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Minime. 355
- Subject: Minime. 355
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 4 Feb 2008 00:31:38 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 355 del 4 febbraio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Mohandas Gandhi: Soltanto una condizione 2. Marinella Correggia: Stili sostenibili 3. Cesare Bermani: Un'introduzione alla storia orale 4. L'Agenda dell'antimafia 2008 5. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008 6. E' in edicola "L'antibarbarie" di Giuliano Pontara 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. MAESTRI. MOHANDAS GANDHI: SOLTANTO UNA CONDIZIONE [Da Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996, p. 286. E' un passo dal discorso di Gandhi alla vigilia della marcia del sale, pubblicato in "Young India" del 20 marzo 1930. Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006] Pongo soltanto una condizione, e cioe' che il nostro impegno ad attenerci alla verita' e alla nonviolenza come gli unici mezzi per il raggiungimento dello Swaraj [l'autogoverno] venga rigorosamente rispettato. 2. MONDO. MARINELLA CORREGGIA: STILI SOSTENIBILI [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo febbraio 2008, col titolo "Non ancora pronti a diventare sostenibili?". Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007] Ormai dell'imperativo della sostenibilita' si parla ovunque, perfino in tivu'. A differenza di pochi anni fa praticamente tutti sono al corrente delle urgenze ambientali. Ma questa conoscenza nuova e' in grado o no di rio rientare i comportamenti personali? E di quanto? In Gran Bretagna la Euro Rscg, azienda pubblicitaria, ha realizzato una ricerca, arrivando alla non incoraggiante conclusione che gli inglesi iniziano si' a cambiare stili di vita in risposta soprattutto alla percezione del caos climatico, ma pochi fanno scelte radicali e in molti casi la motivazione e' piuttosto il timore di sanzioni, o il guadagno economico. In cima alla lista delle attivita' ambientali c'e' il riciclaggio, o meglio la raccolta differenziata: dichiara di farla da oltre un anno il 90% degli intervistati. La seconda attivita' ambientale in ordine di popolarita' si riferisce ad alcuni consumi domestici legati alle bollette da pagare: spegnere gli stand-by delle apparecchiature elettriche; passare a lampadine a basso consumo; abbassare un po' il termostato; usare meno acqua. Le azioni piu' radicali - eppure anche quelle non sufficienti - sono meno popolari e meno seguite. Solo il 33% degli intervistati ha affermato di usare meno l'automobile rispetto a un anno fa (diciamo, l'era pre-rapporto Ipcc sul clima) e poco piu' del 10% ha deciso di prendere meno voli internazionali, pur sapendo ormai (in Gran Bretagna il tema e' molto discusso) che le emissioni di gas serra da parte degli aerei sono in pieno boom. Ma dunque come invogliare le persone a passare dal sapere al fare, visto che le norme e la tecnologia non bastano a riorientare il mondo, e gli stili di vita e comportamento giocano un grande ruolo se adottati in massa? Nel 2003 l'Unep, il Programma ambientale delle Nazioni Unite lancio' un progetto di sensibilizzazione volto a rendere l'ecologia "di moda" o cool, come si dice in inglese. Secondo l'Unep era sbagliato il tono colpevolizzante e poco accattivante utilizzato dai governi e dalle stesse associazioni ambientaliste per invitare il pubblico ad adottare stili di vita piu' responsabili ed ecologici. * Nell'ultimissimo periodo le urgenze ambientali sono diventate di pubblico dominio. Ma non e' bastato a far diventare "di moda" i comportamenti. E nemmeno a farli percepire come necessari. Chissa' che non sia piu' indicato, allora, l'approccio dell'organizzazione statunitense Center for a New American Dream (Centro per un nuovo sogno americano: www.newdream.org). Il suo slogan centrale e': "Less stuff, more fun", che potremmo tradurre con "meno cose, piu' divertimento" (non quello mercificato). Si mette dunque in discussione il "piu' e' meglio" che ha caratterizzato la storia di quel paese. Il Centro - con tanto di kit di partenza, indicazioni per un percorso guidato in nove azioni - indica quel che e' davvero importante, riassumendolo in quattro pietre miliari: tempo, natura, equita', piacere di vivere. Che, guarda caso, al di la' di una certa soglia sono spesso inversamente proporzionali alla quantita' di oggetti e denaro a disposizione di una persona e di una collettivita'. Cosi', il New American Dream appoggia la campagna "Riprenditi il tempo" sfidando l'epidemia di straordinari e giornate all'acceleratore, e spera di suscitare un dibattito nazionale in quel paese dove la quantita' di ore lavorate negli ultimi anni e' aumentata cosi' come quella delle merci, mentre si e' contratta l'unica risorsa scarsissima, il tempo. Consumando meno e meglio, abbracciando valori non commerciali, si risparmia anche il secondo pilastro: la natura. E scegliendo con attenzione gli acquisti si contribuisce all'equita' anziche' allo sfruttamento dei produttori. Infine, si vive meglio. Il Center non dimentica di affrontare l'usuale obiezione: "Ma tanto, cosa cambia se cambio io?". "Cambia - rispondono - perche' il mondo in cui vivi crea effetti a onda intorno a te, nella tua famiglia, nel tuo posto di lavoro. E poiche' siamo gia' milioni, contiamo". 3. RIFLESSIONE. CESARE BERMANI: UN'INTRODUZIONE ALLA STORIA ORALE [Dal sito www.intermarx.com riprendiamo la seguente nota introduttiva al primo dei due volumi di Cesare Bermani, Introduzione alla storia orale, Odradek, Roma 1999-2001. Abbiamo omesso le note. Cesare Bermani (Novara, 1937), storico, tra i fondatori dell'Istituto Ernesto De Martino, curatore dei piu' importanti scritti di Gianni Bosio, e' stato tra i primi a utilizzare criticamente le fonti orali ai fini della comprensione del passato e del presente. Dal sito www.storia900bivc.it riprendiamo la seguente piu' ampia notizia biobibliografica: "Cesare Bermani (1937). Tra i fondatori dell'Istituto Ernesto de Martino (ora con sede a Sesto Fiorentino), di cui e' tuttora collaboratore, e' tra i promotori dell'Associazione italiana di storia orale, aderente all'International Oral History Association. E' stato in passato redattore e direttore delle riviste "Il nuovo canzoniere italiano" e "Primo Maggio", redattore de "Il de Martino", assiduo collaboratore de "I giorni cantati" e della prima serie di "Ieri Novara oggi". E' tuttora collaboratore de "L'impegno" e di "Musica/Realta'". Autore di testi teatrali (tra cui, con Franco Coggiola, Ci ragiono e canto, che ebbe la regia di Dario Fo, 1966), curatore di numerosi dischi di canti popolari e sociali (giacobini, garibaldini, anarchici, socialisti, comunisti e della Resistenza) per i Dischi del Sole, e dei piu' importanti scritti di Gianni Bosio (uno dei maggiori storici italiani del movimento operaio), e' stato tra i primi a utilizzare criticamente le fonti orali ai fini della comprensione di passato e presente. Relatore a convegni nazionali e internazionali, ha svolto anche intensa attivita' di collaborazione a giornali e riviste della sinistra italiana ("l'Unita'", "Avanti!", "Il manifesto", "Liberazione", "Rinascita", "A. Rivista anarchica", "Volonta'", ecc.), e di traduttore dal francese. Tra le sue molte opere, oltre a Pagine di guerriglia, ricordiamo: L'altra cultura. Interventi, rassegne, ricerche. Riflessi culturali di una milizia politica (1962-1969), Milano, Edizioni del Gallo, 1970; La Battaglia di Novara (9 luglio - 24 luglio 1922). Occasione mancata della riscossa proletaria e antifascista, Milano, Sapere, 1972; L'oro di Pestarena, Milano, Sapere, 1973; Dalla Grande associazione degli operai di Novara al Circolo operaio agricolo della Bicocca. Un secolo e mezzo di associazionismo a Novara, Novara, Arci, 1983; "Storia e antropologia", in La cultura delle classi subalterne fra tradizione e innovazione, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1988; La "democrazia reale". Gli eccidi di lavoratori e militanti dal 25 luglio 1943 all'entrata in vigore della legge Reale (maggio 1975), in 625. Libro bianco sulla legge Reale. Materiali sulle politiche di repressione e controllo sociale, Milano, Centro di Iniziativa Luca Rossi, 1990; O carcerier che tieni la penna in mano. La ricerca sul canto sociale di Gianni Rodari e Ernesto de Martino (1949-1953), Omegna, Edizioni Citta' di Omegna, 1990; Il bambino e' servito. Leggende metropolitane in Italia, Bari, Dedalo, 1991; "Arnold Van Gennep, il suo tempo e il nostro", Prefazione a Arnold Van Gennep, le origini delle leggende. Una ricerca sulle leggi dell'immaginario, Milano, Xenia, 1992; Cento anni di socialismo nel Novarese (con Filippo Colombara), Novara, Duegi, 1992; "I lavoratori italiani nel Terzo Reich", in L'Italia in guerra, 1940-1943, "Annali della Fondazione Luigi Micheletti", Brescia, n. 5, 1992; "Dopo la guerra di liberazione (Appunti per una storia ancora non scritta)", in Conoscere la Resistenza, Milano, Edizioni Unicopli, 1994; Il "rosso libero". Corrado Bonfantini organizzatore delle brigate "Matteotti", Milano, Fondazione Anna Kuliscioff, 1995; Le storie della Resistenza. Cinquant'anni di dibattito storiografico in Italia, Verbania, "Fogli sensibili", 1995; Un uomo un paese. Giacomo Grai e Romagnano Sesia: fascismo Resistenza e dopoguerra, Romagnano Sesia, Anpi, 1995; Spegni la luce che passa Pippo. Voci, leggende e miti della storia contemporanea, Roma, Odradek, 1996; Storia e mito e della Volante Rossa con una testimonianza di Eligio Trincheri, Milano, Nuove Edizioni Internazionali, 1996; Il nemico interno. Guerra civile e lotta di classe in Italia (1943-1976), Roma, Odradek, 1997; Odyssee in Deutschland. Die alltaegliche Erfharung der italienischen "Fremdarbeiter" in "Dritten Reich", in Cesare Bermani, Paolo Bologna, Brunello Mantelli, Proletarier der "Achse". Sozialgeschichte der italianischen Fremdarbeit in NS-Deutschland 1937-1943, Berlin, Akademie Verlag, 1997; Una storia cantata. 1962-1997. Trentacinque anni di vita del Nuovo Canzoniere Italiano/Istituto Ernesto de Martino, Milano, Jaca Book-Istituto Ernesto de Martino, 1997; Al lavoro nella Germania di Hitler. Racconti e memorie dell'emigrazione economica italiana 1937-1945, Torino, Bollati Boringhieri, 1998; "Danilo Montaldi: conricerca e storie di vita", in Luigi Parente (a cura di), Danilo Montaldi e la cultura di sinistra del secondo dopoguerra, atti del convegno, Napoli, Istituto italiano per gli studi filosofici, 1998; Per una mappa bibliografica dei revisionismi storici, in Cesare Bermani, Silverio Corvisieri, Claudio Del Bello, Sandro Portelli, Guerra civile e Stato. Per una revisione di sinistra, Roma, Odradek, 1998; Pierre Degeyter, contestato autore della musica de "l'Internazionale", in Luigi Cortesi e Andrea Panaccione (a cura di), Il socialismo e la storia. Studi per Stefano Merli, Milano, Angeli, 1998; "Delatori, infiltrati, poliziotti, regi carabinieri e agenti dell'Upi: l'apparato di repressione fascista. Storie di ieri per la storia di oggi", in Adolfo Mignemi (a cura di), Novara fa da se', atti del convegno, Novara, Isrsc No-Vb, 1999; Fonti orali e ricerca storica in Italia, in Aa. Vv., Introduzione alla storia orale. Storia, conservazione delle fonti e problemi di metodo, vol. I, Roma, Odradek, 1999; "Stanotte si e' sentito passare il Pippo", in Claudio Bonvecchio (a cura di), Il nuovo volto di Ares o il simbolo nella guerra postmoderna. Profili di simbolica politico-giuridica, Padova, Cedam, 1999; Storie e storiografie della Resistenza, I parte, in Aa. Vv., Lezioni sul revisionismo storico, Brescia, Fondazione Luigi Micheletti, 1999. Tra i saggi: Il settembre a Novara, in 1920. La grande speranza. L'occupazione delle fabbriche in Italia, numero speciale de "Il Ponte", Firenze, ottobre 1970; Per la "riabilitazione" di un comunista novarese: Pinela Rimola, in "Ieri Novara oggi", Novara, n. 3, agosto 1980; L'antifascismo del luglio 1960, in "Studi bresciani", Brescia, n. 6, 1992; Francesco De Michelis detto il "BiondÏn": un fuorilegge tra "ligera" e socialismo, in "Archivi & Storia", Vercelli, n. 9-10, gennaio-dicembre 1993; Studi e ricerche sul canto di risaia: un primo bilancio, in "Studi di museologia agraria", Torino, n. 22, dicembre 1994, e n. 23, giugno 1995; La Marsigliese: riflessi sul canto sociale del movimento operaio italiano, in "Musica/Realta'", Milano, novembre 1995; L'Ufficio Difesa del Psiup e la riorganizzazione delle Brigate Matteotti (1945-1946), in "l'impegno", Borgosesia, a. XVI, n. 2, agosto 1996; Tra furore e valore: Ernesto de Martino, numero monografico di "Il de Martino", Sesto Fiorentino, n. 5-6, 1996; La "vera" storia di "Bella ciao", in Canto sociale e Resistenza, numero monografico di "Il de Martino", Sesto Fiorentino, n. 8, 1998; Le origini di Bandiera rossa, in "Musica/Realta'", Milano, n. 55, 1998. Tra i volumi curati: Amilcar Cabral, Cultura e guerriglia, Milano, Collettivo Editoriale 10/16, 1976; Gianni Bosio, Il trattore ad Acquanegra sul Chiese. Piccola e grande storia in una comunita' contadina, Bari, De Donato, 1981; Modestina la va a la Morla. Canzoni popolari bergamasche dell'Ottocento. I: Il Fondo Carlo Tenca, Bergamo, Sistema bibliotecario urbano, 1985; Gianni Rodari, La storia degli uomini scritta da Gianni Rodari per i ragazzi ma dedicata anche ai grandi, Omegna, Edizioni citta' di Omegna, 1990; Giovanna Daffini, L'amata genitrice. Reggio Emilia, Reggio Emilia, Age grafico-editoriale, 1993; La marchesa Colombi, in In risaia. Racconto di Natale (con Silvia Benatti), Novara, Interlinea Edizioni, 1994. Gianni Bosio, L'intellettuale rovesciato. Interventi e ricerche sulla emergenza d'interesse verso le forme di espressione e di organizzazione "spontanee" nel mondo popolare e proletario (gennaio 1963-agosto 1971), Milano, Istituto Ernesto de Martino-Jaca Book, 1998; Aa. Vv., Introduzione alla storia orale. Storia, conservazione delle fonti e problemi di metodo, vol. I, Roma, Odradek, 1999. Ha inoltre fatto parte del gruppo di lavoro che ha preparato l'opera Avanti popolo alla riscossa. Due secoli di canti popolari e di protesta civile, 12 fascicoli con cd allegati, a cura dell'Istituto Ernesto de Martino, Milano, Hobby & Work italiana-Ala bianca Group, 1998". Tra le opere recenti di Cesare Bermani segnalamo particolarmente: Il bambino e' servito. Leggende metropolitane in Italia, Dedalo, 1991; (con Mauro Begozzi, Duccio Bigazzi), Conoscere la Resistenza, Unicopli, 1994; Spegni la luce che passa Pippo. Voci, leggende e miti della storia contemporanea, Odradek, 1996; Storia e mito della volante rossa, Jaca Book, 1996; Una storia cantata. 1962-1997: trentacinque anni di attivita' del nuovo Canzoniere italiano, Jaca Book, 1997; Il nemico interno. Guerra civile e lotte di classe in Italia (1943-1976), Odradek, 1997; Al lavoro nella Germania di Hitler. Racconti e memorie dell'emigrazione economica italiana 1937-1945, Bollati Boringhieri, 1998; (con Silverio Corvisieri, Sandro Portelli), Guerra civile e Stato. Per un revisionismo da sinistra, Odradek, 1998; Introduzione alla storia orale. Storia, conservazioni delle fonti e problemi di metodo, vol. 1, Odradek, 1999; Introduzione alla storia orale. Esperienze di ricerca, vol. 2, Odradek, 2001; Guerra guerra ai palazzi e alle chiese... Saggi sul canto sociale, Odradek, 2003; Il nemico interno. Guerra civile e lotte di classe in Italia (1943-1976), Odradek, 2003; Tutti o nessuno. Lo sciopero agricolo dei cinquanta giorni e l'occupazione delle fabbriche nel biennio rosso a Novara (1919-1920), Shake, 2005; Non piu' servi, non piu' signori, Elle U Multimedia, 2005; Storie ritrovate, Odradek, 2006; L'oro di Pestarena. Zone d'ombra della Resistenza, Sapere 2000, 2007; Il tradimento di Taras Liebknecht. Comandante della "Volante Azzurra", Sapere 2000, 2007] Un'introduzione alla storia orale italiana presenta non poche difficolta' per i caratteri di questo movimento, che e' stato giustamente definito come "molecolare, individuale, informale", ed e' stato sin dalle origini scosso e pervaso da fermenti e dibattiti, tanto che la stessa locuzione (mutuata dall'inglese "oral history") non e' tuttora accettata unanimemente all'interno del movimento stesso. Si e' infatti notato come tale locuzione, affiancando a "storia" l'aggettivo "orale", dia l'impressione di volersi contrapporre tout court alla disciplina storica; che risulti angusta, dato lo spazio sempre piu' ristretto che il discorso orale puro - ossia non influenzato dalla cultura scritta - occupa nelle societa' industrializzate; e che infine mal si presti a definire una elaborazione per lo piu' poi espressa in saggi scritti, in cui le testimonianze orali trascritte vengono utilizzate assieme ad altri tipi di fonte. Si puo' convenire che "storia orale" non sia forse una espressione completamente adeguata. Ma, a fronte di una storia che si e' costituita in disciplina scientifica basandosi pressoche' integralmente sui soli documenti scritti e che ha negato a lungo (e anzi questo si verifica spesso ancora oggi) qualunque validita' alle fonti orali, si deve pur convenire che "storia orale" e' una espressione che serve a connotare l'attivita' di quegli storici che - sottoponendo a riflessione oralita' e memoria - ritengono che per il loro lavoro sia indispensabile utilizzare anche testimonianze registrate all'uopo o altri materiali orali. D'altronde, molta "oralita'" utilizzata da questi storici non e' neppure stata registrata al magnetofono. Anzitutto perche' l'uso di testimonianze orali nella ricerca storica e' ben precedente alla rivoluzione introdotta dal magnetofono. Per esempio, Les Camisards di Philippe Joutard, un classico della storia orale di tutti i tempi, ha fatto uso non solo della trascrizione di registrazioni coeve alla ricerca ma anche di rigorose trascrizioni gia' effettuate nel corso di inchieste orali sistematiche condotte nel XVIII secolo, in anni in cui i protagonisti stessi degli avvenimenti erano ancora viventi. E, del resto, anche uno dei "padri" della storia orale italiana, cioe' Danilo Montaldi, ha lungamente resistito all'uso del magnetofono ben dopo il suo imporsi sul finire degli anni Quaranta, per ragioni non dissimili da quelle esplicitate da Michel Ragon: "e' ancora una maniera di rimettere i cafoni al loro posto e i proletari nelle loro posizioni stabilite. [...] Si registra e si trascrive. [...] Non si privano in tal modo gli esseri umani della loro voce? Non sarebbe meglio incitarli a scrivere, ad autoraccontarsi, a intervistare loro stessi, piuttosto di guidarli con domande e costringerli ad avere un ruolo davanti al registratore?". Si tratta di una posizione rispettabile, timorosa che si costruiscano fonti "etnocentriche" gia' all'origine, o che risultino viziate da ideologismi, il che ha spinto Montaldi alla messa a punto di metodologie d'approccio alle testimonianze orali senza uso del magnetofono. D'altronde, una preoccupazione non dissimile da quelle di Montaldi e Ragon ha mosso Gianni Bosio - che pure ha tessuto un "elogio del magnetofono" - quando raccomandava che il colloquio registrato avvenisse "fra due uomini dove entra la morte, l'al di la', la vita e le vicende della comunita', fino a giungere a una vera ripulsa di eventuali domande estranee alla cultura del mondo popolare, fino a giungere cioe' a un discorso critico sul tipo di domande proprie della cultura dominante". Peraltro, nessuno ha mai sostenuto che una storiografia basata sulle fonti orali sia di per se' "rivoluzionaria" o si contrapponga alle forme di storiografia che non usano fonti orali. Trattasi di una "voce" interessata fatta correre da storici non solo e non tanto conservatori quanto refrattari alle innovazioni per proiettare un'ombra di sospetto sulla "scientificita'" della "storia orale". Gianni Bosio, ben prima dell'esplosione dell'interesse per la nostra storia orale attorno al '77, pur consapevole delle innovazioni che l'uso delle fonti orali poteva introdurre soprattutto nell'ambito della storia sociale e in particolare della storia del movimento operaio, notava come tuttavia "fonti orali, o cultura di base o cultura di classe, e storiografia" fosse uno dei tanti rapporti che potevano essere instaurati per "realizzare forme di consapevolezza che possono collocarsi nell'ambito conservativo - rivoluzionario - riformista, ecc." e come quindi tale rapporto avesse "un arco di incidenza che tocca(va) tutte le posizioni interpretative storiografiche". E in un movimento con le caratteristiche che si e' detto e che per di piu' ha sempre rifiutato di costituire al proprio interno delle scuole, i "modi di intendere la storia" e i modi di utilizzare le fonti orali sono stati i piu' vari, sicche' e' concresciuto un enorme laboratorio con valenze politiche non omogenee ma la cui ricchezza metodologica e' spesso insospettata agli stessi addetti ai lavori. Questo e' avvenuto malgrado gli ostacoli frapposti allo sviluppo della storia orale, legati a pregiudizi, sia politici sia scientifico-accademici. Infatti la "storia orale" e' stata ed e' assai spesso in grado di portare alla luce "memorie" in contrasto con quelle accreditate dalle culture ufficiali; prestando ascolto a chi - qualunque visione del mondo avesse - nella storia quell'ascolto non ha trovato e non trova, essa ha finito con il creare un divario nei confronti delle "memorie ufficiali", scombussolandole e spesso minandone la credibilita'. Inoltre, in Italia la "storia orale" ha per lo piu' avuto marcate connotazioni di "contestazione da sinistra" di queste "memorie ufficiali", trovando nel Sessantotto e negli anni successivi il proprio maggior sviluppo. I risultati sono stati, certamente, una spinta al superamento della separazione tra storico di mestiere e storico militante; ma anche la spinta ad affrontare argomenti che la difficolta' di consultazione delle fonti scritte (vedi i restrittivi regolamenti degli Archivi di Stato) rendeva impraticabili; e infine l'elaborazione di storie in collaborazione con operai, contadini, militanti politici di base, spesso dissacranti anche nei confronti delle "verita'" propagate dalle storie, anch'esse "ufficiali", prodotte da associazioni partigiane, sindacati, partiti e movimenti di sinistra, dai quali, di conseguenza, essa e' stata a volte rifiutata perche' ritenuta "pericolosa". Tra l'altro non di rado lo scambio orale, il colloquio, fa affiorare negli stessi militanti di base una memoria dissimile e spesso in contrasto con la loro "memoria di gruppo". Sicche', l'immagine di un determinato periodo, o di un determinato avvenimento, che emerge dai colloqui risulta di solito essere notevolmente diversa da quella abitualmente ricordata. Si puo' quindi capire come mai, solo in questi ultimi anni, di fronte alla validita' di molte delle metodologie utilizzate dal movimento e a prodotti di ricerca sempre piu' maturi, e nonostante sia senza dubbio vero che la storia orale possa aprire la strada anche a verita' dissacranti, tali pregiudizi siano andati via via attenuandosi. Di pari passo e' accaduto che gli storici orali italiani abbiano compreso come le testimonianze che stavano loro di fronte avessero un precipuo carattere di "documento di memoria", e quindi abbiano fatto della stessa memoria - quella dei testimoni e quella degli storici - un oggetto di studio indispensabile alla comprensione delle fonti che venivano costruendo; ebbene, secondo il parere di chi scrive, questo salto di prospettiva e' stato tra i motivi fondamentali della fortuna e dello sviluppo del movimento, senza il sostegno di momenti istituzionali, nonche', al di fuori di una piena consapevolezza dei suoi stessi protagonisti; fortuna e sviluppo sono quindi stati un vero e proprio "bisogno dei tempi". Molte sono comunque le ragioni che hanno favorito il diffondersi della storia orale e portato a valorizzarne tutta l'importanza nelle piu' disparate direzioni di ricerca. Per enunciarne qualcuna: l'importanza assunta dai rapporti tra le molte memorie collettive compresenti nella societa', la storiografia e il potere politico; la scoperta di sempre piu' diffuse legittimazioni del presente a partire da "passati" a volte inventati (come gli individui si danno una propria visione della storia, cosi' le societa' si danno il loro passato, nel migliore dei casi facendo opera di selezione dei fatti, nel peggiore occultandoli o operando addirittura "invenzione di tradizioni"); la sempre piu' ampia consapevolezza che memoria e passato non solo sono costitutivi del presente ma anche sempre ri-costruiti da questo presente; la comprensione di quanto sia forte la funzione assunta oggi dall'uso pubblico della storia; il fatto che dagli anni Ottanta in poi lo scontro politico - soprattutto se paragonato a quelli del precedente ventennio - sia stato nel nostro paese per lo piu' indiretto, sotterraneo, implicito e abbia creato esigenze di identita' con caratteri meno definiti, parziali e unilaterali (com'era, per esempio, per "femminista", "omosessuale" od "operaio"), che devono tenere conto anche di piu' ampie determinazioni, spesso opposte, accentuando cosi' un'attenzione "alla soggettivita' che non si lascia ingannare da ruoli univoci e segregati, da determinazioni astrattamente politiche, ma cerca le loro radici individuali, che hanno tutta la polivalenza del continuum psichico". La necessita' di una maggiore informazione anche per i non addetti ai lavori su cio' che gli storici orali italiani stanno facendo, e l'esigenza di collegamenti reciproci tra gli storici che utilizzano le fonti orali collocati dentro e fuori il mondo accademico, ha riproposto ora l'urgenza di dare vita all'Associazione Italiana di Storia Orale aderente all'International Oral History Association, per avere un organismo che permetta confronti e scambi di esperienze. * In questa prospettiva si colloca la presente operazione editoriale, articolata in due volumi, nel primo dei quali un lungo saggio introduttivo - non privo di "tendenziosita'", data la collocazione di chi scrive all'interno della vicenda - ripercorre per sommi capi la vicenda della storia orale italiana, tracciandone, per quanto possibile, lo sviluppo e una sorta di odierno identikit, mentre il complesso delle problematiche piu' decisamente teoriche (intreccio attuale tra storia delle donne, storia di genere e fonti orali; conservazione delle fonti orali e loro rapporto con la multimedialita'; peculiarita' della storia orale; rapporti tra fonti orali e parola folklorica; uso delle fonti orali di oggi per la storia moderna; ecc.) viene affidato ad altri cinque saggi. Alcuni di questi saggi sono gia' stati pubblicati su riviste o volumi, altri sono la rielaborazione di relazioni a convegni. Cosi', il saggio introduttivo rappresenta un ampliamento e revisione della relazione Cultura di classe. Esperienze e metodi di storia dal basso in Italia, tenuta al Convegno internazionale "'Officine di storia' e musei del lavoro: l'esperienza della storia dal basso", organizzato dalla Fondazione Micheletti di Brescia e dal Goethe Institut di Milano, presso la Camera del lavoro di Milano il 18 novembre 1994. I saggi di Roberta Fossati e Alfredo Martini prendono spunto dalle relazioni da essi svolte al Convegno "Le fonti orali nella ricerca storica: formazione, uso, conservazione", tenutosi a Venezia presso il Dipartimento di Studi Storici dell'Universita' di Venezia il 24 novembre 1997, organizzato dalla "Societa' di Mutuo Soccorso Ernesto de Martino" di Venezia. Il saggio di Alessandro Portelli e' stato pubblicato in "Primo maggio. Saggi e documenti per una storia di classe", rivista quadrimestrale, Milano, n. 13, autunno 1979, pp. 54-60. Il saggio di Franco Castelli che riprende e sviluppa temi della relazione svolta al seminario sulle fonti orali tenutosi a Santa Margherita Ligure dal 28 al 30 novembre 1991 dalla Fondazione Feltrinelli, e' stato pubblicato in "Quaderni di storia contemporanea", Alessandria, Istituto per la storia della Resistenza e della societa' contemporanea in provincia di Alessandria, n. 23, 1998, pp. 65-81. Il saggio di Gian Paolo Gri e' stato pubblicato con il titolo Le fonti orali di oggi per la storia di ieri? Livelli di cultura e persistenze folkloriche nell'arco alpino orientale. Il caso dei "benandanti" negli Atti del seminario tenutosi a Monte Verita', Ascona, nel 1994, apparsi con il titolo Cultura d'elite e cultura popolare nell'arco alpino tra Cinque e Seicento, a cura di Ottavio Besoni e Carlo Caruso, Basel-Boston-Berlin, Birkhaeuser Verlag, 1995, pp. 435-447, ed appare qui con modifiche apportate dall'autore per questa sua nuova pubblicazione. Ringrazio tutti gli autori e gli editori per l'autorizzazione concessa a pubblicare i loro lavori. Nel secondo volume verranno invece pubblicati saggi esemplificativi delle diverse forme di utilizzazione delle fonti orali (nell'ambito della storia di famiglia, della storia della Resistenza, della storia locale, della storia del movimento operaio, della storia della deportazione, del rapporto tra zingari e citta', della razionalizzazione del canto sociale; ecc.); vi comparira' inoltre un'appendice relativa agli studi di storia orale in un panorama internazionale, e l'indice dei nomi ricorrenti nei due volumi. * Un'avvertenza: in questi volumi non viene affrontato il problema della fissazione di narrazioni orali in audiovisivo, perche' cio' significherebbe entrare in un campo che e' solo apparentemente vicino a quello della storia orale ma ne e' invece tuttora assai lontano. La fissazione di narrazioni orali tramite il magnetofono oppure tramite il videotape o la cinepresa, lungi dal dare maggiore o minore comunicazione a seconda del mezzo utilizzato, produce comunicazioni intrinsecamente differenti. Se e' infatti vero che un racconto orale e' pienamente comunicante solo dal vivo, quando sguardo, ammiccamenti, pause e silenzi sono aspetti integranti della comunicazione, quindi l'audiovisivo sembrerebbe una dimensione piu' consona a riprodurre la comunicazione (che non e' mai solo orale, ma anche gestuale e mimica), di fronte a strumenti tecnici diversi e' ben raro che una medesima persona si comporti nel medesimo modo e racconti alla stessa maniera. Ma poi il problema e' soprattutto di metodo. Sull'inserimento della comunicazione orale all'interno della comunicazione visiva manca infatti a tutt'oggi quella riflessione specifica su strumento e fonti che ha invece caratterizzato la storia orale. Sicche' la storia in audiovisivo o in film resta a tutt'oggi prevalentemente improntata a una cattiva divulgazione, preoccupata piu' della "bellezza del montaggio" che di un uso corretto e non manipolatorio delle fonti. E se la storia che ci passa la televisione e' per lo piu' il regno prediletto non della riflessione storica ma della "persuasione occulta", mentre anche prodotti di qualita' come Gli ultimi giorni, di James Moll, prodotto da Steven Spielberg, basato su cinque delle interviste della "Shoa Foundation" con i sopravvissuti dei campi di sterminio nazisti, sottointendono per lo piu' delle storiografie quanto mai equivoche. Ha notalo giustamente Alessandro Portelli che la scelta del regista de Gli ultimi giorni di evitare voci fuori campo "esibisce un'intenzione di oggettivita' antiautoritaria, ma sottintende anche un'idea di onnipotenza filmica: non commentiamo le immagini sia perche' non imponiamo un'interpretazione, sia perche' parlano da se'. Il problema pero' e' che "fuori campo" c'e' ben altro: macchine e persone, mezzi tecnici, mezza dozzina di troupe internazionali... L'assenza della voce fuori campo allora e' piu' manipolatoria di una sua presenza, perche' fa parlare le immagini ma non fa vedere in che modo sono state prodotte, per cui presenta un evento costruito come un evento spontaneo". Quindi proprio "l'osservatore - qui, la macchina da presa e l'apparato produttivo - e' la condizione che permette di vedere l'evento osservato, o addirittura lo crea: cosi', la produzione che, certo facendogli un grande dono, riporta queste persone e i loro figli ad Auschwitz, per poter filmare [...]. La storia orale, scritta o filmata, non consiste dunque nella semplice raccolta e riproposizione di testimonianze, ma in una complessa costruzione dialogica di narrazioni in cui l'intervistatore e' altrettanto in gioco, altrettanto coinvolto dell'intervistato [...] Non si puo' fingere che un dialogo sia un monologo [...]. Infine: se uno scrive un libro, usando le fonti orali, le trascrive, le monta, le riporta - e poi le analizza, immette la propria voce in mezzo alle altre, apertamente, si prende la responsabilita' e si mette in gioco cercando di dire che cosa pensa che significhino. In video, ancora non abbiamo trovato il modo di fare la stessa cosa senza ricorrere a mezzi inadeguati - le teste parlanti, la voce fuori campo. Il risultato e' che, lungi dal parlare da se', la testimonianza resta sola e criptica, senza il supporto dell'analisi". Quindi a tutt'oggi storia orale e storia in audiovisivo o filmica, che sembrerebbero nate per completarsi a vicenda, restano tra loro profondamente diverse, anche se non si puo' escludere che un impegno metodologico congiunto di storici orali e registi possa in futuro modificare la situazione. 4. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008 Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia 2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007, euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse. L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it 5. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008 Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di "antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo. Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore. 6. LIBRI. E' IN EDICOLA "L'ANTIBARBARIE" DI GIULIANO PONTARA In supplemento al quotidiano "L'Unita'" e' in edicola il libro di Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, apparso presso le Edizioni Gruppo Abele di Torino nel 2006 ed ora riproposto in edizione economica a 7,50 euro. Come abbiamo piu' volte segnalato e' un libro di capitale importanza di uno dei massimi studiosi della nonviolenza (gia' curatore della fondamentale antologia degli scritti di Mohandas K. Gandhi, teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996). 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 355 del 4 febbraio 2008 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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