Minime. 186



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 186 del 19 agosto 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Tiziana Plebani: Lasciare il cielo alle stelle
2. Andrea Canevaro: Conflitti, riconoscimenti, mediazioni (parte terza e
conclusiva)
3. Massimiliano Fiorucci presenta "In viaggio con Alex" di Fabio Levi
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. TIZIANA PLEBANI: LASCIARE IL CIELO ALLE STELLE
[Ringraziamo Tiziana Plebani (per contatti: tiplebani at libero.it) per questo
intervento.
Tiziana Plebani, prestigiosa intellettuale, autrice di saggi di
straordinaria finezza, bibliotecaria e storica, e' attiva nella Rete di
donne per la pace di Mestre e Venezia; tra le sue opere: Il genere dei
libri, Angeli, Milano 2001; Corpi e storia, Viella, Roma 2002]

Ridateci il cielo trapunto di sole stelle.
Vi sembra una richiesta troppo semplice o ridicola da opporre alla
costruzione di un nuovo aeroporto?
Le sere scorse, in montagna, la' dove l'inquinamento luminoso concede una
tregua al buio, cercavamo l'orsa maggiore e le altre costellazioni sperando
di essere sorpresi dallo spettacolo delle stelle comete. Ma quante emozioni
venivano stroncate sul nascere perche' il punto del cielo che si illuminava
improvvisamente si rivelava la scia di un aereo e poi ancora di un altro e
un altro.
Guardate il cielo in queste notti d'estate, guardate cosa ne hanno fatto,
cosa ne abbiamo fatto: un'autostrada. Stiamo riempiendo il cielo quasi come
intasiamo di vetture le nostre citta', i nostri luoghi di vita, i nostri
paesaggi. Ma il cielo e' il cielo!
Tra poco cosa potremo fare quando, nel dolore e nelle gioie, naturalmente
cercheremo l'orizzonte che sa consolare e confortare, che offre pace e
vastita' silenziose e misteriose e che ridona misura a noi umani, che
crediamo che tutto questo ci appartenga di diritto e senza doveri.
Il cielo stellato e' un limite e un bisogno.
Ho sempre amato viaggiare, ho sempre avuto paura di prendere un aereo.
Preferisco andare a piedi e in bicicletta, i tempi lenti coincidono con la
mia lentezza nell'entrare in situazioni che non conosco e con il mio bisogno
di non lasciare scorie al mio passaggio.
Dobbiamo tutti invertire la rotta, ci siamo ubriacati di velocita' ma e' uno
stordimento dalle tossine corrosive e impestanti. Impariamo nuovamente, come
un bambino dalla madre, a camminare lentamente e a lasciare il cielo alle
stelle.

2. RIFLESSIONE. ANDREA CANEVARO: CONFLITTI, RICONOSCIMENTI, MEDIAZIONI
(PARTE TERZA E CONCLUSIVA)
[Ringraziamo di cuore Andrea Canevaro (per contatti:
andrea.canevaro at unibo.it) per averci messo a disposizione questo suo
intervento dal titolo completo "Conflitti, riconoscimenti, mediazioni nel
pensiero e nell'azione educativa", in una stesura ancora provvisoria e
vivacemente orale.
Andrea Canevaro, nato nel 1939, docente di pedagogia speciale
all'universita' di Bologna, e' uno dei piu' illustri pedagogisti italiani.
Dal sito www.mediamente.rai.it riprendiamo la seguente scheda: "Andrea
Canevaro (1939) ha svolto studi umanistici (laurea in lettere e filosofia),
con alcuni anni di borsa di studio presso l'Universita' Lyon 2, e in
particolare ha seguito gli studi in pedagogia speciale del professor Claude
Kohler. Ha lavorato come educatore nel settore della devianza giovanile. Ha
avuto un incarico di insegnamento di Pedagogia Speciale nel 1975 presso il
corso di laurea in Pedagogia della Facolta' di Magistero dell'Universita'
degli Studi di Bologna; presso la stessa sede dal 1973 era assistente
incaricato; e, sempre nella stessa sede, come vincitore di concorso di
professore di prima fascia, e' stato chiamato nel novembre 1980 a ricoprire
la cattedra di Pedagogia Speciale come professore straordinario dal 1980 al
1983, e successivamente come professore ordinario. Dal 1983 e' stato eletto
presidente del corso di laurea in Pedagogia; e dal 1987, per due mandati
triennali, e' stato Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione,
presso lo stesso Ateneo. Nel novembre 1996 e' stato nominato nuovamente
direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione. Ha all'attivo una
vasta attivita' di ricerca, che ha prodotto un elevato numero di
pubblicazioni. E' membro di associazioni scientifiche internazionali e
nazionali, direttore di collane editoriali, e nel comitato scientifico di
alcune riviste nazionali ed internazionali". Dal 1966 al 2000 ha fatto parte
del gruppo tecnico dell'Osservatorio del Ministero della Pubblica Istruzione
per l'integrazione scolastica degli studenti e studentesse in situazione di
handicap; ha fatto parte della Commissione insediata dal Ministero della
Sanita' (1997 - 1998) per la definizione di un protocollo per le
riabilitazioni di soggetti in situazione di handicap; relatore in numerosi
Congressi ed in particolare al Congresso Unesco di Salamanca (1988) dove e'
nata la "Carta di Salamanca" per i disabili; e' membro di numerose
associazioni scientifiche nazionali ed internazionali e in particolare del
Collectif de Recherches sur le Handicap et l'Education Specialisee; e' stato
ed e' collaboratore/consulente di Progetti in Cambogia (1997/1998), Bosnia
(1995/2000), Rwanda (1999/2000), Bielorussia (1999 ad oggi) in stretto
rapporto con il Ministero degli Affari Esteri; ha svolto attivita'
seminariali in diverse Universita' (Montreal, Minsk, Tuzla, Buenos Aires);
ha collaborato e collabora alla valutazione di progetti nel settore della
Pedagogia Speciale per l'Universite' du Quebec a Montreal. E' autore di
numerosi volumi pubblicati su: educazione ed handicappati, manuale per
'íintegrazione scolastica, la formazione dell'educatore professionale,
scuola dell'infanzia - handicap - integrazione, pedagogia speciale
dell'integrazione, potenziali individuali di apprendimento, la relazione di
aiuto, ecc. Tra le principali pubblicazioni di Andrea Canevaro: L'illusione
pedagogica, Armando, Roma 1974; Il bambino che non sara' padrone, Emme,
Milano 1975; I bambini che si perdono nel bosco. Identita' e linguaggi
nell'infanzia, La Nuova Italia, Firenze 1976, 1997; I ragazzi scomodi, Edb,
Bologna 1977; Il banco dell'asino e del poeta, Emme, Milano 1978; Educazione
e handicappati, La Nuova Italia, Firenze 1979; (con Raffaella Bassi Neri),
Programmazione e difficolta' scolastiche, Bruno Mondadori, Milano 1979;
Handicap e scuola. Manuale per l'integrazione scolastica, Nuova Italia
Scientifica (Nis), Roma 1983; (con Maria Angiolini, Franco Frabboni), Mi
hanno preso a scuola. Nell'handicappato c'e' un bambino e uno scolaro: sono
tre, Franco Angeli, Milano 1985; Handicap e identita', Cappelli, Bologna
1986; (con A. Rubinelli), Per l'handicap. Un modello pedagogico complesso,
Pellegrini, Cosenza 1986; (con Jean Gaudreau), L'educazione degli
handicappati. Dai primi tentativi alla pedagogia moderna, Nis, Roma 1988,
poi Carocci, Roma 2002; (a cura di, con Maria Angiolini, Maria Saragoni),
Handicap, ricerca e sperimentazione. La realizzazione di un progetto
educativo per l'integrazione, Nis, Roma 1988; Handicap e luoghi
dell'educazione, Eit, Teramo 1989; La formazione dell'educatore
professionale, Nis, Roma 1991; Quel bambino la'... Scuola dell'infanzia,
handicap e integrazione, La Nuova Italia, Firenze 1996; (con Cristina
Balzaretti, Giancarlo Rigon), Pedagogia speciale dell'integrazione.
Handicap: conoscere e accompagnare, La Nuova Italia, Firenze 1996;
Potenziali individuali di apprendimento, La Nuova Italia, Firenze, 1996;
Pedagogia speciale. La riduzione dell'handicap, Bruno Mondadori, Milano
1999; (con Emanuela Cocever, Petra Weis), Le ragioni dell'integrazione.
Inserimento scolastico di alunni con handicap. Una ricerca in tre aree
dell'Unione Europea, Utet, Torino 1996; (con Arrigo Chieregatti), La
relazione di aiuto. L'incontro con l'altro nelle professioni educative,
Carocci, Roma 1999; (con Giacomo Cives , Franco Frabboni), Fondamenti di
pedagogia e di didattica, Laterza, Roma-Bari 1999; La seconda vita delle
cose. Percorsi di educazione ambientale. Volume per l'alunno, Centro Studi
Erickson, 1999; (con Andrea Gamberini), Esploro il mio corpo e l'ambiente.
Giochi e attivita' per bambini dai due ai sette anni, Centro Studi Erickson,
2002; (con Augusto Battaglia, Michelangelo Chiurchiu'), Figli per sempre. La
cura continua del disabile mentale, Carocci, 2002, 2005; (con Dario Ianes),
Diversabilita'. Storie e dialoghi nell'anno europeo delle persone disabili,
Centro Studi Erickson, 2003; (con Marianna Mandato), L'integrazione e la
prospettiva inclusiva, Monolite, 2004; Le logiche del confine e del
sentiero. Una pedagogia dell'inclusione (per tutti, disabili inclusi),
Centro Studi Erickson, 2006]

4. Il pensiero e l'azione educativa: il diritto e i diritti
Il conflitto puo' dunque avere un ruolo positivo nell'azione educativa. E
questa non e' unicamente abitata da bambini e bambine, da adolescenti e dai
loro educatori ed educatrici, dagli insegnanti e dalle figure parentali.
Tutti i soggetti che compongono una societa', nessuno escluso, fanno parte
dell'azione educativa, e ciascuno e' nello stesso tempo maestro e allievo,
quale che sia l'eta' e la collocazione nei ruoli sociali.
C'e' bisogno di capire se questa situazione di eterna ricerca conduce a quel
relativismo che papa Ratzinger, Benedetto XVI, ha indicato come un male da
combattere.
Cerchiamo di capire. Ma non ci serviamo del pensiero del papa. Ci
rivolgiamo, senza nessuna intenzione di contrapposizione, al pensiero di
Norberto Bobbio.
Leggiamo a volte sui giornali che le grandi aziende in crisi possono avere
soluzione alla loro crisi con una formula che viene chiamata "spezzatino",
vale a dire mettendo in moto una ripartizione delle grandi aziende ed
esaminando le possibilita' di attribuirne una autonomia parziale a singoli
aspetti, o "pezzi", e anche di disporne la vendita a proprieta' diverse, con
assunzioni di proprieta' differenziate. Grandi aziende sono entrate in
crisi, per una incapacita' di far fronte alle ragioni del mercato e altre
volte e forse piu' sovente per una disinvolta organizzazione delle loro
strategie che hanno rappresentato punti oscuri e sono sotto esame da parte
della magistratura.
La giustizia nel nostro paese e' in crisi, ma non e' un'azienda. La ricetta,
pero', dello "spezzatino" e' la tentazione continua: considerare ogni
realta' con i parametri aziendalistici, e di conseguenza mettere in moto
degli elementi di disfunzione funzionale o di funzionalita' disfunzionale, a
seconda da dove vogliamo partire, per organizzare delle visioni/divisioni di
settore permettendo che ogni frammento possa avere una propria logica di
valori, senza alcuna preoccupazione che sia coerente con l'impianto piu'
ampio della societa', della cultura, e quindi della giustizia. In questa
interpretazione, non solo la giustizia puo' avere questo trattamento con
pretesto di sollevarla dalla crisi, ma anche per l'organizzazione sociale
puo' essere indicata come ricetta la formula dello "spezzatino". E quindi
anche qui possiamo spezzare l'idea di unitarieta' con una frantumazione di
piccoli mondi che abbiano ciascuno proprie regole, senza troppi vincoli di
doversi collegare alla regola degli altri mondi.
Non finiamo, pero', con questi riferimenti, perche' possiamo procedere: la
regola dello "spezzatino" sembra tentare anche il mondo dell'educazione e in
particolare di quella parte dell'educazione che e' piu' bisognosa di aspetti
organizzativi, che e' la scuola. Sembra che anche all'interno
dell'educazione scolastica la formula "spezzatino" guadagni consensi, per lo
meno dal punto di vista di chi deve organizzare una politica scolastica. E
sembra che ci sia un desiderio: creare lo "spezzatino fai da te", cioe' la
possibilita' - con un richiamo all'autonomia di ciascuna famiglia, e della
scelta democratica che ciascuno deve potere compiere e, perche' no, anche in
nome  dell'autonomia del singolo istituto scolastico - che ciascuno componga
il percorso secondo proprie modalita', regole, desideri e anche,
naturalmente, secondo le proprie possibilita' economiche.
Un criterio di equita' unitario sembra essere piu' difficile da affermare e
quello che e' stato proposto per la singola azienda in crisi comincia a
diventare anche una rischiosa soluzione proposta per l'intera societa', che
diventa azienda. E allora, a questo punto, e' bene ricorrere - come si
ricorre a un medico, a un terapeuta o a un saggio, a una persona che ha
possibilita' di avere una visione piu' ampia di quello che possiamo vedere
noi. Appunto a Norberto Bobbio.
Norberto Bobbio non lamento' - questa parola era forse estranea alla sua
mentalita' - ma sicuramente descrisse con accento critico il passaggio da
una societa' del diritto a una societa' dei diritti; pluralita' dei diritti
e quindi - come abbiamo appena voluto indicare in analogia con formulazioni
giornalistiche, forse, ma anche di gergo economico - "spezzatino": lo
"spezzatino" del diritto. Dentro questo spezzatino del diritto potrebbe
anche collegarsi al tema che ci sta a cuore e cioe' quello dell'educazione
integrata di soggetti disabili.
Noi leggiamo in Bobbio la possibilita' di avere una chiave di lettura
positiva per la costruzione continua, mai arrivata alla conclusione:
l'integrazione degli handicappati e' un percorso di vita che si intreccia
con altre vite, ed e' una dinamica che va avanti con il mondo. Leggiamo in
Bobbio la possibilita' di capire che senza parlare in maniera esplicita di
disabili si raggiunge qualcosa di concreto in prospettiva immediata per i
disabili.
Capiamo, leggendo Bobbio, che non e' un problema di elargizione di favori,
ma un problema di equita'. E deve essere unitario, non puo' essere spezzato.
Non possono esserci i diritti dei disabili e i diritti dei non disabili.
Devono esserci i diritti con un corpo unitario, e quindi deve esserci il
diritto. Abbiamo ragione di pensare che una delle tentazioni continuamente
emergente nella protezione e nella valorizzazione delle persone disabili sia
quello di creare percorsi particolari, e quindi fornire ai disabili una
sorta di accesso al diritto per scorciatoie.
Noi sappiamo come sia necessario realisticamente avere dei meccanismi di
tutela che siano piu' intensi e piu' attenti alle persone che
prevedibilmente hanno maggior bisogno, come possono essere i disabili. Ma
dobbiamo stare attenti a cogliere nella lettura di Norberto Bobbio il
rischio di una spezzatura che rompa l'unita' del diritto; allora bisogna
anche capire che tutte le possibilita' che diventano privilegi, se
immediatamente possono anche rappresentare un raggiungimento di un traguardo
soddisfacente, nel seguito e nell'insieme costituiscono qualcosa che rompe
il criterio di congruenza o di coerenza a cui si riferisce Norberto Bobbio
per capire quanto un processo democratico nella giustizia e nell'equita' sia
fondamentale e non possa essere sacrificato a nulla.
Norberto Bobbio giustamente ricorda i diritti di cittadinanza attiva e
quindi, in qualche modo, leggiamo in questa espressione qualcosa che
riguarda molto la vita delle persone disabili che da tempo hanno attivato
delle forme di partecipazione assumendo delle responsabilita' in
associazioni, creando dei punti di riferimento per l'informazione,
attivandosi per fare in modo che le decisioni non vengano mai prese senza di
loro e abbiano la possibilita', quindi, di essere consultati anche in un
confronto di opinioni diverse e quindi non vincolato alla necessita' di dar
loro sempre ragione. Bisogna avere una visione piu' ampia che permetta di
sottoporre le ragioni dell'uno ad una logica unitaria piu' ampia in cui ci
sia la possibilita' di capire il senso delle proporzioni, delle priorita' e
dei valori.
Noi sappiamo che vi sono state e che vi sono tuttora in forte incremento
spese militari. Non possono rispondere a una priorita' di valore rispetto
alla possibilita' di creare soluzioni eque per tutti i cittadini e le
cittadine, ivi comprese le persone disabili. Le spese militari non
dovrebbero essere ritenute, nella scala delle priorita', quelle da non
rimettere in discussione, per operare invece dei tagli sulla spesa
sanitaria, sul diritto alla salute, sulle spese per l'organizzazione e la
sicurezza sui luoghi di lavoro, sulle spese delle reti che sostengono il
lavoro che vanno dai trasporti ai servizi, alla possibilita' abitativa. Si
potrebbe dire che quasi tutta l'organizzazione che rende poi la vita sociale
con una qualita' piu' o meno alta, piu' o meno bassa, viene sottoposta
all'incertezza di ogni legge finanziaria. E tra una legge finanziaria e
l'altra a volte vengono studiati dei marchingegni per poter ancora limare,
non finanziare, sottrarre fondi, evocando diritti e non diritto.
Secondo una lettura rigorosa da filosofo del diritto quale e' stato Bobbio,
queste sono scelte inique e hanno quindi un valore negativo rispetto a una
possibilita' di sviluppo della democrazia che coincida con i diritti di
cittadinanza attiva. Impediscono la partecipazione: se una persona disabile
non puo' avere una qualita' della vita fatta di intreccio tra vita
abitativa, soluzione della propria organizzazione dei trasporti,
raggiungimento dei luoghi di cultura, dei luoghi del lavoro, non ha delle
grandi possibilita' di partecipazione; mentre la possibilita' della crescita
di democrazia e' data proprio da questo valore che e' la partecipazione alle
decisioni. Ma se non si e' nella realta', se si e' esclusi, le voci che
possono incidere sulle decisioni o sono stonate o non ci sono affatto.
Questo, quindi, e' un problema micidiale che viene sempre occultato e che
Bobbio ci aiuta invece a rimettere in moto nella direzione giusta, non
quindi con posti di privilegio ma con un lungo percorso che va dalla
qualita' della vita quotidiana alla partecipazione politica.
Potremmo leggere tra le righe che in questa prospettiva potrebbe esserci lo
spazio per una sorta di quota disponibile unicamente per persone disabili
nelle liste politiche, per esempio, o nelle assunzioni di responsabilita' di
governo negli enti locali, o altro. Una politica delle quote e' una politica
che chiameremmo da riserva indiana. In questo vi sono analogie a proposito
della questione della presenza delle donne nei processi decisionali;
analogie che fanno discutere, in tutta l'area europea sicuramente, e anche
di piu' in altre aree di cui siamo meno direttamente a conoscenza. La
presenza non puo' essere rivendicata per i punti di visibilita', ma deve
essere anche nella quotidianita' invisibile.
E allora bisogna fare appello non tanto a regali - che possono sul momento
soddisfare ma poi creare dannosi privilegi - quanto a conquiste. La
partecipazione e' legata a delle conquiste civili e non a delle elargizioni
di elemosine. Lo stato democratico non e' un popolo da cui un sovrano
illuminato eleva personaggi che possono demagogicamente rispondere al
desiderio di fare bella figura nella mostra, nella vetrina del buon cuore,
forse, della partecipazione fittizia. La democrazia non e' compatibile con
il populismo - questo che e' il nome giusto - se non come una degenerazione
e come un danno per la democrazia stessa. Politica democratica vuol dire
conquista attraverso il confronto civile, ma per questo bisogna conquistare
le condizioni perche' la partecipazione sia qui ed ora e non da un certo
punto della carriera civica in avanti.
Noi abbiamo avuto momenti della nostra storia italiana in cui qualcuno ha
pensato di potere meglio rappresentare gli interessi delle persone disabili
perche' diventa il disabile in politica, e questa e' una tentazione che,
attraverso la lettura che dobbiamo e vogliamo fare di Bobbio, va ampiamente
discussa. Attraverso questo passaggio si raggiunge il cuore dell'educazione
che e' sostanzialmente, in qualsiasi momento la si collochi nella vita
dell'individuo e anche in qualsiasi forma si stia sviluppando, educazione
della vita pubblica. Ce lo dice con chiarezza Norberto Bobbio: senza questa,
la vita democratica non esiste.
E' per questo che noi leggiamo in Bobbio, con una straordinaria trasparenza
che ci conforta, le ragioni dell'integrazione: non sono qualcosa di diverso
dalla ragione che fonda una prospettiva di partecipazione democratica. Per
questo non pensiamo di fare un discorso che puo' essere premessa a, o
collaterale alle tecniche didattiche, alla legislazione specifica,
all'attenzione all'organizzazione scolastica, alla politica delle famiglie;
diventa un elemento di sostegno che colora tutte le particolarita' che
abbiamo appena citato. I processi decisionali devono essere presi con una
conoscenza per partecipazione e quindi non dovremmo avere la richiesta di
avere l'assessore disabile o il sottosegretario disabile; dovremmo sapere se
l'assessore o il sottosegretario o chiunque e' posto in un ruolo di politica
attiva ha avuto tutte le possibilita' - e dobbiamo ancora fornirgliene - di
conoscere le persone disabili ed i loro bisogni, nella partecipazione comune
alla vita sociale, politica, culturale.
Non c'e', quindi, bisogno del rappresentante delle riserve indiane. Abbiamo
bisogno che ci sia una fitta rete di partecipazione alla vita democratica
che permetta a chiunque sia eletto di non potersi rifugiare nell'alibi
dell'ignoranza, perche' avra' incontrato al cinema, come sul lavoro, nei
mezzi di trasporto, per strada, nel caffe', persone disabili. Le avra'
incontrate e forse avra' fatto qualche amicizia. E non avra' incontrato un
individuo straordinario da presentare in una bella trasmissione televisiva;
avra' incontrato la vita delle persone come sono, e tra queste vi sono anche
le persone disabili.
Questo e' l'elemento importante, la ragione prima per cui la lettura di
Bobbio ci sembra debba accompagnare il nostro impegno e ci permetta di
rendere ragione anche delle scelte di Bobbio che hanno una espressione
importante nella condizione della democrazia in uno stato laico; che non
significa laicista ma che non significa neanche clericale; che non significa
astensione e inutilita' a considerare le religioni, e al contrario significa
argomentazione, possibilita'. Ricordiamo che persone della chiesa cattolica
hanno espresso, rispetto alla parola "laico" una valutazione estremamente
positiva, perche' e' il terreno laico che ha reso possibile l'affermazione
dei valori religiosi. Questo sembra un paradosso, ma la ragione portata da
Norberto Bobbio - e non solo da lui - fa ben capire come lo stato
democratico laico sia quello che permette l'espressione delle religiosita'.
In questo senso il legame con l'attribuzione di un ruolo partecipante delle
minoranze e' importante - perche' le minoranze sono anche le minoranze
religiose - ma anche perche' molte volte la possibilita' di avere un
sostegno per la vita da parte di persone disabili e' passato attraverso
quella che si chiama ancora - e puo' essere un nome irriso o nobilitato - la
carita'. E la carita' si collega alle religioni e alle religiosita'. In
questo ci sono rischi di possibile tentazione di affermare il primato di un
tipo di carita' religiosa su una carita' laica mentre avremmo bisogno di
creare anche in questo un senso di dialogo nella partecipazione, tra chi
vive situazioni di convinzioni e di coscienza diverse una dall'altra;
abbiamo bisogno di superare gli steccati, di vedere con occhi favorevoli
l'incontro, e questo a maggior ragione in un periodo che si apre ad incontri
di civilta', a grandi migrazioni, a possibilita' di avere all'interno di una
cultura interculturale che gia' esisteva - non esiste una cultura "pura" -
presenze piu' vistose, piu' consistenti. Dobbiamo dare la possibilita' di
partecipare  alle azioni caritative, nobilitando questa parola e non
irridendola ma facendola diventare un terreno di incontro e non di scontro,
di confronto leale, in una vita democratica di partecipazione.
La lettura di Norberto Bobbio e' quindi estremamente ricca e importante per
noi, ed e' bello che una sua riflessione venga ripresa, collegata a chi si
occupa di disabili in maniera assidua, tenace, intelligente, con
l'attenzione a non farsi scappare mai le notizie ed anche a sistemarle in
una visione storica ampia. Riteniamo che la scelta di collegare Norberto
Bobbio ad un centro di documentazione per l'educazione sia stata di enorme
importanza - nell'occasione in cui ha potuto esprimere la riflessione
Norberto Bobbio -. E ci auguriamo lo diventi in tutte le occasioni in cui
verra' riletta, e ricollegata con le nostre ragioni di impegno quotidiano.
*
5. Conclusioni
Le conclusioni possono, a questo punto, essere brevi e riprendere alcuni
punti sottolineati da chi si occupa di tutt'altro che di educazione
militante, impegnato come e' nella professione, apparentemente solitaria,di
traduttore. I punti sono sinteticamente completi, e non necessitano di
commento. Dobbiamo tendere ad avere:
- capacita' di conflitto
- disponibilita' al dialogo
- volonta' di compromesso
- immedesimazione nell'altro
- pazienza
Vista il profondita', ogni questione controversa presenta tre lati: il tuo,
il mio, e quello giusto. Ma tutto questo sapendo che le dinamiche
interpersonali non possono eclissare la piu' grande vicenda storica in cui
siamo collocati ed in cui ci e' dato vivere.
*
Indicazioni bibliografiche
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avere il diritto alla scelta, su "La Stampa" del 23 gennaio 2006.
- J. Amery (1987; ed. or. 1966), Intellettuale a Auschwitz, Torino, Bollati
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- R: Ivekovic (1999), Anatomia dei Balcani. Saggio di psico-politica,
Milano, Raffaello Cortina editore.
- R. Penrose (2000), La mente nuova dell'imperatore. La mente, i computer e
le leggi della fisica, Milano, Bur. L'edizione originale e' del 1989.
- F. Faloppa (2004), Parole contro. La rappresentazione del "diverso" nella
lingua italiana e nei dialetti. Milano, Garzanti.
- Z. Bauman (2003), Una nuova condizione umana, Milano, Vita e pensiero.
- N. Urbinati (settembre-ottobre 2004), La bugia, in "Una citta'", Forli'.
- D. Karahasan (1995), Il centro del mondo, Milano, Il Saggiatore.
- T. Radcliffe (dic. 2004), La nudita' e la finzione, in "Il Regno",
Bologna, Edb.
- R. Arnheim (1974; ed. or. 1958), Il pensiero visivo, Torino, Einaudi.
- I. Koppen (settembre 2003), intervista a, Mutuo vantaggio, Forli', in "Una
citta'". Ida Koppen e' vicepresidente della Sustainability Challange
Fondation.
- M. De Certeau (1993), Mai senza l'altro, Magnano (Vc), Ed. Qiqajon. Gli
scritti di questo testo sono degli anni 1963-1970.
- M. Adinolfi, P. Forghieri Manicardi (2002), Adolescenti tra scuola e
famiglia. Verso un apprendimento condiviso, Milano, Raffaello Cortina
editore.
- P. Lapide (1999; ed. or. 1996), Bibbia tradotta Bibbia tradita, Edb,
Bologna.

3. LIBRI. MASSIMILIANO FIORUCCI PRESENTA "IN VIAGGIO CON ALEX" DI FABIO LEVI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 14 agosto 2007, col titolo "Un
esploratore della convivenza oltre le frontiere della purezza etnica" e il
sommario "Un attivista unico. In viaggio con Alex. La vita e gli incontri di
Alexander Langer, un saggio dello storico torinese Fabio Levi".
Massimiliano Fiorucci (Roma, 1968) e' professore associato presso il
Dipartimento di Scienze dell'educazione nella Facolta' di Scienze della
formazione dell'Universita' degli studi Roma Tre dove insegna Metodologia
delleducazione interculturale e Pedagogia sociale e dove collabora alle
attivita' didattiche e di ricerca del Creifos (Centro di ricerca
sull'educazione interculturale e sulla formazione allo sviluppo). I suoi
interessi di ricerca vertono principalmente sulla pedagogia interculturale
con particolare attenzione al tema della mediazione culturale anche con
riferimento alla letteratura migrante. Si occupa, inoltre, di educazione e
formazione degli adulti, di analisi dei bisogni formativi, di qualita' della
formazione e di formazione nelle organizzazioni. E' autore di numerosi
saggi, articoli e volumi. Opere di Massimiliano Fiorucci: La mediazione
culturale. Strategie per l'incontro, Armando, Roma 2000; (a cura di),
Incontri. Spazi e luoghi della mediazione culturale, Armando, Roma 2004;
(con F. Susi, a cura di), Mediazione e mediatori in Italia. La mediazione
linguistico-culturale per l'inserimento socio-lavorativo dei migranti,
Anicia, Roma 2004; (con S. Bonetti, a cura di), Uomini senza qualita'. La
formazione dei lavoratori immigrati dalla negazione al riconoscimento,
Guerini, Milano 2006.
Fabio Levi, storico, insegna storia contemporanea all'Universita' di Torino;
ha lavorato a lungo sulla storia degli ebrei dall'emancipazione fino allo
sterminio e piu' in generale sulle vicende della societa' italiana nel
Novecento. Il suo interesse per i risvolti sociopsicologici delle differenze
fra gli individui lo ha anche portato a occuparsi della storia della
condizione dei ciechi e lo ha reso particolarmente sensibile ai temi della
convivenza e delle relazioni fra gruppi e culture diverse. Tra le opere di
Fabio Levi: (con Paride Rugafiori e Salvatore Vento), Il triangolo
industriale tra ricostruzione e lotta di classe (1945-'48), Feltrinel1i,
Milano 1974; (con Bruno Bongiovanni), L'Universita' di Torino sotto il
fascismo, Giappichelli, Torino 1976; L'idea del buon padre. Il lento declino
di un'industria familiare, Rosemberg & Sellier, Torino 1984; Un mondo a
parte. Cecita' e conoscenza in un istituto di educazione, Il Mulino, Bologna
1990; L'ebreo in oggetto. L'applicazione della normativa antiebraica a
Torino (1938-1943), Zamorani, Torino 1991; L'identita' imposta. Un padre
ebreo di fronte alle leggi razziali di Mussolini, Zamorani, Torino 1996;
"Gli ebrei nella vita economica italiana dell'Ottocento", in C. Vivanti (a
cura di), Gli ebrei in Italia, Annali XI, tomo II, Storia d'Italia, Einaudi,
Torino 1997; Le case e le cose. La persecuzione degli ebrei torinesi nelle
carte dell'Egeli (1938-1945), Archivio storico della Compagnia di San Paolo,
Torino 1998; 'Torino: da capitale restaurata a capitale spodestata
(1814-1864). L'economia', in U. Levra (a cura di), La citta' nel
Risorgimento, VoI VI della Storia di Torino, Einaudi, Torino 2000; "Da un
vecchio a un nuovo modello di sviluppo economico", in U. Levra (a cura di),
Da capitale politica a capitale industriale (1864-1914), Vol. VII della
Storia di Torino, Einaudi, Torino; (a cura di, con Bruno Maida), La citta' e
lo sviluppo. Crescita e disordine a Torino (1945-1970), Franco Angeli,
Milano 2002; (a cura di, con Sonia Brunetti), C'era una volta la guerra,
Zamorani, Torino 2002; (con Maria Bacchi), Auschwitz, il presente e il
possibile, Giuntina, Firenze 2004; In viaggio con Alex, Feltrinelli, Milano
2007.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992 esaurito). Dopo la
sua scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La
scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore
leggero.Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo,
Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin
1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma
1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and
Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta',
Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta"
1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005; Lettere
dall'Italia, Editoriale Diario, Milano 2005; Alexander Langer, Was gut war
Ein Alexander-Langer-ABC; inoltre la Fondazione Langer ha terminato la
catalogazione di una prima raccolta degli scritti e degli interventi (Langer
non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di iniziative e quindi
la grandissima parte dei suoi interventi e' assai variamente dispersa), i
materiali raccolti e ordinati sono consultabili su appuntamento presso la
Fondazione. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite.
La resistenza mite di Alex Langer, La Meridiana, Molfetta 2000; AA. VV. Una
vita piu' semplice, Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo -
Altreconomia, Milano 2005; Fabio Levi, In viaggio con Alex, la vita e gli
incontri di Alexander Langer (1946-1996), Feltrinelli, Milano 2007. Si
vedano inoltre almeno i fascicoli monografici di "Azione nonviolenta" di
luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di presentazione della
Fondazione Alexander Langer Stiftung, 2000, 2004; il volume monografico di
"Testimonianze" n. 442 dedicato al decennale della morte di Alex. Inoltre la
Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer
(esaurito). Videografia su Alexander Langer: Alexander Langer: 1947-1995:
"Macht weiter was gut war", Rai Sender Bozen, 1997; Alexander Langer.
Impronte di un viaggiatore, Rai Regionale Bolzano, 2000; Dietmar Hoess, Uno
di noi, Blue Star Film, 2007. Un indirizzo utile: Fondazione Alexander
Langer Stiftung, via Latemar 3, 9100 Bolzano-Bozen, tel. e fax: 0471977691;
e-mail: info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org]

"Dell'importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori di muri,
esploratori di frontiera. Occorrono 'traditori della compattezza etnica', ma
non 'transfughi'": suona cosi' l'ottavo dei Dieci punti per la convivenza
inter-etnica redatti da Alexander Langer nell'ultimo periodo della sua vita,
poco prima delle sue "estreme dimissioni".
A questo "mediatore" assolutamente unico nel panorama italiano e' dedicato
il bel libro dello storico torinese Fabio Levi: In viaggio con Alex. La vita
e gli incontri di Alexander Langer (1946-1995) (Feltrinelli, pp. 240, euro
14). L'autore ricostruisce, in modo puntuale, appassionato e rigoroso la
militanza di Langer attraverso i suoi viaggi e attraverso i suoi incontri
con persone comuni e con uomini straordinari (da don Milani a padre Ernesto
Balducci, da Rheinold Messner a Leonardo Sciascia fino a Ivan Illich solo
per citarne alcuni). "Ripercorrere l'esperienza di Alexander Langer -
afferma l'autore - consente di seguire un itinerario di vita pieno di
avventure, attraverso i luoghi cruciali della storia d'Italia e d'Europa
dagli anni Trenta del Novecento fino alla fine del secolo. E questo da
un'angolatura particolarissima, frutto - oltre che di uno slancio
ininterrotto di Langer verso i piu' deboli - della sua origine sudtirolese e
della sua capacita' di far giocare nell'azione politica come nei rapporti
quotidiani la ricchezza derivante dalla posizione di confine fra la cultura
italiana e quella tedesca".
L'attenzione per i piu' deboli, per le minoranze, per gli esclusi
rappresenta un tema costante dell'azione di Langer e un ruolo importante
avevano giocato gli incontri con il priore di Barbiana e con padre Ernesto
Balducci. Nel 1970, tre anni dopo la morte di don Milani, Langer, insieme a
Marianne Andre, si impegna nella traduzione e nella pubblicazione in lingua
tedesca di Lettera a una professoressa, affinche' un piu' ampio pubblico
possa avere accesso a quel libro dirompente.
*
Non era facile ricostruire il complesso e ricco percorso di militanza di
Langer da Lotta Continua ai Verdi, dalla Campagna Nord-Sud al "Verona Forum
per la pace e la riconciliazione in ex Jugoslavia", passando per decine e
decine di iniziative e temi in un continuo rimando tra esperienza locale e
progressiva apertura europea e internazionale. Fabio Levi sceglie di
seguire, per riuscirvi, il suo itinerario geografico, attraverso i luoghi di
vita (Vipiteno/Sterzing, Bolzano, Firenze, Bruxelles, la Germania, ecc.) e
quelli degli innumerevoli viaggi, dal Brasile (Amazzonia) alla Russia,
dall'Albania al Medioriente, dai Balcani a Gerusalemme. E ognuno di questi
luoghi diventa un'occasione di incontri per creare una "rete dal basso" che
possa dare corpo alle "utopie concrete".
Tra i suoi viaggi uno spazio significativo ricoprono l'Albania, che Langer
visito' a partire dal 1990 come presidente della relativa Commissione al
Parlamento Europeo, e successivamente la tragica vicenda jugoslava, dove
arrivo' con una carovana pacifista che si concluse in Kossovo. Nei Balcani
torno' piu' volte per incontrare dissidenti, gruppi alternativi,
intellettuali e promosse numerose iniziative dentro e fuori dal Parlamento
Europeo.
*
Tutta la sua esperienza e' percorsa da un filo rosso: l'attenzione agli
altri e soprattutto a quelli con meno diritti degli altri, e poi la
necessita' di lavorare per garantire la convivenza tra gli uomini e tra gli
uomini e l'ambiente. La conversione ecologica, infatti, ha rappresentato, a
partire dagli anni Ottanta, un elemento centrale della biografia politica di
Langer che gli consenti' di ampliare ancora di piu' gli orizzonti della sua
azione: "il termine di riferimento era diventato il futuro della biosfera
considerata in tutte le sue componenti".
Dalla biosfera, quindi, alla convivenza in Sudtirolo, dalla tragedia dei
Balcani a Bolzano dove - se non fosse stato escluso per la sua obiezione al
censimento - avrebbe partecipato alle elezioni come candidato sindaco, in un
susseguirsi di convegni, riunioni e iniziative di respiro locale, nazionale
e internazionale: "aveva pero' una spiccata predilezione per le riunioni
locali, dove sapeva di imparare molto della vita concreta del paese e
sentiva di poter svolgere con efficacia il ruolo a lui particolarmente
congeniale di mediatore fra piccolo e grande, fra bisogni specifici e una
prospettiva piu' ampia".
In questo volume Fabio Levi fa emergere, con delicatezza, anche la
fragilita' di Langer, che il 3 luglio 1995 lo portera' al suicidio: "I
pesi - scrive Langer nel suo ultimo tragico biglietto - mi sono divenuti
davvero insostenibili, non ce la faccio piu'. Non siate tristi, continuate
in cio' che era giusto".

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 186 del 19 agosto 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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