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Nonviolenza. Femminile plurale. 157
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 157
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 14 Feb 2008 13:06:44 +0100
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 157 del 14 febbraio 2008 In questo numero: 1. Maria G. Di Rienzo: Prime risposte verso il 2 marzo 2. Femministe, ecologiste, nonviolente. Le liste necessarie per portare in parlamento l'opposizione al patriarcato, al razzismo, alla mafia, alla guerra, allo sfruttamento onnicida. E il 2 marzo a Bologna 3. Monica Lanfranco: A rischio la liberta' delle donne in Italia 4. Oggi a Roma 5. "Contro la violenza sulle donne": Oggi iniziative in tutta Italia 6. Graziella Pulce presenta "La vista da Castle Rock" di Alice Munro 7. Teresa Pullano presenta "Ai confini della democrazia" di Nadia Urbinati 8. Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana: Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza? Discutiamone il 2 marzo a Bologna 1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: PRIME RISPOSTE VERSO IL 2 MARZO [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento che fa il punto sulle prime risposte all'appello promosso da Michele Boato, Maria G. Di Rienzo e Mao Valpiana. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza? Discutiamone il 2 marzo a Bologna". Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81] Posso ammetterlo? Non osavo aspettarmi tanto interesse. Quasi tutte le risposte sono molto articolate e argomentate, spesso ricche d'inventiva. Se tanto da' tanto, a Bologna non dovremmo trovarci in quattro. Quelle dotate di entusiasmo e volonta' e intelligenza, anche se critiche, meritano un abbraccio virtuale (virtuale per il momento, mi riservo di provvedere in carne ed ossa il 2 marzo) ma non abbisognano di troppi commenti. Poi ce ne sono parecchie divertenti, inviate dagli Stakanov della rete telematica, quelli che scrivono ossessivamente a tutti su tutto, e per tutto hanno la risposta. Le trovo buffe anche se sprizzano arroganza e disprezzo. Mi stupisce che ci siano cosi' tanti geni misconosciuti in Italia, chi ha detto che siamo un popolo di commissari tecnici non ha mancato di troppo il bersaglio. Non credo tuttavia ci sara' dato di vedere fisicamente gli autori (le donne sono assenti dal gruppo onnisciente... si', mi e' sfuggito un sogghigno, fate finta di niente), temo siano troppo nobili per mischiarsi al popolino cocciuto e triviale. Un buon numero di risposte concerne proposte d'altro tipo, e per quanto valide e ingegnose e generose siano sono costretta a classificarle fuori tema: se vi chiedo di venire al cinema con me, potremmo discutere su quando, e su che film vedere, e sull'ora della proiezione, oppure potreste dirmi "no grazie", ma difficilmente mi rispondereste con la ricetta del risotto allo zafferano, vero? * C'e' anche una piccola serie di interventi che definirei "in preda al panico", in cui il vero messaggio sta piu' tra le righe che nelle righe stesse. I loro autori si stanno domandando cosa portiamo via e a chi, chi regge il timone, cosa c'e' sotto, qual e' la posizione ufficiale "del movimento" (de che?), dove si colloca la proposta sullo spettro socio-politico in base alle categorie kantiane o aristoteliche ecc. ecc. E chi ci paga, naturale. Questi vorrei rassicurarli: ascoltatemi bene, il testo dice esattamente quel che dice, in italiano, con i significati della lingua italiana. Non mi risulta al momento che ci paghi nessuno, e se a qualcuno avanzano soldi gli suggerirei di spenderli in modo utile abbonandosi ad "Azione nonviolenta", ma soprattutto metto "femmineamente" (virilmente non ci stava) il pugno chiuso sul braciere giurandovi che Sini non solo non ci ha dato un franco, ma continua a pretendere articoli da tutti come un pozzo senza fondo. * Una seconda serie di messaggi concerne in realta' degli inviti: a lasciar perdere e ad unirci a quasi tutti i partiti dell'arco costituzionale. Non ho ancora ricevuto qualcosa da Forza Italia, ma sappiate che persino Alleanza Nazionale potrebbe stringerci al seno (non appena abbassa il braccio destro dopo il saluto). Difficile dire qualcosa a costoro: supponendoli in buona fede, si ha l'impressione che non abbiano compreso del tutto quel che hanno letto, e che stiano rispondendo piu' alle proprie elucubrazioni che alla proposta cosi' com'e'. * Stesso numero, circa, per i "vaganti nelle tenebre" e i "pessimisti irragionevoli" (quelli ragionevoli hanno argomentato le loro perplessita', e li annovero negli interventi utili e da discutere). I primi hanno colto l'occasione per ricordarmi la natura ondivaga e mutante dell'universo, in cui non vi e' punto fermo tranne la certezza che precipiteremo prima o poi nel nulla. Ringrazio per la premura, ma come sapete sono una filosofa minimalista della scuola delle servette, per cui meglio "poi", e nel frattempo lavoriamo un po' per riassettare la casa Italia, se non vi spiace. I secondi hanno detto, ribadito, sottolineato e urlato che tanto non combineremo niente. Per cui non dovremmo neppure provarci. Loro non vogliono! E tanto basta. Questi si sentono persino offesi, anche se non capisco perche'. Mettiamo pure che abbiate ragione, amici: perche' aver paura di un fallimento altrui? Voi non intendete provarci, giusto? Allora pregustate il momento in cui potrete scrollare il capo e ripetere con soddisfazione "Ah, glielo avevo detto, io...". * Infine, ci sono un paio di persone che credendo di essere molto realiste ed oggettive mi hanno sbrigativamente e con asprezza spiegato che devo chinare il capo alla situazione cosi' com'e'. Proprio cosi' com'e', siete sicuri? L'avete guardata bene, la situazione? Bene, non e' la prima volta che ricevo questo consiglio, sapete. E ricordo un giorno particolare in cui me lo diedero, e che in quel giorno io presi a prestito le parole di qualcun altro per rispondere: "Orsu', che dovrei fare? Cercarmi un protettore, eleggermi un signore, e dell'ellera a guisa, che dell'olmo tutore accarezza il gran tronco e ne lecca la scorza, arrampicarmi, invece di salir per forza? Grazie no, grazie no, grazie no" (e' il Cyrano di Rostand, un vecchio amico). 2. EDITORIALE. FEMMINISTE, ECOLOGISTE, NONVIOLENTE. LE LISTE NECESSARIE PER PORTARE IN PARLAMENTO L'OPPOSIZIONE AL PATRIARCATO, AL RAZZISMO, ALLA MAFIA, ALLA GUERRA, ALLO SFRUTTAMENTO ONNICIDA. E IL 2 MARZO A BOLOGNA La totalita' dei partiti presenti in Parlamento che per due anni vota per la guerra terrorista e stragista in Afghanistan. Il sindaco di Roma che scatena un abominevole pogrom contro la comunita' rom e nessuno fiata. Scelte di modello di sviluppo ecocide sostenute all'unanimita' da tutti i partiti presenti in Parlamento. Scelte di politica economica ad esclusivo beneficio delle classi rapinatrici e di ulteriore selvaggia violenza sulle classi sfruttate ed oppresse. Una politica internazionale fondata sulla guerra, il razzismo, il riarmo. Una generalizzata corruttela del ceto politico che favorisce il potere mafioso, nega fondamentali diritti umani ed annichilisce la democrazia. E un deflagrare di violenza razzista, un deflagrare di violenza femminicida, di dimensioni tali da lasciare sgomenti e atterriti. * E' perche' questa e' la situazione che ci sembra necessario ed urgente invocare la presentazione alle imminente elezioni politiche di liste femministe, ecologiste, della nonviolenza in cammino. Liste che nascano dalle riflessioni e dalle lotte dei movimenti femministi. Liste che nascano dall'incontro e dalla valorizzazione di tante esperienze di resistenza popolare, dalla Val di Susa a Vicenza, dai no coke ai no fly, dalle lotte per la prospettiva dei "rifiuti zero" alle esperienze di medicina democratica, dall'impegno antirazzista alle iniziative antimafia, dall'esperienza delle botteghe del commercio equo e solidale alla rete lillipuziana, ai movimenti per la difesa dei beni comuni... Liste della sinistra socialista e libertaria, antiautoritaria e solidale, della responsabilita' e della condivisione. Liste di persone che non dimentichino che questa societa' e questo mondo sono divisi in classi sociali di oppressori e di oppressi e che occorre ancora lottare per rinvendicare e inverare tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani. Liste di persone amiche della nonviolenza. * Liste che sara' possibile promuovere solo se saranno le donne ad animarle e guidarle. Poiche' il femminismo e' la corrente calda e la maggior esperienza storica della nonviolenza in cammino. * Liste che se vogliamo tentare di farle occorre ragionarne oggi e decidersi oggi. E il 2 marzo a Bologna tirare le somme e vedere a che punto siamo. 3. RIFLESSIONE. MONICA LANFRANCO: A RISCHIO LA LIBERTA' DELLE DONNE IN ITALIA [Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: monica.lanfranco at gmail.com, siti: www.monicalanfranco.it, www.mareaonline.it) per questo intervento. Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a Genova il 19 marzo 1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne "DWpress" e "Il paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea"; dirige il semestrale di formazione e cultura "IT - Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994 ha curato l'Agendaottomarzo, libro/agenda che veniva accluso in edicola con il quotidiano "l'Unita'"; collabora con il quotidiano "Liberazione", i mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute"; e' socia fondatrice della societa' di formazione Chance. Nel 1988 ha scritto per l'editore PromoA Donne di sport; nel 1994 ha scritto per l'editore Solfanelli Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi, ristampato in due edizioni. Per Solfanelli cura una collana di autrici di fantasy e fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l'ufficio stampa per il network europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995 ha curato il libro Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto nelle foto di fine secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia Neonato, Lotte da orbi: 1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo di storia sociale e politica scritto anche in braille e disponibile in floppy disk utilizzabile anche dai non vedenti e rintracciabile anche in Internet. Nel 1996 ha scritto Storie di nascita: il segreto della partoriente (La Clessidra). Recentemente ha pubblicato due importanti volumi curati in collaborazione con Maria G. Di Rienzo: Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione] Dopo l'irruzione della polizia al Policlinico di Napoli su segnalazione anonima per il sospetto che fosse in corso una violazione della legge 194, mentre nel pieno rispetto della legalita' si era appena effettuato un aborto terapeutico su una donna che purtroppo aveva riscontrato gravi malformazioni fetali, risulta chiaro che in Italia esiste un fortissimo rischio di deriva fondamentalista e di crisi della liberta' e autodeterminazione femminile. Anche se distratta dal triste spettacolo mediatico della campagna elettorale l'opinione pubblica deve essere scossa, e chi ha ancora voce per farlo deve far sentire, in modo forte e chiaro, che c'e' una emergenza democratica che riguarda i diritti di scelta sul corpo e sulla procreazione da parte delle donne. Diritti che, se ristretti o negati, producono inevitabilmente una restrizione degli spazi di liberta' in tutto il resto della societa'. La maternita' responsabile, libera e accolta, anche quella adottiva e affidataria, come un valore fondamentale dalla societa', e' stata uno degli orizzonti prioritari di azione e di impegno da parte dei movimenti delle donne sin dall'inizio del dopoguerra. Oggi misuriamo con sgomento la messa in discussione di un percorso di civilta' e il rischio di deriva autoritaria e di controllo bellico sul corpo delle donne (e per traslato quindi anche su quello degli uomini) simile a quella che vige in paesi dove ancora lontana e' la realizzazione della laicita'. L'Italia e' un paese che si definisce laico, e che viene spesso guardato da chi cerca di sfuggire alla brutalita' di regimi autoritari e illiberali come un approdo migliore: dopo i fatti di Napoli, e dopo che abbiamo appreso dalla tv che il motivo dell'irruzione della polizia era per "sospetto feticidio" temiamo che questo paese non sia piu' un luogo sicuro per le donne, native o migranti, se un diritto sancito da una legge e' cosi' platealmente e crudelmente messo in discussione. In Italia le donne vengono violentate, picchiate e uccise nelle loro case senza alcun intervento preventivo anche quando si e' al corrente di situazioni di grave pericolo, e ora le donne sanno che puo' bastare una anonima e mafiosa segnalazione alla polizia per vedersi arrivare, ancora doloranti per un intervento comunque sempre drammatico, le forze dell'ordine come se si fosse delle delinquenti. Cosa deve ancora accadere in Italia prima che sia troppo tardi? Credo che si debba pensare, tutte e tutti insieme, ad azioni forti che in tutto il paese, prima delle elezioni, dicano a chi si candida alla guida politica che ci sono donne e uomini che non daranno piu' il loro consenso a chi non garantira', in modo inequivocabile, i diritti di scelta libera sul corpo, sulla sessualita' e sulla riproduzione. Cosi' come non si vota chi dice si' alla guerra non si puo' votare chi dice si' alla limitazione dell'autodeterminazione delle donne. Se e' vero che la liberta' delle donne e' civilta' allora e' arrivato il momento di rendere visibile questa affermazione, anche con momenti collettivi di incontro e di sostegno alla laicita' dello stato e alla cittadinanza sessuata. 4. INIZIATIVE. OGGI A ROMA [Da tante persone amiche riceviamo e diffondiamo] Dall'assemblea del 13 febbraio 2008 alla Casa internazionale delle donne di Roma invitiamo tutte a partecipare il 14 febbraio alle ore 17 al sit-in davanti al Ministero della Sanita', in Lungotevere Ripa 1, a Roma. * L'assemblea delle femministe e delle lesbiche romane che si e' tenuta il 13 febbraio presso la Casa internazionale delle donne ha visto la partecipazione di numerose donne di tutte le eta' che si sono espresse in modo fermo e determinato contro l'azione violenta e ingiustificata perpetrata il 12 febbraio presso il Policlinico Federico II di Napoli. Le donne presenti ritengono che quanto avvenuto e' una vera e propria dichiarazione di guerra. Una violenza contro il corpo delle donne, istigata dalla crociata per la cosiddetta moratoria sull'aborto. Una dichiarazione di guerra annunciata, preparata, provocata e istituzionale, da quando lo Stato e la politica hanno abdicato alla loro responsabilita' e alla scelta della laicita'. Il tema dell'autodeterminazione delle donne e' una scelta di ogni singola donna. A Napoli una donna ha subito violenza, e' stata violata la sua privacy, e' stato impedito e ostacolato il suo diritto alle cure necessarie (per il tempo occorso ad interrogarla), e' stata umiliata e le e' stato imposto di "dare conto" ad estranei in divisa, della sua personalissima scelta. Un magistrato e sette poliziotti hanno violato la legge agendo in abuso di potere ai danni di una donna e di tutte le donne. Invitiamo tutte a partecipare il 14 febbraio alle ore 17 al sit-in davanti al Ministero della Salute, in Lungotevere Ripa 1, a Roma. 5. INIZIATIVE. "CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE": OGGI INIZIATIVE IN TUTTA ITALIA [Dalle promotrici dell'appello e della manifestazione "Contro la violenza sulle donne" (per contatti: info at controviolenzadonne.org) riceviamo e diffondiamo] Vi segnaliamo le manifestazioni che si svolgeranno domani in risposta a quanto avvenuto il 12 febbraio scorso nel reparto di Ivg del II Policlinico di Napoli. Nel sito www.controviolenzadonne.org sono disponibili i comunicati ricevuti dalle associazioni femminili, femministe e lesbiche al riguardo. Il sito verra' costantemente aggiornato sulle prossime iniziative. * - Bologna, 14 febbraio, ore 17, al Sant'Orsola: presidio; - Brescia, 14 febbraio, ore 18,30, davanti agli Spedali Civili: presidio; - Milano, 14 febbraio, ore 18, in via della Commenda 12, davanti alla clinica Mangiagalli: presidio; - Napoli, 14 febbraio, ore 17, in piazza Vanvitelli: presidio; - Palermo, 14 febbraio, ore 17, all'Istituto Gramsci, Cantieri Culturali della Zisa: riunione del Coordinamento donne 194; - Roma, 14 febbraio, ore 17, davanti al Ministero della Sanita', Lungotevere Ripa 1: sit-in; - Torino, 14 febbraio, ore 17,30, Palazzo Nuovo, primo piano, auletta Unilotta": riunione del Coordinamento donne torinesi e piemontesi; - Venezia, 14 febbraio, ore 15,30, davanti all'ex ospedale G. B. Giustinian, Dorsoduro 1454 (Fondamenta Ognissanti), sede attuale del consultorio: presidio. * A presto, www.controviolenzadonne.org 6. LIBRI. GRAZIELLA PULCE PRESENTA "LA VISTA DA CASTLE ROCK" DI ALICE MUNRO [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente recensione apparsa sul settimanale "Alias" del 19 gennaio 2008, col titolo "Corale sull'Ontario". Graziella Pulce, critica letteraria, saggista, specialista di letteratura moderna e contemporanea, ha curato edizioni di Giacomo Leopardi, Antonio Baldini, Mario Praz; ha pubblicato la piu' importante bibliografia su Giorgio Manganelli e approntato alcune edizioni della sua opera. Opere di Graziella Pulce: Bibliografia degli scritti di Giorgio Manganelli, Titivillus, 1996; Giorgio Manganelli. Figure e sistema, Le Monnier, 2004. Alice Munro (Wingham, Ontario, 1931), scrittrice canadese, e' autrice di assai apprezzate raccolte di racconti. Tra le opere di Alice Munro: La danza delle ombre felici, La Tartaruga, Milano 1994; Chi ti credi di essere, Edizioni e/o, Roma 1995; Tienimi forte, non lasciarmi andare, La Tartaruga, Milano 1998; Segreti svelati, La Tartaruga, Milano 2000; Il sogno di mia madre, Einaudi, Torino 2001; Nemico, amico, amante..., Einaudi, Torino 2003; In fuga, Einaudi, Torino 2004; Il percorso dell'amore, Einaudi, Torino 2005; La vista da Caste Rock, Einaudi, Torino 2007] Mai come di fronte a La vista da Castle Rock (traduzione di Susanna Basso, Einaudi, pp. 311, euro 18,50) viene naturale ricordarsi che Alice Munro e' anche il nome di uno dei personaggi piu' celebri della letteratura americana. Nell'Ultimo dei Mohicani di Cooper, Cora e Alice sono le figlie del capitano Munro, il comandante delle truppe inglesi nella guerra anglo-francese per la conquista del Canada. E, diversamente da quanto appare nella trasposizione cinematografica di Michael Mann del '92, e' la bionda Alice che sopravvive alla bruna Cora, al padre, all'ufficiale Duncan e al mohicano Unkas. Presentata nel 2006 come libro che chiude la carriera della scrittrice canadese, la raccolta di racconti e' montata secondo un criterio sostanzialmente diverso rispetto ai precedenti. Nella prima parte si leggono storie che hanno per protagonisti gli avi della stessa Munro, nata Laidlaw, mentre nella seconda l'autrice rievoca alcuni momenti della propria biografia. Piu' o meno al tempo della battaglia di Waterloo, ]ames Laidlaw concepisce il progetto di trasferirsi in America insieme con la famiglia. Partiti nel giugno del 1818 dalla nativa valle di Ettrick, a sud di Edimburgo, essi raggiungono le acque di Terranova e dunque la Nuova Scozia, il nuovo mondo, dopo settimane di un viaggio che - come e' facile immaginare - costituisce g ia' di per se' un'avventura, se non una prova in fac-simile di quel che avrebbe atteso gli intraprendenti europei. Dunque all'inizio e alla fine di tutta la vicenda c'e' la terra, quella lasciata alle spalle da cui non si spera piu' nulla e quella lontana, oltre l'oceano, sognata, intravista e perduta per giorni e giorni, e infine conquistata e resa produttiva. Ma i Laidlaw non sono esattamente una famiglia come tutte le altre e se la loro illustre discendente ha potuto ricostruire i profili dei suoi trisavoli e dei lori nipoti e seguirli negli spostamenti e nella lotta quotidiana per la vita, cio' e' avvenuto perche' in ogni generazione di questa famiglia c'e' stato qualcuno che ha lasciato dietro di se' ampie lettere e cronache dettagliate. Qualcuno in cui era rimasto ben vivo lo spirito di ]ohn Knox, fondatore della chiesa presbiteriana e fautore dell'alfabetizzazione del popolo cristiano. In questo caso e' Walter, figlio di James, che annota con diligenza le fasi del viaggio descrivendone gli episodi piu' rilevanti. Mentre la maggioranza dei passeggeri e' impegnata a vomitare sottocoperta, il giovane Laidlaw se ne sta nascosto con carta e penna in cerca della giusta concentrazione: nulla di quello che vive e di quello che vede deve andare perduto. Come se non si sopportasse un'altra perdita dopo quella della terra d'origine. O come se la memoria del proprio vissuto fosse qualcosa di necessario e non di complementare rispetto alle rudimentali masserizie che gli emigranti riescono a portare con se' in quella che sarebbe diventata la loro seconda vita. La padronanza della scrittura consente di mantenere dunque un contatto con i familiari rimasti nel vecchio continente ed e' questo il principale motivo che induce chi parte a imparare a scrivere. Ma scrivere lettere permette a quell'atomo d'Europa scagliato in una terra ruvida e dura anche di mantenersi agganciati con se stessi, con la propria lingua e con quella alla memoria di un passato che se di fatto resta incancellabile dovra' presto o tardi essere rimosso e sepolto degnamente. Eseguire un tale cerimoniale evita il pericolo della dispersione, della frantumazione del proprio io nell'impatto con il nuovo continente, una frantumazione di identita' che non potrebbe non avere ricadute devastanti sui protagonisti del viaggio e forse ancora maggiori sui loro discendenti. E' questo che lettere e cronache hanno scongiurato. Lo sgrammaticato racconto del viaggio contiene gia' una serie di situazioni-chiave: la dignita' con cui i passeggeri affrontano le avversita' inevitabili in un tratto tanto lungo, compiuto nell'epoca della navigazione a vapore; curiosita' infantile verso tutto cio' che e' nuovo (e su quelle navi, per i contadini scozzesi e non, tutto ovviamente era radicalmente nuovo); li' c'e' soprattutto la pacatezza nel confrontarsi con forze tanto piu' grandi del singolo: l'oceano, le nuove terre, la poverta', la malattia, la morte. La stessa forza d'animo che il lettore riconosce nei Laidlaw futuri e che viene fuori ogni qualvolta essi si trovino a doversi misurare con le asprezze dell'Ontario. Alice Munro riesce a far arrivare nitide le immagini dei suoi predecessori alle prese con la terra, il ghiaccio e il legno della contea di Huron. Il Canada e' un'immensa foresta nella quale questi ex scozzesi si inoltrano con calma, ben intenzionati a farsi strada. Qui tutto sembra avere la consistenza della roccia e tutto va affrontato con l'acciaio: quello delle accette e delle vanghe, e quello dei muscoli. Anche la neve assume la consistenza impenetrabile del solido piu' tenace e spalarla o non spalarla puo' fare la differenza tra la vita e la morte. Dalle vicende di questi personaggi, tanto quelli maschili che quelli femminili, si sprigiona un'idea di forza e dignita' che deriva da un senso religioso del lavoro. Ma anche un senso di gioia puramente terrena. Il Canada sembra non conoscere le astrattezze, ma solo oggetti concreti e ben delimitati nello spazio. Lo steccato, la stalla, la fonderia, il tetto, ogni elemento ha il suo nome preciso e viene descritto con l'attenzione che merita un oggetto unico. Non esiste ancora la serialita' della produzione di massa. Anche il vocabolario si infittisce di termini poco usuali. Sono nomi di alberi, di fiori, di strumenti di lavoro (clematide, phlox, speronella, trillium, sommacco, e poi siviere, alzaie). Non ci sono "animali", ma visoni, topi muschiati, volpi argentate. Nella giovinezza di Alice compaiono persone che oggi sarebbero classificate e curate come depresse o violente, ma che allora erano accettate per quello che erano senza discussioni. Insomma l'asse privilegiato non e' quello storico, ma quello geografico: sono i luoghi a raccontare le storie nelle quali gli esseri umani mantengono un ruolo piuttosto defilato. Qui pare svelarsi piu' chiaramente il segreto del raccontare. E il lettore lo intravvede nei momenti in cui fa piu' fatica a star dietro a tutti i nomi dei personaggi che si susseguono senza che mai uno si arroghi il diritto di primeggiare sugli altri. Nemmeno quando questo personaggio e' la stessa autrice ritratta da giovane. Nemmeno quando la seguiamo nelle strade del paese diretta verso la scuola, quando si apparta furtiva con un ragazzetto maldestro, o quando percorre in bicicletta strade secondarie senza incontrare anima viva. Sempre un'orchestra di elementi a fare la musica, mai qualcosa che abbia a che fare con un one man show. Cosi' che a libro chiuso restano nella mente stole di volpi argentate vendute da una donna intraprendente ai turisti americani, pavimenti strofinati con cura da mani arrossate, una ragazzina che legge le Sette storie gotiche della Blixen e si prepara a fare la scrittrice lavorando come cameriera, file di aceri e lecci annosi, casalinghe che leggono Locke, Hume e Carlyle. Dietro Alice Munro e prima di lei si delinea un mondo impervio e ricco di risorse, l'Ontario, dove si lavora per vivere e - per inaudito che oggi possa sembrare - non per accumulare denaro. Il lavoro, come la virtu', premio per se stesso. Sara' per questo che i debiti qui non fanno paura, visto che si trova comunque il modo di ripianarli. Da questo deriva quell'orgoglio che intride i vari personaggi e da' alle loro esistenze l'invidiabile fermezza che mette in condizione di superare il freddo e la poverta', e di guardare senza rassegnazione alle traversie. A dispetto della bassa densita' che ha sempre caratterizzato la demografia di questo paese, in Canada nessuno sembra essere piu' solo di quanto sia necessario per stare bene con se stessi. Sara' forse anche per questo se qui non ci si scompone nemmeno di fronte ai fantasmi e alle lamie che di tanto in tanto si affacciano nei racconti. Hanno tratti decisamente familiari e in definitiva non fanno tanta paura. 7. LIBRI. TERESA PULLANO PRESENTA "AI CONFINI DELLA DEMOCRAZIA" DI NADIA URBINATI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 febbraio 2008, col titolo "Una cittadinanza senza frontiere" e il sommario "Dalla fallita esportazione armata della democrazia al paternalismo presente nelle teorie sulla superiorita' morale dei sistemi liberali. Un saggio per Donzelli di Nadia Urbinati". Teresa Pullano e' docente universitaria a Parigi, saggista, redattrice della rivista di filosofia "Oltrecorrente". Nadia Urbinati e' docente di Teoria politica alla Columbia University. Tra le opere di Nadia Urbinati: Le civili liberta'. Positivismo e liberalismo nell'Italia unita, Marsilio, 1991; Individualismo democratico. Emerson, Dewey e la cultura politica americana, Donzelli, Roma 1997; L'ethos della democrazia. Mill e la liberta' degli antichi e dei moderni, Laterza, Roma-Bari 2006; Representative Democracy: Principles and Genealogy, Chicago 2006;(con Corrado Ocone), La liberta' e i suoi limiti. Antologia del pensiero liberale da Filangieri a Bobbio, Laterza, Roma-Bari 2006; Ai confini della democrazia. Opportunita' e rischi dell'universalismo democratico, Donzelli, Roma 2007] Il disastro provocato dalla guerra in Iraq e' ormai riconosciuto da tutti e con difficolta' puo' essere sostenuta la tesi che l'esportazione della democrazia con la forza sia una strada percorribile. Tuttavia sono poche le voci, fra i politici e gli intellettuali, che mettono in dubbio non solo la possibilita' ma anche il dovere dei paesi occidentali di diffondere la democrazia al di la' dei suoi confini. Il libro di Nadia Urbinati Ai confini della democrazia. Opportunita' e rischi dell'universalismo democratico (Donzelli, pp. 138, euro 14) ha invece il merito di porsi una domanda cruciale. Di quale democrazia si parla quando si discute delle modalita' della sua esportazione? Che i politici di professione evitino la questione non sorprende: piu' il richiamo ai valori democratici e' ampio, e quindi vago, maggiori sono le possibilita' di consenso. Piu' grave e meno spiegabile e' l'acritica accettazione, da parte di intellettuali e accademici, dell'assioma secondo il quale e' cosa buona e giusta esportare i valori democratici nel mondo. Ed e' in questo contesto che l'alternativa alla guerra degli americani in Iraq e' indicata nel soft power dell'Europa. Ovvero: la democrazia va esportata con le idee e non con le bombe. Pero', se non c'e' chiarezza sulla sostanza di questa democrazia che vogliamo generosamente condividere con il resto del mondo, anche il modello europeo puo' comportare dei rischi. Il primo di questi e' un atteggiamento paternalistico, contro il quale Urbinati ci mette in guardia. Troppo spesso i paesi in via di democratizzazione vengono considerati come recettori delle norme e dei valori occidentali, mentre dovrebbero essere visti come popoli che in modo autonomo lottano per l'autodeterminazione e l'instaurazione della democrazia. John Rawls, il filosofo forse piu' rappresentativo del pensiero politico liberale contemporaneo, non si e' mai posto il problema dell'adesione degli Stati non-liberali agli ideali universali proclamati dagli Stati liberali in base al postulato sulla relazione asimmetrica tra i due insiemi: l'universalita' del liberalismo e' indiscutibile e la superiorita' di questo sistema di valori e' dimostrata dalla tolleranza che i popoli liberali dimostrano verso quelli non-liberali. Il valore dei tre saggi che costituiscono il libro di Nadia Urbinati e' costituito proprio dalla critica all'universalismo che sta alla base dell'idea di esportazione della democrazia dall'interno del pensiero democratico. Contro Rawls, l'autrice si rifa' a Kant. Nella Pace perpetua il principio essenziale per la diffusione di un ordine cosmopolita democratico e' il rispetto per la diversita' degli altri popoli e Stati. Nessuna societa' puo' arrogarsi la superiorita' morale sulle altre ne' il monopolio della democrazia. C'e' democrazia, dunque, solo quando un popolo, liberamente e consensualmente, decide di dotarsi di strumenti di governo democratico. Per questo motivo, Urbinati sostiene che esportare la democrazia vuol dire tradirla. Da qui la sua contrapposizione tra una visione democratica e una liberale del cosmopolitismo e la rivendicazione della cittadinanza come bene politico nel progetto di globalizzazione della democrazia. In questa visione, la democrazia e' pensata come una forma di governo che tende costantemente al rispetto di eguaglianza e liberta', poiche' l'una non si da' senza l'altra. La forza dell'ultimo dei tre saggi raccolti nel volume sta nell'identificare nella questione dello spazio e dei confini il luogo di verifica di una concezione cosmopolita e democratica. Urbinati sottolinea, ad esempio, come l'unica guerra che l'Unione Europea muove sia quella contro gli immigrati. Per essi non valgono gli ideali morali del liberalismo e dell'eguaglianza democratica. L'Ue si fonda sulla libera circolazione di persone e merci. La visione liberale vede nella liberta' di movimento e nell'abolizione di ogni frontiera il compimento della piena liberta' individuale. Pero', ci ricorda Urbinati, il fenomeno dell'immigrazione dai paesi poveri, non-liberali, ai paesi ricchi e liberali fa appello all'estensione della cittadinanza come bene politico piuttosto che alla liberta' di movimento come diritto del singolo. E' solo rafforzando e ampliando l'istituzione della cittadinanza come luogo di costituzione di una soggettivita' politica, e non morale, collettiva e individuale, che si creano le condizioni per il mantenimento e l'espansione della democrazia. Sono i confini, territoriali e simbolici, della democrazia che la strutturano come forma di governo che tende al continuo sviluppo del singolo e della collettivita' come sempre piu' liberi ed eguali. Il che e' poi l'unico modo perche' ci siano le condizioni per un mondo liberamente ed egualitariamente sempre piu' democratico. Questo libro ci ricorda che quella occidentale non e' l'unica tradizione democratica e che e', anch'essa, confinata ad una specificita' storica e geografica. Solo questo tipo di consapevolezza puo' aprire la strada ad accogliere non solo gli stranieri nel nostro territorio, ma anche le concezioni non occidentali di cittadinanza e democrazia e di considerarle egualmente valide che la nostra. 8. APPELLI. MICHELE BOATO, MARIA G. DI RIENZO, MAO VALPIANA: CRISI POLITICA. COSA POSSIAMO FARE COME DONNE E UOMINI ECOLOGISTI E AMICI DELLA NONVIOLENZA? DISCUTIAMONE IL 2 MARZO A BOLOGNA [Riproponiamo il seguente appello gia' apparso nelle "Notizie minime della nonviolenza in cammino". Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. E' una delle figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri" ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri). Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n. 81. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 de "La nonviolenza e' in cammino"; una sua ampia intervista e' nelle "Minime" n. 255 del 27 ottobre 2007] Nessuno, o quasi, si aspettava cosi' presto la caduta del governo Prodi e le elezioni politiche fissate al 13-14 aprile. Poco importa se la causa sia di Veltroni ("Il Partito Democratico, comunque, andra' alle elezioni da solo"), di Mastella, o Dini (Di Pietro, Turigliatto ecc.). A noi, che pure abbiamo votato e apprezzato per talune scelte la coalizione di Prodi, ci appare evidente che: in Afghanistan il governo di centrosinistra ha confermato, proseguito, finanziato, una missione militare che ha coinvolto il nostro paese in una vera e propria guerra, in violazione della Costituzione. A Venezia Prodi e' il padrino del Mose, assieme a Berlusconi, Galan e l'ex sindaco prodiano P. Costa. A Vicenza e' il sostenitore accanito della base Usa "Dal Molin" (con gli stessi di sopra, piu' D'Alema e Rutelli). A Viterbo il governo di centrosinistra ha sottoscritto un accordo di programma con la Regione Lazio per la costruzione di un nuovo devastante mega-aeroporto per voli low cost. In Campania il centrosinistra e' la banda degli inceneritori; cosi' a Brescia, Modena, in Toscana ecc. E su questi, come su troppi altri esempi (la Tav di Mercedes Bresso, Di Pietro e Chiamparino, il Ponte di Messina del solito Di Pietro e P. Costa, i rigassificatori di Bersani e Realacci, gli Ogm e il nucleare di Veronesi, Bersani, Letta ecc.), va a braccetto col peggior centrodestra. Non si capisce piu' niente: "Cos'e' la destra, cos'e' la sinistra?" cantava Gaber e nessuno sa piu' rispondergli. * A luglio 2007 abbiamo aperto un dibattito su "Come contare di piu' nelle scelte politiche locali e nazionali, come ecologisti". Dopo una cinquantina di interventi telematici, ci siamo incontrati il 6 ottobre a Firenze, eravamo una quarantina di persone, con alle spalle molte esperienze positive, ma anche pesanti delusioni. Emergeva: 1. la necessita' di una svolta che renda piu' efficace l'ecologismo, a partire da una rete che rafforzi le moltissime, spesso sconosciute, esperienze locali; 2. l'estrema difficolta' a creare, in tempi brevi, qualcosa di piu' solido negli obiettivi, nei metodi, nell'organizzazione; 3. pero', forse, una possibilita' di costruire un "programma comune" (alcuni di noi si sono presi l'incarico di farne girare dei spezzoni, una bozza) e un metodo condiviso per non ricadere nei meccanismi dei partiti/carriere/verticismi ecc. (una prima proposta l'ha fatta girare Lino Balza, finora senza "ritorni", ne' positivi ne' critici); 4. l'idea di avere un confronto diretto sia con gli "amici di Grillo" che con i proponenti la "Lista civica nazionale" (ma questi incontri non si sono piu' fatti); 5. comunque contribuire alla nascita, crescita, miglioramento di liste civiche (anche) ecologiste nelle citta' dove quest'anno si andra' alle elezioni amministrative. Sappiamo che sta succedendo in molte citta', ma le notizie faticano a circolare. * Nel frattempo, nell'area nonviolenta e pacifista (Movimento Nonviolento, Tavola della Pace) prosegue la riflessione sul tema "nonviolenza e politica", mentre il giornale quotidiano telematico "Notizie minime della nonviolenza in cammino" sostiene la necessita' che alle prossime elezioni politiche vi sia una presenza di "liste elettorali della sinistra della nonviolenza". * Ora ci sono le nuove elezioni, che si svolgeranno con una legge elettorale pessima e una campagna peggiore: in molti ci chiediamo cosa possiamo/dobbiamo fare. La sensazione che finora abbiamo e' di una situazione compromessa e non recuperabile nell'immediato, da un punto di vista di un serio movimento ecologista e nonviolento, che voglia avere una sponda (se non addirittura un'espressione) altrettanto seria in Parlamento. Bisogna verificare le reali forze che abbiamo, e se non possiamo farlo subito, almeno avviare un serio lavoro a partire dalle realta' locali (comuni, province, regioni) per costruire in prospettiva un movimento politico nazionale indipendente, autonomo, che cammini da solo sulle gambe della nonviolenza, dell'ecologia e del femminismo (l'assenza di rispetto e di riconoscimento di valore e' il terreno su cui la violenza e l'esclusione crescono). Ma, per non stare a lamentarsi/piangere/imprecare/diventare individualisti-qualunquisti, forse e' il caso di riaprire con urgenza la discussione interrotta ad ottobre, e coinvolgere altre realta' del piu' vasto movimento per la nonviolenza e l'ecologia, sia rispondendo a questa mail, sia incontrandoci a Bologna domenica 2 marzo (nella sala sindacale dei ferrovieri, appena usciti dalla porta principale della Stazione, lato piazzale, a sinistra si vede il parcheggio delle biciclette, dove c'e' un'entrata con una sbarra per andare alla mensa e alla sede dei carabinieri: poco avanti, sulla destra, c'e' la sala con la scritta Cub), per verificare se possiamo stringere i tempi della rete, fare proposte di un qualche peso (anche) sul piano nazionale, o altro che qualcuno puo' suggerire a stretto giro di mail. A presto, Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana * Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it * Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato: micheleboato at tin.it Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it Mao Valpiana: mao at nonviolenti.org ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 157 del 14 febbraio 2008 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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