Nonviolenza. Femminile plurale. 125



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 125 del 6 settembre 2007

In questo numero:
Giuliana Martirani: La via della sobrieta' (parte prima)

RIFLESSIONE. GIULIANA MARTIRANI: LA VIA DELLA SOBRIETA' (PARTE PRIMA)
[Dal sito www.carta.org/campagne/globalizzazione/decrescita/ riprendiamo il
seguente testo di Giuliana Martirani, li' presentato col titolo "Le tre
rivoluzioni per il pianeta" e con la seguente nota: "Pubblichiamo gli
appunti di una relazione che Giuliana Martirani, docente di geografia
politica ed economica dell'universita' di Napoli, ha preparato per un
convegno promosso dai responsabili del sito web www.dimensionesperanza.it e
dedicata ai temi della sobrieta'".
Segnaliamo che la natura di "appunti per una conversazione" del seguente
testo implica alcune evidenti approssimazioni, semplificazioni e talvolta
qualche distrazione e qualche palese insostenibilita'; e come e' proprio
dell'interlocuzione dialogica e dell'esposizione orale e cursoria tutto va
interpretato come proposta di riflessione da sottoporre a verifica critica,
da accogliere cum grano salis, eccetera eccetera; chi legge ne terra' conto.
Giuliana Martirani e' nata a Napoli nel 1945, meridionalista, docente
universitaria di geografia politica ed economica e di politica
dell'ambiente, fa parte del direttivo dell'International Peace Research
Association (Ipra), e' membro di Pax Christi, del Mir, e collabora con
numerose altre esperienze pacifiste, ecologiste, della solidarieta',
nonviolente. Dal sito www.giulianamartirani.it riprendiamo la seguente piu'
ampia notizia: "Giuliana Martirani e' docente alla Facolta' di Scienze
Politiche dell'Universita' di Napoli 'Federico II'. E' docente alla Lumsa di
Palermo, dell'Istituto interfamiliare della Famiglia Francescana di Nola, e
dell'Istituto pastorale calabro Pastor Bonus di Lamezia Terme. Ha insegnato
alla Ottawa University (Canada) ed e' stata direttrice del Corso di
Educazione alla Pace, dell'International Peace Research Association (Ipra)
all'Interuniversity Centre, Universita' di Dubrovnik, Jugoslavia. E' stata
delegata ufficiale alle Conferenze Onu sulla criminalita' organizzata
transnazionale (1994) e alla IV Conferenza mondiale delle Nazioni Unite
sulla donna (Pechino, settembre 1995). E' esperta  per il V Programma Quadro
della Commissione Europea relativamente agli "Aspetti socio-economici dello
sviluppo sostenibile in ordine a cambiamenti globali, clima e
biodiversita'". E' stata analista di scenario ed esperta per lo sviluppo
sostenibile del Progetto Posidonia della Provincia di Napoli nell'ambito del
Programma Terra della Commissione Europea. Ha collaborato con gli Istituti
Regionali di Ricerca Sperimentazione e Aggiornamento Educativo (Irrsae) di
Veneto, Campania, Toscana, Lombardia. E' delegata della Commisione Giustizia
Pace Salvaguardia del Creato della Conferenza Episcopale Campana, ha animato
un gruppo su Impegno sociale e politico al III Convegno della Chiesa
Italiana (Palermo 1995) e sull'Interculturalismo alle Settimane Sociali
(Napoli, 1999). E' membro del Progetto Policoro e l'Imprenditoria Giovanile
nel Mezzogiorno. E' docente di Giustizia pace salvaguardia del creato e Pace
e nonviolenza alla Facolta' di teologia della famiglia Francescana di S.
Angelo in Palco (Nola). E' stata presidente dell'International Fellowship of
Reconciliation - sezione italiana - Movimento Internazionale della
Riconciliazione (Ifor-Mir, con stato consultivo presso Unesco ed Ecosoc).
Come membro del direttivo dell'International Peace Research Association
(Ipra, con stato consultivo presso le Nazioni Unite) ha creato molte
"Universita' verdi", "Scuole popolari", "Istituti per la Pace",
accompagnandole con conferenze, seminari nonviolenti, e l'organizzazione di
numerosi convegni nazionali. Collabora alla formazione per Caritas italiana
e Caritas Internationalis, Unione Superiore Maggiori d'Italia (Usmi),
Unicef, Agesci, Azione Cattolica, Federazioni italiane di Organismi Non
Governativi (Focsiv, Cipsi, Cocis), Legambiente, Pax Christi, Fondazione G.
Serio, Commissione francescana Giustizia Pace e Integrita' del Creato, Terzo
Ordine Francescano, Gifra. Comunita' di Vita Cristiana (CVX) ed altri. Ha
scritto numerosi libri su sviluppo, pace, ambiente, nonviolenza,
mondialita', interculturalismo per le edizioni Paoline, Dehoniane,
Cittadella, Emi, Qualevita, Gruppo Abele... Collabora  a molte  riviste tra
cui la Rivista della Conferenza Episcopale Italiana, Affari sociali e
lavoro, Consacrazione e servizio, Segno Sette (Azione Cattolica), Horeb,
Rassegna di Teologia, Cem Mondialita', Nord  Sud (di Francesco Compagna),
Azione nonviolenta, Italia Caritas, Mosaico di pace, Arcobaleno di pace, Il
tetto, Qualevita, Qualeducazione, Nigrizia, Scuola viva, Ecole,  Gandhi
Marg...". Tra le opere di Giuliana Martirani: La geografia come educazione
allo sviluppo e alla pace, Dehoniane; A scuola dai poveri, Cittadella,
Assisi; La geografia della pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino; Sviluppo,
ambiente, pace, Emi, Bologna 1988; Gea. Un pianeta da amare, Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1989; Progetto Terra, Emi, Bologna 1989; Facciamo pace? Lavori
di gruppo e progetti nonviolenti per lo sviluppo, l'ambiente, la pace,
Qualevita,1992; Giona, Qualevita, 1994; Facciamo politica!, Qualevita, 1995;
(con Carola Fluto, Vittoria Primack), Miriam. Un sogno di pace, giustizia e
salvaguardia del creato, La Meridiana, Molfetta 1995; Maria Romero.
Contempl-attiva al servizio degli ultimi, Paoline, 2002; La civilta' della
tenerezza. Nuovi stili di vita per il terzo millennio, Paoline, 1997; Il
drago e l'agnello. Dal mercato globale alla giustizia universale, Paoline,
2001; (con Antonio Bello), Fotografie del futuro. Le beatitudini come stile
di vita, Paoline, 2003; AA. VV., Pace! Voci a confronto sulla Lettera
enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, Paoline, 2003; (con Antonio
Moroni, P. Francesco Ghetti), Acqua e aria per la vita, Istituto Rezzara,
2004; La danza della pace. Dalla competizione alla cooperazione, Paoline,
2004; Viandante maestoso. La via della bellezza, Paoline, 2006]

La via della sobrieta' come "via della bellezza"
"La voce del nostro mondo interiore viene impedita anche dal peso non
immaginato della nostra vita materiale. La necessita' economica e' un altro
aspetto della nostra schiavitu'. Si e' stanchi di fare il povero e si ha
paura di diventarlo. Uno degli aspetti, il meno sopportabile dell'attuale
conflagrazione, e' dato da questa paura e da questa stanchezza. L'invasione
della materia, nell'un caso e nell'altro, e' un fatto. Nessuno intende
propugnare una rinuncia ascetica, con relativo disprezzo di cio' che e' dono
divino e relativa dimenticanza dei bisogni materiali dell'uomo. Ma la
progressiva liberazione da essi, la rivolta contro la brutale riduzione di
ogni cosa al fatto economico, la ricerca di una ragione morale per rimanere
umili nella prosperita' e sereni nelle sfortune, la stima di qualche cosa al
posto del danaro, della produzione e del benessere, mi sembrano le prime
parole che vanno pronunciate se vogliamo diventare umani e vedere con occhi
umani" (don Primo Mazzolari).
*
Le tre rivoluzioni per dare futuro al pianeta
1. Rivoluzione degli stili di vita
2. Rivoluzione della produzione
3. Rivoluzione dell'economia
*
1. Rivoluzione degli stili di vita
- Unita' tra talenti spirituali e abilita' professionali
- Riscoprire la sobrieta' (Resistere, Rinunciare, Ridurre)
- Riscoprire il valore della natura (Riciclare, Riusare, Riparare)
- Raccorciare le distanze
- Usare invece di possedere
- Ragionevolezza: i beni comuni
- Riscoprire il valore del tempo
*
Dalla razionalita' alla ragionevolezza: i beni comuni
L'impronta ecologica indica quanto ognuno di noi, in base al proprio stile
di vita, pesa sulla natura in termini di quantita' di terra e di mare che
serve per ottenere i beni che consumiamo. E', quindi, determinata dai valori
che ci accompagnano: sobrieta' o spreco, umilta' o arroganza. Chi mangia
carne ogni giorno, cambia vestito tre volte, ha una casa di 200 mq, si muove
solo in auto, tiene sempre le luci accese, utilizza un substrato di natura e
ha un'impronta ecologica ben diversa dall'asceta che mangia un piatto di
riso al giorno, si muove a piedi e ha solo un saio e una bisaccia.
L'impronta ecologica di un italiano medio e' di 3,11 ettari di consumo della
natura, contro i 6,2 di un americano e lo 0,8 di un indiano. Ognuno degli
abitanti della terra dovrebbe, invece, secondo i calcoli relativi
all'impronta ecologica, vivere con 1,5 ettari, piu' o meno l'equivalente di
un campo di calcio e mezzo.
Oltre un certo numero gli oggetti, i beni che possediamo, i mille prodotti
che invadono le nostre case, diventano ladri di tempo. In una cultura come
quella dei Navajos, in cui erano noti solo 236 oggetti, il tempo era
abbondante. In una societa' come la nostra nella quale ogni casa dispone in
media di 10.000 oggetti, per forza domina la scarsita' di tempo. I beni,
grandi e piccoli, devono essere scambiati con denaro guadagnato lavorando, e
poi scelti, acquistati, collocati, utilizzati, conosciuti, riordinati,
spolverati, spostati, riposti, smaltiti... Anche gli oggetti piu' belli e
preziosi corrodono la piu' limitata delle nostre risorse: il tempo.
Se la razionalita' e' legata alla trilogia
ingegnere/industriale/imprenditore e da qui alla dismisura, il ragionevole
e' legato alla trilogia ingegnoso/industrioso/intraprendente e da qui al
territorio e percio' alla misura. Ma mentre le prime sembrano caratteristica
dell'America e Nord Europa, le qualita': ingegnoso industrioso e
intraprendente, sembrano essere piu' legate al modello di sviluppo meridiano
dei vari Sud del mondo.
*
Viandanti maestosi del tempo
Dobbiamo ridiventare viandanti maestosi del tempo: da kronos-plastica a
kairos-relazioni
Abbiamo, infatti, spezzato il tempo in tempo-dovere e tempo-piacere, ma lo
abbiamo anche spezzato in tempo memoria e tempi escatologici, in tempo
biologico e tempo storico, in tempo mio e tempo degli altri. Lo dobbiamo
ricomporre nella sua unita' cosmica, perche' il tempo riunificato ci dara'
diritto al futuro.
Nella fretta, infatti, di consumare sempre piu' cose e risorse della terra
noi "perdiamo" tutto il nostro tempo in un tempo-kronos che uccide le
relazioni umane e le risorse della terra.
In una casa che contenga 10.000 oggetti, ad esempio, sono necessari molti
tempi-lavoro per sostenerla:
- Tempo-lavoro per pagare il mutuo (primo lavoro del padre)
- Tempo-lavoro per fare la spesa e pagare le bollette (lavoro della madre)
- Tempo-lavoro per la manutenzione della casa: idraulico, elettricista...
(secondo lavoro del padre)
- Tempo-lavoro per la pulizia: colf, lavanderia, detersivi.. (lavoro extra
di madre, padre, fratello...)
- Tempo-lavoro per la sicurezza di casa e auto (lavoretti extra o pensione
nonno)
*
"La proprieta' e' la liberta' dell'uomo esercitata sulla natura fisica" (R.
T. Troplong)
*
Mettere nel piu' netto disonore il danaro
Questa frase la diceva, negli anni Ottanta lo statista africano Albert
Tevoedjre', parlando di indice del benessere popolare, in contrapposizione a
quello del Prodotto Interno Lordo.
Davanti al dio danaro, dato proprio per scontato da tutti, anche le menti
piu' vivide e le coscienze piu' tenaci sembrano smarrirsi e non vedere, in
questa apoteosi di luccichii, tutti i fallimenti scritti nell'aria
inquinata, nella terra avvelenata, nell'acqua imputridita e smarrita,
nell'energia bruciata, nelle vene aperte di interi continenti e nel sangue
versato dai suoi figli. Sembrano non vedere la tragedia scritta dal modello
di sviluppo occidentale.
Solo se, oltre al muro ideologico est-ovest, gia' crollato, crolla anche il
muro del profitto, e della nostra indifferenza nei confronti degli altri
componenti la specie umana, i dannati della terra, e nei confronti della
Terra stessa, nostra madre, solo se si passa dal valore di scambio al valore
di utilizzazione di cui parlava gia' tanti anni fa Carl Madden, economista
inascoltato, solo in tal caso potremmo gioire del passaggio alla democrazia
e alla liberta' non solo dell'Est ma anche dell'Ovest.
Ma perche' il muro del profitto e quello dell'indifferenza crollino bisogna
che il vento della solidarieta' incominci a circolare nelle etiche e nelle
filosofie umane. E forse allora possiamo reimparare lo sviluppo dai
"selvaggi" indiani che, un po' straniti, ci domandano: "Ma come potete
comprare o vendere il cielo, il calore della Terra? Questa idea e' strana
per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello
scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi?".
*
I media sono un prolungamento del nostro sistema nervoso
Gia' negli anni Settanta la nostra epoca storica veniva definita come quella
dell'industrializzazione dello spirito, un'epoca dominata da computer,
rotative, reti televisive, che si colloca nella fase del post-industriale e
che concerne direttamente le coscienze, le mentalita', le culture. La
cultura che dominava in passato, essenzialmente basata sul libro, e'
sconvolta da quella dell'immagine visiva e sonora, che condizionano
fortemente l'uomo sia da un punto di vista psicologico che sociale.
Caratteristiche fondamentali, infatti, della societa' dell'immagine sono la
dimensione ubiquitaria, la contemporaneita', l'amplificazione della
comunicazione e quella che McLuhan, il grande teorico della comunicazione ha
chiamato "dimensione semantica" molto diversa da quella lineare della
comunicazione alfabetica.
I mass media, secondo McLuhan, comprimono il mondo alla dimensione di un
villaggio o di una tribu'. I media, anzi, vengono da McLuhan paragonati ad
un prolungamento del nostro sistema nervoso. Tutte le invenzioni della
tecnologia vengono paragonate a dei prolungamenti del nostro corpo. La ruota
e' il prolungamento del piede, il libro e' il prolungamento dell'occhio, il
circuito elettronico e' il prolungamento del nostro sistema nervoso. Ora
pero', e nonostante le premonizioni di McLuhan, noi consideriamo neutrali i
media e soprattutto la televisione, non li riteniamo un prolungamento del
nostro sistema nervoso e facciamo fare delle operazioni chirurgiche su di
esso senza nessun nostro consenso. Ecco perche' oggi e' diventato urgente
prendere coscienza del forte inquinamento psico-spirituale che i media
possono operare, ancor piu' del sistema scolastico-educativo, e mettere dei
ripari ad esso.
*
La confortevole non liberta' dei falsi bisogni
Se McLuhan e' considerato il profeta dei mass media, Marcuse, il sociologo
della scuola di Francoforte, poi professore in America e padre della
contestazione del 1968, ne e' il piu' accanito contestatore. Marcuse,
infatti, parlava della nostra societa' come quella della "confortevole non
liberta'", una liberta' sempre piu' razionalizzata, dove la facolta' critica
dell'individuo e' impedita dal livellamento dell'uomo sottoposto alla
tecnologia. I mass media - secondo il sociologo - non permettono
l'indipendenza del pensiero, ne' l'autonomia e il diritto alla opposizione
politica. E neanche una indipendenza economica e di consumo perche' la
macchina produttiva crea i bisogni secondo una sua logica, che non e' quella
dell'affermazione dell'autenticita' dell'uomo.
E allora la maggior parte dei bisogni - secondo Marcuse -, il bisogno di
rilassarsi, di divertirsi, di comportarsi, di consumare in accordo con gli
annunci pubblicitari, di amare e odiare cio' che altri amano e odiano,
appartengono alla categoria dei bisogni falsi, o repressivi. Unicamente
liberandosi dei bisogni repressivi l'uomo puo' aspirare ad essere veramente
libero, dopo aver preso coscienza della propria schiavitu'.
Questo tuttavia - sottolineava - e' un fatto personale perche' la societa'
non ha interesse alla realizzazione di questa liberazione.
*
Televisione potere politico e controllo democratico
In una delle sue ultime interviste anche Karl Popper denunciava che "non ci
dovrebbe essere nessun potere politico incontrollato in una democrazia. Ora
e' avvenuto - continuava il filosofo - che la televisione sia diventata un
potere politico colossale, potenzialmente si potrebbe dire anche il piu'
importante di tutti, come se fosse Dio stesso che parla. E cosi' sara' se co
ntinueremo a consentirne l'abuso. Essa e' diventata un potere troppo grande
per la democrazia. Nessuna democrazia puo' sopravvivere se all'abuso di
questo potere non si mette fine". Gia' Karl Popper proponeva un organo di
controllo per gli operatori dei mass-media prendendolo dal mondo della
medicina e dalla forma di controllo istituita per la loro disciplina,
delicata quanto quella degli operatori dei media. I medici infatti hanno un
grande potere sulla vita e la morte dei loro pazienti, che deve
necessariamente essere sottoposto a un controllo. E in tutti i paesi civili
c'e' un'organizzazione attraverso la quale i medici controllano se stessi e
c'e' anche una legge dello stato che definisca le funzioni di questa
organizzazione. Karl Popper propone che un'organizzazione simile sia creata
dallo stato per tutti coloro che sono coinvolti nella produzione di
televisione. Chiunque sia collegato - afferma il filosofo - alla produzione
televisiva deve avere una patente, una licenza, un brevetto che gli possa
essere ritirato a vita qualora agisca in contrasto con certi principi.
Oggi diventa indispensabile non solo operare un controllo sugli operatori
dei media, cosi' come e' stato fatto su quello dei medici e degli
insegnanti, proprio per la destinazione stessa del loro operare, ma appare
indispensabile una ri-qualificazione e ri-fondazione degli operatori di
media e degli educatori.
Appare, infatti, indispensabile un processo formativo di liberazione, che
liberi dai bisogni repressivi dei mass-media. Appare indispensabile anche
una loro formazione alle sfide del prossimo millennio perche' sia un
millennio di pace e non l'ultima era di violenza e di distruzione
dell'umanita'.
*
2. Rivoluzione dell'economia
- Garantire i bisogni fondamentali a tutti, col contributo di tutti
- Incoraggiare l'autoproduzione e lo scambio di lavoro su base locale
- Regolamentare e indirizzare l'attivita' delle imprese
- Garantire i microcrediti di impresa
- Programmare sulla base del Fattore 4 dimezzando i rischi e raddoppiando le
possibilita'
- Dividere equamente le risorse e gli spazi ambientali a livello mondiale
- Trasformare i rischi in risorse
- Regolamentare il commercio internazionale per garantire guadagni equi ai
produttori
- Distribuire con equita' i beni prodotti meccanicamente
*
La terra ci e' data in prestito dai nostri figli
Un'economia e' sostenibile ed equa, rispetta cioe' i diritti della terra e i
diritti di ogni singolo uomo e di tutti i popoli se fa entrare il passato,
tempi di accumulazione, e il futuro, tempi di durata, nelle programmazioni
presenti perche' "la terra ci e' data in prestito dai nostri figli".
- Se passa dal benavere misurato col Prodotto Nazionale Lordo e il Reddito
Pro Capite al reale benessere degli individui e dei popoli, misurato con
indicatori piu' adeguati, come l'indicatore della Global compassion o
Indicatore della civilta' oltre che i piu' consueti oramai Indici di
Sviluppo Umano, che fanno passare dalla centralita' dell'homo technologicus
ed oeconomicus alla centralita' della persona umana a partire da coloro che
sono i piu' indeboliti dalle cupidigie umane.
- Se passa dal valore di scambio (per il quale ha priorita' il capitale
ovvero il patrimonio monetario, che e' importante si' perche' consente una
forte mobilita' delle risorse nello spazio e nel tempo, ma ha tuttavia dei
tempi di accumulazione (passato) e di durata (futuro) di poche centinaia di
anni) al valore di utilizzazione per il quale hanno invece priorita' i
patrimoni naturali, biologici e culturali che hanno tempi di accumulazione e
durata di molti miliardi, centinaia di migliaia e decine di migliaia di
anni.
- Se passa dal valore di scambio e dal valore aggiunto di Smith, Marshall e
Keynes, dal valore-lavoro di Marx, e dal valore d'uso degli economisti
marxisti, al valore di utilizzazione di Carl Madden, che incomincia a legare
il concetto di valore non piu' solo al lavoro e all'evoluzione culturale e
tecnologica, ma anche alla natura, a Madre Terra. Per l'economista
americano, infatti, bisogna non solo tenere conto di tutte le Dotazioni e
Patrimoni (D & P) ma anche del loro tempo di accumulazione (passato) e del
tempo di durata (futuro) privilegiando ovviamente quei patrimoni che hanno
tempi di accumulazione e durata superiori. Il tempo, cosi', entra come
elemento fondamentale a fianco allo spazio, come tempo cosmico perche' il
valore di utilizzazione e' strettamente legato ai tempi di accumulazione
(passato) e di durata (futuro).
- La D & P naturale (universo, sole, terra, risorse) ha un tempo di
accumulazione e durata di molti miliardi di anni.
- La D & P biologica (piante, animali, risorse biologiche, Dna) ha un tempo
di accumulazione e durata di molte centinaia di migliaia di anni.
- La D & P culturale (utensili, agricoltura, linguaggio, educazione) ha un
tempo di accumulazione e durata di molte decine di migliaia di anni.
- La D & P monetaria che abbiamo finora privilegiato smisuratamente (e che
pure, tuttavia, e' importante come strumento per accrescere la mobilita'
delle risorse che sono inegualmente distribuite sia nello spazio che nel
tempo) ha, pero', un tempo di accumulazione e di durata di sole poche
centinaia di anni.
Con la teoria economica di Madden, che ridimensiona fortemente il capitale
monetario e valorizza gli altri "capitali" o patrimoni, a cominciare da
quello naturale, ma anche culturale, c'e' quasi l'intronizzazione
"scientifica" di Madonna Poverta' di Francesco. C'e' il passaggio
dall'eco-nomia, con cui l'uomo impone le sue regole (oikos- nomoi) alla
natura, all'eco-logia (oikos-logos) con cui finalmente uomo e natura entrano
in dialogo (logos), ristabilendo il rapporto fraterno tra l'uomo e le
creature della terra non piu' "cose" da sfruttare ma fratelli e sorelle con
cui convivere.
Un'economia sostenibile ed equa, inoltre, non puo' essere piu' misurata con
indicatori economici come Pnl e Reddito pro capite ma con indicatori che ne
misurano il benessere sociale diffuso e con quelli ecologici che ne misurino
la qualita' della vita e l'impatto ambientale.
Un indicatore interessante fondato non sull'ammontare di danaro prodotto e'
stato l'Indice della "Global compassion and compulsion" di un popolo,
studiato dal ricercatore canadese per la pace W. Eckardt. E' un indice che
vede i paesi del Nord del mondo meno civili (4,4 su 10) di quelli del Sud
(5,2) e la categoria degli uomini d'affari quella a minore grado di global
compassion o civilta' (2,7), mentre i religiosi (6,3) e gli intellettuali
(7,0) sono quelli a maggiore livello di global compassion.
Questo indicatore, anomalo nel cinico mondo economico, e', infatti,
costruito su parametri come:
- universalita' = considerare gli altri come se stessi
- eternita' = considerare conseguenze a lungo termine e benefici a breve
termine
- unita' = condivisione con altri di valori autentici
- onesta' = attualizzazione dei valori cosi' come vengono pensati ed
espressi
- liberta' = partecipazione nelle decisioni e obiettivi per se' e per il
prossimo
- nonviolenza = massimizzazione dei valori nelle azioni, nei comportamenti,
nelle strutture sociali, nell'ambiente naturale e nelle possibilita' future
*
Distribuire con equita' i beni prodotti meccanicamente
Otto sogni accompagnano l'umanita' fin dalle sue origini: liberarsi da:
miseria, noia, tradizione, autoritarismo, dolore, bruttezza, morte, fatica.
Ma ogni volta che si profila la possibilita' di realizzare uno di questi
sogni, puntualmente l'umanita' si dimostra impreparata all'evento e ne perde
i vantaggi. Cosi' sta avvenendo, ai giorni nostri, con la possibilita'
finalmente reale di liberarsi dal lavoro.
Nella mitica eta' di Pericle, Aristotele vagheggio': "se ogni strumento
potesse, ad un dato ordine dato, lavorare da se stesso, se le spolette
tessessero da sole, se l'archetto suonasse da solo sulla cetra, gli
imprenditori potrebbero fare a meno degli operai e i padroni degli schiavi".
Quando scriveva queste cose, i 60.000 cittadini liberi di Atene erano
serviti da 300.000 schiavi.
Oggi grazie al progresso compiuto nel corso della societa' industriale,
l'antico sogno di Aristotele e' vicino alla realizzazione: le automobili, i
frigoriferi, i pullover sono ormai fabbricati in gran parte dai robot. Come
ha calcolato Hyamon G. Rickover (in Prospect for the rest of the century) se
prima occorrevano 20 uomini per sostituire la forza muscolare di un cavallo,
oggi l'energia di cui dispone ciascun operaio nel suo lavoro di fabbrica
equivale alla forza di 244 schiavi, un'automobile di media cilindrata
sviluppa la forza di mille schiavi; i moderni elettrodomestici forniscono a
ciascuna casalinga un aiuto paragonabile a quello che in Grecia si otteneva
da 33 schiavi.
In altri termini, "nel corso di una sola generazione, un sesto dell'umanita'
e' passato da uno stato feudale e arretrato alla piu' progredita e temibile
modernita'", come ha scritto Wright Mills. Nel 1930 il grande economista
Maynard Keynes, parlando a Madrid davanti ad un prestigioso consesso
internazionale, scandalizzo' l'uditorio con una conferenza intitolata
Economic Possibilities for our Grandchildren, in cui profetizzava la
liberazione dal lavoro come prospettiva probabile per i propri nipoti.
Keynes e' nato nel 1885 ed e' morto nel 1946: dunque i nipoti cui si
riferiva corrispondono ai nostri figli. Secondo Keynes gia' ai suoi tempi le
tecnologie erano cosi' sviluppate da assicurare all'uomo la soddisfazione
dei massimi bisogni primari: il cibo e la sicurezza.
In tale fortunata situazione, diventava necessario distribuire con equita' i
beni prodotti meccanicamente e fare in modo che ogni cittadino potesse
lavorare almeno un poco. Allora non erano stati ancora inventati i computer,
il laser, le fibre ottiche, il motore a reazione, gli antibiotici, gli
anticoncezionali, la fecondazione artificiale, i voli spaziali, la fissione
nucleare, la plastica, il transistor, il cellulare, la Tac, Internet, le
biotecnologie, la clonazione. Grazie a questi sviluppi, le profezie di
Keynes risultano addirittura approssimate per difetto. Siamo infatti in
presenza di una fase nuova della civilta', una fase di prosperita' senza
lavoro, di jobless growt, come dicono gli economisti americani, una fase in
cui possiamo produrre sempre piu' beni e servizi con sempre meno fatica
umana.
Cento anni fa, ad esempio, gli italiani erano meno di 40 milioni e
lavoravano per un complesso di 70 miliardi di ore. Oggi sono 57 milioni
eppure lavorano solo 60 miliardi di ore, ma riescono a produrre ben 13 volte
di piu'. In altri termini, l'antico sogno di Aristotele - la liberazione dal
lavoro - si sta avverando. Ma, rispetto alla liberazione dalla fatica, che
ha caratterizzato la societa' industriale, la liberazione dal lavoro, resa
possibile dal jobless growth postindustriale, si profila piu' difficoltosa
sul piano culturale e psicologico.
Lo aveva ben capito Keynes che, accanto alla proposta di ridurre l'orario
lavorativo, raccomandava una parallela sostituzione della "perizia del
lavoro" con la "perizia della vita".
Ma siamo diventati piu' esperti di vita? Non ancora.
Abbiamo imparato a ridurre il lavoro fisico ma non a valorizzare la nostra
creativita' e il nostro tempo libero, non abbiamo imparato ad alimentare la
nostra vita interiore con lo studio e con l'introspezione; non abbiamo
imparato ad arricchire i nostri rapporti sociali attraverso l'amicizia,
l'amore, la solidarieta' e il gioco. Non abbiamo riprogettato, in funzione
del tempo libero, i nostri codici, le nostre organizzazioni, le nostre
citta', le nostre imprese, il nostro welfare; non abbiamo educato alla
felicita' i nuovi "liberati dalla schiavitu' del lavoro". Con miopia abbiamo
costretto la liberazione dal lavoro a tradursi nel flagello della
disoccupazione, della miseria e dell'emarginazione. Eppure, se ben gestita,
essa consentirebbe forme di vita ben piu' libere e felici: non solo una
maggiore agiatezza diffusa, ma anche una maggiore autodeterminazione,
un'attivita' intellettuale piu' densa, un godimento estetico piu' educato,
una qualita' della vita piu' lieve e raffinata.
La sfida e' esaltante, ma deve superare due ostacoli. Mentre il comunismo
sapeva distribuire la ricchezza ma non sapeva produrla, il capitalismo sa
produrre la ricchezza ma non sa distribuirla.
Cosi' di fronte alla provvidenziale diminuzione del lavoro, invece di
mettere mano a una sua equa e rapida ridistribuzione abbiamo costretto i
padri superoccupati ad ammazzarsi di fatica dieci ore al giorno e i figli
disoccupati a restarsene senza autonomia economica e senza realizzazione
professionale. Il secondo ostacolo consiste nel fatto che due secoli di
societa' industriale, fondata sull'idolatria del lavoro come carriera e come
riscatto, ci hanno resi diffidenti verso il tempo libero e incapaci di
gustarlo senza complessi di colpa.
Eppure come dice Koyre', "non e' dal lavoro che nasce la civilta': essa
nasce dal tempo libero e dal gioco".
*
"Cosi' si diventa economisti come si entra negli ordini: pronunciando un
voto, un certo voto d'ignoranza" (Guillaume)
*
La sapienza ignorante dell'economia
La Prima Legge della Termodinamica o Legge della conservazione dell'energia,
stabilisce che non e' possibile ne' la creazione ne' la distruzione
dell'energia (o della materia, legata ad essa da rapporti di equivalenza).
Si puo' avere soltanto trasformazione.
La Seconda Legge della Termodinamica, quella dell'Entropia, o dissipazione o
degradazione dell'energia, afferma che l'energia puo' essere trasformata
solo in un senso, verso una maggiore dissipazione, o, in altri termini, da
uno stato di maggiore disponibilita' a uno di minore disponibilita'.
Un aumento di entropia significa, quindi, un aumento di energia non
disponibile.
L'inquinamento, i rifiuti, ad esempio sono energia dissipata. L'acqua che
cadendo in una condotta forzata ha prodotto elettricita', una volta discesa
non puo' piu' compiere un lavoro.
L'entropia e' quindi la misura della quantita' di energia che non e' piu'
possibile convertire in lavoro. E, tenendo presente l'equivalenza teorica
tra energia e materia, e' l'aumento del disordine con cui si presenta la
materia.
La scienza economica e' stata fondata su una concezione meccanicistica della
realta' e sulla convinzione di una crescita indefinita, consentita dalla
possibilita' di attingere a volonta' all'energia fossile allora da poco
scoperta: il carbone.
Newton, Cartesio e Bacone sono gli artefici della concezione meccanicistica,
poi trasferita da Locke sul piano sociale e da Adam Smith nella teoria
economica.
Non si era ancora capito, come afferma Rifkin, che l'entropia e' la
fondamentale legge della natura da cui dipende la qualita' della vita e che
tutta la realta' materiale, e quindi anche e soprattutto l'economia, e'
implacabilmente sottoposta alla legge dell'entropia.
Tutta la concezione del mondo, propria dell'illuminismo, Locke sul piano
filosofico e poi Adam Smith su quello economico, si sono ispirati ai
principi della:
- Meccanica di Newton, e dell'assoluta reversibilita' di tutti i processi
- Matematica di Cartesio, e dell'assoluta reversibilita' di tutti i processi
- Metodologia scientifica di Bacone, e dell'assoluta ripetibilita'
dell'osservazione
Nel mondo reale, invece, niente e' osservabile due volte nella stessa
maniera e nessun evento e' reversibile.
Locke affermava che la societa' - essendo costituita da individui che hanno
significato in quanto tali, fenomeni fisici, cioe', che interagiscono con
altri fenomeni della materia - ha uno scopo: proteggere e fare aumentare la
proprieta' privata dei suoi membri. Il puro interesse individuale diventa la
sola base della costituzione dello stato e l'asservimento della natura
consente di aumentare indefinitamente la ricchezza degli uomini. Locke
affermava infatti: "Colui che recinta un terreno e da dieci acri trae
maggiore quantita' di mezzi di sussistenza di quanto potrebbe trarne da
cento lasciati allo stato naturale, dona novanta acri all'umanita'".
Al pari di Locke, che aveva eliminato qualsiasi concetto di moralita' delle
relazioni sociali, anche Adam Smith ritiene che la base di tutte le
attivita' umane sia l'interesse individuale, eliminando qualsiasi concetto
di moralita' dell'economia, e dal momento che lo scopo dell'economia e' la
continua espansione del mercato, si deve accogliere favorevolmente qualsiasi
cosa ne favorisca la crescita.
*
La sapienza saggia dell'economia: Rifkin, Commoner, Stiglitz, Amartya Sen
Ripensamento attento del modo
Secondo la denuncia di Jeremy Rifkin, la conclusione operativa del modello
meccanicistico di cui Bacone, Cartesio, Newton Locke e Smith sono stati i
divulgatori e' il consumismo, che si fonda sull'alleanza di ricchezza
progresso e scienza:
- Quanto maggiore e' la ricchezza materiale accumulata, tanto piu' ordinato
deve diventare il mondo.
- Il progresso consiste nell'accumulare una sempre maggiore quantita' di
beni materiali che si ritiene possa dare origine a un mondo sempre piu'
ordinato.
- La scienza e la tecnologia rappresentano gli strumenti per portare a
termine questo compito.
Su questi concetti si costruisce l'attuale modello di sviluppo.
"Mentre mi trovavo alla banca mondiale ho preso visione degli effetti
devastanti della globalizzazione sui poveri che abitano nei Paesi in via di
sviluppo (in sigla Pvs)... e' necessario un ripensamento attento del modo in
cui e' stata gestita, degli accordi fatti per eliminare le barriere e delle
politiche che sono state imposte ai Pvs.
"Se vogliamo che la globalizzazione dal volto umano diventi un realta' non
possiamo, non dobbiamo rimanere in disparte relegandoci al ruolo di semplici
inerti spettatori".
*
Il commercio
"Sembra che il commercio sia diventato un pericolo per i Mutanti. Avete
cominciato a commerciare perche' la gente potesse ottenere collettivamente
prodotti migliori di quelli che il singolo poteva procurarsi, e per
esprimere il talento individuale e permettere a ciascuno di diventare parte
del nostro sistema economico. Ma ora l'obiettivo del commercio e' di restare
negli affari e a noi questo sembra molto strano perche' vediamo il prodotto
per quello che e', e le persone per quello che sono, ossia una realta',
mentre affari e commercio non sono reali. Un affare e' soltanto un'idea, il
frutto di un accordo e tuttavia l'obiettivo del fare affari e' di restare a
tutti i costi in affari a prescindere dalle conseguenze che questo puo'
avere sulle persone, sul prodotto e sui servizi. Sono idee difficili da
capire".
*
Opulenza ed agonia nel mondo
"La contemporanea presenza di opulenza ed agonia nel mondo che abitiamo
rende difficile evitare interrogativi fondamentali sull'accettabilita' etica
dell'organizzazione sociale... Com'e' possibile che la maggior parte di noi,
di fronte alla gravita' e alle conseguenze del contrasto tra agi e miseria,
conduca una vita priva di problemi e preoccupazioni, ignorando del tutto le
iniquita' che caratterizzano il nostro mondo? Cecita' morale, egocentrismo,
mancanza di compassione, o rassegnazione?".
*
Poverta' e Debito
"La questione della responsabilita' morale dei creditori e' stata
particolarmente evidente nel caso dei prestiti da guerra fredda: quando
Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e Banca Mondiale (Bm) concessero i
prestiti a Mobutu (ex presidente del Congo-Zaire) sapevano che gran parte
del denaro sarebbe stata utilizzata non per i poveri ma per arricchire lo
stesso. Molti ritengono ingiusto che i normali contribuenti di paesi con
governi corrotti debbano restituire prestiti concessi a governanti che non
li rappresentavano. Se la globalizzazione non e' riuscita a ridurre la
poverta', non e' riuscita neppure ad assicurare la stabilita' (nel '97-'98
e' sembrato che la crisi asiatica potesse estendersi a tutto il mondo).
"Malgrado le reiterate promesse di ridurre la poverta' fatte negli ultimi
dieci anni, il numero di persone che vivono in poverta' e' aumentato di
cento milioni, mentre nello stesso tempo il reddito mondiale e' aumentato
del 2,5% annuo".
*
Il cambiamento nel governo delle istituzioni internazionali e della Wto
"Il cambiamento piu' sostanziale, necessario per far funzionare la
globalizzazione e' un cambiamento nel governo delle istituzioni
internazionali: al Fmi e alla Bm sarebbe necessario modificare il sistema di
voto... si dovrebbe dare a tutti la possibilita' di fare sentire la loro
voce, evitando cio' che succede al Wto dove si ascolta solo l'opinione dei
ministri del commercio e al Fmi e alla Bm dove hanno voce solo i
rappresentanti dei dicasteri di finanze e tesoro... Difficilmente gli Stati
Uniti saranno disposti a rinunciare al diritto di veto... adducendo che si
accollano i costi dei salvataggi multimiliardari... in realta' il denaro
proviene dai lavoratori dei Pvs perche' quasi sempre il Fmi viene
rimborsato.
"Per riformare il Wto sara' necessario un modo piu' ponderato di gestire i
rapporti commerciali, piu' bilanciato nel tutelare gli interessi dei Pvs e
piu' equilibrato nell'affrontare i temi non strettamente commerciali come ad
es. l'ambiente... un passo avanti nella giusta direzione e' stato fatto
dall'Unione Europea con l'iniziativa "tutto tranne armi" che permette
d'importare in Europa dai Pvs, anche se i prodotti agricoli non possono
competere con quelli europei fortemente sovvenzionati. La sfida e'
convincere Stati Uniti e Giappone a fare altrettanto...
"Il modo migliore per far si' che le istituzioni economiche internazionali
siano piu' sensibili ai problemi dei poveri, dell'ambiente... e' quello di
operare con maggiore apertura e trasparenza... Il problema della mancanza di
trasparenza riguarda ognuna delle istituzioni internazionali... Il
segretario del tesoro americano, prima dell'11 settembre difendeva anche la
riservatezza dei centri finanziari off-shore... dove il segreto bancario
permette una serie di operazioni come l'evasione fiscale, il riciclaggio di
denaro sporco e altre attivita' scellerate come e' stato verificato dopo
l'11 settembre, anche il finanziamento del terrorismo".
*
Il simbolo delle iniquita' globali
"Le proteste internazionali contro la globalizzazione cominciarono in
occasione del vertice Wto di Seattle perche' questa organizzazione
rappresenta il simbolo delle iniquita' globali e dell'ipocrisia dei paesi
industrializzati che, mentre predicavano e forzavano l'apertura dei mercati
ai loro prodotti industriali nei Pvs, continuavano a tenere chiuse le loro
frontiere per i prodotti agricoli e tessili del terzo mondo e, mentre
proclamavano che i Pvs non dovevano sovvenzionare le industrie, continuavano
a fornire sussidi miliardari agli agricoltori... a esercitare pressioni per
la liberalizzazione finanziaria, ma ad osteggiare quelle dei servizi come le
costruzioni e i trasporti marittimi dove i Pvs sono forti".
(Parte prima - segue)

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
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Numero 125 del 6 settembre 2007

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