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Minime. 218
- Subject: Minime. 218
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 20 Sep 2007 00:25:02 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 218 del 20 settembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Domani a Viterbo 2. Amedeo Tosi: Pensare in grande, agire in piccolo 3. Filiberto Zaratti: Il tema cruciale e' la questione ambientale 4. Tre voti contrari all'aeroporto al consiglio comunale di Soriano 5. Dal primo al 4 novembre a Verona 6. Diana Napoli presenta "La scrittura della storia" di Michel de Certeau 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. DOMANI A VITERBO Per informare e sensibilizzare la cittadinanza il comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo ha organizzato un convegno di studi il giorno venerdi' 21 settembre a Viterbo, presso la sala conferenze della Provincia, Palazzo Gentili, in via Saffi, con inizio alle ore 17. Partecipano al convegno in qualita' di relatori: il magistrato Ferdinando Imposimato, una delle personalita' piu' illustri delle istituzioni italiane; il dottor Mauro Mocci, medico, esperto di patologie derivanti da inquinamento; la dottoressa Marinella Correggia, saggista, autrice di molti libri, esperta di temi ambientali. Presiede il convegno la dottoressa Antonella Litta, portavoce del comitato; svolgera' l'intervento introduttivo il professor Alessandro Pizzi, gia' sindaco di Soriano nel Cimino. * Per informazioni e contatti: Comitato contro l'aeroporto di Viterbo e per la riduzione del trasporto aereo: e-mail: info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it 2. RIFLESSIONE. AMEDEO TOSI: PENSARE IN GRANDE, AGIRE IN PICCOLO [Ringraziamo Amedeo Tosi (per contatti: redazione at grillonews.it) per questo intervento. Amedeo Tosi, amico della nonviolenza, giornalista pubblicista veronese, e' direttore del sito www.grillonews.it e dell'omonima newsletter che promuove la partecipazione dei lettori agli eventi sociali, culturali e per la pace organizzati, in particolare, nelle province di Verona e Vicenza] "Pensare in grande, agire in piccolo" e' lo slogan che gli studenti di una scuola media hanno coniato per presentare il progetto di educazione ambientale portato avanti nel corso dell'anno scolastico. Interessante il fatto che dopo aver approfondito le problematiche legate all'inquinamento dell'aria, hanno voluto conoscere, mediante un'indagine, quali mezzi di trasporto si utilizzano per gli spostamenti casa-scuola. La risposta all'indagine puo' darla ognuno di noi guardandosi attorno. Ma la sintesi dello spirito con cui i ragazzi hanno lavorato puo' dar ali ad altre riflessioni. "Pensare in grande, cioe' conoscere gli enormi problemi che riguardano tutta l'umanita' ed il pianeta, ma Agire in piccolo, ovvero controllare e cambiare i nostri comportamenti quotidiani": da questo concetto si potrebbe arrivare senza difficolta' a scoprire che importanti risparmi di energia possono essere realizzati anche nel settore dei trasporti, che attualmente assorbe un terzo dell'energia finale complessiva prodotta. Questa premessa, legata quanto mai alla quotidianita', da un lato mi rinfranca perche' conferma che migliaia di piccoli gruppi scolastici, associativi, di persone reali, studiano, si interrogano, si educano nei confronti dei problemi ambientali, economici, delle buone pratiche di vita. E dall'altro lato mi preoccupa il fatto che questa loro "energia" spesa per una vitale causa possa essere scarsamente tenuta in considerazione da coloro che amministrano i beni comuni. * Come non essere preoccupati, dunque, dei "gravi danni alla salute della popolazione che vive a Viterbo e nei dintorni", che da mesi si sono attivati per scongiurare la costruzione di un aeroporto nella loro citta'? I motivi sono molti, e qualunque studente potrebbe elencarli: l'inquinamento dell'aria causa gravi malattie; l'inquinamento acustico fa male; il trasporto aereo porta al surriscaldamento del clima e danneggia gravemente l'ambiente e la biosfera; il trasporto aereo porta con se' sprechi, perche' e' antieconomico: consuma piu' energia di ogni altro mezzo di trasporto. L'analisi che il comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo ha tracciato va piu' in profondita e ci ricorda che tale tipologia di trasporto "e' fortemente sovvenzionata sia da finanziamenti pubblici sia da esenzioni ed agevolazioni fiscali". Quindi si arriva al paradosso che "la maggior parte dei costi del trasporto aereo li pagano i cittadini che non lo usano" esso "danneggia l'ambiente e sottrae risorse pubbliche. Cio' non aiuta le economie locali ma le impoverisce". Ed ancora: "L'occupazione nel settore e' limitata, spesso precaria, e le compagnie hanno spesso condotte gravemente antisindacali". * Se gli studenti della scuola media avessero a disposizione piste ciclabili, pedibus, marciapiedi sicuri e regole che mettono in pratica quanto emerge dalle riflessioni e dagli studi svolti in classe, sarebbero maggiormente soddisfatti della propria qualita' della vita. Se i viterbesi potessero disporre di una rete ferroviaria migliore e di migliori collegamenti con la capitale, con Orte e con Civitavecchia, di una "mobilita' coerente con la difesa e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali e delle vocazioni produttive locali", sarebbero piu' felici. Coloro che amministrano i beni comuni a Viterbo come a Vicenza e in ogni paese e citta' d'Italia dovrebbero "pensare in grande, agire in piccolo" invece del contrario. Dovrebbero lavorare per il rispettato del diritto alla salute, alla sicurezza ambientale, alla vivibilita' nel proprio paese; dovrebbero lavorare per i propri cittadini. E non per sprecare energie e risorse, per curare gli interessi di pochi privilegiati. Aderisco pertanto all'appello lanciato dal comitato che a Viterbo e' impegnato a scongiurare la creazione della dannosa opera. 3. RASSEGNA STAMPA. FILIBERTO ZARATTI: IL TEMA CRUCIALE E' LA QUESTIONE AMBIENTALE [Dal sito www.viterbocitta.it riprendiamo il seguente comunicato dell'assessore regionale all'ambiente del Lazio del 18 settembre 2007. Filiberto Zaratti e' assessore all'Ambiente della Regione Lazio] "Il dibattito cui assistiamo sulla questione del terzo aeroporto nel Lazio sta assumendo sempre piu' I contorni di una disputa che sa di provincialismo". Lo dichiara in una nota Filiberto Zaratti, assessore all'Ambiente della Regione Lazio. "La questione relativa all'individuazione di un nuovo scalo dove dirottare il volume dell'attuale e insostenibile traffico aereo che ricade sull'aeroporto Pastine di Ciampino - spiega Zaratti - non puo' essere condotta unicamente sulla base di campanilismi, ne' seguendo logiche determinate unicamente da ragioni economiche e logistiche. Cosi' facendo, pur di non scontentare nessuno, si arriva addirittura a parlare di un quarto scalo". "Il tema cruciale che nessuno sembra voglia affrontare - dice Zaratti - e' come risolvere la questione ambientale che si e' creata a Ciampino con l'aumento dei livelli di inquinamento acustico e atmosferico, delocalizzando il traffico low cost senza che la realizzazione di un nuovo aeroporto riproduca un'analoga emergenza ambientale". "Per questo - conclude Zaratti - la Regione al di la' delle scelte operate da Enac e Enav ha il dovere di pianificare il settore del trasporto aereo valutando le vocazioni e le compatibilita' ambientali dei territori e piu' in generale il contributo che questa modalita' di trasporto produce nelle emissioni di anidride carbonica". 4. DOCUMENTAZIONE. TRE VOTI CONTRARI ALL'AEROPORTO AL CONSIGLIO COMUNALE DI SORIANO [Riportiamo il seguente comunicato stampa dal titolo "Al consiglio comunale di Soriano tre voti contro l'aeroporto" e dal sommario "Due assessori ed un terzo consigliere votano in difesa del diritto alla salute, in difesa dell'ambiente, dei beni storici e delle vocazioni produttive del territorio, in difesa della legalita', in difesa del viterbese dall'aggressione di un'opera devastante"] Nella seduta del consiglio comunale di Soriano nel Cimino svoltasi il 18 settembre 2007 la mozione a favore dell'aeroporto ha ricevuto tre voti contrari. Ben due assessori hanno espresso la loro contrarieta' all'opera. Cresce pertanto negli enti locali del viterbese una opposizione netta ed argomentata al distruttivo progetto del mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma. * Cresce l'opposizione a un'opera che danneggia gravemente la salute dei cittadini residenti nell'area investita dall'inquinamento atmosferico provocato dall'emissione delle polveri sottili; cresce l'opposizione a un'opera che danneggia gravemente la salute e il benessere dei cittadini con il fortissimo inquinamento acustico che colpira' migliaia e migliaia di abitanti del capoluogo e delle aree limitrofe; cresce l'opposizione a un'opera che danneggia rilevanti beni ambientali e culturali, come l'area termale del Bulicame; cresce l'opposizione a un'opera che danneggia l'economia viterbese, i suoi beni naturalistici e storico-culturali, le sue vocazioni produttive e le sue risorse peculiari, ed in particolare lo sviluppo del termalismo. Il mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma e' un'opera devastante che non solo non risolvera' affatto i problemi di mobilita' nel viterbese e dei viterbesi, ma li aggravera' ulteriormente. Mentre Viterbo ha bisogno di un potenziamento delle ferrovie, si intende continuare a sperperare ingenti risorse pubbliche per un'opera che danneggia la generalita' della popolazione ed e' a vantaggio unicamente di una ristrettissima cerchia politico-affaristica. Il mega-aeroporto e' un'ennesima servitu' che verra' a gravare assai negativamente sul nostro territorio. Il mega-aeroporto e' un'opera del tutto priva della Valutazione d'impatto ambientale prevista dalla legge. * Dopo ll consiglio comunale di Bassano Romano, anche a Soriano si e' manifestata quindi una solida ed argomentata opposizione (sostenuta anche dalla inconfutabile documentazione messa a disposizione dei consiglieri dal comitato che si oppone all'aeroporto e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo), con tre voti contrari tra cui quelli di ben due assessori. E' una opposizione che si estendera' presto in tutti gli enti locali, come gia' sta crescendo nella popolazione, man mano che si diffonde una corretta informazione sulle nocive, devastanti conseguenze del mega-aeroporto per il territorio e la popolazione dell'alto Lazio. * Sono sempre piu' numerose le voci contrarie a questa devastante opera, e sta crescendo rapidamente la sensibilizzazione promossa dal comitato che si oppone all'aeroporto e si avvale del sostegno di illustri scienziati come Angelo Baracca, Giorgio Cortellessa, Marcello Cini, Giorgio Nebbia, del pronunciamento di dieci parlamentari europei rappresentativi dell'intero arco delle forze progressiste, di numerosi senatori, deputati, consiglieri regionali, illustri personalita' della cultura e della vita civile che hanno aderito all'appello contro il mega-aeroporto. Diviene sempre piu' chiaro che e' necessario ridurre e non aumentare il trasporto aereo, se si vuole cercare di intervenire per fermare il surriscaldamento del clima che costituisce oggi la principale emergenza ambientale planetaria; diviene sempre piu' chiaro che occorre contrastare manovre speculative di ristrette cerchie politico-affaristiche che danneggiano tutti; diviene sempre piu' chiaro che bisogna difendere i diritti umani di tutti gli esseri umani. 5. INCONTRI. DAL PRIMO AL 4 NOVEMBRE A VERONA Si svolgera' dal primo al 4 novembre a Verona il XXII congresso nazionale del Movimento Nonviolento sul tema "La nonviolenza e' politica per il disarmo, ripudia la guerra e gli eserciti". * Giovedi' primo novembre Mattina ore 10,30: Apertura del segretario e relazione introduttiva Pomeriggio - Comunicazioni sulla rivista "Azione nonviolenta", sul centri studi, sui gruppi locali... - Dibattito in assemblea plenaria. * Venerdi' 2 novembre Mattina Lavoro in tre commissioni: I Corpi civili di pace; Il servizio civile volontario; L'educazione alla nonviolenza Pomeriggio Lavoro in tre commissioni: Economia, ecologia, energia; Risposte di movimento alla crisi della politica; Resistenza nonviolenta contro il potere mafioso * Sabato 3 novembre Mattina - Riferiscono le prime tre commissioni e poi dibattito - Riferiscono le altre tre commissioni e poi dibattito - Spazio per presentare le mozioni Pomeriggio - Dibattito sulle mozioni - Votazioni - Rinnovo delle cariche * Domenica 4 novembre Mattina - "Non festa, ma lutto", iniziativa nonviolenta: camminata attraverso luoghi simbolici della citta'. * Per ulteriori informazioni: Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803 (da lunedi' a venerdi': ore 9-13 e 15-19), fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org , sito: www.nonviolenti.org 6. LIBRI. DIANA NAPOLI PRESENTA "LA SCRITTURA DELLA STORIA" DI MICHEL DE CERTEAU [Ringraziamo Diana Napoli (per contatti: e-mail: mir.brescia at libero.it, sito: www.storiedellastoria.it) per questo intervento. Diana Napoli, laureata in storia presso l'Universita' degli studi di Milano, e' attualmente volontaria presso il Centro per la nonviolenza di Brescia. Michel de Certeau (1925-1986), pensatore francese dai vastissimi interessi di ricerca. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo la seguente scheda: "Michel de Certeau (Chambery, 1925 - Parigi, 1986), gesuita francese, la sua opera spazia su una molteplicita' di ambiti diversi quali la storia, la psicoanalisi, la filosofia e le scienze sociali. Michel de Certeau nacque nel 1925 a Chambery in Savoia (Francia). De Certeau ebbe una formazione di tipo eclettico, dopo aver ottenuto la laurea in filosofia con un percorso di studi itinerante tra diverse universita' di Grenoble, Lione e Parigi, segui' una prima formazione religiosa presso il seminario di Lione, dove, nel 1950 entro' nell'ordine dei Gesuiti e fu ordinato nel 1956; avrebbe voluto essere inviato missionario in Cina. Lo stesso anno della sua ordinazione, de Certeau divenne uno dei fondatori della rivista "Christus" a cui resto' legato per gran parte della vita. Nel 1960 ottenne il dottorato presso la Sorbona dopo aver discusso una tesi su un gesuita contemporaneo di Ignazio di Loyola, Pierre Favre. De Certeau fu influenzato da Sigmund Freud e fu uno dei membri fondatori della Ecole Freudienne di Jacques Lacan, un gruppo che servo' da punto focale della scuola psicanalitica francese. Nel maggio 1968 un articolo che conteneva la frase "En mai dernier, on a pris la parole comme on a pris la Bastille en 1789" ("Nello scorso maggio, si e' presa della parola come nel 1789 si prese la Bastiglia", poi pubblicato nel libro La prise de parole, tradotto in Italiano nel 2007) lo porto' all'attenzione della sfera pubblica e divenne un intellettuale noto anche al di fuori dello stretto ambito accademico. De Certeau insegno' in varie universita' di diversi paesi, quali Ginevra, San Diego e Parigi. Durante il periodo 1970-'80 pubblico' svariate opere (libri, saggi, articoli su diverse riviste specializzate) che denotano i suoi molteplici interessi sostenuti da una singolare padronanza delle metodologie proprie delle singole discipline, quali la storiografia, la mistica, la fenomenologia, e la psicanalisi. Ad oggi, il piu' noto ed influente lavoro di de Certeau nel mondo anglosassone (in particolare gli Stati Uniti) e' The Practice of Everyday Life (trad. inglese dell'originale francese del 1974: LInvention du Quotidien. Vol. 1, Arts de Faire; trad. italiana del 2001: L'invenzione del quotidiano, Edizioni Lavoro). Ne L'invenzione del quotidiano l'autore combina i suoi poliedrici interessi intellettuali per sviluppare una teoria dell'attivita' di produzione-consumo inerente alla vita di tutti i giorni. Secondo de Certeau, la vita di tutti i giorni (everyday life) e' distinta da altre pratiche giornaliere, perche' ripetitiva ed inconscia. In questo contesto lo studio di de Certeau non e' legato ne' allo studio della "cultura popolare", ne' alle pratiche quotidiane di resistenza al potere. Egli indaga e descrive in che modo gli individui navighino inconsciamente attraverso le cose della vita quotidiana, dal camminare nella citta' alla pratica della lettura. L'aspetto forse piu' influente de L'invenzione del quotidiano e' legato alla distinzione operata da de Certeau tra i concetti di strategia e tattica. Egli collega le "strategie" alle istituzioni, mentre le "tattiche" sono invece utilizzate dagli individui per creare degli spazi propri negli ambienti definiti dalle "strategie". Nel capitolo "Camminando nella citta'", egli descrive la citta' come un concetto, generato dall'interazione strategica di governi, corporazioni e altri enti istituzionali, che producono mappe per pianificare le citta' come un tutt'uno, con una percezione a volo d'uccello della citta'. Per contrasto invece, un pedone che procede a livello stradale, si sposta in modi tattici, mai pienamente determinati dalla pianificazione definita dalle istituzioni, operando scorciatoie o vagando senza meta in opposizione al layout utilitario delle griglie stradali. Questo esempio illustra l'asserzione di de Certeau che la vita di ogni giorno agisce come un processo di bracconaggio su un territorio "altro", che ricombina regole e prodotti che gia' esistono nella cultura in un modo influenzato, ma mai completamente determinato, da quelle regole e quei prodotti. In Italia, venne tradotta la sua opera Fabula mistica. La spiritualita' religiosa tra il XVI e il XVII secolo nel 1987, testo erudito e molto denso sulla formazione del linguaggio mistico nel '500-'600, che ebbe influenza significativa ma limitata agli ambienti accademici. Solo dopo la diffusione del pensiero sull'alterita' a valle della pubblicazione di Mai senza l'altro da parte della comunita' di Bose nel 1993, recentemente diverse opere sono state tradotte. Manca ad oggi in lingua italiana una biografia che presenti la figura dell'autore, il suo itinerario, il suo pensiero, viceversa ne sono apparse in lingua francese (cfr. F. Dosse, Michel de Certeau: Le marcheur blesse') e in lingua inglese (cfr. Jeremy Ahearne, Ian Buchanan ed altri). Tra gli studiosi italiani che hanno studiato l'opera di Michel de Certeau possiamo citare Carlo Ossola (College de France e membro dell'Accademia dei Lincei), Stella Morra (Pontificia Universita' Gregoriana), Paola Di Cori (Universita' di Urbino) e Silvano Facioni (Universita' della Calabria). Tra le opere di michel de Certeau in lingua italiana: Politica e mistica, trad. A. Loaldi, Jaca Book, 1975; Fabula mistica. La spiritualita' religiosa tra il XVI e il XVII secolo, trad. R. Albertini, Il Mulino, 1987; con Francesco Borioni, Il colera del 1836 ad Ancona, Il Lavoro Editoriale, 1988; Il parlare angelico. Figure per una poetica della lingua (secoli XVI e XVII), curato da C. Ossola, Olschki, 1988; Mai senza l'altro. Viaggio nella differenza, curato da E. Bianchi, Qiqajon, 1993; L'invenzione del quotidiano, trad. M. Baccianini, Edizioni Lavoro, 2001; La lanterna del diavolo. Cinema e possessione, trad. M. E. Craveri, Medusa Edizioni, 2002; La scrittura dell'altro, curato da S. Borutti, Cortina Raffaello, 2005; Storia e psicoanalisi. Tra scienza e finzione, trad. G. Brivio, Bollati Boringhieri, 2006; La scrittura della storia, trad. A. Jeronimidis, Jaca Book, 2006; La debolezza di credere. Fratture e transiti del cristianesimo, trad. S. Morra, Citta' Aperta, 2006; La presa della parola e altri scritti politici, trad. R. Capovin, Meltemi, 2007. In lingua francese: La Culture au Pluriel, Union Generale d'Editions, 1974; L'Ecriture de l'Histoire, Editions Gallimard, 1975; La Fable Mystique. vol. 1, XVIe-XVIIe Siecle, Editions Gallimard, 1982; La Faiblesse de Croire, curato da Luce Giard, Seuil, 1987; L'Invention du Quotidien. Vol. 1, Arts de Faire, Union generale d'editions, 1974; (con Dominique Julia e Jacques Revel), Une Politique de la Langue: La Revolution Francaise et les Patois, l'enquete de Gregoire, Gallimard, 1975; La Possession de Loudun, Gallimard, 1970. In lingua inglese: The Capture of Speech and Other Political Writings, trad. Tom Conley, University of Minnesota Press, 1998; The Certeau Reader, curato da Graham Ward, Blackwell Publishers, 1999; Culture in the Plural, trad. Tom Conley. University of Minnesota Press. 1998; Heterologies: Discourse on the Other, trad. Brain Massumi, University of Minnesota Press, 1986; The Mystic Fable: The Sixteenth and Seventeenth Centuries, trad. Michael B. Smith, University of Chicago Press, 1995; The Practice of Everyday Life, trad. Steven Rendall, University of California Press, 1984; (con Luce Giard e Pierre Mayol), The Practice of Everyday Life. vol. 2, Living and Cooking, trad. Timothy J. Tomasik, University of Minnesota Press, 1998; The Possession at Loudun, University of Chicago Press, 2000; The Writing of History, trad. Tom Conley, Columbia University Press, 1988. Opere su Michel de Certeau: Jeremy Ahearne, Michel De Certeau: Interpretation and Its Other. Stanford University Press, 1996; Ian Buchanan, Michel de Certeau: Cultural Theorist, Sage Press, 2000; Christian Delacroix, Michel de Certeau: Les chemins d'histoire, Complex, 2002; Francois Dosse, Michel de Certeau: Le marcheur blesse', Decouverte, 2002; Stella Morra, Pas sans toi. Testo parola e memoria verso una dinamica della esperienza ecclesiale negli scritti di Michel de Certau, Pontificia Universita' Gregoriana, 2004; Monica Quirico, La differenza della fede. Singolarita' e storicita' della forma cristiana nella ricerca di Michel de Certeau, Effata', 2005] Questo libro e' in effetti cosi' denso che non si sa da dove iniziare. Forse dal fatto, nemmeno cosi' banale come pare, che la storia e' innanzitutto scritta dagli storici. Oppure si puo' cominciare dalle pagine piu' inquietanti, le ultime, dedicate alle "scritture freudiane". Non tanto perche' mettano in luce la concezione freudiana della storia (e infatti non lo fanno, come preavvisa l'autore all'inizio del capitolo) e nemmeno perche' siano certosina analisi di questioni di storia religiosa (in se' ugualmente tralasciate), ma perche' documentano cosa portano alla scrittura della storia le incursioni freudiane nel terreno della storiografia. Inquietanti perche' ne esce un ritratto della storia che invano cerca di non cedere alle "vertigini" che porterebbe con se' l'esame critico delle frontiere che essa stessa traccia per stabilire il termine dell'"Altro", il punto in cui quest'ultimo "finisce" per iniziare con esso una complessa e lunga tessitura di un rapporto un po' isterico, perfino, tra ricerca della filiazione e affermazione della separazione. L'autore parte da alcuni studi freudiani sull'isteria nell'eta' moderna e dal testo su Mose' e il monoteismo per ricostruire una scrittura freudiana che spiazza il discorso storico costringendolo ad ammettere l'alterita', l'equilibrio precario, la ricerca del limite da cui esso nasce. La scrittura di Freud acquista, sotto le domande di de Certeau, le fattezze di un esercizio di una memoria di una separazione dimenticata. Non e' una definizione paradossale, comprendendola pienamente: la scrittura e' ricordo di una dimenticanza, cioe', citando Benjamin, ha la forma del ricordo ma ha come oggetto l'oblio. Su questo, alla fine, per de Certeau, si muove la storia: sull'orlo di un'oblio che e' origine introvabile. Per quanto indietro si possa andare nel tempo lo storico trovera' solo le tracce della sua perdita. Organizzare una presenza mancante e' il fine del discorso storico (il mezzo e' la scrittura). Pero' Michel de Certeau si muove sull'incerto terreno freudiano per mettere il luce altri aspetti della pratica dello storico, che toccano le motivazioni potremmo dire "soggettive" che inducono a quella particolare scrittura che e' la storia. Partendo da Freud e dalle sue motivazioni (che non e' il caso di riportare in questa sede), de Certeau evidenzia come lo scrivere di Freud sia percorso da una dialettica inconclusa tra separazione (e suo desiderio) e filiazione (e suo desiderio), la stessa coppia che e' all'origine delle vicende di cui pure pretende di parlare. Non e' necessario addentrarsi nei particolari di queste freudiane storie perche' quel che conta e' che Freud credeva d'aver trovato una sorta di legge della storia, consistente in un continuo tentativo di colmare una perdita e di permettere al desiderio di stabilita' (da essa nato) di assurgere a sistema sotto il quale proteggersi. Tuttavia la storia (intesa sia come Geschichte che come storiografia intesa in senso stretto) non faceva, a suo dire, che mascherare queste lacune e questi rapporti, stabilendo continuamente cesure e frontiere tra il passato, l'altro, la mancanza, la perdita, e il presente, l'identico, la presenza, il possesso, senza considerare i modi in cui questi opposti sono in rapporto (o senza considerare, meglio, il rapporto sotto il quale stanno questi opposti, riprodotti nel tempo come coppie metamorfiche). La storia, e questo e' precisato da de Certeau, e' discorso che pone la perdita, l'altro, la morte, il passato, ma li nega, riconducendoli con la sua scrittura a se'. Ha bisogno per esistere di stabilire con un atto di separazione il passato come altro ma non e' disposto a perderne nulla. La scrittura storica e', da questo punto di vista, conquista, colonizzazione. Ritornando a Freud, in sostanza, Michel de Certeau, cerca di indicare come questa incursione psicoanalitica nel campo storiografico abbia avuto l'effetto di mettere in evidenza la mancanza all'origine di quella particolare produzione che e' la scrittura storica, anche se poi il discorso della storia tende a negare questa perdita, o meglio a "celebrarne il lutto", in una specie di cerimonia degli addii in cui il "rito di seppellimento" apra "al presente uno spazio proprio: segnare un passato e' anche... ridistribuire lo spazio dei possibili... La scrittura produce dei morti affinche' ci siano, altrove, dei vivi", percorsa com'e dall'ansia di trovare e delimitare una frontiera al presente, uno spazio per il vivente. Anche se la scrittura storica procede cronologicamente, e' infatti il presente il suo vero inizio. * La questione intorno alla quale gira de Certeau attraversando il terreno freudiano, e' che in Freud questa mancanza e' confessata, apparente ovunque in una scrittura che non ha luogo poiche' non riesce a compiere una sorta di office des morts a' la Michelet rendendosi cosi' marcata da un lutto (e sono poi suggestive le indicazioni di de Certeau sulle corrispondenze tra la scrittura freudiana, la lingua, e la nascita della Bibbia come Scrittura, il rito della circoncisione... ma cio' esula dal nostro discorso) che non finisce mai: storia che tratta di separazione e filiazione, scrittura che nasce da questa rottura, riproducendola nel suo incedere e rendendosi, alla fine, una commedia dell'identita': l'altro che non e' mai solo altro (filiazione) e mai solo ricondotto a se' (separazione). Queste scritture freudiane sono evocate solo per mostrare come la storia menta non quando non riesce a disvelare una presunta verita' al di sotto dello scorrere del tempo, ma quando nasconde le fratture e i bisogni da cui nasce: in primis quello di dare una ragione all'incomprensibile (altro) attraverso la produzione di un luogo (il discorso storico) che legittimi questa operazione. E' questo, innanzitutto, la storia: scrittura che nasce dal desiderio di delimitare, di comprendere, di stabilire confini e frontiere, per poi poterli attraversare. La storia ha bisogno dell'altro per potersi scrivere, altro che e' poi ricomposto nel discorso storico che permette di ritornare e di ricondursi a un "se'". Solo che su questo punto, le scritture freudiane che de Certeau pone alla nostra attenzione, sono suggestive perche' colgono un aspetto di solito tralasciato (e anche per ovvi motivi) dalle discussioni piu' o meno accademiche sullo statuto e il ruolo dello storico perche' considerato non "scientifico". Infatti, divenendo difficile stabilire la differenza tra storiografia e storia (in breve: la storia e' sia l'atto dell'analisi che la materia "analizzata" e questa ambiguita' non puo' non manifestarsi nella scrittura, che riproduce, essendo anch'essa un atto storico, perche' e' nella storia e perche' produce una storia, il rapporto con l'alterita' che e' nella realta' cosi' problematico) in una visione per cui tutto finisce per confluire nella "Grande Storia" (laddove per de Certeau tutto confluirebbe al massimo nella storiografia), come fare allora a distinguere l'atto della comprensione da quel che e' compreso? l'enunciazione dall'enunciato? In altre parole, se la scrittura della storia riproduce gli stessi meccanismi della storia, come poter affermare che essa sia chiarificazione di alcunche', come puo' chiarificare se e' essa stessa cio' che chiarifica? Ed e' qui, su questo punto, che il Freud attraversato da de Certeau si svela: la storia per Freud e' un continuo riprodurre e mascherare una mancanza originaria e allo stesso tempo un modo di procedere dei rapporti di identita' (attraverso meccanismi di filiazione e separazione); come si puo' scriverne senza essere fagocitati da questa "coppia"? Si puo' perche' la scrittura storica e' "divinazione", un atto quasi di trasgressione: "alla scienza che 'permette', si aggiunge lo studioso [le savant] che 'si permette'". E dunque lo storico puo' apparire, utilizzando i termini che Freud ci lascia dopo questa incursione, come colui che osa nell'atto di scrivere, osando per la necessita' di istituire una frontiera attraverso cui leggere la propria identita' e su cui far scivolare la dialettica tra filiazione/separazione, identita'/estraneita' (tra l'altro in un altro testo de Certeau scrive che una lettura, benche' si riferisse al leggere propriamente inteso, e' una maniera di "decifrare cio' che ci ha scritto"), osando per la necessita' avvertita di colmare una lacuna da cui il presente altrimenti non cessa di venire risucchiato. E, questa e' la terminologia freudiana, questa scrittura non puo' appartenere a chi ha "il privilegio d'essere figlio". In un certo senso e' una scrittura da orfani, la storia come organizzazione di una mancanza. Freud si insinua con alcuni suoi saggi sul terreno della storiografia, tuttavia le sue produzioni non riescono a trovare alla fine il luogo della storia, rimangono, almeno cosi' si capisce dalle pagine di de Certeau, scritture troppo irrisolte per essere storia. Nondimeno sono scritture fondamentali per il percorso di de Certeau proprio perche' mettono in luce il meccanismo alla base della scrittura storica anche se poi questa, per essere legittimata, interagisce con un luogo sociale, con una comunita' di accademici, con un pubblico di interessati e con la politica (il che non accadde nel caso di Freud), aspetto che de Certeau riesce peraltro a mettere in luce nelle sue caratteristiche strutturali. La scrittura, in questo libro, e' innanzitutto un viaggio il cui scopo e' costruire un discorso che ci riconduca a noi stessi passando attraverso l'altro che viene "colonizzato", posseduto, fagocitato persino in questo processo. La scrittura e' ermeneutica dell'altro (anche se allo scopo di stabilire l'identico) e eterologia, sapere sull'altro e a questo proposito il capitolo dedicato a de Lery, viaggiatore nel Nuovo Mondo da poco scoperto, e' esemplare: la storia dell'America Latina che nasce dalla scrittura su un corpo estraneo. Il quadro che apre il libro, "La scrittura conquistatrice", e' particolarmente indicativo. Dell'estraneita' del nuovo mondo, rimane, alla fine del viaggio di Lery, una lingua da tradurre e un corpo scritto. Non ricordo, almeno al momento, altri testi che esplorino con tale chiarezza e mettano a nudo con particolare acume teoretico l'invenzione dell'Occidente, cioe' l'invenzione conquistatrice di cui l'Occidente e' responsabile (termine da assumere nella sua pienezza, al di qua dei giudizi di valore). * C'e', infine, in questo testo densissimo, un altro aspetto interessante che riguarda ancora la "mancanza" alla base della scrittura della storia. Questa si basa su un atto di separazione innanzitutto tra il presente e il passato eppure a ben vedere (ed e' in questi aspetti che le suggestioni freudiane manifestano tutta la propria eco) la separazione pur giustificata, assunta come "base" di ogni discorso storico, non e' mai stabilita una volta per tutte e ritorna (insieme alla mancanza di cui sopra, all'"altro") in ogni scrittura: essa parte dal presente ma lo ritrova nel passato che da un certo regime del tempo e' reso pensabile, cosi' come ritrova nel suo presente il passato, o meglio le tracce che testimoniano di un passaggio. La scrittura e' il discorso dei morti, parla dei morti ma per rivolgersi ai vivi ed e' anche la scrittura di un assente. Sempre scritta, la storia, in terza persona, dov'e' lo storico che interviene per assumersene il discorso? * Questo libro di de Certeau per me e' stata una vera lezione di tolleranza (e questo al di la' degli abusi quotidiani cui il termine e' sottoposto): scrivere di storia avendo almeno la consapevolezza (ed e' gia' abbastanza) che ci muoviamo solo verso l'Altro (e l'altrove), seguendo le sue tracce, muovendoci su un'assenza (ed e' tale anche qualcosa che semplicemente ci pare incomprensibile) senza la quale non si darebbe storia, cioe' scrittura della storia, perche' la storia e' innanzitutto quella che passa sotto le nostre penne, nei nostri rapporti col potere e con la politica: ogni storia, anche la piu' ferrata ed erudita analisi dei piu' ammuffiti documenti e' storiografia. E senza l'alterita' mai potremmo essere ricondotti nemmeno alla culla dell'identita' che rende docili le notti al sonno. Infine, anche se la scrittura della storia mette ordine e sparge comprensione, l'altro ritorna a ogni capoverso, quando scrittura dopo scrittura il passato (che e' sempre alterita', ci piaccia o meno) finisce per abitarci e dal modo e grado di criticita' con cui esso viene accolto dal presente si apre lo spazio per un avvenire, "reazionario" o "rivoluzionario". Da questo punto di vista "il vecchio slogan delle 'lezioni della storia' riprende un significato... se... si identifica la 'morale della storia' a questo interstizio creato nell'attualita' dalla rappresentazione di differenze". 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 218 del 20 settembre 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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