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Minime. 316
- Subject: Minime. 316
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 27 Dec 2007 00:37:22 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 316 del 27 dicembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. L'Agenda dell'antimafia 2008 2. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2008 3. Adriana Cavarero: Di una connessione colta da Hannah Arendt 4. Roberto Finelli: Antonio Banfi a cinquant'anni dalla scomparsa 5. Enzo Bianchi presenta "Il dio denaro" di Arturo Paoli e Gianluca De Gennaro 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA DELL'ANTIMAFIA 2008 Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo: l'Agenda dell'antimafia 2008, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2007, euro 10. A cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, edita dal Centro Impastato con Addiopizzo, Cesvop, Comune di Gela, Consorzio Ulisse. L'agenda puo' essere richiesta al Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 0917301490, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it 2. STRUMENTI DI LAVORO. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2008 Dal 1994 ogni anno le Edizioni Qualevita pubblicano l'agenda "Giorni nonviolenti" che nelle sue oltre 400 pagine offre spunti giornalieri di riflessione tratti dagli scritti o dai discorsi di persone che alla nonviolenza hanno dedicato una vita intera: ne risulta una sorta di "antologia della nonviolenza" che ogni anno viene aggiornata e completamente rinnovata. Uno strumento di lavoro che vivamente raccomandiamo. Per richieste: Qualevita Edizioni, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail: info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it Il costo di una copia di "Giorni nonviolenti" 2008 e' di 10 euro, sconti progressivi per l'acquisto di un numero di copie maggiore. 3. MAESTRE. ADRIANA CAVARERO: DI UNA CONNESSIONE COLTA DA HANNAH ARENDT [Da Adriana Cavarero, Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007, p. 63. Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all’Università di Verona; dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University (www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume [che abbiamo parzialmente aggiornato]: a) libri: Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990 (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003; Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti, Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp. 173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991); "Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica, Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111; "Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp. 187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita, a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B. Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp. 15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994, pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp. 15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia Stoller und Helmuth Vetter, Wuv-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226; "Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino 1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo lÃanno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dellÃedizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006; i recentissimi Diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000] Arendt nega dunque decisamente che fra la filosofia e i lager ci sia un rapporto diretto, e tuttavia individua una connessione precisa fra il male radicale e l'abitudine filosofica di pensare l'Uomo invece che la comunita' umana. 4. MEMORIA. ROBERTO FINELLI: ANTONIO BANFI A CINQUANT'ANNI DALLA SCOMPARSA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 dicembre 2007, col titolo "Una ragione per afferrrare la varieta' nel mondo della vita" e il sommario "Due libri ricordano l'opera di Antonio Banfi a cinquant'anni dalla sua morte. Un percorso di ricerca arricchito dall'incontro con la filosofia tedesca e approdato a un marxismo eterodosso rispetto all'egemonia storicista nel Pci. Un'originale riflessione sulle possibilita' di emancipazione umana a partire delle letture di Spinoza, Georg Simmel e Edmund Husserl. Roberto Finelli e' docente di Storia della filosofia moderna all'Universita' di Bari; e' condirettore insieme con Francesco Fistetti della collana "Humanities" dell'Editrice Pensa Multimedia di Lecce; autore di molte pubblicazioni, i suoi principali interessi di ricerca sono "l'idealismo tedesco, e specificamente la filosofia di Hegel; la psicoanalisi, con particolare riferimento ad una teoria rappresentativo-a/linguistica del pensiero inconscio nell'opera di Freud; il marxismo, con riferimento privilegiato all'opera di Marx; la critica del marxismo italiano, visto complessivamente come un 'marxismo senza Capitale', e l'analisi del post-moderno attraverso la messa in opera di un paradigma che, coerentemente con la teoria dell'astrazione reale, indaga i processi di svuotamento del concreto da parte dell'astratto e di superficializzazione-estetizzazione del mondo che ne derivano". Antonio Banfi, illustre filosofo italiano (1886-1957), nel 1925 e' tra i firmatari del manifesto antifascista di Croce, nel periodo dell'occupazione nazista prende parte alla Resistenza; propugnatore di un razionalismo critico, nel suo magistero di docente universitario, di organizzatore di cultura e di persona di forte impegno civile e' stato suscitatore di vive energie ed educatore di molti al rigore intellettuale e morale. Opere di Antonio Banfi: dal 1986 e' in corso l'edizione delle Opere, a cura dell'Istituto Antonio Banfi - Regione Emilia Romagna. Si veda il sito: www.istitutobanfi.it] Sono trascorsi cinquant'anni dalla morte di Antonio Banfi, che era nato a Vimercate nel 1886 e morto a Milano nel 1957. In occasione di questa ricorrenza sono usciti due libri dedicati alla sua figura: il primo, a cura di Simona Chiodo e Gabriele Scaramuzza (Ad Antonio Banfi. Cinquant'anni dopo, Unicopli, pp. 380, euro 18), e il secondo, Antonio Banfi. Dal pacifismo alla questione comunista, scritto da Fulvio Papi, uno dei suoi allievi della prima generazione universitaria e a lui piu' legati (Ibis, pp. 172, euro 16,50). Inoltre, recentemente si e' tenuto un convegno, di studiosi piu' e meno giovani, organizzato dall'Istituto Antonio Banfi di Reggio Emilia e dedicato alla complesse e varie facce della filosofia e della molteplice attivita', culturale e politica, del filosofo milanese. A proposito del rilievo che Banfi ha avuto nella nostra storia basti pensare che il suo insegnamento di filosofia a partire dagli anni '30 all'Universita' di Milano rimane centrale per comprendere la formazione di una larga parte dell'intellettualita' d'ispirazione umanistica e civile lombarda e settentrionale. Si sono formati con lui filosofi come Luciano Anceschi, Giovanni M. Bertin, Dino Formaggio, Enzo Paci, Giulio Preti, Paolo Rossi, Livio Sichirollo, politici e dirigenti del Pci come Rossana Rossanda e Aldo Tortorella, oltre che non una, ma piu' generazioni di studenti e di appassionati di filosofia, di estetica, di letteratura. Dal 1941 Banfi era entrato in contatto con la struttura clandestina del Pci. Dopo l'8 settembre prende parte all'organizzazione della Resistenza. Nel 1944 fonda con Eugenio Curiel il "Fronte della Gioventu'" e, alla fine del 1946, da' vita, insieme a Ferruccio Parri e ad altri promotori, a quella Casa della Cultura che svolgera' una funzione insostituibile nel dibattito e nel confronto delle idee nella vita della citta' lombarda. Ne' va dimenticato che nel dopoguerra Banfi, oltre a svolgere l'insegnamento universitario, e' stato per due volte eletto al Senato della Repubblica ed e' stato membro del Comitato Centrale del Pci. * Una costellazione di idee Eppure, malgrado il rilievo storico della sua azione - sia dal lato piu' propriamente filosofico, quanto ad un'opera intelligente e costante di accoglimento e diffusione della filosofia europea nell'ambito intellettuale italiano, sia da quello piu' pratico dell'organizzazione e della didattica culturale (si ricordi la direzione di una rivista come "Studi filosofici") - di Antonio Banfi le nuove generazioni pressoche' non conoscono il nome. Solo che il silenzio caduto sul filosofo milanese non si spiega solo con il genocidio culturale perpetrato a danno delle generazioni piu' giovani dall'americanizzazione della nostra vita e dalla distruzione, ormai compiuta, della scuola pubblica. Perche' il caso di Banfi appare piu' complesso. Esso rimanda infatti al confronto-scontro tra diverse tipologie e ispirazioni del marxismo all'interno del piu' generale marxismo italiano, alla questione assai tormentata del rapporto tra intellettuali e gruppo dirigente del Pci (come testimonio' la vicenda del "Politecnico" di Elio Vittorini), e soprattutto al dominio egemonico e incontrastato che lo storicismo di coniugazione togliattiana assunse nella unificazione ideologica e politica sia dei quadri e della struttura burocratica del partito sia della classe operaia e delle masse popolari legate alla prospettiva del comunismo. Il nodo di fondo del "caso Banfi" e' da ricercare nel fatto che la filosofia che Banfi ha precedentemente elaborato e con la quale e' giunto all'incontro con il marxismo, e' stata profondamente diversa dalla filosofia e dalla costellazione d'idee che ha guidato la formazione dei dirigenti del Pci fin dalla sua fondazione. Nel caso del gruppo dirigente comunista, anche se ovviamente con una significativa varieta' d'accenti, si e' trattato di un percorso che giungeva al marxismo da un'educazione di ambito fortemente nazionale, per quanto fecondato dalla dimensione internazionalistica del movimento operaio. Si trattava di una cultura caratterizzata da un'ampia presenza dell'idealismo, sia nella versione storicistica di Croce che in quella attualistica di Gentile, da una giustapposizione frequente di motivi positivistici e di volontarismo storico, da una forte esposizione e sensibilita' alla tradizione degli studi storico-letterari e retorico-artistici della storia d'Italia. Laddove con Banfi si trattava di una formazione che s'era venuta arricchendo, a partire dal soggiorno berlinese del 1910-11, dell'incontro con la filosofia tedesca di allora, quale il neokantismo della cosiddetta Scuola di Marburgo, la filosofia e la sociologia della vita di Georg Simmel, la fenomenologia di Edmund Husserl. Ne era derivata, per Banfi, gia' allievo di Pietro Martinetti e studioso, percio', di Kant e di Hegel, una visione della filosofia e della vita che nella sua prima maturita' aveva depositato ne I principi di una teoria della ragione, il suo testo di maggiore impegno e sistematicita' teorica, scritto nel 1926. * Il soggetto e l'oggetto del pensiero Per Banfi "ragione" significava la capacita' d'infinitizzare l'esperienza, di dilatare cioe', in un modo tendenzialmente infinito, soggetto ed oggetto dell'esperire umano, alla ricerca di relazioni e legalita' sempre piu' vaste, che dessero conto della vera realta' di entrambi quei termini. La ragione e' il nesso soggetto-oggetto, quale struttura permanente della vita umana - quale "trascendentale" si direbbe con Kant -, che, non coincidendo con nessuna configurazione limitata e determinata ne' del soggetto ne' dell'oggetto del nostro esistere, apre, con la sua esigenza d'infinitizzare sia un polo che l'altro in una prospettiva costante di critica e di universalizzazione. Perche' appunto essa sottrae ogni campo del conoscere e dell'agire umani ai limiti e agli sconfinamenti che nascono da un'esigenza di chiusura protettiva e rassicurante, per evidenziarne invece contesti e forme di relazioni che li legano e li istituiscono nel piu' vasto mondo della vita. In un'attribuzione di senso, che, per l'amplificarsi permanente del proprio orizzonte, e' l'unica a garantire acquisizioni di verita' che possano sfuggire al variare senza fine delle opinioni e delle mere certezze soggettive. La vita, per Banfi, nella sua oggettivita' di natura e storia, e' sempre connessa inseparabilmente all'attivita' simbolica, culturale, con cui il soggetto cerca di interpretarla e di intenderla. La vita, come insegnava Simmel, ha sempre bisogno del "piu'-che-vita" (dei molteplici ambiti dell'agire simbolico, che nella loro articolata varieta' costituiscono cio' che Banfi chiama la "cultura"), per poter essere vissuta in una permanente correlazione soggetto-oggetto, il cui rapporto possa essere di vicendevole simmetria e di feconda compenetrazione. Giacche', all'opposto, se uno dei due poli domina asimmetricamente sull'altro, l'oggetto sul soggetto o, viceversa, il soggetto sull'oggetto, si ha crisi, storica ed esistenziale, dato che il vitale non trova contenimento, elaborazione e forma nello spirituale e lo spirituale diventa imposizione di astratti ed obbligati dover-essere sulla legalita' immanente all'oggettivita' della vita. In tale ottica, come pensatore delle possibili fratture e asimmetrie tra "vita" e "vita spirituale", cioe' tra vita e forme in cui gli esseri umani vivono e interpretano la vita, Banfi e' stato, anche, pensatore della crisi. Della crisi della modernita', della crisi della coscienza europea, della crisi tra inadeguatezza del mondo delle idee e realta' della vita, come quando, fin da giovane, opponeva a un'intellettualita' disgregata e perduta nei nazionalismi della prima guerra mondiale un pacifismo ispirato al tolstoismo, scrivendo che "l'unico dovere che io capisco e' che sia difesa la vita e l'integrita' morale dell'enorme moltitudine che vive da secoli solo per faticare e penare, per dare a noi (intellettuali) il comodo dell''idealita''". * Il buio della ragione Ma piu' che pensatore delle crisi e delle possibili discontinuita' storiche ed esistenziali, Banfi e' stato pensatore della luce e della positivita' della vita, teorizzando un "razionalismo critico" che fin dai primi scritti ha sempre rifiutato ogni rapporto con il nichilismo europeo: se per nichilismo s'intende la valorizzazione del "Nulla", che, a vario titolo, e' stata impiegata dalla filosofia del '900 nella spiegazione e nella costruzione dell'esperienza umana. Il male, il negativo, il non-essere per Banfi, appassionato lettore di Spinoza, consiste in ogni atteggiamento, sia conoscitivo che pratico, che si allontani dalla prospettiva dell'universalita', dalla capacita' cioe' di vedere i nessi delle cose particolari con la totalita'. Il non-essere, come scrive nelle lezioni su Spinoza del '34-35, e' il buio della ragione, che e' "sempre possibile e sempre presente non appena l'uomo si abbandona alle sue passioni e non vede da un punto di vista universale". Invece solo la ragione, intesa, non alla Max Weber, come ragione calcolante e quantificante, ma, alla Spinoza e alla Hegel, come liberazione dal dogma della parzialita', puo' condurre alla liberazione della vita: a valorizzarla e intenderla nella totalita' di tutti i suoi aspetti e di tutte le sue esigenze. Cosi' come solo la ragione puo' concepire e dar luogo a un sommo bene, che non sia trascendente, come vuole la spiritualita' religiosa, ma che si proponghi invece come l'unificazione tendenzialmente possibile della realta' e, insieme, della vita dell'umanita'. Per cui appare chiaro che quando, a muovere da tali presupposti, e' maturato l'incontro tra Banfi e il comunismo organizzato nel Pci, la coniugazione del marxismo che ne e' derivata non poteva che atteggiarsi in modo originale, per non dire eterodosso, rispetto al marxismodel togliattismo "romano". Il riferimento ideale del marxismo togliattiano era e doveva essere, per formazione culturale e scelte politiche, la tradizione della storia d'Italia e la continuita' che la classe operaia e le masse popolari dovevano garantire a tale tradizione. Coll'assumere su di se' quei compiti di progresso materiale e civile d'Italia, di unificazione del paese, di allargamento della partecipazione alla vita democratica, di cui la borghesia nazionale e le classi proprietarie s'erano mostrate storicamente incapaci. Storicismo qui significava che l'orizzonte nazionale dovesse predominare, quanto a gerarchia di valori, sull'orizzonte dell'intensificazione della socialita' e della comunita' e che le configurazioni dell'unita', politica e istituzionale, della nazione fossero assunte come prioritarie rispetto alla configurazioni possibili di una vita economica, civile, organizzativa ed educativa innovativa ed alternativa. Perche' appunto la linea guida era quella di una innovazione nella continuita' che doveva impegnare il proletariato italiano in un compito che trovava gia' prefissato e depositato nelle vicende della storia nazionale. * Due marxismi a confronto Il contesto di riferimento e di confronto del marxismo banfiano era invece, assai piu' che non l'Italia, l'Europa. Significava la necessita' di una elaborazione e di una mediazione dell'antropologia comunista, dei valori dell'homo faber, dell'etica del lavoro e dello sviluppo delle forze produttive, con i valori e le tipologie dell'antropologia spinoziana, kantiana, hegeliana, nietzschiana, neokantiana e fenomenologico-husserliana. Significava attribuire all'Unione Sovietica nel dopoguerra e nella guerra fredda il ruolo della rappresentante mondiale del comunismo, ma certamente non assumere in nessun senso il realismo socialista, il marxismo dialettico, la cultura ufficiale dell'Urss come possibile, per quanto discusso, luogo di interlocuzione. Posto che il luogo ideale del confronto avrebbe dovuto essere quanto di piu' avanzato era stato promosso dalla cultura europea dell'800 e del '900, senza trascurare, ad esempio sul piano estetico, la rivoluzione visiva ed espressiva delle avanguardie artistiche novecentesche. Nel secondo dopoguerra tra "marxismo milanese" e "marxismo romano" si sono insomma giocate, anche se in modo non organico, non programmatico, e spesso privo di sufficiente autoriflessivita' e consapevolezza, due modalita' diverse di concepire il ruolo della classe operaia come classe generale. Da un lato, secondo l'interpretazione etico-politica che Togliatti aveva voluto estrarre da Gramsci, un'universalita' che si conchiudeva nell'orizzonte unificato degli interessi nazionali, dall'altro una universalizzazione che avrebbe potuto significare per la classe operaia in primo luogo l'abbandono progressivo di autorappresentazioni limitate ed arcaiche del proprio Se', al fine di attingere e sperimentare forme, consapevolezze e modalita' pratico-organizzative piu' avanzate ed estese del proprio essere vitale. Tornare a leggere e studiare l'opera di Antonio Banfi implica, io credo, tornare a riflettere su quello snodo storico, di storia delle idee, di storia di gruppi intellettuali e di storia di gruppi politici. E significa tornare a riflettere sui modi futuri di un possibile marxismo che, proprio nel verso della lezione banfiana, sappia coniugare quanto di piu' attuale Marx ha concepito, attraverso la sua scienza del Capitale, con le acquisizioni piu' avanzate dell'antropologia e delle scienze umane contemporanee. 5. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "IL DIO DENARO" DI ARTURO PAOLI E GIANLUCA DE GENNARO [Dal supplemento "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 17 novembre 2007, col titolo "Il cristiano non adora il dio denaro". Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi. Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi, Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola, Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990; Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte, Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei, Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997; Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997; Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio, Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce, Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo, Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del 2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon, 2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli, 2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006. Arturo Paoli, religioso, costruttore di pace, saggista, e' una delle figure piu' vive della solidarieta' operosa e della nonviolenza in cammino; su di lui dal sito www.giovaniemissione.it riprendiamo la seguente scheda: "Arturo Paoli e' nato a Lucca nel 1912. Si laurea in lettere classiche a Pisa ed e' ordinato sacerdote nel 1940. Tra il '43 e il '44 partecipa alla Resistenza. Nel 1949 viene nominato assistente nazionale della Giac (Gioventu' Cattolica) mentre era alla presidenza Carlo Carretto. Assistente nazionale dell'Azione Cattolica negli anni '50, fu costretto alle dimissioni per le sue posizioni in contrasto con la gerarchia. Autore di numerose opere che potrebbero andare sotto il titolo di "spiritualita' della relazione", ha scritto fra gli anni '80 e i '90 la sua puntuale "Lettera dall'America Latina" ai lettori di "Nigrizia" (www.nigrizia.it). Nel 1954 riceve l'ordine di imbarcarsi come cappellano su una nave argentina destinata agli emigranti. Durante questi viaggi conosce i Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld ed entra nella loro congregazione. Terminato il noviziato svolge il lavoro di magazziniere nel porto di Orano (Algeria) e poi nelle miniere di Monterangiu in Sardegna. Nel 1960 si reca in America Latina per avviare una nuova fondazione: qui vive con i boscaioli della foresta argentina. Quando il clima politico peronista si fa pesante, subisce una campagna denigratoria: il suo nome e' nell'elenco di quelli che devono essere soppressi. Nel 1974 si trasferisce in Venezuela; anche qui il suo lavoro e' di impegno pastorale e di promozione sociale. Nel 1983 comincia a soggiornare in Brasile, dove, dopo la dittatura militare, prende vita una chiesa che e' tra le piu' vive dell'America Latina. In Brasile ha fondato "Afa" (Associazione fraternita' alleanza), che e' una comunita' di laici impegnati in alcuni progetti di aiuto alle famiglie delle favelas: progetto Latte, Educazione, Salute, Donna, Informatizzazione. Nel 1999 lo Stato d'Israele gli conferisce la nomina a "Giusto tra le Nazioni" per aver aiutato e salvato alcuni ebrei nel 1944 all'epoca delle persecuzioni naziste. Il suo nome sara' scritto per sempre nel muro d'onore del Giardino dei Giusti dello Yad Vashem a Gerusalemme. Attualmente vive a Foz de Iguacu, nel barrio di Boa Esperanza. Da quarant'anni Arturo Paoli condivide la sua vita con i poveri, senza per questo rinunciare all'attivita' di conferenziere e animatore: collabora con diverse riviste ("Rocca", "Nigrizia", "Il Regno", "Jesus") e ha scritto una trentina di opere". Tra le opere di Arturo Paoli: Gesu' amore, 1960, Borla 1970; Dialogo della liberazione, 1969; La costruzione del Regno, Cittadella, Assisi 1971; Conversione, Cittadella, Assisi 1974; Il grido della terra,1976; Camminando si apre cammino, Gribaudi, Torino 1977; Cercando liberta', Gribaudi, Torino 1980; Tentando fraternita', Gribaudi, Torino 1981; Facendo verita', Gribaudi, Torino 1984; Le palme cantano speranza, Morcelliana, Brescia 1984; Testimoni della speranza, Morcelliana, Brescia 1989; Il silenzio, pienezza della parola, Cittadella, Assisi 1991, 1994, 2002; La radice dell'uomo, Morcelliana, Brescia; Camminando s'apre cammino, Cittadella, Assisi 1994; Il sacerdote e la donna, Marsilio, Venezia 1996; Progetto Gesu': una societa' fraterna, Cittadella, Assisi 1997; Quel che muore, quel che nasce, Sperling & Kupfer, Milano 2001; Un incontro difficile, Cittadella, Assisi 2001; con Remo Cacitti e Bruno Maggioni, La poverta', In dialogo, 2001; La gioia di essere liberi, Edizioni Messaggero di Padova, Padova 2002; Della mistica discorde, La meridiana, Molfetta (Ba) 2002; (con Francesco Comina), Qui la meta e' partire, La meridiana, Molfetta (Ba) 2005; (con Gianluca De Gennaro), Il dio denaro, L'altrapagina, Citta' di Castello 2007. Gianluca De Gennaro, amico della nonviolenza, impegnato nella solidarieta' e nella condivisione, vive a Gubbio; e' presidente di "Civilta' etica", associazione impegnata nel commercio equo e solidale; laureato in filosofia con una tesi sul pensiero di Emmanuel Levinas dal titolo "Soggettivita' come responsabilita'", coordina le attivita' di "Civilta' etica" organizzando seminari, incontri e convegni su tematiche filosofiche e sociali; collabora con varie riviste e associazioni (tra cui "L'Altrapagina" di Citta' di Castello, "Ore Undici" di Roma). Opere di Gianluca De Gennaro: Emmanuel Levinas profeta della modernita', Edizioni Lavoro, Roma 2001; (con Arturo Paoli), Il dio denaro, L'altrapagina, Citta' di Castello 2007] "Non si puo' servire a Dio e alla ricchezza". Cosi' suona nella nuova traduzione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana una frase di Gesu' riportata dal Vangelo di Luca, frase in cui eravamo abituati a ritrovare un meno imbarazzante "Mammona". Ma cio' che poneva e pone problema in quella affermazione non e' l'uso di un termine dal suono innocuo come Mammona, bensi' quella categorica impossibilita' di doppia servitu', quella scelta radicale che e' richiesta al discepolo di Gesu' di Nazaret. Questa maggior chiarezza linguistica arriva in giorni in cui, come ogni anno, i lavori del Parlamento come le prime pagine dei giornali sono monopolizzati da discussioni su cifre di spese, tagli e sussidi che dovrebbero orientare l'uso della ricchezza dello Stato verso il bene comune, che dovrebbero cioe' aiutare a "servirsi" del denaro senza divenirne servi. Il tempo e' allora propizio per riflettere su un'intervista di Gianluca De Gennaro ad Arturo Paoli che ruota attorno a Il dio denaro (L'altrapagina, Citta' di Castello, pp. 74, euro 10, con prefazione di Achille Rossi e introduzione di Gabriele Riccardo Tordoni). Parole schiette quelle del novantacinquenne piccolo fratello del Vangelo, parole che suonano a volte come sale sulle ferite di un occidente che di questa divinita' universale pare un servitore zelante e ben ripagato, parole magari eccessive, ma che sanno rendere conto di un'irriducibile radicalita'. Del resto e' la vicenda stessa di Arturo Paoli - un uomo che ha cercato per tutta la sua lunga vita di servire un unico Signore - a turbare il nostro tranquillo accomodamento con il denaro e il suo potere. Prete attivo nella resistenza antifascista, "giusto tra le genti" per aver salvato degli ebrei, vice-assistente della Gioventu' di Azione cattolica dimesso dall'incarico nel 1954, cappellano sulle navi, piccolo fratello nelle realta' piu' povere e sfruttate dell'America Latina, inserito nella lista delle persone da eliminare nell'Argentina dei generali, insignito della medaglia d'oro al valor civile dal presidente Ciampi lo scorso anno: la sua e' certo un'esistenza scomoda, dalle posizioni non sempre totalmente condivisibili, eppure e' un'esistenza di rara trasparenza e coerenza. In essa il rapporto con il denaro non e' una variabile tra le tante, ma una discriminante che fornisce una chiave di lettura per leggere situazioni e atteggiamenti quotidiani e che aiuta a "smascherare l'unico vero idolo del nostro secolo: il mercato". E' una lotta anti-idolatrica quella propugnata da Paoli, una lotta che pero' non conosce le armi della violenza, ma che fa appello costantemente alla speranza, alla solidarieta', all'amicizia, all'amore. Si', il sale di certe affermazioni brucia la nostra societa' che si culla beatamente nel trionfo del dio denaro, come brucia le "timidezze della chiesa" che a volte esita a far risuonare le esigenze del Vangelo, ma e' quello stesso sale a dare sapore e dignita' a vite che altrimenti finirebbero abbrutite da logiche spietate. Il problema allora non e' chiamare con il nome giusto Mammona, ma non farsi chiamare e non essere suoi servi. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 316 del 27 dicembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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