Minime. 152



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 152 del 16 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Andre' Chouraqui
2. Simona Serafini intervista Andre' Chouraqui (2000)
3. Francesco Tomatis ricorda Luigi Pareyson
4. Gianni Vattimo ricorda Luigi Pareyson
5. Maurizio Schoepflin presenta "Pareyson. Vita, filosofia, bibliografia" di
Francesco Tomatis
6. Francesco Tomatis presenta "Kierkegaard e Pascal" di Luigi Pareyson
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. LUTTI. ANDRE' CHOURAQUI
[Nathan Andre' Chouraqui (1917-2007), intellettuale di profondissima
cultura, prese parte alla Resistenza, emigrato in Israele fu consigliere
personale di Ben Gurion e vicesindaco di Gerusalemme, autore di una
giustamente celebrata traduzione in francese della Bibbia in 26 volumi,
traduttore e commentatore del Corano, ha dedicato un impegno straordinario
al dialogo interreligioso e interculturale tra ebraismo, cristianesimo e
islam. Dal sito di Festivaletteratura riprendiamo, con minime modifiche e
integrazioni, la seguente notizia biografica: "Andre' Chouraqui e' nato nel
1917 a Ain-Temouchent in Algeria. Ha compiuto gli studi di diritto in
Francia, dove ha partecipato attivamente alla Resistenza. Viveva a
Gerusalemme dal 1958. E' deceduto il 9 luglio 2007, riposa a Gerusalemme.
Nella sua opera letteraria vasta e multiforme, che gli e' valsa importanti
riconoscimenti, come la Medaille d'or de la langue française, il Prix
Renaudot pour Jerusalem, e il Prix international per il dialogo fra gli
universi culturali, hanno un posto di particolare rilievo le sue traduzioni
in francese della Bibbia ebraica, del Nuovo Testamento e del Corano, testi
di cui si e' impegnato a mettere in luce le radici comuni. Sono queste
radici ad alimentare in lui la speranza di una composizione delle dispute
spesso cruente che hanno diviso e ancora dividono i seguaci delle tre
religioni monoteiste, per giungere ad un'umanita' pacificata. A cavallo tra
mondo occidentale e orientale, Chouraqui non ha mai ignorato il lato
politico della societa': e' stato vicesindaco di Gerusalemme e consigliere
del presidente Ben Gurion dal 1959 al 1963. Partendo da posizioni non sempre
facili, ha dedicato tutta la sua vita a promuovere il dialogo tra giudaismo,
islam e cristianesimo, percio' e' stato chiamato "uomo delle tre culture".
Tra le opere di Andre' Chouraqui: Ritorno alle radici, Jaca Book, 1983; Il
pensiero ebraico, Queriniana, 1989; Forte come la morte e' l'amore. L'uomo
dei tre mondi. Un'autobiografia, San Paolo Edizioni, 1994; Mose'. Viaggio ai
confini di un mistero rivelato e di una utopia possibile, Marietti, 1996;
Gesu' e Paolo. Figli d'Israele, Qiqajon, 2000; I dieci comandamenti. I
doveri dell'uomo nelle tre religioni di Abramo, Mondadori, 2001; Il mio
testamento. Il fuoco dell'alleanza, Queriniana, 2002; Storia del giudaismo,
Gribaudi, 2002". Cfr. anche il sito: www.Andrechouraqui.com]

La scomparsa di Andre' Chouraqui ci priva di un maestro di umanita', di un
costruttore di comprensione, d'incontro, di dialogo, di convivenza.
Anche io che scrivo queste righe, che ho una visione del mondo materialista,
sento che quel suo portare a convegno, a  convivio, a reciproco
riconoscimento fraterno e sororale e integralmente umana responsabile e
solidale convivenza, le tre religioni del libro, tutti ci riguarda e ci
convoca. Vi e' una sola umanita'. Si', molti sono i linguaggi, una sola e'
l'umanita'.

2. RIFLESSIONE. SIMONA SERAFINI INTERVISTA ANDRE' CHOURAQUI (2000)
[Dal quotidiano "Avvenire" del 4 aprile 2000, col titolo "Le dieci parole
che legano il mondo. Andre' Chouraqui ritraduce e commenta i comandamenti" e
il sommario "Leggi simili si trovano in molte filosofie, ma mai in una
sintesi cosi' perfetta E dopo 3300 anni restano attuali".
Simona Serafini scrive sul quotidiano "Avvenire"]

Autore di una magistrale traduzione in francese della Bibbia e del Nuovo
Testamento (in 26 volumi), commentatore del Corano, Andre' Chouraqui a 82
anni pubblica ora in Francia un nuovo studio che sta facendo discutere:
s'intitola I dieci comandamenti oggi: dieci parole per riconciliare l'Uomo
con l'umano (Robert Laffont). A cavallo tra mondo occidentale e orientale,
l'erudito dalla doppia cittadinanza francese e israeliana non ha mai
ignorato il lato pratico della realta': e' stato vicesindaco di Gerusalemme
e consigliere del presidente Ben Gurion. Da posizioni non sempre facili ha
dedicato tutta la sua vita a promuovere il dialogo tra giudaismo, islam e
cristianesimo.
Cultura, entusiasmo e virtu' della comunicazione sono riuniti ancora una
volta in un testo affascinante che lo stesso Andre' Chouraqui, per qualche
giorno a Parigi, lontano da Gerusalemme dove vive stabilmente, ha avuto la
gentilezza di presentarci.
*
- Simona Serafini: Professore, per quale ragione ha deciso di tradurre e
commentare i dieci comandamenti?
- Andre' Chouraqui: All'alba del XXI secolo ho voluto ritrovare il senso che
potevano avere all'epoca di Mose' e poi nella Bibbia e nelle tre religioni
nate dalla sua fecondita'. Non ho fatto che sottolineare la straordinaria
attualita' dei dieci comandamenti, che per 3300 anni sono stati il testo di
riferimento di ebrei, cristiani e musulmani; un testo che riassume l'intera
legge etica dell'universo e che abbiamo imparato a memoria nelle sinagoghe,
nelle chiese e nelle moschee.
*
- Simona Serafini: Mose', come lei ha sottolineato, ha avuto il dono della
sintesi...
- Andre' Chouraqui: Leggi simili si ritrovano in Asia e un po' in tutte le
filosofie, ma in nessun caso si riassumono in dieci frasi, che racchiudono
le realta' terrestri e celesti. Dieci e' un numero sacro, dieci sono le dita
della mano, dieci sono le virtu' cardinali. Il primo libro che ho tradotto
in francese piu' di cinquant'anni fa, I doveri del cuore, che e' stato
scritto in arabo e in ebraico, una sintesi folgorante della vita dell'uomo,
e' anch'esso redatto in dieci capitoli. Cio' detto, tutti e dieci i
comandamenti sono ugualmente trasgrediti.
*
- Simona Serafini: Che cosa ha ritrovato nell'antica lingua ebraica?
- Andre' Chouraqui: Penso che gran parte della forza contenuta nella lingua
originale si sia perduta con la traduzione nelle lingue greche e latine. Il
primo comandamento in ebraico incomincia con la formula "Io stesso": una
divinita' misteriosa ci parla dicendo "Io stesso", utilizzando il linguaggio
degli uomini e ottenendo un'eco straordinaria. Il ritorno alla lingua delle
origini ha l'effetto di rendere piu' che mai viva la legge di Dio.
*
- Simona Serafini: Quali sono le principali differenze intervenute nel
passaggio dalla cultura ebraica a quella greco-latina?
- Andre' Chouraqui: Il Dio della Bibbia, indicato con il tetragramma IHWH,
che significa "l'essere supremo che e', che sara' e che fa essere", e' stato
tradito dalla traduzione: la divinita' che non ha nome, che non ha storia,
che non ha forma, tradotto in "Zeus" o in "Dominus Deus" cambia di universo
culturale. Trasportata dal monte Sinai alle colline dell'Acropoli, questa
entita' puramente trascendente si e' trasformata in un essere immanente.
*
- Simona Serafini: Dio ha dettato a Mose' una lista di doveri, non ha fatto
un elenco di diritti...
- Andre' Chouraqui: Si tratta di un punto molto importante. In qualsiasi
religione il dovere di non uccidere, di non rubare, di non imbrogliare, di
non tradire, di non adorare degli idoli (cosa che facciamo tutti!) e' molto
importante. Chi ha dei doveri e' un "io stesso" che si sottomette
volontariamente all'ordine naturale delle cose. Questi doveri fanno
dell'uomo non un animale, ma il figlio del Creatore, associato al dovere di
creazione di Dio stesso.
*
- Simona Serafini: Nel passaggio dalle leggi divine a quelle umane che
reggono gli Stati, gli uomini dimostrano ambizioni meno alte.
- Andre' Chouraqui: Si', ma se le Nazioni unite obbedissero alla
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che ha avuto come principale
redattore il professor Rene' Cassin, a cui ho dedicato il mio libro sui
dieci comandamenti, ci salveremmo dal peggio.
*
- Simona Serafini: Che cosa dice a ebrei, cristiani, arabi, che pur avendo a
fondamento delle loro religioni la legge di Mose' si sono combattuti e
ancora si combattono in nome della religione?
- Andre' Chouraqui: Onoriamo gli stessi profeti, accogliamo le stesse leggi,
ma cio' che ci avvicina e' il tradimento della legge comune, piuttosto che
la costruzione del mondo che esse reggono. Un rimedio si impone. Una volta
chiesero a Confucio: se tu ne avessi il potere, che cosa faresti per
rimediare ai mali del mondo? Egli rispose: "Ridarei tutto il loro senso alle
parole". E' cio' che ho cercato di fare con l'edizione dei dieci
comandamenti: ritrovare il senso delle parole.
*
- Simona Serafini: Da dove incominciare?
- Andre' Chouraqui: Per secoli le religioni cosiddette monoteiste hanno
nutrito la convinzione di essere le sole a detenere la verita'; per servire
questo principio si sono fatte una guerra senza pieta'. E tuttavia per
salvare la fede rabbini, pastori, parroci ed imam non hanno altra soluzione
che smettere ogni opposizione e unirsi nel rispetto delle leggi universali
ed eterne. Credenti o atei, ogni uomo deve assumersi la responsabilita' di
vivere in armonia con i dieci comandamenti, che iniziano con la frase "Io
stesso".
*
- Simona Serafini: Quali impressioni ha avuto sul viaggio del papa in
Israele?
- Andre' Chouraqui: Ho incontrato Giovanni Paolo II quattro volte e ogni
volta l'ho ufficialmente invitato a venire in Israele; sono felice che sia
vissuto abbastanza per realizzare infine il suo desiderio piu' forte. Penso
che questo papa sia uno dei piu' grandi della storia, perche' cio' che fa e'
davvero rivoluzionario. Considero magnifica la sua opera, che ora e'
continuata col pellegrinaggio alle sorgenti della fede. La venuta del
pontefice a Yad Vashem e' stato un gesto profetico. Bisogna leggere e
rileggere i Vangeli: il fossato tra questi testi e cio' che e' stato vissuto
da duemila anni, ovvero la storia della Chiesa e quella dell'umanita', e'
troppo profondo. E' tempo di ridare senso alle parole, appunto. Ed e' cio'
che ha fatto Giovanni Paolo II venendo in Israele.
*
- Simona Serafini: Crede nella pace in Medio Oriente?
- Andre' Chouraqui: Non abbiamo altra scelta che la pace e sono convinto che
sia io che il papa, benche' gia' avanti con gli anni, potremo festeggiarla.

3. MEMORIA. FRANCESCO TOMATIS RICORDA LUIGI PAREYSON
[Dal quotidiano "Avvenire" del 7 settembre 2001, col titolo "Pareyson, la
forza del pensiero cristiano" e il sommario "Dieci anni fa moriva uno dei
maggiori filosofi cattolici del Novecento. Diede un'impronta religiosa
all'esistenzialismo. A ottobre un grande convegno a Torino".
Francesco Tomatis e' nato a Carru' (Cuneo) nel 1964, laureato in filosofia
teoretica all'Universita' di Torino, poi dottore di ricerca in filosofia e
scienze umane presso l'universita' di Perugia, ha insegnato filosofia
contemporanea, metafisica e teologia filosofica allo Studio teologico
Interdiocesano di Fossano (Cuneo), attualmente insegna ermeneutica
filosofica all'Universita' di Salerno. Nel 1996 e' stato professore ospite
in Argentina, nelle Universita' di Cordoba e Mendoza, nel 1997 ricercatore
della Alexander von Humboldt Stiftung presso l'Universita' di Friburg i. Br.
Fa parte della redazione di "Paradosso", collabora con il quotidiano
"Avvenire", a Cuneo ha fondato il seminario "Angelus Novus"; e' membro del
comitato editoriale del Centro studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson"
per l'edizione delle Opere complete di Luigi Pareyson. Tra le opere di
Francesco Tomatis: (con Aldo Giordano), Cristianesimo ed Europa. La sfida
della mondialita', Citta' Nuova, Roma 1993; Ontologia del male.
L'ermeneutica di Pareyson, Citta' Nuova, Roma 1995; Kenosis del Logos.
Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Citta' Nuova, Roma 1995;
L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, Citta'
Nuova, Roma 1997; Bibliografia pareysoniana, Trauben, 1998; Escatologia
della negazione, Citta' Nuova, Roma 1999; Pareyson. Vita, filosofia,
bibliografia, Morcelliana, Brescia 2003; Friedrich Schelling. Invito alla
lettura, San Paolo Edizioni, 2004; Filosofia della montagna, Bompiani,
Milano 2005; Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano 2006.
Luigi Pareyson (Piasco, 1918 - Rapallo, 1991), antifascista, filosofo,
docente, saggista, una delle figure maggiori del pensiero italiano del XX
secolo. Tra le opere di Luigi Pareyson: La filosofia dell'esistenza e Karl
Jaspers,1940, 1983; Studi sull'esistenzialismo, 1943; L'estetica di Kant,
1949, 1984; Etica ed estetica in Schiller, 1949, 1983; Esistenza e persona,
1950, 1985; L'estetica dell'idealismo tedesco, 1950; Fichte. Il sistema
della liberta', 1950, 1976; Estetica. Teoria della formativita', 1954, 1988;
Teoria dell'arte, 1965; I problemi dell'estetica, 1966; Conversazioni di
estetica, 1966; Verita' e interpretazione, 1971, 1991; L'esperienza
artistica, 1974; Schelling, 1975; Filosofia dell'interpretazione, 1988;
Filosofia della liberta', 1989; Filosofia ed esperienza religiosa, 1985; La
filosofia e il problema del male, 1986; Prospettive di filosofia
contemporanea,1993; Dostoevskij, 1993. Ontologia della liberta', 1995;
Essere liberta' ambiguita', 1998; Kierkegaard e Pascal, 1998; Problemi
dell'estetica II, 2000. L'editore Mursia ha avviato a cura del Contro studi
filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino una edizione in venti volumi
delle Opere complete del filosofo. Cfr. anche il sito a Pareyson dedicato:
www.pareyson.unito.it)]

Sara' per i genitori entrambi valdostani, cresciuti in faccia al versante
sud-est del Monte Bianco. Oppure per la sua nascita e infanzia a Piasco, in
val Varaita, al riparo del Monviso. Di fatto il pensiero di Luigi Pareyson,
nato nel paese occitano il 4 febbraio del 1918 e di cui ricorre domani, 8
settembre, il decennale della morte, ha delle elevatezze alpine sia le
abissalita' vertiginose, la rarefazione all'essenziale, la durezza degli
elementi, sia la nettezza dei significati e la lucente variegatezza dei
colori.
Da giovane fra i maggiori filosofi esistenzialisti in Italia, prima di
Nicola Abbagnano, Enrico Castelli ed Enzo Paci, con opere quali Jaspers e la
filosofia dell'esistenza (1939), Studi sull'esistenzialismo (1943) ed
Esistenza e persona (1950), Pareyson si attesto' come uno dei maggiori
studiosi dell'idealismo e del romanticismo tedesco a livello internazionale,
nonche' come il rinnovatore dell'estetica dopo Croce, in particolare con
Estetica: teoria della formativita' (1954).
Tuttavia e' a livello teoretico, approfondendo l'esistenzialismo
personalistico giovanile in una filosofia dell'interpretazione prima e in
una ontologia della liberta' originaria ed ermeneutica dell'esperienza
religiosa cristiana poi, che a dieci anni dalla sua scomparsa si puo' dire
risieda l'incandescente nucleo filosofico di Pareyson, che dara' ancora
molto da pensare in futuro e che lo attesta come il maggior filosofo
cattolico italiano del XX secolo, per profondita' di pensiero da collocare
accanto forse solamente a Giovanni Gentile e Carlo Michelstaedter.
Non stupisce il successo editoriale dei primi volumi usciti presso Mursia
delle Opere complete, ne' che al convegno per il decennale dalla scomparsa
intitolato "Essere e liberta'", organizzato all'Universita' di Torino dal
"Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson" dall'11 al 13 ottobre
prossimi, partecipino filosofi e teologi impegnati teoreticamente come
Francesco Botturi, Pierre Buhler, Massimo Cacciari, Giuseppe Cantillo,
Bernhard Casper, Piero Coda, Jean-Francois Courtine, Pietro De Vitiis,
Michel Henry, Giovanni Moretto, Jean-Luc Nancy, Mario Ruggenini.
*
L'originario esistenzialismo di Pareyson si basa su di una concezione
cristiana dell'esistenza intesa come persona e della persona compresa nella
sua apertura alla trascendenza dell'essere. Il suo impegno in tale direzione
e' leggibile sia nelle opere citate, sia nella partecipazione attiva fin
dalla fondazione al "Centro di studi filosofici cristiani" di Gallarate, di
cui dal 1947 divenne membro del comitato direttivo. Sia nei lavori di
estetica, sia in Verita' e interpretazione (1971) Pareyson formula una
ontologia dell'inesauribile, che intende la verita' come unica,
trascendente, inoggettivabile, ma anche rivelantesi, incarnabile, vivibile
nella molteplicita' delle sue autentiche interpretazioni possibili.
Come l'esistenzialismo di Pareyson non conduce all'ateismo o comunque al
finitismo, ma esprime pienamente un personalismo cristiano non meramente
spiritualista, cosi' la sua filosofia dell'interpretazione, ben lungi dal
declinarsi in decostruzionismi nichilisti o semiologie infinite, rivela il
senso cattolico della verita', cioe' la sua incarnazione e personale e
libera interpretazione nella permanenza continua della trascendenza
inesauribile di essa.
L'estrema elaborazione sistematica del pensiero di Pareyson, l'ontologia
della liberta' - formulata in opere quali Dostoevskij (1993), Ontologia
della liberta' (1995) e Essere liberta' ambiguita' (1998) - anch'essa non si
limita ad una rigida concezione dell'essere, magari contemplante in se' una
collocazione alla liberta' umana. Per formulare la propria ontologia della
liberta' originaria Pareyson non si limita alla riflessione astrattamente
filosofica, ma apre la filosofia ad una ermeneutica filosofica
dell'esperienza religiosa cristiana, per rendere universalmente
comprensibili le verita', le esperienze, i contenuti della fede cristiana:
la realta' del peccato, della sofferenza e del male, la verita' eterna di
Dio come bene, positivita' e liberta' originaria irrevocabile, l'apertura
redentiva di Gesu' Cristo attraverso la sofferenza e l'assunzione in se' del
negativo.

4. MEMORIA. GIANNI VATTIMO RICORDA LUIGI PAREYSON
[Dal quotidiano "La stampa" dell'8 settembre 2001, col titolo "Pareyson,
esistenzialismo no global" e il sommario "Dieci anni fa moriva il grande
filosofo italiano: il suo pensiero segna ancora il nuovo millennio".
Gianni Vattimo (Torino 1936), filosofo, docente universitario, e' da sempre
impegnato per i diritti civili. Dal sito www.giannivattimo.it riprendiamo la
seguente scheda biografica di Gianni Vattimo: "Gianni Vattimo e' nato nel
1936, a Torino, dove ha studiato e si e' laureato in filosofia; ha poi
seguito due anni i corsi di Hans Georg Gadamer e Karl Loewith
all'universita' di Heidelberg. Dal 1964 insegna all'Universita' di Torino,
dove e' stato anche preside della facolta' di Lettere e filosofia. E' stato
visiting professor in alcune universita' americane (Yale, Los Angeles, New
York University, State University of New York) e ha tenuto seminari e
conferenze in varie universita' di tutto il mondo. Negli anni Cinquanta ha
lavorato ai programmi culturali della Rai. E' membro dei comitati
scientifici di varie riviste italiane e straniere; e' socio corrispondente
dell'Accademia delle Scienze di Torino. Laurea honoris causa
dell'Universita' di La Plata (Argentina, 1996). Laurea honoris causa
dell'Universita' di Palermo (Argentina, 1998). Laurea honoris causa
dell'Universita' di Madrid (2003). Grande ufficiale al merito della
Repubblica italiana (1997). Attualmente e' vicepresidente dell'Academia de
la Latinidade. Nelle sue opere, Vattimo ha proposto una interpretazione
dell'ontologia ermeneutica contemporanea che ne accentua il legame positivo
con il nichilismo, inteso come indebolimento delle categorie ontologiche
tramandate dalla metafisica e criticate da Nietzsche e da Heidegger. Un tale
indebolimento dell'essere e' la nozione guida per capire i tratti
dell'esistenza dell'uomo nel mondo tardo moderno, e (nelle forme della
secolarizzazione, del passaggio a regimi politici democratici, del
pluralismo e della tolleranza) rappresenta per lui anche il filo conduttore
di ogni possibile emancipazione. Rimanendo fedele alla sua originaria
ispirazione religioso-politica, ha sempre coltivato una filosofia attenta ai
problemi della societa'. Il "pensiero debole", che lo ha fatto conoscere in
molti paesi, e' una filosofia che pensa la storia dell'emancipazione umana
come una progressiva riduzione della violenza e dei dogmatismi e che
favorisce il superamento di quelle stratificazioni sociali che da questi
derivano. Con il piu' recente Credere di credere (Garzanti, Milano 1996) ha
rivendicato al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia
cristiana per la post-modernita'. Una riflessione che continua nelle ultime
pubblicazioni quali Dialogo con Nietzsche. Saggi 1961-2000 (Garzanti, Milano
2001), Vocazione e responsabilita' del filosofo (Il Melangolo, Genova 2000)
e Dopo la cristianita'. Per un cristianesimo non religioso (Garzanti, Milano
2002). Recentemente ha pubblicato Nichilismo ed emancipazione (Garzanti,
Milano 2003). Con la volonta' di battersi contro i dogmatismi che alimentano
violenze, paure e ingiustizie sociali si e' impegnato in politica... [anche
come eurodeputato]. Collabora come editorialista a La Stampa, Il Manifesto,
L'Unita', L'Espresso, El Pais e al Clarin di Buenos Aires"]

A dieci anni dalla scomparsa di Luigi Pareyson (nato il 4 febbraio 1918,
morto il 9 settembre del 1991), si puo' davvero dire che, nel suo caso, il
tempo e' galantuomo. Solo pochi anni prima che una grave malattia lo
stroncasse, il pensiero di Pareyson aveva conosciuto un'ampia risonanza
anche extra-accademica; e da allora tale risonanza si e' andata sempre piu'
ampliando e approfondendo, tanto che in molti sensi si puo' oggi parlare di
una portata anticipatrice, se non decisamente profetica, della sua
filosofia.
Egli l'aveva elaborata a partire dai primi studi sull'idealismo e
l'esistenzialismo gia' alla fine degli anni Trenta, quando giovanissimo si
era fatto conoscere per il libro su Karl Jaspers e la filosofia
dell'esistenza (1940), per le innovative ricerche su Fichte che proponevano
una visione in molti sensi rivoluzionaria della filosofia classica tedesca,
contro lo schema manualistico che la faceva culminare nel sistema hegeliano,
preludio al rovesciamento di Feuerbach e di Marx. Il legame con l'idealismo
tedesco rimase vivo in tutta la sua successiva carriera di pensatore, fino
agli ultimi anni quando il "pensiero tragico" a cui era approdata la sua
meditazione si richiamo' sempre piu' esplicitamente alla filosofia
dell'ultimo Schelling, radicalmente antihegeliana e nutrita di un intensa
tematica religiosa.
Una simile descrizione sommaria dell'itinerario filosofico di Pareyson - che
come professore fu per molti anni uno dei maggiori esponenti di quella
"scuola di Torino" a cui appartennero pensatori come Augusto Guzzo, Nicola
Abbagnano, Norberto Bobbio, Pietro Chiodi, Augusto Del Noce, per non citare
che i piu' noti - non spiega tuttavia quella che si puo' chiamare
l'attualita' non solo specialistica del suo pensiero.
Il titolo di "pensiero tragico" che egli impiego' spesso, negli ultimi anni,
per caratterizzare la propria posizione teorica, aiuta pero' a oltrepassare
i limiti dell'orizzonte accademico, del resto sempre piu' problematico via
via che anche i piu' pervicaci difensori della filosofia come scienza
specialistica, custode di una tradizione di testi che andrebbero tenuti
rigorosamente separati dall'attualita', e dunque anche da qualunque utilita'
sociale, vanno persuadendosi (magari solo per non essere del tutto
emarginati dalla nuova universita' che le recenti riforme si sforzano di
costruire) che forse bisogna ritrovare un meno evanescente rapporto con
l'esistenza quotidiana, con la politica, con la religione, con i nuovi
problemi etici posti dalla scienza e dalla tecnica.
Un rapporto analogo a quello che valeva appunto ai tempi delle grandi
filosofie sistematiche come l'idealismo (quando i giovani Schelling, Hegel e
Holderlin, nel seminario di Tubinga dove erano compagni di studi alla fine
del Settecento, seguivano con entusiasmo e partecipazione le vicende della
rivoluzione francese); e che valeva anche per l'esistenzialista Kierkegaard
(un altro dei maestri a cui Pareyson costantemente si ispiro'), autore di
brucianti polemiche "di attualita'" contro la Chiesa di Danimarca.
*
Non poca filosofia italiana ed europea di questi ultimi decenni percorre le
strade che furono percorse, spesso con spirito anticipatore, da Pareyson.
Penso a certi filosofi della generazione italiana piu' "giovane" come
Massimo Cacciari, i cui libri, soprattutto l'ambizioso Dell'inizio (ora
ristampato da Adelphi, dopo la prima edizione del 1990), si muovono nella
stessa prospettiva; o a un altro filosofo della stessa generazione di
Cacciari (anni Quaranta), Reiner Schurmann (in italiano e' stato tradotto il
suo Dai principi all'anarchia) il cui grande libro postumo, Des hegemonies
brisees, era visibilissimo sullo scaffale alle spalle di Toni Negri
nell'intervista televisiva data a Parigi prima di consegnarsi alla giustizia
italiana: in termini e forme diverse, nomi come quelli di Cacciari e di
Schurmann (forse anche quello di Toni Negri, oggi molto popolare negli Stati
Uniti) ma poi di tanti filosofi francesi di scuola derridiana e
heideggeriana (da ultimo, per esempio, Jean-Luc Nancy, soprattutto con il
libro L'esperienza della liberta', edito in Italia da Einaudi) testimoniano
l'attualita' del pensiero tragico in circoli della cultura, per lo piu'
giovanile, di oggi, proprio quelli che, nelle universita' e fuori, si
rivolgono sempre piu' spesso anche ai testi dell'ultimo Pareyson.
A tale pensiero, Pareyson arriva radicalizzando, anche molto al di la' di un
classico dell'ermeneutica come Gadamer, il rapporto tra filosofia
dell'interpretazione e concezione dell'essere, che era gia' al centro della
meditazione heideggeriana. Se si riconosce, con Heidegger, che l'esperienza
che facciamo del mondo e' sempre interpretazione - cioe' un incontro nel
quale, come scrive Pareyson, "la cosa si rivela nella misura in cui la
persona si esprime" - e non invece un rispecchiamento passivo dove il
soggetto deve cancellarsi per riflettere fedelmente l'oggetto, bisogna
pensare anche l'essere in termini che non siano piu' quelli della tradizione
metafisica: fondamento ultimo immutabile e tutto "dato", fuori da ogni
storicita' autentica, giacche', come sanno i teologi che si sono accaniti
sul problema della predestinazione, se l'essere (o Dio) e' tutto in atto
dall'eternita' e per l'eternita', il divenire, la storia, la liberta' umana
sono pura inspiegabile finzione.
Per rendere possibile il riconoscimento che la verita' e' sempre
interpretazione - anche quella scientifica, giacche' ogni proposizione
scientifica si verifica o falsifica solo nel quadro di paradigmi di cui lo
scienziato deve disporre da prima, portandoli con se' dalla sua formazione,
dalla sua cultura, ecc., e che dunque "esprime" nel suo lavoro
sperimentale - occorre che l'essere sia pensato a sua volta come evento e
non come struttura fissa data una volta per tutte.
Per Pareyson, ma anche per Schelling, per Kierkegaard, per molti
esistenzialisti cristiani (o ebrei, come Levinas), questo essere che non e'
l'ordine geometrico eterno e immutabile, ma sorgente dell'interpretazione e
della liberta', e' il Dio cristiano che e' a propria volta iniziativa, atto
di affermazione, positivita' che si impone contro una possibilita' negativa.
Un Dio come questo porta in se', sia pure come preistoria che ha vinto, il
male. La tragicita' dell'esperienza umana, mai totalmente libera da limiti,
mali, sofferenze e violenze inutili, ha la sua radice piu' remota qui. Che
molta filosofia europea di oggi si collochi sotto il segno della tragedia
non significa necessariamente che il pensiero tragico sia per tutti, anche
discepoli di Pareyson, la verita' della nostra condizione attuale.
*
C'e' un altro aspetto della sua eredita' filosofica che circola largamente
nella riflessione di filosofi anche non tragicisti, ed e' l'idea che la
filosofia sia essenzialmente ermeneutica dell'esperienza religiosa - il che
significa: interpretazione di miti e scritture sacre (per Pareyson, certo,
della Sacra Scrittura giudeo-cristiana in modo eminente). Mentre oggi molti
filosofi cristiani, o che comunque vogliono salvare la possibilita' della
religione, magari in nome della distinzione di Wittgenstein tra diversi
"giochi linguistici", tendono a separare il discorso religioso da quello
filosofico, ciascuno dotato di proprie regole e di propri criteri di
validita' (ma chi e' che assegna le parti in commedia? Chi decide quali sono
i confini dei due diversi discorsi?), Pareyson ci ha insegnato a riconoscere
la continuita', e anche i possibili conflitti, tra filosofia e tradizione
religiosa; che si occupano della stessa cosa, e che vivono entrambe di una
"rivelazione" nella quale si nascondono, ma anche si offrono, infinite e
sempre vive possibilita' di interpretazione.
Se si pensa a quanto la questione della pluralita' delle culture, e cioe'
anche delle religioni e dei miti che le fondano, sia decisiva per la
societa' "globale" in cui ci troviamo sempre piu' a vivere, si dovra' dire
che anche sotto questo aspetto l'eredita' filosofica di Pareyson e'
tutt'altro che un patrimonio del passato.

5. LIBRI. MAURIZIO SCHOEPFLIN PRESENTA "PAREYSON. VITA, FILOSOFIA,
BIBLIOGRAFIA" DI LUIGI TOMATIS
[Dal quotidiano "Avvenire" del 14 maggio 2003, col titolo "Pareyson, il '900
tra idee e liberta'".
Maurizio Schoepflin (Firenze 1954), insegna filosofia nei licei e presso
l'Istituto superiore di scienze religiose all'Apollinare di Roma; e' stato
docente a contratto nella Facolta' di Scienze politiche della Libera
universita' internazionale di studi sociali "Guido Carli" (Luiss) di Roma;
ha tenuto cicli di lezioni presso la Facolta' teologica dell'Italia Centrale
di Firenze. Collabora con vari periodici, tra cui: "Studi cattolici",
"Radici cristiane", "Tracce", "Il Timone", "Jesus", "Letture"; con Radio Rai
e col Portale web "Documentazione interdisciplinare di scienza e fede".
Scrive sulle pagine culturali dei quotidiani "Avvenire", "Il Giornale", "Il
Foglio", "Giornale di Brescia" e del settimanale "Toscana oggi". Tra le
opere di Maurizio Schoepflin: Il "De magistro" di Sant'Agostino e il tema
dell'educazione nel cristianesimo antico, Paravia, Torino 1994; Il "Fedone"
di Platone e il problema dell'anima nel pensiero greco, Paravia, Torino
1995; Filosofi. Vita, opere e pensiero di tutti i grandi pensatori
occidentali, Piemme, Casale Monferrato 1995; In itinere. Studi filosofici e
altri saggi, Euroma La Goliardica, 1996; Via amoris. Immagini dell'amore
nella filosofia occidentale, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998; L'amore
secondo i filosofi, Citta' Nuova, Roma 1999; (con Linda Seren), San
Valentino di Terni. Storia, tradizione, devozione, Ocd, 2000; L'insegnamento
della filosofia in Italia oggi, Leonardo da Vinci, 2001; Maurice Blondel.
Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002; La felicita' secondo
i filosofi, Citta' Nuova, Roma 2003; Pensare da credenti. Ritratti di
filosofi dell'Europa cristiana, Edizioni dell'Immacolata, Borgonuovo 2005;
Piccolo dizionario dei filosofi, Solfanelli, 2006]

Piasco, il paese natale di Luigi Pareyson, una delle figure-chiave del
Novecento filosofico italiano, e Carru', la localita' ove e' nato Francesco
Tomatis, docente di filosofia teoretica nell'Universita' di Salerno, si
trovano ambedue in provincia di Cuneo: si potrebbe partire da questo dato,
obiettivamente marginale eppure suggestivo, per spiegare perche' il recente
libro che Tomatis ha dedicato al celebre pensatore di origine valdostana
(Francesco Tomatis, Pareyson. Vita, filosofia, bibliografia, Morcelliana,
pp. 198. euro 16,50) risulti nel medesimo tempo cosi' chiaro e appassionato.
In effetti, sembra proprio che Tomatis sia stato aiutato anche da una specie
di affinita' particolare nel penetrare a fondo la figura e l'opera di
Pareyson, le quali, peraltro, si presentano caratterizzate da notevole
articolazione e complessita'.
Il primo capitolo del libro e' occupato da un'ampia e precisa ricostruzione
della vita di Luigi Pareyson; nel terzo vengono indicati i titoli dei corsi
universitari da lui tenuti in poco meno di quarant'anni di insegnamento; il
quarto e' dedicato all'elencazione delle sue numerose pubblicazioni; nel
quinto sono segnalati gli inediti; nel sesto troviamo le indicazioni
relative alla vasta letteratura su Pareyson; nel settimo sono riportati vari
documenti concernenti alcune vicende della vita legate in particolare alla
militanza antifascista e all'attivita' editoriale; l'ottavo e ultimo
contiene il progetto di pubblicazione delle opere complete.
Abbiamo volutamente lasciato da parte il secondo capitolo, quello
indubbiamente piu' significativo dal punto di vista dei contenuti
filosofici, tutto dedicato a proporre un'intelligente sintesi del pensiero
pareysoniano, suddivisa in quattro paragrafi, i cui seguenti titoli
costituiscono l'eloquente indicazione di un percorso speculativo:
"Esistenzialismo e personalismo", "Estetica ed ermeneutica", "Ontologia e
liberta'", "Liberta' cerca liberta'". In questa sede Tomatis ha modo di
toccare tutti i punti salienti della riflessione di Pareyson e offre al
lettore queste indicazioni: "Pareyson e' stato il primo a introdurre in
Italia l'esistenzialismo tedesco... ha pensato per primo anche rispetto ad
altri filosofi europei l'ermeneutica... Infine ha proposto un'ontologia
della liberta'... ha pensato l'abissalita' della liberta', umana e divina
indissolubilmente". Le parole conclusive del capitolo - Non frustra doces,
Luigi Pareyson - testimoniano bene quale sia il debito di riconoscenza che
Tomatis sente di nutrire nei confronti del celebre conterraneo.

6. LIBRI. FRANCESCO TOMATIS PRESENTA "KIERKEGAARD E PASCAL" DI LUIGI
PAREYSON
[Dal quotidiano "Avvenire" del 13 febbraio 1999, col titolo "Pareyson,
l'ateismo scosso dalla tragedia. Gli studi su Pascal e Kierkegaard"]

Quando nel novembre 1964 Luigi Pareyson (1918-1991) succedette al maestro
Augusto Guzzo sulla cattedra di filosofia teoretica dell'Universita' di
Torino, assunse, com'era tradizione, anche l'incarico dell'insegnamento di
filosofia morale. Tra i corsi che si susseguirono per un decennio, oltre a
quelli dedicati a Dostoevskij (le cui dispense sono state raccolte in
volume, assieme ad altri celebri saggi dostoevskijani, presso Einaudi nel
1993) ricorrono frequentemente quelli su Kierkegaard, che assieme al corso
su Pascal vengono ora pubblicati in un unico volume delle Opere complete,
curato da Sergio Givone, intitolato Kierkegaard e Pascal (Luigi Pareyson ,
Kierkegaard e Pascal, Mursia. pp. 284, lire 38.000).
Secondo Pareyson Pascal, Kierkegaard e Dostoevskij costituiscono una linea
tragicamente dialettica, paradossale, incarnata esistenzialmente del
pensiero cristiano, capace al tempo stesso di aprire l'etica al suo
imprescindibile punto focale, cioe' la religione, e di alimentare la
riflessione teoretica con questioni che altrimenti la filosofia, da sola,
non saprebbe pensare altrettanto profondamente, ne' forse interrogare: il
perche' dell'essere e dell'esistenza del singolo, della sofferenza e del
male, la realta' del bene e della liberta', l'esperienza di Dio.
Negli anni Sessanta e Settanta, in un clima culturale assolutamente ostile
alla religione, in particolare se avvicinata alla filosofia, Pareyson
approfondisce il progetto e la scelta gia' formulati in Esistenza e persona
del 1950 (riedito nel 1985 dal Melangolo): si tratta di scegliere tra fine o
ritrovamento del cristianesimo, tra ateismo o assunzione esistenziale e
pensante della fede cristiana dopo e attraverso lo stesso nichilismo.
L'alternativa aperta dalla fine del razionalismo metafisico hegeliano - il
quale riteneva di poter definitamente identificare, seppur dialetticamente,
realta' e razionalita' -, decretata e riconosciuta a tutti i livelli, e'
quella tra Kierkegaard e Feuerbach, tra scelta soggettiva della fede e
riconduzione di ogni trascendenza all'uomo e alla sua materiale
sensibilita'. Tuttavia l'opzione per il cristianesimo di Kierkegaard - e
anche per quello di Pascal o di Dostoevskij - e' una scelta che, in quanto
esistenzialmente vissuta e finitamente pensata, contempla in se',
comprendendone le ragioni e patendone gli interrogativi, l'opposta
alternativa. Il cristianesimo paradossale, tragico, inquieto di questi
pensatori assume seriamente in se' il dubbio, l'angoscia, l'ateismo. La
scelta opposta e' invece escludente, limitante, unilaterale: quindi
filosoficamente ed esistenzialmente su di un piano qualitativo inferiore.
Si puo' dire che Kierkegaard stia all'origine del pensiero di Pareyson:
sicuramente per quanto riguarda i suoi inizi esistenzialisti e
personalistici, ma anche, come testimoniano questi ricchissimi e
significativi corsi, per l'elaborazione della sua filosofia ermeneutica,
approfondita poi negli anni Ottanta in una ontologia della liberta'
originaria. Nel suo cammino filosofico Pareyson non fa che pensare nelle sue
conseguenze estreme la concezione kierkegaardiana del singolo come
coincidenza paradossale di esistenza e trascendenza, autorelazione ed
eterorelazione, assunzione finita di colpevolezza e amore di Dio.
Non soltanto nei due pensatori piu' cari all'ultimo Pareyson, Schelling e
Dostoevskij, ma anche in Kierkegaard e Pascal vanno quindi riattinte le
fonti per comprendere la portata al tempo stesso etica, teoretica e
religiosa della sua concezione di un Dio dialettico, che nel Cristo sulla
croce ha l'approfondimento piu' vero e abissale del domandare assoluto della
filosofia e della finita scelta esistenziale che e' ogni singolo uomo.

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 152 del 16 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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