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Minime. 418
- Subject: Minime. 418
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 7 Apr 2008 00:38:39 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 418 del 7 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Le stragi 2. Aisha Lee Shaheed intervista Marfua Tokhtakhodjaeva 3. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 4. Il 19 aprile a Bologna 5. Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza 6. Augusto Cavadi presenta "Gestione creativa e nonviolenta delle situazioni di tensione" di Andrea Cozzo 7. Angela Dogliotti Marasso presenta "Le ragioni del no" di Donatella Della Porta e Gianni Piazza 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LE STRAGI Continuano le stragi in Afghanistan. Continua l'illegale e criminale partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in Afghanistan. Continua la nostra indifferenza mentre l'orrore e' in corso, la guerra terrorista si estende, la legge fondamentale del nostro paese e' ridotta a carta straccia, l'eversione dall'alto che si da' anche in Italia sta contribuendo a una barbarie ed una sciagura che puo' travolgere l'intera civilta' umana. * In Italia si vota fra una settimana per rinnovare il parlamento, e quindi per il nuovo governo cui quel parlamento conferira' la maggioranza dei consensi necessaria ad esercitare il potere esecutivo. E di questo innanzitutto si dovrebbe parlare: della necessita' di far cessare la guerra nemica dell'umanita' intera; della necessita' di far cessare ogni violazione della Costituzione della Repubblica Italiana; della necessita' di ripristinare la legalita' e la democrazia nel nostro paese; della necessita' di far cessare le stragi e il razzismo, l'eversione dall'alto e il regime della corruzione. Di questo si dovrebbe parlare, su questo si dovrebbe decidere per chi votare. Ed invece e' un plumbeo silenzio. Il silenzio degli assassini, e il silenzio vile e complice di coloro che al potere degli assassini si sono arresi. * Non un voto ai partiti che hanno votato per la guerra e per il razzismo. Non un voto ai partiti che hanno violato la legalita' costituzionale e i diritti umani di tutti gli esseri umani. * Votare occorre. Votare a sinistra della ex-sinistra corrotta e arlecchina che ha votato per la guerra e le stragi di cui la guerra consiste. Votare solo quelle liste, a sinistra della ex-sinistra, i cui candidati in testa di lista anche in questi ultimi due anni si siano costantemente opposti alla guerra e alle stragi, al razzismo e all'anomia, alla violenza assassina. Se ve ne sono. Votare occorre: per la pace e la democrazia, per la legalita' e i diritti umani di tutti gli esseri umani. 2. MONDO. AISHA LEE SHAHEED INTERVISTA MARFUA TOKHTAKHODJAEVA [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizionenella sua traduzione la seguente intervista (del marzo 2008) a Marfua Tokhtakhodjaeva di Aisha Lee Shaheed per Wlmul (Women living under muslim laws - Donne che vivono sotto le leggi musulmane). Aisha Lee Shaheed, attivista del movimento delle donne, ricercatrice e scrittrice, e' impegnata nella rete di solidarieta' Wlmul (Women living under muslim laws - Donne che vivono sotto le leggi musulmane) ed in varie iniziative in difesa dei diritti umani. Marfua Tokhtakhodjaeva e' attivista del movimento delle donne in Uzbekistan, fondatrice di ong, ricercatrice e saggista] Leader di lungo corso del movimento delle donne in Uzbekistan, Marfua Tokhtakhodjaeva e' stata fondatrice e condirettrice del Centro risorse delle donne a Tashkent, un'ong fondata nel 1991 allo scopo di lavorare per la stabilita' sociale ed economica, la democratizzazione e la consapevolezza dei diritti umani delle donne nella regione. Il Centro fu chiuso a causa delle pressioni del governo uzbeko nel 2005. La dottoressa Tokhtakhodjaeva ha scritto estesamente sullo status delle donne in Asia, nelle societa' post-comuniste. Nel 2003 fu votata come "Donna dell'anno" dalle agenzie delle Nazioni Unite presenti in Uzbekistan. Oggi lavora con il network internazionale Women's Learning Partnership. Pubblicazioni di Marfua Tokhtakhodjaeva in inglese sono disponibili presso il Wluml (www.wluml.org): Tra gli slogan comunisti e le leggi dell'Islam: le donne dell'Uzbekistan (edito nel 1996); Le figlie delle Amazzoni: voci dall'Asia centrale (con Elmira Turgumbekova; 1996) e La reislamizzazione della societa' e la posizione delle donne nell'Uzbekistan post-sovietico (2008). * - Aisha Lee Shaheed: Nei tuoi libri hai discusso dei cambiamenti politici ed economici nella tua regione, il che ha richiesto un gran lavoro di ricerca storica. Quali sono state le difficolta' che hai incontrato, nel cercare le storie delle donne nell'Asia centrale? - Marfua Tokhtakhodjaeva: Avevo pensato che ci fossero nuove ricerche, nuovi studi, su questo argomento, ma non ho trovato nessun nuovo punto di vista sulla posizione delle donne. La maggior parte della ricerca era stata fatta per ordine del governo, cosi' i problemi che le donne affrontano sono restati fuori di vista. Ora ci sono nuovi problemi, in Uzbekistan, questioni che non avremmo immaginato diciassette anni fa. Il mio paese e' diventato piu' povero e, al di la' della retorica sulla democrazia, piu' autoritario: e' diventato un misto fra gli stili comunista e medievale. In questa situazione c'e' assenza di vita pubblica comunitaria, e ognuno deve gestirsi i suoi problemi da solo. Il libro che scrissi diciassette anni fa, Tra gli slogan comunisti e le leggi dell'Islam, era una fotografia della situazione, e posso attestare che quest'ultima e' peggiorata. * - Aisha Lee Shaheed: Chi ti ispirava? - Marfua Tokhtakhodjaeva: Le molte donne che erano attivamente coinvolte nelle organizzazioni della societa' civile sino al 2005, l'anno in cui le ong furono chiuse. Quelle che continuano la loro attivita' lavorano ora sotto lo stretto controllo del governo, e in spazi pubblici limitati. Queste donne mi ispirano tuttora. Nel periodo sovietico, la paura era la norma sociale; oggi si potrebbe parlare di una vittoria del fondamentalismo sovietico. Le altre opinioni non hanno spazio. I canali ufficiali parlano di successi nelle sfere economica e sociale, ma le vite delle persone comuni, e specialmente delle donne, sono peggiorate. Poverta', migrazioni illegali per lavoro, criminalita', corruzione, traffico di donne e bambini, lavoro forzato e repressione per chi dissente: tutto questo e' diventato comune. * - Aisha Lee Shaheed: Come hai sperimentato direttamente la repressione? Pensi che sia legata ai fondamentalismi? - Marfua Tokhtakhodjaeva: Il Centro risorse delle donne fu chiuso alla fine del 2005, quando l'ufficio del procuratore generale ci denuncio' per attivita' criminali. Dopo quattro mesi, il Centro venne chiuso. Non avevamo commesso alcun crimine, e le nostre attivita' erano note. Credo che l'azione del governo contro di noi fosse intesa a spaventare tutti gli altri attivisti. * - Aisha Lee Shaheed: Il tuo libro Tra gli slogan comunisti e le leggi dell'Islam (scritto nel 1991 e pubblicato per la prima volta nel 1995) nacque in un contesto che vedeva l'emergere di nuove forme statali nella regione centroasiatica. Ora come definiresti il clima politico in cui svolgi le tue ricerche? - Marfua Tokhtakhodjaeva: Il periodo in cui scrissi il libro era migliore di questo. C'era piu' liberta', ed eravamo pieni di speranza. L'indipendenza ha di solito l'effetto di innalzare la dignita' delle persone e la loro fiducia nel futuro. Ma la leadership ha avuto paura della democrazia, ed i loro trascorsi politici mantengono in loro i tratti peggiori dei leader comunisti. Percio' ora qualcuno ha nostalgia dell'era sovietica, perche' allora poteva almeno appellarsi a Mosca per avere giustizia. Alcuni altri sognano una giustizia portata dall'Islam. La difficile situazione che viviamo ha portato il mio paese a condizioni da terzo mondo, con i relativi problemi di instabilita', di governo dittatoriale, di bassi livelli di alfabetizzazione, di crolli economici, di poverta'. Sotto gli slogan islamici ci sono molte proteste che hanno a che fare con questo. * - Aisha Lee Shaheed: Quali sono le maggiori sfide che vedi per il movimento delle donne uzbeke? - Marfua Tokhtakhodjaeva: Io ho parlato di movimento delle donne sino al 2006. C'era, era attivo nel sollevare il problema della violenza di genere e nel far riconoscere i diritti delle donne come diritti umani. Le organizzazioni delle donne lavoravano sulle istanze della salute, dell'istruzione, dell'ecologia. Ma non sono state in grado di creare reti stabili, coalizioni ed alleanze per azioni comuni. * - Aisha Lee Shaheed: Dinamiche di classe ed etnia? - Marfua Tokhtakhodjaeva: Il movimento delle donne uzbeke non ha resistito alle limitazioni poste dal governo alle sue attivita'. Non hanno potuto proteggere i propri diritti ad essere attive ed indipendenti, e non hanno potuto stabilire azioni comuni, per lottare insieme per i propri diritti. Sfortunatamente, la pressione del governo le ha rese separate ed indecise. Il movimento delle donne ha avuto una forma multietnica, e in esso sono state molto attive le donne della classe media, che avevano perso la stabilita' delle loro posizioni durante il periodo di transizione. Altri gruppi sociali hanno sofferto problemi dovute alle barriere dei linguaggi, ed allo scarso accesso alla conoscenza, ed alla tecnologia. Era poi difficile coinvolgere la generazione delle giovani; quelle della classe media erano piu' interessate a trovare modi per fare soldi che ai problemi sociali. * - Aisha Lee Shaheed: Come descriveresti le relazioni fra il movimento delle donne uzbeke e i movimenti delle donne a livello regionale e globale? - Marfua Tokhtakhodjaeva: Il movimento delle donne uzbeke aveva strette relazioni con gli altri, a livello regionale, ma e' sempre stato penalizzato dalle restrizioni sui permessi di viaggio. Cio' ha limitato notevolmente i nostri contatti. Ma la limitazione principale e' stata la barriera del linguaggio, perche' restringe la nostra conoscenza del femminismo. Anche ora, per esempio, pochissime attiviste conoscono l'inglese. 3. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 4. INCONTRI. IL 19 APRILE A BOLOGNA [Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. Gia' apprezzato assessore regionale del Veneto. Con Mao Valpiana e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' una delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Per le elezioni politiche dell'aprile 2008 e' capolista della lista "Per il bene comune" in Veneto e prestigioso candidato di sostegno in altre regioni. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Un'ampia intervista a Michele Boato curata da Diana Napoli e' apparsa nei nn. 157-158 di "Voci e volti della nonviolenza". Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Con Michele Boato e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007] Sabato 19 aprile, dalle ore 10 alle 17, a Bologna, nella sala sindacale della stazione ferroviaria, si terra' l'assemblea "per una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza" promossa dai partecipanti al precedento incontro del 2 marzo realizzato a seguito dell'appello diffuso lo scorso febbraio da Michele Boato, Maria G. Di Rienzo e Mao Valpiana. Per informazioni e contatti coi promotori dell'iniziativa: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org 5. DOCUMENTI. UNA RETE DI DONNE E UOMINI PER L'ECOLOGIA, IL FEMMINISMO E LA NONVIOLENZA [Riproponiamo ancora una volta il documento conclusivo dell'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 (per contatti coi promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org)] Dall'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 nasce una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza. * Ci siamo incontrati in molti, da tutta Italia, per dare assieme una risposta all'abisso che divide il Palazzo dalla popolazione, per uscire dalla subalternita' e dal fatalismo del "non si puo' fare nulla" contro le continue guerre, le devastazioni ambientali, il maschilismo e i fondamentalismi che negano la dignita' di tutti gli esseri umani, le mafie e il razzismo, le sopraffazioni e le ingiustizie. Ci siamo detti che, sulle questioni piu' importanti, come la partecipazione anticostituzionale dell'Italia alla guerra in Afghanistan, lo scandalo della Tav, del Mose, dei rigassificatori e degli inceneritori, dell'incremento dissennato del trasporto aereo e delle autostrade, la provocazione della nuova base militare Usa a Vicenza e delle testate nucleari a Ghedi ed Aviano, il razzismo, l'informazione negata, la corruzione e le complicita' con i poteri criminali, i governi di destra e di centrosinistra non hanno mostrato grandi differenze. * Percio' noi, che facciamo parte dell'arcipelago di comitati, associazioni, movimenti e persone che non si sono stancate di lottare contro le ingiustizie, le guerre e le violenze (anche contro gli amici animali), il razzismo e le mafie, il maschilismo e la devastazione delle relazioni umane e della biosfera, e ci sforziamo di realizzare una societa' e una vita piu' amichevole e piu' sana, fuori dall'ossessione consumistica e dall'invasione dei rifiuti, in armonia con la natura e nella difesa dei beni comuni, come nostra sorella acqua, abbiamo deciso di riprendere il cammino iniziato con la nonviolenza di Aldo Capitini e Maria Montessori, il socialismo libertario di Rosa Luxemburg e Lelio Basso, l'anti-autoritarismo del '68, il femminismo che dagli anni '70 illumina le nostre vite, l'ecologismo di Laura Conti e Alex Langer e del primo arcipelago verde. * Per costruire, con un metodo basato su comunicazione, concretezza, inclusione, democrazia dal basso e rispetto reciproco: - una rete che colleghi e rafforzi le moltissime esperienze locali, e, partendo da esse, prepari anche una presenza diretta del movimento nella politica anche istituzionale, attraverso la costruzione di liste pulitissime, fatte da uomini e donne coraggiose, disinteressate, nonviolente e competenti; - un programma che, uscendo dal "pensiero unico" di sviluppo e crescita, si basi su: 1. decrescita e ricerca del benessere nella sobrieta'; 2. energia solare, risparmio e bioarchitettura per diventare indipendenti dai combustibili fossili, dal ricatto nucleare e dalle emissioni di gas serra e di polveri cancerogene; 3. difesa della democrazia e suo ampliamento verso i referendum locali e il potere dal basso; 4. smilitarizzazione del territorio, con riduzione delle spese militari, abbandono di armamenti offensivi e basi Usa - nucleari e non -, creazione di un corpo civile di pace europeo; 5. societa' accogliente, solidale e aperta alle diversita', nel rispetto delle regole di convivenza e solidarieta', con un forte impegno per i diritti delle donne e contro la violenza su di esse; con un particolare impegno all'educazione al genere ed al rispetto tra i generi; un impegno alla lotta contro la violenza di genere e all'analisi di genere di ogni progetto; apertura alle varie culture, ma ne' tradizioni ne' ideologie possono essere usate per negare alle donne i loro diritti umani. * Con regole di comportamento comuni che: 1. impediscano la politica come professione e come strumento di arricchimento; 2. instaurino un confronto diretto sistematico tra elettori ed eletti; 3. pratichino il principio del 50% di presenza femminile in ogni sede istituzionale; 4. applichino la scelta della nonviolenza anche nel linguaggio. * Constatando che la precipitazione della crisi di governo impedisce materialmente la presentazione di queste liste alle prossime elezioni (con la conseguenza di diverse scelte, dal voto per il "meno peggio" di quello che i partiti di centro e di sinistra propongono, alla disponibilita' di candidarsi nella lista civica "Per il bene comune", fino all'astensionismo attivo) l'assemblea ha deciso di mettere le basi per la rete utilizzando anche a questo scopo il quotidiano telematico "La nonviolenza e' in cammino"; aprendo la lista di discussione "Donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza" con l'aiuto tecnico della rete di Lilliput; riconvocandosi subito dopo le elezioni, sabato 19 aprile dalle ore 10 alle 17, ancora a Bologna, nella stessa sala sindacale della stazione ferroviaria, per decidere un programma, iniziative e ulteriori strumenti di lavoro comuni. * Per informazioni, adesioni, contatti: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org 6. LIBRI. AUGUSTO CAVADI PRESENTA "GESTIONE CREATIVA E NONVIOLENTA DELLE SITUAZIONI DI TENSIONE" DI ANDREA COZZO [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at alice.it) per averci messo a disposizione la seguente recensione apparsa nella cronaca palermitana del quotidiano "La Repubblica" del 27 febbraio 2008 col titolo "Forze dell'ordine a lezione di nonviolenza". Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994, D G editore, Trapani 2006; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006; La mafia spiegata ai turisti, Di Girolamo Editore, Trapani 2008. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo e siciliane. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: www.augustocavadi.eu (con bibliografia completa). Andrea Cozzo e' docente universitario di cultura greca, studioso e amico della nonviolenza, promotore dell'attivita' didattica e di ricerca su pace e nonviolenza nell'ateneo palermitano, tiene da anni seminari e laboratori sulla gestione nonviolenta dei conflitti, ha pubblicato molti articoli sulle riviste dei movimenti nonviolenti, fa parte del comitato scientifico dei prestigiosi "Quaderni Satyagraha". Tra le sue opere recenti: Se fossimo come la terra. Nietzsche e la saggezza della complessita', Annali della Facolta' di Lettere e filosofia di Palermo. Studi e ricerche, Palermo 1995; Dialoghi attraverso i Greci. Idee per lo studio dei classici in una societa' piu' libera, Gelka, Palermo 1997; (a cura di), Guerra, cultura e nonviolenza, "Seminario Nonviolenza", Palermo 1999; Manuale di lotta nonviolenta al potere del sapere (per studenti e docenti delle facolta' di lettere e filosofia), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2000; Tra comunita' e violenza. Conoscenza, logos e razionalita' nella Grecia antica, Carocci, Roma 2001; Saggio sul saggio scientifico per le facolta' umanistiche. Ovvero caratteristiche di un genere letterario accademico (in cinque movimenti), "Seminario Nonviolenza", Palermo 2001; Filosofia e comunicazione. Musicalita' della filosofia antica, in V. Ando', A. Cozzo (a cura di), Pensare all'antica. A chi servono i filosofi?, Carocci, Roma 2002, pp. 87-99; Sapere e potere presso i moderni e presso i Greci antichi. Una ricerca per lo studio come se servisse a qualcosa, Carocci, Roma 2002; Lottare contro la riforma del sistema scolastico-universitario. Contro che cosa, di preciso? E soprattutto per che cosa?, in V. Ando' (a cura di), Saperi bocciati. Riforma dell'istruzione, discipline e senso degli studi, Carocci, Roma 2002, pp. 37-50; Scienza, conoscenza e istruzione in Lanza del Vasto, in "Quaderni Satyagraha", n. 2, 2002, pp. 155-168; Dopo l'11 settembre, la nonviolenza, in "Segno" n. 232, febbraio 2002, pp. 21-28; Conflittualita' nonviolenta. Filosofia e pratiche di lotta comunicativa, Edizioni Mimesis, Milano 2004; La tribu' degli antichisti, Carocci, Roma 2006; Gestione creativa e nonviolenta delle situazioni di tensione. Manuale di formazione per le Forze dell'ordine, Gandhi Edizioni, Pisa 2007] Soprattutto se siamo abitualmente severi con noi stessi, abbiamo il diritto - anzi l'obbligo - di mettere in evidenza i primati positivi della nostra citta'. Palermo non ne ha molti, ma tra questi pochi c'e' un'attiva minoranza di cittadini che ha scelto di mettersi alla scuola della nonviolenza gandhiana. Che e' scuola di pensiero, di studio, di riflessione critica, ma anche - inseparabilmente - laboratorio pratico di esperimenti creativi. E proprio a Palermo si e' realizzato un esperimento d'avanguardia: trenta operatori della Guardia di Finanza, prima, quaranta membri dell'Arma dei Carabinieri, poi, hanno seguito - del tutto volontariamente - un corso di formazione alla nonviolenza proposto da Andrea Cozzo, che di questa disciplina si occupa ormai da anni nella Facolta' di lettere e filosofia del nostro Ateneo. Da pochi giorni e' disponibile anche in citta' (presso la libreria delle Paoline) un volume speciale dei "Quaderni Satyagraha" in cui quelle due sperimentazioni sono raccontate con tutti i dettagli e i documenti desiderabili. Gia' solo il titolo del quaderno - Gestione creativa e nonviolenta delle situazioni di tensione. Manuale per le Forze dell'ordine - lascia intendere che si sia trattato, come scrive il questore Nicola Zito, di una "scommessa ardita". Gli scontri ricorrenti fra manifestanti e forze di polizia - che hanno toccato anche in Sicilia punte tragiche come l'uccisione di Raciti a Catania - farebbero supporre che il dettato costituzionale (secondo cui la polizia di Stato avrebbe il compito di intervenire "come strumento di tutela dei diritti contro la violenza, intesa come sopraffazione e grave lesione dei diritti dell'uomo") sia destinato a restare sulla carta, senza nessuna incidenza concreta. E non e' un caso che dalle nostre parti "sbirru" - il termine dialettale con cui si denominano i membri delle forze dell'ordine - venga usato abitualmente (tranne quando qualche assessore regionale, mentre si intrattiene affabilmente con amici mafiosi, lo intende in senso vezzegiativo) come offesa, denigrazione infamante. Solo un'inversione radicale di tendenza, nella mentalita' e conseguentemente nello stile ordinario dei cittadini in divisa, puo' indurre nei concittadini - che talora a torto, talora a ragione, si ritengono vittime piu' che beneficiari - un mutamento di prospettiva e di atteggiamento nel rapportarsi con chi ha, anzi dovrebbe avere, il monopolio delle armi. Come e' facile intuire - e come questi preziosi racconti confermano - non si tratta di indebolire le ragioni della legalita' ne', ancor meno, di privare di mezzi coercitivi necessari chi e' istituzionalmente deputato a farle rispettare. Si tratta, piuttosto, di ripensare i fini e le modalita' di esercizio degli apparati repressivi: di inserirli in una "cultura del servizio" che sradichi anche solo l'apparenza di una condizione di privilegio di chi puo' dare ordini e farsi obbedire. A tale scopo Cozzo suggerisce ai suoi interlocutori di abbandonare il modello sanzionatorio per adottare un modello relazionale. Piu' precisamente, un modello di relazione terapeutica, di cura: "come il medico cerca di combattere la malattia ma non il malato e, anche quando ritiene di non potere riuscire nell'intento senza asportare tutta intera la parte malata, cerca di non infliggere sofferenza al malato (per esempio somministrandogli un anestetico), cosi' noi cerchiamo di combattere l'ingiustizia ma non colui che e' ingiusto, cioe' l'azione ma non la persona, e anche quando non riusciamo a fare la prima cosa senza la seconda, possiamo pur sempre almeno preoccuparci di ridurre al minimo quest'ultimo aspetto". Indicazioni di questo genere, istruttive in tutta Italia (non e' un caso che Cozzo abbia riproposto il corso di formazione anche ai Vigili Urbani di Pescara), sono singolarmente urgenti per territori in cui forti organizzazioni criminali prosperano in un clima di "alegalita' sistemica" (La Spina). In cui, per dirla semplicemente, la legge e' uguale per tutti, tranne che per se' e per i propri amici. E' urgente capovolgere, con la prassi quotidiana, questa filosofia di vita e arrivare a che il pubblico funzionario, armato di pistola o di timbro, tratti gli estranei con la delicatezza con cui tratta spontaneamente gli amici e gli amici con l'imparzialita' che gli viene facile adottare nei confronti degli sconosciuti. Un'utopia? Forse. Ma, come sosteneva Edgar Allan Poe, ci sono molte cose che sfuggono a coloro che si limitano a sognare solo di notte. 7. LIBRI. ANGELA DOGLIOTTI MARASSO PRESENTA "LE RAGIONI DEL NO" DI DONATELLA DELLA PORTA E GIANNI PIAZZA [Dal sito del Centro studi "Sereno Regis" di Torino (www.cssr-pas.org) riprendiamo la seguente recensione del libro di Donatella Della Porta, Gianni Piazza, Le ragioni del no. Le campagne contro la Tav in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto, Feltrinelli, Milano 2008. Angela Dogliotti Marasso, rappresentante autorevolissima del Movimento Internazionale della Riconciliazione e del Movimento Nonviolento, svolge attivita' di ricerca e formazione presso il Centro studi "Sereno Regis" di Torino e fa parte della Commissione di educazione alla pace dell'International peace research association; studiosa e testimone, educatrice e formatrice, e' una delle figure piu' nitide della nonviolenza in Italia. Tra le sue opere segnaliamo particolarmente Aggressivita' e violenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino; il saggio su Domenico Sereno Regis, in AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona 1999; con Maria Chiara Tropea, La mia storia, la tua storia, il nostro futuro, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003; Con Elena Camino (a cura di), Il conflitto: rischio e opportunita', Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2004. Due interviste ad Angela Dogliotti Marasso sono nelle "Minime" n. 220 e n. 222. Donatella della Porta insegna sociologia all'Istituto universitario europeo di Firenze. Tra le sue pubblicazioni piu' recenti: Global, noglobal, new global. Le proteste contro il G8 a Genova, Laterza 2002; (con Massimiliano Andretta, Lorenzo Mosca e Herbert Reiter), I new global, il Mulino 2003; (con Mario Diani), Movimenti senza protesta?, il Mulino 2004; Transnational Protest and Global Activism, Rowman and Littlefield 2005; (con Abby Peterson e Herbert Reiter), Globalization from Below, The University of Minnesota Press 2006; The Policing Transnational Protest, Ashgate 2006 (con Manuela Caiani); (con Mario Diani), Quale Europa? Europeizzazione, identita' e conflitti, il Mulino 2006; (con Sidney Tarrow), Social Movements: An Introduction, Blackwell 2006; (con Massimiliano Andretta, Lorenzo Mosca e Herbert Reiter), The Global Justice Movement, Paradigm 2007; (con Gianni Piazza), Le ragioni del no. Le campagne contro la Tav in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto, Feltrinelli, 2008. Gianni Piazza insegna presso la facolta' di Scienze politiche dell'Universita' di Catania; ha svolto ricerche su politica e politiche locali, conflitti e partecipazione politica. Tra le opere di Gianni Piazza: La citta' degli affari, Rubbettino, 1994; Sindaci e politiche in Sicilia, Rubbettino, 1998; (con O. Lanza e C. Vacante), Politiche e partecipazione. Sindaci, gruppi, cittadini nel nuovo governo locale, Bonanno 2004; (con D. Della Porta), Le ragioni del no. Le campagne contro la Tav in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto, Feltrinelli, 2008] Partendo da una ricerca sulle campagne di protesta contro la Tav in Val Susa e il Ponte sullo Stretto di Messina, questo testo sottopone all'attenzione di tutti alcuni fondamentali interrogativi, indispensabili per comprendere le dinamiche e i molteplici significati di conflitti come quelli presi in esame. La ricostruzione dei due casi si basa su fonti diverse: la stampa quotidiana, attraverso cui ripercorrere le tappe salienti delle due vicende e far emergere le posizioni dei soggetti coinvolti nei conflitti; i documenti prodotti (volantini, petizioni, comunicati stampa, manifesti...), contenuti nei siti web delle organizzazioni che si oppongono ai due progetti; una serie di interviste strutturate, integrate da materiali e commenti pubblicati in libri, siti e riviste. Il capitolo centrale del libro - centrale come collocazione e come rilevanza - e' dedicato alla "costruzione simbolica del conflitto". In esso si analizza quanto la costruzione di una identita' sia rilevante, non solo nella motivazione alla partecipazione popolare e all'azione di vasti settori di popolazione, ma anche nella individuazione e nella difesa convinta delle poste in gioco. Emerge chiaramente che quanto maggiore e' la coesione comunitaria/identitaria, tanto piu' forte e' la capacita' di opposizione e di resistenza. Se si prende in considerazione il caso Tav, si vede, ed esempio, che in Val di Susa l'identita' comunitaria e' forte e caratterizzata da apertura e flessibilita'. Alla sua costruzione hanno contribuito sia la memoria storica della Resistenza, sia la ricostruzione degli altri momenti significativi della storia della valle, come quelli legati ai processi di industrializzazione, alle lotte sociali ad essi collegate, ai flussi migratori e alla presenza di un collegamento ferroviario internazionale, che hanno consolidato la vocazione della valle come importante nodo di transito, di incontro e di scambio. Piu' recentemente, e' stata proprio la lotta contro la Tav a facilitare una ricostruzione simbolica della comunita' "nel corso dell'azione", in una fase di de-industrializzazione e di crisi. Ma grazie anche alla capacita' "di integrare valori e culture diverse", la Valle e' riuscita a superare la logica della pura opposizione localistica, prevalente nella prima fase della lotta, scoprendo a fondamento della propria opposizione ragioni di portata universale, valide a livello globale. Cio' emerge chiaramente da affermazioni come quelle che seguono, ricavate da interviste o articoli: "non e' solo un confronto tra modelli alternativi di esercizio del trasporto, ma tra modelli di sviluppo: qui bisogna cominciare a chiederci quali merci produrre, perche' spostarle e dove portarle"; "non possiamo pensare a un mondo in crescita economica continua. I treni ad alta velocita' consumano energia, in un mondo in cui di energia c'e' sempre piu' fame, distruggono terreni agricoli e panorami secolari" (p. 99). Sono proprio i concetti di progresso, bene comune, futuro, democrazia ad essere controversi. A chi accusa coloro che sono contrari alle grandi opere, siano esse la Tav o il Ponte sulla Stretto, di difendere interessi particolari, i protagonisti delle lotte rispondono con la consapevolezza di essere portatori di un interesse generale, ben piu' ampio di quello delle lobby del cemento e del tondino. E' l'interesse di chi vuole preservare "un futuro per i nostri figli". E cio' solleva un'altra delle questioni cruciali: chi ha legittimita' a prendere decisioni in simili conflitti? Quali sono le forme della democrazia che meglio tutelano i diritti, gli interessi e i bisogni di tutti, in primis quelli di un'equa distribuzione delle risorse e di un modello di vita sostenibile anche rispetto alle generazioni future? Nell'ultima parte il testo prende in esame "i repertori della protesta", illustrando le diverse modalita' attraverso cui si e' costruito il movimento di opposizione, dalla controinformazione alle manifestazioni, ai presidi, ai campeggi, all'attenzione alla comunicazione e alla ricerca di alleanze. Un testo documentato, denso e prezioso per entrare nella logica di conflitti ambientali irrisolti e forse non ancora del tutto compresi nella loro emblematicita'. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 418 del 7 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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