Voci e volti della nonviolenza. 153



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 153 del 3 marzo 2008

In questo numero:
1. Heri dicebamus
2. Luciano Bonfrate: Ai cari amici in marcia per la pace ed agli amici cari
congressisti del Movimento Nonviolento salve
3. Due passaggi
4. Cinque cose da fare di cui varrebbe la pena ragionare
5. Politica e vita
6. Severino Vardacampi: L'attimo fuggente, ovvero una parola rivolta al
congresso delle amiche e degli amici del Movimento Nonviolento
7. Da una lettera di Malvolio all'amico suo Benigno
8. Il momento e' ora. Una proposta alle persone amiche della nonviolenza
9. Lino Marfori: Per dirla tutta
10. Il fascismo dei maschi, il razzismo degli sfruttatori. Apocalypsis cum
figuris
11. Le leggi di Norimberga

1. HERI DICEBAMUS

Riproponiamo di seguito alcuni testi apparsi sul nostro notiziario nel corso
del 2007 a sostegno(non solo ma anche) della proposta della costruzione di
liste elettorali per una presenza nelle istituzioni della sinistra della
nonviolenza. Proposta formulata e argomentata ben prima della crisi di
governo da cui sono scaturite le imminenti elezioni di aprile.
Dopo l'assemblea di Bologna, che ha costituito un'occasione di verifica e un
punto di svolta (e qui nuovamente rigraziamo Michele Boato, Maria G. Di
Rienzo e Mao Valpiana sia per averla promossa col loro appello, sia per aver
assunto con tutti i partecipanti ad essa l'impegno al cammino ulteriore che
quell'incontro inaugura), forse puo' essere ancora utile riproporre oggi
all'attenzione di tutte le persone interessate quella trama di ragionamenti.
Come contributo a un impegno di riflessione, di confronto e d'iniziativa che
e' ad un tempo di lunga lena e non ulteriormente rinviabile.
La nonviolenza e' in cammino.

2. LUCIANO BONFRATE: AI CARI AMICI IN MARCIA PER LA PACE ED AGLI AMICI CARI
CONGRESSISTI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO SALVE
[Dalle "Minime" n. 235]

Gentilissime signore e signori gentilissimi,
vorrei mi consentiste di risolvere un piccolo dilemma che mi angustia.
Mi piace alle elezioni dare il voto, e darlo senza poi sentir vergogna.
Ora, mi duole dover rivelare che non potrei votare per le liste di chi ha
deciso e di chi ha avallato la guerra afgana, le infinite stragi.
Vorrei poter votare alle elezioni per una lista, per dei candidati, che
almeno a cio' volessero impegnarsi: non essere assassini.
E' poca cosa. E' minimo programma. Ne convengo.
Ma agli assassini io non intendo dare il pubblico potere, agli assassini io
non intendo dare il voto mio.
Mi si comprenda: non chiedo poi molto.
Solo che alle elezioni sia possibile votare una lista di persone amiche
della nonviolenza, salde nel ripudiare guerre ed uccisioni.
Potrebbe essere cosa per cui vale la pena d'iniziare a lavorare.
Sono e mi firmo il vostro affezionato umile amico e servitore vostro.

3. DUE PASSAGGI
[Dalle "Minime" n. 236]

Il primo passaggio. La Perugia-Assisi che si e' appena svolta, e che ha
dimostrato ad abundantiam la possibilita' oltre che la necessita' della
ripresa dell'impegno di pace in Italia, di un impegno di pace chiaro e
coerente: l'impegno di pace che ripudia la guerra, che si oppone a tutte le
uccisioni, che lotta per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti
gli esseri umani; quell'impegno di pace che hic et nunc puo' essere inverato
solo facendo la scelta della nonviolenza, la scelta concreta della
nonviolenza. In primo luogo opponendosi alla partecipazione italiana alla
guerra terrorista e stragista in Afghanistan; poi anche opponendosi al
riarmo e al traffico di armi, opponendosi alle spese militari e
all'industria bellica; opponendosi alle atomiche dislocate nel nostro paese;
opponendosi alla nuova e cruciale servitu' militare imperiale a Vicenza;
opponendosi alla sistematica violazione dei diritti umani dei migranti.
Ancora una volta partecipata, ancora una volte assemblea itinerante, ancora
una volta popolo in cammino, la marcia Perugia-Assisi ha espresso netto e
forte il ripudio della guerra, degli eserciti, delle armi, di ogni
terrorismo, di ogni dittatura: anche il terrorismo e la dittatura che i
poteri rappresentativi del 20% dell'umanita' impongono ai restanti quattro
quinti della famiglia umana. Il nostro terrorismo, la nostra dittatura, il
terrorismo e la dittatura dei poteri dominanti del Nord rapinatore sugli
infiniti sterminati Sud del mondo, il terrorismo e la dittatura da cui
dipende il nostro relativo benessere e privilegio pagato al prezzo della
strage per fame e per guerre e per repressioni e schiavitu' di tante sorelle
e tanti fratelli per interi continenti. Quando si straparla di sicurezza si
consideri quanta parte dell'umanita' e' privata di ogni sicurezza dal
sistema di relazioni internazionali, dal sistema di ripartizione delle
risorse, dal sistema di planetario sfruttamento e rapina delle risorse che
consente a noi tanto sperpero ed impone a innumerevoli esseri umani tanto
dolore ed orrore. E che mai ci abbandoni questa consapevolezza.
Ora, noi non ci si illude che sara' cosa facile ricostruire in Italia un
impegno di pace limpido e coerente, autentico ed efficace, soprattutto dopo
un anno e mezzo in cui tanta parte della sinistra ex-pacifista si e'
arruolata nel partito della guerra e delle stragi. Ma la marcia ideata da
Aldo Capitini ancora una volta ha espresso questo messaggio, ha consegnato
questo legato, ha rivolto all'intero popolo italiano questo appello; ha
riproposto senza orpelli retorici e senza ingannevoli perifrasi
l'alternativa secca e ineludibile: nonviolenza o barbarie; nonviolenza
giuriscostituente o catastrofe della civilta' umana; nonviolenza come scelta
della convivenza e della responsabilita' o collasso della biosfera. Detto
altrimenti: o il disarmo o la morte. O la smilitarizzazione dei conflitti o
la morte. O il ripudio delle guerre, degli eserciti, delle uccisioni, o la
morte di tutto e di tutti. Solo la nonviolenza piu' salvare l'umanita', la
nonviolenza che e' la lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro
ogni oppressione, contro ogni menzogna.
*
Il secondo passaggio. Il congresso del Movimento Nonviolento che si
svolgera' dal primo al 4 novembre a Verona. Che potrebbe essere momento di
verita' e dire una parola di verita', questa parola di verita': che e' l'ora
della nonviolenza; che la nonviolenza e' la politica del XXI secolo; che
solo la scelta dela nonviolenza puo' fondare un programma politico adeguato
ai compiti dell'ora. Che fuori della nonviolenza non si da' piu' una
politica di pace, una politica di verita', una politica di giustizia, una
politica di liberazione.
Ora, noi non ci si illude che questo congresso possa essere gia' figura e
presagio e segnavia di quel "parlamento dell'umanita'" tante volte evocato
nel corso della storia nelle piu' audaci e frugifere utopie filantropiche e
nelle piu' alte e piu' dense e preziose scritture del costituzionalismo
moderno. E sappiamo fin troppo bene quali limiti di ingenuita', di
fragilita', e finanche di simplicitas che talvolta decade a semplicismo e
semplicioneria, affettino le esperienze organizzate delle persone amiche
della nonviolenza; e sappiamo anche quante debolezze e contraddizioni nel
cuore delle persone amiche della nonviolenza alberghino, e quanti gabbamondo
per queste esperienze e linguaggi transitino e quante devastazioni
producano. E sappiamo anche quanto piccola parte il Movimento Nonviolento
fondato dal medesimo Aldo Capitini che ideo' la marcia Perugia-Assisi sia
rispetto all'arcipelago della nonviolenza organizzata, arcipelago in cui le
ambiguita' fin abissali non mancano (e naturalmente non parliamo qui dei
partiti guerrafondai e assassini che si spacciano per amici della
nonviolenza mentre deliberano guerre e stragi, e ve ne sono ben tre nel
parlamento italiano). E sappiamo anche come la nonviolenza organizzata sia
parte piccina rispetto ai cosiddetti movimenti di pace, della cittadinanza
attiva, eccetera eccetera, movimenti in cui ancor oggi trovano ricetto e non
di rado finanche prevalgono i parassiti e gli squadristi ad un tempo
eversivi e ministeriali, nichilisti e aggrappati con gli artigli alle
mammelle del pubblico erario. E sappiamo anche come finanche persone esimie,
e della nonviolenza talora fautrici, in quest'ultimo anno abbiano ceduto
alla guerra, siano state travolte, si siano prestate a far da compari e
comari degli stragisti al governo. Tutto cio' lo sappiamo, e nulla ci
nascondiamo di queste miserie.
E tuttavia crediamo che forse proprio dal congresso del Movimento
Nonviolento che si terra' tra meno di un mese in quella bella e famosa
citta' di Verona potrebbe venire l'invito, l'appello, la chiamata in grado
di scuotere e muovere tante e tanti a una scelta che sentiamo necessaria ed
urgente: la scelta della nonviolenza come proposta politica esplicita e
rigorosa, non mero orizzonte ideale ma pratica concreta, non devozione
privata ma soggetto politico, forza di trasformazione, storica, sociale.
Capace di incidere come movimento e di farsi presenza forte ed egemone nelle
istituzioni, anche.
Forte ed egemone nelle istituzioni, andando anche alle elezioni con il
proprio volto e la propria voce, con la forza della democrazia. La
democrazia diretta e la democrazia rappresentativa: ed entrambe sono
necessarie. E il momento e' adesso, prima che il disastro della guerra e del
fascismo tutto travolga.
Forse quel congresso riuscira' a formulare la proposta che molte e molti
attendono: di uscire da ogni subalternita', da ogni rassegnazione, da ogni
contiguita', da ogni pusillanimita', da ogni apatia, da ogni puerilita', da
ogni attendismo. Uscire dalla minorita' e porsi l'ambizioso fine di
rifondare tout court la politica nel nostro paese, proponendo la nonviolenza
come criterio ed asse di un progetto politico, di un movimento politico, di
un blocco storico: di porre l'obiettivo della nonviolenza al potere. E
vorremmo vivamente sperarlo.
*
Vorremmo vivamente che dalla marcia Perugia-Assisi appena svoltasi, e dal
congresso del Movimento Nonviolento in procinto di darsi, scaturisse corale
e plurale, persuaso e complesso, policromo e polifonico, dialettico e
dialogico, un messaggio e un impegno: di rottura di ogni complicita', di
illimpidimento del linguaggio, di pensiero ed azione di pace e liberazione:
un progetto politico, un lavoro politico, un movimento politico.

Una politica nonviolenta. Una nonviolenza giuriscostituente. La nonviolenza
al potere, qui e adesso, senza piu' esitazioni.
*
E queste ci sembrano essere le cose decisive:
a) la critica pratica del patriarcato, l'azione per abbattere le strutture
ideologiche e pratiche della violenza maschilista; e qui e' la chiave di
volta di una proposta politica nonviolenta;
b) l'opposizione integrale alla guerra, ai suoi strumenti, ai suoi apparati,
alle illogiche logiche sue; e la costruzione di modalita', strumenti,
risorse per la gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti;
c) la difesa della biosfera e dei diritti umani uniti in un sinolo; che si
puo' anche dire: la necessita' del socialismo come responsabilita' condivisa
per la liberazione di ogni soggetto oppresso, la difesa dell'intero mondo
vivente e il libero sviluppo di ciascuno e di tutti, di sempre piu' ampie
integrazioni, di sempre piu' vasti riconoscimenti, di sempre piu' profonda
coscienza e cura dei nessi che tutti e tutto collegano, prima che la
barbarie prevalga - e il collasso dell'ecosistema;
d) la dimensione giuriscostituente: ovvero inveratrice di diritto,
istitutrice di ordinamento giuridico, fondatrice di una societa' in cui sia
possibile convivere secondo regole condivise, applicando il principio
responsabilita', riconducendo a piu' ravvicinata sinergia l'esigenza della
liberta' e quella della giustizia: quell'incontro che si attua nel
riconoscimento del volto altrui, nel prendersi cura dell'altra e dell'altro,
nella misericordia fraterna e sororale che nessuna vita abbandona alla
violenza, getta nel nulla, sacrifica alla morte.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.
La nonviolenza e' in cammino.
Ma la nonviolenza puo' camminare solo con le tue gambe.
Senza di te la nonviolenza e' solo un appello: tu soltanto puoi incarnarla e
farla esistere.
Tu, tutti. Tu-tutti, per usare ancora una volta una formula capitiniana.

4. CINQUE COSE DA FARE DI CUI VARREBBE LA PENA RAGIONARE
[Dalle "Minime" n. 254]

1. Un movimento nonviolento contro la guerra in corso.
E' scandaloso che mentre l'Italia partecipa alla guerra terrorista e
stragista in Afghanistan i sedicenti movimenti per la pace su tutto
s'impegnino tranne che nel contrastare la guerra e le stragi. Opporsi alla
guerra e' necessario e urgente; opporsi alla guerra con una posizione
nonviolenta: antimilitarista e disarmista.
*
2. Un movimento nonviolento contro la violenza maschile.
La piu' feroce e diffusa delle guerre e' quella dei maschi contro le donne.
Se non si contrasta e non si sconfigge la violenza maschile, l'ideologia
maschilista, le strutture del patriarcato, non puo' esservi ne' pace ne'
giustizia ne' convivenza; non puo' esservi riconoscimento di tutti i diritti
umani per tutti gli esseri umani.
*
3. Un movimento nonviolento per la difesa della biosfera.
L'ecosistema e' al collasso. Il modello di sviluppo dominante, capitalista e
industrialista, sta provocando una catastrofe planetaria che mette a rischio
la stessa civilta' umana. Occorrono scelte ecoequosolidali, rigorosamente
ispirate al principio responsabilita', alla scelta della sobrieta' e della
condivisione, della nonviolenza nella sua pienezza; scelte cogenti
nell'economia, nell'amministrazione, nelle relazioni internazionali, nella
gestione del territorio, nelle relazioni interpersonali, nei modelli di
pensiero e negli stili di vita.
*
4. Preparare liste nonviolente per le prossime elezioni politiche, europee
ed amministrative.
Dopo il fragoroso fallimento e la devastante corruzione della ex-sinistra
piu' o meno democratica e piu' o meno ecopacifista, e di fronte al rischio
di una dilagante vittoria della destra eversiva piu' oltranzista, e'
necessario che giunga nelle istituzioni in modo nitido ed intransigente la
proposta politica e amministrativa della nonviolenza, il progetto e l'azione
della nonviolenza giuriscostituente.
*
5. Costruire un quotidiano che porti ogni giorno in edicola le idee, le
proposte, le iniziative della nonviolenza.
Un quotidiano femminista, ecologista, equosolidale, dei diritti umani, per i
beni comuni e la socializzazione - almeno della gestione e del controllo -
dei mezzi di produzione e dell'accesso alle risorse. Un quotidiano della
nonviolenza in cammino.

5. POLITICA E VITA
[Dalle "Minime" n. 256]

C'e' un errore riduzionistico fondamentale... ridurre in sostanza la
politica alla gestione dello stato inteso come mero esercizio del potere
garantito dalla possibilita' di dare la morte, ed all'imperialismo
sovrastatuale onnicida.
Se fosse cosi', non sarebbe politica l'intera esperienza del movimento
operaio. Non sarebbe politica il femminismo, il movimento e il pensiero
delle donne. Non sarebbe politica la lotta di Nelson Mandela. Non sarebbe
politica la lotta di Gandhi. Non sarebbe politica la lotta di Vandana Shiva
e di Rigoberta Menchu'. Non sarebbe politica il Risorgimento, non sarebbe
politica la Resistenza, non sarebbe politica l'antifascismo, non sarebbe
politica la lotta contro il razzismo, contro il colonialismo, contro la
guerra, per la difesa della biosfera.
Fosse cosi', non sarebbe politica tutta la riflessione e la prassi politica
e giuridica orientata alla civilta', alla convivenza, cioe' la maggiore e
miglior parte del pensiero politico e giuridico, la maggiore e miglior parte
della storia e dell'esperienza politica.
Fosse cosi', non avrebbe senso l'esistenza e l'opera di Socrate e di Rosa
Luxemburg e di Hannah Arendt, di Gobetti e di Gramsci, di Capitini e di
Dolci.
Fosse cosi', non avrebbe senso la nonviolenza storicamente esistente, che e'
lotta politica per obiettivi politici o non e' nulla.
Fosse cosi', non sarebbe politica la politica che piu' conta.
Fortunatamente la politica e' molto di piu' dell'amministrazione dello
stato, e' molto di piu' dell'organizzazione della violenza dei potenti, e'
molto di piu' che l'essere-per-la-morte.
*
E quindi politica e' anche la nostra lotta e la nostra vita. Conflitto e
convivenza, riconoscimento di umanita', difesa e promozione della civilta',
contrario della guerra e della morte. E contraddizione che non si estingue.

6. SEVERINO VARDACAMPI: L'ATTIMO FUGGENTE, OVVERO UNA PAROLA RIVOLTA AL
CONGRESSO DELLE AMICHE E DEGLI AMICI DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dalle "Minime" n. 257]

Il XXII congresso del Movimento Nonviolento, che si terra' a Verona dal
primo al 4 novembre, cade in un momento cruciale della vicenda civile e
vorremmo dire morale del nostro paese.
Il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, che dell'area culturale e
politica delle persone amiche della nonviolenza e' in Italia la piu'
importante espressione per storia ed impegno, se non per consistenza
numerica e visibilita' mediatica (queste ultime in effetti ridotte), puo'
con il suo congresso dare un segnale significativo, rivolgere un appello
persuaso, promuovere una mobilitazione necessaria.
*
Quali le emergenze cui ci pare si sia di fronte qui e adesso?
A volerle riassumere fin troppo schematicamente diremmo:
a) Una grave emergenza civile nazionale
- il vulnus alla Costituzione con la reiterazione e prosecuzione della
scelta della partecipazione alla guerra in Afghanistan, una guerra
terrorista e stragista, una guerra illegale e criminale, inammissibile tanto
alla luce dei fondamenti stessi del diritto internazionale quanto per
l'inequivocabile articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana;
- la rinuncia del blocco antiberlusconiano vincitore delle elezioni del 2006
a fare un politica non berlusconiana, e quindi il suo effettuale cooperare
alla vittoria culturale e sociale oggi e conseguentemente elettorale e
politica domani della destra anomica, razzista, rapinatrice ed eversiva,
della mafia, del fascismo;
- nella catastrofe politica e morale della cultura e delle organizzazioni di
quella che fu la sinistra italiana, si manifesta una corruzione dilagante,
abissale una crisi della democrazia, una crisi di civilta'.
b) Una grave emergenza ambientale globale
Dalla Conferenza nazionale sui mutamenti climatici all'attribuzione del
Nobel ad Al Gore e all'Ipcc, alle esplicite ammissioni finanche dei capi di
stato e di governo piu' avvertiti, tutto evidenzia come il surriscaldamento
del clima sia un'emergenza che occorre affrontare con drastici ed immediati
provvedimenti di riduzione delle emissioni che provocano l'effetto serra,
con scelte di modello di sviluppo ecologicamente sostenibili, con politiche
ecoequosolidali che difendano la biosfera e il diritto delle generazioni
presenti e future ad un mondo vivibile.
c) Una grave emergenza di esplosiva emersione della violenza di genere
Se non si contrasta con la massima determinazione ed energia la violenza
maschile, l'ideologia maschilista, le strutture del patriarcato, non solo
non si fermera' il dilagante femminicidio, ma non si potra' contrastare
adeguatamente ne' sfruttamento, ne' inquinamento, ne' guerra, che
nell'oppressione di genere trovano una radice e un paradigma decisivo.
d) Una grave emergenza bellica e terroristica, connessa a tutti i precedenti
aspetti
Opporsi alla guerra, al terrore, alle uccisioni, e' la condizione minima
indispensabile per poter sperare di difendere e salvare non solo la civilta'
umana, ma le nostre stesse vite qui e adesso. Ma opporsi alla guerra, al
terrore, alle uccisioni e' possibile solo se si fa la scelta nitida ed
intransigente di opporsi alla violenza flagrante ed occulta, dispiegata e
cristallizzata, dei singoli, dei gruppi, delle organizzazioni e delle
istituzioni. E' possibile solo se si fa la scelta della nonviolenza, della
nonviolenza non solo nella condotta personale, nn solo nella trama
relazionale della vita quotidiana, non solo nei rapporti sociali piu'
ravvicinati; no, non basta: occorre la scelta della nonviolenza politica,
della nonviolenza giuriscostituente, della nonviolenza come inveramento
della promessa dei grandi codici giuridici e delle grandi tavole morali,
della nonviolenza come criterio della civile convivenza, della nonviolenza
come rivoluzione e conservazione dell'umanita', come mutamento e
mantenimento dell'unico mondo storico-sociale che abbiamo.
*
La nonviolenza puo' e deve proporre, qui e adesso, un progetto politico e
costruire un movimento politico di massa che ne sia la concrezione
effettuale. La nonviolenza deve farsi non solo criterio e programma, ma
soggetto politico, blocco storico: e forza trainante, cultura condivisa e -
nel vivo di una riflessione la piu' ampia e profonda e dialettica
possibile - cammino di autonomia e proposta di egemonia del e nel movimento
delle oppresse e degli oppressi in lotta per la biosfera e la civilta', per
il riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.
La nonviolenza deve fare questo non nel mondo delle astrazioni, ma nel mondo
reale dei conflitti e degli orrori.
La nonviolenza puo' e deve ereditare, inverare, portare a coscienza l'intera
storia delle lotte di liberazione, l'intera storia della civilta' e della
solidarieta', l'intera storia del rapporto finalmente cosciente tra tempi
storici e tempi biologici, del rapporto tra umanita' e natura.
Deve essere scienza della complessita' e della responsabilita', gestione del
conflitto e della cura, proposta della contemplazione attiva e dell'azione
autocosciente, incontro infinito dell'altro e apertura oltre ogni pretesa di
totalita'. Ricerca come azione, educazione nel fare. La politica come luogo
e come qualita' degli esseri umani animali sociali, la politica di Hannah
Arendt.
La nonviolenza deve cessare di essere invocazione e farsi prassi. Prassi:
come e' stata nelle esperienze e nelle riflessioni di Gandhi. Prassi: come
e' stata nelle esperienze e nelle riflessioni migliori del movimento reale
di liberazione delle opprese e degli oppressi che ad un tempo abolisce e
conserva, traduce la natura in coscienza e rivela la materialita' delle cose
spirituali, che e' permanente contraddizione e reca il conflitto a gestione
sempre piu' consapevole e limpida, sempre piu' umana, sempre piu' benigna.
La nonviolenza in cammino.
*
La nonviolenza puo' e deve proporre qui e adesso un programma politico per
la crisi italiana, che e' crisi politica ed economica, sociale ed
istituzionale, di strutture e di prospettive, di fondamenti e di dinamiche.
E fondanti elementi di questo progetto nonviolento debbono essere quindi:
1. la lotta alla violenza di genere;
2. la difesa dell'ambiente locale e globale;
3. l'opposizione alla guerra, al terrorismo, alle uccisioni, ed ai loro
strumenti ed apparati e strutture e sovrastrutture;
4. il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani;
5. la traduzione legislativa, giuridica ed amministrativa delle scelte
morali e politiche che la nonviolenza formula ed implica, in ogni campo
della societa'.
Non sara' un pranzo di gala. E' un conflitto non piu' eludibile.
*
Come i movimenti nonviolenti piu' o meno organizzati e piu' o meno
consapevoli potrebbero avviare l'azione che inveri cio' a cui col solo
proclamarsi movimenti nonviolenti si sono impegnati?
Dal congresso del Movimento Nonviolento potrebbe venire un segnale, un
appello, una proposta.
- Potrebbe venire il segnale, l'appello, la proposta di porre la scelta
della nonviolenza alla base delle mobilitazioni sociali e politiche in corso
in difesa dei beni comuni, della legalita' costituzionale, dei diritti umani
di tutti gli esseri umani.
- Potrebbe venire il segnale, l'appello, la proposta di porre la lotta alla
violenza di genere come priorita' dell'azione politica, istituzionale,
amministrativa, legislativa.
- Potrebbe venire il segnale, l'appello, la proposta di porre le politiche
ambientali sotto il segno della priorita' assoluta di fermare il collasso
della biosfera, ridisegnando le scelte economiche, energetiche, insediative,
di mobilita' avendo come fondamento la coerenza e l'efficacia rispetto a
questa primaria emergenza.
- Potrebbe venire il segnale, l'appello, la proposta di fare dell'articolo
11 della Costituzione il baluardo della difesa del diritto alla vita di ogni
essere umano e la chiave di volta dell'azione internazionale, e di impostare
quindi una politica di smilitarizzione e disarmo, di gestione e risoluzione
nonviolenta dei conflitti, scelta che non puo' piu' tardare, pena il
precipitare di tutti nella barbarie e nella catastrofe.
- Potrebbe venire il segnale, l'appello, la proposta di ricostruire una
sinistra - una sinistra indipendente - in Italia ereditando quanto di
perennemente valido vi e' nelle esperienze del passato ed aggiungendovi come
criterio esplicitato e fondante la nonviolenza, la nonviolenza senza
aggettivi, la nonviolenza come cammino di liberazione e di conservazione
dell'umanita' e dell'unica Terra che abbiamo.
- Potrebbe venire il segnale, l'appello, la proposta di quella "democrazia
della Terra" che e' la formula con cui Vandana Shiva ci esorta alla
nonviolenza come fondamento della civilta' planetaria, come progetto comune
di impegno politico e sociale, riforma intellettuale e morale, pensiero e
azione che inveri nella prassi storico-sociale quel "principio
responsabilita'" in cui Hans Jonas ha sintetizzato alcune decisive lezioni
della vicenda del "secolo breve" e dei suoi orrori.
*
Potra' il congresso del Movimento Nonviolento essere il luogo e la leva di
questa svolta?
Potra' essere la voce capace di levare un appello in tal direzione,
raggiungendo quelle tante e quei tanti che tale appello attendono e
intendono poiche' esso e' gia' inscritto nelle loro pratiche, nelle loro
ricerche, nelle loro esperienze e riflessioni, nel cuore dei bisogni e delle
attese e degli intendimenti e delle sollecitudini loro?
Non lo sappiamo.
Non lo sappiamo, ma per parte nostra invitiamo con tutto il cuore le amiche
e gli amici del Movimento Nonviolento a proporsi questo compito, ed
invitiamo tutte le persone che in questi anni sono state - col loro concreto
appassionato sentire, col loro concreto generoso agire - nonviolenza in
cammino, ovvero hanno animato le lotte e le ricerche, le azioni e l'ascolto,
il lavoro di cura e l'opera di suscitamento e disvelamento del conflitto e
dell'incontro, a partcipare a questo congresso, a fare di esso quel luogo e
quella leva.
E se ne nascera' qualcosa di buono, finora ne ringraziamo tutte e tutti
coloro che saranno a Verona tra pochi giorni, cui affidiamo questa nostra
inquieta speranza, espressa in queste lacunose e tumultuose parole.
*
Questa non e' l'ora del silenzio, ma delle scelte.
Non e' l'ora della subalternita', ma delle rotture.
Non e' l'ora della rassegnazione, ma della lotta.
Solo la scelta della nonviolenza puo' fermare il fascismo.
Solo la scelta della nonviolenza puo' contrastare la guerra.
Solo la scelta della nonviolenza puo' impedire il collasso della biosfera.
Solo la scelta della nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

7. DA UNA LETTERA DI MALVOLIO ALL'AMICO SUO BENIGNO
[Dalle "Minime" n. 258]

... Ed anzi a dirla tutta in due parole servirebbero due cose, io credo: la
prima, una presenza nonviolenta autonoma e organizzata nelle istituzioni -
di persone elette non per gentile concessione di questo o quel partito ma
con liste che abbiano la scelta e la proposta della nonviolenza come
identita' e programma -; la seconda, il giornale.
Entrambe le cose mi sembrano hic et nunc di un'urgenza estrema: nella
catastrofe morale e intellettuale - e quindi politica - della cultura e
delle organizzazioni di quella che fu la sinistra (almeno relativamente)
democratica e (almeno relativamente) ecopacifista, mi sembra davvero che
solo la proposta nitida e rigorosa della nonviolenza possa essere la via di
un rinnovato impegno comune - anche nelle istituzioni della democrazia
rappresentativa, anche sul versante strettamente giuridico e legislativo, e
per questo insisto tanto sul fatto che occorre che la nonviolenza sia
giuriscostituente, cioe' inveri codificazione giuridica che altrimenti resta
astratta, rigorizzi e rivitalizzi il mandato di istituzioni altrimenti
offuscate e corrotte, e si traduca anche (e direi soprattutto, nell'ora
presente) in codificazione giuridica, azione istituzionale, opera
legislativa, programmi amministrativi - per contrastare in modo adeguato la
barbarie della guerra, il collasso della biosfera, il crollo della civilta'.

8. IL MOMENTO E' ORA. UNA PROPOSTA ALLE PERSONE AMICHE DELLA NONVIOLENZA
[Dalle "Minime" n. 259]

E' necessario che le persone amiche della nonviolenza ed i movimenti
nonviolenti organizzati prendano atto della catastrofe della ex-sinistra
italiana giunta al governo.
E si assumano la responsabilita' di essere l'argine che possa contrastare la
vittoria culturale e politica della destra eversiva.
E' necessario rompere ogni attendismo, ogni subalternita', ogni collusione
col partito della guerra e del razzismo, della corruzione e dell'omerta'.
E' necessario costruire un referente politico ed elettorale, culturale ed
istituzionale, per le tante ed i tanti che non hanno ceduto al regime
mondiale della corruzione, al partito planetario delle stragi e del
saccheggio.
E' necessario che in tutte le prossime scadenze elettorali in Italia vi
siano liste che abbiano come proposta teorica e pratica la scelta concreta e
cogente della nonviolenza: liste cioe' ad un tempo femministe, ecopacifiste,
equosolidali, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, socialiste e
libertarie nel senso forte e autentico di questi due storici termini; liste
che propongano la scelta nonviolenta in tutta la sua complessita' e
radicalita'.
*
Solo a partire dalla scelta della nonviolenza e' possibile oggi una politica
democratica adeguata, antifascista ed antirazzista, di disarmo e
smilitarizzazione dei conflitti, nitidamente ed intransigentemente
antimafiosa, di responsabilita' per la biosfera, capace di una proposta
complessiva che erediti ed inveri le proposte ecologiche, economiche,
sociali ed istituzionali che la nonviolenza in cammino ha elaborato nel
corso del "secolo breve" come unica effettuale alternativa ai totalitarismi
comunque mascherati.
Le proposte di Hannah Arendt e di Simone Weil, di Virginia Woolf e di
Vandana Shiva, di Rigoberta Menchu'. Le proposte di Mohandas Gandhi, di
Danilo Dolci, di Murray Bookchin. Esperienze come la Commissione per la
verita' e la riconciliazione sudafricana, come la rete del commercio equo e
solidale, come il microcredito, come i corpi civili di pace. La nonviolenza
in cammino ha pensato e messo in atto innumerevoli proposte e iniziative. E'
tempo che esse divengano azione politica comune, cultura condivisa, coerente
e concreta ipotesi di governo, di autogoverno, di estensione della
democrazia a raggiungere tutti.
*
Una politica internazionale di disarmo, di smilitarizzazione dei conflitti,
di intervento umanitario positivo attraverso corpi civili di pace; sostenuta
dalla smilitarizzazione della difesa, dalla riconversione ad usi civili
dell'industria bellica e armiera, dalla proibizione della produzione e del
commercio delle armi; con la formazione alla nonviolenza delle forze
dell'ordine e una politica penale che valorizzi forme riparative e
riconciliative; con una politica della sicurezza fondata sulla solidarieta',
sul riconoscimento del diritto all'accoglienza e all'assistenza per ogni
essere umano; sulla lotta politica, sociale e culturale alla violenza, in
primis alla violenza maschile sulle donne; una politica ecocompatibile,
della sobrieta' e della condivisione.
Sono molte le proposte concrete e praticabili, gli elementi di un programma
politico ed amministrativo semplici e chiari, facilmente traducibili in atti
legislativi ed amministrativi.
*
Occorre solo decidersi. Ad uscire dalla rassegnazione, dalla subalternita',
dalla complicita' col disordine costituito. Il momento e' ora.

9. LINO MARFORI: PER DIRLA TUTTA
[Dalle "Minime" n. 260]

Ad essere vecchi del mestiere non si ha piu' voglia di fingersi ingenui.
Cosi', con tutto il rispetto per talune iniziative e campagne su temi
pacifisti e umanitari caldamente e callidamente appoggiate da taluni partiti
di governo, ministri e sottosegretari, non possiamo fingere di non sapere
che esse hanno corso e da essi sostegno in quanto diversivi, per distrarre
l'attenzione e comprare il silenzio sulla guerra in atto, sulla guerra
terrorista e stragista cui l'Italia partecipa in violazione del diritto
internazionale e della legalita' costituzionale.
Non dubito che molti a quelle iniziative - in se' appunto apprezzabili -
aderiscano in buonissima fede, e bene ha fatto questo foglio a segnalarle e
ad esprimere ad esse attenzione e quindi appoggio. Ma non dubito neppure che
alcuni - non pochi, e forse la totalita' - dei promotori di esse sappiano
benissimo a quale operazione si stanno prestando.
*
Non sappiamo se il governo italiano arreso al fascismo planetario della
guerra cadra' adesso o tra qualche anno, sappiamo che - ceteris paribus -
essendosi esso arreso al fascismo planetario, e all'ideologia e alla prassi
della corruzione che questa scelta accompagna - gli succedera' il ritorno
dei fascisti al potere anche in Italia.
Alle prossime elezioni politiche sara' quindi necessario che si presenti
almeno una lista che al fascismo planetario della guerra si opponga.
Una lista, una lista di liste, che faccia la scelta della nonviolenza.
Che ponga la scelta della nonviolenza come criterio decisivo. Come politica
prima, come fondamento che non vacilla, come impegno morale oltre che come
progetto politico e programma amministrativo.
Una lista che naturalmente si collochi nello schieramento che si oppone al
fascismo, e ne sia il nucleo nitido ed intransigente - e che esso
schieramento sia composto da tutto il cosiddetto centrosinistra (se avra' un
moto di pentimento e sapra' far pulizia al suo interno di quanto di marcio e
scellerato oggi vi domina) o solo dalla lista della nonviolenza poco
importa. Conta che si possa votare per la Costituzione e per la democrazia,
contro la guerra e contro il fascismo, contro la mafia e contro il regime
della corruzione, per il bene comune e per l'umanita', per la nonviolenza.
*
A coloro che, arresisi allo status quo e di esso ridottisi quindi a
complici, vorrebbero traviarci col penoso sofisma secondo cui si deve votare
Mussolini contro Hitler, non abbiamo esitazione alcuna a rispondere che noi
non votiamo ne' l'uno ne' l'altro. Noi votiamo per la Resistenza.

10. IL FASCISMO DEI MASCHI, IL RAZZISMO DEGLI SFRUTTATORI. APOCALYPSIS CUM
FIGURIS
[Dalle "Minime" n. 261]

Come si fa a non vedere a quale livello di ferocia e pervasivita' e' ormai
giunta quella guerra dei maschi contro l'altra meta' dell'umanita', guerra,
si', che ormai chiamiamo - con termine terribile e ineludibile -
femminicidio?
E come si fa a non vedere a quale livello di ferocia e pervasivita' e' ormai
giunto il razzismo della casta dei privilegiati - e privilegiati perche'
godono del frutto della rapina genocida ai danni dei quattro quinti
dell'umanita', rapina che si presenta ora sotto lo pseudonimo di "nuovo
ordine mondiale" - al punto che anche il sindaco di Roma, che solitamente
viene spacciato per persona mite, dimenticando il principio di diritto
secondo cui la responsabilita' penale e' personale e quello secondo cui una
persona puo' essere punita solo se ha commesso un reato, arriva a promuovere
una sorta di crociata contro le persone provenienti dalla Romania (ben
sapendo che quando i prominenti e i bennati lanciano raffiche di folli
feroci parole in tv, i nazisti nostrani nei loro sottoscala gia' affilano i
pugnali pronti all'uso, da quelle medesime folate di parole sentendosi a un
tempo eccitati e legittimati)?
Come si fa a non vedere che proseguendo nella devastazione ambientale recata
con se' dal modello di sviluppo industrialista e consumista, dalla logica
della massimizzazione del profitto e dello sfruttamento totale e totalitario
di natura e persone, la biosfera sta giungendo al collasso, e con essa,
entro essa, la civilta' umana si estingue, e l'umanita' presente e futura va
incontro a sofferenze indicibili?
Come si fa a non vedere che la partecipazione militare italiana alla
mattanza in Afghanistan, in spregio della legge che l'omicidio e le stragi
proibisce, in spregio della legge che la guerra ripudia, ci rende
terroristi, complici di terroristi, mandanti, esecutori, seminatori ed
alimentatori di terrorismo, ci rende un paese assassino, un ex-ordinamento
giuridico che abdica al diritto in favore della mafia, uno "stato canaglia"
(nel gergo di lorsignori), e cosi' si apre un varco, si aprono le cateratte,
al dilagare di ogni orrore?
*
Come si fa a non vedere questa fiumana di sangue?
E a restare inerti e pusillanimi sulla soglia di casa in attesa che ci
investa, e allora non basteranno ne' i sacchetti di sabbia, ne' i cavalli di
frisia, ne' la mitraglia, ne' il girar dell'elica e il rombo del motor.
Tutti saremo sommersi.
*
Il tempo disponibile e' ormai poco: o la nonviolenza si fa forza politica e
programma politico, o la nonviolenza si pone l'obiettivo del governo del
nostro paese e delle cose del mondo, o la nonviolenza torna al programma di
Gandhi: programma politico rivoluzionario per l'autogoverno, per la presa e
la condivisione del potere, per la liberazione dell'umanita' e la
responsabilita' di ciascuno per tutto, o non ci sara' scampo per nessuno.
Per nessuno ci sara' scampo.
La nonviolenza in cammino, la nonviolenza del movimento delle donne, la
nonviolenza dell'ecologia fondata sul principio responsabilita', la
nonviolenza che rivendica tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani,
la nonviolenza socialista e libertaria, la nonviolenza dell'internazionale
futura umanita', e' oggi a questa prova e non puo' eluderla.
Deve organizzare la lotta politica per il potere politico, deve rovesciare
le sorti del mondo. Deve fermare la guerra, le stragi, le devastazioni. Deve
affrontare e sconfiggere patriarcato, sfruttamento, inquinamento,
militarismo, totalitarismo, barbarie.
Deve inverare il progetto politico di Simone Weil e di Hannah Arendt, di
Virginia Woolf e di Rosa Luxemburg, di Rigoberta Menchu' e di Vandana Shiva.
Di Luce Fabbri. Di Aung San Suu Kyi.
La nonviolenza in cammino. Questa unica umanita'.

11. LE LEGGI DI NORIMBERGA
[Dalle "Minime" n. 268]

Il governo e il parlamento che hanno continuato a deliberare e finanziare la
partecipazione militare italiana alla guerra terrorista e stragista in
Afghanistan in violazione del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale.
Il governo e il parlamento che hanno mantenuto i campi di concentramento,
che hanno proseguito la politica della strage dei migranti.
Il governo e il parlamento secondo cui tutti i cittadini europei sono
uguali, tranne i poveri, che possono essere impunemente brutalizzati,
privati del piu' misero degli alloggi, sfruttati come carne schiava,
deportati.
Il governo e il parlamento complice della violenza maschilista, complice
della violenza guerriera, complice della violenza razzista.
*
E' indispensabile ed e' urgente costruire una rappresentanza nonviolenta
nelle istituzioni, che porti nelle istituzioni la politica della
nonviolenza, la politica dei diritti umani per tutti gli esseri umani, la
politica della difesa della biosfera.
E poiche' non e' pensabile che una rappresentanza nonviolenta nelle
istituzioni possa entrarvi attraverso i partiti della guerra e del razzismo,
e' indispensabile ed e' urgente cominciare a costruire un soggetto politico
nonviolento che promuova liste elettorali nonviolente.
E' compito dei movimenti nonviolenti esistenti in Italia promuovere un
appello a tutte le persone amiche della nonviolenza a tal fine.
Non c'e' piu' tempo da perdere.
Anche una persona invecchiata e malandata come chi scrive queste righe
ritiene che non si possa piu' esitare.
*
E almeno questo va detto: che non potremo far conto su coloro che campano di
incarichi e consulenze, finanziamenti e prebende, ovvero dell'assalto alla
diligenza del pubblico erario; che non potremo far conto sugli infiniti
carrieristi in carriera; su quegli intellettuali e quegli operatori sociali
come su quelle onlus e quelle ong disponibili all'omerta' e alle basse
bisogne in cambio di quattro baiocchi, sempre pronti all'obbedienza.
*
Potremo fare affidamento solo sulla forza immensa ma ignota a se stessa
degli umiliati e degli offesi, sulla forza immensa ma ignota a se stessa
della tradizione del movimento operaio, della storia delle classi sfruttate,
del pensiero e della prassi socialista e libertaria; potremo fare
affidamento solo sulla forza immensa del movimento e del pensiero delle
donne; potremo fare affidamento solo sulla cogente necessita' di intervento
che la consapevolezza ecologica disvela ed esprime; potremo fare affidamento
solo sulla forza della verita'.
Non e' affatto poco.
E' ora di metterla in campo.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 153 del 3 marzo 2008

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