Minime. 241



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 241 del 13 ottobre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Mao Valpiana: Facciamo partire da Verona la politica della nonviolenza
2. Raffaella Mendolia: L'organizzazione del Movimento Nonviolento (parte
prima)
3. Oggi a Venezia
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. MAO VALPIANA: FACCIAMO PARTIRE DA VERONA LA POLITICA DELLA
NONVIOLENZA
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: azionenonviolenta at sis.it) per
averci messo a disposizione il suo editoriale che apriva il n. 8-9 di
agosto-settembre 2007 di "Azione nonviolenta".
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario]

Il XXII Congresso nazionale del Movimento Nonviolento si svolgera' a Verona
dal primo al 4 novembre 2007. Abbiamo scelto questa citta' perche' vi si
trova la nostra Casa per la nonviolenza e ci sembrava giusto far conoscere a
Verona e ai veronesi la dimensione nazionale del nostro Movimento. Si tratta
anche di un ritorno, dopo piu' di vent'anni, della sede congressuale nella
citta' scaligera.
*
Quando il Comitato di coordinamento ha individuato Verona come sede del
congresso, non sapevamo ancora che di li' a poco i veronesi avrebbero
scelto, con una schiacciante maggioranza del 62%, di affidare le sorti della
citta' ad un sindaco leghista, condannato in primo e secondo grado per "odio
razziale" nei confronti degli zingari e che ha impostato la campagna
elettorale sulla priorita' dello sgombero di un campo nomadi. Verona nelle
ultime settimane e' salita agli onori della cronaca nazionale per le
iniziative del sindaco sulla "sicurezza": multe salate a chi mangia panini
per strada, a chi si sdraia sulle panchine, a chi acquista merce dai
venditori ambulanti abusivi (peccato, pero', che la stampa nazionale non
riporti anche le notizie delle licenze edilizie facili concesse a chi vuole
costruire in deroga al piano regolatore... ma questa e' un'altra storia).
Verona, qualche decennio fa, era da tutti considerata come il cuore della
grande balena bianca democristiana, il Veneto, e percio' culturalmente
moderata, cattolica, insieme conservatrice e solidale. Oggi pare aver
cambiato pelle. Sembrano ormai lontani i tempi della Verona missionaria,
verso l'Africa e l'America Latina, che sapeva riempire l'Arena con le
adunate dei Beati i costruttori di pace.
Ora il Comune preferisce concedere gratuitamente l'anfiteatro a Mediaset per
il Festivalbar. Oggi Verona non esprime il moderatismo, ma il piu'
sconcertante estremismo leghista e fascista, di chiusura, di paura, di
repressione. E' questo il desolante clima cittadino nel quale il nostro
congresso si riunira' per discutere di "politica per il disarmo", a partire
dal necessario disarmo culturale. Accettiamo volentieri questa
contraddizione, non come una sfida, ma come uno stimolo in piu' per far
emergere le nostre idee di una politica della nonviolenza, necessaria per la
salvezza dell'umanita', a partire dal governo delle nostre citta' (cosi'
come si dice nel dibattito precongressuale).
*
A Verona il Congresso sara' ospitato nelle strutture dei missionari
comboniani, cui va fin d'ora il nostro ringraziamento, e si concludera' con
una manifestazione che attraversera' il cuore della citta', in luoghi per
noi di grande significato: partiremo dalla Casa per la nonviolenza (sede
nazionale del Movimento), passeremo da piazza San Zeno (il primo vescovo
della citta', un cittadino africano), poi dal Tribunale militare (dove
furono processati e condannati molti obiettori di coscienza), poi
dall'Arsenale (un tempo deposito di armi e servitu' bellica, ora parco
cittadino a rischio di diventare un parcheggio), per concludere in Piazza
Bra', dove celebreremo la data del 4 novembre (fine della prima guerra
mondiale) con la nostra manifestazione "non festa, ma lutto".
Chiediamo a tutti gli amici della nonviolenza di partecipare alla
manifestazione nazionale nonviolenta del 4 novembre, per lanciare, proprio
da Verona, una risposta aperta, solidale, disarmata, all'involuzione che
rischia di travolgere tutta la politica italiana.
Se riusciamo a svolgere un buon congresso e condurre una buona
manifestazione, avremo, nei fatti, gia' messo in atto la nostra politica
nonviolenta. E' quello che possiamo e vogliamo fare.
*
Programma del congresso del Movimento Nonviolento: "La nonviolenza e'
politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti"
Verona, 1ñ4 novembre 2007, Sala "Comboni", Missionari Comboniani, vicolo
Pozzo 1.
Primo novembre, giovedi':
- mattina, ore 10,30, apertura del segretario e relazione introduttiva.
- pomeriggio, comunicazioni sulla rivista "Azione nonviolenta", sul centri
studi, sui gruppi locali...; dibattito in assemblea plenaria.
2 novembre, venerdi':
- mattina, lavoro in tre commissioni (I Corpi civili di pace; Il Servizio
civile volontario; l'Educazione alla nonviolenza).
- pomeriggio, lavoro in tre commissioni (Economia, ecologia, energia;
Risposte di movimento alla crisi della politica; Resistenza nonviolenta
contro il potere mafioso).
3 novembre, sabato:
- mattina, riferiscono le prime tre commissioni e poi dibattito; riferiscono
le altre tre commissioni e poi dibattito, spazio per presentare le mozioni.
- pomeriggio, dibattito sulle mozioni, votazioni, rinnovo delle cariche.
4 novembre, domenica:
- mattina, "Non festa, ma lutto", iniziativa nonviolenta: camminata
attraverso luoghi simbolici della citta'.

2. STUDI. RAFFAELLA MENDOLIA: L'ORGANIZZAZIONE DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
(PARTE PRIMA)
[Ringraziamo Raffaella Mendolia (per contatti: raffamendo at libero.it) per
averci messo a disposizione il seguente estratto dalla sua tesi di laurea su
"Aldo Capitini e il Movimento Nonviolento (1990-2002)" sostenuta presso la
Facolta' di Scienze politiche dell'Universita' degli studi di Padova
nell'anno accademico 2002-2003, relatore il professor Giampietro Berti.
Raffaella Mendolia fa parte del comitato di coordinamento del Movimento
Nonviolento, ed ha a suo tempo condotto per la sua tesi di laurea una
rilevante ricerca sull'accostamento alla nonviolenza in Italia.
Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato,
docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la
nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande
pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini:
la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a
cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della
nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione
nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org)
sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di
Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di
un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90
e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui
apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un
volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione
ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo
Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il
messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno:
Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di),
Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988;
Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di
Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini.
Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi
Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova
Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per
una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume
monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante,
La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del
Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta
2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini,
Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un
profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze
2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze
2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi,
Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una
bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito
citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito
dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it,
altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un
altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a
Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni:
l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803,
fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it o anche
redazione@nonviolenti:org, sito: www.nonviolenti.org]

Il Movimento Nonviolento oggi ha una struttura organizzativa semplice
formata da un coordinamento centrale e alcuni nodi periferici, ma
sufficiente per permettere di condurre le varie iniziative senza che una
eccessiva pesantezza burocratica procuri sprechi di risorse.
Il Movimento e' dotato sin dalla sua fondazione di una Carta
ideologico-programmatica che, come vedremo piu' avanti, ne racchiude i
principi costitutivi. A partire dal 1970 l'accettazione preventiva di tale
documento diviene obbligatoria per ciascun iscritto.
Dal 1977 si e' munito inoltre di uno Statuto, necessario per il
riconoscimento del Movimento Nonviolento come associazione senza scopo di
lucro.
Esso prevede come fonti di finanziamento esclusivamente le quote
associative, le contribuzioni volontarie di membri e simpatizzanti, i
proventi derivanti dalla vendita di pubblicazioni e materiali vari.
Questa scelta ha una grande rilevanza per il Movimento: da un lato la totale
autonomia finanziaria da fonti statali lo libera da qualsiasi
condizionamento esterno, dall'altro comporta la costante precarieta' della
sua struttura, che si basa sulla continuita' del sostegno dei donatori per
mantenere in vita sia l'associazione sia la rivista "Azione nonviolenta".
Cio' nonostante, superando anche momenti di grosse difficolta', il movimento
e' stato sorprendentemente capace di svolgere le sue attivita' con costanza
e far uscire ininterrottamente la rivista per quarant'anni.
Lo Statuto individua inoltre gli organi sociali che sono: il Congresso, il
Comitato di Coordinamento, la Segreteria Esecutiva.
La funzione di indirizzo politico generale e' affidata al Congresso, che e'
costituito dall'Assemblea degli iscritti. Esso si riunisce ogni due anni per
decidere i nuovi orientamenti di azione del Movimento e per eleggere il
Comitato di Coordinamento.
Quest'ultimo e' composto da sette membri eletti dal Congresso, da un
rappresentante del Comitato di redazione del periodico ufficiale, e da un
delegato per ciascuna regione nella quale esista almeno una sezione. Ha
funzioni di esecuzione e di gestione.
La Segreteria Esecutiva, la cui responsabilita' spetta al Segretario
nazionale eletto all'interno del Comitato di Coordinamento, e' incaricata
del funzionamento amministrativo ed organizzativo del Movimento.
Nella sede centrale di Verona oggi si concentrano l'ufficio amministrativo e
la redazione della rivista "Azione nonviolenta". Da qui si gestiscono le
iscrizioni, le vendite di materiali, si mantengono i contatti con le altre
sezioni, che si trovano a Brescia, Torino, Palermo, Pisa, Prato. Operano in
tutt'Italia diversi altri gruppi interessati alla nonviolenza, ma per
ottenere il riconoscimento come sezione del Movimento sono necessari almeno
tre iscritti. Queste realta' locali sono comunque molto piccole e spesso
legano la loro esistenza all'impegno diretto delle poche persone che le
animano.
*
1. Il Comitato di Coordinamento
Come si e' detto in precedenza, il Movimento al momento della fondazione
contava su un gruppo limitato di attivi simpatizzanti, sparsi in
tutt'Italia. Solo dopo qualche anno raccoglie le prime adesioni formali, di
alcune decine di persone, tanto che il primo congresso, nel 1966, viene
promosso proprio per affrontare le prime questioni organizzative.
L'esiguita' numerica caratterizza il Movimento per tutti gli anni Sessanta:
nel 1967 al congresso si riconosce che la struttura si compone della
Segreteria di Perugia e non piu' di venti iscritti di diverse citta' o
riuniti in due o tre gruppi locali, per quanto intorno ad esso operi un
discreto numero di sostenitori e collaboratori saltuari.
Appena nel VI Congresso del Movimento (1972) si giunge alla decisione di
richiedere ai membri una iscrizione formale: si ottiene l'insperato
risultato di un centinaio di adesioni, con l'impegno di prestare anche
sostegno finanziario, con una libera quota.
Contestualmente, emerge l'esigenza di dotarsi di un serio coordinamento
nazionale, a cui affidare il compito di ottimizzare la gestione delle
risorse umane e materiali, salvaguardando l'autonomia raggiunta da ciascun
gruppo locale.
Lo situazione del Movimento a meta' anni Settanta non mostra variazioni
sostanziali: il Centro di Perugia, diventato praticamente il fulcro delle
attivita' del movimento, si sobbarca tutto il peso della promozione e
conduzione delle iniziative, compresi gli oneri finanziari, mentre attorno
ad esso gravita sempre un certo numero di amici che si mantengono in
contatto, partecipano alle iniziative, ma rifiutano di aderire formalmente
al Movimento. L'unica novita' e' rappresentata dalla costituzione di due
nuove sezioni locali, quella di Brescia e quella di Torino, che col tempo
diventeranno centri importanti e attivissimi.
E' a partire dal 1973 che comincia ad operare un vero e proprio Comitato di
Coordinamento, formato da una decina di aderenti piu' impegnati nel
Movimento.
Esso attraverso riunioni regolari ogni due mesi, rende possibile il
superamento del carattere individualistico della direzione, fino ad allora
assunta dall'unica figura del Segretario, favorendone una conduzione
collettiva.
Dopo appena quattro anni, esso viene tuttavia investito dalla fase di crisi
che, alimentata dalle divergenze interne, rischia di minare la stessa
esistenza del Movimento.
Durante il IX Congresso (1977), l'impossibilita' dei partecipanti di
giungere ad una decisione unanime sulla forma organizzativa da adottare,
comporta la scomparsa di un organo unitario di gestione, e la distribuzione
delle attivita' in parte a "Coordinamenti di attivita' specifiche" ed in
parte ad "Assemblee nazionali aperte". Cio' determina un vuoto nella
capacita' direttiva della Segreteria nazionale, la cui responsabilita' non
viene assunta da nessuno.
Allo stesso modo viene temporaneamente privata di una struttura anche la
rivista "Azione nonviolenta", dato che viene prevista in sostituzione alla
redazione una commissione stampa, che entra in attivita' solo dopo diversi
mesi.
Di fronte al rischio di collasso, i membri del Movimento sono costretti ad
una rapida reazione: nell'attesa dell'incontro nazionale del '79, viene
acceso un dibattito che si dimostra costruttivo e capace di attirare un
centinaio di partecipazioni ai lavori del Congresso, il quale riesce
finalmente a ricomporre gli organi direttivi centrali, con la nomina di una
Segreteria politica di tre persone e il ripristino del Comitato di
Coordinamento, formato da membri eletti dal congresso e dai rappresentanti
delle sezioni locali.
A testimonianza della reale ripresa della vita del Movimento, nei due anni
successivi quasi raddoppiano le iscrizioni e triplicano le sezioni locali,
che raggiungono la dozzina.
Nel 1981 l'Assemblea degli iscritti decide di allargare la Segreteria a
cinque componenti conferendo a ciascuno di essi la responsabilita' per uno
specifico settore: antimilitarismo, antinucleare, stampa, tesoreria. Viene
anche previsto un Primo Segretario coordinatore.
Questa struttura rimane sostanzialmente invariata negli anni successivi,
cosi' come il sistema di rinnovo delle cariche attraverso l'elezione diretta
da parte degli iscritti durante l'appuntamento congressuale.
All'inizio degli anni Novanta, tuttavia, crescono le difficolta' gestionali
e si cercano nuove soluzioni per rendere l'organizzazione piu' efficiente.
Nel 1991 il congresso approva la riduzione del Comitato di Coordinamento a
dieci persone e tre persone per la Segreteria Nazionale, di cui una scelta
come coordinatore tecnico della segreteria stessa.
Dopo tre anni la situazione e' ancora difficile: la ragione e' la
sovrapposizione, tra la Segreteria e il Comitato di Coordinamento, dei
compiti di gestione e di indirizzo politico.
La soluzione viene individuata nel ripristino della funzione di elaborazione
culturale e politica, propria del Comitato, che va quindi alleggerito delle
questioni amministrative.
Viene allora approvato un nuovo organigramma che prevede tre nuove cariche:
Presidente, primo Segretario e Segretario amministrativo.
Il Presidente, eletto dal congresso, assume funzioni di rappresentanza e
visibilita' all'esterno, e puo' partecipare ai lavori sia della Segreteria
che del Comitato.
Il primo Segretario, che e' anche presidente del Comitato di Coordinamento,
nell'esecuzione delle indicazioni del Congresso, gode di larga autonomia
d'azione, ma risponde del suo operato al Comitato, e puo' inoltre venire
affiancato da uno o piu' segretari collaboratori appartenenti ad esso.
Infine il Segretario Amministrativo, ha funzioni di tesoreria, reperimento
di fondi e gestione del materiale e delle adesioni.
Viene confermata la composizione del Comitato di Coordinamento a dieci
elementi. Oltre a questi si individuano il responsabile della rivista
"Azione nonviolenta" e il rappresentante del Movimento nel coordinamento
politico della campagna per l'obiezione alle spese militari.
La riorganizzazione dell'assetto organizzativo risulta efficace negli anni a
seguire, tanto che la suddivisione dei compiti non e' piu' ritenuta
indispensabile. Dal 1997 si ritorna alla separazione tra Segreteria e
Comitato, mentre le altre figure vengono assorbite al loro interno,
rappresentando un incarico aggiuntivo.
Dal congresso del 1999 infine viene istituita la figura del Segretario
itinerante, grazie alla disponibilita' di Luciano Capitini, che ha lo scopo
di collegare i gruppi nonviolenti sparsi in tutt'Italia e suscitare
coordinamenti regionali.
Attualmente i componenti del Comitato di Coordinamento, eletti dal Congresso
nel 2002, sono: Elena Buccoliero, Luciano Capitini, Angela Dogliotti
Marasso, Luca Giusti, Adriano Moratto, Claudia Pallottino, Massimiliano
Pilati, Rocco Pompeo, Pasquale Pugliese, Piercarlo Racca, Flavia Rizzi,
Matteo Soccio, Alberto Trevisan. Il Segretario nazionale e' Daniele Lugli,
mentre il direttore di "Azione nonviolenta" e' Mao Valpiana.
Alcuni di loro sono personaggi "storici" del Movimento, perche' il loro
impegno nonviolento risale agli anni Sessanta e Settanta: quasi tutti hanno
partecipato in prima persona alle lotte antimilitariste e per il
riconoscimento dell'obiezione di coscienza, tra cui Daniele Lugli, che ha
fatto parte dei primi Gan. Molti sono venuti in contatto col movimento
attraverso la conoscenza diretta di Capitini o del suo piu' stretto
collaboratore, Pietro Pinna.
Tuttavia e' rilevante sottolineare la presenza accanto a questi di alcuni
giovani che, nonostante siano entrati nell'associazione solo recentemente,
investono molte energie per la realizzazione del comune ideale nonviolento.
Cio' testimonia da un lato l'apertura verso le nuove generazioni del
Movimento, che, rifiutando di assumere una posizione autoreferenziale, di
mera testimonianza e conservazione del patrimonio ideale originario,
affianca a queste due tradizionali funzioni idee nuove e temi provenienti
dalla realta' quotidiana.
D'altro canto e' riscontrabile un interesse sempre maggiore da parte dei
giovani per un nuovo modo di partecipare alla politica attraverso canali
diversi dai tradizionali partiti, e la scoperta della nonviolenza come
strumento concreto per il miglioramento della societa' attuale.
Per conoscere meglio il Movimento Nonviolento di oggi, ho deciso di
sottoporre a ciascun membro del Comitato un breve questionario, convinta che
assumere un punto di vista interno all'ambito della nonviolenza potesse
essermi utile a sfatare i pregiudizi che una scarsa visibilita' e una
scorretta informazione alimentano nei confronti di questa realta'.
L'incisivita' delle risposte e la chiarezza dei punti di vista espressi
dagli intervistati mi hanno spinto in un secondo momento a utilizzare il
materiale raccolto come integrazione del mio lavoro (1). Credo che
attraverso di esso sia possibile accertare quanto il mondo nonviolento sia
variegato e multiforme ma si riduca infine ad unita', nella comune, forte
tensione verso il cambiamento concreto della realta' determinato dalla
liberazione dalla violenza.
Sono stati affrontati alcuni temi centrali per la vita del movimento: le
domande riguardano sia l'esperienza diretta della persona intervistata
(istruzione, professione, primo avvicinamento alla nonviolenza, attivita'
concreta nel settore), sia la sua opinione su alcuni questioni teoriche e
pratiche fondamentali (come il concetto di nonviolenza e la validita' della
carta programmatica).
Complessivamente si puo' constatare un sostanziale accordo tanto sui nodi
centrali dell'elaborazione teorica quanto sulle direzioni da intraprendere
sul piano concreto, mentre le diversita' di opinione riguardanti gli
strumenti da utilizzare vengono finalmente risolte, nella fase recente della
storia del Movimento, in una pluralita' creativa di punti di vista che lungi
da scatenare spaccature interne, generano piuttosto una piu' approfondita
analisi di ogni aspetto di un problema.
Per quanto riguarda le esperienze individuali, i membri del Comitato
risultano avere molto spesso una livello di istruzione alto (10 laureati e 5
diplomati), mentre il campo professionale prevalente e' il settore terziario
(insegnamento e servizi sociali).
Quasi tutti legano la scelta nonviolenta a un'inclinazione personale
all'impegno politico e sociale gia' esistente, a volte sostenuta
dall'educazione familiare.
Come abbiamo gia' accennato, inoltre, e' spesso stato determinante il
contatto con personaggi chiave per la nonviolenza italiana, come Capitini,
Pietro Pinna, don Milani o Danilo Dolci, sebbene per la vecchia generazione
cio' significhi averli conosciuti personalmente, mentre per i giovani aver
appreso il loro pensiero attraverso i libri.
Cio' nonostante si puo' verificare quanto sia radicato e continuo il
riferimento ai valori di Capitini e degli altri maestri della nonviolenza:
la necessita' di applicare un metodo non distruttivo nella soluzione dei
conflitti, di realizzare la coincidenza tra mezzi e fini, di opporsi alla
violenza strutturale a partire dal cambiamento del proprio stile di vita,
sono ritenuti fondamentali da tutti gli intervistati, come risulta dalle
risposte alla domanda sul significato di essere nonviolenti.
I percorsi personali che hanno portato ciascuno ad approdare all'attivita'
militante nel movimento sono quindi molteplici, come sono diversi anche i
settori di attivita' in cui l'iniziativa personale si concreta. Cio'
significa impegnarsi a fondo nel seguire e coordinare le varie attivita' che
il Movimento decide di avviare in proprio o aderendo a campagne promosse da
altre associazioni e gruppi.
Nonostante ognuno partecipi come rappresentante del Movimento a numerose
riunioni e convegni, si puo' tuttavia notare la convergenza dell'interesse
individuale verso alcuni temi specifici. Per fare alcuni esempi, la Rete
Lilliput attrae l'interesse dei giovani, (Massimiliano Pilati, Luca Giusti,
Pasquale Pugliese) ma non solo: anche Luciano Capitini ne e' coinvolto in
particolare per la costituzione del Gruppo di lavoro tematico sulla
formazione alla nonviolenza, e Adriano Moratto, a livello locale (Brescia).
Il progetto dei Corpi civili di pace e' caro a Claudia Pallottino e Mao
Valpiana, mentre Matteo Soccio si occupa prevalentemente
dell'approfondimento teorico e della storia della nonviolenza. Daniele Lugli
segue il tema dei diritti umani e dell'ambiente, Angela Dogliotti
l'educazione alla pace, Piercarlo Racca, oltre a occuparsi del Centro Studi
Sereno Regis (2), segue le attivita' riguardanti l'antimilitarismo e
l'organizzazione dei centri estivi. A Flavia Rizzi e' stato affidato il
compito di curare i rapporti con la War Resisters' International, di cui il
Movimento Nonviolento e' sezione italiana.
Tale suddivisione, per quanto non esaurisca i campi di attivita' di
ciascuno, si rivela particolarmente funzionale per un'associazione che cerca
di attivarsi praticamente in ogni settore dell'organizzazione umana, ove
ritenga necessario un apporto della nonviolenza.
Passando ora ai giudizi circa la Carta programmatica del Movimento, emergono
alcune differenze. Nella generale affermazione del suo valore profetico
originario, e della sua utilita' nell'orientamento dell'azione, non tutti
concordano sui risultati raggiunti circa il grado della sua attuazione.
Di fronte a chi ritiene di potersi dire soddisfatto di come le direttive
espresse dalla Carta siano state eseguite, soprattutto considerando le
ridotte forze del movimento, l'infinita' di implicazioni della nonviolenza
pare dar ragione a chi al contrario afferma che non e' possibile raggiungere
il totale compimento della Carta programmatica, ma rappresenta piuttosto un
modello a cui tutti si possono ispirare.
Ricordando la prospettiva capitiniana della realta' liberata, possiamo
allora ritenere che l'adempimento di tutti i punti della Carta sara'
possibile solo quando si realizzera' la rivoluzione nonviolenta che portera'
al totale rinnovamento della societa' e alla liberazione della realta' dalla
violenza, fine ultimo, utopico ma concreto, a cui si ispira quindi anche il
Movimento Nonviolento.
Per quanto riguarda la posizione nel panorama politico, il Movimento viene
inserito nell'area di sinistra, ma non riconosce pienamente in nessun
partito una valida alternativa al sistema attuale fondato sulla logica della
forza e allo stesso tempo rifiuta di entrare in campo come formazione a se
stante.
In effetti fino ad oggi nessuna formazione ha dimostrato di voler assumere
direttamente i principi nonviolenti come carattere costitutivo del proprio
programma, utilizzandoli invece in modo strumentale e ambiguo.
D'altra parte diversi motivi impediscono l'inserimento del Movimento tra le
forze politiche: dal punto di vista pratico esso non dispone di sufficienti
risorse materiali e organizzative e non ha sufficiente contatto con la
popolazione, che ancora stenta a riconoscere nell'opzione nonviolenta un
concreto programma d'azione. A cio' si aggiunge il rifiuto formale di parte
del movimento a sottostare alle regole del gioco politico, fatto di
contrattazione e compromessi per raggiungere migliori risultati elettorali.
Cio' ha fatto si' che il Movimento si mantenesse nel tempo ai margini della
politica, in un ambito che si puo' definire "pre-politico", accettando il
dialogo con tutti gli schieramenti senza il pericolo di subire una
contaminazione dei contenuti.
In quanto alla sua diretta partecipazione, quindi, esso si propone come
luogo di elaborazione culturale e di formazione che si rivolge a individui e
gruppi, al fine di diffondere la nonviolenza a tutti i livelli.
Seguendo ancora una volta l'impostazione data da Capitini, il Movimento
assume il compito di formare la coscienza politica dei cittadini e di
operare affinche' si realizzi il passaggio dalla democrazia rappresentativa,
mediata dai partiti, alla democrazia diretta, o meglio, all'omnicrazia.
Il Movimento Nonviolento prosegue il cammino iniziato quarant'anni fa dal
suo fondatore e oggi ha ancora molta strada di fronte prima di ritenere
raggiunto il suo scopo. Tuttavia ha ottenuto risultati rilevanti, a partire
dalla lotta per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza, ma non solo.
Esso e' stato responsabile dell'attuale diffusione della nonviolenza tra la
gente e alcune delle sue sezioni sono molto attive, senza considerare il
fatto che "Azione nonviolenta" e' oggi la rivista piu' seguita e autorevole
del settore.
Per queste ragioni si puo' affermare che il Movimento e' ormai entrato nella
fase della maturita', avendo superato alla prova dei fatti le incertezze
iniziali e assunto maggiore consapevolezzatanto dei propri limiti, quanto
dei propri punti di forza.
Oggi il Movimento e' pronto ad attuare una nuova prospettiva, quella
dell'azione concreta finalizzata all'assunzione del metodo e delle tecniche
nonviolente da parte di ogni gruppo e individuo della societa'. Questo e' il
"varco attuale della storia", la condizione imprescindibile per correggere
la rapida degenerazione che sta attualmente colpendo ogni settore della vita
sociale. Per perseguire questo obiettivo e diventare il punto di riferimento
per chi vuole attuare un concreto cambiamento, il Movimento deve percio'
attrezzarsi con nuovi strumenti per superare i difetti che lo
caratterizzano.
A parere del comitato di coordinamento, tra i difetti piu' rilevanti va
affrontata la fragilita' strutturale del Movimento, causata dalla esiguita'
numerica degli iscritti e delle risorse finanziarie, dall'assenza di persone
che possano seguire il movimento a tempo pieno, ovvero che traducono in
questo la propria attivita' lavorativa, dalla mancanza di uno stretto
contatto con il territorio, che impedisce la presenza del Movimento
specialmente nel Sud.
A tali problemi il Movimento potrebbe rispondere investendo le proprie
energie nella promozione dei propri progetti all'esterno, moltiplicando le
occasioni di incontro con i cittadini oltre le Marce specifiche, e
pubblicizzando le iniziative non solo nell'area in cui verranno realizzate,
ma ovunque. Per supplire alla mancanza di personale, non potendo al momento
sostenere gli oneri collegati all'assunzione di figure professionali,
Alberto Trevisan suggerisce di coinvolgere il piu' possibile i volontari del
Servizio civile nazionale, per coniugare l'impegno pratico a tale momento di
formazione.
Questi strumenti potrebbero rivitalizzare il Movimento e aiutarlo a
svilupparsi all'esterno, cosa che, lungi dal rappresentare un pericolo per
l'integrita' del suo nucleo teorico, non solo e' utile ma si rivela
indispensabile per la sua sopravvivenza.
La debolezza costitutiva del Movimento dipende anche da in altro fattore:
l'assenza di visibilita' all'esterno, perche' influisce direttamente sulla
sua capacita' di raggiungere le masse.
Il Movimento e' del tutto ignorato dai media per quanto riguarda le
iniziative che mette in pratica, anche circa la partecipazione popolare alle
Marce, ormai diventate un appuntamento regolare per gli amici della
nonviolenza. Per di piu' l'accesso agli strumenti di creazione dell'opinione
pubblica gli e' completamente negato.
Possiamo dare una immediata interpretazione dei fatti adducendo la semplice
constatazione che i media scelgono deliberatamente gli avvenimenti da
mostrare al pubblico, seguendo i propri interessi, e il Movimento non
possiede le caratteristiche necessarie per essere ritenuto evento mediatico.
La nonviolenza e' un argomento scomodo perche' mira a scoprire le trame che
il potere costruisce per espandere il suo controllo. Di fronte al regime di
monopolio mediatico sempre piu' sviluppato in cui ci troviamo immersi, la
volonta' del Movimento di "uscire dal coro" non puo' portare che ostilita'
da parte di televisione e testate giornalistiche, talvolta anche da quelle
"di sinistra", che dovrebbero al contrario dimostrare una maggiore affinita'
ideale.
La proposta del Movimento Nonviolento contro il trionfo dell'immagine anche
nella politica non e' rincorrere gli eventi che richiamano l'attenzione dei
media ma fare uso di altri strumenti, meno costosi e forse meno
sensazionali, ma attenti al rispetto dell'individualita' e del valore del
dialogo.
Lo scarso interesse nell'individuazione di strategie che permettano una piu'
immediata riconoscibilita' da parte della collettivita', che potrebbe
decretare un decisivo aumento quantitativo della sua base, conferma la
scelta del Movimento Nonviolento a favore del mantenimento della dimensione
minoritaria all'interno del panorama dei movimenti sociali italiani.
La trasformazione in movimento di massa presenta il rischio di disperdere il
patrimonio teorico e pratico di cui esso e' custode, e per questo l'opinione
unanime del Comitato e' contraria ad ogni tentativo in tal senso. Il
Movimento non cerca ne' potere ne' visibilita' ma privilegia piuttosto la
sua funzione di "servizio" nella diffusione dei principi nonviolenti presso
la societa', auspicando l'aumento numerico degli iscritti solo al fine di
migliorare la propria capacita' tecnico-organizzativa.
Cio' nonostante il Movimento oggi puo' esercitare una certa influenza su
associazioni e partiti che hanno carattere di massa, attraverso l'apporto di
tecniche e valori utilizzabili in ogni contesto di lotta.
Questa sembra la giusta strada da percorrere per mantenere la propria
identita' e contemporaneamente portare la propria aggiunta al maggior numero
possibile di persone. Cio' e' stato ed e' realizzato, ad esempio, nella
collaborazione del Movimento con la Rete di Lilliput.
Le possibilita' concrete di sviluppo vanno allora in questa direzione,
utilizzando i mezzi gia' a disposizione, come la rivista "Azione
nonviolenta", che puo' essere diffusa in sempre piu' ampi settori, e
attraverso l'approfondimento teorico, elaborando progetti alternativi di
cambiamento reale della situazione.
Lo trasformazione del Movimento Nonviolento in movimento di massa non viene
esclusa quindi in via di principio ma per motivi contingenti: essa non e'
ritenuta indispensabile, se l'idea nonviolenta puo' essere diffusa
attraverso altri canali, ma viene considerata come una tappa eventuale della
trasformazione della nonviolenza in patrimonio di tutti.
Nella convinzione che questa sia una necessita' storica, che presto o tardi
vedra' la realizzazione, il Movimento Nonviolento prosegue sicuro e paziente
il suo cammino.
*
Note
1. I testi delle interviste ai membri del Comitato di coordinamento sono
riportati in appendice (alla tesi di laurea).
2. Costituito nel 1982, Il Centro Studi e Documentazione e' stato promosso
da Mir e Movimento Nonviolento. Nel 1984 con la morte di Domenico Sereno
Regis il Centro viene intitolato alla sua memoria. Esso e' un nodo della
rete dei movimenti di base ed e' completamente autogestito. Le sue attivita'
riguardano la ricerca, l'educazione e l'azione per la pace e la nonviolenza.
Il Centro documentazione possiede piu' di 4.000 volumi, 150 riviste
specializzate e molti documenti sulla storia dei movimenti di base operanti
in Italia sul tema della nonviolenza. Il centro e' sede della segreteria
nazionale dell'Ipri (Istituto Italiano di Ricerche per la Pace), ente
affiliato all'Ipra (International Peace Research Association).
(parte prima - segue)

3. INCONTRI. OGGI A VENEZIA

Per iniziativa della "Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace" si
svolge da oggi il settimo Salone dell'editoria di pace di Venezia (13-14-15
ottobre 2007), dalle ore 10 alle ore 19, presso il Chiostro della Santissima
Trinita' - Archivio di Stato (davanti alla Chiesa dei Frari); Molte e
pregevoli le iniziative.
Per informazioni: tel. 041935666 o 3381805195, e-mail:
editoriadipace at stevanato.org, sito www.farepace.org

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 241 del 13 ottobre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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