Minime. 366



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 366 del 15 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Qualche opportuno schiarimento sulla proposta delle liste
elettorali della sinistra della nonviolenza. Si parva licet, in forma di
decalogo
2. Enrico Piovesana: Vittime civili
3. Angelo Miotto: Un italiano ucciso
4. Maso Notarianni: La verita' scritta col sangue
5. Unione Donne in Italia: In piazza per dire no, in piazza per dire si'
6. Elena Monguzzi: Sono un essere umano e tale voglio restare
7. Giacomo Alessandroni: Ci abboniamo ad "Azione nonviolenta" perche'...
8. Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"
9. Il 2 marzo a Bologna
10. Oggi a Ferrara
11. Augusto Cavadi presenta "Io, il fu Nino Miceli. Storia di una ribellione
al pizzo" di Antonino Miceli
12. Riletture: Edward Lear, Il libro dei nonsense
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: QUALCHE OPPORTUNO SCHIARIMENTO SULLA PROPOSTA
DELLE LISTE ELETTORALI DELLA SINISTRA DELLA NONVIOLENZA. SI PARVA LICET, IN
FORMA DI DECALOGO

Sulla proposta di verificare la possibilita' di presentare liste elettorali
della sinistra della nonviolenza alle prossime elezioni politiche stiamo
ricevendo in questi giorni molti interventi, alcuni dei quali molto ampi e
rappresentativi di posizioni molto articolate e diversificate, che
cercheremo di pubblicare nei prossimi giorni, ma fin d'ora vorremmo
cominciare a provare a sintetizzare quelli che per chi redige questo foglio
sono alcuni punti fermi, e a chiarire alcune questioni su cui a nostro
modesto avviso sarebbe bene non ci fossero equivoci, o furberie.
*
1. Alla scuola di Bartleby
Noi non possiamo votare per i responsabili della guerra e delle stragi.
Noi non possiamo votare per i partiti che stando al governo hanno
sistematicamente violato la Costituzione della Repubblica Italiana.
Noi non possiamo votare per un'oligarchia di assassini razzisti e
guerrafondai.
Noi non possiamo votare per i malfattori, per gli eversori dall'alto: non e'
questione di opinione politica, non e' questione di dialettica parlamentare,
non e' questione di retorica o di ideologia: e' questione di coscienza e di
diritto, e' questione di dignita' umana. Ai seguaci odierni di Hitler e di
Stalin, agli stragisti della guerra afgana, ai razzisti responsabili delle
persecuzioni, della riduzione in schiavitu' e delle stragi delle sorelle e
dei fratelli migranti, noi diciamo che occorre opporsi.
Noi non possiamo quindi votare per tutti quei partiti che hanno scelto la
guerra e il razzismo, l'ecocidio e la violazione sistematica della legalita'
costituzionale e della dignita' umana: e tutti i partiti presenti in
parlamento negli ultimi due anni queste scelte scellerate hanno pur fatto.
Ebbene, almeno il nostro voto non lo avranno.
*
2. Eppure
Eppure noi vogliamo votare. Non vogliamo essere espropriati ancora una volta
del nostro diritto di voto.
Vogliamo votare per contrastare la resistibile ascesa della destra eversiva
e filomafiosa (che i cedimenti della ex-sinistra razzista e bellicista hanno
agevolato). Vogliamo votare per difendere la legalita' costituzionale, il
diritto internazionale, i diritti umani di tutti gli esseri umani. Vogliamo
votare per cercar di mandare in parlamento almeno qualche persona amica
della nonviolenza (e non disposta a prostituirsi alla pretesa "ragion di
stato" di partiti anomici e assassini), che si batta per la legalita'
democratica e la dignita' umana, affinche' le ingenti pubbliche risorse non
siano saccheggiate, o sperperate, o peggio ancora usate a fini di male
assoluto, ma vengano utilizzate a vantaggio dell'umanita'.
*
3. La nonviolenza presa sul serio
Per poter votare abbiamo bisogno quindi che si presentino liste di donne e
uomini di volonta' buona che abbiano fatto la scelta della nonviolenza, del
femminismo, dell'ecologia, dell'impegno antirazzista e antimafia, la scelta
socialista e libertaria dell'impegno per affermare i diritti umani di tutti
gli esseri umani, la scelta rivoluzionaria di esser fedeli al programma: "Tu
non uccidere".
*
4. Una scelta nitida e intransigente
Formulare la proposta delle liste della nonviolenza significa uscire dalla
subalternita' nei confronti del regime della corruzione, dell'autoritarismo,
dello sfruttamento che tutto devasta.
Formulare la proposta delle liste della nonviolenza significa rompere il
tabu' dell'obbligo della delega e della sudditanza ai potenti.
Formulare la proposta delle liste della nonviolenza significa farla finita
col vile ed infame equivoco "voi siete la politica, noi la societa' civile;
voi governate, noi vi presentiamo proposte; voi fate le leggi e noi ci
ritagliamo qualche interstizio"; pusillanime e turpe equivoco che ha
traviato e corrotto tanti giovani per mano di adulti insipienti ed
irresponsabili che cosi' li hanno resi complici ignari di poteri assassini.
Formulare la proposta delle liste della nonviolenza significa aprire uno
spazio politico; significa porre una decisiva questione di morale e di
diritto che ipso facto riqualifica l'agire politico; significa proporre di
portare la' dove si fanno le leggi l'unica scelta e l'unica forza che puo'
realmente, concretamente, coerentemente contrastare la deriva anomica,
criminale, totalitaria, onnicida oggi in corso.
La politica e' di tutti, e di tutti sono le istituzioni democratiche. Chi
pensa di non fare politica dalla politica altrui e' travolto.
*
5. Liste, non un partito
Non pensiamo affatto a un partito. La forma-partito cosi' come e' stata
conosciuta nel Novecento e' ormai inadeguata a fronteggiare la drammatica
situazione presente, cosi' come altre categorie e strutture del pensiero
politico e giuridico pur gloriose di storia. Pensiamo a liste, a liste che
recuperino le tradizioni democratiche e libertarie delle esperienze
consiliari, liste che adottino il metodo del consenso, liste alla scuola del
femminismo, liste - anche in questo - nonviolente.
*
6. Questioni di metodo, e di programma
Il programma elettorale delle liste della nonviolenza in cammino a noi
sembra che non sia difficile da stilare: abbiamo la carta del Movimento
Nonviolento; abbiamo i principi fondamentali della Costituzione della
Repubblica Italiana; abbiamo la Dichiarazione universale dei diritti umani;
e ancora, certo, il Discorso della montagna, la Ginestra di Leopardi, le Tre
ghinee di Virginia Woolf, Il bene comune della terra di Vandana Shiva...
Certo che ci sono problemi aperti, che ci sono differenze di opinioni tra
noi, ed e' bene, anzi benissimo che sia cosi'. Ha scritto una volta Brecht
che sarebbe stata cosa buona che una proposta di organizzazione politica
avesse un ricco elenco di questioni su cui non aveva una linea.
Quanto al metodo decisionale da adottare: abbiamo il metodo del consenso (e
sappiamo che funziona), ed abbiamo la ragionevole fiducia (revocabile in
qualunque momento) verso persone che a) non abbiano ceduto alla guerra; b)
non abbiano debiti di sorta verso i potenti; c) abbiano fin qui dato buona
prova di se' lungo un lungo corso di anni. Puo' non bastare, ma e' una base
ragionevole.
Per la composizione delle liste valga il principio "50 e 50 ovunque si
decide", alternando candidati femmine e maschi, cominciando sempre da una
donna.
*
7. Politique d'abord
Gli aspetti tecnico-amministrativi per la presentazione delle liste sono
agevolmente superabili con un po' di fiducia reciproca e di buon senso.
Il simbolo non e' un problema, bastera' che non sia una pagliacciata.
Le firme necessarie alla presentazione delle liste sono agevolmente
raggiungibili.
I tempi sono certo ristretti, ma se non sprechiamo queste due settimane di
febbraio sono sufficienti.
*
8. Era ora
Cosi' come quando sul finire dello scorso decennio iniziammo a fare questo
quotidano telematico per mesi e mesi ricevemmo lettere di surcigliosi
minossi che ci dicevano che era assurdo che la nonviolenza volesse e potesse
ogni giorno parlare, ed ora nessuno vi trova piu' niente di strano, oggi
questa nuova e decisiva sfida si pone: l'uscita della nonviolenza dalla
delega e dalla subalternita' nel campo specifico dell'agire
politico-istituzionale.
Il fatto stesso che abbiamo posto la questione delle liste elettorali della
sinistra della nonviolenza per il parlamento dimostra che il dado e' tratto.
Giacche' il miglior modo di dire e' fare.
*
9. Il 2 marzo a Bologna e oltre
L'incontro del 2 marzo ha un senso se prima del 2 marzo si e' sviluppata una
riflessione corale ovunque. Il 2 marzo sara' una verifica e una sintesi.
Sara' anche un dibattito vero tra posizioni diverse, ma se condotto in
sprito fraterno e sororale le diversita' arricchiranno e non indeboliranno.
*
10. Aufklaerung
La nonviolenza, ovvero il rischiaramento, e' l'uscita dell'essere umano
dallo stato di minorita' e d'iniquita' che egli deve imputare a se stesso.
Uscirne insieme e' la politica.

2. AFGHANISTAN. ENRICO PIOVESANA: VITTIME CIVILI
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del 13 febbraio 2008, dal titolo "La guerra nell'ovest" e il
sommario "Civile ucciso nell'ovest da forza italo-spagnola. Nuovi
particolari su raid italiano a Bakwa".
Enrico Piovesana, giornalista, lavora a "Peacereporter", per cui segue la
zona dell'Asia centrale e del Caucaso; e' stato piu' volte in Afghanistan in
qualita' di inviato]

Domenica pomeriggio, attorno alle 16 ora locale, un civile afgano e' stato
ucciso dalle truppe Nato della Forza di reazione rapida italo-spagnola che
scortavano un convoglio militare afgano. Il fatto e' avvenuto lungo la "Ring
Road" che collega Kandahar a Herat all'altezza di Farah Rud, nel distretto
di Bala Buluk, provincia sud-occidentale di Farah - una delle quattro sotto
comando italiano. Il civile viaggiava assieme ad altri a bordo di un
fuoristrada Toyota che ha incrociato la colonna militare. Come previsto
dalle regole d'ingaggio, i soldati italiani (bersaglieri del I reggimento
della brigata Garibaldi) e spagnoli sui blindati di scorta hanno fatto cenno
all'autista del mezzo di accostare o fermarsi, ma questi ha tirato dritto. A
quel punto i militari, temendo si trattasse di un'autobomba, hanno aperto il
fuoco colpendo a morte uno dei passeggeri. A sparare e' stato un soldato
spagnolo e, secondo il ministro della Difesa di Madrid, Jose' Antonio
Alonso, il militare non avrebbe mirato direttamente all'auto ma avrebbe
sparato a terra e uno dei proiettili avrebbe colpito il civile dopo essere
rimbalzato sull'asfalto.
*
Bala Buluk, zona di guerra
Il timore di attacchi su questa strada e' piu' che giustificato visti i
precedenti.
Proprio a Bala Buluk, lo scorso 22 agosto, un altro convoglio italiano della
Forza di reazione rapida era stato attaccato da una ventina di talebani: i
soldati italiani avevano ingaggiato combattimento con i guerriglieri, ma non
riuscendo a disimpegnarsi avevano chiesto copertura aerea alla base di
Herat. Sul posto arrivarono due elicotteri da combattimento italiani
Mangusta che aprirono il fuoco contro i talebani, disperdendoli.
Bala Buluk e' stato anche teatro di offensive militari a cui hanno preso
parte gli italiani.
Come avvenne nel settembre 2006, quando per una settimana le forzo speciali
italiane della Task Force 45 e i paracadutisti del 66mo reggimento di
fanteria "Trieste" della Brigata Aeromobile "Friuli" della Forza di reazione
rapida parteciparono (assieme a forze afgane e Usa) all'operazione "Wyconda
Pincer" che porto' all'uccisione di una settantina di talebani.
O come accadde il 10 dicembre 2006, quando i militari italiani dei Team
operativi di affiancamento e collegamento (Omlt) accompagnarono sul campo i
soldati afgani del 207mo corpo d'armata in un'operazione che si concluse con
l'uccisione di almeno nove guerriglieri talebani.
*
Nuovi particolari sul raid italiano di Bakwa
Nel frattempo, emergono nuovi elementi sul raid condotto da forze Nato
contro la presunta abitazione di un capo talebano nel distretto di Bakwa,
sempre in provincia di Farah, nella notte tra il 3 e il 4 febbraio.
Il capo del consiglio provinciale degli anziani, Abdul Qadar Daqiq, ha
dichiarato ieri all'agenzia afgana Aip di Peshawar che "tutte le undici
persone uccise dalle truppe Nato erano civili, tra i quali tre donne. Erano
ospiti del padrone di casa che festeggiava il suo ritorno dal pellegrinaggio
alla Mecca. Non lo dico io, ma una delegazione di cento anziani dei
distretti di Bakwa, Gulistan e Dilaram che hanno denunciato questi gravi
fatti al consiglio provinciale e alle autorita' Nato e governative locali".
Mentre il governatore del distretto di Bakwa, Noor Agha, ha dichiarato,
sempre all'Aip, che il raid e' stato condotto da militari italiani, come
gia' aveva detto alla France Press il governatore provinciale, Ghulam
Mohaidun Balouch. "L'operazione e' stata condotta da un contingente di
truppe italiane arrivate in elicottero", ha affermato Agha.
Sulla vicenda, inizialmente smentita dal comando italiano di Herat, e' in
corso un'indagine militare ordinata dal ministro della Difesa, Arturo
Parisi.

3. AFGHANISTAN. ANGELO MIOTTO: UN ITALIANO UCCISO
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del 13 febbraio 2008, dal titolo "Ucciso militare italiano" e il
sommario "C'e' anche un ferito. La sparatoria a sessanta chilometri da
Kabul".
Angelo Miotto (1969), giornalista, vive e lavora a Milano; redattore e
inviato di Radio popolare, Popolare Network, collabora con la testata web
"PeaceReporter". Autore e conduttore di nuovi format radiofonici, fra cui
Pop-line, e della trasmissione di audiodocumentari Radiocronache; Con
Giovanni Giacopuzzi ha scritto Storie basche, per Nda editore; autore di
installazioni audio e audio video (Irakifridom, con Elio De Capitani, e
Stabat Mater, con Ida Marinelli e la regia di Francesco Frongia); nel 1997
ha fondato con Filippo Del Corno e Carlo Boccadoro l'ensemble musicale
Sentieri selvaggi; collaboratore della rivista "Galatea", e' anche autore
teatrale; nel 2007 ha ricevuto il Premio giornalistico "Enzo Baldoni" per la
sezione radio e televisione insieme a Matteo Scanni per il documentario
"Cronache basche"]

Un militare italiano ucciso, un altro ferito. La notizia viene battuta dalle
agenzie poco dopo le ore 13 italiane. Le notizie sono scarse, frammentarie,
fino a un laconico dispaccio dello Stato maggiore della Difesa.
I Talebani, con una telefonata all'agenzia France Presse, hanno rivendicato
l'attentato.
Nello scontro e' morto il primo maresciallo Giovanni Pezzulo, del Cimic
Group South di Motta di Livenza, ed e' rimasto ferito leggermente un suo
collega. Quest'ultimo e' stato trasportato all'ospedale francese (Role 2) a
Camp Warehouse, sede del comando regionale della Capitale (Rc-Capitol) a
Kabul, e si e' messo personalmente in contatto con la propria famiglia
rassicurandola sulle sue condizioni.
Il militare ferito, in modo lieve, nell'attacco di oggi in Afghanistan e',
secondo quanto si e' appreso, il maresciallo Enrico Mercuri, di 31 anni.
Mercuri, originario delle Marche, e' in servizio al IV reggimento alpini
paracadutisti di Bolzano.
*
Sulle montagne a est di Kabul
Lo scontro a fuoco, si legge nel comunicato della Difesa, e' avvenuto alle
ore 15 locali, le 11,30 in Italia, nei pressi della localita' di Rodbar (o
Rudbar), nella zona di responsabilita' italiana.
Rudbar si trova vicino a Sirobi, avamposto della difesa militare della
capitale Kabul, lungo la strada che porta dalla capitale a Jalalabad, e
quindi verso il Pakistan, teatro di numerosi scontri a fuoco con la
guerriglia. A circa 1600 metri di altezza, Rodbar e' tra le cittadine di
Yakhdand e Dak Kala, a nord del lago Panjsher.
Secondo lo Stato maggiore, "militari italiani della Task Force Surobi, in
attivita' di cooperazione civile e militare e sostegno sanitario alla
popolazione, sono stati fatti segno di alcuni colpi di arma da fuoco
portatile da parte di elementi armati ostili a cui i militari italiani hanno
risposto".
La nota non dice nulla di piu', non dice se fosse una missione o un semplice
pattugliamento. Quel che si sa e' che la Task force Surobi e' composta dai
Rangers del reggimento Alpini Paracadutisti e dai Paracadutisti del 185mo
reggimento della Folgore.
Il comunicato ufficiale termina dicendo che "a seguito dello scontro un
militare italiano e' deceduto mentre un secondo risulta leggermente ferito.
E' in corso l'evacuazione medica presso l'ospedale militare francese di Camp
Warehouse, a Kabul". Poco dopo i primi lanci di agenzia sullo scontro a
fuoco la prima dichiarazione del Presidente del consiglio Romano Prodi: "La
missione in Afghanistan e' la nostra missione principale all'estero - ha
detto Prodi -, abbiamo deciso di portarla avanti, proprio perche' ha un
obiettivo di lungo periodo".
L'Italia schiera attualmente in Afghanistan 2.880 soldati (dati Isaf-Nato),
nonostante il parlamento abbia autorizzato un tetto massimo di 2.160
militari.

4. AFGHANISTAN. MASO NOTARIANNI: LA VERITA' SCRITTA COL SANGUE
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente
articolo del 13 febbraio 2008, dal titolo "La verita' al prezzo di una
vita", e il sommario "La responsabilita' di questa morte e' della politica.
Ma anche della stampa che non informa".
Maso Notarianni, giornalista, e' impegnato nell'esperienza
dell'organizzazione umanitaria Emergency e dirige "Peacereporter"]

Non e' mai bello quando le peggiori previsioni si avverano. Non ci piace per
nulla fare la parte di quelli che lo avevano ampiamente previsto. Per cui
reprimiamo l'istinto per nulla nobile del rivendicare il nostro ruolo di
cassandre e concentriamoci su un altro problema: quello dell'informazione.
Sono mesi che andiamo dicendo, noi e pochi altri, che in Afghanistan c'e'
una guerra vera, che non si puo' continuare a prendere in giro gli italiani
con la storiella della missione di pace, che da quando poi all'Italia e'
stato affidato il comando militare della zona di Kabul, la situazione non
poteva che precipitare. Gli unici che con noi hanno denunciato la reale
situazione in cui i nostri soldati sono stati catapultati sono proprio gli
analisti militari, non certo dei pacifisti.
Ancora una volta ci vuole un morto per riaprire un ragionamento. Ancora una
volta la verita' e' svelata al prezzo di una vita umana. Di questo dovrebbe
vergognarsi la nostra classe politica, che per i suoi indegni giochi di
potere e' disposta a nascondere la realta' dietro alla semplice formuletta
della missione di pace e di ricostruzione. Ma di questo si dovrebbe assumere
parte della responsabilita' anche la stampa, gli editori, i direttori dei
giornali, che avrebbero il dovere etico e morale di informarsi e di
informare. E che invece si limitano a far passare alle loro redazioni e ai
loro inviati le veline degli stati maggiori della difesa. Che fanno il loro
mestiere: disinformano su quel che realmente accade nei teatri di guerra.

5. RIFLESSIONE. UNIONE DONNE IN ITALIA: IN PIAZZA PER DIRE NO, IN PIAZZA PER
DIRE SI'
[Da Pina Nuzzo dall'Udi nazionale (per contatti: udinazionale at gmail.com)
riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato diffuso il 14 febbraio 2008.
Pina Nuzzo, apprezzata pittrice, e' una delle figure piu' prestigiose
dell'Unione delle donne in Italia (Udi) ed animatrice infaticabile della
campagna "50 e 50 ovunque si decide" per la democrazia paritaria]

Udi - Unione Donne in Italia
In piazza per dire no, in piazza per dire si'
*
Oggi - 14 febbraio 2008 - siamo in piazza, a Napoli, a Roma, a Milano, a
Bologna e a Brescia per dire no all'aborto come lo abbiamo detto tanti anni
fa: allora e' stato no all'aborto clandestino e si' alla contraccezione che
era vietata. La 194 e' stata un atto di civilta' di questo Paese e una
assunzione di responsabilita' dei due generi verso un dramma che era solo
femminile.
Questa legge ha evidenziato la differenza tra i generi e la disparita'
rispetto al corpo fertile delle donne.
L'autodeterminazione e' delle donne e gli uomini devono costruire con le
donne rapporti fondati sul rispetto perche' il loro essere padri e'
subordinato alla loro decisione.
Al di fuori del riconoscimento di tale disparita' ci sara' sempre la
tentazione di mettere argini alla liberta' delle donne. La 194 e' stata
possibile in un momento in cui, se pure in un regime patriarcale, le donne
avevano rappresentanze che hanno fatto opinione.
Solo questo ci ha permesso di avere una buona legge.
*
Oggi viviamo un paradosso: la nostra democrazia tutta maschia allontana
sempre di piu' le donne da qualunque luogo in cui si decide e tenta di
ridurre all'insignificanza ogni forma di rappresentanza politica o
espressione della politica delle donne.
Noi parliamo, noi facciamo politica.
Lo sanno le donne che ci trovano attraverso internet. Lo sanno le
giornaliste - e i giornalisti - che ricevono i nostri comunicati. Lo sanno
donne e uomini delle istituzioni cui scriviamo sempre. Sanno che l'Udi e'
ormai fuori dall'isolamento e che intende far sentire a gran voce la propria
presenza politica da almeno quattro anni. Sanno che vogliamo una democrazia
in cui i due generi siano  rappresentati in modo paritario.
Abbiamo detto "50 e 50 ovunque si decide" e per questo lavoreremo.
La vera posta in gioco di questa campagna elettorale non e' l'aborto.
E' la presenza delle donne ovunque si decide: passaggio obbligato per uno
stato veramente laico.
*
Oggi diciamo no all'aborto perche' la legge 194 dimostra che gli aborti tra
le donne italiane diminuiscono sempre piu' e diciamo si' alla campagna
promossa dai radicali per l'abolizione della ricetta della pillola del
giorno dopo, alla ru486.
Continuiamo a dire si' alla contraccezione e chiediamo alle istituzioni, a
cominciare dai consultori, una diffusa campagna sull'uso dei contraccettivi,
in modo particolare tra i giovani e gli immigrati, maschi e femmine.
Diciamo si' a un paese che impara dalle donne l'accoglienza dell'altro:
questo e' possibile, ce lo dicono i tanti uomini che ci scrivono messaggi di
sostegno e ci chiedono di parlare per quanti in questo momento chiedono alla
politica una sponda laica e non la trovano.
Il separatismo e' anche questo.
Non e' esclusione dell'altro, ma autonomia dell'iniziativa politica.
Siamo in piazza per dire a voce alta che oggi in queste piazze e domani
ovunque si decida del nostro corpo la titolarita' piena deve restare nelle
mani delle donne.
*
Udi - Unione Donne in Italia
Per informazioni e contatti: sede nazionale, via dell'Arco di Parma 15,
00186 Roma, tel. 066865884, e-mail: udinazionale at gmail.com, siti:
www.udinazionale.org, www.50e50.it

6. RIFLESSIONE. ELENA MONGUZZI: SONO UN ESSERE UMANO E TALE VOGLIO RESTARE
[Ringraziamo Elena Monguzzi (per contatti: eleudiche at tele2.it) per questo
intervento.
Elena Monguzzi, poetessa, docente, traduttrice, impegnata nella societa'
civile, per i diritti umani di tutti gli esseri umani]

Pochi giorni fa, su questo stesso foglio, si e' avuta la cordiale gentilezza
di ospitare anche tre parole mie: decenza, grazia, dignita'.
Ad esse vorrei aggiungerne altre tre, in sequela, ritenendone ogni commento
inutile: compassione, rispetto, liberta'.
Non accetto che nessuno venga calpestato con parole e atti di malvolenza,
quando chi tali parole dice e tali atti compie lo fa nella complicita' piu'
assoluta in guerre guerreggiate e in disastri dell'intelleto umano, quali la
fame, che ogni giorno uccide - essa si' - ventiseimila bambini con meno di
cinque anni (uno ogni tre secondi e non mi risulta che ci sia qualcuno
disposto e possibilitato ad adottarli tutti), o le catastrofi ambientali.
Forse si punta ad individui mutanti, ma ci sono esseri umani, qui ed ora, su
questa terra, che non lo sono e nemmeno aspirano ad esserlo: c'e' ancora chi
crede nella pieta' e nella carita', per se' e per gli altri, per dei corpi,
inscindibili sinoli di mente e carne.

7. AMICIZIE. GIACOMO ALESSANDRONI: CI ABBONIAMO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Giacomo Alessandroni (per contatti:
g.alessandroni at peacelink.it) per questo intervento.
Giacomo Alessandroni, amico della nonviolenza, ingegnere, docente, da sempre
impegnato in iniziative di pace e di solidarieta', collaboratore di
Peacelink, del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo e di altre
esperienze nonviolente, e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario]

Anche quest'anno ci abboniamo ad "Azione nonviolenta" per diverse ragioni.
Perche' mio figlio (che fra tre settimane compie sei anni) adora giocare con
la bandiera della nonviolenza. Durante la marcia Perugia-Assisi - dove
abbiamo fatto gli ultimi tre chilometri - era disperato: "Ci serve un
simbolo! Ci serve un simbolo!". Milli ed io ci guardiamo negli occhi e poi
chiediamo: "Che simbolo, Giovanni?". Era sin troppo evidente: in ogni dove
facevano bella nostra di se' bandiere, striscioni e chi piu' ne ha piu' ne
metta.
Noi non avevamo nulla. Abbiamo ripiegato su una sciarpa modello
equo&solidale: "Bene, tu babbo ti metti a sinistra, tu mamma a destra, io
sto al centro" (politica a parte). Siamo andati avanti per un poco, finche'
abbiamo incontrato il banchetto del Movimento Nonviolento. Li' abbiamo
acquistato una bandiera con la quale fare una figura meno pessima. Questo e'
un buon motivo per sostenere il Movimento Nonviolento.
Ma non e' solo per questo che rinnoviamo l'abbonamento ad "Azione
nonviolenta". Alcuni anni fa ci fu una copertina che mi costrinse a non
poche spiegazioni. Sulla copertina patinata un carro armato faceva bella
mostra di se' in tutto il suo splendore. "Babbo, babbo, cos'e' questo?".
Ora: come spiego ad un bambino di tre anni cos'e' e a cosa serve (si': me
l'ha chiesto nei dettagli) un carro armato? Quel giorno non mi venne in
mente che una telefonata al direttore responsabile poteva risolvere i miei
problemi.
Altri motivi? Nell'ultimo numero e' stata pubblicata una bella intervista:
"Nonviolenza e internet. Gandhi oggi avrebbe un suo blog?". Chi legge questo
notiziario e l'intervista non fatichera' a capire perche' desidero leggerla.
Ma se il troppo non e' mai tanto l'abbonamento ad "Azione nonviolenta" puo'
essere fatto congiuntamente ad altre riviste. Io da anni (otto, credo) sono
abbonato anche ad "Adista: fatti, notizie, avvenimenti su mondo cattolico e
realta' religiose", un'agenzia di stampa non schierata, un'oasi di acqua
fresca in mezzo a migliaia di notizie preconfezionate alle quali siamo
sempre piu' abituati. Abbonandosi ad entrambe le riviste gli editori offrono
quello che definiscono "abbonamento cumulativo". Ci sono poi altre riviste
che hanno creato un circuito virtuoso, consapevoli di avere lettori con
interessi in comune. Un piccolo sconto in cambio di cultura: ottimo affare.
Ma tutti questi motivi, anche se messi assieme, non giustificano un
abbonamento ad una rivista. "Azione nonviolenta" e' molto piu' di una
rivista. E' la consapevolezza di camminare stringendo la mano ad amici della
nonviolenza come te, persone che non ti negheranno mai la parola, che -
telefonando - non saranno "in riunione". Ecco perche' continuiamo ad
abbonarci ad "Azione nonviolenta".
La prima volta era quasi un dovere: mi era stato chiesto "Giacomo, mi scrivi
un articolo di sostegno ad 'Azione nonviolenta'", poi come fai a non
abbonarti? Oggi e' diverso: la scelta e' completamente nostra. Inoltre oggi
e' un giorno speciale: mi e' arrivato lo stipendio (per due mesi ho creduto
di fare volontariato per il Ministero della Pubblica Istruzione) quindi non
ho piu' scuse.

8. INDICAZIONI PRATICHE. PER ABBONARSI AD "AZIONE NONVIOLENTA"

"Azione nonviolenta" e' la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da
Aldo Capitini nel 1964; e' un mensile di formazione, informazione e
dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo.
Redazione, direzione e amministrazione sono in via Spagna 8, 37123 Verona,
tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org
Per abbonarsi ad "Azione nonviolenta" inviare 29 euro sul ccp n. 10250363
intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona. Oppure
bonifico bancario sullo stesso conto presso BancoPosta ABI 07601 - CAB
11700. Speificare nella causale "Abbonamento a 'Azione nonviolenta'".
E' possibile chiedere una copia omaggio della rivista, inviando una e-mail
all'indirizzo an at nonviolenti.org scrivendo nell'oggetto "copia di 'Azione
nonviolenta'".

9. INIZIATIVE. IL 2 MARZO A  BOLOGNA

Si svolgera' il 2 marzo a Bologna l'assemblea promossa dall'appello di
Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana, "Crisi politica. Cosa
possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?
Discutiamone il 2 marzo a Bologna" per verificare la possibilita' di liste
femministe, ecologiste e della nonviolenza alle elezioni politiche di
aprile.
*
Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it
Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato:
micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana:
mao at nonviolenti.org

10. INCONTRI. OGGI A FERRARA
[Da Elena Buccoliero (per contatti: e.buccoliero at comune.fe.it) riceviamo e
diffondiamo.
Elena Buccoliero, nata a Ferrara nel 1970, collabora ad "Azione nonviolenta"
e fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; lavora
per Promeco, un ufficio del Comune e dell'Azienda sanitaria locale di
Ferrara dove si occupa di adolescenti con particolare attenzione al bullismo
e al consumo di sostanze psicotrope, e con iniziative rivolte sia ai
ragazzi, sia agli adulti; a Ferrara, insieme ad altri amici, anima la Scuola
della nonviolenza. E' autrice di diverse pubblicazioni, tra cui il recente
(con Marco Maggi), Bullismo, bullismi, Franco Angeli, Milano 2005. Un piu'
ampio profilo biobibliografico di Elena Buccoliero e' nel n. 836 de "La
nonviolenza e' in cammino".
Paolo Bergamaschi lavora alla Commissione esteri del Parlamento europeo, da
sempre impegnato nei movimenti ecopacifisti, amico della nonviolenza,
impegnato nel Movimento Nonviolento, esperto di politiche della difesa, gia'
amico e collaboratore di Alexander Langer; ma anche medico veterinario,
musicista e cantautore. Opere di Paolo Bergamaschi: Area di crisi. Guerre e
pace ai confini d'Europa, La meridiana, Molfetta (Bari) 2007]

"Scuola della nonviolenza" di Ferrara, anno 2007/08.
Venerdi' 15 febbraio, ore 21, presso il Centro servizi per il volontariato,
in viale IV Novembre 9, a Ferrara, presentazione del libro "Guerre e pace ai
confini d'Europa".
Paolo Bergamaschi, esperto della Commissione Esteri del Parlamento Europeo e
cantautore, presenta il suo libro con parole, immagini e canzoni.
*
"Mollati gli ormeggi, il lettore si ritrova in queste regioni periferiche
cariche di tensioni, dove percepisce il carattere eccezionale di quell'isola
di pace chiamata Unione Europea. Pace che diventa un privilegio, in un
quotidiano fatto di crisi e conflitti. Questa realta' duplice ci ricorda che
la nostra pace e' legata allo stato del mondo 'altro'. Il nostro mondo
sopravvive e progredisce solo se anche il 'mondo degli altri' progredisce e
si sviluppa. L'Unione Europea dovra' dunque costruire se stessa e il proprio
rapporto con il 'vicinato' tenendo a mente che la pace degli altri, nel suo
senso piu' vasto, e' anche la nostra" (dalla prefazione di Daniel
Cohn-Bendit).
Paolo Bergamaschi e' uno dei principali promotori del progetto di Corpo
civile di pace europeo, proposto da Alex Langer del quale e' stato
collaboratore.

11. LIBRI. AUGUSTO CAVADI PRESENTA "IO, IL FU NINO MICELI. STORIA DI UNA
RIBELLIONE AL PIZZO" DI ANTONINO MICELI
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at alice.it) per averci
messo a disposizione il seguente articolo gia' pubblicato nell'edizione
palermitana del quotidiano "La Repubblica" dell'8 gennaio 2008, col titolo
"Il fu Antonino Miceli taglieggiato dal racket", e il sommario: "Antonino
Miceli racconta le proprie vicissitudini di concessionario di automobili di
Gela che, dopo aver subito intimidazioni e incendi dolosi, collabora con la
magistratura, ottiene la condanna degli estortori ma e' costretto a
rifugiarsi con la famiglia in una localita' segreta e a mutare identita'. Il
libro (Io, il fu Nino Miceli. Storia di una ribellione al pizzo, Edizioni
Biografiche, pp. 166, euro 14) e' impreziosito da una Prefazione di Tano
Grasso che e' stato molto vicino al protagonista in qualita' sia di collega
sia di commissario straordinario del governo per la lotta al racket e
all'usura".
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e'
impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a
Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di
problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della
consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a
questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo,
Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad.
portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera,
Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad.
portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico,
ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa
puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova
edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la
lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994, D G editore, Trapani 2006; Essere profeti oggi. La dimensione
profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola
1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998;
Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale,
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998,
seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di
storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999;
Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica,
Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria
Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di
Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004;
Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per
passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006. Vari suoi contributi sono
apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo e siciliane. Indirizzi
utili: segnaliamo il sito: www.augustocavadi.eu (con bibliografia completa)]

Per il movimento antimafia siciliano e' un momento positivo. Ad evitare di
sciuparlo possono aiutarci la lucidita' delle analisi e la memoria del
passato, anche recentissimo: la signoria di Cosa nostra e delle altre cosche
mafiose sulla vita sociale ed economica e' ancora solidamente radicata e chi
prova a contrastarla dev'essere disposto a pagare prezzi alti. Questo ce lo
dobbiamo ricordare a vicenda non per scoraggiarci, ma per evitare di
scambiare una guerra civile tuttora in corso con una passeggiata domenicale.
Pagare prezzi alti non significa necessariamente - per fortuna - rimetterci
la vita; significa pero' essere disposti ad accettare rivolgimenti
esistenziali, trasferimenti radicali e, quel che piu' pesa, incomprensioni
da parte di quegli organi dello Stato che per primi dovrebbero attivarsi con
efficienza ed efficacia.
Un "testimone di giustizia", l'imprenditore gelese Antonino Miceli, ha
provato a raccontare la sua esperienza in un libro un po' naif, ma proprio
per questo schietto e avvincente: Io, il fu Nino Miceli. Storia di una
ribellione al pizzo. Il titolo allude - come e' facile intuire - alla
necessita', per ragioni di sicurezza, di mutare residenza e identita'
anagrafica: "Prima c'era una vita borghese, ora c'e' un'altra esistenza
nella quale io ho imparato a dimenticare me stesso, sono un uomo senza vero
passato, penso solo al presente e al futuro, e tuttavia sono un uomo
soddisfatto della scelta fatta, anche se mi ha sconvolto la vita. Anzi,
questa avventura mi ha insegnato a conoscere meglio me stesso e gli altri
esseri umani nei loro peggiori istinti, mi ha consentito di valutare uomini
e cose. Quanto profondamente potere e denaro possono incidere sulle
relazioni interpersonali. Questa storia mi ha insegnato che da soli e'
impossibile vivere, ma in compagnia si fa una fatica sovrumana".
La mafia, vista e annusata cosi' da vicino, non suggerisce al protagonista
solo considerazioni filosofiche ed etiche di sapore schopenhaueriano (come
non ricordare i due porcospini che sentono freddo e si avvicinano ma,
avvicinandosi, si pungono e si respingono?). Egli affronta anche gli aspetti
politici e legislativi della sua vicenda, aspetti che riguardano dunque
l'intera categoria delle persone soggette a misure protettive analoghe: e
qui emergono contraddizioni normative e intralci burocratici. Alla fine
arriva anche il risarcimento economico che consente a Miceli di aprire una
nuova attivita' commerciale: a dodici anni dall'inizio del calvario, dopo
aver fatto i conti con uno "Stato debole con i forti, debole con la mafia,
ma forte con i deboli", che preferisce relegare il sistema di dominio
mafioso a questione periferica e passeggera.
Come osserva amaramente Tano Grasso nella argomentata prefazione, "la
questione non riguarda solo uno schieramento politico, e' trasversale,
attraversa tutti i partiti" e ha origine dalla "ossessione elettorale" che
induce a fare non le battaglie giuste, ma quelle che - sulla base dei
sondaggi - si suppone accrescano il consenso immediato. "Non e' cosi' che si
realizza una moderna democrazia": "imporre come tema nazionale la questione
della lotta alla mafia" puo' pure, sul momento, non strappare gli applausi
di un'opinione pubblica distratta o collusa, ma "nella prospettiva di un
paese libero dalle mafie si acquisisce forza, prestigio e anche voti, ben
consolidati".

12. RILETTURE. EDWARD LEAR: IL LIBRO DEI NONSENSE
Edward Lear, Il libro dei nonsense, Einaudi, Torino 1970, 2004, pp. XXVI +
444, euro 13. Con testo a fronte, coi disegni originali, nella classica
traduzione di Carlo Izzo (primieramente eseguita sul finire del '43 anche in
qualche modo come atto di resistenza alla barbarie nazifascista). Lear,
ovvero i limerick (certo, anche i disegni, ma soprattutto la "forma
limerick" che ai vecchi barbogi come noi fanno altresi' riaffiorare le
memorie del magistero politico e morale rodariano, e dei wutki linusiani
della nostra remota gioventu', o quella delle quartine bonaventuriane
dell'ancor piu' remota infanzia nostra. Ma e' anche un libro che potremmo
leggere altresi' come una serie di apologhi zen, o ancora in guisa di haiku,
o di invenzioni che a seconda delle radici di ciascuno possono risalire alla
sapienza greca, ai midrashim rabbinici, o alle scoperte surrealiste tra
Rimbaud, Freud e Marx - e la tradizione dell'Antologia dello humour nero che
Breton compilo' inventando cosi' una genealogia e una storia. Ma infine sono
anche solo i limerick di Lear (che con questo cognome shakespeareano non
poteva non addottorarsi alla scuola di quell'immortale fool le cu sentenze
contrappuntano la tragedia del vecchio re), ovvero un mondo che prima non
esisteva e che rende piu' ricco e vivo e prezioso e commovente il mondo di
tutti, una creazione assoluta cosi' come la conversazione di Wilde, e le
poesie di Emily Dickinson. E ci inchiniamo dunque al grande illustratore e
brachilogico immenso poeta per il dono felice e feconde che all'umanita'
tutta ha recato. Chi scrive queste righe propose una volta agli studenti di
due licei d'improvvisare collettivamente dei limerick: l'esito fu che
persone che solitamente non parlavano ed erano tenute per svogliate e
negligenti sembrarono risvegliarsi da una lunga timidezza, da un'infinita
soggiacenza al grigiore della scuola e al rampare dei brillanti conformisti
di tutte le obbedienze (e massime di quelle che si spacciano per
trasgressive, "disobbedienti", eccetera: che sono le peggiori) e rivelarono
infinito un rigoglio di pensiero e di comunicazione e di umanita' generosa e
resistente che anni ed anni di scuola giugulatrice non erano riusciti a
uccidere per sempre. Proporrei quindi che in tutte le scuole si onorasse
Edward Lear e si adottasse il suo libro come lettura di formazione, e che ad
ogni persona che intraprendesse la dubbia carriera dell'insegnante o
dell'aio (e del militante politico, e del pubblico amministratore) s'avesse
a far dono di esso libro e della Grammatica della fantasia rodariana con
l'obbligo di leggerne e mandarne a mente almeno una e una pagina al di', che
fa bene alla salute propria ed altrui.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 366 del 15 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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