Minime. 355



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 355 del 4 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Mohandas Gandhi: Soltanto una condizione
2. Marinella Correggia: Stili sostenibili
3. Cesare Bermani: Un'introduzione alla storia orale
4. L'Agenda dell'antimafia 2008
5. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008
6. E' in edicola "L'antibarbarie" di Giuliano Pontara
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. MAESTRI. MOHANDAS GANDHI: SOLTANTO UNA CONDIZIONE
[Da Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino
1973, 1996, p. 286. E' un passo dal discorso di Gandhi alla vigilia della
marcia del sale, pubblicato in "Young India" del 20 marzo 1930.
Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo
pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della
nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio
d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di
convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra,
avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro
la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della
nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito
del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico.
Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la
teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione
economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il
30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di
quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va  mitizzato, e
che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti
discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione,
della sua opera. Opere di Gandhi:  essendo Gandhi un organizzatore, un
giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una
natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere
contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua
riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede
significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In
italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza,
Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e
autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la
liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton;
Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura
della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e
fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi
sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di
frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da
Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio
pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato
l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi
ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali
della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono
stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi
massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda
il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza
civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi:
tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente
accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro
di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung,
Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente
detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il
Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il
Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il
Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e'
quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia
cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti
nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente
utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L.
Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti
Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci,
Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di
Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti
pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero
nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark
Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini,
L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con
la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini)
2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi
in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara,
L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega,
Torino 2006]

Pongo soltanto una condizione, e cioe' che il nostro impegno ad attenerci
alla verita' e alla nonviolenza come gli unici mezzi per il raggiungimento
dello Swaraj [l'autogoverno] venga rigorosamente rispettato.

2. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: STILI SOSTENIBILI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del primo febbraio 2008, col titolo "Non
ancora pronti a diventare sostenibili?".
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007]

Ormai dell'imperativo della sostenibilita'  si parla ovunque, perfino in
tivu'. A differenza di pochi anni fa praticamente tutti sono al corrente
delle urgenze ambientali. Ma questa conoscenza nuova e' in grado o no di rio
rientare i comportamenti personali? E di quanto? In Gran Bretagna la Euro
Rscg, azienda pubblicitaria, ha realizzato una ricerca, arrivando alla non
incoraggiante conclusione che gli inglesi iniziano si' a cambiare stili di
vita in risposta soprattutto alla percezione del caos climatico, ma pochi
fanno scelte radicali e in molti casi la motivazione e' piuttosto il timore
di sanzioni, o il guadagno economico.
In cima alla lista delle attivita' ambientali c'e' il riciclaggio, o meglio
la raccolta differenziata: dichiara di farla da oltre un anno il 90% degli
intervistati. La seconda attivita' ambientale in ordine di popolarita' si
riferisce ad alcuni consumi domestici legati alle bollette da pagare:
spegnere gli stand-by delle apparecchiature elettriche; passare a lampadine
a basso consumo; abbassare un po' il termostato; usare meno acqua.
Le azioni piu' radicali - eppure anche quelle non sufficienti - sono meno
popolari e meno seguite. Solo il 33% degli intervistati ha affermato di
usare meno l'automobile rispetto a un anno fa (diciamo, l'era pre-rapporto
Ipcc sul clima) e poco piu' del 10% ha deciso di prendere meno voli
internazionali, pur sapendo ormai (in Gran Bretagna il tema e' molto
discusso) che le emissioni di gas serra da parte degli aerei sono in pieno
boom.
Ma dunque come invogliare le persone a passare dal sapere al fare, visto che
le norme e la tecnologia non bastano a riorientare il mondo, e gli stili di
vita e comportamento giocano un grande ruolo se adottati in massa? Nel 2003
l'Unep, il Programma ambientale delle Nazioni Unite lancio' un progetto di
sensibilizzazione volto a rendere l'ecologia "di moda" o cool, come si dice
in inglese. Secondo l'Unep era sbagliato il tono colpevolizzante e poco
accattivante utilizzato dai governi e dalle stesse associazioni
ambientaliste per invitare il pubblico ad adottare stili di vita piu'
responsabili ed ecologici.
*
Nell'ultimissimo periodo le urgenze ambientali sono diventate di pubblico
dominio. Ma non e' bastato a far diventare "di moda" i comportamenti. E
nemmeno a farli percepire come necessari. Chissa' che non sia piu' indicato,
allora, l'approccio dell'organizzazione statunitense Center for a New
American Dream (Centro per un nuovo sogno americano: www.newdream.org). Il
suo slogan centrale e': "Less stuff, more fun", che potremmo tradurre con
"meno cose, piu' divertimento" (non quello mercificato). Si mette dunque in
discussione il "piu' e' meglio" che ha caratterizzato la storia di quel
paese. Il Centro - con tanto di kit di partenza, indicazioni per un percorso
guidato in nove azioni - indica quel che e' davvero importante,
riassumendolo in quattro pietre miliari: tempo, natura, equita', piacere di
vivere.
Che, guarda caso, al di la' di una certa soglia sono spesso inversamente
proporzionali alla quantita' di oggetti e denaro a disposizione di una
persona e di una collettivita'. Cosi', il New American Dream appoggia la
campagna "Riprenditi il tempo" sfidando l'epidemia di straordinari e
giornate all'acceleratore, e spera di suscitare un dibattito nazionale in
quel paese dove la quantita' di ore lavorate negli ultimi anni e' aumentata
cosi' come quella delle merci, mentre si e' contratta l'unica risorsa
scarsissima, il tempo. Consumando meno e meglio, abbracciando valori non
commerciali, si risparmia anche il secondo pilastro: la natura. E scegliendo
con attenzione gli acquisti si contribuisce all'equita' anziche' allo
sfruttamento dei produttori. Infine, si vive meglio. Il Center non dimentica
di affrontare l'usuale obiezione: "Ma tanto, cosa cambia se cambio io?".
"Cambia - rispondono - perche' il mondo in cui vivi crea effetti a onda
intorno a te, nella tua famiglia, nel tuo posto di lavoro. E poiche' siamo
gia' milioni, contiamo".

3. RIFLESSIONE. CESARE BERMANI: UN'INTRODUZIONE ALLA STORIA ORALE
[Dal sito www.intermarx.com riprendiamo la seguente nota introduttiva al
primo dei due volumi di Cesare Bermani, Introduzione alla storia orale,
Odradek, Roma 1999-2001. Abbiamo omesso le note.
Cesare Bermani (Novara, 1937), storico, tra i fondatori dell'Istituto
Ernesto De Martino, curatore dei piu' importanti scritti di Gianni Bosio, e'
stato tra i primi a utilizzare criticamente le fonti orali ai fini della
comprensione del passato e del presente. Dal sito www.storia900bivc.it
riprendiamo la seguente piu' ampia notizia biobibliografica: "Cesare Bermani
(1937). Tra i fondatori dell'Istituto Ernesto de Martino (ora con sede a
Sesto Fiorentino), di cui e' tuttora collaboratore, e' tra i promotori
dell'Associazione italiana di storia orale, aderente all'International Oral
History Association. E' stato in passato redattore e direttore delle riviste
"Il nuovo canzoniere italiano" e "Primo Maggio", redattore de "Il de
Martino", assiduo collaboratore de "I giorni cantati" e della prima serie di
"Ieri Novara oggi". E' tuttora collaboratore de "L'impegno" e di
"Musica/Realta'". Autore di testi teatrali (tra cui, con Franco Coggiola, Ci
ragiono e canto, che ebbe la regia di Dario Fo, 1966), curatore di numerosi
dischi di canti popolari e sociali (giacobini, garibaldini, anarchici,
socialisti, comunisti e della Resistenza) per i Dischi del Sole, e dei piu'
importanti scritti di Gianni Bosio (uno dei maggiori storici italiani del
movimento operaio), e' stato tra i primi a utilizzare criticamente le fonti
orali ai fini della comprensione di passato e presente. Relatore a convegni
nazionali e internazionali, ha svolto anche intensa attivita' di
collaborazione a giornali e riviste della sinistra italiana ("l'Unita'",
"Avanti!", "Il manifesto", "Liberazione", "Rinascita", "A. Rivista
anarchica", "Volonta'", ecc.), e di traduttore dal francese. Tra le sue
molte opere, oltre a Pagine di guerriglia, ricordiamo: L'altra cultura.
Interventi, rassegne, ricerche. Riflessi culturali di una milizia politica
(1962-1969), Milano, Edizioni del Gallo, 1970; La Battaglia di Novara (9
luglio - 24 luglio 1922). Occasione mancata della riscossa proletaria e
antifascista, Milano, Sapere, 1972; L'oro di Pestarena, Milano, Sapere,
1973; Dalla Grande associazione degli operai di Novara al Circolo operaio
agricolo della Bicocca. Un secolo e mezzo di associazionismo a Novara,
Novara, Arci, 1983; "Storia e antropologia", in La cultura delle classi
subalterne fra tradizione e innovazione, Alessandria, Edizioni dell'Orso,
1988; La "democrazia reale". Gli eccidi di lavoratori e militanti dal 25
luglio 1943 all'entrata in vigore della legge Reale (maggio 1975), in 625.
Libro bianco sulla legge Reale. Materiali sulle politiche di repressione e
controllo sociale, Milano, Centro di Iniziativa Luca Rossi, 1990; O
carcerier che tieni la penna in mano. La ricerca sul canto sociale di Gianni
Rodari e Ernesto de Martino (1949-1953), Omegna, Edizioni Citta' di Omegna,
1990; Il bambino e' servito. Leggende metropolitane in Italia, Bari, Dedalo,
1991; "Arnold Van Gennep, il suo tempo e il nostro", Prefazione a Arnold Van
Gennep, le origini delle leggende. Una ricerca sulle leggi dell'immaginario,
Milano, Xenia, 1992; Cento anni di socialismo nel Novarese (con Filippo
Colombara), Novara, Duegi, 1992; "I lavoratori italiani nel Terzo Reich", in
L'Italia in guerra, 1940-1943, "Annali della Fondazione Luigi Micheletti",
Brescia, n. 5, 1992; "Dopo la guerra di liberazione (Appunti per una storia
ancora non scritta)", in Conoscere la Resistenza, Milano, Edizioni Unicopli,
1994; Il "rosso libero". Corrado Bonfantini organizzatore delle brigate
"Matteotti", Milano, Fondazione Anna Kuliscioff, 1995; Le storie della
Resistenza. Cinquant'anni di dibattito storiografico in Italia, Verbania,
"Fogli sensibili", 1995; Un uomo un paese. Giacomo Grai e Romagnano Sesia:
fascismo Resistenza e dopoguerra, Romagnano Sesia, Anpi, 1995; Spegni la
luce che passa Pippo. Voci, leggende e miti della storia contemporanea,
Roma, Odradek, 1996; Storia e mito e della Volante Rossa con una
testimonianza di Eligio Trincheri, Milano, Nuove Edizioni Internazionali,
1996; Il nemico interno. Guerra civile e lotta di classe in Italia
(1943-1976), Roma, Odradek, 1997; Odyssee in Deutschland. Die alltaegliche
Erfharung der italienischen "Fremdarbeiter" in "Dritten Reich", in Cesare
Bermani, Paolo Bologna, Brunello Mantelli, Proletarier der "Achse".
Sozialgeschichte der italianischen Fremdarbeit in NS-Deutschland 1937-1943,
Berlin, Akademie Verlag, 1997; Una storia cantata. 1962-1997. Trentacinque
anni di vita del Nuovo Canzoniere Italiano/Istituto Ernesto de Martino,
Milano, Jaca Book-Istituto Ernesto de Martino, 1997; Al lavoro nella
Germania di Hitler. Racconti e memorie dell'emigrazione economica italiana
1937-1945, Torino, Bollati Boringhieri, 1998; "Danilo Montaldi: conricerca e
storie di vita", in Luigi Parente (a cura di), Danilo Montaldi e la cultura
di sinistra del secondo dopoguerra, atti del convegno, Napoli, Istituto
italiano per gli studi filosofici, 1998; Per una mappa bibliografica dei
revisionismi storici, in Cesare Bermani, Silverio Corvisieri, Claudio Del
Bello, Sandro Portelli, Guerra civile e Stato. Per una revisione di
sinistra, Roma, Odradek, 1998; Pierre Degeyter, contestato autore della
musica de "l'Internazionale", in Luigi Cortesi e Andrea Panaccione (a cura
di), Il socialismo e la storia. Studi per Stefano Merli, Milano, Angeli,
1998; "Delatori, infiltrati, poliziotti, regi carabinieri e agenti dell'Upi:
l'apparato di repressione fascista. Storie di ieri per la storia di oggi",
in Adolfo Mignemi (a cura di), Novara fa da se', atti del convegno, Novara,
Isrsc No-Vb, 1999; Fonti orali e ricerca storica in Italia, in Aa. Vv.,
Introduzione alla storia orale. Storia, conservazione delle fonti e problemi
di metodo, vol. I, Roma, Odradek, 1999; "Stanotte si e' sentito passare il
Pippo", in Claudio Bonvecchio (a cura di), Il nuovo volto di Ares o il
simbolo nella guerra postmoderna. Profili di simbolica politico-giuridica,
Padova, Cedam, 1999; Storie e storiografie della Resistenza, I parte, in Aa.
Vv., Lezioni sul revisionismo storico, Brescia, Fondazione Luigi Micheletti,
1999. Tra i saggi: Il settembre a Novara, in 1920. La grande speranza.
L'occupazione delle fabbriche in Italia, numero speciale de "Il Ponte",
Firenze, ottobre 1970; Per la "riabilitazione" di un comunista novarese:
Pinela Rimola, in "Ieri Novara oggi", Novara, n. 3, agosto 1980;
L'antifascismo del luglio 1960, in "Studi bresciani", Brescia, n. 6, 1992;
Francesco De Michelis detto il "BiondÏn": un fuorilegge tra "ligera" e
socialismo, in "Archivi & Storia", Vercelli, n. 9-10, gennaio-dicembre 1993;
Studi e ricerche sul canto di risaia: un primo bilancio, in "Studi di
museologia agraria", Torino, n. 22, dicembre 1994, e n. 23, giugno 1995; La
Marsigliese: riflessi sul canto sociale del movimento operaio italiano, in
"Musica/Realta'", Milano, novembre 1995; L'Ufficio Difesa del Psiup e la
riorganizzazione delle Brigate Matteotti (1945-1946), in "l'impegno",
Borgosesia, a. XVI, n. 2, agosto 1996; Tra furore e valore: Ernesto de
Martino, numero monografico di "Il de Martino", Sesto Fiorentino, n. 5-6,
1996; La "vera" storia di "Bella ciao", in Canto sociale e Resistenza,
numero monografico di "Il de Martino", Sesto Fiorentino, n. 8, 1998; Le
origini di Bandiera rossa, in "Musica/Realta'", Milano, n. 55, 1998. Tra i
volumi curati: Amilcar Cabral, Cultura e guerriglia, Milano, Collettivo
Editoriale 10/16, 1976; Gianni Bosio, Il trattore ad Acquanegra sul Chiese.
Piccola e grande storia in una comunita' contadina, Bari, De Donato, 1981;
Modestina la va a la Morla. Canzoni popolari bergamasche dell'Ottocento. I:
Il Fondo Carlo Tenca, Bergamo, Sistema bibliotecario urbano, 1985; Gianni
Rodari, La storia degli uomini scritta da Gianni Rodari per i ragazzi ma
dedicata anche ai grandi, Omegna, Edizioni citta' di Omegna, 1990; Giovanna
Daffini, L'amata genitrice. Reggio Emilia, Reggio Emilia, Age
grafico-editoriale, 1993; La marchesa Colombi, in In risaia. Racconto di
Natale (con Silvia Benatti), Novara, Interlinea Edizioni, 1994. Gianni
Bosio, L'intellettuale rovesciato. Interventi e ricerche sulla emergenza
d'interesse verso le forme di espressione e di organizzazione "spontanee"
nel mondo popolare e proletario (gennaio 1963-agosto 1971), Milano, Istituto
Ernesto de Martino-Jaca Book, 1998; Aa. Vv., Introduzione alla storia orale.
Storia, conservazione delle fonti e problemi di metodo, vol. I, Roma,
Odradek, 1999. Ha inoltre fatto parte del gruppo di lavoro che ha preparato
l'opera Avanti popolo alla riscossa. Due secoli di canti popolari e di
protesta civile, 12 fascicoli con cd allegati, a cura dell'Istituto Ernesto
de Martino, Milano, Hobby & Work italiana-Ala bianca Group, 1998". Tra le
opere recenti di Cesare Bermani segnalamo particolarmente: Il bambino e'
servito. Leggende metropolitane in Italia, Dedalo, 1991; (con Mauro Begozzi,
Duccio Bigazzi), Conoscere la Resistenza, Unicopli, 1994; Spegni la luce che
passa Pippo. Voci, leggende e miti della storia contemporanea, Odradek,
1996; Storia e mito della volante rossa, Jaca Book, 1996; Una storia
cantata. 1962-1997: trentacinque anni di attivita' del nuovo Canzoniere
italiano, Jaca Book, 1997; Il nemico interno. Guerra civile e lotte di
classe in Italia (1943-1976), Odradek, 1997; Al lavoro nella Germania di
Hitler. Racconti e memorie dell'emigrazione economica italiana 1937-1945,
Bollati Boringhieri, 1998; (con Silverio Corvisieri, Sandro Portelli),
Guerra civile e Stato. Per un revisionismo da sinistra, Odradek, 1998;
Introduzione alla storia orale. Storia, conservazioni delle fonti e problemi
di metodo, vol. 1, Odradek, 1999; Introduzione alla storia orale. Esperienze
di ricerca, vol. 2, Odradek, 2001; Guerra guerra ai palazzi e alle chiese...
Saggi sul canto sociale, Odradek, 2003; Il nemico interno. Guerra civile e
lotte di classe in Italia (1943-1976), Odradek, 2003; Tutti o nessuno. Lo
sciopero agricolo dei cinquanta giorni e l'occupazione delle fabbriche nel
biennio rosso a Novara (1919-1920), Shake, 2005; Non piu' servi, non piu'
signori, Elle U Multimedia, 2005; Storie ritrovate, Odradek, 2006; L'oro di
Pestarena. Zone d'ombra della Resistenza, Sapere 2000, 2007; Il tradimento
di Taras Liebknecht. Comandante della "Volante Azzurra", Sapere 2000, 2007]

Un'introduzione alla storia orale italiana presenta non poche difficolta'
per i caratteri di questo movimento, che e' stato giustamente definito come
"molecolare, individuale, informale", ed e' stato sin dalle origini scosso e
pervaso da fermenti e dibattiti, tanto che la stessa locuzione (mutuata
dall'inglese "oral history") non e' tuttora accettata unanimemente
all'interno del movimento stesso.
Si e' infatti notato come tale locuzione, affiancando a "storia" l'aggettivo
"orale", dia l'impressione di volersi contrapporre tout court alla
disciplina storica; che risulti angusta, dato lo spazio sempre piu'
ristretto che il discorso orale puro - ossia non influenzato dalla cultura
scritta - occupa nelle societa' industrializzate; e che infine mal si presti
a definire una elaborazione per lo piu' poi espressa in saggi scritti, in
cui le testimonianze orali trascritte vengono utilizzate assieme ad altri
tipi di fonte.
Si puo' convenire che "storia orale" non sia forse una espressione
completamente adeguata. Ma, a fronte di una storia che si e' costituita in
disciplina scientifica basandosi pressoche' integralmente sui soli documenti
scritti e che ha negato a lungo (e anzi questo si verifica spesso ancora
oggi) qualunque validita' alle fonti orali, si deve pur convenire che
"storia orale" e' una espressione che serve a connotare l'attivita' di
quegli storici che - sottoponendo a riflessione oralita' e memoria -
ritengono che per il loro lavoro sia indispensabile utilizzare anche
testimonianze registrate all'uopo o altri materiali orali.
D'altronde, molta "oralita'" utilizzata da questi storici non e' neppure
stata registrata al magnetofono. Anzitutto perche' l'uso di testimonianze
orali nella ricerca storica e' ben precedente alla rivoluzione introdotta
dal magnetofono. Per esempio, Les Camisards di Philippe Joutard, un classico
della storia orale di tutti i tempi, ha fatto uso non solo della
trascrizione di registrazioni coeve alla ricerca ma anche di rigorose
trascrizioni gia' effettuate nel corso di inchieste orali sistematiche
condotte nel XVIII secolo, in anni in cui i protagonisti stessi degli
avvenimenti erano ancora viventi.
E, del resto, anche uno dei "padri" della storia orale italiana, cioe'
Danilo Montaldi, ha lungamente resistito all'uso del magnetofono ben dopo il
suo imporsi sul finire degli anni Quaranta, per ragioni non dissimili da
quelle esplicitate da Michel Ragon: "e' ancora una maniera di rimettere i
cafoni al loro posto e i proletari nelle loro posizioni stabilite. [...] Si
registra e si trascrive. [...] Non si privano in tal modo gli esseri umani
della loro voce? Non sarebbe meglio incitarli a scrivere, ad
autoraccontarsi, a intervistare loro stessi, piuttosto di guidarli con
domande e costringerli ad avere un ruolo davanti al registratore?".
Si tratta di una posizione rispettabile, timorosa che si costruiscano fonti
"etnocentriche" gia' all'origine, o che risultino viziate da ideologismi, il
che ha spinto Montaldi alla messa a punto di metodologie d'approccio alle
testimonianze orali senza uso del magnetofono.
D'altronde, una preoccupazione non dissimile da quelle di Montaldi e Ragon
ha mosso Gianni Bosio - che pure ha tessuto un "elogio del magnetofono" -
quando raccomandava che il colloquio registrato avvenisse "fra due uomini
dove entra la morte, l'al di la', la vita e le vicende della comunita', fino
a giungere a una vera ripulsa di eventuali domande estranee alla cultura del
mondo popolare, fino a giungere cioe' a un discorso critico sul tipo di
domande proprie della cultura dominante".
Peraltro, nessuno ha mai sostenuto che una storiografia basata sulle fonti
orali sia di per se' "rivoluzionaria" o si contrapponga alle forme di
storiografia che non usano fonti orali. Trattasi di una "voce" interessata
fatta correre da storici non solo e non tanto conservatori quanto refrattari
alle innovazioni per proiettare un'ombra di sospetto sulla "scientificita'"
della "storia orale". Gianni Bosio, ben prima dell'esplosione dell'interesse
per la nostra storia orale attorno al '77, pur consapevole delle innovazioni
che l'uso delle fonti orali poteva introdurre soprattutto nell'ambito della
storia sociale e in particolare della storia del movimento operaio, notava
come tuttavia "fonti orali, o cultura di base o cultura di classe, e
storiografia" fosse uno dei tanti rapporti che potevano essere instaurati
per "realizzare forme di consapevolezza che possono collocarsi nell'ambito
conservativo - rivoluzionario - riformista, ecc." e come quindi tale
rapporto avesse "un arco di incidenza che tocca(va) tutte le posizioni
interpretative storiografiche".
E in un movimento con le caratteristiche che si e' detto e che per di piu'
ha sempre rifiutato di costituire al proprio interno delle scuole, i "modi
di intendere la storia" e i modi di utilizzare le fonti orali sono stati i
piu' vari, sicche' e' concresciuto un enorme laboratorio con valenze
politiche non omogenee ma la cui ricchezza metodologica e' spesso
insospettata agli stessi addetti ai lavori.
Questo e' avvenuto malgrado gli ostacoli frapposti allo sviluppo della
storia orale, legati a pregiudizi, sia politici sia scientifico-accademici.
Infatti la "storia orale" e' stata ed e' assai spesso in grado di portare
alla luce "memorie" in contrasto con quelle accreditate dalle culture
ufficiali; prestando ascolto a chi - qualunque visione del mondo avesse -
nella storia quell'ascolto non ha trovato e non trova, essa ha finito con il
creare un divario nei confronti delle "memorie ufficiali", scombussolandole
e spesso minandone la credibilita'.
Inoltre, in Italia la "storia orale" ha per lo piu' avuto marcate
connotazioni di "contestazione da sinistra" di queste "memorie ufficiali",
trovando nel Sessantotto e negli anni successivi il proprio maggior
sviluppo. I risultati sono stati, certamente, una spinta al superamento
della separazione tra storico di mestiere e storico militante; ma anche la
spinta ad affrontare argomenti che la difficolta' di consultazione delle
fonti scritte (vedi i restrittivi regolamenti degli Archivi di Stato)
rendeva impraticabili; e infine l'elaborazione di storie in collaborazione
con operai, contadini, militanti politici di base, spesso dissacranti anche
nei confronti delle "verita'" propagate dalle storie, anch'esse "ufficiali",
prodotte da associazioni partigiane, sindacati, partiti e movimenti di
sinistra, dai quali, di conseguenza, essa e' stata a volte rifiutata perche'
ritenuta "pericolosa". Tra l'altro non di rado lo scambio orale, il
colloquio, fa affiorare negli stessi militanti di base una memoria dissimile
e spesso in contrasto con la loro "memoria di gruppo". Sicche', l'immagine
di un determinato periodo, o di un determinato avvenimento, che emerge dai
colloqui risulta di solito essere notevolmente diversa da quella
abitualmente ricordata.
Si puo' quindi capire come mai, solo in questi ultimi anni, di fronte alla
validita' di molte delle metodologie utilizzate dal movimento e a prodotti
di ricerca sempre piu' maturi, e nonostante sia senza dubbio vero che la
storia orale possa aprire la strada anche a verita' dissacranti, tali
pregiudizi siano andati via via attenuandosi.
Di pari passo e' accaduto che gli storici orali italiani abbiano compreso
come le testimonianze che stavano loro di fronte avessero un precipuo
carattere di "documento di memoria", e quindi abbiano fatto della stessa
memoria - quella dei testimoni e quella degli storici - un oggetto di studio
indispensabile alla comprensione delle fonti che venivano costruendo;
ebbene, secondo il parere di chi scrive, questo salto di prospettiva e'
stato tra i motivi fondamentali della fortuna e dello sviluppo del
movimento, senza il sostegno di momenti istituzionali, nonche', al di fuori
di una piena consapevolezza dei suoi stessi protagonisti; fortuna e sviluppo
sono quindi stati un vero e proprio "bisogno dei tempi".
Molte sono comunque le ragioni che hanno favorito il diffondersi della
storia orale e portato a valorizzarne tutta l'importanza nelle piu'
disparate direzioni di ricerca. Per enunciarne qualcuna: l'importanza
assunta dai rapporti tra le molte memorie collettive compresenti nella
societa', la storiografia e il potere politico; la scoperta di sempre piu'
diffuse legittimazioni del presente a partire da "passati" a volte inventati
(come gli individui si danno una propria visione della storia, cosi' le
societa' si danno il loro passato, nel migliore dei casi facendo opera di
selezione dei fatti, nel peggiore occultandoli o operando addirittura
"invenzione di tradizioni"); la sempre piu' ampia consapevolezza che memoria
e passato non solo sono costitutivi del presente ma anche sempre
ri-costruiti da questo presente; la comprensione di quanto sia forte la
funzione assunta oggi dall'uso pubblico della storia; il fatto che dagli
anni Ottanta in poi lo scontro politico - soprattutto se paragonato a quelli
del precedente ventennio - sia stato nel nostro paese per lo piu' indiretto,
sotterraneo, implicito e abbia creato esigenze di identita' con caratteri
meno definiti, parziali e unilaterali (com'era, per esempio, per
"femminista", "omosessuale" od "operaio"), che devono tenere conto anche di
piu' ampie determinazioni, spesso opposte, accentuando cosi' un'attenzione
"alla soggettivita' che non si lascia ingannare da ruoli univoci e
segregati, da determinazioni astrattamente politiche, ma cerca le loro
radici individuali, che hanno tutta la polivalenza del continuum psichico".
La necessita' di una maggiore informazione anche per i non addetti ai lavori
su cio' che gli storici orali italiani stanno facendo, e l'esigenza di
collegamenti reciproci tra gli storici che utilizzano le fonti orali
collocati dentro e fuori il mondo accademico, ha riproposto ora l'urgenza di
dare vita all'Associazione Italiana di Storia Orale aderente
all'International Oral History Association, per avere un organismo che
permetta confronti e scambi di esperienze.
*
In questa prospettiva si colloca la presente operazione editoriale,
articolata in due volumi, nel primo dei quali un lungo saggio introduttivo -
non privo di "tendenziosita'", data la collocazione di chi scrive
all'interno della vicenda - ripercorre per sommi capi la vicenda della
storia orale italiana, tracciandone, per quanto possibile, lo sviluppo e una
sorta di odierno identikit, mentre il complesso delle problematiche piu'
decisamente teoriche (intreccio attuale tra storia delle donne, storia di
genere e fonti orali; conservazione delle fonti orali e loro rapporto con la
multimedialita'; peculiarita' della storia orale; rapporti tra fonti orali e
parola folklorica; uso delle fonti orali di oggi per la storia moderna;
ecc.) viene affidato ad altri cinque saggi.
Alcuni di questi saggi sono gia' stati pubblicati su riviste o volumi, altri
sono la rielaborazione di relazioni a convegni. Cosi', il saggio
introduttivo rappresenta un ampliamento e revisione della relazione Cultura
di classe. Esperienze e metodi di storia dal basso in Italia, tenuta al
Convegno internazionale "'Officine di storia' e musei del lavoro:
l'esperienza della storia dal basso", organizzato dalla Fondazione
Micheletti di Brescia e dal Goethe Institut di Milano, presso la Camera del
lavoro di Milano il 18 novembre 1994. I saggi di Roberta Fossati e Alfredo
Martini prendono spunto dalle relazioni da essi svolte al Convegno "Le fonti
orali nella ricerca storica: formazione, uso, conservazione", tenutosi a
Venezia presso il Dipartimento di Studi Storici dell'Universita' di Venezia
il 24 novembre 1997, organizzato dalla "Societa' di Mutuo Soccorso Ernesto
de Martino" di Venezia. Il saggio di Alessandro Portelli e' stato pubblicato
in "Primo maggio. Saggi e documenti per una storia di classe", rivista
quadrimestrale, Milano, n. 13, autunno 1979, pp. 54-60. Il saggio di Franco
Castelli che riprende e sviluppa temi della relazione svolta al seminario
sulle fonti orali tenutosi a Santa Margherita Ligure dal 28 al 30 novembre
1991 dalla Fondazione Feltrinelli, e' stato pubblicato in "Quaderni di
storia contemporanea", Alessandria, Istituto per la storia della Resistenza
e della societa' contemporanea in provincia di Alessandria, n. 23, 1998, pp.
65-81. Il saggio di Gian Paolo Gri e' stato pubblicato con il titolo Le
fonti orali di oggi per la storia di ieri? Livelli di cultura e persistenze
folkloriche nell'arco alpino orientale. Il caso dei "benandanti" negli Atti
del seminario tenutosi a Monte Verita', Ascona, nel 1994, apparsi con il
titolo Cultura d'elite e cultura popolare nell'arco alpino tra Cinque e
Seicento, a cura di Ottavio Besoni e Carlo Caruso, Basel-Boston-Berlin,
Birkhaeuser Verlag, 1995, pp. 435-447, ed appare qui con modifiche apportate
dall'autore per questa sua nuova pubblicazione.
Ringrazio tutti gli autori e gli editori per l'autorizzazione concessa a
pubblicare i loro lavori.
Nel secondo volume verranno invece pubblicati saggi esemplificativi delle
diverse forme di utilizzazione delle fonti orali (nell'ambito della storia
di famiglia, della storia della Resistenza, della storia locale, della
storia del movimento operaio, della storia della deportazione, del rapporto
tra zingari e citta', della razionalizzazione del canto sociale; ecc.); vi
comparira' inoltre un'appendice relativa agli studi di storia orale in un
panorama internazionale, e l'indice dei nomi ricorrenti nei due volumi.
*
Un'avvertenza: in questi volumi non viene affrontato il problema della
fissazione di narrazioni orali in audiovisivo, perche' cio' significherebbe
entrare in un campo che e' solo apparentemente vicino a quello della storia
orale ma ne e' invece tuttora assai lontano.
La fissazione di narrazioni orali tramite il magnetofono oppure tramite il
videotape o la cinepresa, lungi dal dare maggiore o minore comunicazione a
seconda del mezzo utilizzato, produce comunicazioni intrinsecamente
differenti.
Se e' infatti vero che un racconto orale e' pienamente comunicante solo dal
vivo, quando sguardo, ammiccamenti, pause e silenzi sono aspetti integranti
della comunicazione, quindi l'audiovisivo sembrerebbe una dimensione piu'
consona a riprodurre la comunicazione (che non e' mai solo orale, ma anche
gestuale e mimica), di fronte a strumenti tecnici diversi e' ben raro che
una medesima persona si comporti nel medesimo modo e racconti alla stessa
maniera.
Ma poi il problema e' soprattutto di metodo. Sull'inserimento della
comunicazione orale all'interno della comunicazione visiva manca infatti a
tutt'oggi quella riflessione specifica su strumento e fonti che ha invece
caratterizzato la storia orale.
Sicche' la storia in audiovisivo o in film resta a tutt'oggi prevalentemente
improntata a una cattiva divulgazione, preoccupata piu' della "bellezza del
montaggio" che di un uso corretto e non manipolatorio delle fonti. E se la
storia che ci passa la televisione e' per lo piu' il regno prediletto non
della riflessione storica ma della "persuasione occulta", mentre anche
prodotti di qualita' come Gli ultimi giorni, di James Moll, prodotto da
Steven Spielberg, basato su cinque delle interviste della "Shoa Foundation"
con i sopravvissuti dei campi di sterminio nazisti, sottointendono per lo
piu' delle storiografie quanto mai equivoche.
Ha notalo giustamente Alessandro Portelli che la scelta del regista de Gli
ultimi giorni di evitare voci fuori campo "esibisce un'intenzione di
oggettivita' antiautoritaria, ma sottintende anche un'idea di onnipotenza
filmica: non commentiamo le immagini sia perche' non imponiamo
un'interpretazione, sia perche' parlano da se'. Il problema pero' e' che
"fuori campo" c'e' ben altro: macchine e persone, mezzi tecnici, mezza
dozzina di troupe internazionali... L'assenza della voce fuori campo allora
e' piu' manipolatoria di una sua presenza, perche' fa parlare le immagini ma
non fa vedere in che modo sono state prodotte, per cui presenta un evento
costruito come un evento spontaneo". Quindi proprio "l'osservatore - qui, la
macchina da presa e l'apparato produttivo - e' la condizione che permette di
vedere l'evento osservato, o addirittura lo crea: cosi', la produzione che,
certo facendogli un grande dono, riporta queste persone e i loro figli ad
Auschwitz, per poter filmare [...]. La storia orale, scritta o filmata, non
consiste dunque nella semplice raccolta e riproposizione di testimonianze,
ma in una complessa costruzione dialogica di narrazioni in cui
l'intervistatore e' altrettanto in gioco, altrettanto coinvolto
dell'intervistato [...] Non si puo' fingere che un dialogo sia un monologo
[...]. Infine: se uno scrive un libro, usando le fonti orali, le trascrive,
le monta, le riporta - e poi le analizza, immette la propria voce in mezzo
alle altre, apertamente, si prende la responsabilita' e si mette in gioco
cercando di dire che cosa pensa che significhino. In video, ancora non
abbiamo trovato il modo di fare la stessa cosa senza ricorrere a mezzi
inadeguati - le teste parlanti, la voce fuori campo. Il risultato e' che,
lungi dal parlare da se', la testimonianza resta sola e criptica, senza il
supporto dell'analisi".
Quindi a tutt'oggi storia orale e storia in audiovisivo o filmica, che
sembrerebbero nate per completarsi a vicenda, restano tra loro profondamente
diverse, anche se non si puo' escludere che un impegno metodologico
congiunto di storici orali e registi possa in futuro modificare la
situazione.

4. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008
Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia
2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007,
euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro
Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse.
L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel.
0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it

5. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008
Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni
nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di
riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla
nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di
"antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente
rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo.
Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi
(Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it,
sito: www.qualevita.it
Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti
progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore.

6. LIBRI. E' IN EDICOLA "L'ANTIBARBARIE" DI GIULIANO PONTARA
In supplemento al quotidiano "L'Unita'" e' in edicola il libro di Giuliano
Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI
secolo, apparso presso le Edizioni Gruppo Abele di Torino nel 2006 ed ora
riproposto in edizione economica a 7,50 euro.
Come abbiamo piu' volte segnalato e' un libro di capitale importanza di uno
dei massimi studiosi della nonviolenza (gia' curatore della fondamentale
antologia degli scritti di Mohandas K. Gandhi, teoria e pratica della
nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996).

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 355 del 4 febbraio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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