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Voci e volti della nonviolenza. 157
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 157
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 10 Mar 2008 11:44:32 +0100
- Importance: Normal
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 157 del 10 marzo 2008 In questo numero: 1. Diana Napoli intervista Michele Boato (parte prima) 2. Dall'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 nasce una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza 1. RIFLESSIONE. DIANA NAPOLI INTERVISTA MICHELE BOATO (PARTE PRIMA) [Ringraziamo Diana Napoli (per contatti: e-mail: mir.brescia at libero.it, sito: www.storiedellastoria.it) e Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questa conversazione, svoltasi a Mestre il 19 febbraio 2008. Diana Napoli, laureata in storia presso l'Universita' degli studi di Milano, insegna nei licei, e' volontaria presso il Centro per la nonviolenza di Brescia, cura un sito di studi storici. Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. Con Mao Valpiana e Maria G. Di Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008. E' una delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri)] - Diana Napoli: Da diversi giorni e' al centro dell'attenzione un documento in cui si parla della possibilita' di costituire liste nonviolente alle prossime elezioni. Elezioni amministrative, politiche? - Michele Boato: Questo documento e' partito da un'area ecologista e poi si e' allargato al mondo nonviolento. E' nato un anno fa, a Firenze, quando ci siamo incontrati, circa una sessantina di persone, tutte piu' o meno del mondo ecologista, con venature nonviolente ma non prevalenti (certo c'era Mao Valpiana, l'incontro e' stato reso noto sul sito del Movimento Nonviolento, ma non era nato con una connotazione specificamente nonviolenta), a partire da una proposta che avevo fatto, di riflettere su come contare di piu' rispetto alla politica, al di la' delle elezioni. C'erano sul tappeto dei "modelli", delle ipotesi, sempre suffragate da esempi in modo che si capisse che erano ipotesi vere e non cervellotiche, sostanzialmente di tre tipi. Il primo modello era quello che prevedeva di restare totalmente estranei e quindi influire sulla politica solo come movimento, come lobby, come pressione e controllo sugli eletti; questa era l'ipotesi prevalente nel mondo ecologista "ruspante", quello dei comitati, per cui si fanno le lotte (contro l'inceneritore, l'elettrosmog, il passante autostradale, la Tav) e si lascia ai parlamentari o consiglieri il compito di sostenere i nostri obiettivi nelle loro istituzioni. * - Diana Napoli: Quindi battaglie a livello locale... - Michele Boato: Si', locali, ma che hanno anche delle reti nazionali, anche se di settore. Comunque, questo modello, prevede un rapporto non dico di contrapposizione, ma di forte alterita' verso le istituzioni, per cui si organizzano dei gruppi di pressione allo scopo di convincere chi nelle istituzioni invece ci sta. Il secondo modello e' quello che prevede di entrare in politica ma solo a livello di liste civiche (quindi sostanzialmente locale, perche' una lista civica e' difficile vederla a livello nazionale). L'idea e' quindi quella di costituire una lista quando serve e non necessariamente o dappertutto, ma delle liste che abbiano degli scopi precisi; per cui, per esempio, se c'e' il problema dell'inceneritore si puo' fare una lista, poi si puo' anche eleggere il sindaco come e' successo a Montebelluna, qui in Veneto, con Laura Puppato che poi e' stata assurta da Grillo a simbolo positivo di politici di movimento, che restano legati al popolo etc. Naturalmente non e' l'unico esempio, ci sono decine di liste che si sono presentate (e sono nate) su battaglie specifiche; alcune sono nate morte, altre, come a Sernaglia della Battaglia (Tv), hanno lottato contro le discariche e avuto un grande risultato elettorale eleggendo alla seconda tornata di elezioni il sindaco e la maggioranza; molte di queste liste hanno avviato e poi praticato le raccolte differenziate piu' spinte, che hanno cambiato il volto del Paese... insomma, liste civiche che sono rimaste civiche, non legate necessariamente a nessun partito (magari con dei riferimenti politici personali, non collettivi), che sono durate nel tempo e che durano ancora: il sindaco di Breganze, il sindaco di Sernaglia (comune che fa la piu' alta raccolta differenziata d'Italia). Una cosa simile e' successa anche a Taranto qualche mese fa: ha vinto, in questa citta', un sindaco che era fuori dai partiti; ha vinto, e nessuno lo ha sottolineato abbastanza, andando al ballottaggio col candidato del centrosinistra, col 70% e sta governando mettendo in campo degli elementi di democrazia diretta interessanti. Questo per dire che una lista civica puo' essere anche un progetto non necessariamente limitato al "paesino". La terza ipotesi e' quella per cui si decide di entrare in politica a livello nazionale, entrando magari in qualche partito. O entrando come singoli nei partiti diversi ma restando collegati portando avanti la stessa tematica (cosa che fecero in passato i radicali quando elessero in diversi partiti dei loro esponenti che pero' poi in realta' si persero diventando del partito nel quale erano stati eletti), o scegliendo in particolare un partito, o al massimo due, e su questo fare leva. * - Diana Napoli: Ma si tratterebbe, in questa terza ipotesi, di una candidatura di indipendenti in un partito o sarebbe un'alleanza tra un gruppo, che ha anche un proprio simbolo che si vede, e un partito? - Michele Boato: Puo' trovare delle forme diverse: o singoli indipendenti sostenuti dal movimento o una corrente addirittura, cosa che ha tentato Realacci nella Margherita anche se poi il suo ambientalismo si e' perso per strada, come quello di Rutelli... Comunque tutto questo discorso dev'essere riportato, con la discussione che ne segui', all'anno scorso. Si e' trattato di una discussione molto partecipata, con 70-80 interventi (soprattutto del centro-nord, pochissimi sono intervenuti dal sud) in cui quasi tutti avevamo scartato la terza ipotesi (e questo nonostante molti degli intervenuti provenissero dai partiti, in particolare della sinistra, o forse proprio per questo, perche' in quel contesto non ci volevano piu' stare). Ma quasi tutti avevamo scartato anche la prima ipotesi (stare totalmente fuori dalla politica), quindi prevaleva di fatto un'ipotesi intermedia che pero' non aveva un aspetto organizzativo. Era un'idea. A questa discussione, poi, si e' sovrapposta questa crisi politica improvvisa, assolutamente non prevista; infatti ci dicevamo che, una volta tanto, potevamo discutere con calma, senza elezioni alle porte. Comunque ci eravamo dati dei compiti: qualcuno doveva abbozzare dei punti programmatici che potessero essere fondamentali per tutti, partendo dalle iniziative che si fanno; qualcun altro doveva portare delle indicazioni concrete di metodo, organizzative, in maniera tale che non si riproponesse, di nuovo e anche senza volerlo, il vecchio modello di partito. E poi pensavamo di rivederci con calma anche in relazione alle elezioni amministrative; per esempio a Vicenza vedere gli sviluppi del "No Dal Molin", una lista civica per Treviso col problema dell'inceneritore e del razzismo del sindaco... Invece c'e' stato il precipitare della crisi politica e a questo punto Peppe Sini ha chiesto di rilanciare la discussione. Peppe non era stato attivo nella discussione precedente, nel senso che, pur sapendo dell'incontro, pur avendo inviato una proposta al congresso del Movimento Nonviolento con l'indicazione di costituire liste della nonviolenza, non era entrato direttamente nella discussione. Inoltre, al congresso del Movimento Nonviolento, la sua proposta era rimasta minoritaria, anzi la riflessione della commissione politica non ha neppure toccato il tema della presentazione di liste ad eventuali elezioni. Pero', dopo questa crisi, mi e' stato chiesto di rilanciare il dibattito e allora ho presentato questo documento, di cui parlavi all'inizio. Mao Valpiana lo ha poi rivisto in chiave nonviolenta e Giusi Di Rienzo in chiave femminista, senza pero' apportare sostanziali modifiche alla stesura iniziale che postulava, in piu' rispetto alla discussione di Firenze, l'idea di un ingresso in politica a livello nazionale (cosa che appunto, fino a quel momento, era stata messa da parte), con un invito: discutiamone. Negli interventi finora arrivati si capisce che per molti sarebbe bella come iniziativa, ma e' vista come un'ipotesi ben lungi dall'essere praticabile. Bisogna raccogliere le firme, bisogna raggiungere il quorum del 4% a livello nazionale: forse questo dato potrebbe essere raggiunto in qualche citta' ma a livello nazionale assolutamente no, almeno per come siamo noi. Al senato il quorum e' regionale ma dell'8%. Neanche i verdi piu' verdi del Sud-Tirolo sono mai arrivati all'8%, e qui in Veneto, nei momenti migliori, nel 1990, siamo arrivati al 7 e dopo allora mai piu': siamo stati eletti consiglieri regionali io a Venezia, Mao Valpiana a Verona, Francesco Bortolotto a Vicenza e Ivo Rossi a Padova, ma e' stato proprio un apice, ora i Verdi sono all'uno, uno e mezzo per cento. Comunque e' da sottolineare che in questa ipotesi di accordo o comunque che prevede di fare leva sui partiti nessuno ha mai parlato dei Verdi: la loro crisi e' talmente totale che quando si dice di far leva su qualche partito nazionale tutti pensano a Rifondazione, al massimo qualcuno diceva i Ds. * - Diana Napoli: Ma anche i Verdi erano nati con una dinamica tipo questa, l'Arcipelago Verde... - Michele Boato: Si', l'Arcipelago che convocavo a Bologna, per oltre tre anni, dall'81 all'83-'84: ogni tre mesi si tenevano queste riunioni che erano veramente di arcipelago: Amici della bicicletta, Lega per il Disarmo Unilaterale, Universita' verde (qui a Mestre c'era, dall'81, la prima di un centinaio di Universita' verdi nate poi in tutta Italia, organizzata dalla rivista "Smog e dintorni", diventata nell'85 "Tam Tam verde" e nel 2000 "Gaia" con la sorella minore "Tera e Aqua")... Insomma isole che si incontravano finche', nel 1984, decidemmo di provare. Gia' l'anno precedente in qualche situazione si erano presentate delle Liste Verdi: Ancona, Trento, Viadana in provincia di Mantova, Monza e in pochissimi altri posti; andarono abbastanza bene e furono eletti dei consiglieri. Per cui nel 1984 pensammo di presentare delle Liste verdi nelle elezioni regionali e provinciali dell'anno seguente. Mi ricordo che convocammo due assemblee a Firenze dove tenemmo le relazioni introduttive Alex Langer, io e Anna Donati, cercando di non farci imbrigliare: da Pannella che tendeva, anche involontariamente, a soffocarci; da quelli della Legambiente (Pci), Wwf e Italia Nostra, che queste cose le volevano fare e controllare con le loro segreterie nazionali a Roma... Ma l'Arcipelago non si fece imbrigliare, perche' con le liste regionali la cosa nasceva abbastanza dal basso, da comitati e associazioni (a parte una lista inventata da Pannella nel Lazio, con Primo Mastrantoni verde-radicale) e una in Campania (Pecoraro Scanio viene da qui). Poi, ahime', quando ci furono le elezioni politiche del 1987, la cosa si fece piu' irreggimentata. All'inizio riuscimmo ancora a tenere viva una certa dinamica, vennero eletti 13 deputati; io erano uno di quei tredici e tenni aperta una posizione molto movimentista per un paio d'anni. Poi non ce la feci piu', diedi le dimissioni (feci la rotazione anticipata rispetto a quella che si doveva fare a meta' mandato, la feci dopo un anno e mezzo, sono rimasto l'unico ad averla fatta e questa e' una vergogna dei Verdi). Al mio posto subentro' Alessandra Cecchetto, una ginecologa che fece si' che, per la prima e unica volta in Italia, un gruppo parlamentare avesse una maggioranza di donne (7 su 13). Poi da quel momento si creo' la "Federazione", che divento' presto un partitino, sempre piu' chiuso, con sempre piu' la conta e il mercato delle tessere... Dal 1990 abbiamo costituito nel Veneto una specie di isola felice, diventammo molto isolazionisti; poi pero' siamo rimasti sempre piu' schiacciati e cosi' nel 2000 siamo usciti dai Verdi (sia io che Mao Valpiana, Bortolotto, Rossi, ma anche Gianni Tamino, Alessandra Cecchetto, Cristina Romieri, che e' stata tra le fondatrici dell'Associazione Vegetariana con Capitini, Toio de Savorgnani di Mountain Wilderness ecc. ecc.). Siamo usciti, perche' i Verdi erano diventati (e sono) un partito di tessere che qui nel Veneto sono state pilotate dai centri sociali. Dal 2000 i Verdi sono il partito di Bettin, Caccia, Casarini che per l'occasione s'e' iscritto ai verdi; di persone, cioe', che con l'ambientalismo non hanno nulla a che fare e infatti hanno creato anche tutta una serie di modi di dire che segnano il cambiamento: "piu' rosso che verdi, rosso-verdi, non solo verdi"... Questi sono tutti modi per dire che dell'ecologismo non gliene importa niente e ancor meno della nonviolenza che si', si utilizza, ma fino a un certo punto, poi, come a Genova e in cento altre occasioni, "quando ci vuole ci vuole" e insulsaggini di questo tipo. * - Diana Napoli: Pero', nonostante questa esperienza, l'idea ti ritenta. - Michele Boato: Mi ritenta anche perche' ormai siamo vaccinati e quindi il metodo e le regole le consideriamo importantissime, preliminari a tutto: mezzi e fini coincidono. Abbiamo chiesto a tutti di proporre delle regole che si possano far sottoscrivere ai candidati alle elezioni (per esempio c'e' una proposta, utile per discutere anche se non tutta condivisibile, di Lino Balza di Medicina Democratica di Alessandria); in queste regole dev'esserci, ovviamente, il principio della nonviolenza assoluta. Mi ricordo, per fare un esempio, che esponenti dei centri sociali del Nord Est, entrati nei Verdi, al contro-summit dei ministri europei, qualche anno fa a Riva del Garda, hanno mandato all'aria un'enorme iniziativa, perche' hanno sfasciato un distributore di benzina e i mass-media hanno parlato solo di loro. La mattina, oltre ai dibattiti, c'era stata una bellissima manifestazione con le canoe e i palloncini, che e' scomparsa dai giornali perche' gli amici di Casarini e Agnoletto hanno distrutto un distributore di benzina a mezzogiorno; questi sono gli stessi di Genova, quelli cioe' che continuano a parlare di Genova come di una grande vittoria invece di parlare del suicidio del movimento di Seattle, che hanno scientificamente organizzato. La nonviolenza deve essere un a priori e le scelte devono essere chiare. L'esperienza di far politica in prima persona mi ritenta, anche se non penso sia un'ipotesi valida in questo momento. Io la sto mettendo sul tappeto perche' me lo ha chiesto Peppe Sini, ma anche perche' penso che potrebbe essere valida in un prossimo futuro. * - Diana Napoli: Non credi che pero' ci sia il rischio che questa proposta sia destinata all'opposizione? Che, realisticamente, una formazione del genere possa stare solo all'opposizione? - Michele Boato: Ma questo non e' un problema: essere all'opposizione o in maggioranza e' assolutamente secondario - io ho fatto molta politica, sono stato anche consigliere regionale - perche' tu dall'opposizione puoi benissimo guidare il governo. Se sei legato a movimenti popolari e metti in piedi battaglie popolari, il governo lo condizioni. Se stai in maggioranza, invece, metti le tue condizioni e ci stai alle tue condizioni. * - Diana Napoli: Ma, rebus sic stantibus, sono improbabili le possibilita'. - Michele Boato: Non importa. Se hanno bisogno proprio di due voti ecco che le tue condizioni sono importanti, se invece non ne hanno bisogno, le tue condizioni sono superflue e questo succede spesso. Per cui l'importante e' avere le idee chiare, sapere quali sono i problemi e sapere a quali livelli diversi sono risolvibili: questi sono risolvibili a livello parlamentare, questi a livello regionale, questi comunale eccetera. E' quasi inutile fare una battaglia in consiglio comunale contro la guerra in Afghanistan, perche' serve a molto poco che il comune si schieri, prenda posizione. Si tratta del comune tal dei tali e non del Parlamento europeo. Se sei nel Parlamento europeo o nel Parlamento italiano, allora si', quella e' una battaglia fondamentale; ma se sei in Comune devi dire qualcosa sugli aspetti su cui il Comune ha competenza e cosi' per quanto riguarda la Regione, eccetera. Il livello deve essere quello giusto. Se si hanno le idee chiare e chiaro il livello, allora e' necessario avere, a quel punto, un ottimo rapporto con i movimenti e con la rete. Bisogna essere un nodo della rete e non qualcuno che sta al di sopra di essa e con cui i movimenti si rapportano quando ne hanno bisogno. Un progetto di questo genere necessita di questo stretto rapporto nella rete, superando la separazione tra movimento e istituzioni. Infine, gli input vengono si' dal basso, dai movimenti, certamente, ma anche da chi sta nelle istituzioni, che puo' dare una seria mano ai movimenti, perche' sa, dall'interno delle istituzioni, quali pertugi si possono aprire per vincere certe battaglie. Esempio: il coordinamento Rifiuti Zero di Treviso e Venezia lottava contro la proposta di due inceneritori e pensava di perderla, perche' tutto il mondo era contro di loro. Invece questa battaglia l'abbiamo vinta perche' siamo riusciti a trovare un grimaldello dentro le istituzioni (alcuni consiglieri che erano contrari). Questo grimaldello non era a priori a favore di qualcuno o contro qualcun altro e su questo, a mio parere, sbaglia chi chiede una lista "di sinistra" punto e basta. Di questi consiglieri-grimandello, uno era dei Comunisti italiani e uno era della Lega. Naturalmente si sarebbe portati a pensare: "impossibile avere rapporti con la Lega!", ma in questo caso i consiglieri della Lega erano come noi, contro gli inceneritori. Questi consiglieri regionali hanno proposto due mozioni diverse ma che si sostenevano a vicenda: una era specifica contro i due inceneritori proposti da Unindustria in provincia di Treviso, l'altra proponeva una moratoria generale degli inceneritori in Veneto. Cosi', sommando - e non dividendo - i voti della parte del centrodestra che stava con la Lega e del centrosinistra (quasi tutto) che appoggiava la mozione del consigliere dei Comunisti italiani, ecco che si e' fatta una maggioranza trasversale in consiglio: le due mozioni sono state votate a larga maggioranza e si sono bloccati i due inceneritori. * - Diana Napoli: E cosa hanno fatto al posto degli inceneritori? - Michele Boato: Non li hanno fatti e basta: la raccolta differenziata in provincia di Treviso e' la piu' alta a livello nazionale, siamo circa al 70%, non c'era alcun bisogno di inceneritori. Da un certo punto di vista era una battaglia facile, eppure a volte anche le battaglie facili si perdono, basta vedere in giro per l'Italia quanti inceneritori hanno fatto. In Lombardia, per esempio, e Brescia e' il cuore di questo business criminale, ma anche in province in cui si faceva la raccolta differenziata meglio e piu' di Brescia e dove di inceneritori non c'era bisogno: sono riusciti a costruirne uno anche a Bergamo, a Dalmine, dove c'e' una raccolta differenziata tra le piu' alte d'Italia. Treviso, quindi, era una battaglia relativamente facile eppure sembrava impossibile vincerla, perche' in Regione c'e' la giunta di centrodestra, amica degli industriali, eccetera. e invece... Quindi, piu' che dire una lista "di sinistra e nonviolenta", direi "ecologista e nonviolenta". "Di sinistra", oggi in Italia, non vuol dire quasi piu' niente. Il programma di Veltroni e' identico a quello di Berlusconi che si incavola perche' dice che glielo ha copiato ed e' vero! Sono uguali! Il primo punto di Veltroni e' sulle opere pubbliche: rigassificatori, Tav, inceneritori... ma siamo impazziti, e questa cos'e'? Quindi questa cosa che dovrebbe essere la sinistra e' acqua fresca, non c'e' piu'. Poi vai a vedere un po' piu' a sinistra e qui si trovano tutte le questioni del lavoro, pero' gia' quando parli di problemi un po' scottanti come l'inquinamento della chimica ecco che anche "la piu' a sinistra della sinistra" comincia ad avere problemi, perche' contrappone difesa dei posti di lavoro e inquinamento e parteggia per il primo dei due termini. Senza contare la disattenzione piu' totale per tante questioni tipo l'elettrosmog o la ferrovia di cui, nei fatti, se ne strafregano. Percio': idee chiare, rapporto col movimento e poi essere trasversali: in politica non si puo' dare per scontato assolutamente niente prima di averlo tentato. Io sono stato parlamentare solo per un anno e mezzo, pero' in quei pochi mesi ho ottenuto due vittorie forti, e una delle due nessuno se la sognava: la prima tassa ecologica in Italia, le famose cento lire sui sacchetti di plastica. Ho presentato prima l'emendamento in commissione ambiente, dove sono stato seguito da Chicco Testa del Pci, da Ronchi di Dp e poi anche dai radicali con Rutelli. Poteva sembrare e rimanere una nicchia, la solita iniziativa della sinistra, e invece no. Ho lavorato con due amici miei dell'area di governo, che sapevo essere d'accordo (uno era stato il sindaco Dc di Padova, Gottardo, l'altro era un repubblicano della Romagna, De Angelis), cosi' quando questo emendamento e' arrivato in aula, dove quasi sicuramente sarebbe stato bocciato, ha ottenuto il loro aperto appoggio. Mi ricordo le parole di Gottardo: "si ricordi che chi vota contro questo emendamento e' un amico dei plasticari, un nemico dell'ambiente", insomma una frase fortissima, addirittura brutale nel modo in cui venne pronunciata, e alla fine l'emendamento e' passato, ottenendo anche l'appoggio del ministro dell'Ambiente Ruffolo (socialista ma moderatamente ambientalista, che scriveva sull'"Espresso" - ancora oggi - cose interessanti su economia e ecologia). In pratica e' partita da me, fuori dalla maggioranza, una iniziativa "utopistica", che, lavorando su tutto lo schieramento politico, e' diventata legge dello Stato, cosa che non era assolutamente prevedibile. Quando uno lavora nelle istituzioni non e' che deve fare i compromessi, questo non era un compromesso: ma deve trovare le alleanze sui singoli progetti (che puo' essere Stop alla guerra in Afghanistan piuttosto che la tassa sui rifiuti). L'altra cosa fatta nella mia fuggitiva esperienza parlamentare, con la stessa logica, e' stata togliere il fosforo dai detersivi. Allora c'era l'eutrofizzazione del mare Adriatico a causa del troppo fosforo che arrivava dall'agricoltura e dai detersivi. Siccome era una impresa lunghissima e difficilissima togliere il fosforo dei fertilizzanti, abbiamo studiato che gia' togliendolo dai detersivi si creava un gap in grado di bloccare questo processo di eutrofizzazione. Allora abbiamo fatto una proposta per cui il fosforo nei detersivi non poteva superare l'un per cento (all'epoca era, a seconda del detersivo "piu' bianco del bianco", dal 3 al 7%): questo aveva scatenato una campagna di stampa dei produttori di detersivi e di lavatrici che minacciavano chissa' quali fallimenti e problemi (le lavatrici non avrebbero piu' funzionato, ci sarebbero voluti piu' soldi per fare il bucato...). Per contro pero' c'era una fortissima iniziativa di noi ambientalisti, alleati con gli albergatori della riviera adriatica (che rischiavano il fallimento perche' i giornali tedeschi invitavano a non andare piu' in Italia col mare pieno di alghe) che venivano con noi a Roma a fare le manifestazioni davanti al Parlamento. Per cui presentiamo una mozione per il fosforo nei detersivi all'un per cento, e passa, anche questa, con l'appoggio del ministro dell'ambiente. Poi pero' abbiamo dovuto denunciare il ministro dell'industria Donat Cattin che non si decideva a firmare il decreto attuativo (il ministro dell'industria e' sempre amico dell'industria, anche Bersani lo era, pur essendo dei Ds), perche' diceva, d'accordo anche con i sindacati, che sarebbero stati licenziati moltissimi operai, ci sarebbero state gravi ripercussioni per l'economia, eccetera. Poi pero', di fronte alla nostra denuncia alla magistratura, alla fine ha firmato e l'eutrofizzazione del mar Adriatico e' finita, si e' bloccata nell'89, non c'e' piu' stata: anche se ci sono dei momenti in cui ci sono delle alghe, non e' quel disastro. Questo vuol dire che non e' necessario sempre essere nella maggioranza. E non e' cosi' importante quanti vanno in Parlamento, ma che ci vadano quelli che sono in grado di agire. Non e' che in Parlamento ci si puo' mandare chiunque, non bisogna fare del populismo per cui basta dichiarare che bisogna cambiare, e far si' che il signor nessuno vada in Parlamento. Certo, va bene che ci vadano dei giovani, le donne, non i soliti affaristi; ma devono essere persone nuove e preparate, con una serie di qualita' da testare prima. Bisogna che abbiano alle spalle delle lotte, non persone che blaterano e basta, chiacchieroni, ma che abbiano una capacita' di lavoro, che siano in grado di collaborare con i movimenti e possibilmente che abbiano (o siano in grado di farsi) delle competenze specifiche, perche' non si puo' fare gli onniscienti a 360 gradi, non si puo' parlare di pubblicita', di televisione, di militare e di ecologia, di scuola, di tutto. Ovviamente ognuno deve saper seguire tutto cum grano salis, ma siccome deve lavorare nelle istituzioni, occorre che abbia dei campi specifici di conoscenze, nei quali sia in grado di muoversi. Nelle istituzioni si deve andare in punta di piedi, farsi molti amici e poi non discriminare a priori nessuno, avere le idee chiare, saper fin dove si puo' arrivare, dove ci si deve fermare. Ovviamente si puo' sbagliare, mica uno e' infallibile, ma si sbaglia andando in una direzione. Magari si poteva arrivare al 70 e tu hai fatto solo il 60, ma hai fatto comunque il 60% della strada, non zero. Invece ci sono quelli che vanno nelle istituzioni, fanno i duri e i puri, alzano le bandierine e dicono: "ah, ma io l'ho presentata la proposta di legge", sapendo dentro di se' che tanto la bocceranno. Significa, questo atteggiamento, non aver capito niente, fare le cose solo per mostrarsi, mentre nelle istituzioni si va per portare delle cose a termine, in fondo: non si presentato cento proposte di legge una piu' bella dell'altra sapendo che poi tanto nessuna verra' presa in considerazione; se ne presenta una, due, tre, anche dieci, ma le prepari, le segui, crei le alleanze, e le proposte devono essere quelle giuste. L'andare nelle istituzioni comporta avere queste qualita'. Non tutti possono averle tutte: qualcuno puo' avere piu' i rapporti col movimento, qualcuno puo' avere piu' la capacita' di scrivere le leggi all'istante e nella forma giusta, qualcuno puo' essere piu' in grado di stringere relazioni istituzionali, ma nel complesso questi elementi sono necessari. Mi ricordo che una volta, sempre quando ero in Parlamento, mi sono trovato una sera a cena al tavolo solo con Formigoni e abbiamo parlato per due ore: ora lui era un democristiano integralista, io ero per lui il demonio e anche lui poteva essere per me il demonio, invece ci siamo detti un sacco di cose utilissime in quel momento proprio su quelle battaglie di cui dicevo prima (la tassa sui sacchetti, il fosforo) ed e' stato importante perche' poi lui, rispetto ad esse, mi ha dato una mano, poiche' si trattava di tematiche per le quali avevo capito che aveva una certa sensibilita'. Certo se avessimo parlato di divorzio o di aborto le cose sarebbero state diverse, ma chi se ne importava in quel momento di parlare di certe cose! Mica dovevo catechizzarlo, io dovevo cercare di fare un pezzo di strada con lui, e questo mi sembra anche l'insegnamento di papa Giovanni: vedere le cose che ci uniscono e non quelle che ci dividono. Questo insegnamento in politica e' fondamentale. * - Diana Napoli: Si puo' andare quindi nelle istituzioni quando si hanno chiari tutti questi elementi, si puo' trovare l'alleanza senza pregiudizi sullo schieramento politico. Ma quando stare nelle istituzioni, il poterci stare, comporta una serie di questioni che non c'entrano con gli obiettivi che si vuole realizzare e pero' stare nelle istituzioni sarebbe importante per poterlo fare, tipo una guerra? - Michele Boato: Ah, che disastro... casca il governo? E pazienza! Se non c'e' questo principio almeno negli a priori della tua piattaforma elettorale, pazienza. Bisogna votare contro. Ma casca il governo? e che caschi! Su una cosa cosi' bisogna votare contro e fai cascare il governo perche' voleva continuare la guerra in Afghanistan. Ci sono dei momenti in cui non ci sono ragioni di stato che tengano, si tratta prima di tutto di una scelta etica: non uccidere, punto. Basta, fine, su altre cose si potra' discutere. Ovviamente non e' che tali questioni si verifichino tutti i giorni, nel senso che, in Regione, per esempio, queste cose non succedono perche' la Regione non deve votare la guerra, per cui il discorso delle liste civiche comunali o locali, come dicevamo all'inizio, e' importante proprio per questo fatto. * - Diana Napoli: Va be', e' anche piu' facile... - Michele Boato: E' piu' semplice, perche' non comporta quasi mai questioni di principio, ma e' piu' difficile perche' comporta la conoscenza del territorio. Tu non puoi, per dire, stare in Regione e votare una cava perche' ti hanno raccontato che e' bella quando non ti sei informato e magari li' c'e' della gente che contro quella cava fa lo sciopero della fame. Ma naturalmente dipende sempre dall'obiettivo che ti poni: e' chiaro che se il tuo scopo e' di fermare la guerra non devi porti come obiettivo la Regione e devi porti nell'obiettivo di raccogliere la maggioranza di consensi. Io vedo che in Italia oggi gli obiettivi sono mastodontici, enormi: le lotte contro la Tav, gli inceneritori, i rigassificatori (ti parlo degli aspetti che mi interessano di piu', quelli ambientali) e so che per raggiungere questi obiettivi ci vuole un movimento di popolo enorme, perche' all'interno delle istituzioni (che tu sia maggioranza o opposizione non cambia) il partito dei rigassificatori e' trasversale (cosi' come quello degli inceneritori e della Tav). Per cui il rapporto col movimento e' fondamentale. * - Diana Napoli: E il "movimento" cos'e' oggi? O dov'e'? - Michele Boato: Provo a risponderti con un esempio: pensa alle spese militari in bilancio. Non c'e' un deputato che vada in giro per l'Italia a spiegare come vengono buttati via i soldi. Perche' noi dobbiamo capire che la gente di certi temi normalmente non si interessa, ma comincia ad interessarsi se, invece, vede che la lobby militare pesa direttamente sulla sua vita personale: perche' lui e' in miseria, non arriva alla quarta settimana del mese e questo anche perche' spendono i nostri soldi per nuovi cacciatorpedinieri, per le flotte aeree, per la flottiglia che devono costruire adesso, per programmi spaziali inutili. Io stesso non ho avuto l'occasione ancora una volta di fare questo tipo di ragionamenti in assemblee pubbliche perche' non si creano le occasioni, ed essere nelle istituzioni vuol dire anche creare le occasioni. * - Diana Napoli: Quindi vuol dire che essere nelle istituzioni non e' punto d'arrivo del movimento, ma anche punto di partenza per il movimento. - Michele Boato: Certo, questo ti dicevo, ci deve essere una dialettica. Una cosa e' che il movimento indichi alcuni temi o cose da farsi; altra e' che chi sta nelle istituzioni scopra e indichi le occasioni. Non ci sono i soldi per far le piste ciclabili? ma togliamoli dalle spese militari! Tuttavia solo chi e' dentro le istituzioni riesce a vedere e a capire quanti soldi vengono risucchiati dalle spese militari che potevano andare, che so, alle piste ciclabili. E questa dialettica e' una dialettica che in Italia non esiste. * - Diana Napoli: E' la dialettica della democrazia. - Michele Boato: La finanziaria e' il cuore della politica, e' quel momento di decisione sulle spese in cui si possono spostare i soldi, perche' il resto sono spese fisse (gli stipendi, gli ospedali...): e' qui che si vede che idee ha un partito, un governo. Questo Prodi perche' dovevo tenerlo in piedi? Perche' faceva meglio di Berlusconi? Ma se ha aumentato ulteriormente le spese militari! Ma se stava per abolire il 5 per mille alle associazioni che era stato messo da Tremonti e Berlusconi! Il nostro documento, quello di cui parlavamo all'inizio, dice: per noi cosa e' stato il governo Prodi? Per Venezia e' stato il Mose: e' Prodi che ha fatto andare avanti il Mose; per il Piemonte e' stato la Tav, e' lui che ha premuto l'acceleratore per la Tav; e' stato, per Napoli, il disastro dei rifiuti e degli inceneritori, perche' si voleva fare l'inceneritore e in Campania governa il centrosinistra da un paio di decenni, a Napoli in particolare. Io ho degli amici che sono stati a lavorare li' cinque anni con il sub-commissario ai rifiuti e che venivano da esperienze in cui avevano organizzato la raccolta differenziata spinta: non gli hanno permesso di fare gli impianti di compostaggio (solo in presenza dell'impianto di compostaggio si puo' fare una vera raccolta differenziata, perche' l'umido deve andare da qualche parte, altrimenti che raccolta differenziata e'?). Senza l'impianto di compostaggio tutto rimarra' per le strade ed e' quello che e' successo. Gli hanno impedito di fare gli impianti di compostaggio che costano pochissimo e percio' non sono un business, perche' volevano fare l'inceneritore! Questo e' il centrosinistra e allora io non posso essere bloccato da questa situazione, io devo andare libero e dire: non voglio le spese militari e mi alleo con chiunque per ottenere questo obiettivo, anche con la Lega, che puo' non volerle per motivi diversi dai miei; non voglio la guerra in Afghanistan, o voglio le piste ciclabili, la raccolta differenziata, la legge 50 e 50 di uomini e di donne ovunque si decide... questo vuol dire avere le idee chiare, ecco il programma, non e' un programma generico. Il programma non e' per sempre, e' il programma di oggi. E tra due anni? Bene, tra due anni si ridiscute. (parte prima - segue) 2. DOCUMENTI. DALL'ASSEMBLEA DI BOLOGNA DEL 2 MARZO 2008 NASCE UNA RETE DI DONNE E UOMINI PER L'ECOLOGIA, IL FEMMINISMO E LA NONVIOLENZA [Crediamo di far cosa utile riproponendo il documento conclusivo dell'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 (per contatti coi promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org), gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino"] Dall'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 nasce una rete di donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza. * Ci siamo incontrati in molti, da tutta Italia, per dare assieme una risposta all'abisso che divide il Palazzo dalla popolazione, per uscire dalla subalternita' e dal fatalismo del "non si puo' fare nulla" contro le continue guerre, le devastazioni ambientali, il maschilismo e i fondamentalismi che negano la dignita' di tutti gli esseri umani, le mafie e il razzismo, le sopraffazioni e le ingiustizie. Ci siamo detti che, sulle questioni piu' importanti, come la partecipazione anticostituzionale dell'Italia alla guerra in Afghanistan, lo scandalo della Tav, del Mose, dei rigassificatori e degli inceneritori, dell'incremento dissennato del trasporto aereo e delle autostrade, la provocazione della nuova base militare Usa a Vicenza e delle testate nucleari a Ghedi ed Aviano, il razzismo, l'informazione negata, la corruzione e le complicita' con i poteri criminali, i governi di destra e di centrosinistra non hanno mostrato grandi differenze. * Percio' noi, che facciamo parte dell'arcipelago di comitati, associazioni, movimenti e persone che non si sono stancate di lottare contro le ingiustizie, le guerre e le violenze (anche contro gli amici animali), il razzismo e le mafie, il maschilismo e la devastazione delle relazioni umane e della biosfera, e ci sforziamo di realizzare una societa' e una vita piu' amichevole e piu' sana, fuori dall'ossessione consumistica e dall'invasione dei rifiuti, in armonia con la natura e nella difesa dei beni comuni, come nostra sorella acqua, abbiamo deciso di riprendere il cammino iniziato con la nonviolenza di Aldo Capitini e Maria Montessori, il socialismo libertario di Rosa Luxemburg e Lelio Basso, l'anti-autoritarismo del '68, il femminismo che dagli anni '70 illumina le nostre vite, l'ecologismo di Laura Conti e Alex Langer e del primo arcipelago verde. * Per costruire, con un metodo basato su comunicazione, concretezza, inclusione, democrazia dal basso e rispetto reciproco: - una rete che colleghi e rafforzi le moltissime esperienze locali, e, partendo da esse, prepari anche una presenza diretta del movimento nella politica anche istituzionale, attraverso la costruzione di liste pulitissime, fatte da uomini e donne coraggiose, disinteressate, nonviolente e competenti; - un programma che, uscendo dal "pensiero unico" di sviluppo e crescita, si basi su: 1. decrescita e ricerca del benessere nella sobrieta'; 2. energia solare, risparmio e bioarchitettura per diventare indipendenti dai combustibili fossili, dal ricatto nucleare e dalle emissioni di gas serra e di polveri cancerogene; 3. difesa della democrazia e suo ampliamento verso i referendum locali e il potere dal basso; 4. smilitarizzazione del territorio, con riduzione delle spese militari, abbandono di armamenti offensivi e basi Usa - nucleari e non -, creazione di un corpo civile di pace europeo; 5. societa' accogliente, solidale e aperta alle diversita', nel rispetto delle regole di convivenza e solidarieta', con un forte impegno per i diritti delle donne e contro la violenza su di esse; con un particolare impegno all'educazione al genere ed al rispetto tra i generi; un impegno alla lotta contro la violenza di genere e all'analisi di genere di ogni progetto; apertura alle varie culture, ma ne' tradizioni ne' ideologie possono essere usate per negare alle donne i loro diritti umani. * Con regole di comportamento comuni che: 1. impediscano la politica come professione e come strumento di arricchimento; 2. instaurino un confronto diretto sistematico tra elettori ed eletti; 3. pratichino il principio del 50% di presenza femminile in ogni sede istituzionale; 4. applichino la scelta della nonviolenza anche nel linguaggio. * Constatando che la precipitazione della crisi di governo impedisce materialmente la presentazione di queste liste alle prossime elezioni (con la conseguenza di diverse scelte, dal voto per il "meno peggio" di quello che i partiti di centro e di sinistra propongono, alla disponibilita' di candidarsi nella lista civica "Per il bene comune", fino all'astensionismo attivo) l'assemblea ha deciso di mettere le basi per la rete utilizzando anche a questo scopo il quotidiano telematico "La nonviolenza e' in cammino"; aprendo la lista di discussione "Donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza" con l'aiuto tecnico della rete di Lilliput; riconvocandosi subito dopo le elezioni, sabato 19 aprile dalle ore 10 alle 17, ancora a Bologna, nella stessa sala sindacale della stazione ferroviaria, per decidere un programma, iniziative e ulteriori strumenti di lavoro comuni. * Per informazioni, adesioni, contatti: Michele Boato: micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 157 del 10 marzo 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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