Minime. 360



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 360 del 9 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Il 2 marzo a Bologna
2. Portare la proposta della nonviolenza nelle istituzioni democratiche
3. Armando Timballi: L'ossimoro
4. Appello per una manifestazione nazionale contro la mafia
5. Rete Lilliput: Il primo marzo a Locri
6. Velio Abati presenta "La lunga storia della scuola secondaria" di Antonio
Santoni Rugiu
7. Riletture: Adriana Cavarero, Orrorismo
8. Riletture: Maria G. Di Rienzo, Monica Lanfranco (a cura di), Donne
disarmanti
9. Riletture: Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne
10. L'Agenda dell'antimafia 2008
11. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. IL 2 MARZO A BOLOGNA

Si svolgera' il 2 marzo a Bologna l'incontro promosso dall'appello di
Michele Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana "Crisi politica. Cosa
possiamo fare come donne e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?".
Per informazioni, adesioni, contatti: micheleboato at tin.it
Per contattare individualmente i promotori: Michele Boato:
micheleboato at tin.it, Maria G. Di Rienzo: sheela59 at libero.it, Mao Valpiana:
mao at nonviolenti.org

2. EDITORIALE. PORTARE LA PROPOSTA DELLA NONVIOLENZA NELLE ISTITUZIONI
DEMOCRATICHE

Coloro che pensano di potersi limitare a fare i movimenti civici e di
abbandonare la gestione delle istituzioni democratiche all'attuale ceto
politico sbagliano due volte: per rassegnazione e per subalternita'.
Coloro che pensano che quei partiti che hanno unanimi votato per la guerra,
il riarmo e il razzismo possano di punto in bianco mutar parere e natura
sbagliano due volte: per dabbenaggine e per ottundimento.
Coloro che pensano che si fermera' il femminicidio senza un massivo ingresso
delle donne nei luoghi della decisione politica, due volte sbagliano: per
maschilismo e per subalternita'.
Coloro che pensano che si fermera' la tendenza che sta portando alla
distruzione della biosfera e con essa alla distruzione della civilta' umana
senza un'azione politica che trovi inveramento negli ordinamenti giuridici,
due errori commettono: d'ingenuita' e di astrattezza.
Coloro che ancora si illudono che il modo di produzione dello sfruttamento e
che il regime della violenza e della corruzione possano essere superati
senza una lotta che si estrinsechi anche nelle istituzioni democratiche, due
errori commettono: di smemoraggine e di velleitarismo.
*
Presentare alle elezioni politiche liste della sinistra della nonviolenza
vuol dire rompere il monopolio del superpartito della guerra e del razzismo,
dello sfruttamento e del patriarcato, dell'ecocidio e dell'illegalitarismo
dei potenti.
Presentare alle elezioni politiche liste della sinistra della nonviolenza
vuol dire proporre di contrastare la barbarie nell'unico modo in cui
contrastare la barbarie e' possibile. con la forza della verita', con la
scelta dell'umanita'.
*
Il tempo e' poco: di qui al 2 marzo ovunque si apra una riflessione, ovunque
ci si incontri e si discuta della proposta avanzata dall'appello di Michele
Boato, Maria G. Di Rienzo, Mao Valpiana.

3. LE ULTIME COSE. ARMANDO TIMBALLI: L'OSSIMORO
[Ringraziamo il nostro buon amico Armando Timballi per averci messo a
disposizione i seguenti stralci estratti da una sua lettera al comune amico
Eraldo Cheruchi]

(...) C'e' una sola nonviolenza. E la nonviolenza a meta' non e' piu'
nonviolenza, ma il suo contrario. Ma la nonviolenza e' nozione e cosa
complessa ed aperta, un insieme di insiemi, di teorie e di pratiche che
volta a volta si danno nella storia, sempre in concrete situazioni di
conflitto ogni volta diverse. La nonviolenza in astratto non esiste. La
nonviolenza esiste solo nel vivo della lotta nonviolenta che alla violenza e
alla menzogna si oppone.
E se certo e' difficile dire in poche parole cosa la nonviolenza sia, non
molto piu' facile e' dire in poche parole cosa essa non sia.
Essa non e' un'ideologia, non e' una dommatica, non e' un museo di
autorita', non e' un ricettario o un galateo, non e' un repertorio asettico
di risposte preconfezionate.
E' invece un insieme di insiemi: di proposte gnoseologiche, assiologiche ed
ermeneutiche; di proposte metodologiche, deliberative ed operative; di
proposte che guidino il giudizio e l'azione, di proposte - infine e
decisivamente - politiche. Ahimsa: opposizione alla violenza. Satyagraha:
forza della verita'; tenersi stretti al vero, al giusto, al buono; comunione
creaturale, rispetto del mondo vivente, forza dell'amore. Scelta dialettica
e dialogica e contestuale sempre, analisi concreta della situazione concreta
e scelta della coerenza tra mezzi e fini, riconoscimento di umanita'.
E volendo azzardarsi a proporre una formula ristretta, su questa
insisteremmo ancora e ancora: la nonviolenza e' la lotta che si oppone nel
modo piu' nitido e piu' intransigente, piu' concreto e piu' coerente, alla
violenza (lo sfruttamento, l'oppressione, l'ingiustizia, la distruzione...)
e alla menzogna (l'inganno, l'ignoranza, l'incomprensione, il
misconoscimento...).
*
(...) Ed aggiungiamo anche: non esistono persone nonviolente. Esistono solo
persone amiche della nonviolenza. Anche questo e' bene non scordare. Ma
anche: la nonviolenza esiste solo ove persone la incarnino nella prassi
relazionale, nell'impegno di cura responsabile, nella scelta di
riconoscimento dell'altrui dignita' e verita', e infine e dunque nella loro
azione e nella lotta loro contro il male: senza persone che vivono,
praticano, operano la nonviolenza, la nonviolenza non si da'.
*
(...) La proposta di verificare la possibilita' di realizzare liste
elettorali della sinistra della nonviolenza per cercar di portare in
parlamento persone amiche della nonviolenza che agiscano in quanto tali
nell'organo legislativo ovviamente si rivolge a tutte le persone amiche
della nonviolenza, ma individua alcune esperienze storiche che della
nonviolenza concreta, della nonviolenza in cammino, della nonviolenza
incarnata sono rilevanti portatrici: il movimento delle donne, i movimenti
ambientalisti, i movimenti di solidarieta', i movimenti di resistenza e di
liberazione delle classi oppresse e dei popoli oppressi, i movimenti che
affermano il riconoscimento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri
umani. I movimenti che affermano l'esigenza della giustizia sociale e della
liberta' personale unite insieme; i movimenti che affermano il principio
responsabilita'; i movimenti che affermano il riconoscimento e il rispetto
dell'altra e dell'altro; i movimenti che inverano la proposta teorica e
pratica di Virginia Woolf, di Hannah Arendt, di Vandana Shiva.
*
(...) Quanto a cio' che distingue la destra dalla sinistra nel linguaggio
del pensiero politico contemporaneo e' semplicemente questo: la sinistra
crede nella fondamentale uguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani,
la destra nel contrario.
Che possa esistere una destra "nonviolenta" e' quindi un ossimoro.
Il buon Aldo Capitini, che veniva dall'antifascismo e aveva i piedi per
terra, si definiva un indipendente di sinistra.
Oggi che la pseudosinistra sedicente riformista e' finita nelle grinfie di
quella tradizione e concrezione di potere e di dominio che alla meta' degli
anni '70 un grande intellettuale italiano proponeva di processare per le sue
infinite e sanguinarie malefatte; ed oggi che la pseudosinistra sedicente
radicale ed ancora totalitaria e' finita a governare per un biennio
costantemente votando per la guerra e il riarmo e il razzismo; oggi, proprio
oggi si pone l'esigenza e l'urgenza di costruire le liste elettorali di una
sinistra che faccia la scelta propedeutica e fondante della nonviolenza: la
sinistra della nonviolenza esiste gia' da un bel pezzo nelle esperienze e
nelle riflessioni, negli esperimenti e nelle lotte di tante e tanti: si
tratta di far si' che essa possa entrare esplicitamente nele istituzioni per
portare anche li' la sua lotta e le sue proposte.
Se si riuscira' a costruire le liste della sinistra della nonviolenza nel
giro di un mese e' certo difficile, che si possa e si debba tentare a chi
scrive queste righe sembra necessario.

4. APPELLI. APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA MAFIA
[Da Giovanni Impastato (per contatti: giovannimpastato at gmail.com) riceviamo
e diffondiamo.
Giovanni Impastato, figlio di Felicia Bartolotta Impastato e fratello di
Peppino Impastato, ne prosegue la lotta; e' animatore dell'"Associazione
Peppino Impastato-Casa Memoria" di Cinisi (Pa), impegnato nel Centro
Impastato di Palermo e in molte altre iniziative antimafia.
Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi
(Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e
rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia
difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino
Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano
di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere
su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il
depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei
coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La
mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti
imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV.,
Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001,
2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia
presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi
Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio
Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica
Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film
omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15,
90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it).
Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978),
il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia
Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo
l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia
Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e
Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta
Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A
Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe
Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri
dedicati alla figura di Peppino Impastato]

Cari amici e compagni,
quest'anno il 9 maggio 2008 cadra' il trentesimo anniversario dell'omicidio
di Peppino ed abbiamo deciso di organizzare a Cinisi una manifestazione
nazionale contro la mafia che sancisca un momento di svolta nell'impegno
contro il potere politico-mafioso. Sara' anche una circostanza importante
per tentare di unire tutti i movimenti dal basso nati in Italia negli ultimi
anni con le lotte sociali storiche.
Vi chiediamo, quindi, di leggere e diffondere l'appello scritto da Giovanni
proprio per tale occasione e vi chiediamo, qualora siate d'accordo con il
suo contenuto, di aderire alla manifestazione e di essere presenti a Cinisi
per il prossimo Forum Sociale Antimafia che si svolgera' dall'8 all'11
maggio 2008.
saluti,
Associazione Peppino Impastato - Casa Memoria
Cinisi
*
Per ulteriori informazioni: tel. 0918666233-3341689181, e-mail:
casamemoriaimpastato at gmail.com, giovannimpastato at gmail.com
*
9 maggio 1978 - 9 maggio 2008, Cinisi
Appello per una manifestazione nazionale contro la mafia in occasione del
Forum sociale antimafia 2008 a 30 anni dall'assassinio di Peppino Impastato
Sono passati ormai trent'anni dall'assassinio politico-mafioso di Peppino
Impastato e 29 dalla manifestazione nazionale contro la mafia che abbiamo
organizzato a Cinisi in occasione del primo anniversario della sua morte.
Non possiamo dire che da allora nulla sia cambiato; abbiamo raggiunto
obiettivi importanti con il nostro impegno e con la lotta quotidiana che
abbiamo condotto io, mia madre, i compagni di Peppino, Umberto Santino e
Anna Puglisi fondatori del Centro siciliano di documentazione di Palermo,
successivamente dedicato a Peppino, seguiti da una parte della sinistra e
dei movimenti legati alla nostra storia e alla nostra lotta.
Abbiamo affrontato un lungo percorso di fatica e di sofferenza che ci ha
portato anche a sperimentare l'amarezza e la rabbia quando abbiamo toccato
con mano le collusioni tra la politica, le istituzioni e la mafia.
Il lavoro di memoria e le attivita' portati avanti in questi anni sono stati
difficili, ma non certo inutili: hanno contribuito a sviluppare una
coscienza antimafiosa nelle nuove generazioni che hanno recepito
positivamente il nostro messaggio.
Il pensiero, le idee di Peppino e la sua esperienza di militante comunista
che guardava tutte le sfaccettature della realta' lo conducevano a partire
dal basso, riprendendo la linea delle lotte contadine, anticipando i tempi e
accelerando un processo di crescita e di presa di coscienza rispetto al
pericolo costituito dalla mafia, fino ad allora volutamente sottovalutato:
la sua era una vera e propria lotta di classe contro un sistema criminale
basato sullo sfruttamento e sulla sopraffazione.
Non e' stato facile per lui, cosi' come non e' stato facile per noi: abbiamo
raccolto la sua eredita' e siamo andati avanti, cercando di continuare
giorno dopo giorno per costruire un progetto di antimafia sociale che
partisse dall'esperienza di Peppino, dalle sue lotte nel territorio contro
la speculazione edilizia, contro la disoccupazione, a fianco dei contadini
di Punta Raisi che venivano affamati dall'esproprio delle proprie terre.
Peppino era in prima fila a Palermo nelle lotte studentesche del 1968 e nei
movimenti del 1977, sempre alla ricerca di metodi innovativi, sfruttando al
meglio con la sua fantasia e la sua passione i poveri mezzi di comunicazione
che aveva a disposizione.
Facendo tesoro delle sue scelte e del suo percorso nel 1979 abbiamo sfilato
per le troppo silenziose strade di Cinisi nella prima manifestazione
nazionale contro la mafia, organizzata da Radio Aut, dal Centro di
documentazione di Palermo, assieme ai compagni di Democrazia Proletaria e a
quella parte di movimento che era rimasta profondamente colpita
dall'uccisione di Peppino. Eravamo in duemila: persone che venivano da ogni
parte d'Italia, con un misto di rabbia, dolore, determinazione ed entusiasmo
per i nuovi contenuti che portavamo in piazza.
La mafia non era piu' un fenomeno locale, circoscritto alla Sicilia, ma un
fenomeno che aveva invaso pericolosamente tutto il territorio nazionale,
coniugandosi con ogni forma di speculazione, di corruzione, di collusione
con le istituzioni e con il potere politico ed economico, accumulando grandi
masse di capitale con il traffico di droga che provocava migliaia di morti
per overdose.
Siamo stati poi catapultati in una situazione pesante; ci siamo scontrati
con una realta' drammatica: la mafia aveva alzato il tiro uccidendo chiunque
tentasse di ostacolare il suo processo di espansione. Giudici, poliziotti,
politici, militanti della sinistra, giornalisti, tutti ammazzati uno dopo
l'altro in una mattanza che e' durata molti anni, troppi, ed e' culminata
con la strategia dello stragismo.
Abbiamo vissuto tutto questo sulla nostra pelle mentre eravamo impegnati
nella ricerca della verita' e non solo riguardo l'omicidio di Peppino,
denunciando e mettendo in evidenza gli ostacoli piu' turpi, quelli piu'
dilanianti, quelli causati dalla collusione mafiosa con una parte delle
istituzioni.
Le vicende giudiziarie riguardo il "caso Impastato" lo dimostrano: forze
dell'ordine, magistrati, politici hanno tentato in tutti i modi di non farci
arrivare alla giustizia, orchestrando un depistaggio vergognoso e tacciando
Peppino di essere un terrorista-suicida. Non ci sono riusciti.
Parlare di legalita' oggi significa anche riportare alla luce la versione
veritiera di quanto e' accaduto a Peppino e piu' in generale dal dopoguerra
in poi, da quei grandi movimenti di liberazione che furono la Resistenza
antifascista e il Movimento contadino. Le stragi di stato e le trame nere
hanno insanguinato il nostro paese: Portella della Ginestra, le bombe nelle
Camere del lavoro, l'eliminazione di circa 40 sindacalisti e militanti della
sinistra, il piano Solo, Piazza Fontana, il golpe Borghese, Piazza della
Loggia, l'Italicus, il sequestro Moro, il ruolo di Gladio, la stazione di
Bologna, il Rapido 904 ed altri eventi sono tappe fondamentali nel nostro
vissuto, nel vissuto di un paese costretto con la violenza a rispettare gli
equilibri e gli accordi internazionali e bloccato nel suo processo di
rinnovamento.
La repressione del sistema e' scattata costantemente e in maniera
scientifica ogni qualvolta si e' cercato di apportare dei cambiamenti nel
sistema sociale e ogni qualvolta il regime democristiano e' stato messo in
crisi. L'intolleranza rispetto ad una vittoria delle sinistre alle elezioni
e alla loro avanzata ha scatenato la violenza del potere reazionario e dei
gruppi fascisti contro ogni tutela democratica.
Non parliamo di vicende remote e lontane nel tempo: ancora oggi pesano le
impunita' delle azioni criminali fasciste dovute alle coperture e
complicita' istituzionali, ed e' per questo che e' necessario insegnare
l'antifascismo nelle scuole come uno dei pilastri fondamentali della nostra
Costituzione.
Negli ultimi anni la violenza di Stato ha attaccato i movimenti di lotta
sociale, come e' accaduto a Napoli e a Genova in occasione del G8,
riapplicando lo stesso schema e le stesse strategie repressive che hanno
coinvolto istituzioni, gruppi dell'estrema destra, servizi segreti e mafia.
Ecco perche' bisogna gettare luce anche su alcuni lati oscuri dell'omicidio
di Peppino: dai processi e' venuta fuori solo una verita' parziale, anche se
fondamentale, una grande vittoria, ma non le motivazioni che hanno condotto
al depistaggio. La relazione della Commissione parlamentare antimafia sul
"caso Impastato" ha ricostruito le dinamiche e le responsabilita' del
depistaggio, ma i responsabili sono rimasti impuniti.
Oggi, a distanza di tanti anni da quei fatti, viviamo una realta' che non si
e' affatto riassestata. Il sistema mafioso prolifera e i conflitti sociali
non si sono mai assopiti: per far fronte alle degenerazioni della societa',
da cui scaturiscono le fortune politiche di personaggi come Berlusconi e di
tanti altri, i movimenti continuano a mettere in pratica l'impegno dal basso
ricoprendo un ruolo centrale nel mantenere viva l'autodeterminazione dei
cittadini. E' arrivato, pero', il momento che acquisiscano una maggiore
consapevolezza sulla centralita' dell'impegno nella lotta alla mafia.
Bisogna rendesi conto che dopo il crollo del cosiddetto "socialismo reale"
viviamo in un sistema di globalizzazione capitalistica, poco importa se la
definizione piu' giusta sia imperialista o imperiale, che ricicla anche le
forme piu' primitive di schiavitu', rilancia la guerra come forma di
imposizione del dominio, rinfocola fanatismi e terrorismi, impone la
dittatura del mercato e vuole cancellare le conquiste del movimento operaio,
approfondisce squilibri territoriali e divari sociali, emarginando la
stragrande maggioranza della popolazione mondiale, esalta la
finanziarizzazione speculativa. In questo quadro le mafie si moltiplicano,
con fatturati del cosiddetto "crimine transnazionale" che raggiungono piu'
di mille miliardi di dollari, e con la formazione di veri e propri
Stati-mafia.
Le analisi condotte in questi anni dal Centro Impastato di Palermo, da La
borghesia mafiosa a Mafie e globalizzazione, si sono dimostrate le piu'
aderenti alla realta'.
I movimenti noglobal degli ultimi anni rappresentano una forma di resistenza
al neoliberismo e al pensiero unico ma non hanno sviluppato un'analisi
adeguata del ruolo delle mafie nel contesto attuale.
Nel nostro Paese le mobilitazioni di questi ultimi mesi che hanno visto
centinaia di migliaia di persone scendere in piazza per chiedere di
rispettare il programma di governo, per pretendere giustizia e verita' sui
fatti di Genova, per difendere i diritti delle donne hanno mostrato che e'
presente nei cittadini la volonta' di cambiare lo stato di cose. In questa
prospettiva di mutamento la lotta alla mafia e' uno dei terreni decisivi
della lotta per il soddisfacimento dei bisogni e per la democrazia.
Ecco perche' e' importante che tutte le realta' impegnate nella lotta dal
basso (No global, No Tav, No ponte, No triv, No al Dal Molin, e gli altri)
garantiscano la loro presenza a Cinisi il 9 maggio 2008 in occasione del
trentennale dell'omicidio di Peppino, per iniziare un nuovo percorso, per
costruire e dare la spinta ad un movimento di lotta alla mafia che segua un
programma rivoluzionario, non astratto e sloganistico, ma concreto e
praticabile, e che si ponga l'obiettivo di battere definitivamente il
fenomeno mafioso.
Non possiamo continuare ad aspettare, abbiamo perso troppo tempo.
Se non riusciamo a costruire un progetto e a trasmettere un messaggio di
fiducia e di speranza alle nuove generazioni, bombardate da una strategia
della diseducazione che indica come esempi da seguire personaggi di successo
cinici e sfrontati, politici e rappresentanti delle istituzioni spesso sotto
processo o condannati per mafia, come Dell'Utri e Cuffaro, difficilmente
riusciremo a far crescere in loro una coscienza democratica e antimafiosa.
E non possiamo rimanere inerti al cospetto dei piu' di 1.300 morti l'anno
sul lavoro, un'autentica vergogna nazionale, delle migliaia di morti per
l'amianto, delle vittime della malasanita', delle vittime dei soprusi e
delle violenze nei paesi emarginati.
Non possiamo rimanere inerti rispetto alle devastazioni dell'ambiente e
della natura che stanno letteralmente distruggendo il nostro pianeta.
Non si puo' sorvolare sulla necessita' della laicita' dello Stato come forma
di garanzia per l'uguaglianza sociale e giuridica di tutti, rispettando le
differenze sessuali, etniche e religiose.
Facciamo appello a tutte le associazioni che lottano per una legalita' non
retorica e formale, sparse sul territorio nazionale, affinche' ci diano il
loro contributo di idee e di azioni per lo svolgimento della manifestazione
del prossimo 9 maggio.
Qualcosa comincia a muoversi: i movimenti anti-pizzo hanno ottenuto i primi
risultati, promuovendo il consumo critico e l'associazionismo, i senzacasa
di Palermo chiedono e ottengono le case confiscate ai mafiosi, le scuole si
impegnano in prima linea, una parte del mondo religioso ha mostrato di
volersi impegnare.
Facciamo appello all'informazione democratica e ai mezzi di comunicazione
liberi affinche' ci sostengano e sviluppino una conoscenza reale delle mafie
e dell'antimafia, mentre troppo spesso assistiamo a trasmissioni e servizi
che danno un'immagine suggestiva di feroci criminali e riducono l'antimafia
alle iniziative piu' spettacolari.
Chiediamo il loro contributo agli artisti che si dichiareranno disponibili
affinche' con la musica, il cinema, il teatro e lo sport si cominci un'opera
di sensibilizzazione e di educazione adeguata.
E' importante che anche i Comuni che hanno intitolato una strada a Peppino
partecipino al trentennale, cosi' come gli iscritti alle sedi dei partiti
della sinistra a lui dedicate.
Facciamo appello alle scuole, agli insegnanti e agli studenti, affinche'
siano al nostro fianco  in questo  difficile percorso.
Facciamo appello alle donne, ancora imbrigliate dai comportamenti
maschilisti della nostra societa', affinche' partecipino numerose per
rinnovare la rottura di mia madre Felicia rispetto all'immobilismo
culturale, bigotto e reazionario, e per ripercorrere i passi delle tante
donne, madri, figlie, sorelle, che hanno fatto dell'impegno antimafia la
loro ragione di vita.
Anche i sindacati devono assumersi le proprie responsabilita', mettendo al
centro i problemi del lavoro nero, precario, ultraflessibile, riprendendo le
battaglie che furono di Peppino e dei suoi compagni. E chiediamo alle forze
politiche che si dicono democratiche di operare un taglio netto con mafie e
corruzione.
Si parla tanto di criminalita', di riciclaggio, di lavoro nero, di
immigrazione clandestina, di sfruttamento minorile, di violenza sulle donne,
di violenza razzista e di altre problematiche che non ci danno respiro:
troppe volte ci si ferma alle parole o si adottano strategie piu' deleterie
degli stessi problemi che dovrebbero risolvere, come i cosiddetti
"provvedimenti per la sicurezza dei cittadini" che finiscono per annullare
diritti umani fondamentali.
Esistono percorsi ben piu' sostenibili e compatibili con il benessere e il
rispetto di tutti, che vengono pero' esclusi perche' non fanno gli interessi
dei soliti noti.
Aspettiamo ancora il perfezionamento della legge sulla confisca dei beni
mafiosi, la legge 109 del '96, proposta da Libera di don Ciotti con una
petizione popolare che ha raccolto un milione di firme sull'onda emotiva
delle stragi di Capaci e via D'Amelio. L'intento era di avviare un nuovo
percorso di sviluppo economico antimafioso, ma si e' arenato negli scogli
della burocrazia, del lasciar correre e degli interessi mafiosi.
Il 9 maggio a Cinisi, nell'ambito delle iniziative del Forum antimafia
"Peppino e Felicia Impastato", sara' un'occasione per riflettere su tutte
queste tematiche, per far sentire la propria voce, per ribellarsi: siamo
convinti che costruire un mondo senza mafia e' possibile. Non solo, e'
necessario: un mondo senza questa "montagna di merda" che ci travolge. Il
luogo scelto per la nuova manifestazione nazionale contro la mafia e'
Cinisi, non solo perche' e' li' che Peppino e' nato ed ha svolto le sue
attivita', ma anche perche' e' da sempre una roccaforte dell'organizzazione
mafiosa; lo fu ai tempi di Cesare Manzella prima e di Tano Badalamenti poi.
Ma tuttora il nostro paese e' un pilastro del controllo mafioso: i clan
locali sono rappresentati nella "commissione regionale" ed hanno un rapporto
diretto con i capimafia; cosi' e' stato con Provenzano e con Lo Piccolo fino
a poco fa.
E' ora di attivarsi: dal 9 maggio in poi vogliamo cominciare a respirare
aria pura, intrisa di liberta'; vogliamo iniziare a vivere la gioia della
bellezza.
Peppino, con il suo sacrificio, ci ha dato tanto. Non basta ricordarlo.
Bisogna raccogliere quanto ci ha lasciato e continuare; dare nuova vita al
suo pensiero e alla sua azione di uomo libero, ma soprattutto di siciliano
libero.
Giovanni Impastato
*
"Il gruppo dirigente democristiano nello scacchiere politico locale, come su
quello nazionale, si pone come un'associazione di tipo mafioso, non solo e
non tanto per la convergenza di mafia e di clientele parassitarie che e'
riuscito a suscitare e ad aggregare attorno a se', quanto per il modo
stesso, banditesco e truffaldino, di concepire ed esercitare il potere"
(Peppino Impastato).
Pensate che sia cambiato qualcosa?
*
Per informazioni adesioni e contatti:
Associazione Peppino Impastato-Casa Memoria, corso Umberto 220, 90045 Cinisi
(Pa), tel. 0918666233-3341689181, e-mail: giovannimapstato at gmail.com, sito:
www.peppinoimpastato.com
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga
15, Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

5. INCONTRI. RETE LILLIPUT: IL PRIMO MARZO A LOCRI
[Da Marco Servettini (per contatti: mservettini at lillinet.org) riceviamo e
diffondiamo la seguente comunicazione della Rete Lilliput (sito:
www.retelilliput.org) del 6 febbraio 2008.
Marco Servettini, amico della nonviolenza, impegnato nel Coordinamento
comasco per la pace ed in molte iniziative di pace, di giustizia e di
solidarieta', da anni svolge un impegnativo servizio di coordinamento nella
Rete Lilliput]

Locri, primo marzo 2008: una grande alleanza per la Calabria
Appello all'arcipelago lillipuziano: solidarieta' e' anche esserci
La Rete Lilliput aderisce alla manifestazione del primo marzo nella Locride
indetta da Comunita' Libere, Consorzio Sociale Goel e Calabria Welfare per
creare una nuova grande alleanza contro le mafie.
Da tempo diamo la nostra solidarieta' al Consorzio Sociale Goel
(www.consorziosociale.coop) e sosteniamo le loro proposte.
La partenza di mons. Bregantini pone queste realta' nella condizione di
doversi oltremodo impegnare per realizzare i loro progetti, consapevoli che
la 'ndrangheta, le massonerie deviate, la politica e le istituzioni corrotte
e corruttibili, a qualsiasi livello e in qualsiasi ambito, tenteranno di
distruggere questo sogno. Non si temono solo attentati o intimidazioni, ma
diffamazioni, delegittimazioni, scandali, inquisizioni punitive, difficolta'
burocratico-legali. Non possono vincere da soli questa battaglia.
Saremo quindi a Locri il primo marzo per stringere questa grande alleanza.
Non per solo spirito di solidarieta', ma perche' riconosciamo che questa
battaglia riguarda tutti noi, non solo la Calabria.
Chiediamo a tutte le realta' dell'arcipelago lillipuziano - i nodi, i
gruppi, le associazioni, i gruppi di acquisto solidale, le botteghe del
commercio equo, le reti e i distretti di economia solidale - di accogliere
questo invito:
- partecipando alla manifestazione che si terra' il primo marzo 2008 a
Locri: suggeriamo ad ogni gruppo o organizzazione di inviare almeno un
proprio delegato, se necessario sostenendo in modo collettivo il costo del
viaggio;
- promuovendo la manifestazione e raccogliendo le adesioni nella vostra
zona;
- aderendo all'appello che trovate su www.consorziosociale.coop
- diffondendo la notizia e questo invito.
Per informazioni: Consorzio Goel, tel. 0964419191 - 340.0920981, e-mail:
1marzo at consorziosociale.coop, sito: www.consorziosociale.coop
Segnalate la vostra partecipazione.
*
Programma della manifestazione del primo marzo a Locri:
- ore 12: convocazione del corteo e segno simbolico di avvio della giornata
- ore 12,30: avvio del corteo verso la piazza di Locri
- ore 13,30: festa e testimonianze: si alterneranno musicisti e
testimonianze d'impegno di esponenti nazionali delle sigle che hanno firmato
l'appello.
- ore 18: si conclude la manifestazione "sigillando" l'alleanza -
prefigurata nell'appello - tra enti e persone a livello nazionale.

6. LIBRI. VELIO ABATI PRESENTA "LA LUNGA STORIA DELLA SCUOLA SECONDARIA" DI
ANTONIO SANTONI RUGIU
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 febbraio 2008, col titolo "Una
rivoluzione passiva in nome delle pari opportunita'" e il sommaario "Dalla
'riforma Gentile' alla 'riforma Moratti'. La scuola pubblica in un saggio di
Antonio Santoni Rugiu per Carocci".
Velio Abati, nato a Grosseto nel 1953, insegna nell'istituto magistrale
della sua citta': si e' laureato alla facolta' di Lettere di Siena, dove ha
seguito le lezioni di Franco Fortini, e del "Centro studi Franco Fortini" di
Siena e' collaboratore; suoi testi di teoria e critica letteraria sono
usciti su riviste quali "L'ombra d'Argo", "Allegoria", "L'Immaginazione";
dirige la Fondazione Luciano Bianciardi, nata a Grosseto nel 1993. E' autore
di racconti e poesie, che escono in plaquettes e edizioni minime. Una di
queste, Dialoghetti, Gruppo Poesia Arci, Grosseto 1984, reca una litografia
di Toti Scialoja; tra le opere in volume di Velio Abati: su Andrea Zanzotto:
L'impossibilita' della parola. Per una lettura materialistica della poesia
di Andrea Zanzotto, Il Bagatto 1992; Andrea Zanzotto. Bibliografia
1951-1993, Giunti, 1995; ha curato il saggio bibliografico del Meridiano
dedicato a Zanzotto, Mondadori, 1999; su Luciano Bianciardi: La nascita dei
"Minatori della Maremma". Il carteggio Bianciardi - Cassola - Laterza e
altri scritti, Giunti, 1998; sui contrasti popolari d'improvvisazione in
ottava rima: Contrasti, a cura di Velio Abati e Luciano Giannelli, Quaderni
dell'Archivio delle tradizioni popolari della provincia di Grosseto, 1987;
ha curato il volume di Franco Fortini, Un dialogo ininterrotto. Interviste
1952-1994, Bollati Boringhieri, Torino 2003.
Antonio Santoni Rugiu, illustre pedagogista, docente universitario,
direttore della rivista "Scuola e citta'". Opere di Antonio Santoni Rugiu:
tra le sue molte pubblicazioni segnaliamo Guida alle scienze
dell'educazione, Sansoni, Firenze 1974; L'educazione estetica, Editori
Riuniti, 1975; Educatori oggi e domani, La Nuova Italia, 1975; Crisi del
rapporto educativo, La Nuova Italia, 1975; Giorni di scuola. Manuale
dell'insegnante, Laterza, 1976; Giorni di scuola. Guida all'insegnamento
primario, voll. 1-5, Laterza, 1976-1981; Il professore nella scuola
italiana. Dal 1700 alle soglie del 2000, La Nuova Italia, 1981; (con Edda
Fagni), Insegnamento come animazione. Guida per gli insegnanti della scuola
dell'obbligo, La Nuova Italia, 1982; Parole di vita veloce, Essedue, 1986;
Chiarissimi e magnifici. Il professore nell'universita' italiana (dal 1700
al 2000), La Nuova Italia, 1991; Scenari dell'educazione nell'Europa
moderna, La Nuova Italia, 1994; Il braccio e la mente. Un millennio di
educazione divaricata, La Nuova Italia, 1995; Si fa presto a dire scuola, La
Nuova Italia, 1998; Clio e le sorelle. Spunti di storia dell'educazione, La
Nuova Italia, 2001; Il buio della liberta'. Storia di don Milani, De
Donato-Lerici, 2002; Storia sociale dell'educazione, Principato, 1987;
gioielli di Cornelia, Argo, 1999; I maschietti del duce, Manni, 2001;
Raffaele La Porta. Epitome. Vicende biografiche e formazione, Anicia, 2003;
La pedagogia del consumismo (o del letame), Anicia, 2003; Maestre e maestri.
La difficile storia degli insegnanti elementari, Carocci, 2006; Don Milani.
Una lezione di utopia, Ets, 2007; La lunga storia della scuola secondaria,
Carocci, 2007]

L'agile ricostruzione storica di Antonio Santoni Rugiu dell'intera parabola
della scuola secondaria italiana, dai primordi della legge Casati del 1859
alla riforma Moratti, offre al lettore non specialistico un utilissimo
sguardo sulla genesi storica e dunque sulla natura attuale di una delle piu'
diffuse e importanti "casematte" del potere, leva potente di conformismo
sociale e insieme strumento di critica e di emancipazione (La lunga storia
della scuola secondaria, Carocci, pp. 228, euro 19). Uno sguardo a distanza
tanto piu' utile oggi, nelle modificazioni capillari prodotte dal moto
sussultorio della riforma Berlinguer, che con Zecchino ha immesso elementi
di neoliberismo nell'istruzione e nell'universita' italiana.
Nel momento della stesura della riforma, passata alla storia come la riforma
del 3+2, l'allora ministro Luigi Berlinguer assieme a Ortensio Zecchino
hanno percorso due strade convergenti. Una, classicamente neoliberista dello
stato leggero, ha accorpato istituti, aumentato il numero di alunni per
classe, attenuato la differenza tra scuola pubblica e scuola privata
abolendo anche l'aggettivo "pubblica" al Ministero dell'istruzione,
disarticolato e gerarchizzato il corpo docente.
La seconda, piu' legata alla specificita' italiana, scartata l'ipotesi di un
disegno complessivo di riforma - d'altra parte sempre arenatosi a causa di
una assenza di progettualita' della classe dirigente e di un'alta
vischiosita' parlamentare - ha puntato all'introduzione della logica di
mercato nell'istituzione pubblica. Una logica che si esprime non tanto negli
auspicati e mai davvero conseguiti finanziamenti privati, quanto nella
concorrenza tra istituti in cerca del maggior numero di clienti, cui sono
state piegate parole d'ordine della trascorsa stagione democratico-radicale
come autonomia e decentramento. Del resto la stessa "uguaglianza" e' stata
sostituita dalla parola d'ordine liberale "pari opportunita'".
Se questo accade oggi, nel pieno del processo di deregolamentazione in senso
neoliberista del lavoro, esito opposto si e' avuto nel primo fervere
dell'espansione capitalistica mondiale del secondo dopoguerra, quando si
crearono le condizioni per le riforme del centrosinistra italiano, tra le
quali, appunto, la legge del 1962 che istitui' la scuola media unificata.
Allora fu una svolta vera, sia perche' getto' le premesse per la
scolarizzazione di massa con le generazioni nate nel dopoguerra, sia perche'
per la prima e purtroppo ultima volta la discussione pubblica sulla scuola
coinvolse in profondita' l'opinione pubblica, i partiti, il parlamento,
unica riforma scolastica approvata dal parlamento e non dal governo.
Certo e' significativo che la frattura della Resistenza non avesse prodotto
nella scuola una reale novita': ulteriore segno delle ampie zone di
renitenza e di opposizione della classe dominante e della chiesa nelle
istituzioni e negli apparati di riproduzione del consenso.
Nella secondaria, poi, tale continuita' si dispiega con chiarezza nel lungo
periodo. Il disegno di Santoni Rugiu mostra, come in una foto aerea, il
protrarsi fino ai giorni nostri delle nervature portanti date alla
secondaria dall'assetto idealistico e robustamente reazionario della
"riforma Gentile". La struttura scolastica dello stato liberale aveva
mostrato tutta la debolezza dello sviluppo industriale italiano e la natura
della sua classe dirigente, dalla mancanza cronica di strutture e insegnanti
alla contraddittorieta' dell'assetto giuridico. Per prima, la riforma
fascista costrui' un quadro organico dell'istruzione italiana, che per un
verso pretese di restaurare lo spirito liberl-moderato della legge Casati,
per l'altro concorse alla modernizzazione dello stato italiano, nella forma
di regime reazionario di massa.
Ma la spinta innovatrice degli anni Sessanta non oltrepasso' la scuola
dell'obbligo e quando si rimise mano alla secondaria, con i decreti delegati
del 1974, fu solo per attuare quella che Antonio Gramsci chiamerebbe
rivoluzione passiva. Normalizzare le spinte contestative e sperimentali
prodotte dalla stagione del Sessantotto, che faceva giusto fermentare nella
scuola e nelle universita' i semi della scolarizzazione di massa, mentre il
frutto piu' innovativo, l'esperienza delle 150 ore strappata dal contratto
dei metalmeccanici per il recupero dell'obbligo scolastico per i lavoratori,
fu lasciato declinare nella sua solitudine.

7. RILETTURE. ADRIANA CAVARERO: ORRORISMO
Adriana Cavarero, Orrorismo. Ovvero della violenza sull'inerme, Feltrinelli,
Milano 2007, pp. 174, euro 14. Un utilissimo contributo alla riflessione.

8. RILETTURE. MARIA G. DI RIENZO, MONICA LANFRANCO (A CURA DI): DONNE
DISARMANTI
Maria G. Di Rienzo, Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti. Storia e
testimonianze su nonviolenza e femminismi, Intra Moenia, Napoli 2003, pp.
288, euro 13. Con interventi, oltre che delle curatrici, di Vandana Shiva,
Starhawk, Tiziana Plebani, Lidia Menapace, Rosangela Pesenti, Imma
Barbarossa, e interviste a Dawn Peterson, Luisa Morgantini, Giancarla
Codrignani. Un utilissimo contributo alla riflessione.

9. RILETTURE. GIOVANNA PROVIDENTI (A CURA DI): LA NONVIOLENZA DELLE DONNE
Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, Quaderni
Satyagraha - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006, pp. 288, euro
16. Con testi, oltre che della curatrice, di Lidia Menapace, Luisa Muraro,
Valeria Ando', Patrizia Caporossi, Fabrizia Abbate, Debora Tonelli,
Elisabetta Donini, Luisa del Turco, Ada Donno, Federica Ruggiero, Sandra
Endrizzi, Luana Pistone, Itala Ricaldone, Diego Marani, Cecilia Brighi,
Adriana Chemello, Monica Lanfranco, Giancarla Codrignani, Maria G. Di
Rienzo, Elena Zdravomyslova, Livia Alga. Un utilissimo contributo alla
riflessione.

10. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008
Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia
2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007,
euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro
Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel.
0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

11. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008
Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di
riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla
nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di
"antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente
rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo.
Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it
Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti
progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 360 del 9 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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