Minime. 214



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 214 del 16 settembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Vicenza
2. La solidarieta' della senatrice Haidi Giuliani
3. Peppe Sini: Una risposta all'amico Pietro
4. Il 21 settembre a Viterbo
5. Maria G. Di Rienzo: Tolleranza
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. VICENZA

Vicenza e' oggi nel cuore di tutti gli esseri umani in lotta per la pace, la
civilta', la dignita' umana, la difesa della biosfera.
La vittoria del movimento "No Dal Molin", la vittoria delle cittadine e dei
cittadini vicentini, e' la vittoria del diritto contro la barbarie,
dell'umanita' contro la catastrofe, della vita contro la morte.
La lotta di Vicenza e' la lotta di ogni cuore che batte.

2. TESTIMONIANZE. LA SOLIDARIETA' DELLA SENATRICE HAIDI GIULIANI
[Haidi Giuliani (Adelaide Cristina Gaggio in Giuliani detta Haidi, nata a
Sant'Ambrogio di Valpolicella, 1944) e' senatrice della Repubblica.
insegnante elementare in pensione, da sempre impegnata per i diritti degli
sfruttati e degli oppressi, per la pace e i diritti umani di tutti gli
esseri umani, e' la madre di Carlo Giuliani, ucciso a Genova nel 2001
durante il vertice del G8. In senato e' componente della I Commissione
permanente (Affari Costituzionali). Diventata senatrice della Repubblica
come indipendente di sinistra nelle liste del Prc dichiaro': "Non e' la cosa
che immaginavo per la mia vecchiaia. Sognavo di essere la nonna dei miei
nipotini e anche di altri non miei, di bimbi con la pelle colorata. Invece
la vita ha deciso diversamente". Uno degli obiettivi principali di Haidi
Giuliani e' la creazione di una commissione di inchiesta, prevista nel
programma nell'Unione, sui fatti del G8 di Genova. Opere di Haidi Giuliani:
(con Giuliano Giuliani), Un anno senza Carlo, Baldini e Castoldi, Milano
2002]

Con una telefonata alla portavoce del comitato, la senatrice Haidi Giuliani
ha espresso il suo sostegno al Comitato che si oppone all'aeroporto a
Viterbo e si impegna per la riduzione del trasporto aereo. La senatrice
Giuliani promuovera' un'iniziativa parlamentare in merito.
Il nome della senatrice Giuliani si aggiunge a quello di numerosi altri
senatori e deputati al Parlamento italiano, a dieci parlamentari europei, ad
alcuni consiglieri regionali del Lazio.
*
Localmente gia' un assessore provinciale e alcuni consiglieri comunali di
vari Comuni del viterbese hanno espresso una energica opposizione al
devastante progetto del mega-aeroporto per voli low cost.
Anche negli enti locali del viterbese l'opposizione e' in crescita, da
quando e' finalmente chiaro quali saranno le reali conseguenze dell'opera
per Viterbo e il viterbese: gravissimo inquinamento acustico per popolosi
quartieri del capoluogo; gravissimo danno all'area termale di Viterbo e
quindi ai beni ambientali, culturali, sociali ed economici; inquinamento che
danneggera' fortemente la salute e il benessere dei cittadini; oltre alle
considerazioni generali che rendono ormai necessaria la riduzione del
trasporto aereo che e' responsabile per il 10% del surriscaldamento del
clima, la principale emergenza planetaria che l'umanita' deve urgentemente
affrontare con drastici provvedimenti per salvare la biosfera dal collasso
imminente e garantire alle future generazioni un mondo vivibile.

3. EPISTOLARI. PEPPE SINI: UNA RISPOSTA ALL'AMICO PIETRO
[Pietro Bevilacqua e' un dirigente dell'Associazione Commercianti -
Confcommercio di Viterbo]

Sono grato a Pietro Bevilacqua, con cui siamo amici da molti anni, per aver
posto al sottoscritto alcune domande.
E confido che ascoltate le vere ragioni dell'opposizione al mega-aeroporto
per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma, anche Pietro voglia
impegnarsi per scongiurare la realizzazione di questa opera che per Viterbo
sarebbe semplicemente disastrosa.
E poiche' sia io che Pietro siamo persone pratiche e conosciamo la storia
recente e meno recente della citta' mi limitero' all'essenziale nella forma
piu' breve possibile (tralasciando cio' che nella lettera di Pietro e'
retorica: ad esempio, sappiamo entrambi chi ha governato Viterbo
saccheggiando e devastando il nostro territorio, i nostri diritti e la
nostra economia, e Pietro sa bene che il sottoscritto contro il sistema di
potere del regime della corruzione si e' sempre battuto).
*
E l'essenziale mi sembra che sia:
1. L'inquinamento acustico: con il mega-aeroporto interi quartieri saranno
sconvolti da un inquinamento acustico costante, protratto e intollerabile:
decine di migliaia di viterbesi perderanno il riposo, dovranno urlare in
casa propria per parlare coi propri parenti, subiranno un frastuono tremendo
e continuo.
2. L'inquinamento da polveri sottili: contribuira' a provocare gravi
patologie, sara' un danno per la salute di tutti i cittadini.
3. L'aggressione alla zona termale e al bene storico, sociale, culturale ed
economico dell'area del Bulicame: il termalismo viterbese dall'inquinamento
acustico e da quello atmosferico prodotto dall'attivita' aeroportuale
intensa e pesante del traffico dei voli low cost sara' danneggiato
irrimediabilmente: sara' un disastro immenso per Viterbo e i viterbesi.
4. Il deprezzamente del valore degli esercizi e degi immobili: specialmente
nei quartieri piu' colpiti dall'inquinamento acustico il valore delle case e
delle attivita' cadra' a picco.
5. Lo sperpero di soldi pubblici, che verranno a Viterbo ma non per Viterbo
bensi' contro Viterbo: soldi pubblici spesi per farci del male a vantaggio
di pochissimi affaristi. Soldi pubblici che invece si potrebbero e
dovrebbero usare per fare il bene di Viterbo, valorizzandone le risorse
invece di distruggerle.
*
Potrei aggiungere ulteriori motivazioni di carattere piu' generale, che
credo siano gia' note a tutte le persone ragionevoli e responsabili:
6. il trasporto aereo contribuisce per il 10% al surriscaldamento globale
del clima, che e' la principale emergenza ambientale planetaria: tutti gli
scienziati e tutti gli statisti che non siano pazzi criminali sanno che
occorre ridurre immediatamente le emissioni che surriscaldano il clima pena
il collasso della biosfera e la catastrofe della civilta' umana nel giro di
pochi decenni.
7. Le compagnie aeree low cost hanno sovente condotte gravemente inique nei
confronti dei dipendenti (ad esempio la tanto citata Ryan Air rifiuta di
rispettare le leggi italiane a tutela dei lavoratori).
8. Il trasporto aereo oltre ad essere insostenibilmente energivoro e' anche
fortemente antieconomico: esso puo' proporre prezzi ridotti ai viaggiatori
soprattutto perche' e' fortemente finanziato dagli enti pubblici: ma non e'
uno scandalo che gli enti pubblici usino una rilevante quota del bilancio
generale dello stato per finanziare compagnie aereee intese al divertimento
di pochi mentre gli stessi enti pubblici tagliano le risorse per la sanita'
e l'assistenza a tutti i cittadini? E non e' uno scandalo che le compagnie
aeree abbiano gigantesche agevolazioni e addirittura esenzioni fiscali
mentre coi soldi di chi le tasse le paga lo stato finanzia imprese che tanti
danni provocano all'ambiente, alla salute, all'economia?
*
Vorrei infine concludere con alcune proposte positive, che Pietro gia'
conosce poiche' sa bene che da pubblico amministratore tanti anni fa io fui
di quelli che promossero quella Conferenza economica provinciale che e'
restata l'ultima grande occasione di confronto tra tutte le parti sociali e
le istituzioni del viterbese ed in cui si propose un progetto complessivo
per lo sviluppo dell'Alto Lazio, e che tanta parte del disegno complessivo
dell'elaborazione progettuale che allora ebbe pressoche' unanimi
apprezzamenti (e resto', purtroppo per noi tutti, lettera morta) usci' dalla
mia penna.
9. A Viterbo occorre migliorare subito il trasporto su ferro: e' una scelta
strategica; le ferrovie ci sono gia', ma sono malridotte: si puo'
consistentemente migliorare la mobilita' riaprendo finalmente la
Civitavecchia-Capranica-Orte; potenziando e velocizzando la tratta
Viterbo-Orte; raddoppiando e quindi enormemente velocizzando la tratta
Viterbo-Capranica-Roma.
10. Viterbo deve potenziare il termalismo: e' una risorsa grande che abbiamo
e che va valorizzata (e che invece il mega-aeroporto devasterebbe).
10. Viterbo e il viterbese deve sostenere la sua agricoltura di qualita', di
rilevanza internazionale (e quindi occorre opporsi ad ulteriori servitu'
speculative altamente inquinanti che la danneggerebbero).
11. Viterbo ha una grande ricchezza nei beni culturali e ambientali, la cui
valorizzazione significa anche sviluppo dell'artigianato, del commercio, dei
servizi, del turismo (sarebbe un'immensa stoltezza lasciarli danneggiare
permettendo la realizzazione di opere come il mega-aeroporto dall'impatto
ambientale devastante).
12. L'alto Lazio ha una vocazione profonda al turismo di qualita' (che non
e' quello "mordi e fuggi" che neppure si fermerebbe a Viterbo, ansioso di
arrivare a Roma per farsi la fotografia davanti al colosseo e tornare a casa
in tempo per la partita), occorre sostenere questo turismo.
13. A Viterbo vi e' l'opportunita' di investire sull'alta formazione, ancora
una volta valorizzando le risorse che abbiamo e dando ad esse un forte
sviluppo. Perche' dovremmo invece subire un'ennesima servitu', perche'
dovremmo essere ancora una volta trattati da colonia e da terra di
conquista? Il mega-aeroporto per voli low cost non servirebbe affatto a
Viterbo, ma piuttosto a Roma; a Viterbo servono innanzitutto le cose che ho
succintamente elencato sopra (ed altre ancora, certo).
*
Last but not least, aggiungo un'ultima motivazione, che serva anche a
smascherare la piu' sesquipedale delle tante ignobili bugie propalate dai
propagandisti del mega-aeroporto:
14. manca del tutto la Valutazione d'impatto ambientale, che e' obbligatoria
per legge.
*
Caro Pietro, per queste ottime ragioni il mega-aeroporto per voli low cost
del turismo "mordi e fuggi" per Roma e' una iattura per Viterbo, non altro
che una iattura.
Ed e' una iattura per tutto il Lazio: occorre ridurre il trasporto aereo,
non incrementarlo; come sai io e gli amici del comitato al quale ho l'onore
di partecipare da semplice cittadino (dalla memoria lunga, certo: sono i
privilegi dell'eta' non piu' verde) siamo contrari al terzo polo
aeroportuale laziale tout court e siamo per la riduzione immediata dei voli
su Ciampino: siamo impegnati per difendere i diritti umani di tutti gli
esseri umani.
Per queste buone ragioni confido che anche tu - il Pietro Bevilacqua che
conobbi nella libreria di tuo padre, quella libreria di cui tutti noi che
abbiamo una certa eta' ci ricordiamo con affetto e gratitudine - vorrai
unirti a noi nel difendere questa citta' dall'aggressione dei nuovi barbari.

4. INCONTRI. IL 21 SETTEMBRE A VITERBO
[Ferdinando Imposimato, giudice istruttore dei piu' importanti casi di
terrorismo (caso Moro, attentato al papa, omicidio del presidente del Csm
Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione), si
e' occupato anche di processi contro mafia e camorra e di sequestri di
persona; eletto al Senato della Repubblica (1987 e 1994) e alla Camera dei
Deputati (1992), per tre legislature e' stato membro della Commissione
Antimafia. E' presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di
Cassazione. Dalla Wikipedia, edizione italiana, riportiamo per stralci la
seguente scheda: "Ferdinando Imposimato (Maddaloni - Caserta -, 9 aprile
1936), avvocato penalista, magistrato, senatore ed attualmente Presidente
onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Si e' impegnato nella
lotta alla mafia e camorra, nella lotta contro il terrorismo: e' stato il
giudice istruttore dei piu' importanti casi di terrorismo, tra cui il
rapimento di Aldo Moro (1978), l'attentato a papa Giovanni Paolo II (1981),
l'omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Vittorio Bachelet, e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Si o
ccupa anche della difesa dei diritti umani. Dopo essersi laureato in
giurisprudenza all'Universita' di Napoli nel 1959, nel 1962 diventa
vicecommissario di Polizia e viene destinato prima a Brescia e poi a Forli'.
Un anno dopo torna a Roma come funzionario del Ministero del Tesoro, ove
lavora per un anno. Nel 1964 diventa magistrato. Quale giudice istruttore
istruisce alcuni tra i piu' importanti casi di terrorismo tra cui il
processo Aldo Moro, l'attentato al papa, l'omicidio dei presidente del
Consiglio Superiore della Magistratura, Vittorio Bachelet, la strage di
Piazza Nicosia. E' lo scopritore della pista bulgara in Europa e delle
connessioni internazionali del terrorismo. E' il primo a parlare delle
connessioni del terrorismo italiano con servizi segreti stranieri e della
presenza nel caso Moro del Kgb. Si occupa di processi contro mafia e
camorra. Tra gli altri istruisce il caso di Michele Sindona, il banchiere
siciliano legato a Cosa Nostra, accusato di bancarotta fraudolenta per il
fallimento di banche italiane e straniere. Nel 1981 istruisce il processo
alla banda della Magliana, una agenzia criminale legata a Cosa Nostra, al
terrorismo, a finanzieri, a usurai, costruttori, politici ed amministratori.
Nel 1983, il fratello Franco viene ucciso per vendetta trasversale. Nel 1984
viene designato come rappresentante dell'Italia a Strasburgo per i problemi
del terrorismo internazionale con abuso delle immunita' diplomatiche e
redige la mozione finale approvata all'unanimita' dai rappresentanti dei 16
paesi dell'Europa. Nel 1986, lasciata la magistratura, diviene consulente
legale delle Nazioni Unite nella lotta alla droga. Si reca piu' volte, per
incarico dell'Onu, nei paesi dell'America Latina per i programmi di
rafforzamento del sistema legale dei paesi afflitti dal narcotraffico.
Prepara per conto delle Nazioni Unite diversi programmi di addestramento dei
giudici colombiani, boliviani, peruviani ed ecuadoriani. Ad un programma che
si svolge in Italia, partecipano, tra gli altri, Giovanni Falcone, Gianni De
Gennaro, Rosario Priore, Giancarlo Caselli ed il Generale dei Carabinieri
Mario Mori. Si occupa di diritti umani e dei principi del giusto processo in
America Latina, ove svolge una importante missione in Peru'. Nel 1987, come
indipendente di sinistra, Imposimato viene eletto al Senato della
Repubblica, e nel 1992 alla Camera dei Deputati. Nel 1994 viene eletto di
nuovo al Senato. Per tre legislature e' membro della Commissione Antimafia.
Presenta numerosi disegni di legge sulla riforma dei servizi segreti, sugli
appalti pubblici, sui trapianti, sui sequestri di persona, sui pentiti, sul
terrorismo, sulla dissociazione. E' stato membro della Suprema Corte di
Cassazione, dove raggiunge il grado di Presidente onorario aggiunto della
Suprema Corte. E' direttore dell'osservatorio dell'Eurispes sulla
criminalita' organizzata in Italia. E' impegnato in attivita' di
volontariato e di solidarieta'. Nel 1984 viene designato dalla rivista
francese 'Le Point' Uomo dell'anno - giudice coraggio, e riceve il premio
dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa per avere proseguito le sue battaglie
al servizio della giustizia nonostante le minacce ricevute e l'assassinio
del fratello. Nel 1985 il 'Times' di Londra gli dedica una intera pagina
definendolo 'lo scudisciatore della mafia'. La rivista 'Reader's digest' gli
dedica un servizio per le sue inchieste su terrorismo e mafia. Nel 1985 un
libro dell'Onu lo sceglie, nell'Anno della gioventu', come 'simbolo della
giustizia'. Nel 1986 scrive sei soggetti cinematografici per la Rai, radio
televisione italiana. I film vengono prodotti da una coproduzione tra le
televisioni di Italia, Francia, Germania, Austria e Spagna. Si tratta di sei
storie giudiziarie, dal titolo Il giudice istruttore, che raccontano alcune
delle inchieste condotte da Imposimato. In esse e' ricorrente il problema
della fallacia della giustizia per la inafferrabilita' della verita' reale e
la contraddizione tra verita' processuale e verita' reale. Tra gli
interpreti, diretti dal regista Florestano Vancini, ci sono Erland
Josephson, l'attore prediletto dal regista Ingmar Bergman, che interpreta la
parte del giudice Imposimato, Danici Gelin, Horst Bucholz, Capucine e
Vittorio Gassman. Federico Fellini, amico fraterno del giudice, gli propone
di scrivere soggetti cinematografici su temi giudiziari. Ma il progetto non
va a termine per la morte del regista. Ha pubblicato diversi libri tra cui:
Terrorismo internazionale; Corruzione ad alta velocita'; Vaticano. Un affare
di Stato; La grande menzogna. Alcuni libri non sono stati editi in Italia,
ma sono stati tradotti e diffusi all'estero, come: Un juge en Italie. Il
blog di Ferdinando Imposimato e': http://ferdinandoimposimato.blogspot.com/
". Tra le opere recenti di Ferdinando Imposimato: (con Giuseppe Pisauro e
Sandro Provvisionato), Corruzione ad alta velocita'. Viaggio nel governo
invisibile, Koine' Nuove Edizioni, 1999; Terrorismo internazionale. La
verita' nascosta, Koine' Nuove Edizioni, 2002; Vaticano. Un affare di Stato,
Koine' Nuove Edizioni, 2003; La grande menzogna, Koine' Nuove Edizioni,
2006.
Mauro Mocci, medico, esperto di patologie derivanti da inquinamento, e'
impegnato nel movimento "no coke" dell'Alto Lazio.
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti;
scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi
dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della
nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia,
Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di
campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e
condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e'
dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto
molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso
delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e
Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger
Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice
di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto
climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia:
Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato
in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998;
Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni,
Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una
bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare
come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed
ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti
tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone
dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di),
Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra
Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana
di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007. La rivoluzione dei dettagli,
Feltrinelli, Milano 2007]

Per informare e sensibilizzare la cittadinanza il comitato che si oppone
all'aeroporto ha organizzato un convegno di studi il giorno venerdi' 21
settembre a Viterbo, presso la sala conferenze della Provincia, Palazzo
Gentili, in via Saffi, con inizio alle ore 17.
Partecipano al convegno: il magistrato Ferdinando Imposimato, una delle
personalita' piu' illustri delle istituzioni italiane; il dottor Mauro
Mocci, medico, esperto di patologie derivanti da inquinamento; la dottoressa
Marinella Correggia, saggista, autrice di molti libri, esperta di temi
ambientali.
Invitiamo i cittadini a partecipare.

5. RIFLESSIONE. MARIA G. DI RIENZO: TOLLERANZA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un
piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in
"Notizie minime della nonviolenza" n. 81]

Direi che possiamo ritenerci soddisfatti: la "tolleranza zero", in Italia,
e' stata infine raggiunta. No, non mi riferisco alle ordinanze sui lavavetri
o alle proposte (oscene) di un ex ministro della Repubblica rispetto alle
moschee. Si tratta di una notiziola, un trafiletto apparso sui giornali
qualche giorno fa. In sintesi la storia e' questa: due bande di ragazzi
italiani, tutti italiani, si scontrano, si picchiano, ed uno dei
belligeranti finisce al pronto soccorso. Solo poco tempo fa, la battaglia si
sarebbe conclusa qui ("Ne abbiamo mandato uno in ospedale, siamo forti,
abbiamo vinto!"); invece, i "vincitori" si appostano all'uscita della
clinica, e quando il disgraziato ne mette fuori il naso lo accoltellano alla
gola. Senza gravi conseguenze, per fortuna, ma e' facile vedere che si
tratta di una svolta cognitiva, una svolta terribile. Non basta piu' che gli
"sconfitti" siano fisicamente battuti e psicologicamente umiliati, devono
proprio sparire.
*
Ammetto che se fossi stata meno ottimista avrei saputo mettere insieme le
avvisaglie e comporre un quadro molto prima. In questi anni mi e' stato
detto che se difendevo i diritti umani di tutte e tutti ero eurocentrica,
filo-occidentale, oggettivamente alleata di Bush e anche un po' retrograda.
Una signora molto per bene, dal droghiere, mi ha spiegato che rubare e' un
mestiere come un altro, sta a noi "farci furbi" e "difenderci". Un
giovanotto mi ha chiesto perche' non rispettavo "le idee" dell'estremismo
religioso e politico. Qualcun altro ha lamentato la mancanza di "valori" ed
ha inneggiato al buon tempo andato in cui gli uomini erano veri uomini, le
donne erano vere donne eccetera. In maniera assai rapida si e' arrivati a
questo: "La tolleranza significa che non puoi avere un'opinione su niente",
e "L'unica legge in vigore e' quella della giungla". Grado zero.
*
La tolleranza e' un valore morale e non e', in se', un cattivo principio.
Quando non ci e' chiaro cosa abbiamo di fronte, essa e' sicuramente migliore
di un giudizio prematuro. Il problema principale nell'usare unicamente la
tolleranza come principio guida e' che diventa un modo per sostenere che non
e' possibile per noi discernere se qualcosa e' meglio o peggio rispetto a
qualcos'altro. Tirandola all'estremo, non puoi dire che avere accesso alle
risorse sia meglio del morire di fame: puoi dire che tu personalmente
preferisci avere tale accesso, ma non puoi dire che sia meglio per chiunque
averlo (e cio' di chi va a vantaggio, se non di chi concentra le risorse con
la violenza e non vuol condividere niente?). Puo' indurre l'idea che tutte
le scelte sono ugualmente valide. Ma nessuno vive in questo modo, perche'
noi facciamo scelte di continuo, valutando cosa sia meglio per noi, da
quando ci alziamo al mattino. Le nostre scelte non avvengono a caso: per la
maggior parte esse scaturiscono dai nostri valori; semplicemente, non e'
possibile formulare un giudizio se esso non e' collegato a valori. Quando si
tratta del nostro corpo e della nostra esistenza non possiamo sostenere che
tutto si equivale.
Per dire che e' meglio vivere in modo dignitoso che morire di miseria devi
dare un giudizio, quello che ritiene i valori della dignita' umana, e i
diritti umani, migliori (per tutti e tutte) del dominio e dello
sfruttamento; e che il trattare gli altri come tu vorresti essere trattato
e' meglio del manipolarli, usarli e martoriarli per i tuoi fini. Lavorare
per la giustizia sociale, se tutto si equivale nel giudizio, e' impossibile.
*
L'eccessiva enfasi sulla tolleranza puo' esserci di impedimento
nell'articolare una visione alternativa all'esistente.
Aggrapparci alla tolleranza ci permette infatti di evitare lo spinoso,
difficoltoso dialogo che dobbiamo avere sui valori, il quale ci darebbe
infine la possibilita' di mostrare che una visione alternativa del mondo
puo' funzionare meglio di quel che abbiamo oggi, e cioe' di un sistema
politico ed economico che svaluta e distrugge persone ed ambiente.
Se invece di fare questo continuiamo a mugugnare sull'impossibilita' di dare
giudizi, perdiamo l'opportunita' di raggiungere molte persone alle quali
sembra non venga data altra scelta che accodarsi ai fondamentalismi di ogni
tipo o propugnare una tolleranza generica, che pero' non dice nulla di cio'
che vogliamo.
A sinistra, la tolleranza e' una sorta di minimo comun denominatore del
sistema di valori, ma si estrinseca principalmente nell'essere contro
l'intolleranza altrui. Alcuni cadono preda dell'idea che questo sia l'unico
valore che possiamo avere, e sono cosi' oltraggiati dall'intolleranza da
vedere ogni tentativo di definire un comportamento migliore di un altro come
una sorta di oppressione. La cosa peggiore, in questa linea di pensiero, e'
che ci impedisce di vedere cosa c'e' di realmente sbagliato
nell'intolleranza che colpisce migranti, omosessuali, eccetera.
La cosa veramente sbagliata non e' che vi siano persone intolleranti: e' che
gli assunti da cui partono per esserlo, i loro "valori", sono distorti,
disumani e omicidi. Non mi preoccupa che tali persone emettano giudizi: mi
preoccupa che tali giudizi siano contrari ad ogni visione del mondo in cui
vi sia la possibilita' per qualsiasi essere umano di vivere una vita piena e
gratificante. Cio' che c'e' di sbagliato e' la fonte primaria da cui
traggono i loro giudizi, ovvero l'assunto che sempre e comunque dei gruppi
debbano dominarne altri e imporre il loro volere con la violenza (il gruppo
degli uomini sopra quello delle donne, quello dei veri credenti sopra gli
infedeli e cosi' via).
*
Forse abbiamo bisogno di cominciare a comprendere cosa i valori sono, e di
definirli in base alla complessita' dell'esperienza umana, invece di
appendere tutta la nostra etica al filo della tolleranza (che tra l'altro
suona male a livello simbolico: e' un termine comunemente usato come
sinonimo di sopportazione. E di solito si sopporta qualcosa che non ci piace
per niente, ma che non siamo in grado di eliminare).
I valori non sono comandamenti, innanzitutto, e dovremmo smettere di
percepirli come una lista di prescrizioni o regole che devono essere
imposte, e che sono solo in grado di dirci quanto cattivi e peccatori siamo
se non le osserviamo. Potremmo invece guardare ai valori come a un positivo
gruppo di suggerimenti che tendono a farci vivere meglio, raccomandazioni su
come provvedere la miglior esistenza possibile ad ogni creatura su questo
pianeta. Invece di una lista di fai/credi questo, perche' altrimenti vai
all'inferno, o sei una carogna, i valori possono essere
idee/visioni/progetti in cui credere, e per cui vivere, e che arricchiscono
la nostra esistenza.
Da questo punto di vista, chi fallisca rispetto ad uno di essi non viene
etichettato come malvagio ed espulso o scagliato nell'abisso, ma viene
aiutato affinche' non perda la presa.
Quando manchiamo, rispetto ad uno dei nostri valori, il risultato e'
sofferenza. Se il nostro fallimento ferisce un'altra persona, e' il nostro
senso relazionale a soffrire. A mio modesto parere, non ci troviamo in un
periodo in cui i valori sono scomparsi, o sono stati erosi. Ci troviamo nel
mezzo di un conflitto esteso, multiplo, sulla definizione di quali essi
siano. Siamo ad un punto di transizione tra un sistema di valori ed un
altro, non da un sistema di valori al nulla.
*
Uno dei miei slogan preferiti recita: "Il femminismo e' la convinzione
radicale che le donne sono esseri umani".
Ne ho anche un altro, di convincimento radicale, ed e' (tenetevi pure alla
sedia) che gli esseri umani sono "buoni" di fondo. Intrinsecamente, in modo
immanente, la vita (umana e non) per me e' buona. Di conseguenza credo vi
sia del buono negli impulsi degli esseri umani: cercare la felicita',
esprimere la propria sessualita', far esperienza di relazioni gioiose, sono
tutte cose buone e che vanno incoraggiate e nutrite.
Poiche' gli umani sono esseri sociali, accanto al desiderare delle cose e
del piacere desiderano la connessione con altri esseri umani, ed essere
amati ed accolti da altri esseri umani. Cosi' arriva la mia convinzione
numero tre, ovvero la definizione dell'amore come scambio e condivisione di
poteri (intellettuale, emotivo, economico, politico, personale, sessuale)
per la soddisfazione e l'arricchimento di tutte le parti in causa. L'amore
come una rete sociale funzionante, dove chiunque puo' contribuire con la
propria irripetibile peculiarita'.
*
I fautori del pugno di ferro dicono, e piu' spesso urlano, delle cose. Di
essere preoccupati per le famiglie; per come crescono i bambini; per la
droga, i crimini, la violenza; ed hanno ragione ad essere preoccupati. Il
problema e' che i loro "valori" perpetuano ed intensificano i problemi,
piuttosto che risolverli. Se dietro a questi "valori" c'e' un dio, di solito
e' una figura autoritaria e vendicativa a cui bisogna obbedire sotto
minaccia di castigo.
Non e' un caso che tali "valori" coincidano quasi matematicamente con gli
interessi del neoliberismo, che vuole ad esempio lo smantellamento totale
delle residue reti di protezione sociale, per avere una forza lavoro
disposta a tutto pur di sopravvivere, priva di sicurezze e diritti, capace
di fare 60 ore alla settimana senza fiatare pur di tenersi il posto (non
fisso), persone che saranno poi ulteriormente fustigate dai maestri del
costume perche' non passano abbastanza tempo con i propri figli e questi
ultimi crescono male.
A questo quadro la denigrazione e la sottomissione delle donne serve a
puntino. Le autorita' maschili delle  principali religioni monoteiste sono
molte svelte a sostenere questo "valore", quando ne hanno l'opportunita',
per esempio esaltando la figura del "provveditore maschio" ai bisogni della
famiglia: chi controlla gli introiti familiari detiene del potere economico.
Limitando la possibilita', per le donne, di conseguirne, si limitano le loro
opzioni al matrimonio. E quando una donna non ha la possibilita' di lavorare
guadagnando abbastanza per provvedere a se' ed agli eventuali figli, il
risultato e' che quella donna sara' costretta a restare con un uomo, e a
dipendere da lui, qualsiasi cosa lui faccia: se e' violento, se abusa di lei
e dei bambini, la scelta offerta alla donna e' continuare a subire violenza
o affrontare la miseria.
E' questa la famiglia che vogliamo proteggere, una gerarchia di dominio dove
gli uomini sono veri uomini e via delirando? Qualsiasi ambiente venga
costruito su questo modello risulta difficile, competitivo, autoritario,
spesso inumano, un posto in cui bisogna sconnettersi in fretta dai propri
sentimenti, ed essere duri e spietati.
Inoltre, poiche' alla fine gli uomini devono (capitemi bene, devono) essere
violenti, pericolosi ecc., per essere "veri", il compito delle "vere" donne
e' quello di civilizzare gli uomini. Con la loro obbedienza, il loro
sacrificio, la loro comprensione, ed il loro "rispetto", ovvio, che e' in
realta' l'imposizione della volonta' del patriarca tramite la minaccia, la
coercizione e la violenza. Meno male che ho la fortuna, nella mia vita, di
avere relazioni proficue e belle con uomini e donne non troppo "veri" da
questo punto di vista, altrimenti avrei gia' gettato la spugna.
*
Dominare un'altra persona e' l'opposto della relazione. Nega la piena
umanita' del dominato, e distrugge l'umanita' del dominatore. Cominciamo a
crescere ragazze e ragazzi stimolando in loro il senso della connessione, ai
loro propri sentimenti ed ai sentimenti degli altri. Smettiamo di dire loro
che fuori ci sono solo mostri e competitori accaniti. Cominciamo a valutare
che sistemi sociali ci servono davvero e di quali possiamo fare a meno: cio'
che esiste per il profitto di pochi si paga sempre con il dolore di molti.
A me interessa che ogni essere umano abbia la possibilita' di avere
materialmente e spiritualmente cio' che serve alla dignita' ed alla qualita'
della vita. Voglio che ogni persona abbia il sostegno sociale e finanziario
che le/gli permette di passare del tempo con i propri figli. Voglio che ogni
individuo abbia il pieno diritto all'integrita' fisica del proprio corpo,
che possa sviluppare relazioni di intimita' in mutuo rispetto, e che possa
esplorare le proprie potenzialita'. Negando che esista un differente accesso
alle risorse ed al potere, e molto spesso la "tolleranza" fa questo, si
favorisce coloro che gia' hanno e la conservazione dell'iniquo assetto
esistente. Non ammetto che qualcuno giochi a fare il dio nella mia vita o in
quelle altrui, in questo mi dichiaro totalmente intollerante, e lo sono al
punto che non mi permetterei mai di giocare alla dea nella vostra, di vita.
*
Per cui, signore e signori, vi do' il benvenuto a bordo dell'astronave
Enterprise. Durante la nostra missione quinquennale, diretta ad esplorare
nuovi mondi e nuove civilta', ci muoveremo secondo un principio base, o
"direttiva primaria": si tratta della convinzione che ogni persona o specie,
non importa quanto aliena, ha valore e il diritto di vivere come preferisce.
Naturalmente, lo spettro della direttiva include anche noi: in altre parole,
il diritto di vivere esattamente come si vuole ha il limite dell'essere
valido sino a che non impedisce ad un altro di fare la stessa cosa.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 214 del 16 settembre 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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