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Minime. 283
- Subject: Minime. 283
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 24 Nov 2007 00:51:55 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 283 del 24 novembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Oggi a Roma 2. Movimento Nonviolento: Adesione alla manifestazione contro la violenza sulle donne 3. Un sito 4. Tre comunicati di controviolenzadonne.org 5. Rosangela Pesenti: Sulla violenza alle donne 1977-2007 6. Lea Melandri: La violenza sessista 7. Salviamo il Bulicame dai nuovi attila 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. OGGI A ROMA Oggi a Roma contro la violenza sulle donne. E domani ovunque. 2. EDITORIALE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: ADESIONE ALLA MANFESTAZIONE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE [Dal Movimento Nonviolento (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) riceviamo e diffondiamo] Delle molte sperate e proclamate una sola prosegue e merita il nome: la rivoluzione delle donne. Abbiamo visto una trasformazione grande e profonda, dei rapporti tra loro, tra le generazioni, tra i sessi. Di questo mutamento le donne hanno portato, e portano, il peso e la sofferenza maggiori. E' un mutamento che hanno offerto a vantaggio di tutte e tutti. Il dono non e' stato, in generale, compreso ed accolto dagli uomini. E' che siamo abituati a pensare che delle cose buone non ce ne sia per tutti. Siamo addestrati all'avarizia: quello che va a chi prima non l'aveva e' certo tolto a chi prima l'aveva. Ripetiamo come cosa evidente, e gia' massimo di civilta' rispetto a prepotenze dominanti, che la mia liberta' finisce dove comincia la liberta' degli altri. Dovremmo riconoscere invece che la mia liberta' si alimenta della liberta' degli altri. Liberi si e' solo tra donne e uomini liberi, liberati e liberanti. Questa liberazione, questa apertura all'esistenza, alla liberta', allo sviluppo di tutte e tutti (che Capitini ci ha insegnato a chiamare nonviolenza) e' difficile da riconoscere ed accettare. Comporta rinuncia a strutture, culture, comportamenti consolidati e basati sullo sfruttamento, il dominio, la violenza. I processi di liberazione o si ampliano e approfondiscono o sono interrotti e rovesciati dalla reazione. Sta succedendo. E le donne, portatrici della sola rivoluzione che il secolo passato ci ha lasciato in eredita', ne pagano il prezzo maggiore in termini di violenza estrema: fisica, culturale e sociale. Questo avviene in ogni ambito, a partire dalla famiglia, in ogni contesto, in ogni paese, in ogni classe sociale. E' una violenza che viene da noi: e' in nostro potere farla cessare. Inadeguato ma sincero segno del nostro impegno e' l'adesione alla manifestazione contro la violenza alle donne. 3. RIFERIMENTI. UN SITO www.controviolenzadonne.org e' il sito delle donne che hanno promosso la manifestazione nazionale che si svolge oggi a Roma. 4. MATERIALI. TRE COMUNICATI DI CONTROVIOLENZADONNE.ORG [Dal sito www.controviolenzadonne.org riprendiamo i seguenti comunicati] Roma, 23 ottobre 2007 L'assemblea di singole donne e di realta' associative femminili, femministe e lesbiche, provenienti da tutta Italia, che si sono riunite in assemblea pubblica domenica 21 ottobre a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne, sulla base dell'appello diffuso dal sito www.controviolenzadonne.org hanno indetto una manifestazione nazionale a Roma sabato 24 novembre 2007 alle ore 14, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L'assemblea ha denunciato le continue violenze e gli assassinii che avvengono in contesti familiari da parte di padri, fidanzati, mariti, ex e conoscenti. La violenza contro le donne viene attribuita alla devianza di singoli, mentre avviene principalmente all'interno del nucleo familiare dove si strutturano i rapporti di potere e di dipendenza. L'aggressivita' maschile e' stata riconosciuta (dati Onu) come la prima causa di morte e di invalidita' permanente per le donne in tutto il mondo. L'assemblea ha sottolineato come il tema, soprattutto in Italia, continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura, avallando la tesi che sia qualcosa di ineluttabile, mentre si tratta di un grave arretramento della relazione uomo donna. L'assemblea ha richiesto con forza che il tema non venga ricondotto, come si sostiene da piu' parti, a un problema di sicurezza delle citta' o di ordine pubblico. La violenza sulle donne non potra' essere sconfitta attraverso scorciatoie legislative e provvedimenti di stampo repressivo. La violenza maschile non conosce differenze di classe, etnia, cultura, religione e appartenenza politica. Denunciamo la specifica violenza contro le lesbiche volta ad imporre un unico modello eterosessuale. Senza un reale cambiamento culturale e politico che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo non puo' esserci salto di civilta'. Tutte le donne e le realta' associative presenti all'assemblea del 21 ottobre hanno unanimemente stabilito di prendere la parola in piazza sabato 24 novembre a Roma per affermare come protagoniste la liberta' di decidere delle proprie vite nel pubblico e nel privato, ribadendo l'autodeterminazione e la forza delle pratiche politiche femminili e femministe. Per firmare l'appello: www.controviolenzadonne.org * Roma, primo novembre 2007 controviolenzadonne.org, che ha indetto una manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne a Roma il 24 novembre, condanna fermamente l'approccio securitario con cui le istituzioni stanno affrontando il caso della donna violentata e in coma da ieri, dopo aver subito un'aggressione a Roma presso la stazione ferroviaria di Tor di Quinto. Ancora una volta la violenza maschile viene ricondotta a un problema di sicurezza delle citta' e di ordine pubblico, strumentalizzando a fini politici il dramma di donne che vengono stuprate e in molti casi uccise. La violenza contro le donne continua a essere trattata come devianza di singoli o come responsabilita' da addossare alla nazionalita' degli aggressori e degli omicidi, mentre e' strutturata all'interno della societa' e della famiglia, e deriva dal dominio storico di un sesso sull'altro. L'aggressivita' maschile e' la prima causa di morte e di invalidita' permanente (dati Onu) per le donne in tutto il mondo. Senza un reale cambiamento culturale e politico che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo non puo' esserci salto di civilta'. La violenza sessista contro le donne e' una delle emergenze sociali e politiche piu' pressanti e il silenzio delle istituzioni sul tema non e' piu' accettabile. Le donne di tutta Italia, i Centri antiviolenza e l'associazionismo femminile e femminista che hanno aderito all'appello del sito www.controviolenza.org scenderanno in piazza sabato 24 novembre a Roma per condannare la violenza maschile contro le donne e per affermare, come protagoniste, la liberta' di decidere delle loro vite nel pubblico e nel privato. * Roma, 15 novembre 2007 L'obiettivo della manifestazione di sabato 24 novembre e' quello di riportare al centro del dibattito politico e culturale del Paese la violenza maschile contro le donne come la piu' grave violazione dei diritti umani. Le assemblee nazionali che si sono svolte a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne e il dibattito che ogni giorno registriamo sul sito controviolenzadonne.org hanno espresso ed esprimono la piu' ampia volonta' di partecipazione delle donne di tutta Italia, posizioni condivise e sensibilita' differenti. Nel rispetto di tutte, l'obiettivo comune rimane quello di riaffermare l'autonomia politica e la forza delle pratiche politiche delle donne. Come donne in lotta contro la violenza degli uomini rifiutiamo qualsiasi forma di prevaricazione, discriminazione e sfruttamento. Ribadiamo quindi il nostro essere antifasciste e antirazziste. 5. RIFLESSIONE. ROSANGELA PESENTI: SULLA VIOLENZA ALLE DONNE 1977-2007 [Da una mailing list riprendiamo queste poesie di Rosangela Pesenti (per contatti: rosangela_pesenti at libero.it). "Poesie scritte tanti anni fa per una donna che mi ha confidato la violenza subita e alcune scritte quest'anno". Rosangela Pesenti, laureata in filosofia, da molti anni insegna nella scuola media superiore e svolge attivita' di formazione e aggiornamento. Counsellor professionista e analista transazionale svolge attivita' di counselling psicosociale per gruppi e singoli (adulti e bambini). Entrata giovanissima nel movimento femminista, nell'Udi dal 1978 di cui e' stata in vari ruoli una dirigente nazionale fino al 2003, collabora con numerosi gruppi e associazioni di donne. Fa parte della Convenzione permanente di donne contro tutte le guerre, della Convenzione delle donne di Bergamo, collabora con il Centro "La Porta", con la rivista "Marea" e la rivista del Movimento di cooperazione educativa. Tra le opere di Rosangela Pesenti: Trasloco, Supernova editrice, Venezia 1998; (con Velia Sacchi), E io crescevo..., Supernova editrice, Venezia 2001; saggi in volumi collettanei: "Antigone tra le guerre: appunti al femminile", in Alessandra Ghiglione, Pier Cesare Rivoltella (a cura di), Altrimenti il silenzio, Euresis Edizioni, Milano 1998; "Una bussola per il futuro", in AA. VV., L'economia mondiale con occhi e mani di donna, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 1998; AA. VV., Soggettivita' femminili in (un) movimento. Le donne dell'Udi: storie, memorie, sguardi, Centro di Documentazione Donna, Modena 1999; "I luoghi comuni delle donne", in Rosangela Pesenti, Carmen Plebani (a cura di), Donne migranti, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 2000; "Donne, guerra, Resistenza" e "Carte per la memoria", in AA. VV., Storia delle donne: la cittadinanza, Quaderni della Fondazione Serughetti - La Porta, Bergamo 2002; Caterina Liotti, Rosangela Pesenti, Angela Remaggi e Delfina Tromboni (a cura di), Volevamo cambiare il mondo. Memorie e storie dell'Udi in Emilia Romagna, Carocci, Firenze 2002; "Donne pace democrazia", "Bertha Von Suttner", "Lisistrata", in Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne Disarmanti, Intra Moenia, Napoli 2003; "I Congressi dell'Udi", in Marisa Ombra (a cura di), Donne manifeste, Il Saggiatore, Milano 2005; "Tra il corpo e la parola", in Io tu noi. Identita' in cammino, a cura dell'Udi di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, 2006] I. 1977 Sto rattrappita ai margini del tempo lunghe parole mi percorrono sotto pelle luoghi ignoti rabbrividiscono i miei pensieri Sulla strada un lampo ha separato l'universo. Ci sono radici che affiorano quando la nostra terra e' violata lunghe cicatrici che percorrono la nostra vita dove un tempo avevamo sepolto speranze Tracciano il solco di ferite che non lasceremo lungo i rimpianti della memoria Lunghe radici che ancora ci consentono la primavera. Ho paura quando le strade della memoria denudano il mio corpo giovane contro la luce livida di una notte ansimante e feroce Cosi' mi porto questa ferita nei giorni che nessun sole riesce a scaldare dentro il tremore che un gesto ha incrinato su di me per tutto il sempre possibile e futuro. * II. 2007 La citta' e' un profilo di fumo su cui germogliano esili antenne nell'alito rosato del crepuscolo i pensieri s'allungano come dita invisibili sulla tastiera dei giorni nuove melodie risuonano infilandosi tra note dimenticate Il tempo e' un baluginio d'infinito tra gli occhi e l'al di la' della strada. Rosso un maggiolino procede verso una goccia di rugiada in cima a un filo d'erba non sete lo guida ma l'arcobaleno che brilla nel precario diamante del mattino lui e' un puntino rosso di speranza mentre il sole cambia una lacrima in giada e poi ancora un'ametista violetta e una pietra turchina e smeraldo in cui specchia una farfalla l'ala nella sua breve danza e insieme per l'infinito di un momento s'incontrano due antenne vite di diversa sostanza e la scoperta vale per un tempo che riscatta ogni altro male, la bellezza dell'alba. Ho messo un segnalibro tra i pensieri per separare i bianchi, i grigi, i neri di scriverli non ho voglia seguo il ronzio di un'ape mi trascina oltre la soglia lascio un fermacarte colorato per quelli che volano leggeri di peso come il sasso che basta alla tovaglia sotto il pergolato dove la sera accendiamo i ceri i fili d'ombra nuova nel giardino confondono i sentieri alle formiche mi chiedo dove sia il loro riparo quale sia il buco del terreno a cui tornano come le navi al faro m'incantano i colori della sera che indovino nel giorno poco a poco cosi' anche il dolore si fa fioco e si consuma la vita come cera. C'e' un vuoto piccolo senza luce o rumore scavato dal tumore dentro il seno meno del buio ambiguo di un'ostrica appoggiato appena sopra il cuore una striscia sottile di ceralacca a suggello del futuro che non temo Immagino le cuciture e i nodi il taglio e' di alta sartoria ricorda la traccia lieve di un fossile che nella morte insegna la via Aspetto che dal buio misterioso delle mie cellule impazzite nasca un gioiello, un tesoro che diventino ricamo tutte le invisibili ferite una mappa di filigrana d'oro, che una notte una fata pellegrina lasci nel vuoto del mio seno una perla una luce che riscatti la mia vita come l'aurora una qualsiasi mattina mi basta anche un biglietto, un promemoria di quella forza che a ogni giorno rimette sulle spalle la sua gerla. 6. RIFLESSIONE. LEA MELANDRI: LA VIOLENZA SESSISTA [Dal sito della Libera universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente articolo pubblicato nell'inserto di "Liberazione" di domenica 18 novembre 2007 col titolo "La violenza sessista e' l'atto di nascita della politica". Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista, redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione teorica delle donne. Opere di Lea Melandri: segnaliamo particolarmente L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, Manifestolibri, Roma 1997; Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988, Bollati Boringhieri, Torino 2002; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile, Franco Angeli, Milano 2000; Le passioni del corpo, Bollati Boringhieri, Torino 2001. Dal sito www.universitadelledonne.it riprendiamo la seguente scheda: "Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Universita' delle Donne di Milano, di cui e' stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: 'Ragazza In', 'Noi donne', 'Extra Manifesto', 'L'Unita''. Collaboratrice della rivista 'Carnet' e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista 'Lapis. Percorsi della riflessione femminile', di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. Nel sito dell'Universita' delle donne scrive per le rubriche 'Pensiamoci' e 'Femminismi'"] La politica, da sempre, sembra aver bisogno di semplificazioni, di proclami, di colpi verbali ben assestati, di simbologie facili e famigliari al senso comune. La guerra mai dichiarata al sesso femminile, che ha segnato fin dal suo atto fondativo il dominio di una comunita' storica di uomini, non poteva non lasciare tracce durature nella vita degli individui e delle societa', nella cultura e nelle istituzioni della vita pubblica, nelle abitudini quotidiane e nella storia dei popoli. Per questo e' molto importante che la manifestazione del 24 novembre contro la violenza degli uomini sulle donne mantenga aperta, per quanto e' possibile, la complessita' dei temi, delle analisi, dei cambiamenti e delle pratiche politiche che da anni tentano di sottrarre il rapporto tra i sessi alla "normalizzazione" a cui va incontro un potere dato come "naturale", evidente e invisibile al medesimo tempo, come lo sono gli accadimenti che non dipendono dalla nostra volonta'. Lo stupro e l'omicidio sono le forme estreme del sessismo e sarebbe un errore considerarle isolatamente, come se non fossero situate in una linea di continuita' con rapporti di potere e culture patriarcali che, nonostante la costituzione, le leggi, i "valori" sbandierati della democrazia, stentano a riconoscere la donna come persona. La donna resta - purtroppo anche nel sentire e nel modo di pensare di molte donne, per ragioni di adattamento e di sopravvivenza - una funzione sessuale e procreativa. E' il corpo che assicura piacere, cure, continuita' della specie. Non e' un caso che una delle ragioni di maggior allarme per una civilta' che avverte segnali di crisi, accerchiata dall'immigrazione crescente e dall'odio degli altri popoli, sia la denatalita'. E' importante percio' che si dica che la violabilita' del corpo femminile - la sua penetrabilita' e uccidibilita' - non appartiene all'ordine delle pulsioni "naturali", ai raptus momentanei di follia, o alla arretratezza di costumi "barbari", stranieri, ma che sta dentro la nostra storia, greca romana cristiana, a cui si torna oggi a fare riferimento per differenziarla dalla presenza in Europa di altre culture. Essa fa tutt'uno con la nascita della polis, con la divisione dei ruoli sessuali del lavoro, con la separazione tra la casa e la citta', la famiglia e lo Stato. La cancellazione della donna come persona, individualita', soggetto politico, produce inevitabilmente lo svilimento del suo corpo, l'assimilazione agli altri "corpi vili" - l'adolescente, il prigioniero, lo schiavo - su cui l'uomo ha esercitato fino alle soglie della modernitA' un potere sovrano di vita e di morte. Le ideologie, le abitudini del ceto politico e degli intellettuali che lo corteggiano non sono molto cambiate. L'allargamento della cittadinanza alle donne, oltre a essere tuttora imperfetta, ha continuato a convivere con l'idea di un femminile come "mancanza", "subumanita'", soggetto debole da proteggere, tutelare, difendere dai propri cattivi impulsi. Se l'emancipazione risulta spesso cosi' respingente per le donne stesse che l'hanno desiderata e' perche' si configura come fuga da un femminile svalutato, insignificante, subalterno alla visione del mondo di cui e' il prodotto. Non suona purtroppo cosi' lontana la definizione che ne dava, agli albori del '900, Paolo Mantegazza: "questo nuovo liberto della societa' moderna e' tollerato, non eguagliato a noi; e' come un orfano raccolto per la via, che vive coi membri di una famiglia senza farne parte integrante. Se da concubina e' diventata madre, un gran passo rimane a farsi perche' diventi donna, o, diro' meglio, uomo-femmina, una creatura mobilissima e delicatissima, che pensi e senta femminilmente e completi cosi' in noi l'aspetto delle cose". Che altro e' la "femminilizzazione" del lavoro, della politica, se non l'estensione di un ruolo tradizionalmente domestico all'intera sfera pubblica, la "riserva" di energie chiamate in soccorso di una civilta' in declino? * Combattere la violenza manifesta significa oggi prendere il problema alla radice: snidare la cultura che la produce, incarnata nelle istituzioni, nelle condizioni lavorative, nella morale cosi' come nelle immagini della pubblicita' e dello spettacolo, nelle norme non scritte della tradizione e nei saperi colti. Vuol dire soprattutto riconoscere, fuori dalle ideologie che ancora esaltano la famiglia come rifugio, sicurezza, garanzia di cure e di affetti, quello che e' ormai sotto gli occhi di tutti, documentato da resoconti internazionali e dalle cronache quotidiane: l'annodamento perverso di amore e odio, di legami di dipendenza, indispensabilita' reciproca e strappi volti ad affermare l'autonomia individuale. Confinando la donna nel ruolo di madre, istituzionalizzando l'infanzia sotto il potere di un padre-padrone, l'uomo ha costretto anche se stesso a restare eterno bambino, a portare una maschera di virilita' sempre minacciata. Si puo' uccidere una donna di cui si teme la forza inglobante e di cui, al contrario, non si tollera che abbia vita propria, liberta' di disporre del proprio corpo e delle proprie capacita'. La rimozione che ancor pesa sul dominio piu' antico del mondo ha senza dubbio a che fare con lo sconvolgimento, materiale e simbolico, che produrrebbe la consapevolezza di quanto la costruzione della sfera pubblica sia debitrice a quel retroterra famigliare che l'ha finora sostenuta e garantita. "Senza il nostro intervento - scriveva Virginia Woolf quasi un secolo fa - nessuno avrebbe solcato questi oceani, e queste fertili terre sarebbero ancora un deserto. Abbiamo partorito, e allevato e lavato e insegnato, forse fino all'eta' di sei o sette anni, i milleseicentoventitre' milioni di esseri umani che secondo le statistiche popolano il mondo". La violenza contro le donne, che avviene prevalentemente nelle case e per mano di padri, mariti e amanti, parla non a caso di un "ordine naturale" o "divino" che da' segni di cedimento, di una liberta' che si manifesta imprevista e perturbante la' dove l'uomo si era illuso finora di vedere il fondamento sicuro, obbediente e fedele, del suo agire pubblico. Gli uomini diventano violenti quasi sempre quando si profila una separazione, stuprano e a volte uccidono quando incontrano un rifiuto alle loro richieste sessuali. Uccidono per l'angoscia dell'abbandono, per il limite che la liberta' dell'altra impone alla propria, o perche' si trovano per la prima volta in balia di bisogni e dipendenze rimaste in ombra o cancellati? * Se oggi la violenza manifesta e' il detonatore di una ribellione che cova da decenni, da quando una coscienza femminile piu' autonoma da modelli interiorizzati ha cominciato ad aprire sconnessure negli equilibri esistenti, forse e' perche' si viene oggi a collocare sul confine sempre piu' impercettibile che separa sfera pubblica e sfera privata. Le violenze in famiglia passano ancora tra i fatti di cronaca nera, ma da li' vengono ripescate, sia pure in termini quantitativi, dalle statistiche e dalle inchieste. Gli stupri e gli omicidi che hanno come teatro la strada, lo spazio aperto delle citta', quando non siano distorti in chiave di campagna contro gli stranieri, lasciano comunque intravedere gli interni di famiglia, le relazioni precoci, da cui prende forma la furia distruttrice. Le forze politiche che hanno risposto con l'indifferenza o con l'ostilita' alla rivoluzione femminista degli anni '70, che scopriva la politicita' del corpo e della persona, oggi sono costrette loro malgrado, e a rischio altrimenti di un declino definitivo, a interrogare con la stessa consapevolezza il potere che gli uomini si sono arrogati nella vita pubblica, a chiedersi se la maggiore violenza, la piu' ingiustificabile oggi, non sia quella che si fa forte del silenzio e della neutralita' per coprire un dominio ormai svelato in tutta la sua estensione. Il residuo piu' arcaico e piu' selvaggio di un potere che si e' incorporato nel tessuto sociale tanto da scomparire dalla coscienza, riemerge paradossalmente come "attualita'" nel momento in cui tornano a farsi strada tra le donne spinte emancipatorie e liberatrici: la richiesta di una presenza femminile paritaria "ovunque si decida", la critica ai fondamentalismi di ogni specie, la messa in discussione della centralita' del lavoro e dell'operaismo nelle politiche della sinistra, il ripensamento di tutte le dualita', a partire da quella che ha contrapposto e complementarizzato femminile e maschile, biologia e storia, individuo e societa'. C'e' chi legge questa "ricomparsa" come regressione e imbarbarimento del rapporto tra i sessi. Preferisco pensare che, piu' che di un ritorno dell'uguale, si tratti della "ripresa" di una "preistoria" mai del tutto eclissata, che ora torna a scuotere la civilta' dalle sue viscere inesplorate, ma che non puo' non fare i conti con una coscienza diversa e con una liberta' femminile finora inedita. I segnali che vengono da un movimento di donne oggi molto piu' esteso e diversificato nelle sue componenti, sia per eta' anagrafica che per interessi e pratiche politiche, fanno sperare che si stia riaprendo una stagione nuova di conflitti portati specificamente sul rapporto uomo-donna ma con la certezza di incrociare in questo modo alcuni dei passaggi oggi piu' difficili e inquietanti della convivenza tra gruppi sociali, popoli e culture diverse. 7. COMUNICATI. SALVIAMO IL BULICAME DAI NUOVI ATTILA [Riportiamo il seguente comunicato del 23 novembre 2007 del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo dal titolo "Salviamo il Bulicame dai nuovi attila. No al terzo polo aeroportuale nel Lazio: ne' a Viterbo, ne' altrove. Occorre invece ridurre subito il trasporto aereo, cominciando da Ciampino"] Crescono le adesioni all'appello per salvare l'area termale del Bulicame dalla devastazione del mega-aeroporto per voli low cost del turismo "Mordi e fuggi" per Roma voluto dai nuovi attila e dai loro complici. Crescono le adesioni all'iniziativa del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. A Viterbo e nei centri della provincia, grazie alla capillare opera di informazione intrapresa dal comitato sta crescendo una conoscenza adeguata dei termini della questione, e man mano che cresce l'informazione cresce l'opposizione popolare alla nociva e devastante opera aeroportuale. Sempre piu' viterbesi ora sanno quali sono le reali conseguenze dell'eventuale realizzazione di un mega-aeroporto per voli low cost a Viterbo: - devastazione dell'area termale del Bulicame; - inquinamento atmosferico a danno della salute dei cittadini; - inquinamento acustico che colpira' interi quartieri della citta' a danno della salute dei cittadini e dell'economia locale (con l'ovvio deprezzamento del valore degli immobili e degli esercizi); - inquinamento elettromagnetico; - emissioni inquinanti che contribuiscono al surriscaldamento globale del clima, la principale emergenza ambientale planetaria (cui il trasporto aereo contribuisce per ben il 10%); - sperpero di ingenti finanziamenti pubblici per danneggiare i cittadini ed a vantaggio di imprese speculative (come certe compagnie aeree low cost ben note per violare i diritti dei lavoratori e per non rispettare le leggi italiane); - grave danno ai beni ambientali e culturali e alle vocazioni produttive del territorio, poiche' i soldi pubblici sperperati per il mega-aeroporto saranno di fatto sottratti ad altri interventi veramente utili al territorio altolaziale; - danno ai trasporti utili e necessari ai viterbesi, in primo luogo le ferrovie, poiche' i soldi pubblici sperperati per il mega-aeroporto saranno di fatto sottratti ad altri interventi veramente utili per una mobilita' pubblica locale sostenibile e a vantaggio dei lavoratori e degli studenti pendolari come delle imprese locali. Ma non solo a Viterbo l'iniziativa d'informazione promossa dal comitato che si oppone al mega-aeroporto sta ottenendo crescenti consensi. A livello nazionale hanno espresso attenzione, apprezzamento e sostegno alla nostra iniziativa personalita' illustri come il magistrato Ferdinando Imposimato, la vicepresidente del Parlamento Europeo Luisa Morgantini, padre Alex Zanotelli. Scienziati come Angelo Baracca, Virginio Bettini, Marcello Cini, Giorgio Cortellessa, Giuseppe Nascetti, Giorgio Nebbia. Altri cattedratici universitari come Rocco Altieri, Anna Bravo, Andrea Canevaro, Andrea Cozzo, Giovanna Fiume, Nella Ginatempo, Domenico Jervolino, Fulvio Cesare Manara, Raffaele Mantegazza, Arnaldo Nesti, Luigi Piccioni, Giuliano Pontara, Lorenzo Porta, Elena Pulcini, Claudio Riolo, Annamaria Rivera, Antonella Sapio, Giovanni Scotto, Sergio Tanzarella, Silvia Vegetti Finzi. Scrittrici e saggiste come Dacia Maraini, Lea Melandri. Intellettuali come Maria D'Asaro, Franco Barbero, Valeria Borgia, Patrizia Caporossi, Augusto Cavadi, Chiara Cavallaro, Giancarla Codrignani, Paola Del Zoppo, Francesco De Notaris, Maria G. Di Rienzo, Daniele Gallo, Pupa Garribba, Giorgio Giannini, Federica Giardini, Angela Giuffrida, Letizia Lanza, Elena Liotta, Paola Mancinelli, Attilio Mangano, Enzo Mazzi, Sara Michieletto, Elena Monguzzi, Daniela Musumeci, Diana Napoli, Nadia Neri, Helene Paraskeva', Sergio Paronetto, Francesco Pistolato, Rosangela Pesenti, Enrico Peyretti, Tiziana Plebani, Giovanna Providenti, Elio Rindone, Brunetto Salvarani, Bruno Segre, Paola Sessa, Renato Solmi, Giuseppe Tacconi. Personalita' della vita civile e dell'impegno sociale ed educativo come Normanna Albertini, Giacomo Alessandroni, Alessandro Ambrosin, Luciano Benini, Norma Bertullacelli, Carla Biavati, Liliana Boranga, Adriana Bottini, Elena Buccoliero, Paolo Buffoni, Giuseppe Burgio, Elisabetta Caravati, Tiziano Cardosi, Giovanni Colombo, Marinella Correggia, Leila Lisa D'Angelo, Riccardo Dello Sbarba, Emilio De Paolis, Gabriele De Veris, Giuliano Falco, Carlo Ferraris, Agnese Ginocchio, Dario Giocondi, Carlo Gubitosa, Pasquale Iannamorelli, Floriana Lipparini, Francesco Lo Cascio, Daniele Lugli, Luigi Malabarba, Maria Antonietta Malleo, Giovanni Mandorino, Nello Margiotta, Carla Mariani, Gian Marco Martignoni, Luca Martinelli, Raffaella Mendolia, Michele Meomartino, Carmine Miccoli, Maddalena Micotti, Mauro Mocci, Luisa Mondo, Adriano Moratto, Beppe Pavan, Paola Pavese, Strato Petrucci, Enzo Piffer, Luciano Polverari, Anna Puglisi, Piercarlo Racca, Fabio Ragaini, Elio Romano, Carlo Ruta, Silvana Sacchi, Raffaello Saffioti, Luca Salvi, Antonia Sani, Umberto Santino, Giovanni Sarubbi, Eugenio Scardaccione, Anna Schgraffer, Silvano Tartarini, Tiziano Tissino, Amedeo Tosi, Mao Valpiana, Claudio Vedovelli, Marcello Vigli. Il sottosegretario Paolo Cento. I parlamentari europei Vittorio Agnoletto, Vincenzo Aita, Giovanni Berlinguer, Giusto Catania, Giulietto Chiesa, Claudio Fava, Monica Frassoni, Sepp Kusstatscher, la gia' citata Luisa Morgantini, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano. I senatori e deputati al parlamento italiano Maurizio Acerbo, Angelo Bonelli, Salvatore Bonadonna, Paolo Cacciari, Salvatore Cannavo', Giovanna Capelli, Anna Donati, Rina Gagliardi, Haidi Giuliani, Salvatore Iacomino, Vladimir Luxuria, Francesco Martone, Lidia Menapace, Maria Cristina Perugia, Paolo Russo, Gianpaolo Silvestri, Massimiliano Smeriglio, Gino Sperandio, Tiziana Valpiana. I consiglieri regionali del Lazio Roberto Alagna, Enrico Luciani, Ivano Peduzzi, Anna Pizzo. Numerosissime persone del viterbese, tra cui autorevoli figure delle istituzioni e della vita civile. Movimenti come il presidio permanente "No Dal Molin" di Vicenza, il congresso nazionale del Movimento Nonviolento. E questo elenco e' ovviamente parziale e provvisorio, e ci scusiamo con le molte personalita' che ci hanno gia' comunicato la loro attenzione, solidarieta' ed adesione ed i cui nomi non abbiamo ancora avuto modo di inserire. Del resto l'azione del comitato non si ferma all'Alto Lazio. abbiamo costruito una rete di contatti e di collaborazioni con gli altri comitati e movimenti che in tutto il Lazio si battono contro la sciagurata prospettiva del terzo polo aeroportuale, richiedendo invece una drastica e immediata riduzione del trasporto aereo, a cominciare da Ciampino, citta' che va liberata dall'eccesso di voli senza aggredire un'altra citta' ma semplicemente abolendoli e ponendo un rigido limite agli appetiti, e rigide regole alle condotte delle compagnie aeree low cost, devastatrici e inquinatrici, fin qui favoreggiate scandalosamente da pubblici poteri distratti o peggio. Il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito: www.coipiediperterra.org 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 283 del 24 novembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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