale. Ma seguire le indicazioni della Costituzione rimane un dovere. Certo, serve una cultura adeguata, perduta in questi anni e che ora sta recuperando una magistratura colta e consapevole, che affronta le questioni difficili del nascere, vivere e morire proprio partendo dai principi costituzionali, ricostruendo rigorosamente il quadro in cui si collocano diritti e liberta' delle persone, risolvendo casi specifici come quelli riguardanti l'interruzione dei trattamenti per chi si trovi in stato vegetativo permanente, il rifiuto di cure, la diagnosi preimpianto. Ma proprio questo serissimo lavoro di approfondimento sta rivelando la distanza tra cultura costituzionale e cultura politica. Sembra quasi che, prodighi di dichiarazioni, troppi esponenti politici non trovino piu' il tempo per leggere le sentenze e le ordinanze che commentano, o non abbiano piu' gli strumenti necessari per analisi adeguate. Fioccano le invettive e le minacce: "invasione delle competenze del legislatore", "ricorreremo alla Corte costituzionale". Ora, se questi frettolosi commentatori conoscessero davvero la Corte, si renderebbero conto che le deprecate decisioni della magistratura seguono proprio una sua indicazione generale, che vuole l'interpretazione della legge "costituzionalmente orientata": Nel caso della diagnosi preimpianto, anzi, sono stati proprio i giudici a bloccare una pericolosa invasione da parte del Governo delle competenze del legislatore, che non aveva affatto previsto il divieto di quel tipo di diagnosi, poi introdotto illegittimamente da un semplice decreto ministeriale. La stessa linea interpretativa dovrebbe essere seguita nella controversa materia delle unioni di fatto, al cui riconoscimento non puo' essere opposta una lettura angusta dell'articolo 29, gia' superata negli anni '70 con la riforma del diritto di famiglia. Parlando di "societa' naturale fondata sul matrimonio", la Costituzione non ha voluto escludere ogni considerazione di altre forme di convivenza, tanto che l'articolo 30 parla esplicitamente di doveri verso i figli nati "fuori del matrimonio"; e l'articolo 2, per iniziativa cattolica, attribuisce particolare rilevanza giuridica alle "formazioni sociali", di cui le unioni di fatto sono sicuramente parte. Linea interpretativa, peraltro, confermata dall'articolo 9 della Carta dei diritti fondamentali che mette sullo stesso piano famiglia fondata sul matrimonio e altre forme di convivenza, per le quali e' caduto il riferimento alla diversita' di sesso. Che dire, poi, delle resistenze contro una piu' netta condanna delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, che costituisce attuazione degli impegni assunti con i trattati europei e la Carta dei diritti? Dopo esserci allontanati dalla nostra Costituzione, fuggiremo anche dall'Europa e ci sottrarremo ai nostri obblighi internazionali? Nella Costituzione vi sono molte potenzialita' da sviluppare, come gia' e' accaduto con il diritto al paesaggio e la tutela della salute. Quando si dice che la proprieta' deve essere "accessibile a tutti", si leggono parole che colgono le nuove questioni poste dall'utilizzazione dell'enorme patrimonio di conoscenze esistente in Internet. E la rilettura delle liberta' di circolazione e comunicazione puo' dare risposte ai problemi posti dalle tecnologie della sorveglianza e dalle gigantesche raccolte di dati telefonici. Vi e', dunque, una "riscoperta" obbligata di una Costituzione tutt'altro che invecchiata e imbalsamata, che regge benissimo il confronto con l'Europa, che rimane l'unica base democratica per una discussione sui valori sottratta alle contingenze ed alle ideologie. Questo richiede l'apertura di una nuova fase di "attuazione" costituzionale". Chi sara' capace di farlo? 4. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 5. LIBRI. CARLA BENEDETTI PRESENTA "A COLPI DI CUORE" DI ANNA BRAVO [Dal sito del settimanale "L'espresso" (http://espresso.repubblica.it) riprendiamo la seguente recensione del 13 maggio 2008 dal titolo "Viaggio intorno al '68" e il sommario "Fra i vari libri sul '68 si fa notare il saggio di Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del Sessantotto. E' interessante l'approccio ampio e trasversale". Carla Benedetti (1952) e' professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea all'Universita' di Pisa. Ha conseguito con Gerard Genette il dottorato in Semiologia della letteratura presso l'Ecole des hautes etudes di Parigi nel 1984. Dal 1989 al 1993 ha insegnato all'Universita' di Pavia. E' stata recurrent visiting professor alla New York University (2001-2002) e fellow dell'Italian Academy at Columbia University (2003). Collabora a diversi giornali e riviste, e dal 2004 tiene una rubrica di libri sul settimanale "l'Espresso". E' stata tra i fondatori della rivista in rete "Nazione indiana", poi di "Il primo amore". Campi di ricerca e di specializzazione: teoria della letteratura e estetica (i generi letterari, la funzione-autore, il postmoderno, i rapporti tra estetica e teoria della letteratura, il sublime, il genere autobiografico, le forme della temporalita', il ruolo della critica); filosofia del linguaggio e teoria dei sistemi (le inferenze pragmatiche, l'ironia, il paradosso, le aporie della semantica, Grice, Wittgenstein, Bateson); narrativa otto-novecentesca (il racconto fantastico, Proust, Svevo, Gadda, Calvino, Celati, Parise, Pasolini, Moresco). Opere di Carla Bendetti: a) volumi: La soggettivita' nel racconto. Proust e Svevo, Napoli, Liguori, 1984; Una trappola di parole. Lettura del "Pasticciaccio", Pisa, Ets, 1987; Pasolini contro Calvino, Torino, Bollati Boringhieri, 1998; L'ombra lunga dell'autore. Indagine su una figura cancellata, Milano, Feltrinelli, 1999; Il tradimento dei critici, Torino, Bollati Boringhieri, 2002; The Empty Cage. Inquiry into the Mysterious Disappearence of the Author, Cornell University Press, 2005 (versione inglese de L'ombra lunga dell'autore); Giuseppe Bartolini. Bestiario. Dipinti 1999-2006, Lubrina, 2006; b) opere in collaborazione: Modi di attribuzione. Filosofia e teoria dei sistemi, a cura di Rino Genovese, Napoli, Liguori, 1989; Figure del paradosso. Filosofia e teoria dei sistemi 2, a cura di Rino Genovese, Napoli, Liguori, 1992; La visione. Una conversazione con Antonio Moresco, Milano, Kkp, 1999; Scrivere sul fronte occidentale, a cura di Antonio Moresco e Dario Voltolini, Feltrinelli, 2002; Gadda Meditazione e racconto, a cura di Carla Benedetti, Cristina Savettieri e Lucio Lugnani, Pisa, Ets, 2004; c) tra le altre pubblicazioni: "I virus del potere non ci arrivano per posta", in Patrie impure, a cura di Benedetta Centovalli, Rizzoli, 2003; "Quattro porte su Petrolio", in Progetto Petrolio, Cronopio, Napoli 2003; "Il revival della modernita'", introduzione all'edizione italiana di F. Jameson, Modernita' singolare, Sansoni, 2003. Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Luminosa figura della nonviolenza in cammino, della forza della verita'. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003; A colpi di cuore, Laterza, Roma-Bari 2008] Nel mare magnum dei discorsi sul '68, il saggio di Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del Sessantotto (Laterza, pp. 322, euro 15) si fa notare per l'approccio ampio e trasversale, felice proprio in quanto sghembo. Invece di tracciare una storia dei movimenti, o accumulare dati e riflessioni in vista di una tesi interpretativa generale (ne circolano tante in questo anniversario: Zizek vede nella liberazione sessuale di quegli anni i germi dell'odierno edonismo e, richiamando Lacan invece di Pasolini, si chiede se tutto quell'entusiasmo per la liberta' non sia stato in realta' solo un mezzo per sostituire una forma di dominio con un'altra; Scalfari vi vede una "resa al presente" e al "qui e ora"; altri, richiamando Badiou, parlano di fine dell'epoca delle rivoluzioni), la Bravo mette a fuoco alcuni temi cruciali, lasciando che i materiali e le riflessioni si orientino attorno a essi come a dei magneti. Il primo, a cui sono dedicati due capitoli, e' Radici. Seguono Amore, Dolore, Violenza. Si tratta di questioni particolarmente calde e, nel caso del dolore, quasi di un tabu'. Per i movimenti di quegli anni esso resto' infatti "un corpo estraneo" - per esempio, in tutta la battaglia per l'aborto nessuno parlo' mai del "dolore del feto" - ma la stessa cosa vale per i loro interpreti odierni. Gli anni '60 e i primi '70 sono ricordati oggi soprattutto per le trasformazioni culturali e di mentalita' che hanno innescato. La Bravo invece, che e' storica dei movimenti delle donne, del genocidio e della deportazione, si rifiuta di considerarli nella ristretta prospettiva culturalista e porta dentro al suo discorso cio' che gli altri di solito lasciano fuori. Cosi', in questa "cognizione del dolore" (e' l'autrice a usare l'espressione) la prospettiva si allarga fino a prendere dentro i corpi, "la materia vivente", i "limiti della condizione umana" e tante domande che di solito non vengono, ne' allora ne' oggi, considerate "politiche". E se c'e' un limite in questo libro ricco e vivace, esso sta solo nel non aver imboccato questa via ancor piu' radicalmente. 6. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "LA VIA DELL'AMORE" DI LUCE IRIGARAY [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 10 maggio 2008 col titolo "La filosofa parla al cuore" e il sommario "Luce Irigaray, nel saggio La via dell'amore, antepone le persone alle idee, sviluppa un 'dialogo con l'altro', ricerca una 'comunione' che diventi 'riconciliazione'". Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi, Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola, Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990; Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte, Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei, Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997; Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997; Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio, Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce, Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo, Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del 2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon, 2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli, 2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006. Luce Irigaray, nata in Belgio, direttrice di ricerca al Cnrs a Parigi, e' tra le piu' influenti pensatrici degli ultimi decenni. Tra le opere di Luce Irigaray: Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975; Questo sesso che non e' un sesso, Feltrinelli, Milano 1978; Amante marina. Friedrich Nietzsche, Feltrinelli, Milano 1981, Luca Sossella Editore, 2003; Passioni elementari, Feltrinelli, Milano 1983; Etica della differenza sessuale, Feltrinelli, Milano 1985; Sessi e genealogie, La Tartaruga, Milano 1987, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007; Il tempo della differenza, Editori Riuniti, Roma 1989; Parlare non e' mai neutro, Editori Riuniti, Roma 1991; Io, tu, noi, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Amo a te, Bollati Boringhieri, Torino 1993; Essere due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; La democrazia comincia a due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; L'oblio dell'aria, Bollati Boringhieri, Torino 1996; Tra Oriente e Occidente, Manifestolibri, Roma 1997; Il respiro delle donne, Il Saggiatore, Milano 1997, 2000; In tutto il mondo siamo sempre in due, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006; Preghiere quotidiane, Heimat, 2007; La via dell'amore, Bollati Boringhieri, Torino 2007; Oltre i propri confini, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007; La via dell'amore, Bollati Boringhieri, Torino 2008] "Quel che era fin da principio, quel che abbiamo ascoltato, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e le nostre mani hanno palpato, cioe' la Parola della Vita... noi lo annunciamo anche a voi, affinche' abbiate comunione con noi... e la nostra gioia sia piena". Puo' sembrare strano, ma e' l'incipit della Prima Lettera di Giovanni - lo scritto del Nuovo Testamento che appare come un inno all'amore - che a mio avviso puo' offrire un efficace approccio alla lettura di un testo di tutt'altro genere ed epoca: La via dell'amore di Luce Irigaray (trad. di Roberto Salvadori, Bollati Boringhieri, pp. 120, euro 14). Non che la filosofa francese - una tra le piu' acute e stimolanti pensatrici contemporanee - proponga un'interpretazione dello scritto neotestamentario o lo citi a sostegno delle proprie tesi, ma la sua concezione di filosofia non solo come "amore della saggezza" ma anche e soprattutto come "saggezza dell'amore", la concretezza appassionata del suo ragionare, la franchezza nel ricercare comunione ci riportano a quella dimensione di umanizzazione del pensiero, a quel saper parlare al cuore prima ancora che all'intelletto, a quella capacita' di appellarsi all'esperienza vissuta per scavare il senso e dilatare gli spazi dei rapporti interpersonali, che sono componenti significative della testimonianza che l'apostolo Giovanni rende al suo maestro e Signore. Del resto, basta scorrere i titoli dei quattro capitoli in cui si suddivide il saggio (La condivisione della parola; Essere con l'altro; Grazie alla differenza; Ricostruire il mondo) per trovare un'assonanza tra l'approccio proposto dalla Irigaray - un modo di pensare con il cuore "gli uomini e le donne, nella loro globalita' e nelle loro differenze" - e l'impatto che ebbe nel mondo giudaico prima ed ellenistico poi l'insegnamento del rabbi Gesu' di Nazareth trasmesso dai suoi discepoli e interpretato da Paolo di Tarso. Non si tratta di fare paragoni e accostamenti impropri, ma di constatare la possibilita' di un'etica e una ricerca di senso che usa linguaggi, espressioni, esperienze familiari a chi ha piu' a cuore le persone che non le idee: "Una saggezza futura non si ridurra' piu' a monologo verbale, trasmesso da maestri a discepoli, ma risultera' da un dialogo, anche carnale e mediato dal toccare, tra noi in quanto anime e corpi diversi, un dialogo con il cosmo". Se "la nostra tradizione razionale si e' molto preoccupata di 'parlare di' ma ha ridotto il 'parlare con' a un parlare insieme delle stesse cose", questo libro aiuta a compiere un salto decisivo verso il dialogo con l'altro, verso un parlare che diviene "essere con l'altro" e non solo interloquire con lui, verso un amoroso affidarsi all'altro restando se stessi. Solo cosi' ci si potra' incamminare verso la ricostruzione di un mondo vivibile, solo cosi' potremo essere in comunione autentica: una comunione capace di stupirci ogni giorno per la carica di differenza riconciliata che porta in se'. 7. RIEDIZIONI. AGOSTINO: LE CONFESSIONI Agostino, Le confessioni, Einaudi, Torino 2000, Mondadori, Milano 2008, pp. VI + 774, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). A cura di Maria Bettetini, nella traduzione di Carlo Carena, un'opera che talora ci accade di ritenere l'ultimo dei classici di tutti i classici inaugurando o compendiando o portando al cozzo e all'incontro, al nodo che strozza e alla lama che scioglie, tante diverse vene, e polle, e cascate. C'e' poco da fare: Agostino per noi e' un'epoca intera. L'immagine che ci siamo fatta della fine di un mondo e del'inizio di un altro e' lui e pressoche' solo lui che ce l'ha trasmessa, e per cosi' dire creata. E tu leggi le Confessioni agostiniane non come Confucio o Jean-Jacques, ma come entrambi insieme. E se aggiungiamo come nei secoli successivi nuovamente intorno ad Agostino, e come ritorno ad Agostino, si svolgeranno le vicende fiammeggianti e metuende del martello di Wittemberg e di quel giansenismo che diede luogo al teatro del grand siecle ed alle Provinciali e ai Pensieri di Pascal; e come ogni volta che da Freud a Fanon, da Hannah Arendt a Basaglia si leva il grido di lotta delle oppresse e degli oppressi che fu dei surrealisti, "cambiare la vita, trasformare il mondo", e li' risuona ancora la voce di Agostino, e di Leopardi, e di Marx, e dell'uomo di Nazareth, e di quello di Atene; ebbene, come non sentirsi convocati ancora da queste incandescenti pagine? Per non dire qui ora dell'Agostino tantalico e sisifeo polemista, che sovente al suo meglio (e al suo peggio, che' una e la stessa e' la via all'insu' e la via all'ingiu' come sapeva quell'antico al culmine della sua chiarezza detto l'oscuro) quasi non riesce a scrivere se non per colluttare - e con se stesso in primis, va da se' -, ed anche per questo il grande africano maestro dell'Europa ancora ci affascina e ancora... 8. RIEDIZIONI. GIORDANO BRUNO: LA CENA DE LE CENERI, SPACCIO DE LA BESTIA TRIONFANTE, DE GLI EROICI FURORI Giordano Bruno, La cena de le Ceneri, Spaccio de la bestia trionfante, De gli eroici furori, Mondadori, Milano 2000, 2008, pp. VI + 918, euro 12,90 (in supplemento a vari periodici Mondadori). Questa edizione riprende parte del "Meridiano" bruniano a cura di Michele Ciliberto di cui tanto si discusse a suo tempo; ma - tra l'altro - senza la vasta introduzione, il che impoverisce un po' il volume, che pur resta pregevole e per il testo e per gli apparati a cura di Nicoletta Tirinnanzi e Maria Elena Severini. Quando leggo Bruno sempre due sentimenti contrastanti provo, l'appassionamento al suo furioso scandaglio e la noia per il barocchismo (e dico noia nel senso forte del termine: il tormento); e mi chiedo se dovremmo leggerlo come un grande operista, o come il piu' astuto dei calligrafi, o cosi' come Cantimori voleva si leggesse Nietzsche. Ma tutti siamo passati attraverso Frances Yates, per un verso; e per l'altro nessuno di noi puo' dimenticare quel rogo. Sicche' i lenocini dello stile e le eruzioni della lingua, come il narcisismo del mnemotecnico e l'arte avvolgente di chi sa ascoltare e restituire le voci delle persone vive e descrivere il mondo vero ed infero della vita quotidiana plebea e risentita come dell'astratto concionare dei cenacoli, non inibiscono l'accesso al caotico pensatore degli infiniti mondi, ma anzi sostanziano un discorso che non arretra dinanzi alla vertigine, e che sa che tutto e' enigma e relazione e contraddizione, e che una luce, una voce e' da recare. A recar conforto a un'umanita' frastornata e umiliata da poteri ideologici e pratici oppressivi e rapinatori, ed esortare ogni persona alla lotta, alla liberta'. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 475 del 3 giugno 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Nonviolenza. Femminile plurale. 186
- Next by Date: Voci e volti della nonviolenza. 185
- Previous by thread: Nonviolenza. Femminile plurale. 186
- Next by thread: Voci e volti della nonviolenza. 185
- Indice: