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Minime. 417
- Subject: Minime. 417
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 6 Apr 2008 00:40:49 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 417 del 6 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Michele Boato: Abbassiamo le ali, prego 2. Gaelle Courtens intervista Anna Maffei 3. Giuliana Sgrena: Ingrid, resisti 4. Maria Grazia Giannichedda: Ragionare 5. Sara Marinelli presenta "Abigail, una storia vera" di Chris Abani 6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. MICHELE BOATO: ABBASSIAMO LE ALI, PREGO [Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo intervento. Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. Gia' apprezzato assessore regionale del Veneto. Con Mao Valpiana e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' una delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Per le elezioni politiche dell'aprile 2008 e' capolista della lista "Per il bene comune" in Veneto e prestigioso candidato di sostegno in altre regioni. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Un'ampia intervista a Michele Boato curata da Diana Napoli e' apparsa nei nn. 157-158 di "Voci e volti della nonviolenza"] L'offensiva aerea contro Viterbo, infarcita di illegalita' e prepotenze, non e' l'unica in Italia. C'e' Malpensa che, osteggiata da popolazioni e sindaci del Parco del Ticino, e' il cuore della battaglia "nordista" di Bossi, Formigoni e compagnia padana cantante. Ma c'e' anche Tessera, il pericolosissimo aeroporto di Venezia, nato rubando un pezzo di laguna e speculando abbondantemente sulle aree e cresciuto con le rotte di atterraggio che sorvolano (meglio: sfiorano) gli impianti esplosivi del petrolchimico di Marghera, tanto da essere l'obiettivo principale della vigilanza antiterrorismo post 11 settembre. Da anni la lobby aeronautica preme per raddoppiare le piste, e con esse i voli, l'inquinamento da kerosene e quello acustico, il rischio di un incidente catastrofico su Marghera. Fino ad un mese fa il no del Comune (Cacciari), sollecitato da tutta la citta', era netto. Ora non piu': il mercato delle aree, delle opere "pubbliche" e private, stadi, terminal, cittadelle di questo e di quello, alberghi e condomini ha sbaragliato la debole diga istituzionali e la lobby alata (bipartisan) sta scaldando i motori. Dobbiamo fermare Berlusconi, ci implorano i compagni del "voto utile": che differenza fa, scusate, il pullman lo usate solo per vendere fumo agli ingenui in campagna elettorale; dal giorno dopo, tutti in aereo, per far crescere l'economia, il Pil, i tumori, la febbre di Gaia. 2. MEMORIA. GAELLE COURTENS INTERVISTA ANNA MAFFEI [Dal sito www.icn-news.com riprendiamo la seguente intervista del 3 aprile 2008 dal titolo "Anna Maffei: Conoscere Martin Luther King, al di la' della retorica del sogno" a cura di Gaelle Courtens. Gaelle Courtens, giornalista e saggista, e' redatrice di "Nev - notizie evangeliche". Anna Maffei, presidente dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia (in sigla: Ucebi), prestigiosa teologa e saggista, appartiene alla tradizione nonviolenta espressa dal pastore battista e martire per la pace e la dignita' umana Martin Luther King. Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; Il sogno della nonviolenza. Pensieri, Feltrinelli, Milano 2006; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora sei volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); 6. Advocate of the Social Gospel (September 1948 - March 1963); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Lerone Bennett, Martin Luter King. L'uomo di Atlanta, Claudiana, Torino 1969, 1998, Nuova iniziativa editoriale, Roma 2008; Gabriella Lavina, Serpente e colomba. La ricerca religiosa di Martin Luther King, Edizioni Citta' del Sole, Napoli 1994; Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004; Paolo Naso (a cura di), Il sogno e la storia. Il pensiero e l'attualita' di Martin Luther King (1929-1968), Claudiana, Torino 2008. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale] Roma (Nev). Domani, venerdi' 4 aprile, sulla piazza del Campidoglio a Roma l'Unione cristiana evangelica battista d'Italia (Ucebi) e la "Lott Carey Foreign Mission Convention" di Birmingham, Alabama (Usa), conferiranno il "Premio Martin Luther King per i diritti umani" a due associazioni vincitrici del bando. La premiazione avra' luogo nel quadro di una serata commemorativa per il quarantesimo anniversario dalla morte del pastore battista afroamericano, Premio Nobel per la pace. In vista dell'evento l'agenzia stampa "Nev" ha intervistato la presidente dell'Ucebi, la pastora Anna Maffei. * - Gaelle Courtens: I battisti italiani da tempo stanno portando avanti una campagna per diffondere il pensiero di Martin Luther King in Italia. Quali sono i vostri obbiettivi? - Anna Maffei: Rilanciare Martin Luther King, la sua figura, il suo messaggio in questi quasi due anni di mobilitazione ha avuto almeno tre scopi fondamentali. Il primo, quello di far conoscere meglio uno dei protagonisti del '900 al di la' della retorica del sogno. King fu certamente un visionario nel senso piu' alto del termine, ma seppe anche guidare un movimento che aveva obiettivi concreti nell'affermazione dei diritti della minoranza afro-americana, molti dei quali furono raggiunti nella breve parabola della sua attivita' politica. Il secondo scopo e' quello di richiamare l'attenzione sui diritti delle minoranze oggi in Italia. Fra questi il diritto ad una legislazione piu' giusta e rispettosa nel campo dell'immigrazione e del diritto d'asilo. Il terzo scopo e' contribuire ad una riflessione, simile a quella che avvio' King nella sua epoca, sulle connessioni esistenti fra poverta', militarismo e razzismo in un mondo in cui il divario fra ricchi e poveri e' spaventosamente aumentato e le guerre per la supremazia assumono oggi linguaggi da crociata. * - Gaelle Courtens: Qual e' l'attualita' di Martin Luther King oggi? - Anna Maffei: King e' attuale perche' le strutture di pensiero che soggiacciono alle ideologie razziste sono le stesse per ogni generazione. King le ha analizzate e svelate. La sua articolata riflessione puo' aiutare anche noi quando il demone del razzismo dalle molte facce si affaccia nel nostro tempo e nel nostro paese. Noi non ne siamo immuni. King e' attuale perche' ancora si contrabbanda la violenza militare quale mezzo per risolvere controversie internazionali mentendo sui veri scopi delle guerre. La sciagurata avventura irachena e' il Vietnam di 40 anni dopo. King e' attuale perche' anche noi crediamo che l'amore per il nemico, cuore del messaggio evangelico, possa avere una dimensione politica e abbia capacita' di radicale trasformazione. Ma c'e' bisogno di un popolo internazionale, multiidentitario e coraggioso disposto a spendersi per questo. * - Gaelle Courtens: Perche' i battisti italiani hanno scelto come interlocutori per questa campagna esponenti statunitensi di Birmingham? Come interpretare questo incontro fra le due citta'? - Anna Maffei: Birmingham in Alabama fu 40 anni fa il simbolo dell'ostinazione razzista, il luogo piu' segregato d'America. Da allora ci sono stati cambiamenti notevoli. Il sindaco e' afro-americano e la comunita' democratica ha scelto Obama quale possibile candidato alla presidenza Usa, ma non tutti i problemi di diseguaglianza sono risolti. Roma e' oggi luogo di incontro fra popoli e culture diverse. E' una convivenza in gran parte pacifica ma la difficile regolarizzazione degli immigrati ne sospinge una parte verso la marginalita'. Da qui alla criminalizzazione e all'intolleranza il passo e' breve. Bisogna vigilare perche' il fastidio verso gli immigrati irregolari non degeneri e le periferie non siano trascurate. L'incontro simbolico di queste due citta' diverse per storia e contesti sociali, intorno al richiamo alla giustizia, alla lotta alle diseguaglianze che fu di King, ci e' sembrato di grande rilevanza. Il tutto sottolineato anche attraverso il canto gospel con la sua forte dimensione spirituale e la musica "contaminata" dell'Orchestra multietnica di Piazza Vittorio. * - Gaelle Courtens: Quali sono state le ragioni del conferimento del "Premio Martin Luther King per i diritti umani" alla "Scuola di Pace" di Napoli e all'"Associazione Iroko Onlus" di Torino? - Anna Maffei: Entrambe le associazioni rispondevano pienamente ai requisiti esplicitati nel bando, cioe' essersi distinte nella difesa dei diritti delle minoranze, nella diffusione e nella pratica della nonviolenza e nella lotta alla poverta'. Ciascuna delle due associazioni che riceveranno il Premio ha dato a questo impegno un'accentuazione diversa. La Scuola di Pace di Napoli ha indirizzato i suoi 18 anni di impegno alla formazione delle nuove generazioni e il contesto privilegiato e' stato quello delle scuole superiori anche se non e' mai mancata un'attenzione specifica anche ai luoghi dell'emarginazione come il progetto indirizzato ai giovani del quartiere Forcella ha dimostrato. L'Associazione Iroko, essa stessa presieduta da una donna nigeriana, cerca di dare una risposta concreta alla violenza della tratta di giovani donne principalmente africane, ma non solo, a scopo di sfruttamento sessuale. Abbiamo voluto con questo premio attirare l'attenzione sulle vittime di questo immondo business che si configura come una nuova aberrante forma di schiavitu'. 3. APPELLI. GIULIANA SGRENA: INGRID, RESISTI [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo aprile 2008, col titolo "Appello per Ingrid Betancourt". Giuliana Sgrena, giornalista, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza, e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005; e' stata liberata il 4 marzo, sopravvivendo anche alla sparatoria contro l'auto dei servizi italiana in cui viaggiava ormai liberata, sparatoria in cui e' stato ucciso il suo liberatore Nicola Calipari. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista". Opere di Giuliana Sgrena: (a cura di), La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma 1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq, Manifestolibri, Roma 2004; Fuoco amico, Feltrinelli, Milano 2005; Il prezzo del velo, Feltrinelli, Milano 2008. Su Ingrid Betancourt dalla Wikipedia, edizione italiana, estraiamo la seguente notizia biografica (che ovviamente e' discutibile in alcuni punti): "Ingrid Betancourt Pulecio (Bogota', 25 dicembre 1961) e' una donna politica colombiana. Figlia di un ex ministro dell'educazione e di una ex senatrice, ha vissuto all'estero la maggior parte della propria vita, soprattutto in Francia, dove ha studiato presso l'Institut d'etudes politiques di Parigi. Militante nella difesa dei diritti umani, ha fondato il partito di centrosinistra 'Partido Verde Oxigeno'. E' stata rapita il 23 febbraio 2002 dalla guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc). Il 17 maggio 2007 e' stata resa nota la notizia, riportata da un poliziotto sfuggito alla prigionia, che la Betancourt sarebbe ancora viva. Il 30 novembre 2007 il governo colombiano ha dichiarato che e' stato trovato un video recente con la Betancourt ancora viva. Ingrid nasce a Bogota'. Sua madre, Yolanda Pulecio, e' un'ex Miss Colombia e una senatrice eletta dal collegio dei quartieri meridionali della capitale colombiana. Suo padre, Gabriel Betancourt, e' stato ministro durante la dittatura del generale Gustavo Rojas Pinilla (1953-'57) e successivamente un diplomatico di stanza all'ambasciata di Parigi, dove Ingrid e' cresciuta. Dopo essersi diplomata all'Institut d'Etudes Politiques de Paris (noto anche come Sciences Po), sposa un compagno di studi e hanno due figli, Melanie e Lorenzo. Attraverso il matrimonio Ingrid acquisisce anche la cittadinanza francese. Il marito e' un diplomatico francese e questo porta la coppia a vivere in diversi paesi, inclusa la Nuova Zelanda. Dopo l'omicidio di Luis Carlos Galan, candidato alle elezioni presidenziali colombiane con un programma elettorale di lotta al narcotraffico, Ingrid decide di far ritorno in Colombia (1989). Dal 1990 lavora presso il Ministero delle finanze, da cui si dimette per intraprendere la carriera politica. Nella sua prima campagna elettorale distribuisce preservativi presentando la sua candidatura come un "preservativo contro la corruzione". Il collegio sud di Bogota' la elegge, anche grazie all'aiuto della madre, ancora ben conosciuta nei quartieri, che la aiuta nella campagna elettorale. Viene eletta nella Camera dei rappresentanti nel 1994 e lancia un proprio partito politico, il 'Partido Verde Oxigeno'. Durante il suo mandato critica l'amministrazione Samper, accusato di corruzione (caso Galil) e di aver accettato denaro riciclato dai narcotrafficanti durante la propria campagna elettorale. In questo periodo divorzia dal marito francese e si sposa nuovamente, con un colombiano. Si candida senatrice alle elezioni del 1998 e in quella tornata elettorale raccoglie un numero di voti di preferenza superiore a ogni altro candidato. Riceve minacce di morte, che la spingono, attraverso l'aiuto dell'ex marito, a mandare i figli a vivere in Nuova Zelanda. Quello stesso anno le elezioni presidenziali vengono vinte da Andres Pastrana Arango, che ha anche il sostegno della Betancourt. Successivamente lei accusera' Arango di non aver mantenuto molte delle promesse fatte per ottenerne l'appoggio. Dopo le elezioni del 1998 Ingrid scrisse un libro di memorie. Non pote' essere pubblicato immediatamente in Colombia, usci' dapprima in Francia con il titolo di La rage au cúur ("La rabbia nel cuore") e successivamente in Spagna, in Colombia e nel mondo latinoamericano con il titolo La rabia en el corazon e, nel 2002, in inglese col titolo Until Death Do Us Part ("Finche' morte non ci separi"), mentre in Italia nello stesso anno venne pubblicato da Sonzogno, col titolo Forse mi uccideranno domani. Come parte della sua campagna elettorale del 2002 (le elezioni vinte da Alvaro Uribe Velez), Ingrid volle andare nella zona smilitarizzata di San Vicente del Caguan per incontrarsi con le Farc. Questa decisione non era insolita all'epoca, molti sono stati i personaggi pubblici che hanno approfittato dell'esistenza della zona smilitarizzata - creata da Pastrana per soddisfare una precondizione posta dalle Farc a qualsiasi negoziato - per incontrarsi con esponenti delle Farc. Tuttavia, a tre anni di distanza dalla creazione della zona smilitarizzata e dall'avvio delle trattative, i colloqui di pace tra Farc e governo giunsero a uno stallo. Sin dall'inizio le Farc si rifiutarono di concedere una tregua durante i negoziati stessi, ne' vollero concedere ispezioni da parte di rappresentanti della comunita' internazionale. Secondo i critici della scelta di Pastrana, la zona smilitarizzata si e' trasformata in un'area sicura per le Farc... Nel febbraio 2002 un aereo in volo da Florencia a Bogota' (circa 1.000 Km) fu dirottato da membri delle Farc e costretto ad atterrare vicino alla cittadina di Neiva, molti dei passeggeri furono sequestrati, tra cui un membro del Congresso. In conseguenza di cio', Pastrana annullo' le trattative con le Farc e revoco' la zona smilitarizzata, accusando le Farc di avere rotto i termini del negoziato e di aver approfittato della zona smilitarizzata per crescere in forza mililtare e organizzazione logistica. Nel 2002 la Betancourt era candidata alle elezioni presidenziali della Colombia e insieme ad un altro candidato voleva visitare la zona smilitarizzata nonostante l'interruzione delle trattative e chiese di esservi portata da un aereo militare. Il presidente Pastrana e altri ufficiali rifiutarono la sua richiesta, sostenendo che ne' il governo ne' l'esercito colombiano avrebbero potuto garantire la loro sicurezza durante le operazioni militari tese a riprendere il controllo della zona. Inoltre il suo essere candidata era d'ostacolo; soddisfare la sua richiesta avrebbe anche significato che il governo in carica impiegava risorse per sostenere l'interesse politico personale dei due candidati. Vistasi negare il supporto governativo, Ingrid Betancourt decise di recarsi nella zona smilitarizzata via terra, insieme alla sua candidata alla vicepresidenza Clara Rojas e a un gruppo di persone del suo staff. Il 23 febbraio 2002 fu fermata dall'ultimo posto di blocco militare prima di entrare nell'ex zona smilitarizzata. Gli ufficiali insistettero per convincere il gruppo a non proseguire fino a San Vicente del Caguan, il paese usato come base degli incontri durante le trattative. Il gruppo prosegui' il viaggio e la Betancourt venne trattenuta da uomini delle Farc in ostaggio. Il suo nome rimase in lista per le elezioni nonostante il sequestro; raccolse meno dell'1% dei voti. Nelle prime trattative, le Farc chiesero la formalizzazione di uno scambio di prigionieri: 60 ostaggi politici contro la liberazione di 500 uomini delle Farc detenuti nelle carceri colombiane. Inizialmente l'amministrazione del neoeletto presidente Uribe escluse ogni trattativa in assenza di un cessate il fuoco preventivo e spinse per un'azione di salvataggio basata sulla forza, ma i parenti di Ingrid e di molti altri ostaggi - tenuto anche conto dell'inaccessibilita' delle regioni montane e forestali dove gli ostaggi sono trattenuti - respinsero decisamente questa opzione temendone un esito infausto, simile all'episodio del sequestro del governatore del dipartimento di Antioquia, Guillermo Gaviria Correo, che le Farc uccisero non appena consapevoli della presenza dell'esercito nella loro zona. Nell'agosto del 2004, dopo alcune false partenze e di fronte al montare delle proteste dei parenti dei sequestrati, degli ex-presidenti liberali Alfonso Lopez Michelsen ed Ernesto Samper Pizano e dell'opinione pubblica, sempre piu' convinta dell'opportunita' e della validita' umanitaria dello scambio di prigionieri, il governo Uribe sembra ammorbidire le proprie posizioni annunciando di voler sottoporre il 23 luglio alle Farc una proposta formale di liberare 50-60 prigionieri in cambio degli ostaggi politici e militari. Il governo si sarebbe impegnato a fare la prima mossa, rilasciando i prigionieri e concedendo loro di lasciare il paese o di aderire a programmi di reinserimento sociale. Le Farc avrebbero quindi rilasciato gli ostaggi in loro mano, tra cui Ingrid Betancourt. La proposta godeva del pubblico appoggio e del supporto dei governi francese e svizzero. La mossa venne apprezzata da diversi parenti dei sequestrati e da vari personaggi del mondo politico colombiano. Anche molti dei critici, che vi vedevano piu' una mossa propagandistica di Uribe, giudicarono il piano praticabile. Le Farc rilasciarono un comunicato il successivo 20 agosto in cui smentivano di essere state contattate in anticipo dal governo svizzero (come il governo colombiano aveva dichiarato). Nella nota auspicavano il raggiungimento di un'intesa apprezzando il fatto che il governo Uribe avesse fatto una proposta, tuttavia criticarono la proposta perche' non prevedeva la possibilita' per i prigionieri rilasciati di decidere di tornare a militare nelle file delle Farc. Il 5 settembre successivo la stampa colombiana pubblico' quella che venne considerata una controproposta delle Farc. In essa si chiedeva al governo di individuare una zona franca per 72 ore di tregua, in cui i negoziatori governativi e gli ufficiali delle Farc avrebbero potuto incontrarsi faccia a faccia per discutere lo scambio di prigionieri. Il primo giorno sarebbe stato dedicato a raggiungere la localita', il secondo alla trattativa ed il terzo all'abbandono dell'area da parte dei guerriglieri. Al governo fu indicata una rosa di possibili localita' del Dipartimento di Caqueta' - Penas Coloradas, El Rosal o La Tuna - in cui l'influenza politica delle Farc e' forte e chiara. Qualcuno speculo' che le Farc avrebbero potuto minare i terreni o predisporre trappole attorno alle guarnigioni militari locali durante la tregua. La proposta delle Farc di incontrarsi col governo fu vista molto positivamente da Yolanda Pulecio, la madre di Ingrid, che vi vide un segno di progresso... Nel febbraio 2006 vi fu un appello del governo francese ad accettare uno scambio di prigionieri approvato dal governo di Bogota' e liberare i prigionieri trattenuti da meno di sette anni. Il ministro degli esteri francese Philippe Douste-Blazy disse che 'era compito delle Farc dimostrare la serieta' delle loro intenzioni di rilasciare l'ex candidata alle presidenziali Ingrid Betancourt e altri detenuti'. In un'intervista con il giornale francese "L'Humanite'" del giugno 2006, Raul Reyes, un leader delle Farc ebbe a dichiarare che la Betancourt 'sta bene, nei limiti della situazione in cui si trova. Non e' facile essere privati della propria liberta''. Nello stesso anno Francesco Guccini le dedica una canzone: La Giungla. Nel maggio 2007 un poliziotto sequestrato, John Frank Pinchao, e' riuscito a fuggire dalla prigionia e ha dichiarato di essere stato detenuto nello stesso campo di prigionia della Betancourt. Ha inoltre visto Clara Rojas, che durante la prigionia ha dato alla luce un figlio, Emmanuel". Come e' noto vi sono stati recenti drammatici sviluppi] Ingrid resisti. Quando le speranze sembrano esaurite, quando il dolore ti fa ritenere il male peggiore quello minore, pensa a chi ti aspetta e ha sofferto tremendamente per la tua mancanza. Quando la tua vita sembra gia' aver abbandonato il tuo corpo che osservi da fuori come se ti fosse gia' estraneo non lasciarlo giacere. Chi puo' assumersi la responsabilita' di averti abbandonato a una sorte cosi' atroce? Chi potrebbe assumersi il peso della tua dipartita? Nessun uomo per quanto insensibile puo' mettere in gioco la vita di una persona innocente, nessuna ragione o, peggio ancora come rischia di accadere adesso, nessuna strumentalizzazione della ragione di stato puo' giustificare una condanna simile. Ingrid resisti come sa resistere una donna, abituata alle piu' atroci traversie della vita. So quanto e' difficile, anche se la mia esperienza e' stata ben poca cosa rispetto alla tua. Ma ho provato l'isolamento, il dolore, la paura dell'abbandono, ho sentito la morte bussare ripetutamente alla mia porta. Ma anche i peggiori presentimenti possono essere allontanati. Ingrid non sei sola, i tuoi cari ti aspettano. Ti aspettiamo. * P. S. A chi ha nelle mani la vita di Ingrid, anche se non mi ascoltera', voglio dire che un gesto di umanita' vale piu' di tante battaglie vinte. Una donna, una persona, non puo' diventare un'arma di guerra. Anche se chi la tiene sua prigioniera pensa di lottare per una causa giusta chiedendo la liberazione dei molti guerriglieri prigionieri in mano al governo Uribe: i miei rapitori mi hanno liberata, liberate Ingrid! 4. RIFLESSIONE. MARIA GRAZIA GIANNICHEDDA: RAGIONARE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 marzo 2008, col titolo "Castrazione e beceraggine". Maria Grazia Giannichedda, acutissima sociologa, e' stata una delle principali collaboratrici degli indimenticabili Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia, la cui lotta per una psichiatria democratica e per la dignita' umana di tutti gli esseri umani tuttora prosegue] Non e' detto che la pedofilia non ritorni in questa campagna elettorale, col suo seguito di "castrazione chimica" dei rei. Vale dunque la pena di cercare di ragionare seriamente su questo tema, come ha fatto Lorenzo D'Avack, vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica, sul "Messaggero" del 29 febbraio. D'Avack ha giustamente richiamato gli argomenti con cui il Comitato per due volte, nel 1998 e nel 2003, ha valutato illeciti, sul piano etico e giuridico, i trattamenti definiti di castrazione chimica, su persone sia coatte che consenzienti. Ma poiche' etica e giuridicita' sembrano oggi valori "a geometria variabile" a seconda che si tratti di controllare il corpo femminile o di realizzare una sicurezza peraltro immaginaria, mi sembra utile ragionare sulle prove di efficacia della castrazione chimica, per evitare di avallare, anche indirettamente, l'idea che in questo campo l'etica e il diritto possano costituire ostacoli al dispiegarsi degli effetti positivi di ritrovati scientifici per i quali potrebbe valere la pena, chissa', di accrescere il gia' vasto ambito degli statuti d'eccezione, delle deroghe ai principi. D'Avack riportava due osservazioni di un ricercatore autorevole, Silvio Garattini, secondo cui non vi e' alcuna certezza che questo tipo di trattamenti possano avere effetti veramente disincentivanti sulla violenza sessuale. Garattini notava anche che questo problema nasce in una persona, non nei suoi livelli di testosterone. Questi sono i punti chiave sui quali politica e informazione dovrebbero discutere, esplicitando e motivando a quale scienza danno credito, di quale ricerca accettano le conclusioni. Una parte della ricerca infatti, in questo come in altri campi, offre prove null'altro che sugli effetti, in parti del corpo e nel breve periodo, della somministrazione di sostanze chimiche. Nel caso concreto, si tratta dell'acetato di ciproterone, usato tra l'altro dai transessuali per ridurre i caratteri maschili del corpo. Che tale sostanza determini un blocco reversibile a livello del testosterone, cioe' una sorta di "castrazione chimica", e' evidente; cosa questo comporti sulla persona intera e nel corso del tempo viene taciuto da questo tipo di ricerca, anzi non viene proprio indagato. Questo e' il primo inganno che questa ricerca costruisce: effetti solo somatici e di breve periodo vengono "venduti" come risolutori di un problema complesso che, e questo e' il secondo inganno, viene rappresentato come riducibile a una sua parte. In altre parole, un "pezzo" del corpo di una persona viene preso per il tutto, e i mutamenti di questo "pezzo" a seguito dell'uso di determinate sostanze vengono automaticamente estesi alla persona nel suo insieme, azzerando il peso, non di poco conto, della mente, dell'esperienza esistenziale e della condizione sociale. Salvo poi restare basiti quando si scopre, come e' accaduto in Germania una ventina di anni fa, che un uomo castrato chirurgicamente aveva ucciso il bambino che cercava di violentare. Quanto tale riduzionismo sia metodologicamente scorretto e quanto becera sia la visione dell'umano che ne emerge, e' dimostrato da una mole enorme di ricerca scientifica in vari campi. Eppure, queste visioni semplificate fino alla caricatura hanno un successo politico-mediatico che puo' essere incomprensibile se non si tiene conto, da un lato, delle passioni che certi accadimenti mettono in moto, e dall'altro del fatto che la politica si riduce sempre piu' a comunicazione politica e la comunicazione ad amplificazione acritica di ogni inverificato comunicato stampa. Cosi' riceviamo ciclicamente la notizia che e' stato trovato il gene della schizofrenia, la pillola della felicita', la sostanza che cura i bambini-Pinocchio o quella che risolve la pedofilia, e si discute di questo con generico scandalo o infondato ottimismo, senza chiedere alla ricerca di mettere le carte in tavola, senza andare a cercare le sue credenziali. In questo modo, conoscenze pure importanti sulla materia di cui siamo fatti vengono derubricate al rango di semplici ricette per l'improbabile soluzione di problemi complessi, ed e' una specie di campagna pubblicitaria continua in cui la scienza e' la prima che ci perde, senza un pensiero critico che la interroghi e la sostenga. 5. LIBRI. SARA MARINELLI PRESENTA "ABIGAIL, UNA STORIA VERA" DI CHRIS ABANI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 marzo 2008, col titolo "Forza e fragilita' dell'adolescenza dal nigeriano Chris Abani" e il sommario "Il tormentato percorso di crescita di una giovane africana a Londra in Abigail, una storia vera, appena uscito per Fanucci. Oggi lo scrittore a Tor Vergata". Sara Marinelli e' docente universitaria di "Relazioni interculturali"; ha conseguito il dottorato in Letterature anglofone presso l'Universita' di Roma "La Sapienza"; nel 2001-2002 e' stata Associate Researcher presso il Center for Cultural Studies dell'Universita' della California, Santa Cruz; ha pubblicato saggi su studi culturali e post-coloniali e ha prodotto due brevi video-documentari sulle culture di Napoli. Opere di Sara Marinelli: Corpografie femminili. Gli sconfinamenti della scrittura in tre autrici scozzesi, Liguori, 2004; La nuova Shaharazad. Donne e multiculturalismo, Liguori, 2004. Chris Abani (1966) e' nato e cresciuto in Nigeria; a causa dei suoi primi due romanzi (il primo pubblicato a sedici anni) e' stato perseguitato nel suo paese, incarcerato e torturato; dal 1991 vive in esilio, prima in Gran Bretagna e oggi negli Stati Uniti, dove insegna alla University of California, scrive e suona il sax; ha ricevuto diversi premi, tra cui il prestigioso Hemingway Foundation/Pen Award, il Freedom-To-Write Award, il Prince Claus Award e il California Book Award. Opere di Chris Abani: GraceLand, Terre di Mezzo, 2006; L'ambigua follia di Mr. Black, Fanucci, 2007; Abigail, una storia vera, Fanucci, 2008] Se e' vero, come ha scritto Kafka in una sua lettera, che "un libro deve essere la scure per rompere il mare gelato dentro di noi", di certo Chris Abani ha dimostrato di saper maneggiare con grande destrezza nei suoi libri - in prosa come in poesia - questa arma insieme feroce e misericordiosa, l'implacabile "ascia della scrittura" (per usare l'immagine evocata da Helene Cixous) che sprigiona, nelle parole dell'autore anglonigeriano, tutti i suoi effetti catartici e devastanti. Nato e cresciuto in Nigeria da padre nigeriano e madre inglese, Abani e' stato costretto nel 1991 a lasciare il suo paese, trovando ospitalita' prima in Gran Bretagna e poi negli Stati Uniti, dove oggi risiede e insegna presso l'Universita' della California. Sin da giovanissimo, infatti, lo scrittore e' stato sottoposto a una durissima persecuzione per l'impegno politico della sua opera. In seguito alla pubblicazione del suo romanzo di esordio, Masters of the Board (1985), scritto quando era appena sedicenne, Abani e' stato imprigionato per la prima volta a diciotto anni. Accusato di essere tra le menti del complotto che condusse al colpo di stato del 1983, a causa dell'affinita' tra la congiura fittizia del romanzo, in cui un gruppo di neonazisti prendeva il controllo del paese, e quella realmente compiuta in Nigeria, l'autore e' stato piu' volte incarcerato e torturato sotto il regime militare, finendo nel carcere di massima sicurezza di Kiri-Kiri, anche conosciuto come Kalakuta Republic. Alla esperienza nel carcere, e nel braccio della morte, dalla quale e' sopravvissuto grazie all'attivismo internazionale in difesa dei diritti umani, lo scrittore ha dedicato i versi intensi di Kalakuta Republic (2002). Sin dal romanzo Graceland (uscito nel 2004 e pubblicato in Italia due anni dopo da Terre di Mezzo), con cui si e' imposto all'attenzione della critica internazionale, Abani ha dimostrato una profonda conoscenza del mondo degli adolescenti, di cui ha ritratto la forza e la vulnerabilita' in un'eta' di passaggio, nella quale si e' posti a confronto con vicende e destini (e personali riti di iniziazione) ineluttabili e liberatori. E' il caso dell'"eroe" di Graceland, l'indimenticabile Elvis nigeriano, il ragazzo di sedici anni amante della letteratura e dei film americani, grande fan e imitatore di Elvis Presley, coinvolto in un traffico di organi per il mercato dei trapianti sullo sfondo di una Lagos postcoloniale e globale. * Ed e' anche il caso della protagonista adolescente del romanzo breve Abigail, una storia vera, appena uscito per Fanucci (traduzione di Daniela Guardamagna e Angela Gibbon, pp. 144, euro 13), la stessa casa editrice che l'anno scorso aveva pubblicato il romanzo piu' recente di Abani, L'ambigua follia di Mr Black (nell'originale, Virgin of Flames), un insolito ritratto dei bassifondi di Los Angeles, attraversati da personaggi singolari e mirabolanti. Il titolo originale del libro, Becoming Abigail, allude infatti esplicitamente al processo del "diventare", all'attraversamento di un percorso angoscioso verso il salvifico orizzonte della propria identita': diventare donna e, soprattutto, diventare se stessa differenziandosi da un'altra Abigail, la madre che era morta di parto dandola alla luce e lasciandole in eredita' il proprio nome e la propria ombra. La relazione tra la madre scomparsa e la figlia che desidera e rifiuta al contempo di farsi sua incarnazione, e quella tra la figlia e il padre attanagliato nella spirale del lutto e della depressione, rivelano la sensibilita' dello scrittore nel tratteggiare per la prima volta un complesso personaggio femminile. Il corpo adolescenziale di Abigail, da lei stessa marchiato a fuoco con piccoli ferri arroventati creando mappe e simboli sulla propria pelle, come per mantenerne il controllo e il possesso, e' anche, e soprattutto, un corpo di giovane donna africana, sradicato e trapiantato nella sconosciuta metropoli londinese - un corpo mercificato e abusato. Approdata a Londra per volonta' del padre affinche' ella possa avere una vita piu' agiata di quella in Nigeria, Abigail viene invece violentata e indotta alla prostituzione da alcuni familiari. Il suo corpo nero e sessuato diventa la misura della sua incarcerazione, ma anche della sua emancipazione, da difendere e combattere anche a costo di una violenza inaudita. In una prosa ammaliante e ipnotica, che rischia di perdere efficacia nella traduzione italiana, la storia di Abigail - segnata da episodi e visioni intollerabili - si consuma in una lunga passeggiata serale e solitaria sul Tamigi, in un andirivieni della memoria tra il now and then, ora e allora, tra la vita in Nigeria e la vita a Londra. Grazie alla fluidita' dei ricordi di Abigail, lo sgomento interiore della ragazza sembra cosi' riflettersi nei luoghi dello scenario urbano londinese, e nelle inquietanti storie sotterranee e quotidiane dei reietti, dei disagiati, o semplicemente degli individui soli. In questo senso, il sottotitolo del libro nell'edizione italiana - una storia vera - assume un significato preciso. Spietata e disumana com'e', quella di Abigail potrebbe infatti sembrare una storia di ordinaria violenza. Ma in realta' non importa chi sia "veramente" Abigail. Ne' importa che tutto quello che Abani ci racconta sia "vero". Quello che conta e' che l'"ascia della scrittura" di Abani, resa ancora piu' affilata da un linguaggio insieme lirico e preciso, riesca - attraverso la figura della ragazza - a rompere il "mare gelato" del nostro presente. 6. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo] Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di promozione sociale). Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente soldi gia' destinati allo Stato. Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e' facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il numero di codice fiscale dell'associazione. Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235. Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato, la gratuita', le donazioni. I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi estivi, eccetera). Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della nonviolenza. Grazie. Il Movimento Nonviolento * P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di' chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento. Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261 (corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno. * Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 417 del 6 aprile 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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