[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Nonviolenza. Femminile plurale. 127
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 127
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 20 Sep 2007 10:51:13 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 127 del 20 settembre 2007 In questo numero: 1. Lea Melandri: Usciamo dal silenzio, note per il prossimo appuntamento 2. A che punto e' la campagna "50 e 50 ovunque si decide" 3. Uno spazio d'arte alla Casa internazionale delle donne 4. Adriana Cavarero: Gli inermi 5. Elena Ribet: La lotta di Marisela Ortiz Rivera a Ciudad Juarez 6. Giovanna Providenti presenta "Diana" di Marta Lonzi 1. EDITORIALE. LEA MELANDRI: USCIAMO DAL SILENZIO, NOTE PER IL PROSSIMO APPUNTAMENTO [Dal sito della Libera Universita' delle donne di Milano (www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento di Lea Melandri. Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista, redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione teorica delle donne. Opere di Lea Melandri: segnaliamo particolarmente L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, Manifestolibri, Roma 1997; Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988, Bollati Boringhieri, Torino 2002; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile, Franco Angeli, Milano 2000; Le passioni del corpo, Bollati Boringhieri, Torino 2001. Dal sito www.universitadelledonne.it riprendiamo la seguente scheda: "Lea Melandri ha insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Universita' delle Donne di Milano, di cui e' stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralita' indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: 'Ragazza In', 'Noi donne', 'Extra Manifesto', 'L'Unita''. Collaboratrice della rivista 'Carnet' e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista 'Lapis. Percorsi della riflessione femminile', di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri 1998. Nel sito dell'Universita' delle donne scrive per le rubriche 'Pensiamoci' e 'Femminismi'"] Martedi' 18 settembre, presso la Libera Universita' delle donne di Milano, c'e' stato il primo incontro di "Usciamo dal silenzio" dopo l'estate. Il mio non e' un resoconto ma una nota a margine, dettata dal bisogno di raccogliere le idee, anche in vista del proseguimento della discussione che si terra' mercoledi' prossimo, 26 settembre, alle ore 20 (esatte!) sempre nella sede di corso Porta Nuova 32. Parlando del "malessere" che si e' avvertito, nel corso di quest'anno, nei laboratori e nelle assemblee di "Usciamo dal silenzio", Paola Redaelli lo attribuiva principalmente alle difficolta' che insorgono quando si affronta il problema della rappresentanza: un problema cruciale, che il femminismo finora non ha affrontato e tanto meno risolto. Legato ad esso c'e' il problema della cittadinanza e il rapporto col potere, altra questione spinosa che si affronta di solito con la legge. E c'e' l'autoesclusione delle donne, che non sempre e' "critica alla politica". Sono questi i temi che non abbiamo analizzato abbastanza. * Altra ragione di incomprensione, divergenze, e' stata la campagna del "50 e 50" e il rapporto con l'Udi, che prevedeva, oltre all'adesione formale, la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare. Al di la' del modo, che alcune hanno ritenuto non trasparente, e altre invece democratico, con cui si e' deciso di mettere in piedi un comitato per la raccolta delle firme, resta l'interrogativo politico se sia piu' efficace, per portare alla coscienza di molti la storica esclusione delle donne dai luoghi decisionali della vita pubblica, una campagna di idee (documenti come il "manifesto dei perche'", articoli di giornale, interviste, dibattiti, ecc.), o impegnare tante energie su una proposta di legge, che finisce per passare inosservata, o travisata in senso riduttivo (quote, parita', ecc.). In altre parole, dovremmo chiederci che cosa vuol dire incidere a livello istituzionale - e agire nello spazio pubblico comporta anche questo - senza appiattirsi su percorsi, pratiche istituzionali, quale e' appunto una legge. Nel caso della legge 194 c'era alle spalle di tante manifestazioni e prese di posizione la pratica di anni dei gruppi femministi su corpo, sessualita', maternita', una parola sostanziata di esperienze e di pensiero collettivo che modificava prima di tutto il nostro modo di viverci e rappresentarci il corpo, la relazione con l'uomo, le altre donne, ecc. Sono convinta che, sul 50 e 50, considerato un elementare principio di civilta', come abbiamo detto piu' volte, si possa avviare un discorso sui fondamenti della politica, sulla sua crisi attuale, che fa venire alla luce una separazione dalla societa', dal quotidiano, dalle persone reali, a cui non e' certo estranea la scissione originaria tra uomini e donne, cultura e natura, pubblico e privato, ecc. Modificare una rappresentazione del mondo che porta segni sempre piu' chiari del dominio storico del sesso maschile e che tuttavia continua a celarsi dietro la "neutralita'", e' gia' politica. La contrapposizione mazziniana tra "pensiero" e "azione" lasciamola a chi ragiona per dualismi e non ha preso come noi consapevolezza del legame indistricabile tra pensiero e corpo, coscienza e inconscio. * Ma il malessere e' stato riportato anche alla delusione conseguente al fatto di aver affrontato con profondita' di analisi, forza organizzativa, interventi pubblici, grandi temi al centro oggi della vita sociale e delle agende politiche - come gli attacchi della Chiesa alla Legge 194, la violenza contro le donne, le elezioni amministrative e politiche, il rapporto con le elette - e di non averne poi seguito gli sviluppi, o fatto le verifiche necessarie (Anita Sonego). Sullo sfondo, come ha detto Susanna Camuso, c'e' una storia e un'esperienza personale che molte di noi purtroppo gia' conoscono: i movimenti partono su intuizioni, forti mobilitazioni, ma poi con facilita' scompaiono. Si parla molto in questi giorni del V-day di Beppe Grillo, di un movimento nato in rete; di "Usciamo dal silenzio", nato da una mail, e materializzatosi nelle vie di Milano con una manifestazione di oltre duecentomila persone si parlo' poco allora (rispetto a quello che significava), e poi lo si e' cancellato. D'altro canto - dice sempre Susanna - oggi che la sinistra nelle sue diverse componenti si sta riorganizzando, le donne sono centrali, della loro presenza nelle istituzioni si parla molto, ma non sono mai state cosi' cancellate. Proprio perche' condivide questa analisi sullo scenario cambiato che abbiamo davanti, Assunta Sarlo ritiene che sia necessaria una pausa di riflessione, un seminario per capire meglio che cosa e' "Usciamo dal silenzio", come si colloca in questo contesto sociale e politico, quale e' la disponibilita' di ognuna a farlo esistere, che cosa serve, anche come regole interne, per evitare che si ripetano deleghe, passivita' di molte, partecipazione a intermittenza. Potrebbe darsi - aggiunge - che molte di noi, gia' impegnate in vari ambiti culturali e politici, vogliano concentrare la' loro energie, per cui serve una verifica. * Io penso che questa verifica sia utile e che si possa trovare una giornata per discuterne a lungo. Nel frattempo pero' e' importante a breve termine dar seguito alla discussione appena avviata, affrontare il malessere e il desiderio, espresso piu' o meno esplicitamente da tutte, di ripresa. La mia convinzione - e in questo sono d'accordo con Susanna - e' che oggi ci sia piu' che mai bisogno di un movimento di donne, proprio perche' stanno avvenendo nell'ambito politico che ci interessa - quello del centro-sinistra - cambiamenti che passano sopra la testa di molti, delle donne in particolare, negoziazioni tra segreterie di partito (tutti rigorosamente uomini), che possono sclerotizzare ancora di piu' la politica istituzionale. Un movimento di donne per me vuol dire il luogo in cui e' possibile elaborare un pensiero autonomo da modelli precostituiti, saperi e linguaggi segnati storicamente dal protagonismo di un sesso solo; l'opportunita' di analizzare a fondo e senza paura le ragioni profonde dell'omologazione, della seduzione che privilegi e poteri esercitano anche sulle donne. Nel medesimo tempo, un movimento significa anche forza collettiva, capacita' organizzativa, prontezza di risposta sulle questioni che piu' ci interessano. Gli obiettivi, come ha detto Susanna, non mancano, a questo ci pensa l'occhio vigilante del Vaticano che, come sappiamo, ha molto a cuore la nostra sorte. Si tratta di ragionare su scelte, priorita', scadenze immediate e tempi lunghi dell'elaborazione, alternando come abbiamo fatto laboratori, dove fare analisi e proposte, e assemblee, per il momento decisionale. * Importante, come e' stato detto da molte, e' coinvolgere in modo piu' continuativo gruppi, associazioni o singole che operano in campi diversi, ma che si riconoscono nel percorso collettivo allargato di "Usciamo dal silenzio", tentare di definire modalita' di rapporto sulla rappresentanza interna, presupponendo che la diversita' non voglia sempre dire "farsi la guerra". Arrivederci a mercoledi 26 settembre 2007, presso la Libera Universita' delle donne, corso di Porta Nuova 32, alle ore 20. 2. INIZIATIVE. A CHE PUNTO E' LA CAMPAGNA "50 E 50 OVUNQUE SI DECIDE" [Dal sito www.noidonne.org riprendiamo il seguente articolo dal titolo "50e50: a che punto siamo" e il sommario "In vista della manifestazione nazionale del 13 ottobre ecco i risultati raggiunti dalla campagna, che si chiudera' il 30 novembre 2007"] Oltre 50 i centri di raccolta - di cui 26 dell'Udi - hanno avviato con entusiasmo la raccolta delle firme, che e' nel pieno dell'attivita'. Sempre a proposito di numeri, piace far sapere che sono stati spediti 15.490 moduli in tutta Italia - dall'estremo nord all'estremo sud, isole comprese - insieme a 2.980 locandine, 2.720 spille, 60 bandiere, 30.000 volantoni e 68 blocchetti di autofinanziamento "perche' chiediamo una sottoscrizione per le spese di stampa e spedizione". I commenti dalla "centrale operativa" sono all'insegna dell'ottimismo: "il grande obiettivo che ci poniamo e' possibile grazie alla disponibilita' e alla passione politica". Nella sede nazionale dell'Udi a Roma alcune donne fanno i turni per rispondere tempestivamente alle richieste, le piu' diverse. "I Centri di raccolta sono la novita' politica di questa campagna perche' sono diffusi sul territorio per iniziativa di donne motivate, perche' si organizzano da soli, grazie anche al sito www.50e50.it, che aggiorna sui vari appuntamenti". Sono davvero tante le donne che si sono attivate, "ciascuna ha messo a frutto la proprie relazioni e competenze perche' sente come ormai non piu' rimandabile il progetto, come fondamentale per il futuro e per la democrazia - osserva Pina Nuzzo -. Donne dell'Udi, delle organizzazioni piu' differenti che non avremmo conosciuto se non avessimo avviato questa campagna, delle organizzazioni sindacali, delle commissioni pari opportunita', le consigliere di parita', singole donne con storie e appartenenze politiche diverse hanno investito in tempo ed energia oltre ogni aspettativa". Il prossimo impegno sara' per una grande manifestazione a Roma, il 13 ottobre 2007, promossa dai Centri di raccolta e dai Consigli delle donne "50e50 ovunque si decide". Notizie piu' dettagliate saranno diffuse a settembre. D'obbligo tenere d'occhio il sito. * Per informazioni: tel. 066865884, e-mail 50Ee50udinazionale at gmail.com, sito: www.50e50.it 3. INIZIATIVE. UNO SPAZIO D'ARTE ALLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE [Da Maria Palazzesi (per contatti: m.palaz at libero.it) riceviamo e diffondiamo. Maria Palazzesi e' responsabile per la cultura della Casa Internazionale delle donne (www.casainternazionaledelledonne.org)] Alla Casa internazionale delle donne, via della Lungara 19, Roma, giovedi' 27 settembre alle ore 19 si inaugura il primo spazio espositivo dedicato alle giovani artiste d'arte contemporanea "La Magnolia" con la mostra fotografica di Sara Spizzichino "Wolderland" fino al 17 ottobre. La Magnolia e' una vetrina aperta alle esperienze artistiche di giovani donne all'inizio della loro attivita'. La Magnolia e' un anello di congiunzione tra il mondo dell'arte e le giovani artiste. La Magnolia e' una rete di scambi e di relazioni nel campo dell'arte e della cultura. La Magnolia e' un luogo per mostrare, mostrarsi e conoscere. Organizza l'area cultura della Casa internazionale delle donne. * Per informazioni e contatti: Casa internazionale delle donne, via della Lungara 19, Roma, tel. 0668401720, e-mail: cciddonne at tiscali.it, sito: www.casainternazionaledelledonne.org 4. MAESTRE. ADRIANA CAVARERO: GLI INERMI [Da Adriana Cavarero, Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007, p. 87. Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all’Università di Verona; dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University (www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume [che abbiamo parzialmente aggiornato]: a) libri: Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990 (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003; Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti, Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp. 173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991); "Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica, Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111; "Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp. 187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita, a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B. Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp. 15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994, pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp. 15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia Stoller und Helmuth Vetter, Wuv-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226; "Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino 1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225] Colpiti, a uno a uno, nella singolarita' del loro corpo vulnerabile, gli inermi stanno al centro della distruzione moderna e ne rivelano la deriva orrorista. Il che li colloca in una posizione prospettica sull'orrore che, quando si parla di guerra, nessuna trattazione dovrebbe piu' permettersi di ignorare. 5. TESTIMONIANZE. ELENA RIBET: LA LOTTA DI MARISELA ORTIZ RIVERA A CIUDAD JUAREZ [Dal sito www.noidonne.org riprendiamo il seguente articolo apparso su "Noi donne" di settembre 2007 Elena Ribet e' nata nel 1973 a Roma, dove attualmente vive e lavora occupandosi della comunicazione per una onlus che promuove l'integrazione delle persone con disabilita' intellettiva. Si interessa di ecumenismo, teologia e integrazione culturale. Ha presieduto il convegno interreligioso Religione, pace e violenza (5 e 6 aprile 2003, Mappano, Torino). Il suo intervento "La Marialis Cultus: una lettura evangelica" e' inserito negli atti del XV Colloquio Internazionale di Mariologia, Patti (Messina), 16 e 18 aprile 2004 (Edizioni Ami, Roma, 2005). Ha partecipato all(allestimento del musical Israel, dove vai? di Daniel Lifschitz sulle vicende e contraddizioni del popolo ebraico nella storia, curandone anche l'ufficio stampa. Collabora con riviste e periodici fra cui il settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi "Riforma" e il mensile "Noidonne". E' vincitrice del quinto concorso Le donne pensano, le donne scrivono, sezione poesia, promosso dalla Citta' di Torino, VI Circoscrizione, e dal Centro Donna, ed e' stata pubblicata nell'antologia del premio. Opere di Elena Ribet: Diario dei quattro nomi, Edizioni Joker, 2005. Marisela Ortiz Rivera, psicologa e insegnante, e' tra le fondatrici di "Nuestras hijas de regreso a casa", associazione di familiari e amici delle giovani uccise a Ciudad Juarez, in Messico] Dal 1993 a oggi sono oltre mille le donne e le bambine scomparse a Ciudad Juarez, Messico; di queste, circa 460 sono state ritrovate morte dopo essere state violentate e torturate. Marisela Ortiz Rivera, psicologa e insegnante, e' tra le fondatrici di "Nuestras Hijas de Regreso a Casa" (Le nostre figlie di ritorno a casa). L'associazione di familiari e amici delle giovani uccise e desaparecidas e' nata dopo la sparizione e l'assassinio di Lilia Alejandra Garcia Andrade, che dopo aver subito torture per cinque giorni, fu strangolata e gettata in un campo. Marisela Ortiz, accolta a Montecitorio a maggio, durante il suo viaggio in Italia per denunciare il perpetrarsi dei femminicidi ha portato una tragica testimonianza. "E' triste e doloroso parlare di quello che avviene a Ciudad Juarez e di cio' che abbiamo visto con i nostri occhi. La realta' che c'e' dietro i femminicidi e' molto complessa. A Ciudad e' normale la violenza domestica, ma qui non si tratta di questo. Provate a immaginare che state aspettando vostra figlia che dovrebbe tornare da scuola o dal lavoro. E non arriva. Subito la si cerca, con le amiche, chiedendo a tutti, ai vicini, sui posti di lavoro: nessuno dice niente. Perche' hanno paura che accada anche a loro. Quindi le madri si recano alla polizia; qui vengono ignorate, offese, denigrate, interrogate e persino incolpate. Alla madre dicono 'Tua figlia e' fuggita con un ragazzo, si droga, fa la bella vita' e le dicono di dover aspettare 36 o 72 ore per la denuncia di scomparsa. In quelle ore, le madri sanno che la loro figlia verra' torturata, seviziata, violentata e poi morira' per le violenze subite". Varieparlamentari italiane hanno invitato il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro degli Esteri a sollecitare il presidente messicano Calderon ad assicurare il rispetto dei diritti umani. Il Presidente del Consiglio Prodi ha ribadito in una lettera l'impegno dell'Italia per i diritti umani ed esortato le autorita' messicane ad azioni di contrasto nei confronti della criminalita' organizzata, soprattutto alla luce dell'incarico assunto dal Messico alla Presidenza del Consiglio dei Diritti Umani dell'Onu. * Marisela Ortiz, che e' gia' stata minacciata di morte, al rientro dall'Italia ha ricevuto nuovi messaggi di insulti e intimidazioni. "La comunita' internazionale deve intervenire, dobbiamo far circolare documenti, foto, testimonianze: non e' possibile che le madri aspettino in casa che succedano queste cose, o che si ritengano fortunate se hanno trovato il cadavere delle figlie abbastanza presto a significare che sono state torturate meno a lungo. Le madri vengono chiamate dalla polizia e viene detto loro che hanno trovato una ragazza, che forse e' la loro figlia, che devono venire a prenderla; i funzionari le portano in obitorio a identificare il cadavere, irriconoscibile per la violenza e la crudelta' delle sevizie subite. Visi distrutti, con la pelle e i capelli rimossi, violazioni sessuali, labbra staccate a morsi. Abbiamo visto cose terribili fatte anche su bambine, una aveva solo 3 anni". Si sono fatti molte ipotesi sulle ragioni di queste violenze: riti satanici, orge, venditori di organi, sacrifici umani. Le opinioni di criminologi e antropologi convergono sempre piu' sul fatto che si tratti di riti per inserirsi in bande mafiose. "Si e' cercato di mettere insieme i tasselli per capire questi crimini. Abbiamo studiato i dossier e i casi, nomi, date, luoghi di sparizione, ritrovamento, posizione dei cadaveri, tipo di torture subite. Ha cominciato a delinearsi un quadro impressionante, c'erano analogie e corrispondenze, gli stessi funzionari negligenti, dettagli che si ripetono. Tutte le vittime sono giovani e belle, sono sequestrate per settimane, uccise, sfigurate e mutilate con accanimento e sadismo disumani". Secondo testimonianze e documenti, gli assassini sono protetti: si moltiplicano coincidenze che sembrano stabilire un legame con narcotraffico, polizia e militari. Prima del 2001 i cadaveri venivano sempre ritrovati; da quando le inchieste si sono moltiplicate, i corpi hanno cominciato a scomparire nel nulla. Coloro che hanno lavorato a questi casi hanno ricevuto minacce di morte e alcuni sono stati assassinati. * "Il primo giovedi' di ogni mese organizziamo a Ciudad Juarez una marcia di protesta silenziosa. Aderite a questa 'Giornata contro il femminicidio', parlando di questo dramma affinche' i crimini non restino impuniti. Il nostro dolore e l'indignazione ci danno il coraggio per affrontare la corruzione, l'omerta' e l'indifferenza verso le morti assurde delle nostre figlie". * Per informazioni: www.mujeresdejuarez.org 6. LIBRI. GIOVANNA PROVIDENTI PRESENTA "DIANA" DI MARTA LONZI [Dal sito www.noidonne.org riprendiamo il seguente articolo dal titolo "La principessa femminista" e il sommario "A dieci anni dalla morte e dall'infinito scorrere superficiale di molte parole sul fenomeno Diana Spencer, puo' valere la pena aggiungere qualcosa per rivalutare la personalita' e le scelte femministe di questa donna scomoda". Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha" - Libreria Editrice Fiorentina, Pisa-Firenze 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti; sta preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori, e un libro su Goliarda Sapienza. Marta Lonzi, nata a Firenze nel 1938, nella stessa citta' si laurea in architettura con una tesi in urbanistica, sotto la guida di Ludovico Quaroni, uno dei protagonisti delle vicende piu' significative dell'architettura italiana. Tramite la sorella Carla Lonzi, caposcuola del femminismo in Italia, critica d'arte e scopritrice dell'avanguardia artistica degli anni Sessanta, Marta Lonzi entra in contatto con gli artisti di quel periodo (Pinot Gallizio, Carla Accardi, Pietro Consagra, Mario Nigro, Giulio Paolini, Luciano Fabro). Dal '67 al '74 Marta Lonzi e' assistente alla cattedra di Composizione architettonica, con Alberto Samona' e Ludovico Quaroni, all'Universita' di Roma. In questi anni inizia l'elaborazione dei presupposti teorici del processo creativo reale e non sublimato, approccio all'architettura che sara' poi sviluppato attraverso conferenze e seminari, alla Hochschule der Kunste e all'Iba di Berlino, all'Escuela Tecnica Superior de Arquitectura de la Universidad de La Coruna, all'Ecole d'Architecture de Strasbourg e alla Scuola di Cultura Contemporanea di Mantova. L'attivita' di ricerca sul processo creativo, che si allarga alla crisi della citta' moderna, si traduce in numerose pubblicazioni: L'architetto fuori di se', Prototipi, Milano 1982; Les Forums et les architectes: un probleme eternel de sauvegarde, "Werk und Zeit", Berlin 1985; Parchi urbani: l'ultima, vera, occasione per prendere coscienza della periferia della citta', "Paesaggio urbano", 4-5, luglio-ottobre 1995; "Un rifiuto incomprensibile", in Carla Lonzi, Rapporti tra la scena e le arti figurative della fine dell'800, Leo S. Olschki editore, Firenze 1995; Del sistema direzionale orientale, Prototipi, Milano 1997; Roma 2000: una citta' senza periferia, "Il Manifesto" del 17 giugno 1998; Roma e' da salvare, Pietralata New York Istanbul, Prototipi, Milano 1999; Addio citta' belle... Le riflessioni teoriche si sono trasferite in una ricca esperienza professionale, con la partecipazione a concorsi e la realizzazione di edifici e ristrutturazioni d'interni. Marta Lonzi e' stata premiata per il Concorso Premio Olivetti 1966 "La citta' nuova", il Concorso nazionale per il nuovo palazzo della Camera dei Deputati nel 1967, e il Concorso internazionale per la riqualificazione e sistemazione del Borghetto Flaminio di Roma, nel 1994. Molti degli edifici realizzati da Marta Lonzi sono stati pubblicati sulle principali riviste d'architettura e tra questi si segnalano abitazioni civili, stabilimenti industriali, ville storiche e atelier d'artisti in varie parti d'Italia e in Austria. Alcuni degli spazi interni progettati da Marta Lonzi sono stati utilizzati da registi, come Ermanno Olmi, Giuseppe Bertolucci, Ettore Scola e Donatella Maiorca, per girare alcune scene dei loro film. Attualmente Marta Lonzi vive nel Chianti e lavora a Roma, Siena e Cagliari. Tra le opere recenti di Marta Lonzi: Diana. Una femminista a Buckingham Palace, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1998; (con Francesca Garavini), Roma e' da salvare, Scritti di Rivolta Femminile, Milano 1999; Autenticita' e progetto, Jaca Book, Milano 2006] Cos'altro puo' esserci da dire su Diana Spencer, la donna che in vita e in morte fa aumentare le tirature dei giornali, la cui immagine e' comparsa sul maggior numero di copertine al mondo? Cos'altro puo' essere detto in occasione del decimo anniversario dalla sua morte? Eppure qualcosa c'e': al di la' delle parole e giudizi espressi sulla madre del futuro re d'Inghilterra, molto amata dal popolo, come odiata nel suo ambiente e disprezzata dalla elite di intellettuali che arricciano sempre il naso di fronte ai fenomeni di massa, come quello spontaneo e inaspettato verificatosi nei giorni successivi la sua morte e che - come recentemente raccontato nel film "The Queen" - ha fatto traballare la monarchia inglese, costretta a scendere in strada ad annusare fiori di fronte ai milioni di seguaci di Diana, in maggioranza donne. * Sul motivo di tanto amore di popolo - definito da Eric Hobsbawm "privo di ogni lucidita'" - per questa principessa indiscutibilmente interessante, considerata buona e infelice da alcuni, incosciente, inopportuna, opportunista e stratega da altri, sono state fatte molte ipotesi, ma quella proposta da Marta Lonzi nel suo volume Diana: una femminista a Buckingam Palace (Scritti di Rivolta Femminile, Prototipi, 1997), credo sia una delle meno conosciute. Cio' che di diverso emerge dalle righe di questo volume e' il coraggio di osare attraversare i rotocalchi strappalacrime, i freddi giudizi di sociologi, psicologi e storici, per guardare piu' in profondita', mettendosi in ascolto del comune sentire della gente, ed anche di se stessa. Marta Lonzi, confessando di avere pianto per la morte di Diana di "un dolore vero, come se avessi perso una compagna di vita", scrive: "ricordare gli episodi salienti della sua giovane vita spezzata, il suo desiderio di non mollare contro un estabilishment potente, era liberatorio. Assurdamente liberatorio - pure nel dolore della morte presente. Credo che questo sentimento sia uno dei valori segreti e piu' profondi che si nascondono dietro la partecipazione di cordoglio alle sue esequie e che lo studioso, Eric Hobsbawm, non provandolo, non e' in grado di comprendere. Piangere la morte di Diana e' piangere la fine di un'avventura appassionante, perche' un imprevisto aveva portato alla ribalta internazionale una donna che si era rivelata scardinatrice di una cultura antica e patriarcale. Per questo e' stata tanto amata, in particolare dalle donne". Imbattendosi nella difficolta' di trattare di una donna ormai morta, non espressasi scrivendo ma vivendo e compiendo scelte plateali, per "scoprire la vera Diana" Lonzi, interessata a rivisitare il percorso imprevisto che ha portato Diana non alla fama internazionale quanto a scegliere di essere se stessa, la cerca in ogni "sua parola detta in prima persona": siano essi discorsi ufficiali, registrazioni rubate, interviste e facendo largo uso "dell'onestissimo libro di Andrew Morton", che, oltre alla famosa intervista per la Bbc, comprende una parte autobiografica scritta da Diana. * Sin dagli inizi degli anni Ottanta quando Diana inizia ad apparire in pubblico cio' che piu' piace alla gente non e' il suo fascino o il suo futuro destino di regnante quanto il suo proporsi, al di la' delle aspettative e delle necessita' di casta, come una donna in carne e ossa, piena di timori e desideri, una donna qualsiasi che ha sposato un futuro re, ma che si e' ritrovata in pastoie non diverse da quelle di una donna comune: "migliaia di donne - scrive Lonzi - si sono appassionate alla lotta che Diana ha dovuto sostenere con Carlo e la corte, per essere riconosciuta come identita' distinta, incompatibile con i ruoli che una cultura patriarcale le aveva predisposto e, quindi, contro gli aut aut e le strumentalizzazioni finalizzate a farle perdere stima e coscienza di se', per ridurla a una persona subalterna e complementare, una figura rassicurante per l'identita' del principe". Nell'intervista a Morton Diana racconta i 16 anni di vita a corte esattamente per come li ha vissuti e le sue parole, intense e commoventi, sono cosi' ben riuscite semplicemente perche' autentiche e non perche' opera di una "abile manipolatrice dei media", come e' stata definita in una recente intervista a Tina Brown su "Io donna". Diana davvero desiderava amare ed essere amata e vivere un rapporto di reciproca sincerita'. Davvero ha sofferto la fredda indifferenza del marito, il cinismo dell'ambiente di corte, e ha tentato il suicidio tre volte. Davvero e' stata, in un primo momento, l'ingenua ragazza spaventata di non essere all'altezza e che col tempo si e' accorta - per via di una propria "attitudine a giudicare in maniera autonoma" - di trovarsi in un mondo finto e "privo di rapporti con la vita e i problemi di oggi". Diana era una donna viva e vera, in grado di provare sconcerto, ovvero lo "sdegno apocalittico o attonito sbalordimento" che sperimenta la giovane donna quando le crolla ogni fiducia nel patriarca, afferma Marta Lonzi citando la sorella Carla, autrice di Sputiamo su Hegel nel 1971. Il fatto di dare priorita' alla propria esigenza di autenticita', annoiandosi palesemente alle cerimonie ufficiali e dicendo pubblicamente che un uomo come il marito, privo di qualita' umane nella dimensione privata, non puo' essere un buon re, fanno accostare la mancata regina d'Inghilterra alla riformulazione della politica compiuta dal femminismo negli anni Settanta per cui "il personale e' politico". Leggendo bene le parole della stessa Diana ci accorgiamo di quanto siano disarmanti le sue prese di posizione politica, dirompente la sua determinazione a cambiare lo stato di cose: "Se noi, come societa', continuiamo a rendere inabili le donne incoraggiandole a credere che debbano fare soltanto cio' che viene considerato a beneficio della loro famiglia, persino quando queste donne ricevono un danno nel fare questo, se sentono che non hanno mai il diritto di fare qualche cosa solamente per se stesse, se sentono che devono sacrificare tutto per i loro cari, persino a costo della loro salute, della loro forza interiore e della stima di se', vivranno solamente all'ombra degli altri e la loro salute mentale ne soffrira'". Come trovare parole piu' concrete e immediate da rivolgere alle donne schiacciate da una cultura oppressiva nei loro confronti? Ma Diana, donna non ideologica, non voleva solo dire qualcosa, voleva anche rendersi utile: "se la famiglia reale non cambia, e non cambiano i suoi rapporti con il resto della societa', cessera' di svolgere qualsiasi funzione utile... vogliamo che la famiglia reale sia riverita in virtu' della sua posizione o non preferiamo piuttosto, vivendo in una societa' moderna, che essa sia ammirata per come affronta i traumi della vita quotidiana?". Che altro ruolo puo' avere oggi una monarchia - rifletteva Diana - se non quello di porsi in maniera moralmente esemplare al proprio popolo? E quale avrebbe potuto essere il suo proprio modo per rendersi utile alla causa delle donne se non trasformare se stessa in un modello femminile esemplare? Nessuno e' prigioniero del proprio ruolo, rispondeva Diana alle giornaliste a proposito di quello che avrebbe potuto fare Carlo: "tocca a lui definire il suo ruolo. Potrebbe fare qualsiasi cosa. Del resto e' proprio quello che ho cercato di fare io", rinunciando a corona e palazzo e diventando regina nel cuore della gente, aggiungiamo noi. Diana e' ancora oggi cosi' amata dalle donne di tutto il mondo perche' rinunciando a una prigione d'oro e disincarnata ha permesso a se stessa di vivere la sofferenza di una donna comune. E perche' non usava il linguaggio retorico e distaccato della politica di palazzo, non anteponeva ideali astratti alla soluzione concreta di problemi quotidiani, toccando inconsciamente il desiderio di liberta' e integrita' di molte donne comuni. Non a caso Diana e' piu' amata dalle casalinghe che dalle donne in carriera, e non e' compresa da intellettuali e femministe di matrice ideologica. * Il paradosso Diana, la principessa che ha scelto di uscire dal ruolo perche' voleva essere viva e vera, e' che invece la sua morte prematura l'ha trasformata in una leggenda, senza piu' nessuna possibilita' di cambiare, di uscire dalla gabbia finale in cui lei stessa si era posta, dando forse troppa importanza al proprio ruolo, e ultimamente soffrendo molto gli "effetti secondari" dell'eccessiva notorieta': perche' era una donna debole. Se non fosse morta, sarebbe stata nominata "ambasciatrice umanitaria del Regno Unito" da un uomo ambizioso e opportunista come Blair. E a noi piace pensare che Diana avrebbe fatto di tutto per uscire da questa nuova gabbia, o l'avrebbe saputa volgere in una forma tale da non intaccare la propria salute mentale. Ma un incidente stradale, la causa piu' comune di morte dei nostri tempi, l'ha trasformata da donna in leggenda, il 31 agosto 1997. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 127 del 20 settembre 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Minime. 218
- Next by Date: Minime. 219
- Previous by thread: Minime. 218
- Next by thread: Minime. 219
- Indice: