La domenica della nonviolenza. 158



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 158 del 6 aprile 2008

In questo numero:
1. Anna Maffei: Martin Luther King
2. Una bibliografia essenziale di e su Martin Luther King
3. Luisa Muraro: Giovane donna con un braccio per aria
4. Alberto Ghidini presenta "Spensierarsi. Raimon Panikkar e la macchina per
cinguettare" di Paulo Barone

1. PROFILI. ANNA MAFFEI: MARTIN LUTHER KING
[Dal sito www.martinlutherking.ucebi.it riprendiamo il seguente profilo.
Anna Maffei, presidente dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia
(in sigla: Ucebi), prestigiosa teologa e saggista, appartiene alla
tradizione nonviolenta espressa dal pastore battista e martire per la pace e
la dignita' umana Martin Luther King.
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi
all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo
stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama.
Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta
nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti
degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di
attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther
King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994
(edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di
Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona
1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura
di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della
nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la
liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza
1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo
aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la
comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e'
in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther
King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono
usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve
(January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 -
November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4.
Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New
Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel
(September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito:
www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Lerone Bennett,
Martin Luter King. L'uomo di Atlanta, Claudiana, Torino 1969, 1998, Nuova
iniziativa editoriale, Roma 2008; Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La
ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli
1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King,
Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori,
Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e
l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008.
Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther
King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu'
di non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio
critico approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin
Luther King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre
contemporanee personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza
antirazzista in America). Una introduzione sintetica e' in "Azione
nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia
essenziale]

Martin Luther King nasce dopo un parto difficile ad Atlanta, Georgia, nel
Sud degli Stati Uniti, dove il problema razziale e' sentito con angoscia e
urgenza particolari. Questo bambino che il 15 gennaio 1929 sembra entrare
cosi' malvolentieri nel mondo ha una storia le cui radici affondano nel
suolo afro-americano.
*
Le radici storiche: lo schiavismo
I suoi antenati erano stati catturati con violenza inaudita dai negrieri e
portati dall'Africa in catene sul continente americano per esservi venduti
nei mercati ai migliori offerenti. Milioni di neri, uomini e donne, venivano
strappati alla loro terra e fatti schiavi per lavorare, fino allo stremo
delle loro forze, nelle piantagioni di cotone. Sorse e tramonto' il sole per
duecento lunghi anni, giorno dopo giorno, e gli antenati di Martin Luther
King venivano comprati, venduti, violentati e uccisi come fossero bestie.
Dopo una cruenta guerra fra gli Stati del Nord, che volevano imporre il loro
modello di sviluppo, e gli Stati del Sud, parve arrivare la liberta' per i
neri sul suolo americano. Ma dopo un periodo piuttosto favorevole, furono
ricacciati, anno per anno, nella condizione servile, specialmente nel Sud. I
proprietari terrieri avevano escogitato la maniera di fare indebitare sempre
di piu' i lavoratori neri, ai quali era anche negato nella pratica di
partecipare alle elezioni.
*
Il futuro come un incubo
"Lavorare dall'alba al tramonto per un anno intero incatenato alla terra dai
conti da pagare al magazzino della piantagione, scacciare questi pensieri
con cattivo gin, dimenticare nell'estasi del canto e della preghiera...
piangere, maledire se stesso per la propria vilta', essere lo zimbello dei
giudici e dei poliziotti, finire col credere alla propria indegnita'... e
infine cedere, inchinarsi, strisciare, sorridere e odiare se stesso per il
proprio servilismo e la propria debolezza". Questo era il tormento del nonno
paterno di Martin Luther King, James Albert, e di tutti i neri; questo era
l'incubo che assillava i loro bambini in casa e negli edifici fatiscenti
della scuola, dove gli studenti di colore ricevevano un'istruzione che era
di molto inferiore a quella dei bianchi. Nelle strade e nelle piazze delle
citta' si vedevano dappertutto cartelli con la scritta "solo per bianchi", e
la vita dei neri si consumava per lo piu' nei ghetti sudici e sovrappopolati
privi di strutture e di servizi appena decenti. Qui Martin Luther King
nasce, vive e comincia a lottare fin dalla sua fanciullezza.
*
L'infanzia e gli studi
Fin dall'infanzia Martin Luther King deve subire i traumi dei bambini che
scoprono di essere diversi e discriminati in una societa' razzista. Ha
cinque anni quando la madre dei suoi compagni bianchi proibisce loro di
giocare col piccolo Martin, perche' "negro". A otto anni apprende dal padre
con dolore la tragica fine della sua prediletta cantante Bessie Smith,
celebre interprete di spirituals, canti di fede e di speranza degli schiavi
delle piantagioni del Sud: ferita in uno scontro automobilistico, muore
dissanguata perche' rifiutata dagli ospedali per bianchi di Atlanta. Ancora
impreparato a reagire, queste ed altre esperienze amare gli rimangono
scolpite per sempre nell'animo. La discriminazione che Martin Luther King
deve subire e che vede colpire la sua gente gli consiglia gli studi di
giurisprudenza. Entra nel Morehouse College di Atlanta (universita' per soli
neri), ma, divenuto consapevole di essere chiamato da Dio al servizio
pastorale, dopo qualche anno passa agli studi di teologia. Nel 1952, a 22
anni, tiene la sua prima predicazione nella chiesa battista di Atlanta.
*
Il segno dei tempi
E' un periodo di rivolgimenti storici profondi e di portata mondiale, come
la seconda guerra mondiale, nella quale gli Stati Uniti entrano il 17
dicembre 1941, e la conquista dell'indipendenza delle colonie europee in
Africa, Asia e America. Martin Luther King e' affascinato dalla figura di
Gandhi, dal quale apprende i principi della lotta nonviolenta. Nel 1953 si
laurea in filosofia a Boston e nel 1954 si trasferisce con la moglie Coretta
Scott a Montgomery, Alabama, per svolgervi il ministero di pastore della
chiesa battista. Martin Luther King coglie quello che il Nuovo Testamento
chiama kairos, cioe' il momento opportuno nel quale l'opera di Dio viene
colta nel mondo e sfida l'uomo a una scelta di fede che lo impegna a vivere
con coerenza la volonta' di Dio nella storia.
*
Nasce il movimento per i diritti civili
La scintilla che da' inizio al movimento per i diritti civili scocca a
Montgomery, apparentemente per un banale incidente. Sugli autobus della
citta' le prime tre file di posti sono riservate ai bianchi, le altre
possono essere occupate da neri solo se non ci sono bianchi in piedi. Il
pomeriggio del primo dicembre 1955 un'impiegata nera, Rosa Parks, seduta
dietro i posti riservati ai bianchi, rifiuta di alzarsi e cedere il posto
quando salgono alcuni viaggiatori bianchi: viene arrestata e portata in
carcere.
La notizia si diffonde rapidamente, gli esponenti e i pastori della
comunita' nera s'incontrano e decidono subito di boicottare i mezzi pubblici
di trasporto: propongono ai neri di non prendere piu' l'autobus e di recarsi
al lavoro a piedi o con altro mezzo. L'esito appare incerto, perche' altre
volte simili iniziative non avevano avuto successo; intanto Martin Luther
King e' votato all'unanimita' capo del movimento. La mattina del 5 dicembre
tutti i neri vanno a lavorare a piedi, a dorso di mulo, su carri. Il
boicottaggio e' totale fino al dicembre dell'anno successivo: 382 giorni
dura la lotta tutt'altro che facile, e il movimento ottiene la sua prima
vittoria: l'abolizione della segregazione sui mezzi pubblici di trasporto.
*
Simbolo della "rivoluzione nera"
Le reazioni dei bianchi sono violente: hanno paura. La compagnia degli
autobus ha perso 40 milioni di dollari. Martin Luther King diviene il
bersaglio di minacce d'ogni genere e viene arrestato. Il 30 giugno, mentre
si trova fuori fra la sua gente, un attentato dinamitardo gli distrugge la
casa; la moglie e la figlia Yoki sono dentro, ma restano fortunatamente
illese. Martin Luther King e' ormai il simbolo della "rivoluzione nera".
*
L'esperienza di fede: un nuovo inizio
Teso fino al limite delle sue risorse fisiche e morali per tutti gli impegni
che deve assolvere, una sera del gennaio 1956 Martin Luther King e' sul
punto di crollare. L'atmosfera e' densa di nubi e i pericoli sono molto
reali, ed egli, seduto in cucina, confida a Dio di non farcela piu'. "Eccomi
qui - prega - mi batto per cio' che credo giusto. Ma ho paura. Mi chiedono
di guidarli, ma se mi presento loro senza forza e senza coraggio anch'essi
vacilleranno. Ho esaurito le mie forze. Non mi rimane nulla". E mentre e'
li', solo, sperimenta la "presenza di Dio", avverte "la promessa
rassicurante d'una voce interiore che gli dice: 'Lotta per la giustizia.
Lotta per la pace. Dio sara' sempre al tuo fianco!'". L'esperienza di fede,
caratteristica della tradizione evangelica battista, determina, come egli
stesso dice, una svolta fondamentale nella sua vita: era giunto allo stremo
delle sue forze, ora, pero', si sente forte della forza di Dio ed e' pronto
a riprendere la lotta.
*
Il movimento si estende
Martin Luther King partecipa a manifestazioni di massa e a raduni, e viene
spesso arrestato. E ogni volta si rafforza il suo impegno per la giustizia,
si rinvigorisce la sua fede in Dio e nella Sua guida, e il suo coraggio di
lottare e la sua certezza di vincere si comunicano ad altri esponenti del
movimento e alla sua gente. Il movimento si estende ben presto a tutti gli
Stati Uniti. Il pellegrinaggio di preghiera a Washington del 17 maggio 1957
per il pieno diritto di voto ai neri e' una delle manifestazioni piu'
importanti. Martin Luther King riesce a convogliare le forze disgregate dei
neri nella lotta nonviolenta, ma ha anche oppositori che propugnano il
ricorso alla violenza contro il razzismo bianco.
*
La nostra capacita' di soffrire
Mentre si moltiplicano i sit-in nei locali pubblici per bianchi e i "viaggi
della liberta'" di bianchi e neri insieme in autobus attraverso gli Stati
Uniti, Martin Luther King risponde ai detrattori: "Non possiamo in coscienza
obbedire alle vostre leggi inique, perche' la non-cooperazione col male e'
un obbligo morale non meno della cooperazione col bene... Mandate a
mezzanotte i vostri sicari incappucciati nelle nostre case, pestateci e
lasciateci quasi morti, e noi vi ameremo ancora. Ma siate certi che
vinceremo con la nostra capacita' di soffrire. Un giorno conquisteremo la
liberta', non per noi stessi solo... e la nostra vittoria sara' anche
vostra".
*
We shall overcome
Nel 1963, centenario del proclama di Lincoln per l'affrancamento degli
schiavi, la battaglia nonviolenta dilaga in piu' di 800 citta'. A Birmingham
la polizia si scaglia con ferocia sui dimostranti che cantano We shall
overcome, sguinzaglia i cani e aziona gli idranti contro un corteo inerme di
ragazzi. Sotto la pressione dell'opinione pubblica inorridita il governo
dichiara illegale la segregazione nei negozi e nei luoghi pubblici e decreta
l'assunzione al lavoro per bianchi e neri su basi egualitarie.
*
E' tanto difficile aspettare
Arrestato, Martin Luther King scrive in cella d'isolamento una lettera
rimasta famosa: "E' facile dire: 'aspettate'. Ma quando avete visto una
plebaglia inferocita linciare a volonta' le vostre madri e i vostri padri...
e i poliziotti pieni d'odio maledetto colpire e perfino uccidere impunemente
i vostri fratelli e le vostre sorelle... quando sentite la vostra lingua
torcersi se cercate di spiegare alla vostra bambina di sei anni perche' non
puo' andare al luna-park, e vedete spuntarle le lacrime quando sente che e'
chiuso ai bambini neri... quando vi perseguita notte e giorno il fatto di
essere nero, non sapendo mai che cosa vi puo' accadere; allora voi
comprendete perche' per noi e' tanto difficile aspettare".
*
La marcia della liberta'
Il 28 agosto arriva a Washington la marcia dei 250.000 per chiedere
l'approvazione della legge sulla parita' dei diritti civili per bianchi e
neri. Le telecamere di tutto il mondo sono puntate sulla marea di bianchi e
di neri che cantano e pregano intorno al monumento a Lincoln, e riprendono
anche quello che e' stato definito il discorso profetico di Martin Luther
King.
*
Ho ancora un sogno
"Il cammino e' pieno di asprezze, ma nonostante le fatiche e le umiliazioni,
ho ancora un sogno. Sogno che sulle rosse colline della Georgia i figli
degli antichi schiavi e degli schiavisti possano sedere insieme al tavolo
della fratellanza. Sogno che lo stato del Mississipi, rigonfio d'oppressione
e di brutalita', sia trasformato in terra di liberta' e di giustizia. Sogno
che un giorno l'Alabama sia trasformato in uno stato dove bambine e bambini
neri potranno dare la mano a bambine e bambini bianchi, e camminare insieme
come fratelli e sorelle... Con questa fede torno nel Sud. Con questa fede
staccheremo alla montagna dell'angoscia una scheggia di speranza. Con questa
fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in
prigione insieme, sapendo che un giorno saremo liberi. Quando cio' avverra',
tutti i figli di Dio, bianchi e neri, ebrei e pagani, evangelici e
cattolici, potranno giungere le mani e cantare l'antico inno degli schiavi:
'Finalmente liberi! Finalmente liberi! Gran Dio onnipotente, siamo
finalmente liberi!'".
*
Premio Nobel per la pace
La legge per i diritti civili viene approvata il 10 febbraio 1964. Quella
marcia pacifista e la figura di Martin Luther King hanno risonanza in tutto
il mondo e le sue predicazioni e i suoi scritti vengono tradotti e letti in
molti Paesi, ed anche in Italia: Il fronte della coscienza, Marcia verso la
liberta', Perche' non possiamo attendere, Dove stiamo andando: verso il caos
o la comunita'?, La forza di amare. Il 14 ottobre lo raggiunge un telegramma
da Stoccolma: "Il premio Nobel per la pace e' stato assegnato a Martin
Luther King per aver fermamente e continuamente sostenuto il principio della
nonviolenza nella lotta antirazzista nel suo Paese". Coretta piange di gioia
davanti ai giornalisti: "... valeva la pena di soffrire tanto. A Martin
servira' per continuare gli sforzi nella lotta per l'uguaglianza dei neri",
e i 34 milioni del premio vengono messi a disposizione della causa alla
quale Martin Luther King ha dedicato la vita.
*
Il movimento si allarga
Tra mille difficolta' e molti oppositori Martin Luther King corre da una
parte all'altra degli Stati Uniti a premere per le riforme richieste e il
movimento si allarga alla lotta contro la poverta' e contro il
coinvolgimento degli Usa nella guerra del Vietnam. Nel marzo 1968 sta
preparando "il pellegrinaggio della miseria nazionale": poveri di tutte le
razze muoveranno da tutte le parti degli Stati Uniti e contemporaneamente
verso Washington con bambini e stracci sulle loro carrette. Il 27 marzo a
Memphis, Tennessee, 6.000 neri escono da una chiesa evangelica e
attraversano in corteo la citta' per solidarieta' con 1.700 spazzini neri in
sciopero. Martin Luther King e' in testa al corteo quando, all'improvviso,
alcuni giovani ne escono per spaccare vetrine e saccheggiare negozi. La
polizia interviene e carica i dimostranti: un morto e sessanta feriti.
*
Una mano assassina
Il 4 aprile 1968 Martin Luther King e' con altri leader neri in una stanza
dell'Hotel Lorraine a Memphis, e' sconvolto, teme per le sorti del movimento
della nonviolenza. Il giorno prima ha detto: "vivere a lungo ha i suoi
aspetti positivi. Ma la cosa non m'interessa. Voglio solo fare la volonta'
di Dio". Esce sulla terrazza per una boccata d'aria, alle 18,01 si volta per
rientrare e si accascia improvvisamente al suolo: un colpo e' partito, da
una finestra 60 metri piu' in la' un dito ha premuto sul grilletto d'un
fucile.
*
Ho tentato di amare e servire l'umanita'
Al funerale sono migliaia le persone d'ogni ceto e razza: riconoscono in lui
qualcosa di piu' di un simbolo o di un leader, riconoscono in lui un profeta
di Dio che ha interpretato il tormento d'un popolo e lo ha guidato con la
nonviolenza nella lotta per i propri diritti. Durante il rito, celebrato dal
vecchio padre di Martin Luther King, risuonano nel silenzio della chiesa
battista di Ebenezer le parole d'una sua predicazione registrate su nastro:
"Se qualcuno di voi sara' qui nel giorno della mia morte, sappia che non
voglio un grande funerale. E se incaricherete qualcuno di pronunciare
un'orazione funebre, raccomandategli che non sia troppo lunga. Ditegli di
non parlare del mio premio Nobel, perche' non ha importanza... Dica che una
voce grido' nel deserto per la giustizia. Dica che ho tentato di spendere la
mia vita per vestire gli ignudi, per nutrire gli affamati, che ho tentato di
amare e servire l'umanita'".

2. MATERIALI. UNA BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE DI E SU MARTIN LUTHER KING
[Dal sito www.martinlutherking.ucebi.it riprendiamo le seguenti indicazioni
bibliografiche]

- Louis V. Baldwin, There is a Balm in the Gilead. The Cultural Roots of
Martin Luther King, Jr, Fortress Press, 1991.
- Louis V. Baldwin, To make the wounded whole. The Cultural Legacy of Martin
Luther King, jr., Fortress Press, 1992.
- Lerone Bennett, Martin Luther King, Claudiana Editrice, Torino 1998.
- Robert M. Bleiwess, a cura di, Marching to Freedom. The Life of Martin
Luther King, Middeltown, Conn., American Ed. Publication, 1968.
- Bruno Cartosio, "Martin e Malcolm e il movimento di liberazione
afroamericano", in AA. VV., Dialogo su Malcolm X, Roma, Manifestolibri,
1994.
- James H. Cone, Martin and Malcolm and America. A Dream or a Nightmare, New
York, Maryknoll, Orbis Books, 1991.
- R. Cooney, H. Michalowski, a cura di, The Power of the People. Active
Nonviolence in the United States, Culter City, California, Peace Press,
1977.
- David J. Garrow, Bearing the Cross. Martin Luther King, Jr. and the
Southern Christian Leadership Conference, New York, Norton Books, 1988.
- H. Hampton, S. Fayer, Voices of Freedom. An Oral History of the Civil
Rights Movement from the 1950s to the 1980s, New York, Bantam Books, 1990.
- Martin Luther King, jr, "I have a dream". L'autobiografia del profeta
dell'uguaglianza, a cura di Clayborne Carson, Mondadori, 2000.
- Martin Luther King, jr, Io ho un sogno. Scritti e discorsi che hanno
cambiato il mondo, Torino, Sei, 1992.
- Martin Luther King, jr, La forza di amare, Torino, Sei, 1968 (Strength to
Love, 1964).
- Martin Luther King, jr, Il fronte della coscienza, Torino, Sei, 1966 (The
Trumpet of Conscience, 1968).
- Martin Luther King, jr, Marcia verso la liberta', Palermo, Ando', 1968
(Stride To Freedom. The Montgomery Story, 1958).
- Martin Luther King, jr, Perche' non possiamo aspettare, Palermo, Ando',
1970 (Why We Can't Wait, 1964).
- Martin Luther King, jr, Dove stiamo andando: verso il caos o la
comunita'?, Torino, Sei, 1970 (Where Do We Go from Here: Chaos or
Community?, 1967).
- Martin Luther King, jr, Un testamento di speranza, in P. Naso, cit. sotto,
p. 204 ss. (A Testament of Hope, 1991).
- Martin Luther King, jr, Oltre il Vietnam, Vicenza, La Locusta, 1968 (A
Time to Break Silence).
- Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin
Luther King, La Citta' del Sole, 1994.
- Cristina Mattiello, Le chiese nere negli Stati Uniti. Dalla religione
degli schiavi alla teologia nera della liberazione, Torino, Claudiana
Editrice, 1993.
- Paolo Naso, a cura di, L'"altro" Martin Luther King, Torino, Claudiana
Editrice, 1993.
- Stephen B. Oates, Let the Trumpet Sound. The life of Martin Luther King,
jr, Mentor Books, New American Library, New York, 1985.
- Albert J. Raboteau, Slave Religion. The "Invisibile Institution" in the
Antebellum South, New York, Oxford University Press, 1978.
- Gayraud S. Wilmore, Black Religion and Black Radicalism. An Interpretation
of the Religious History of Afro-American People, Maryknoll, New York, Orbis
Books, 1983.

3. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: GIOVANE DONNA CON UN BRACCIO PER ARIA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 marzo 2008, col titolo "'68. Giovane
donna con un braccio per aria" e il sommario "Ritratto di ragazza in mezzo a
una virilita' presa dai suoi compiti storici. La rivolta femminile contro i
costumi dei giovani uomini: il fiore della vittoria, il credito del
cambiamento".
Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici, ha insegnato
all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di
"Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la
seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei
sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza),
in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita'
Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una
carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare
nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia
dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba
Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista
dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al
femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della
differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva:
La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981,
ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La
Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti,
Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla
nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria
delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via
Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima
(1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero
della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della
maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel
1997"]

Ai pittori di una volta e oggi ai fotografi e' sempre piaciuto fare ritratti
di donne, Giovane donna davanti allo specchio, Donna che scrive una lettera,
Dama con ermellino, Signora seduta con amici in piedi, e cosi' via. Questa,
come la chiamiamo? Giovane donna con un braccio per aria? E' una foto del
famoso Maggio francese. Arrivati per ultimi, dopo gli americani, i tedeschi,
gli italiani, gli inglesi non so, i francesi si sono bellamente impadroniti
della cosa, le hanno dato il nome, il Sessantotto (noi altri, veramente,
avevamo cominciato prima) e perfino un mese, il mese della Madonna, il piu'
bello dell'anno nel nostro clima. A loro fa cosi' piacere, oltre che lo
fanno bene, come lo champagne.
Il ritratto che stiamo guardando, s'indovina che e' stato inventato li' sul
momento, ma non rubato, ed e' questa combinazione il suo bello, la ragazza
e' arrivata alla manifestazione senza premeditazione, con un presentimento
appena, ha visto il fotografo, ne ha intuito l'intenzione, gli ha fatto
intendere "ci sono", si e' messa in posa, tutto in un lampo e la fotografia
era fatta. Ed ecco il ritratto di lei, distaccata, per un attimo ma
definitivamente, da quello che la circondava, che e' finito in ombra o fuori
dal quadro.
Tutto il contrario dalla vasta e impressionante visione della battaglia di
Valle Giulia, commentata da Alessandra Bocchetti che l'aveva ripresa, e
pubblicata sul "Manifesto" del primo marzo scorso in apertura di questa
serie di foto del Sessantotto, dove "tutto" e' dispiegato, il luogo, le
forze in campo, i fronti contrapposti e le rispettive intenzioni (se avete
guardato bene, avrete visto anche, nella piega della schiena, la paura di
alcuni dei poliziotti, quelli sulla jeep di destra), e questo "tutto" ci
appare angosciosamente gravato da cose che stanno per accadere.
In questa foto, al contrario, quello che doveva succedere, e' li', felice,
il resto e' contorno. S'indovina che siamo in una piazza, sul fondo c'e' un
edificio di nobile fattura, qualcosa di neoclassico; dai vestiti di lei,
cuffia di lana e maniche di camicia, si suppone che non siamo ne' d'estate
ne' d'inverno (il maggio parigino va a pennello), due gruppi umani si
fronteggiano a distanza ultraravvicinata, occhi negli occhi; quelli che
vediamo di spalle, anche qui, sono gli uomini in divisa, messi in doppia
fila, la divisa non e' italiana, potrebbe essere dei corpi speciali della
polizia francese, giacca di cuoio e berretto tipo bustina, profilato in
cuoio: non sono dunque in assetto antisommossa, e forse stanno a guardia di
un luogo o di una cerimonia che gli altri vorrebbero occupare o disturbare
pacificamente. Ma non potrebbero essere, questi altri, molto banalmente,
persone che fanno la fila? No, la posizione dei corpi lo esclude come anche
lo sguardo dell'uomo a destra, un bel viso maschile i cui occhi sono
duramente puntati sull'uomo in divisa che ha di fronte.
In mezzo a questa virilita' tutta compresa nella serieta' dei suoi compiti
storici e quasi rabbuiata in viso, la figura di lei spicca lucente e serena,
sembra un volatile che batte un'ala per prendere il volo, la trattiene la
massa scura dei corpi. Da questa emerge solo con il braccio destro e buona
parte del viso: ha tratti ben disegnati, grandi occhi, sopracciglia marcate,
naso regolare, grande bocca, guance tonde e rialzate, un bel viso
incorniciato da capelli scuri coperti da una cuffia di lana chiaroscura. Che
mi porta, di colpo, dolorosamente, un'immagine che e' nella sequela del
Sessantotto (scusate la parola troppo rara, ma ci voleva), quella della
giovanissima protagonista di un'ultima impresa delle Brigate rosse, a Roma,
nel 1986, si chiamava Wilma Monaco, altre vittime non ricordo che ci furono:
il suo viso seminascosto tra il cappotto e l'asfalto, gli occhi chiusi, la
testa coperta da una cuffia di lana, anche lei, che non aveva neanche l'eta'
di questa.
La ragazza di Parigi, schivando gli occhi di quelli che ha di fronte,
rivolge lo sguardo a qualcuno che si trova al di qua dell'immagine, allora
era il fotografo, ora siamo noi. Non ci sta salutando, ci guarda con l'aria
di voler comunicarci o mostrarci qualcosa. Naturalmente, quello che piu'
colpisce, e' il braccio alzato, la cui vista mi ha fatto venire in mente una
miriade di situazioni, i bambini nella classe di una maestra che frequento,
quando sanno la risposta, la capocomitiva quand'e' sprovvista di ombrellino,
il tedoforo delle Olimpiadi, la statua della Liberta' a New York che giusto
i francesi hanno regalato agli americani, la persona perduta tra i flutti
del mare per segnalare la sua esistenza ad un'imbarcazione di passaggio, il
pugile vincitore alla fine dell'incontro, le tombole in piazza, tanti anni
fa, quando uno o una segnalava di avere vinto, ambo, tris, quaterna, cose
cosi'. Lei, perche'? Forse per il fiore. Infatti, il braccio tiene in alto,
senza stringerlo, fra tre dita, un fiore bianco delle dimensioni di un
ranuncolo, il cui esile gambo le attraversa il palmo.
Era un'usanza delle anime belle, offrire fiori ai poliziotti, e delle
canzoni pacifiste, metterli nelle bocche dei cannoni. Questo unico fiore, al
sommo del braccio sollevato, nella mano dischiusa, impedisce che questa si
stringa a pugno e sta al posto di una bandiera. E mi porta un'altra
immagine, molto distante ma precisa nel particolare comune, un'icona
bizantina del 1637, di Maria bambina in braccio alla madre sant'Anna cui
porge un fiore, una margherita, tenendola anche lei fra pollice, indice e
medio, le altre due dita ripiegate. Dietro all'immagine, si affaccia un
titolo, "Sola del suo sesso", coniato dalla teologia femminista per Maria
adulta, quasi l'ultima delle litanie, ora pro nobis, con trasparente
allusione al contrasto fra la posizione elevatissima riservata unicamente a
costei e l'umile rango di tutte le altre, nella societa' cristiana. Anche la
protagonista di quest'immagine e' sola, in un mondo di uomini, e realizza il
detto di Lacan, erede della teologia cattolica: una per una.
Ma nel Sessantotto, come ando', veramente? Che cosa facevano le donne,
quando non porgevano fiori al cielo? Il Sessantotto fu una cosa dei maschi,
direbbero due bambini che frequento. Le femmine pero', rispondo loro,
c'erano e questa foto ne ritrae una, io ero un'altra e tante ne ho
conosciute che c'erano, insieme alle loro amiche, una mia si chiamava
Rosetta, e ai loro compagni, uno mio si chiamava Giuseppe, nelle
manifestazioni di piazza, nelle occupazioni di universita', nelle assemblee
ad ascoltare, nei sottoscala a ciclostilare, nelle riunioni di gruppi e
gruppetti, negli appartamenti presi in comune, nei picchetti delle
fabbriche, nelle feste estive in riva ai fiumi, e tutto il resto.
Allora, cambio domanda: che cos'e' stato il Sessantotto per me e le mie
simili? Fu un passaggio - prima risposta - ma importante e, chissa',
necessario, certo che ci ha portate molto avanti. Infatti, si dice "rivolta
femminile" e "fine del patriarcato" e i piu' pensano all'Italia arcaica
degli anni Cinquanta. E' sbagliato. La rivolta che ha aperto la breccia da
cui sono passate poi tante altre, fu contro i costumi e la cultura dei
giovanotti che in questa foto fronteggiano i poliziotti. E che, fermi in
questa posizione, hanno consumato un sacco di tempo e di energie, troppe.
Siamo volate via... avete visto quel magnifico film di plastilina, Galline
in fuga? Noi.
C'e' una seconda risposta, perche', con la storia dei quarant'anni, ho
dovuto tornare a pensarci. A distanza di tanti anni, facendo il confronto
con il tempo presente, mi sono resa conto che ci fu un'investitura, allora,
in favore delle persone giovani, che adesso non c'e'. Quell'ebollizione
mondiale aveva la forma espressiva del contro, ma era attesa e ci fu chiesta
da un mondo che voleva cambiare, eravamo segretamente autorizzati. Come e da
chi precisamente, sono cose che la cultura maschile di sinistra, con la sua
dialettica e il suo antagonismo, non ha ancora imparato a captare. Non porto
esempi. Autorizzati, chi? Ovviamente, allora, i maschi. Ma le femmine
c'erano, c'eravamo anche noi e, per finire, oso dire, il credito del
cambiamento possibile e' andato a noi. Fu necessario alzare un braccio.

4. LIBRI. ALBERTO GHIDINI PRESENTA "SPENSIERARSI. RAIMON PANIKKAR E LA
MACCHINA PER CINGUETTARE" DI PAULO BARONE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 marzo 2008, col titolo "Attimi di
contemplazione vivente insieme a Raimon Panikkar" e il sommario "Al pensiero
di uno dei grandi maestri della nostra epoca e' dedicato il recente saggio
di Paulo Barone Spensierarsi. Inedite costellazioni, utili per orientarsi
tra le destabilizzanti formule del filosofo.
Alberto Ghidini e' coautore con Paolo Perticari et alii di Biopolitica
minore, Manifestolibri, Roma 2003.
Paulo Barone, filosofo e psicoanalista, ha studiato medicina e psichiatria a
Roma e filosofia a Torino, e' membro dell'Associazione italiana di
psicologia analitica e dell'International Association for Analytical
Psychology; e' redattore delle riviste filosofiche "aut aut" e
"Oltrecorrente"; dirige per la casa editrice Vivarium la collana "Visioni
dell'Oriente". Tra le opere di Paulo Barone: Dalla fiaba alla psicosi.
Prospettive per un'ontologia sociale, 1983; L'eta' della polvere.
Giacometti, Heidegger, Kant, Hegel, Schopenhauer e lo spazio estetico della
caducita', Marsilio, Venezia 1999; Lo junghismo. Sfiguramento e resti della
vita psichica, Raffaello Cortina Editore, Milano 2004; Spensierarsi. Raimon
Panikkar e la macchina per cinguettare, Diabasis, 2007.
Raimon (Raimundo) Panikkar e' nato a Barcellona nel 1918 da madre spagnola e
padre indiano; laureato in chimica, filosofia e teologia, ha insegnato in
molte universita' europee, asiatiche ed americane; e' uno dei principali
esperti di studi interculturali; ha pubblicato piu' di una quarantina di
volumi in tutto il mondo, e piu' di millequattrocento articoli sulla storia
delle religioni, la teologia, la filosofia della scienza, la metafisica,
l'indologia, le relazioni e il dialogo tra culture e religioni; e' membro
dell'Istituto Internazionale di Filosofia (Parigi), del Tribunale permanente
dei popoli (Roma) e della Commissione dell'Unesco per il dialogo
interculturale. Opere di Raimon Panikkar: tra i suoi numerosi libri cfr. Il
dialogo intrareligioso, Cittadella, Assisi 1988; Trinita' ed esperienza
religiosa dell'uomo, Cittadella, Assisi 1989; La torre di Babele, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1990; La sfida di scoprirsi
monaco, Cittadella, Assisi 1991; Ecosofia: la nuova saggezza, Cittadella,
Assisi 1993; Saggezza stile di vita, Edizioni cultura della pace, S.
Domenico di Fiesole (Fi) 1993; La pienezza dell'uomo. Una cristofania, Jaca
Book, Milano 1999; L'esperienza filosofica dell'India, Cittadella, Assisi
2000; Il dialogo intrareligioso, Cittadella, Milano 2001; Ecosofia: la nuova
saggezza. Per una spiritualita' della terra, Lampi di Stampa, 2001; Incontro
delle religioni: l'indispensabile dialogo, Jaca Book, Milano 2001; I Veda.
Mantramanjari. Testi fondamentali della rivelazione vedica, Rizzoli, Milano
2001; Pace e interculturalita', Jaca Book, Milano 2002; L'esperienza di Dio,
Queriniana, Brescia 2002; Pace e disarmo culturale, Rizzoli, Milano 2003;
(con Milena Carrara Pavan), Iniziazione ai veda. Compendio da I veda. Testi
fondamentali della rivelazione vedica, Servitium, 2003; La nuova innocenza,
tre volumi, Servitium, Palazzago (Bg); Gli inni cosmici dei Veda, Rizzoli,
Milano 2004; (con Henri Le Saux, Odette Baumer-Despeigne), Alle sorgenti del
Gange. Pellegrinaggio spirituale, Servitium, 2005; La dimora della saggezza,
Mondadori, Milano 2005; L'esperienza della vita. La mistica, Jaca Book,
Milano 2005; La nuova innocenza. Innocenza cosciente, Servitium, 2005; La
porta stretta della conoscenza. Sensi, ragione e fede, Rizzoli, Milano 2005;
Il Dharma dell'induismo. Una spiritualita' che parla al cuore
dell'occidente, Rizzoli, Milano 2006; (con Milena Carrara Pavan),
Pellegrinaggio a Kailasa, Servitium, 2006; Il silenzio del buddha. Un
a-teismo religioso, Mondadori, Milano 2006; Tra Dio e il cosmo. Una visione
non dualista della realta'. Dialogo con Gwendoline Jarczyk, Laterza,
Roma-Bari 2006; Beata semplicita'. La sfida di scoprirsi monaco, Cittadella,
Assisi 2007; Divinita', Emi, Bologna 2007; La gioia pasquale, la presenza di
Dio e Maria, Jaca Book, Milano 2007; (con Gianfranco Ravasi), Le parole di
Paolo, San Paolo Edizioni, 2007: Lo spirito della parola, Bollati
Boringhieri, Torino 2007; Il Cristo sconosciuto dell'induismo. Verso una
cristofania ecumenica, Jaca Book, Milano 2008. Si vedano anche gli atti del
seminario animato da Panikkar su Pace e disarmo culturale, L'altrapagina,
Citta' di Castello (Pg) 1987 (con interventi tra gli altri di Ernesto
Balducci, Fabrizio Battistelli, Luigi Cortesi, Antonino Drago, Achille
Rossi). Opere su Raimon Panikkar: Achille Rossi, Pluralismo e armonia:
introduzione al pensiero di Raimon Panikkar, L'altrapagina, Citta' di
Castello (Pg) s. d. ma 1990; Paulo Barone, Spensierarsi. Raimon Panikkar e
la macchina per cinguettare, Diabasis, 2007]

Educare lo sguardo a una nuova innocenza, sembra essere la sfida piu'
urgente nell'illuminismo spettacolare e tecnoscientifico della
postmodernita'. Impresa non da poco se si pensa che oggi la rete globale
dell'informazione "si incarna nell'occhio", come scriveva Ivan Illich,
riducendo la visione, la stessa capacita' di sentire, a una forma di
scanning. La posta in gioco e' una trasformazione radicale del nostro modo
di vedere: agli occhi viene chiesto di assumere una "funzione ricettiva
estrema", in grado di avviare un sistema di avvistamento auricolare della
realta' materiale, umana e divina, in una parola sola cosmoteandrica. Questa
espressione ci proietta direttamente nella filosofia di Raimon Panikkar, al
quale Paulo Barone ha dedicato il suo saggio Spensierarsi. Raimon Panikkar e
la macchina per cinguettare (Diabasis, pp. 117, euro 13), che prende il
sottotitolo da Die Zwitscher Maschine, opera di Paul Klee degli anni Venti
in cui, su un fondale olio e acquerello di colori stinti, estenuati, "e
percio' - osserva lo stesso Barone - continuamente variabile", appare un
bizzarro congegno a manovella concepito per riprodurre il cinguettio degli
uccelli.
Nel libro la minuscola e singolare macchina di Klee diventa un ritornello
ispiratore, un talismano che Barone attiva per accompagnare il lettore
nell'incontro con questo maestro della nostra epoca, "ponte vivente" tra
Oriente e Occidente, tra diverse tradizioni di pensiero - cristianesimo,
buddhismo, hinduismo - instancabile viaggiatore leggero, alla Langer,
attraversatore di confini tra sapere scientifico e cultura umanistica. La
complessa, lampeggiante, visione del mondo secondo Panikkar - del quale
presso Jaca Book e' in preparazione l'opera omnia - ci viene presentata da
Barone attraverso un raffinato intreccio di riferimenti testuali relativi
tanto alla sua vasta e poliedrica produzione, quanto a una piccola famiglia
filosofica e letteraria di amici che ad essa offre l'ambientazione ideale:
da Wittgenstein a Benjamin a Deleuze, ma anche Canetti, Kafka, Leopardi.
Il libro, del resto, e' popolato di inedite costellazioni, utili per
orientarsi tra le destabilizzanti, talvolta sconvolgenti, "formule" di
Panikkar, itinerari tortuosi, interstiziali, da percorrere a zig-zag, come
un taxi nel traffico urbano, su piu' ritmi e velocita', lungo linee d'attesa
o di fuga, strade a senso unico, tra sterzate, frenate e ripartenze
improvvise, rendendo evidente come mai la lettura di Panikkar necessiti di
uno sfondo variabile. Per Panikkar "il compito del nostro tempo" e'
reintegrare il terzo occhio, il senso mistico, nell'essere dell'uomo. Nel
quotidiano, nell'adesso, nell'angolo piu' minuto, concreto, umile, immediato
e apparentemente insignificante della realta' - che sfugge a qualsivoglia
indagine razionale - senza per questo banalizzarne la relazione diretta con
il mistero, con l'impenetrabile. La mistica come dimensione antropologica,
quindi, in risposta a qualunque specialismo intenda collocarla in una zona
impervia, riservata a pochi prescelti - e allo stesso tempo, cosi' distante
dalla partecipazione massiva e allucinata agli improbabili sogni di
felicita' propagati dal misticismo new age.
"La mistica e' l'esperienza integrale della realta'". E' questo il primo
sutra di Panikkar. Esperienza che si potrebbe definire in molti altri modi
(completa, olistica, pleromatica, e via dicendo), ma Panikkar, attento alla
lingua, non si lascia sedurre dall'idea di trovare una "parola giusta", dal
significato univoco e stabilito una volta per tutte, e sceglie l'aggettivo
intregrale come via polisemica per indicare un'esperienza diretta, non
mediata, in comunione con la realta' intesa come un "tutto". Esperienza
libera da pensieri (gedankenfreie Erlebnis), vicino alle cose di sempre,
nella disposizione etica "dell'infinitamente accanto".
Leggendo il testo si ha l'impressione che l'atmosfera generata dalla
Zwitscher Maschine messa in moto da Barone abbia molto in comune con l'aria
che si respira nell'ultimo scritto di Deleuze, il cui titolo L'immanence:
une vie... reca in se' qualcosa di simile a un motivo in cui le forze
convergono e si agitano, e la vita diviene pura contemplazione senza oggetto
ne' soggetto della conoscenza, contemplazione vivente che produce quella
tonalita' emotiva che il filosofo francese era solito chiamare (come ha
fatto notare Agamben) self-enjoyment.
Per il contemplativo, che sperimenta la tempiternita' nel quotidiano, oltre
la nostalgia per un bene perduto o per cio' che e' passato nei momenti
temporali di questa vita, cosi' intesa, per quanto goffa, cagionevole, di
costituzione debole, fragile, claudicante essa sia, ogni giorno e' una vita,
e dunque basta a se stesso - e basta a Panikkar - per rivelare la pienezza
di tutto cio' che e'. Ecco perche' Paulo Barone ha tutte le ragioni per
affermare che "non si puo' guardare al mistico senza invidia". Essere ben
bilanciato, inter-essere, sempre tra le cose, come la Pantera rosa o,
parafrasando Burroughs, il gatto che e' in noi (il gatto, nel baule degli
animali di Panikkar, ha una certa rilevanza), nella societa' attuale, il
mistico, scrive Panikkar ne La nuova innocenza (Servitium, 2003), e' il solo
che puo' sopravvivere "senza diventare terrorista (violento) o cinico
(menefreghista)", proprio in virtu' del suo grado di coscienza o, con
Barone, di una macchina per cinguettare, che potrebbe costituire il motore
di una nuova Achsenzeit o "eta' assiale" finalmente spensierata.

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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 158 del 6 aprile 2008

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