Minime. 365



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 365 del 14 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
0. Comunicazione di servizio
1. Maria G. Di Rienzo: Vita
2. Peppe Sini: La guerra
3. Il 2 marzo a Bologna, ma subito ovunque
4. Oggi a Viterbo
5. Augusto Cavadi presenta "Messaggere di luce. Storia delle quacchere
Katherine Evans e Sarah Cheevers prigioniere dell'Inquisizione" a cura di
Stefania Arcara
6. Enzo Collotti presenta "Uccideteli tutti" di Eric Salerno
7. Elena Loewenthal presenta "Date da mangiare ai miei amati cani" di Emma
Richler
8. Riletture: Alberto Castagnola, Cancellare il debito
9. Riletture: Alberto Castagnola, Maurizio Rossi, Il mercato della salute
10. Riletture: Luigi De Carlini, Lo sviluppo diverso. Gandhi e l'educazione
al consumo, all'ambiente, alla mondialita'
11. Riedizioni: Zygmunt Bauman, La societa' sotto assedio
12. Riedizioni: Jerome Bruner, La fabbrica delle storie
13. Riedizioni: Carolly Erickson, La grande Caterina
14. Riedizioni: Franz Herre, Maria Teresa
15. Riedizioni: Paul Kennedy, Il mondo in una nuova era
16. Riedizioni: Charles A. Kupchan, La fine dell'era americana
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'

0. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Per errore ieri e' stata ripetutamente inviata alla mailing list del
notiziario una lettera dal titolo "Una proposta affinche' femminismo,
ecologia, nonviolenza giungano in parlamento" che recava alcuni testi sul
notiziario gia' apparsi, e che quindi ovviamente non era destinata a chi il
notiziario riceve. Siamo desolati per il disguido, e ce ne scusiamo con le
lettrici ed i lettori.

1. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: VITA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Con Michele Boato e Mao
Valpiana ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come
donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza? Discutiamone il 2 marzo
a Bologna". Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura
di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica
Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo,
Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un piu' ampio profilo di Maria G. Di
Rienzo in forma di intervista e' in "Notizie minime della nonviolenza" n.
81]

Cosa significa essere "per la vita"?
Abbiamo di gran lunga ecceduto nel caricare questo pianeta di sostanze
tossiche, nello sventrarlo per consumarne le risorse, e pare non ci sia
nessuna idea utile su come venire incontro ai bisogni primari (cibo, acqua)
di gran parte dei 6 miliardi e mezzo di persone che abitano la Terra. Ce
n'e' qualcuna su come faremo nel 2050, quando saremo 9 miliardi e 100
milioni?
Dieci milioni di bimbi ogni anno, ogni anno, muoiono per fame e per
scarsita' di acqua pulita, di medicinali, di cure; muoiono delle vessazioni
e delle violenze dirette contro le loro madri, dello scarso accesso delle
loro madri ai contraccettivi, degli impedimenti che le loro madri incontrano
nell'ottenere diritti economici di base. Cinque milioni di persone sono
morte di guerra in Congo negli anni '90, e noi non ce ne siamo quasi
accorti. Qualcuno vuol proporre una moratoria sulla violenza di genere, o
sulla guerra? Potrei firmare l'appello.
Cos'e' "la vita", cos'e' "naturale"?
Tra il 20 e il 50% delle gravidanze termina con un aborto naturale, per le
piu' svariate cause. Che si tratti dell'utero di una donna o del grembo del
pianeta, la concezione e' solo un inizio. Molto del resto dipende
dall'ambiente, dalle risorse disponibili, da quali stress la madre
potenziale soffre, da quanti altri figli ha e da quanti altri figli vuole e
puo' sostenere e crescere. L'universo non garantisce che l'inizio sara'
portato a compimento, per nulla che sia vivo. A una donna che non ha riserve
di grasso corporeo, che ha appena il necessario per sopravvivere a livello
alimentare, e che sta allattando un bambino, le mestruazioni usualmente
scompaiono per il periodo dell'allattamento. La "natura" sa che un altro
bambino ucciderebbe sicuramente la madre, e quindi anche il bimbo gia' nato.
Lunghi intervalli fra una gravidanza e la successiva sono sempre stati,
storicamente, la chiave per il controllo della popolazione e per il suo
benessere: i gruppi dei nostri antenati (raccoglitori e poi
raccoglitori/cacciatori) non crescevano piu' di quanto potessero
permettersi.
Con l'avvento del patriarcato le cose cambiarono un poco. Uno dei codici di
leggi assiro-babilonese e' il primo a prevedere l'uccisione della donna che
si procurasse un aborto. Era un codice "per la vita"? Lo stesso canone
legislativo stabiliva il diritto per il maschio di uccidere i propri figli
infanti, e di vendere essi e le mogli in schiavitu'. Va precisato, magari,
che ad essere eliminate erano in maggioranza le femminucce, perche' i bimbi
servivano, serviva crescere tanti soldati: sarebbero morti successivamente
in guerra, niente di che...
Cos'e' "per la vita", simbolicamente parlando, il peccato o il sacramento?
Sapete niente del "Mikuzo Jizo"? E' un rito religioso giapponese. Mikuzo
significa "figlio dell'acqua", e si riferisce allo spirito di un potenziale
bambino, reso agli dei; Jizo e' il nome del dio che protegge e guida tale
spirito nel suo viaggio. La donna giapponese credente che, qualsiasi ne sia
la ragione, ha deciso di interrompere una gravidanza, porta una bambola al
tempio di Jizo, ed essa sara' curata dai sacerdoti. La decisione della donna
e' vista come il rendere agli dei lo spirito di quello che sarebbe potuto
svilupparsi sino a divenire suo figlio: temporaneamente, perche' al momento
non c'e' possibilita' di dare affetto e attenzione e cure ad un altro membro
della famiglia, senza andare a detrimento della salute della madre o della
famiglia stessa. Gli dei custodiranno quello spirito e potranno rimandarlo
ad incarnarsi quando i tempi saranno migliori, nella stessa famiglia, o in
un'altra.
Io ho fiducia nelle donne. La liberta' femminile e' l'unica risposta a tutti
i quesiti, perche' la storia ha ampiamente dimostrato che quando le donne
sono libere di scegliere non cresceranno piu' bambini di quelli di cui
possono prendersi cura, e cio' significa che non metteranno al mondo piu'
figli di quelli le cui vite il pianeta Terra puo' sostenere. Per
assicurarla, questa liberta', abbiamo bisogno di misure a sostegno della
salute riproduttiva, di contraccezione accessibile e, non guasterebbe, di un
briciolo di rispetto.

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA GUERRA

Ancora morti in Afghanistan, vittime della guerra terrorista e stragista cui
anche l'Italia partecipa in violazione dell'articolo 11 della Costituzione
della Repubblica Italiana.
Ancora morti in Afghanistan, e tra essi un nostro concittadino.
*
Cessi la partecipazione italiana alla guerra.
Torni l'Italia al rispetto della legalita' costituzionale e del diritto
internazionale che quella guerra proibiscono in quanto illegale e criminale.
*
E tacciano coloro che hanno mandato i nostri concittadini a morire. Tacciano
gli scellerati decisori politici della guerra, tacciano i parlamentari che
hanno reiteratamente votato per la guerra, tacciano i propagandisti della
guerra.
*
Faccia sentire la sua voce chi ha a cuore la vita di ogni essere umano.
Gridi. E pianga.
E si adoperi affinche' questo orrore finisca.
Non un voto ai partiti che hanno votato per la guerra e le stragi.
Occorre costruire subito le liste elettorali della sinistra della
nonviolenza, per portare finalmente anche in parlamento l'opposizione la
piu' nitida e la piu' intransigente alla guerra e alle stragi.

3. INIZIATIVE. IL 2 MARZO A  BOLOGNA, MA SUBITO OVUNQUE

Si svolgera' il 2 marzo a Bologna l'assemblea promossa dall'appello di
Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana, "Crisi politica. Cosa
possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?
Discutiamone il 2 marzo a Bologna" per verificare la possibilita' di liste
femministe, ecologiste e della nonviolenza alle elezioni politiche di
aprile.
*
L'incontro di Bologna, stante la ristrettezza dei tempi (le elezioni
politiche si terranno il 13-14 aprile), non potra' essere un punto di
partenza, ma un punto di arrivo, il momento della sintesi. E' quindi
necessario che le persone interessate a discutere della proposta di impegno
formulata dall'appello promuovano fin d'ora ovunque possibile incontri e
confronti.
Raggiungere lo scopo e' certo assai difficile, ma non tentare affatto
sarebbe pusillanime e infingardo, sarebbe la resa piu' vile al partito della
guerra, all'eversione dall'alto, all'illegalita' assassina dei potenti.
Ovunque si ragioni dell'ipotesi di portare la nonviolenza dove si fanno le
leggi.
*
Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it
Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato:
micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana:
mao at nonviolenti.org

4. INCONTRI. OGGI A VITERBO

Oggi, 14 febbraio 2008, al Centro sociale autogestito "Valle Faul" a Viterbo
si terra' un'iniziativa intitolata "Aeroporto... no, grazie. Per San
Valentino ama te stesso e proteggi la Tuscia. Di' no all'aeroporto".
L'iniziativa e' a sostegno del movimento che si oppone al devastante
mega-aeroporto e s'impegna per la drastica e immediata riduzione del
trasporto aereo.
*
Programma:
Ore 20: cena sociale vegan-biologica.
Ore 22: Reggae dancehall night con: JD Rural Sound, Red Iguana (Roma), Small
Axe South (Molfetta).
Il Centro sociale "Valle Faul" si trova in strada Castel d'Asso snc, a
Viterbo.
*
Per informazioni e contatti:
- Centro sociale autogestito "Valle Faul": tel. 3315063980, e-mail:
csavallefaul at autistici.org, blog: csavallefaul.noblogs.org (nel blog c'e'
anche la carta stradale per arrivare al centro)
- Il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la
riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org, per contattare direttamente la portavoce del
comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail:
antonella.litta at libero.it

5. LIBRI. AUGUSTO CAVADI PRESENTA "MESSAGGERE DI LUCE. STORIA DELLE
QUACCHERE KATHERINE EVANS E SARAH CHEEVERS PRIGIONIERE DELL'INQUISIZIONE" A
CURA DI STEFANIA ARCARA
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at alice.it) per averci
messo a disposizione il seguente articolo gia' pubblicato nel settimanale
"Centonove"  del 18 gennaio 2008, col titolo "Nelle grinfie
dell'Inquisizione maltese".
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e'
impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a
Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di
problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della
consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a
questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo,
Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad.
portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera,
Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad.
portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico,
ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa
puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova
edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la
lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994, D G editore, Trapani 2006; Essere profeti oggi. La dimensione
profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola
1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998;
Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale,
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998,
seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di
storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999;
Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica,
Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria
Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di
Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004;
Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per
passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006. Vari suoi contributi sono
apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo e siciliane. Indirizzi
utili: segnaliamo il sito: www.augustocavadi.eu (con bibliografia completa).
Stefania Arcara e' docente di letteratura inglese all'Universita' di
Catania. I suoi interessi comprendono gender e cultural studies, letteratura
di viaggio e traduzione letteraria. Si occupa di scrittura femminile del
Cinque e Seicento, romanzo gotico, Vittorianesimo e fin de siecle. E'
autrice di Oscar Wilde e la Sicilia: temi mediterranei nell'estetismo
inglese (1998) e di Constructing the South: Sicily, Southern Italy and the
Mediterranean in British Culture, 1773-1926 (2000). Ha tradotto e curato il
testo inedito di Emily Lowe, Due viaggiatrici "indifese" in Sicilia e
sull'Etna: Diario di due lady vittoriane (2001)]

I quaccheri, nella variegata e variopinta famiglia delle confessioni
cristiane, sono tra i piu' intransigenti sostenitori del pacifismo e della
nonviolenza. Un intrigante documento di questa propensione e' costituito dal
racconto autobiografico di due donne inglesi del Seicento che una docente
dell'Universita' di Catania - Stefania Arcara - ha tradotto e arricchito di
una lunga e dotta introduzione, oltre a sobrie note a pie' di pagina. E'
cosi' arrivato nel circuito editoriale, in questi giorni, l'elegante volume
Messaggere di luce. Storia delle quacchere Katherine Evans e Sarah Cheevers
prigioniere dell'Inquisizione (Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2007, pp. 183,
euro 20), ospitato nella collana "Oi cristianoi" diretta magistralmente da
Sergio Tanzarella.
Le due amiche ("predicatrici, profetesse, visionarie, indomite
viaggiatrici") ardono dal desiderio di convertire alla loro confessione
religiosa persino gli africani e cosi' partono da Plymouth alla volta di
Alessandria d'Egitto. Ma, dopo uno scalo a Livorno, dovranno fare una
seconda tappa a Malta. L'accoglienza nell'isola e' principesca: il console
inglese le invita a casa e le presenta a parenti ed amici. Purtroppo fanno
parte della cerchia anche dei gesuiti che non gradiscono lo zelo missionario
delle due protestanti e le denunziano al tribunale dell'Inquisizione. Che,
ovviamente, le sottopone a processo. Un processo un po' strano, in verita':
le imputate, con fierezza, sostengono di essere state incaricate da Dio
stesso di convertire dalle false credenze e dai costumi immorali il resto
dell'umanita', a cominciare proprio dai... giudici dell'Inquisizione. Gli
estenuanti, ripetuti interrogatori sono per Katherine e Sarah l'occasione di
esporre il "credo" della chiesa fondata da George Fox cui appartengono: un
"credo" che recupera l'essenziale del messaggio cristiano (compresa la
possibilita' per le donne di esercitare - come sottolinea Adriana Valerio
nella sua Premessa - il dono della profezia), che valorizza la luce naturale
dell'intelligenza (meritandosi, come ricorda Pier Cesare Bori nella sua
Postfazione, le lodi di pensatori quali Voltaire, Emerson, James, Weber) e
che  rifiuta, con fermezza, quei dogmi che la chiesa cattolica ha ritenuto
di poter formulare, nel corso dei secoli, a partire dal dato biblico
originario. L'esito del processo e' scontato. Alle prigioniere viene posta
innanzi l'alternativa: "Se prenderete il nostro sacramento, potrete avere la
vostra liberta', altrimenti il Papa non vi rilascera' neanche per milioni
d'oro, ma perderete le vostre anime e anche i vostri corpi". La risposta,
pero', e' altrettanto scontata: "Il Signore si prende cura delle nostre
anime e i nostri corpi sono liberamente offerti al servizio del Signore.
(...) Il Signore non ha affidato la responsabilita' delle nostre anime al
Papa, ne' a voi". La reazione diventa sempre piu' dura, sino alle minacce
piu' feroci: "Sarai frustata, squartata e bruciata questa notte a Malta,
insieme alla tua compagna". Con questo decorso, ci si sarebbe aspettato il
peggio. Imprevedibilmente, pero', l'Inquisitore alla fine le lascia partire
per la madrepatria (dove arrivano passando, tortuosamente, per l'Italia, la
Spagna e il Marocco).
Chiuso il libro, e' difficile dimenticare le protagoniste (anche se il
genere letterario della loro scrittura, zeppo di citazioni bibliche
implicite e di stereotipi leggendari, e' ormai lontano dai nostri gusti):
costituiscono quasi una sintesi di tutto l'anticonformismo che si poteva
sperimentare nel loro ambiente. In una societa' maschilista, sono donne
attivamente intraprendenti; contro la chiesa ufficiale anglicana, aderiscono
ad una comunita' cristiana minoritaria ed anti-istituzionale; a differenza
dei loro persecutori, si appellano alla "mansuetudine" dei nonviolenti
("Cristo non era un persecutore, non imprigiono' mai nessuno, ne' fece mai
soffrire nessuno"). Quando un frate dell'Inquisizione ordina di mettere i
ceppi ai piedi di Sarah, come sottolinea Arcara nel suo saggio, "lei lo
affronta con un disarmante gesto di nonviolenza, chinando il capo: 'Non solo
i miei piedi, ma le mani e il collo offro per la testimonianza di Gesu'',
tanto che l'ira dell'uomo si placa". Quando, dopo aver spiegato che i
cattolici "giudicavano dannati tutti coloro che non erano della loro fede",
viene loro chiesto se condividessero lo stesso giudizio nei confronti dei
non appartenenti alla "Societa' degli Amici", rispondono: "No, we had
otherwise learned Christ". Quando apprendono che stanno per arrivare,
nell'isola in cui sono recluse, "venti navi provenienti dalla Francia e
dalla Spagna per unirsi ai Cavalieri di Malta nella guerra contro i Turchi",
una di loro avverte l'esigenza interiore di "profetizzare contro di loro":
"Non andate ad assassinare, ad uccidervi l'un l'altro. Cristo non e' venuto
per distruggere la vita, ma per salvarla". Purtroppo l'appello rimane
inascoltato: i prodi guerrieri cristiani "tornarono con grande perdite e la
loro gioia si trasformo' in dolore, la loro allegria in lutto". Come spesso
sarebbe accaduto, anche quella volta la crociata contro l'impero del Male si
risolse in un boomerang fallimentare.

6. LIBRI. ENZO COLLOTTI PRESENTA "UCCIDETELI TUTTI" DI ERIC SALERNO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 10 febbraio 2008, col titolo "Lager in
Libia, una storia rimossa".
Enzo Collotti e' un illustre storico e docente universitario. Opere di Enzo
Collotti: segnaliamo particolarmente La Germania nazista, Einaudi, Torino
1962; Fascismo, fascismi, Sansoni, Firenze 1989. Tra vari altri suoi
importanti lavori cfr. anche La soluzione finale, Newton Compton, Roma 1995.
Eric Salerno, giornalista, nato a New York, vive in Italia dal 1953; gia'
redattore di "Paese Sera", inviato de "Il Messaggero", e' corrispondente da
Gerusalemme. Opere di Eric Salerno: Rossi a Manhattan, Quiritta, 2001;
Israele. La guerra dalla finestra, Editori Riuniti, 2002; Genocidio in
Libia. Le atrocita' nascoste dell'avventura coloniale italiana (1911-1931),
Manifestolibri, 2005; Mose' a Timbuctu', Manifestolibri, 2006; "Uccideteli
tutti". Libia 1943: gli ebrei nel campo di concentramento fascista di Giado.
Una storia italiana, Il Saggiatore, 2008]

Degli ebrei libici aveva parlato Renzo De Felice nei suoi studi sul fascismo
e l'oriente mediterraneo, quando il fascismo pensava di sfruttare in
funzione antiinglese l'influenza economica e commerciale delle colonie di
ebrei italiani (specie quelli di Alessandria d'Egitto) insediate sulle rive
del Mediterraneo. Un tentativo che naufrago' ben presto con la svolta della
guerra d'Africa, che fece rischiare lo scontro diretto con l'Inghilterra, e
soprattutto con la svolta razzista della campagna contro gli ebrei a partire
dal 1938. Personalmente mi sono imbattuto nella presenza degli ebrei libici
(in parte cittadini inglesi, in parte cittadini italiani) nei campi di
concentramento in Italia nel corso delle ricerche, dalla meta' degli anni
Novanta del secolo scorso, effettuate dal gruppo di lavoro sugli ebrei in
Toscana da me coordinato, che individuo' tra gli internati dei campi di
Villa Oliveto (a Civitella della Chiana, in provincia di Arezzo) e di Bagno
a Ripoli (in provincia di Firenze) numerosi ebrei provenienti dalla Libia.
*
Fonti scarse e frammentarie
L'episodio smentiva la vulgata dei razzisti nostrani secondo la quale gli
italiani non avrebbero mai deportato nessuno, se prima di abbandonare la
Libia e la Tunisia in seguito alla sconfitta militare erano stati in grado
di trascinare in Italia un contingente non esiguo di ebrei libici. Al di la'
dell'indeterminatezza del loro numero, rimanevano da capire le ragioni di
quel trasferimento coatto: l'ipotesi piu' plausibile era che si trattasse di
ostaggi o di merce di scambio (siamo nella primavera del 1943) per eventuali
trattative con gli inglesi.
Per quanto incerta rimanga, quell'ipotesi viene in parte convalidata dalla
prima ricerca in qualche modo approfondita relativa alle conseguenze delle
leggi razziali nella colonia libica che ci consegna ora Eric Salerno
(Uccideteli tutti. Libia 1943: gli ebrei nel campo di concentramento
fascista di Giado. Una storia italiana, Il Saggiatore 2008, pp. 238, euro
17). Eric Salerno non e' nuovo a questo tipo di ricerche avendo fra l'altro
all'attivo un libro sulle atrocita' della conquista coloniale e della
repressione italiana in Libia tra il 1911 e il 1931 (Genocidio in Libia,
Manifestolibri 2005).
Abbiamo detto che questo nuovo libro e' uno studio "in qualche modo
approfondito" e non certo esauriente e tanto meno definitivo, come e'
consapevole per primo l'autore, per il semplice fatto che la scarsita' e la
frammentarieta' delle fonti - pochissime le testimonianze reperibili oggi,
altrettanto dispersa la documentazione tra archivi italiani, israeliani e
libici in primo luogo - non consentono di andare al di la' di una prima
preziosa ricostruzione di un caso esemplare, la vicenda del campo di
concentramento di Giado, centoottanta chilometri a sud di Tripoli nel
deserto del Gebel, dove a partire dal maggio del 1942 furono rinchiusi 2.527
ebrei libici, trasferiti in primo luogo dalla Cirenaica, ossia dall'area
all'epoca piu' soggetta ai cambiamenti di fronte nel corso delle operazioni
militari tra gli inglesi e le forze dell'Asse. Da li' almeno una parte fu
poi trasferita in Italia per cadere dopo l'8 settembre del 1943 nelle mani
dei tedeschi, che a loro volta li spedirono generalmente a Bergen Belsen, il
lager speciale destinato fra l'altro a scambio di detenuti (ma di non pochi
libici si sa che finirono ad Auschwitz).
Il trasporto degli ebrei libici in campo di concentramento fu la conclusione
del tormentato rapporto fra il dominio italiano e la comunita' ebraica della
Libia. In particolare la convivenza degli ebrei tripolini con gli arabi e il
loro ruolo nelle attivita' commerciali e artigiane non creo' gravi conflitti
con l'amministrazione fascista che sino all'entrata in vigore in Italia
delle leggi sulla razza fu improntata a una moderazione suggerita dal
governatore Balbo, salvo qualche episodio come la fustigazione dei
negozianti ebrei che non volevano ottemperare all'ordine di tenere aperte le
botteghe il sabato. Le disposizioni del 1938 per gli ebrei cittadini
italiani furono ulteriormente inasprite per quelli residenti in Libia con
norme legislative del 9 ottobre 1942, quando la presenza italiana in Libia
vacillava sotto l'urto dell'offensiva inglese.
*
Una crudele repressione
Giado fu il principale di una serie di campi specificamente destinati agli
ebrei. Salerno ne ha percorso la storia ricercando anche sul posto le tracce
di cio' che rimane di questo luogo di detenzione tra le sabbie del deserto,
"un pezzo - scrive - poco glorioso della storia coloniale italiana", perche'
qui si sommavano le nefandezze di una duplice infamia, quella coloniale e
quella razzista antiebraica. Il vecchio ascaro che gli fa da guida alla
visita dei resti gli addita il posto dove finivano le spoglie delle vittime:
"La gente moriva nel campo e gli ebrei venivano sepolti qui". Perche' la
fame, gli stenti, i maltrattamenti, la calura, l'epidemia di tifo fecero
strage dei detenuti di Giado: ne morirono piu' di cinquecento, ma di soli
ottantasei morti si conoscono i nomi, uomini, donne, bambini, riportati
nell'appendice del libro.
Un risultato che certo premio' gli sforzi di quei fanatici gerarchi che
avevano invocato una "decisa politica razziale" anche nelle colonie dove a
operare non erano i tedeschi ma gli italiani, a cominciare dalla Pai (la
Polizia Africa Italiana), dai militi fascisti e dalle unita' militari; e
qui, a detta dei pochi testimoni superstiti, "gli italiani fascisti (...) si
comportavano come i tedeschi". Via via che la guerra in Nordafrica volgeva
al peggio la repressione contro gli ebrei assumeva le forme piu' gratuite e
crudeli: si moltiplicavano le accuse contro "l'attivita' occulta e
affaristica" degli ebrei, secondo i piu' consumati stereotipi
dell'antisemitismo, tornarono le esecuzioni capitali esemplari questa volta
a carico degli ebrei, si pratico' il lavoro forzato per gli ebrei in
faticose opere stradali. Nell'andirivieni degli opposti eserciti in
Cirenaica, si punirono come traditori gli ebrei che avevano accolto gli
inglesi come liberatori. Nel febbraio del '42 Mussolini in persona, immemore
dell'accoglienza che nel 1937 gli era stata tributata in Libia dalla
comunita' ebraica, diede disposizioni per la loro evacuazione dalla
Cirenaica e dalla Tripolitania, prevedendo gia' l'"eventuale trasporto degli
internati in Italia".
Sollevando il velo di oblio che copriva questa pagina poco nota Eric Salerno
ci indica una ulteriore connessione nella ragnatela di implicazioni prodotte
dalla persecuzione razziale, una via difficile da percorrere anche per
studiosi provetti, e tuttavia suscettibile di fornire altri dettagli alla
fenomenologia di questo particolare tipo di repressione in cui anche il piu'
infimo gerarchetto si gonfiava il petto di arroganza razziale. Al di la' del
coinvolgimento diretto dalla Libia nell'area applicativa delle leggi
razziali, l'autore richiama un episodio gia' ricostruito da Spartaco
Capogreco nel suo libro su Ferramonti. Si tratta dell'arrivo a Bengasi nella
primavera del '40 di trecento ebrei, per lo piu' tedeschi e austriaci
profughi dai paesi della persecuzione nell'Europa centro-orientale, che
dovevano fare sosta nel porto libico per proseguire presumibilmente verso
l'emigrazione clandestina in Palestina. Ma dopo l'entrata in guerra
dell'Italia, il 10 giugno, i profughi furono arrestati e la prosecuzione
verso la loro meta impedita. Furono rispediti con un piroscafo italiano che
affronto' le insidie di un Mediterraneo in guerra e dopo altre peripezie sul
suolo italiano alla fine di settembre arrivarono via terra a Ferramonti. La
Libia dunque non era servita neppure come territorio di transito per
facilitare la via di fuga a ebrei braccati da nazisti e fascisti.
*
Oltre il filo spinato
Dalle testimonianze raccolte da Eric Salerno risulta che a Giado vi fu forse
anche qualche tedesco, "ma la maggioranza erano fascisti in camicia nera,
carabinieri italiani, ascari libici", a guardia dei deportati rinchiusi
dentro un reticolato di filo spinato. Il campo non era certo un istituto di
beneficenza. "La polizia italiana era crudele", annota un testimone. Ancora
non si sa bene come avvenne il trasporto degli ebrei libici dai campi di
concentramento in Libia a quelli in Italia. Sappiamo solo che non fu un
passaggio indolore se dopo l'8 settembre un numero cospicuo dei trasferiti
in Italia (forse la maggioranza?) fini' nelle mani dei tedeschi e per molti
di loro la minaccia di essere uccisi, che li aveva accompagnati sin
dall'internamento in Libia, divenne realta' quando, consegnati dagli
italiani ai tedeschi, finirono i loro giorni ad Auschwitz.
Un puntuale confronto dei nominativi raccolti da Salerno con i dati del
Libro della memoria del Cdec ci darebbe la riprova di questo tragitto dalla
Libia ad Auschwitz, davvero una "storia italiana", che Salerno ha fatto bene
a riesumare perche' non rimanga sepolta dal diniego di memoria di cui e'
capace questo nostro schizofrenico paese.

7. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "DATE DA MANGIARE A MIEI AMATI CANI" DI
EMMA RICHLER
[Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 9 febbraio
2008, col titolo "La bambina figlia di Barney".
Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a
Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce
letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio
speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa"
e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il
rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti
e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del
premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena
Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini
& Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani,
Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le
altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi
ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal
III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando
l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis
Ginzberg.
Emma Richler, nata a Londra nel 1961 e cresciuta tra li' e Montreal, ha
studiato recitazione e lavorato in teatro, cinema, tv. La sua raccolta di
racconti Sister Crazy (2002) ha vinto il Jewish Book Award for Fiction.
Opere di Emma Richler: in traduzione italiana: Date da mangiare ai miei
amati cani, Fandango, 2007]

Vedere il mondo attraverso gli occhi di un bambino e' una fra le cose piu'
complicate che ci siano. Per non parlare dello scriverci su: e'
difficilissimo non cascare quasi subito dall'altezza da cui i bambini
guardano il mondo. Se poi si e' figli d'arte la battaglia e', a rigore,
perduta in partenza. Fatte queste indebite premesse, il romanzone di Emma
Richler lo si apre con la rassegnazione di chi va incontro a un abbacchiato
Don Chisciotte della penna. Settecento e rotte pagine da affrontare con
l'indulgenza che si riserva a uno sfizio. A una bambina viziata figlia di un
grande scrittore e di cui il risvolto di copertina non ci rivela l'eta':
potrebbe avere quindici come sessant'anni.
Invece Emma Richler e' nata nel 1961, cioe' non proprio ieri. E' figlia
dell'autore dell'indimenticabile Versione di Barney e ha scritto, dal canto
suo, un bellissimo romanzo che s'intitola Date da mangiare ai miei amati
cani (da Fandango, pp. 735, 22 euro, nella scorrevole, disinvolta, malgrado
le indubbie asperita', traduzione di Francesca Valente).
Jem, cioe' Jemima Weiss, e' un bambina di nove anni stretta come una fetta
di prosciutto (pardon, pastrami kasher) fra fratelli maggiori e minori. E'
la terza di cinque figli. Ha una mamma bellissima, premurosa e avveduta ma
un po' lontana, irraggiungibile ai suoi sguardi di bambina. E' la tipica
mamma da idolatrare in silenzio, la sua. Il papa', invece, "cammina piano.
Fa un mucchio di pensieri quando cammina, per questo gli ci vuole un passo
lento". Jem frequenta una scuola di suore anche se e' un po' ebrea - un po',
mica tanto - e queste suore hanno dei nomi astratti assai congeniali: "suor
Musica", "suor Campetto". A scuola succedono cose buffe e cose tristi. A
casa di Jem succedono quasi sempre solo cose strane. Cose che capitano
soltanto a casa sua, come quando nasce Gus, il pivello buon ultimo arrivato.
Emma Richler segue questa bambina in cui non si fatica a riconoscerla, con
un passo davvero formidabile. Jem e' una di quelle giovani femmine
ossessionate dalla conoscenza, curiose sino alla noia, eclettiche
instancabili. Astronomia e meccanica, civilta' classica e regole della
kasherut ebraica. Nulla la lascia indifferente. Il romanzo diventa cosi' lo
strepitoso stream of consciousness di questa bambina di nove anni
dall'esistenza alquanto originale, fitta di momenti esilaranti. Ma anche di
note commoventi.
E' un romanzo profondamente realistico, malgrado l'io narrante (o forse per
merito del suddetto) in erba in cui la penna dell'autrice si immedesima alla
perfezione. Ne esce infatti un quadro familiare umoristico e toccante,
intenso e scanzonato. Resta lo stupore di fronte alla capacita' di
immedesimarsi in questa bambina: sara' pure il ritratto dell'autrice nel
contesto della sua vera famiglia, ma cio' nulla toglie all'ineludibile
difficolta' che comporta mettersi nei panni di qualcuno che ha nove anni.
Anche, e a maggior ragione, se si e' figli d'arte.

8. RILETTURE. ALBERTO CASTAGNOLA: CANCELLARE IL DEBITO
Alberto Castagnola, Cancellare il debito. Danni, responsabilita' e
meccanismi del debito estero, Emi, Bologna 2000, pp. 96, euro 9,30. Una
serie di schede illustrate, semplici e chiare, sullo scandalo del debito
internazionale che strozza i paesi e i popoli del sud del mondo a vantaggio
dei loro rapinatori del nord; un volumetto assai utile per una presentazione
essenziale, pubblicato a sostegno della campagna internazionale per la
cancellazione del debito. Per richieste alla casa editrice: Emi, via di
Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail:
sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it

9. RILETTURE. ALBERTO CASTAGNOLA, MAURIZIO ROSSI: IL MERCATO DELLA SALUTE
Alberto Castagnola, Maurizio Rossi, Il mercato della salute. Diritto alla
vita tra interessi, speculazioni, piraterie, Emi, Bologna 2005, pp. 96, euro
14. Un libro vivacemente illustrato che riassume in modo semplice e chiaro
come gli interessi speculativi delle multinazionali del farmaco e dei loro
complici ledono il diritto alla salute, impedendo che miliardi di esseri
umani siano curati adeguatamente. Per richieste alla casa editrice: Emi, via
di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax: 051327552, e-mail:
sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito: www.emi.it

10. RILETTURE. LUIGI DE CARLINI: LO SVILUPPO DIVERSO. GANDHI E L'EDUCAZIONE
AL CONSUMO, ALL'AMBIENTE, ALLA MONDIALITA'
Luigi De Carlini, Lo sviluppo diverso. Gandhi e l'educazione al consumo,
all'ambiente, alla mondialita', Emi, Bologna 1992, 1994, pp. II + 66, lire
12.000. Un'utile serie di schede di lavoro, gia' diffusa a suo tempo anche
come fascicolo monografico di "Tecnologie appropriate". Per richieste alla
casa editrice: Emi, via di Corticella 179/4, 40128 Bologna, tel. 051326027,
fax: 051327552, e-mail: sermis at emi.it, stampa at emi.it, ordini at emi.it, sito:
www.emi.it

11. RIEDIZIONI. ZYGMUNT BAUMAN: LA SOCIETA' SOTTO ASSEDIO
Zygmunt Bauman, La societa' sotto assedio, Laterza, Roma-Bari 2003, 2005,
Gruppo editoriale L'Espresso, Roma 2008, pp. XXXIV + 300, s.i.p. (in
supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso"). Un
libro recente e gia' classico dell'illustre sociologo.

12. RIEDIZIONI. JEROME BRUNER: LA FABBRICA DELLE STORIE
Jerome Bruner, La fabbrica delle storie. Diritto, letteratura, vita,
Laterza, Roma-Bari 2002, 2006, pp. X + 148, euro 6,50. Nato dalle lezioni
tenute all'Universita' di Bologna nell'aprile 2000, un libro-colloquio, un
libero colloquio, appassionante e che forse non ti aspetti. Di uno dei
grandi maestri della psicologia novecentesca.

13. RIEDIZIONI. CAROLLY ERICKSON: LA GRANDE CATERINA
Carolly Erickson, La grande Caterina. Una straniera sul trono degli zar,
Mondadori, Milano 1995, "Il giornale", Milano s.d. (ma 2008), pp. IV + 436,
euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Una biografia di
Caterina II di Russia, la zarina che segno' un'epoca, rivolta a un pubblico
ampio - quel tipo di opere in considerazione delle quali si dice, fin
dall'antichita', che biografia e storia sono generi letterari opposti. E
tuttavia e' una lettura piacevole, e non priva di interesse.

14. RIEDIZIONI. FRANZ HERRE: MARIA TERESA
Franz Herre, Maria Teresa. Il destino di una sovrana, Mondadori, Milano
2000, "Il giornale", Milano s.d. (ma 2008), pp. VIII + 368, euro 6,90 (in
supplemento al quotidiano "Il giornale"). Un libro migliore di come si
presenta; questa biografia della grande imperatrice Maria Teresa d'Asburgo
di taglio pubblicistico, l'autore e' un giornalista, mancano le note, molto
ovviamente si potrebbe discutere, ma e' un'utile lettura ugualmente.

15. RIEDIZIONI. PAUL KENNEDY: IL MONDO IN UNA NUOVA ERA
Paul Kennedy, Il mondo in una nuova era, Garzanti, Milano 1993 (col titolo
Verso il XXI secolo), 2001, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma 2008, pp.
VIII + 472, s.i.p. (in supplemento al quotidiano "La Repubblica" e al
settimanale "L'Espresso"). Una nota, ampia monografia dello storico inglese
che tematizza alcune questioni globali; alcune analisi sono assai
apprezzabili, altre decisamente opinabili e inadeguate; comunque un libro
che merita di essere letto.

16. RIEDIZIONI. CHARLES A. KUPCHAN: LA FINE DELL'ERA AMERICANA
Charles A. Kupchan, La fine dell'era americana. Politica estera americana e
geopolitica nel XXI secolo, Vita e pensiero, Milano 2003, Gruppo Editoriale
L'Espresso, Roma 2008, pp. XXIV + 442, s.i.p. (in supplemento al quotidiano
"La Repubblica" e al settimanale "L'Espresso"). Un libro utile e
interessante per vari motivi. L'autore non e' solo uno studioso e un
cattedratico, ma e' stato anche membro del Policy Planning Staff al
Dipartimento di Stato Usa e Director for European Affairs presso il National
Security Council durante la prima amministrazione Cinton.

17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

18. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 365 del 14 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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