Voci e volti della nonviolenza. 166



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 166 dell'8 aprile 2008

In questo numero:
1. Maria G. Di Rienzo: Un invito a Bologna il 19 aprile
2. Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza
3. Et coetera

1. MARIA G. DI RIENZO: UN INVITO A BOLOGNA IL 19 APRILE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento]

Il 2 marzo scorso, a Bologna, una signora di cui non ricordo il nome (chiedo
venia, eravamo in troppi ed io invecchio...) ha centrato il proprio
intervento sull'associazione di cui fa parte, e che si occupa di assistenza.
L'amica enumerava problemi e difficolta', competente e decisa, ed io
pensavo: chissa' se qualcuno si e' accorto di quanto quel che dice sottenda
una violenza di genere. Perche' scaricare sulle spalle delle donne tutto
quel che concerne la salute ed il benessere di anziani, malati, bambini nel
mentre si "riformano" i sistemi di protezione sociale, ovviamente tagliando
i fondi e trasferendo competenze al settore privato, e' violenza di genere.
*
Il genere viene spessissimo confuso con il sesso. So che potro' sembrare
idiota a ripetere cose molto semplici, ma non vedo perche' non dovrei farlo
se sussistono dei dubbi: il sesso si riferisce alle differenze anatomiche e
biologiche tra uomini e donne; il genere si riferisce ai diversi ruoli che
gli uomini e le donne adottano. Tali ruoli sono appresi, non iscritti in un
codice genetico, sono attraversati da istanze culturali, economiche ed
ambientali, cambiano o possono cambiare con il tempo.
Essere sensibili al genere significa essere onesti, giusti, equi con donne
ed uomini. Significa essere preoccupati che donne ed uomini godano in
eguaglianza di diritti e opportunita'. Queste definizioni sono largamente
condivise a livello internazionale, ed hanno portato alla creazione ed allo
sviluppo di leggi, trattati, convenzioni tese a garantire alle donne i loro
diritti umani e civili all'interno della famiglia, sul lavoro, negli ambiti
della salute e della sicurezza: questo perche' la discriminazione di genere
persiste, a vari livelli, in ogni campo ed in ogni angolo del mondo.
Ma vorrei che fosse altrettanto chiaro che l'equita' di genere non significa
dotare di privilegi le donne: e' proprio il fatto che vi siano dei privilegi
a causare tanto dolore e a rovinare o spegnere tante vite di essere umani
femmine. Equita' significa affrontare gli sbilanciamenti presenti nello
status sociale, culturale, giuridico eccetera delle donne e riportare la
bilancia in equilibrio. Se devo dare un nome a tutto cio', io lo chiamo
"armonia".
Per muoverci verso l'armonia, dobbiamo assicurarci che in ogni progetto, nei
suoi scopi e nei modi per attuarli, il genere sia un'istanza chiara e
apertamente integrata. In secondo luogo, dobbiamo dare il cosiddetto "buon
esempio": non possiamo creare un progetto che comprenda un'analisi di genere
se non sentiamo, viviamo e vogliamo questo nel nostro stesso gruppo.
Infilare l'equita' di genere nei documenti senza sapere cos'e', senza
"sentirla", senza agirla in prima persona, senza modellare i propri
comportamenti su di essa, non serve a niente.
Infine, e' bene tenere presente che tutti i trattati e le convenzioni di cui
parlavo prima (dalla Cedaw alla Risoluzione 1325 delle Nazioni Unite) non
solo sono largamente disattesi e assai scarsamente pubblicizzati, ma in se'
non sono sufficienti per raddrizzare lo sbilanciamento di potere. Anche
quella che sto per dire puo' sembrare una banalita', ma e' la cronaca piu'
che la storia a spingermi a ripeterla: dobbiamo diventare davvero
consapevoli che le donne sono esseri umani, hanno diritti e responsabilita',
diritti sul proprio corpo e alla salute riproduttiva, diritto di dire no ad
ogni forma di violenza e di vivere esistenze decenti.
*
Io ritengo che, non solo per continuare ad esistere, ma per ottenere qualche
risultato di rilievo, i movimenti sociali debbano imparare a cambiare. Non
devono tendere esclusivamente alla crescita, devono proprio trasformarsi.
Non solo perche' i cambiamenti attorno ad essi sono molto veloci, ma perche'
essi stessi hanno gia' mutato lo scenario in cui agiscono.
Reinventarsi, soprattutto rispetto alla relazione fra donne ed uomini nei
gruppi di attivisti, e' un nodo cruciale. Spero di non causare angoscia a
nessuno e a nessuna, ma e' una semplice verita' che per lungo tempo le
coalizioni, i tavoli, i momenti di discussione, non sono stati luoghi/tempi
amichevoli per le donne. Spesso il lavoro nei movimenti si e' tradotto per
le donne in lavoro duro, nessun riconoscimento e compagnia non proprio
confortevole.
Ecco perche', nel promuovere la creazione della rete, io ho scelto di
nominare me stessa, la mia esperienza ed i miei propri scopi. Per fare cio'
mi e' bastato usare un termine, "femminismo". Il potere di nominare e'
qualcosa che le femministe di qualunque scuola di pensiero, anziane o
giovani, conoscono bene. Il potere di nominarsi, e quindi di far parte della
scena o di esserne cancellati, e' stato ed e' uno dei metodi nonviolenti con
cui gruppi oppressi, minoranze, dispossessati hanno tentato, e spessissimo
con successo, di creare giustizia.
Preoccuparsi, quindi, che la rete voglia l'esclusiva delle rappresentanze e'
un modo miope di vedere la cosa, e credo venato da pregiudizi di
appartenenza. Per cio' che mi riguarda, io non accuso di volermi "rubare" la
rappresentanza nessuno dei gruppi che si definiscono pubblicamente
femministi e con i quali ho notevoli divergenze di pratiche e di pensiero.
Ma proprio in nome di questa disposizione plurale, nessuno e nessuna puo'
derubare me dal definirmi femminista, ne' dal definire femminista il mio
programma di azione e di vita.
Gli ultimi studi scientifici, in discipline che vanno dall'antropologia alla
cooperazione allo sviluppo, condividono (in modo non sorprendente, per me)
la stessa conclusione: c'e' una diretta relazione di causa/effetto tra il
coinvolgimento delle donne nella vita "pubblica" ed il rafforzarsi di
valori, attitudini e comportamenti che riflettono interazioni sociali
egualitarie, libere, aperte all'incontro ed al cambiamento. Se tale
consapevolezza entra nella nostra visione si tratta di piu' che di un primo
passo: perche' significa lavorare all'interno di una cornice in cui uomini e
donne condividono in maniera convinta autorevolezza e responsabilita', sono
sempre disponibili ad imparare gli uni dalle altre e viceversa, e dei
risultati che ottengono beneficiano entrambi. Raggiungere una visione
condivisa non e' semplicemente stabilire uno scopo comune: e' avere un
quadro comune di cio' che e' buono, per noi e per il mondo, e un'idea comune
di come mezzi e fini coincidano.
L'ineguaglianza di genere, e l'enorme ammontare di violenza che ne risulta,
non e' direttamente collegabile ad una singola condizione storica o sociale,
come abitudini e costumi, religioni, relazioni economiche o leggi, ma si
crea e persiste sull'intero spettro di esse. Molte donne sono consce della
complessita' dell'ordine sociale che ingiustamente le depriva delle
potenzialita' di realizzare in modo soddisfacente ed autonomo le loro
esistenze e, il che e' ancora piu' importante, sono consce di far parte di
quello stesso ordine sociale. Inoltre, hanno capito da tempo che non si
tratta di sgomitare con gli uomini per la poltrona, ma di continuare ad
immaginare e costruire un assetto che comprenda uomini e donne come eguali
compagni e compagne. Questo e' allo stesso tempo scopo e metodo, mezzo e
fine: se non creiamo le condizioni in cui sia agevole tenersi per mano non
creeremo le condizioni per affrontare insieme, efficacemente, molti dei
problemi che ci interessano.
*
Percio', Fausto ed Enrica, Maristella e Luciano, Giovanna e Antonio, che ne
dite, ci vediamo il 19 aprile a Bologna? Venistis? La tavola e' circolare,
staremo comodi, e "Mettiamoci anche scherzi senza cattiveria e una
franchezza che non dara' preoccupazioni" (Marziale).

2. UNA RETE DI DONNE E UOMINI PER L'ECOLOGIA, IL FEMMINISMO E LA NONVIOLENZA
[Riproponiamo ancora una volta il documento conclusivo dell'assemblea di
Bologna del 2 marzo 2008, che e' al contempo il documento di convocazione
dell'assemblea di Bologna del prossimo 19 aprile (per contatti coi
promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo:
sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org)]

Dall'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 nasce una rete di donne e uomini
per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza.
*
Ci siamo incontrati in molti, da tutta Italia, per dare assieme una risposta
all'abisso che divide il Palazzo dalla popolazione, per uscire dalla
subalternita' e dal fatalismo del "non si puo' fare nulla" contro le
continue guerre, le devastazioni ambientali, il maschilismo e i
fondamentalismi che negano la dignita' di tutti gli esseri umani, le mafie e
il razzismo, le sopraffazioni e le ingiustizie.
Ci siamo detti che, sulle questioni piu' importanti, come la partecipazione
anticostituzionale dell'Italia alla guerra in Afghanistan, lo scandalo della
Tav, del Mose, dei rigassificatori e degli inceneritori, dell'incremento
dissennato del trasporto aereo e delle autostrade, la provocazione della
nuova base militare Usa a Vicenza e delle testate nucleari a Ghedi ed
Aviano, il razzismo, l'informazione negata, la corruzione e le complicita'
con i poteri criminali, i governi di destra e di centrosinistra non hanno
mostrato grandi differenze.
*
Percio' noi, che facciamo parte dell'arcipelago di comitati, associazioni,
movimenti e  persone che non si sono stancate di lottare contro le
ingiustizie, le guerre e le violenze (anche contro gli amici animali), il
razzismo e le mafie, il maschilismo e la devastazione delle relazioni umane
e della biosfera,  e ci sforziamo di realizzare una societa' e una vita piu'
amichevole e piu' sana, fuori dall'ossessione consumistica e dall'invasione
dei rifiuti, in armonia con la natura e nella difesa dei beni comuni, come
nostra sorella acqua, abbiamo deciso di riprendere il cammino iniziato con
la nonviolenza di Aldo Capitini e Maria Montessori, il socialismo libertario
di Rosa Luxemburg e Lelio Basso, l'anti-autoritarismo del '68, il femminismo
che dagli anni '70 illumina le nostre vite, l'ecologismo di Laura Conti e
Alex Langer e del primo arcipelago verde.
*
Per costruire, con un metodo basato su comunicazione, concretezza,
inclusione, democrazia dal basso e rispetto reciproco:
- una rete che colleghi e rafforzi le moltissime esperienze locali, e,
partendo da esse, prepari anche una presenza diretta del movimento nella
politica anche istituzionale, attraverso la costruzione di liste
pulitissime, fatte da uomini e donne coraggiose, disinteressate, nonviolente
e competenti;
- un programma che, uscendo dal "pensiero unico" di sviluppo e crescita, si
basi su:
1. decrescita e ricerca del benessere nella sobrieta';
2. energia solare, risparmio e bioarchitettura per diventare indipendenti
dai combustibili fossili, dal ricatto nucleare e dalle emissioni di gas
serra e di polveri cancerogene;
3. difesa della democrazia e suo ampliamento verso i referendum locali e il
potere dal basso;
4. smilitarizzazione del territorio, con riduzione delle spese militari,
abbandono di armamenti offensivi e basi Usa - nucleari e non -, creazione di
un corpo civile di pace europeo;
5. societa' accogliente, solidale e aperta alle diversita', nel rispetto
delle regole di convivenza e solidarieta', con un forte impegno per i
diritti delle donne e contro la violenza su di esse; con un particolare
impegno all'educazione al genere ed al rispetto tra i generi; un impegno
alla lotta contro la violenza di genere e all'analisi di genere di ogni
progetto; apertura alle varie culture, ma ne' tradizioni ne' ideologie
possono essere usate per negare alle donne i loro diritti umani.
*
Con regole di comportamento comuni che:
1. impediscano la politica come professione e come strumento di
arricchimento;
2. instaurino un confronto diretto sistematico tra elettori ed eletti;
3. pratichino il principio del 50% di presenza femminile in ogni sede
istituzionale;
4. applichino la scelta della nonviolenza anche nel linguaggio.
*
Constatando che la precipitazione della crisi di governo impedisce
materialmente la presentazione di queste liste alle prossime elezioni (con
la conseguenza di diverse scelte, dal voto per il "meno peggio" di quello
che i partiti di centro e di sinistra propongono, alla disponibilita' di
candidarsi nella lista civica "Per il bene comune", fino all'astensionismo
attivo) l'assemblea ha deciso di mettere le basi per la rete utilizzando
anche a questo scopo il quotidiano telematico "La nonviolenza e' in
cammino"; aprendo la lista di discussione "Donne e uomini per l'ecologia, il
femminismo e la nonviolenza" con l'aiuto tecnico della rete di Lilliput;
riconvocandosi subito dopo le elezioni, sabato 19 aprile dalle ore 10 alle
17, ancora a Bologna, nella stessa sala sindacale della stazione
ferroviaria, per decidere un programma, iniziative e ulteriori strumenti di
lavoro comuni.
*
Per informazioni, adesioni, contatti: Michele Boato: micheleboato at tin.it,
Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org

3. ET COETERA

Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao
Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come
donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?"  da cui e' scaturita
l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di
donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Tra le opere
di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti,
Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza
velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli
2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e'
in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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