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Minime. 152
- Subject: Minime. 152
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 16 Jul 2007 00:20:51 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 152 del 16 luglio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Andre' Chouraqui 2. Simona Serafini intervista Andre' Chouraqui (2000) 3. Francesco Tomatis ricorda Luigi Pareyson 4. Gianni Vattimo ricorda Luigi Pareyson 5. Maurizio Schoepflin presenta "Pareyson. Vita, filosofia, bibliografia" di Francesco Tomatis 6. Francesco Tomatis presenta "Kierkegaard e Pascal" di Luigi Pareyson 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. LUTTI. ANDRE' CHOURAQUI [Nathan Andre' Chouraqui (1917-2007), intellettuale di profondissima cultura, prese parte alla Resistenza, emigrato in Israele fu consigliere personale di Ben Gurion e vicesindaco di Gerusalemme, autore di una giustamente celebrata traduzione in francese della Bibbia in 26 volumi, traduttore e commentatore del Corano, ha dedicato un impegno straordinario al dialogo interreligioso e interculturale tra ebraismo, cristianesimo e islam. Dal sito di Festivaletteratura riprendiamo, con minime modifiche e integrazioni, la seguente notizia biografica: "Andre' Chouraqui e' nato nel 1917 a Ain-Temouchent in Algeria. Ha compiuto gli studi di diritto in Francia, dove ha partecipato attivamente alla Resistenza. Viveva a Gerusalemme dal 1958. E' deceduto il 9 luglio 2007, riposa a Gerusalemme. Nella sua opera letteraria vasta e multiforme, che gli e' valsa importanti riconoscimenti, come la Medaille d'or de la langue française, il Prix Renaudot pour Jerusalem, e il Prix international per il dialogo fra gli universi culturali, hanno un posto di particolare rilievo le sue traduzioni in francese della Bibbia ebraica, del Nuovo Testamento e del Corano, testi di cui si e' impegnato a mettere in luce le radici comuni. Sono queste radici ad alimentare in lui la speranza di una composizione delle dispute spesso cruente che hanno diviso e ancora dividono i seguaci delle tre religioni monoteiste, per giungere ad un'umanita' pacificata. A cavallo tra mondo occidentale e orientale, Chouraqui non ha mai ignorato il lato politico della societa': e' stato vicesindaco di Gerusalemme e consigliere del presidente Ben Gurion dal 1959 al 1963. Partendo da posizioni non sempre facili, ha dedicato tutta la sua vita a promuovere il dialogo tra giudaismo, islam e cristianesimo, percio' e' stato chiamato "uomo delle tre culture". Tra le opere di Andre' Chouraqui: Ritorno alle radici, Jaca Book, 1983; Il pensiero ebraico, Queriniana, 1989; Forte come la morte e' l'amore. L'uomo dei tre mondi. Un'autobiografia, San Paolo Edizioni, 1994; Mose'. Viaggio ai confini di un mistero rivelato e di una utopia possibile, Marietti, 1996; Gesu' e Paolo. Figli d'Israele, Qiqajon, 2000; I dieci comandamenti. I doveri dell'uomo nelle tre religioni di Abramo, Mondadori, 2001; Il mio testamento. Il fuoco dell'alleanza, Queriniana, 2002; Storia del giudaismo, Gribaudi, 2002". Cfr. anche il sito: www.Andrechouraqui.com] La scomparsa di Andre' Chouraqui ci priva di un maestro di umanita', di un costruttore di comprensione, d'incontro, di dialogo, di convivenza. Anche io che scrivo queste righe, che ho una visione del mondo materialista, sento che quel suo portare a convegno, a convivio, a reciproco riconoscimento fraterno e sororale e integralmente umana responsabile e solidale convivenza, le tre religioni del libro, tutti ci riguarda e ci convoca. Vi e' una sola umanita'. Si', molti sono i linguaggi, una sola e' l'umanita'. 2. RIFLESSIONE. SIMONA SERAFINI INTERVISTA ANDRE' CHOURAQUI (2000) [Dal quotidiano "Avvenire" del 4 aprile 2000, col titolo "Le dieci parole che legano il mondo. Andre' Chouraqui ritraduce e commenta i comandamenti" e il sommario "Leggi simili si trovano in molte filosofie, ma mai in una sintesi cosi' perfetta E dopo 3300 anni restano attuali". Simona Serafini scrive sul quotidiano "Avvenire"] Autore di una magistrale traduzione in francese della Bibbia e del Nuovo Testamento (in 26 volumi), commentatore del Corano, Andre' Chouraqui a 82 anni pubblica ora in Francia un nuovo studio che sta facendo discutere: s'intitola I dieci comandamenti oggi: dieci parole per riconciliare l'Uomo con l'umano (Robert Laffont). A cavallo tra mondo occidentale e orientale, l'erudito dalla doppia cittadinanza francese e israeliana non ha mai ignorato il lato pratico della realta': e' stato vicesindaco di Gerusalemme e consigliere del presidente Ben Gurion. Da posizioni non sempre facili ha dedicato tutta la sua vita a promuovere il dialogo tra giudaismo, islam e cristianesimo. Cultura, entusiasmo e virtu' della comunicazione sono riuniti ancora una volta in un testo affascinante che lo stesso Andre' Chouraqui, per qualche giorno a Parigi, lontano da Gerusalemme dove vive stabilmente, ha avuto la gentilezza di presentarci. * - Simona Serafini: Professore, per quale ragione ha deciso di tradurre e commentare i dieci comandamenti? - Andre' Chouraqui: All'alba del XXI secolo ho voluto ritrovare il senso che potevano avere all'epoca di Mose' e poi nella Bibbia e nelle tre religioni nate dalla sua fecondita'. Non ho fatto che sottolineare la straordinaria attualita' dei dieci comandamenti, che per 3300 anni sono stati il testo di riferimento di ebrei, cristiani e musulmani; un testo che riassume l'intera legge etica dell'universo e che abbiamo imparato a memoria nelle sinagoghe, nelle chiese e nelle moschee. * - Simona Serafini: Mose', come lei ha sottolineato, ha avuto il dono della sintesi... - Andre' Chouraqui: Leggi simili si ritrovano in Asia e un po' in tutte le filosofie, ma in nessun caso si riassumono in dieci frasi, che racchiudono le realta' terrestri e celesti. Dieci e' un numero sacro, dieci sono le dita della mano, dieci sono le virtu' cardinali. Il primo libro che ho tradotto in francese piu' di cinquant'anni fa, I doveri del cuore, che e' stato scritto in arabo e in ebraico, una sintesi folgorante della vita dell'uomo, e' anch'esso redatto in dieci capitoli. Cio' detto, tutti e dieci i comandamenti sono ugualmente trasgrediti. * - Simona Serafini: Che cosa ha ritrovato nell'antica lingua ebraica? - Andre' Chouraqui: Penso che gran parte della forza contenuta nella lingua originale si sia perduta con la traduzione nelle lingue greche e latine. Il primo comandamento in ebraico incomincia con la formula "Io stesso": una divinita' misteriosa ci parla dicendo "Io stesso", utilizzando il linguaggio degli uomini e ottenendo un'eco straordinaria. Il ritorno alla lingua delle origini ha l'effetto di rendere piu' che mai viva la legge di Dio. * - Simona Serafini: Quali sono le principali differenze intervenute nel passaggio dalla cultura ebraica a quella greco-latina? - Andre' Chouraqui: Il Dio della Bibbia, indicato con il tetragramma IHWH, che significa "l'essere supremo che e', che sara' e che fa essere", e' stato tradito dalla traduzione: la divinita' che non ha nome, che non ha storia, che non ha forma, tradotto in "Zeus" o in "Dominus Deus" cambia di universo culturale. Trasportata dal monte Sinai alle colline dell'Acropoli, questa entita' puramente trascendente si e' trasformata in un essere immanente. * - Simona Serafini: Dio ha dettato a Mose' una lista di doveri, non ha fatto un elenco di diritti... - Andre' Chouraqui: Si tratta di un punto molto importante. In qualsiasi religione il dovere di non uccidere, di non rubare, di non imbrogliare, di non tradire, di non adorare degli idoli (cosa che facciamo tutti!) e' molto importante. Chi ha dei doveri e' un "io stesso" che si sottomette volontariamente all'ordine naturale delle cose. Questi doveri fanno dell'uomo non un animale, ma il figlio del Creatore, associato al dovere di creazione di Dio stesso. * - Simona Serafini: Nel passaggio dalle leggi divine a quelle umane che reggono gli Stati, gli uomini dimostrano ambizioni meno alte. - Andre' Chouraqui: Si', ma se le Nazioni unite obbedissero alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che ha avuto come principale redattore il professor Rene' Cassin, a cui ho dedicato il mio libro sui dieci comandamenti, ci salveremmo dal peggio. * - Simona Serafini: Che cosa dice a ebrei, cristiani, arabi, che pur avendo a fondamento delle loro religioni la legge di Mose' si sono combattuti e ancora si combattono in nome della religione? - Andre' Chouraqui: Onoriamo gli stessi profeti, accogliamo le stesse leggi, ma cio' che ci avvicina e' il tradimento della legge comune, piuttosto che la costruzione del mondo che esse reggono. Un rimedio si impone. Una volta chiesero a Confucio: se tu ne avessi il potere, che cosa faresti per rimediare ai mali del mondo? Egli rispose: "Ridarei tutto il loro senso alle parole". E' cio' che ho cercato di fare con l'edizione dei dieci comandamenti: ritrovare il senso delle parole. * - Simona Serafini: Da dove incominciare? - Andre' Chouraqui: Per secoli le religioni cosiddette monoteiste hanno nutrito la convinzione di essere le sole a detenere la verita'; per servire questo principio si sono fatte una guerra senza pieta'. E tuttavia per salvare la fede rabbini, pastori, parroci ed imam non hanno altra soluzione che smettere ogni opposizione e unirsi nel rispetto delle leggi universali ed eterne. Credenti o atei, ogni uomo deve assumersi la responsabilita' di vivere in armonia con i dieci comandamenti, che iniziano con la frase "Io stesso". * - Simona Serafini: Quali impressioni ha avuto sul viaggio del papa in Israele? - Andre' Chouraqui: Ho incontrato Giovanni Paolo II quattro volte e ogni volta l'ho ufficialmente invitato a venire in Israele; sono felice che sia vissuto abbastanza per realizzare infine il suo desiderio piu' forte. Penso che questo papa sia uno dei piu' grandi della storia, perche' cio' che fa e' davvero rivoluzionario. Considero magnifica la sua opera, che ora e' continuata col pellegrinaggio alle sorgenti della fede. La venuta del pontefice a Yad Vashem e' stato un gesto profetico. Bisogna leggere e rileggere i Vangeli: il fossato tra questi testi e cio' che e' stato vissuto da duemila anni, ovvero la storia della Chiesa e quella dell'umanita', e' troppo profondo. E' tempo di ridare senso alle parole, appunto. Ed e' cio' che ha fatto Giovanni Paolo II venendo in Israele. * - Simona Serafini: Crede nella pace in Medio Oriente? - Andre' Chouraqui: Non abbiamo altra scelta che la pace e sono convinto che sia io che il papa, benche' gia' avanti con gli anni, potremo festeggiarla. 3. MEMORIA. FRANCESCO TOMATIS RICORDA LUIGI PAREYSON [Dal quotidiano "Avvenire" del 7 settembre 2001, col titolo "Pareyson, la forza del pensiero cristiano" e il sommario "Dieci anni fa moriva uno dei maggiori filosofi cattolici del Novecento. Diede un'impronta religiosa all'esistenzialismo. A ottobre un grande convegno a Torino". Francesco Tomatis e' nato a Carru' (Cuneo) nel 1964, laureato in filosofia teoretica all'Universita' di Torino, poi dottore di ricerca in filosofia e scienze umane presso l'universita' di Perugia, ha insegnato filosofia contemporanea, metafisica e teologia filosofica allo Studio teologico Interdiocesano di Fossano (Cuneo), attualmente insegna ermeneutica filosofica all'Universita' di Salerno. Nel 1996 e' stato professore ospite in Argentina, nelle Universita' di Cordoba e Mendoza, nel 1997 ricercatore della Alexander von Humboldt Stiftung presso l'Universita' di Friburg i. Br. Fa parte della redazione di "Paradosso", collabora con il quotidiano "Avvenire", a Cuneo ha fondato il seminario "Angelus Novus"; e' membro del comitato editoriale del Centro studi filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" per l'edizione delle Opere complete di Luigi Pareyson. Tra le opere di Francesco Tomatis: (con Aldo Giordano), Cristianesimo ed Europa. La sfida della mondialita', Citta' Nuova, Roma 1993; Ontologia del male. L'ermeneutica di Pareyson, Citta' Nuova, Roma 1995; Kenosis del Logos. Ragione e rivelazione nell'ultimo Schelling, Citta' Nuova, Roma 1995; L'argomento ontologico. L'esistenza di Dio da Anselmo a Schelling, Citta' Nuova, Roma 1997; Bibliografia pareysoniana, Trauben, 1998; Escatologia della negazione, Citta' Nuova, Roma 1999; Pareyson. Vita, filosofia, bibliografia, Morcelliana, Brescia 2003; Friedrich Schelling. Invito alla lettura, San Paolo Edizioni, 2004; Filosofia della montagna, Bompiani, Milano 2005; Come leggere Nietzsche, Bompiani, Milano 2006. Luigi Pareyson (Piasco, 1918 - Rapallo, 1991), antifascista, filosofo, docente, saggista, una delle figure maggiori del pensiero italiano del XX secolo. Tra le opere di Luigi Pareyson: La filosofia dell'esistenza e Karl Jaspers,1940, 1983; Studi sull'esistenzialismo, 1943; L'estetica di Kant, 1949, 1984; Etica ed estetica in Schiller, 1949, 1983; Esistenza e persona, 1950, 1985; L'estetica dell'idealismo tedesco, 1950; Fichte. Il sistema della liberta', 1950, 1976; Estetica. Teoria della formativita', 1954, 1988; Teoria dell'arte, 1965; I problemi dell'estetica, 1966; Conversazioni di estetica, 1966; Verita' e interpretazione, 1971, 1991; L'esperienza artistica, 1974; Schelling, 1975; Filosofia dell'interpretazione, 1988; Filosofia della liberta', 1989; Filosofia ed esperienza religiosa, 1985; La filosofia e il problema del male, 1986; Prospettive di filosofia contemporanea,1993; Dostoevskij, 1993. Ontologia della liberta', 1995; Essere liberta' ambiguita', 1998; Kierkegaard e Pascal, 1998; Problemi dell'estetica II, 2000. L'editore Mursia ha avviato a cura del Contro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson di Torino una edizione in venti volumi delle Opere complete del filosofo. Cfr. anche il sito a Pareyson dedicato: www.pareyson.unito.it)] Sara' per i genitori entrambi valdostani, cresciuti in faccia al versante sud-est del Monte Bianco. Oppure per la sua nascita e infanzia a Piasco, in val Varaita, al riparo del Monviso. Di fatto il pensiero di Luigi Pareyson, nato nel paese occitano il 4 febbraio del 1918 e di cui ricorre domani, 8 settembre, il decennale della morte, ha delle elevatezze alpine sia le abissalita' vertiginose, la rarefazione all'essenziale, la durezza degli elementi, sia la nettezza dei significati e la lucente variegatezza dei colori. Da giovane fra i maggiori filosofi esistenzialisti in Italia, prima di Nicola Abbagnano, Enrico Castelli ed Enzo Paci, con opere quali Jaspers e la filosofia dell'esistenza (1939), Studi sull'esistenzialismo (1943) ed Esistenza e persona (1950), Pareyson si attesto' come uno dei maggiori studiosi dell'idealismo e del romanticismo tedesco a livello internazionale, nonche' come il rinnovatore dell'estetica dopo Croce, in particolare con Estetica: teoria della formativita' (1954). Tuttavia e' a livello teoretico, approfondendo l'esistenzialismo personalistico giovanile in una filosofia dell'interpretazione prima e in una ontologia della liberta' originaria ed ermeneutica dell'esperienza religiosa cristiana poi, che a dieci anni dalla sua scomparsa si puo' dire risieda l'incandescente nucleo filosofico di Pareyson, che dara' ancora molto da pensare in futuro e che lo attesta come il maggior filosofo cattolico italiano del XX secolo, per profondita' di pensiero da collocare accanto forse solamente a Giovanni Gentile e Carlo Michelstaedter. Non stupisce il successo editoriale dei primi volumi usciti presso Mursia delle Opere complete, ne' che al convegno per il decennale dalla scomparsa intitolato "Essere e liberta'", organizzato all'Universita' di Torino dal "Centro studi filosofico-religiosi Luigi Pareyson" dall'11 al 13 ottobre prossimi, partecipino filosofi e teologi impegnati teoreticamente come Francesco Botturi, Pierre Buhler, Massimo Cacciari, Giuseppe Cantillo, Bernhard Casper, Piero Coda, Jean-Francois Courtine, Pietro De Vitiis, Michel Henry, Giovanni Moretto, Jean-Luc Nancy, Mario Ruggenini. * L'originario esistenzialismo di Pareyson si basa su di una concezione cristiana dell'esistenza intesa come persona e della persona compresa nella sua apertura alla trascendenza dell'essere. Il suo impegno in tale direzione e' leggibile sia nelle opere citate, sia nella partecipazione attiva fin dalla fondazione al "Centro di studi filosofici cristiani" di Gallarate, di cui dal 1947 divenne membro del comitato direttivo. Sia nei lavori di estetica, sia in Verita' e interpretazione (1971) Pareyson formula una ontologia dell'inesauribile, che intende la verita' come unica, trascendente, inoggettivabile, ma anche rivelantesi, incarnabile, vivibile nella molteplicita' delle sue autentiche interpretazioni possibili. Come l'esistenzialismo di Pareyson non conduce all'ateismo o comunque al finitismo, ma esprime pienamente un personalismo cristiano non meramente spiritualista, cosi' la sua filosofia dell'interpretazione, ben lungi dal declinarsi in decostruzionismi nichilisti o semiologie infinite, rivela il senso cattolico della verita', cioe' la sua incarnazione e personale e libera interpretazione nella permanenza continua della trascendenza inesauribile di essa. L'estrema elaborazione sistematica del pensiero di Pareyson, l'ontologia della liberta' - formulata in opere quali Dostoevskij (1993), Ontologia della liberta' (1995) e Essere liberta' ambiguita' (1998) - anch'essa non si limita ad una rigida concezione dell'essere, magari contemplante in se' una collocazione alla liberta' umana. Per formulare la propria ontologia della liberta' originaria Pareyson non si limita alla riflessione astrattamente filosofica, ma apre la filosofia ad una ermeneutica filosofica dell'esperienza religiosa cristiana, per rendere universalmente comprensibili le verita', le esperienze, i contenuti della fede cristiana: la realta' del peccato, della sofferenza e del male, la verita' eterna di Dio come bene, positivita' e liberta' originaria irrevocabile, l'apertura redentiva di Gesu' Cristo attraverso la sofferenza e l'assunzione in se' del negativo. 4. MEMORIA. GIANNI VATTIMO RICORDA LUIGI PAREYSON [Dal quotidiano "La stampa" dell'8 settembre 2001, col titolo "Pareyson, esistenzialismo no global" e il sommario "Dieci anni fa moriva il grande filosofo italiano: il suo pensiero segna ancora il nuovo millennio". Gianni Vattimo (Torino 1936), filosofo, docente universitario, e' da sempre impegnato per i diritti civili. Dal sito www.giannivattimo.it riprendiamo la seguente scheda biografica di Gianni Vattimo: "Gianni Vattimo e' nato nel 1936, a Torino, dove ha studiato e si e' laureato in filosofia; ha poi seguito due anni i corsi di Hans Georg Gadamer e Karl Loewith all'universita' di Heidelberg. Dal 1964 insegna all'Universita' di Torino, dove e' stato anche preside della facolta' di Lettere e filosofia. E' stato visiting professor in alcune universita' americane (Yale, Los Angeles, New York University, State University of New York) e ha tenuto seminari e conferenze in varie universita' di tutto il mondo. Negli anni Cinquanta ha lavorato ai programmi culturali della Rai. E' membro dei comitati scientifici di varie riviste italiane e straniere; e' socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino. Laurea honoris causa dell'Universita' di La Plata (Argentina, 1996). Laurea honoris causa dell'Universita' di Palermo (Argentina, 1998). Laurea honoris causa dell'Universita' di Madrid (2003). Grande ufficiale al merito della Repubblica italiana (1997). Attualmente e' vicepresidente dell'Academia de la Latinidade. Nelle sue opere, Vattimo ha proposto una interpretazione dell'ontologia ermeneutica contemporanea che ne accentua il legame positivo con il nichilismo, inteso come indebolimento delle categorie ontologiche tramandate dalla metafisica e criticate da Nietzsche e da Heidegger. Un tale indebolimento dell'essere e' la nozione guida per capire i tratti dell'esistenza dell'uomo nel mondo tardo moderno, e (nelle forme della secolarizzazione, del passaggio a regimi politici democratici, del pluralismo e della tolleranza) rappresenta per lui anche il filo conduttore di ogni possibile emancipazione. Rimanendo fedele alla sua originaria ispirazione religioso-politica, ha sempre coltivato una filosofia attenta ai problemi della societa'. Il "pensiero debole", che lo ha fatto conoscere in molti paesi, e' una filosofia che pensa la storia dell'emancipazione umana come una progressiva riduzione della violenza e dei dogmatismi e che favorisce il superamento di quelle stratificazioni sociali che da questi derivano. Con il piu' recente Credere di credere (Garzanti, Milano 1996) ha rivendicato al proprio pensiero anche la qualifica di autentica filosofia cristiana per la post-modernita'. Una riflessione che continua nelle ultime pubblicazioni quali Dialogo con Nietzsche. Saggi 1961-2000 (Garzanti, Milano 2001), Vocazione e responsabilita' del filosofo (Il Melangolo, Genova 2000) e Dopo la cristianita'. Per un cristianesimo non religioso (Garzanti, Milano 2002). Recentemente ha pubblicato Nichilismo ed emancipazione (Garzanti, Milano 2003). Con la volonta' di battersi contro i dogmatismi che alimentano violenze, paure e ingiustizie sociali si e' impegnato in politica... [anche come eurodeputato]. Collabora come editorialista a La Stampa, Il Manifesto, L'Unita', L'Espresso, El Pais e al Clarin di Buenos Aires"] A dieci anni dalla scomparsa di Luigi Pareyson (nato il 4 febbraio 1918, morto il 9 settembre del 1991), si puo' davvero dire che, nel suo caso, il tempo e' galantuomo. Solo pochi anni prima che una grave malattia lo stroncasse, il pensiero di Pareyson aveva conosciuto un'ampia risonanza anche extra-accademica; e da allora tale risonanza si e' andata sempre piu' ampliando e approfondendo, tanto che in molti sensi si puo' oggi parlare di una portata anticipatrice, se non decisamente profetica, della sua filosofia. Egli l'aveva elaborata a partire dai primi studi sull'idealismo e l'esistenzialismo gia' alla fine degli anni Trenta, quando giovanissimo si era fatto conoscere per il libro su Karl Jaspers e la filosofia dell'esistenza (1940), per le innovative ricerche su Fichte che proponevano una visione in molti sensi rivoluzionaria della filosofia classica tedesca, contro lo schema manualistico che la faceva culminare nel sistema hegeliano, preludio al rovesciamento di Feuerbach e di Marx. Il legame con l'idealismo tedesco rimase vivo in tutta la sua successiva carriera di pensatore, fino agli ultimi anni quando il "pensiero tragico" a cui era approdata la sua meditazione si richiamo' sempre piu' esplicitamente alla filosofia dell'ultimo Schelling, radicalmente antihegeliana e nutrita di un intensa tematica religiosa. Una simile descrizione sommaria dell'itinerario filosofico di Pareyson - che come professore fu per molti anni uno dei maggiori esponenti di quella "scuola di Torino" a cui appartennero pensatori come Augusto Guzzo, Nicola Abbagnano, Norberto Bobbio, Pietro Chiodi, Augusto Del Noce, per non citare che i piu' noti - non spiega tuttavia quella che si puo' chiamare l'attualita' non solo specialistica del suo pensiero. Il titolo di "pensiero tragico" che egli impiego' spesso, negli ultimi anni, per caratterizzare la propria posizione teorica, aiuta pero' a oltrepassare i limiti dell'orizzonte accademico, del resto sempre piu' problematico via via che anche i piu' pervicaci difensori della filosofia come scienza specialistica, custode di una tradizione di testi che andrebbero tenuti rigorosamente separati dall'attualita', e dunque anche da qualunque utilita' sociale, vanno persuadendosi (magari solo per non essere del tutto emarginati dalla nuova universita' che le recenti riforme si sforzano di costruire) che forse bisogna ritrovare un meno evanescente rapporto con l'esistenza quotidiana, con la politica, con la religione, con i nuovi problemi etici posti dalla scienza e dalla tecnica. Un rapporto analogo a quello che valeva appunto ai tempi delle grandi filosofie sistematiche come l'idealismo (quando i giovani Schelling, Hegel e Holderlin, nel seminario di Tubinga dove erano compagni di studi alla fine del Settecento, seguivano con entusiasmo e partecipazione le vicende della rivoluzione francese); e che valeva anche per l'esistenzialista Kierkegaard (un altro dei maestri a cui Pareyson costantemente si ispiro'), autore di brucianti polemiche "di attualita'" contro la Chiesa di Danimarca. * Non poca filosofia italiana ed europea di questi ultimi decenni percorre le strade che furono percorse, spesso con spirito anticipatore, da Pareyson. Penso a certi filosofi della generazione italiana piu' "giovane" come Massimo Cacciari, i cui libri, soprattutto l'ambizioso Dell'inizio (ora ristampato da Adelphi, dopo la prima edizione del 1990), si muovono nella stessa prospettiva; o a un altro filosofo della stessa generazione di Cacciari (anni Quaranta), Reiner Schurmann (in italiano e' stato tradotto il suo Dai principi all'anarchia) il cui grande libro postumo, Des hegemonies brisees, era visibilissimo sullo scaffale alle spalle di Toni Negri nell'intervista televisiva data a Parigi prima di consegnarsi alla giustizia italiana: in termini e forme diverse, nomi come quelli di Cacciari e di Schurmann (forse anche quello di Toni Negri, oggi molto popolare negli Stati Uniti) ma poi di tanti filosofi francesi di scuola derridiana e heideggeriana (da ultimo, per esempio, Jean-Luc Nancy, soprattutto con il libro L'esperienza della liberta', edito in Italia da Einaudi) testimoniano l'attualita' del pensiero tragico in circoli della cultura, per lo piu' giovanile, di oggi, proprio quelli che, nelle universita' e fuori, si rivolgono sempre piu' spesso anche ai testi dell'ultimo Pareyson. A tale pensiero, Pareyson arriva radicalizzando, anche molto al di la' di un classico dell'ermeneutica come Gadamer, il rapporto tra filosofia dell'interpretazione e concezione dell'essere, che era gia' al centro della meditazione heideggeriana. Se si riconosce, con Heidegger, che l'esperienza che facciamo del mondo e' sempre interpretazione - cioe' un incontro nel quale, come scrive Pareyson, "la cosa si rivela nella misura in cui la persona si esprime" - e non invece un rispecchiamento passivo dove il soggetto deve cancellarsi per riflettere fedelmente l'oggetto, bisogna pensare anche l'essere in termini che non siano piu' quelli della tradizione metafisica: fondamento ultimo immutabile e tutto "dato", fuori da ogni storicita' autentica, giacche', come sanno i teologi che si sono accaniti sul problema della predestinazione, se l'essere (o Dio) e' tutto in atto dall'eternita' e per l'eternita', il divenire, la storia, la liberta' umana sono pura inspiegabile finzione. Per rendere possibile il riconoscimento che la verita' e' sempre interpretazione - anche quella scientifica, giacche' ogni proposizione scientifica si verifica o falsifica solo nel quadro di paradigmi di cui lo scienziato deve disporre da prima, portandoli con se' dalla sua formazione, dalla sua cultura, ecc., e che dunque "esprime" nel suo lavoro sperimentale - occorre che l'essere sia pensato a sua volta come evento e non come struttura fissa data una volta per tutte. Per Pareyson, ma anche per Schelling, per Kierkegaard, per molti esistenzialisti cristiani (o ebrei, come Levinas), questo essere che non e' l'ordine geometrico eterno e immutabile, ma sorgente dell'interpretazione e della liberta', e' il Dio cristiano che e' a propria volta iniziativa, atto di affermazione, positivita' che si impone contro una possibilita' negativa. Un Dio come questo porta in se', sia pure come preistoria che ha vinto, il male. La tragicita' dell'esperienza umana, mai totalmente libera da limiti, mali, sofferenze e violenze inutili, ha la sua radice piu' remota qui. Che molta filosofia europea di oggi si collochi sotto il segno della tragedia non significa necessariamente che il pensiero tragico sia per tutti, anche discepoli di Pareyson, la verita' della nostra condizione attuale. * C'e' un altro aspetto della sua eredita' filosofica che circola largamente nella riflessione di filosofi anche non tragicisti, ed e' l'idea che la filosofia sia essenzialmente ermeneutica dell'esperienza religiosa - il che significa: interpretazione di miti e scritture sacre (per Pareyson, certo, della Sacra Scrittura giudeo-cristiana in modo eminente). Mentre oggi molti filosofi cristiani, o che comunque vogliono salvare la possibilita' della religione, magari in nome della distinzione di Wittgenstein tra diversi "giochi linguistici", tendono a separare il discorso religioso da quello filosofico, ciascuno dotato di proprie regole e di propri criteri di validita' (ma chi e' che assegna le parti in commedia? Chi decide quali sono i confini dei due diversi discorsi?), Pareyson ci ha insegnato a riconoscere la continuita', e anche i possibili conflitti, tra filosofia e tradizione religiosa; che si occupano della stessa cosa, e che vivono entrambe di una "rivelazione" nella quale si nascondono, ma anche si offrono, infinite e sempre vive possibilita' di interpretazione. Se si pensa a quanto la questione della pluralita' delle culture, e cioe' anche delle religioni e dei miti che le fondano, sia decisiva per la societa' "globale" in cui ci troviamo sempre piu' a vivere, si dovra' dire che anche sotto questo aspetto l'eredita' filosofica di Pareyson e' tutt'altro che un patrimonio del passato. 5. LIBRI. MAURIZIO SCHOEPFLIN PRESENTA "PAREYSON. VITA, FILOSOFIA, BIBLIOGRAFIA" DI LUIGI TOMATIS [Dal quotidiano "Avvenire" del 14 maggio 2003, col titolo "Pareyson, il '900 tra idee e liberta'". Maurizio Schoepflin (Firenze 1954), insegna filosofia nei licei e presso l'Istituto superiore di scienze religiose all'Apollinare di Roma; e' stato docente a contratto nella Facolta' di Scienze politiche della Libera universita' internazionale di studi sociali "Guido Carli" (Luiss) di Roma; ha tenuto cicli di lezioni presso la Facolta' teologica dell'Italia Centrale di Firenze. Collabora con vari periodici, tra cui: "Studi cattolici", "Radici cristiane", "Tracce", "Il Timone", "Jesus", "Letture"; con Radio Rai e col Portale web "Documentazione interdisciplinare di scienza e fede". Scrive sulle pagine culturali dei quotidiani "Avvenire", "Il Giornale", "Il Foglio", "Giornale di Brescia" e del settimanale "Toscana oggi". Tra le opere di Maurizio Schoepflin: Il "De magistro" di Sant'Agostino e il tema dell'educazione nel cristianesimo antico, Paravia, Torino 1994; Il "Fedone" di Platone e il problema dell'anima nel pensiero greco, Paravia, Torino 1995; Filosofi. Vita, opere e pensiero di tutti i grandi pensatori occidentali, Piemme, Casale Monferrato 1995; In itinere. Studi filosofici e altri saggi, Euroma La Goliardica, 1996; Via amoris. Immagini dell'amore nella filosofia occidentale, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998; L'amore secondo i filosofi, Citta' Nuova, Roma 1999; (con Linda Seren), San Valentino di Terni. Storia, tradizione, devozione, Ocd, 2000; L'insegnamento della filosofia in Italia oggi, Leonardo da Vinci, 2001; Maurice Blondel. Invito alla lettura, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002; La felicita' secondo i filosofi, Citta' Nuova, Roma 2003; Pensare da credenti. Ritratti di filosofi dell'Europa cristiana, Edizioni dell'Immacolata, Borgonuovo 2005; Piccolo dizionario dei filosofi, Solfanelli, 2006] Piasco, il paese natale di Luigi Pareyson, una delle figure-chiave del Novecento filosofico italiano, e Carru', la localita' ove e' nato Francesco Tomatis, docente di filosofia teoretica nell'Universita' di Salerno, si trovano ambedue in provincia di Cuneo: si potrebbe partire da questo dato, obiettivamente marginale eppure suggestivo, per spiegare perche' il recente libro che Tomatis ha dedicato al celebre pensatore di origine valdostana (Francesco Tomatis, Pareyson. Vita, filosofia, bibliografia, Morcelliana, pp. 198. euro 16,50) risulti nel medesimo tempo cosi' chiaro e appassionato. In effetti, sembra proprio che Tomatis sia stato aiutato anche da una specie di affinita' particolare nel penetrare a fondo la figura e l'opera di Pareyson, le quali, peraltro, si presentano caratterizzate da notevole articolazione e complessita'. Il primo capitolo del libro e' occupato da un'ampia e precisa ricostruzione della vita di Luigi Pareyson; nel terzo vengono indicati i titoli dei corsi universitari da lui tenuti in poco meno di quarant'anni di insegnamento; il quarto e' dedicato all'elencazione delle sue numerose pubblicazioni; nel quinto sono segnalati gli inediti; nel sesto troviamo le indicazioni relative alla vasta letteratura su Pareyson; nel settimo sono riportati vari documenti concernenti alcune vicende della vita legate in particolare alla militanza antifascista e all'attivita' editoriale; l'ottavo e ultimo contiene il progetto di pubblicazione delle opere complete. Abbiamo volutamente lasciato da parte il secondo capitolo, quello indubbiamente piu' significativo dal punto di vista dei contenuti filosofici, tutto dedicato a proporre un'intelligente sintesi del pensiero pareysoniano, suddivisa in quattro paragrafi, i cui seguenti titoli costituiscono l'eloquente indicazione di un percorso speculativo: "Esistenzialismo e personalismo", "Estetica ed ermeneutica", "Ontologia e liberta'", "Liberta' cerca liberta'". In questa sede Tomatis ha modo di toccare tutti i punti salienti della riflessione di Pareyson e offre al lettore queste indicazioni: "Pareyson e' stato il primo a introdurre in Italia l'esistenzialismo tedesco... ha pensato per primo anche rispetto ad altri filosofi europei l'ermeneutica... Infine ha proposto un'ontologia della liberta'... ha pensato l'abissalita' della liberta', umana e divina indissolubilmente". Le parole conclusive del capitolo - Non frustra doces, Luigi Pareyson - testimoniano bene quale sia il debito di riconoscenza che Tomatis sente di nutrire nei confronti del celebre conterraneo. 6. LIBRI. FRANCESCO TOMATIS PRESENTA "KIERKEGAARD E PASCAL" DI LUIGI PAREYSON [Dal quotidiano "Avvenire" del 13 febbraio 1999, col titolo "Pareyson, l'ateismo scosso dalla tragedia. Gli studi su Pascal e Kierkegaard"] Quando nel novembre 1964 Luigi Pareyson (1918-1991) succedette al maestro Augusto Guzzo sulla cattedra di filosofia teoretica dell'Universita' di Torino, assunse, com'era tradizione, anche l'incarico dell'insegnamento di filosofia morale. Tra i corsi che si susseguirono per un decennio, oltre a quelli dedicati a Dostoevskij (le cui dispense sono state raccolte in volume, assieme ad altri celebri saggi dostoevskijani, presso Einaudi nel 1993) ricorrono frequentemente quelli su Kierkegaard, che assieme al corso su Pascal vengono ora pubblicati in un unico volume delle Opere complete, curato da Sergio Givone, intitolato Kierkegaard e Pascal (Luigi Pareyson , Kierkegaard e Pascal, Mursia. pp. 284, lire 38.000). Secondo Pareyson Pascal, Kierkegaard e Dostoevskij costituiscono una linea tragicamente dialettica, paradossale, incarnata esistenzialmente del pensiero cristiano, capace al tempo stesso di aprire l'etica al suo imprescindibile punto focale, cioe' la religione, e di alimentare la riflessione teoretica con questioni che altrimenti la filosofia, da sola, non saprebbe pensare altrettanto profondamente, ne' forse interrogare: il perche' dell'essere e dell'esistenza del singolo, della sofferenza e del male, la realta' del bene e della liberta', l'esperienza di Dio. Negli anni Sessanta e Settanta, in un clima culturale assolutamente ostile alla religione, in particolare se avvicinata alla filosofia, Pareyson approfondisce il progetto e la scelta gia' formulati in Esistenza e persona del 1950 (riedito nel 1985 dal Melangolo): si tratta di scegliere tra fine o ritrovamento del cristianesimo, tra ateismo o assunzione esistenziale e pensante della fede cristiana dopo e attraverso lo stesso nichilismo. L'alternativa aperta dalla fine del razionalismo metafisico hegeliano - il quale riteneva di poter definitamente identificare, seppur dialetticamente, realta' e razionalita' -, decretata e riconosciuta a tutti i livelli, e' quella tra Kierkegaard e Feuerbach, tra scelta soggettiva della fede e riconduzione di ogni trascendenza all'uomo e alla sua materiale sensibilita'. Tuttavia l'opzione per il cristianesimo di Kierkegaard - e anche per quello di Pascal o di Dostoevskij - e' una scelta che, in quanto esistenzialmente vissuta e finitamente pensata, contempla in se', comprendendone le ragioni e patendone gli interrogativi, l'opposta alternativa. Il cristianesimo paradossale, tragico, inquieto di questi pensatori assume seriamente in se' il dubbio, l'angoscia, l'ateismo. La scelta opposta e' invece escludente, limitante, unilaterale: quindi filosoficamente ed esistenzialmente su di un piano qualitativo inferiore. Si puo' dire che Kierkegaard stia all'origine del pensiero di Pareyson: sicuramente per quanto riguarda i suoi inizi esistenzialisti e personalistici, ma anche, come testimoniano questi ricchissimi e significativi corsi, per l'elaborazione della sua filosofia ermeneutica, approfondita poi negli anni Ottanta in una ontologia della liberta' originaria. Nel suo cammino filosofico Pareyson non fa che pensare nelle sue conseguenze estreme la concezione kierkegaardiana del singolo come coincidenza paradossale di esistenza e trascendenza, autorelazione ed eterorelazione, assunzione finita di colpevolezza e amore di Dio. Non soltanto nei due pensatori piu' cari all'ultimo Pareyson, Schelling e Dostoevskij, ma anche in Kierkegaard e Pascal vanno quindi riattinte le fonti per comprendere la portata al tempo stesso etica, teoretica e religiosa della sua concezione di un Dio dialettico, che nel Cristo sulla croce ha l'approfondimento piu' vero e abissale del domandare assoluto della filosofia e della finita scelta esistenziale che e' ogni singolo uomo. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 152 del 16 luglio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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